DOMENICA 22 GIUGNO 2014 ANNO 139 - N. 147 In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 Mondiali Letteratura Biografia di Salinger-Holden Così simili a Flaubert-Bovary Oggi Azzurri, rivoluzione in arrivo E il Ghana ferma la Germania: 2-2 di Alessandro Piperno nel supplemento Servizi e commenti da pagina 44 a pagina 47 Riforme Cresce il fronte dei ribelli In 250 mila alla messa. L’incontro con i parenti del piccolo Cocò: mai più bambini uccisi Calderoli: va tolta anche ai deputati Riforma del Senato, lite sull’immunità. Boschi: è solo una proposta. Calderoli: togliamola anche ai deputati. Dal Pd a Forza Italia cresce il fronte dei ribelli. ALLE PAGINE 10, 11, 13 Alberti, Buzzi, Galli, Garibaldi, Iossa, Labate, Piccolillo LA DIGNITÀ DI UNA FUNZIONE di ANGELO PANEBIANCO I 9 771120 498008 40 6 2 2> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano n che senso la riforma del Senato, se l’accordo fra governo, Berlusconi e Lega reggerà alla prova dei voti dell’Aula, sarà un risultato «storico»? Lo sarà perché, per la prima volta nella vita della Repubblica, si sarà operato per concentrare, almeno parzialmente, il potere di governo anziché per disperderlo e diluirlo (come avvenne, invece, con la pessima riforma del Titolo V nel 2001). Da qui al momento dell’approvazione ne vedremo delle belle. Si mobiliteranno i soliti al grido di «hanno tradito la Costituzione», «hanno calpestato i principi del ’48», «diciamo no al nuovo autoritarismo». Manifestazioni, manifesti degli intellettuali: il repertorio di sempre, insomma. Si noti però che quelli che grideranno al tradimento non avranno proprio tutti i torti. Effettivamente, il bicameralismo simmetrico o paritetico (due Camere con uguali poteri), che la riforma del Senato, se passerà, manderà in soffitta, non era un puro accidente storico. Era un mostro istituzionale, sì, ma un mostro provvisto di una sua logica. I costituenti non erano né pazzi né grulli. Reagivano, con gli strumenti culturali in loro possesso, alle circostanze. Non sapevano chi avrebbe vinto le future elezioni (se i so- Padiglione Italia cialcomunisti o i democristiani). Per questo, misero in atto tutti gli espedienti possibili per diluire al massimo il potere di governo, e perché chi avesse vinto le future elezioni fosse costretto a governare venendo a patti con l’opposizione parlamentare. Inoltre, giocò un ruolo la cultura politica assemblearista (soprattutto, di parte comunista), la confusione fra «tutto il potere all’assemblea» (a scapito degli esecutivi) e «tutto il potere al popolo». Il mostro istituzionale del bicameralismo simmetrico, nacque così. Stiamo per strappare una brutta pagina della nostra Costituzione. Tutto bene, dunque? Vedremo. Nelle faccende istituzionali, il diavolo si nasconde sempre nei dettagli. E non tutti i dettagli sono stati chiariti. Checché ne dicano i soliti moralisti fissati, sempre pronti a raccattare ovunque gli umori antiistituzionalisti, è un’ottima cosa, anzi eccellente, che sia stata stabilita l’immunità per i futuri senatori. Non in omaggio alle caste, alla corruzione o a che altro. In omaggio, invece, a una cosa fondamentale (senza la quale, per inciso, non esiste neppure la democrazia): la dignità della funzione svolta e, pertanto, dell’istituzione di cui si fa parte. CONTINUA A PAGINA 40 Il Papa ai mafiosi: vi scomunico L’affondo in Calabria: la ’ndrangheta adora il male, combattetela Una condanna con il linguaggio della chiarezza di LUIGI ACCATTOLI F ALLE PAGINE 2 E 3 Cavallaro, Vecchi A PAGINA 40 il commento di Antonio Polito L’accusato nega: mai vista CONTINUA A PAGINA 3 D onne ai posti di comando per dare forza a una classe dirigente più moderna. Libera da vecchi codici e vecchi club, capace — nel suo insieme — di trasformare il Paese. In Italia si sta definendo la mappa di un nuovo potere femminile. La stanno disegnando quel 31 per cento di deputate e senatrici in Parlamento dal 2013, le otto ministre su 16 al governo, le capolista alle elezioni europee. CONTINUA A PAGINA 29 Promosso il premier dubbi sul governo di MARCO IMARISIO di NANDO PAGNONCELLI L’analisi M ai un colloquio o un’intervista da parte dei genitori di Yara Gambirasio: l’esercizio di un pudore da tempo fuori moda è stato l’unico argine che ha impedito a questa tragedia di scivolare nel melodramma seriale e nazionalpopolare. L’imposizione a se stessi di una normalità che non prevede il dolore strillato è un atto di fiducia verso il futuro della famiglia. MORIREMO TUTTI DEMOCRISTIANI? A l traguardo dei primi 100 giorni di governo, Renzi ottiene un ottimo risultato: il 69% degli italiani è con lui. Ma l’esecutivo è promosso solo dal 37%. A PAGINA 9 di PIERO OSTELLINO R enzi sullo scandalo del Mose: «Il problema non sono le regole; sono i ladri». È la definitiva trasformazione del Pd nella vecchia Dc o, se si preferisce, in una specie di neoberlusconismo di sinistra. A PAGINA 40 ALLE PAGINE 16 E 17 Sarzanini, Ubbiali Perugia, l’ira di Renzi Frasi choc sulla droga Rimosso un prefetto di RINALDO FRIGNANI A PAGINA 25 Expo Caso Bruti-Robledo, il dg di Infrastrutture smette di rispondere I Per chi firma il conduttore dalla rapida e luminosa carriera? inalmente un Papa dice che «i mafiosi sono scomunicati» e tutti capiamo l’antifona: della rivoluzione di Francesco fa parte una semplificazione del linguaggio che lo espone a critiche all’interno della Chiesa, ma che rende comprensibili alle moltitudini le sue parole e a volte — come in questo caso — le mostra ispirate al «sì sì no no» del Vangelo. Il sondaggio: l’indice di popolarità raggiunge il 69% I genitori di Yara e il coraggio del dolore nascosto I tormenti del giovane Floris in bilico tra Rai e Mediaset ❜❜ Giannelli di Aldo Grasso dolori del giovane Floris. Firma o non firma? È vero che lascia la Rai per Mediaset? Rinuncia a qualche euro pur di tenersi Ballarò? In questa incertezza ci smarriamo. È la prima volta che la luminosa carriera di Giovanni Floris subisce un piccolo intoppo. Fra i fan di The Newsroom c’è sconcerto. Giova, come lo chiama Crozza, è rappresentato dall’agente tv Beppe Caschetto («il Lucio Presta della sinistra»): chiede più spazio per sé e un compenso più alto rispetto a quanto guadagna (oltre mezzo milione). Il dg Luigi Gubitosi offre invece al conduttore lo stesso programma (no Raiuno, no altre strisce su Raitre) «scontato» del 10%, come chiesto agli altri conduttori. Non sappiamo ancora, mentre scriviamo, se i tre si siano messi d’accordo, forse LA SVOLTA DEL POTERE DELLE DONNE ITALIANE di LA 27ORA «Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati»: l’affondo di papa Francesco contro la criminalità organizzata, durante la messa celebrata nella Piana di Sibari davanti a duecentocinquantamila persone. Il Pontefice si è poi scagliato contro la ’ndrangheta «che adora il male» e ha chiesto ai giovani di combatterla. Francesco ha incontrato anche i parenti di Cocò Campolongo, il bimbo di tre anni ucciso a gennaio in un agguato e bruciato in auto assieme al nonno: «Mai più bambini uccisi». AFP / VINCENZO PINTO Nuovo Senato, lite sull’immunità Agenda dei diritti Giovanni Floris sì; e comunque, non è che si sia aperta un’asta su «il Floris che non colsi». Il quale, per giunta, ha battibeccato con Matteo Renzi sui famosi 150 milioni che la Rai deve sborsare allo Stato e ha in Renato Brunetta il suo più acerrimo censore: «Ballarò, caposaldo dell’informazione politica di Raitre, ingredienti di ogni tipo, per ricavarne un sapore unico, omogeneizzato al suo pensiero di democratico bersaniano con scivolamenti all’estrema sinistra». Giovanni Alè Floris di dolori professio- nali, finora, ne ha conosciuti ben pochi. Rapida e luminosa carriera in Rai, corrispondente radiofonico da New York durante l’11 settembre, conduzione in prima serata di un talk, Ballarò, la creatura del suo amico e direttore Paolo Ruffini, e poi libri, saggi, da ultimo, come conviene a una star, anche un romanzo di formazione. Il suo motto è: «Mi preparo molto e miro a un obiettivo. E in genere riesco a portarlo a casa». Del bravo Floris non piacciono, lasciando perdere Brunetta, l’ansia moralizzatrice, l’innamoramento per certi ospiti (è colpa sua, dicono, se la sconosciuta Polverini è stata eletta alla Regione Lazio), la famosa clausola di salvaguardia (si era dimesso dalla Rai per guadagnare di più ma, in caso di chiusura di Ballarò sarebbe stato riassunto). Qualcuno pensa sia il neo Vespa. Ha firmato, non ha firmato? Il più grande floriscultore è stato l’ex direttore di Raitre Ruffini, che ora dirige Tv2000. Giova conduttore unico delle coscienze della Tv dei vescovi? © RIPRODUZIONE RISERVATA «I pm litigano? Non parlo più» di LUIGI FERRARELLA «N on ritengo ci siano le condizioni per proseguire la collaborazione che avevo intrapreso con voi». Una frase secca, che non ammette repliche. A pronunciarla è l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni, arrestato nell’ambito delle inchieste sugli appalti di Expo 2015. È il primo riflesso tangibile sull’incisività delle indagini delle forti divergenze sui criteri organizzativi della Procura di Milano tra il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. A PAGINA 6 Pasqualetto Ravizza 2 Primo Piano Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il Papa in Calabria L’urlo anti-mafia di Francesco «Mai più violenza sui bimbi» L’incontro con il padre di Cocò. «La criminalità è il male» Il Papa e i fedeli A sinistra, a Cassano Ionico, Francesco sorride e saluta (AP Photo/Tarantino) mentre, a destra, 250 mila pellegrini aspettano la sua celebrazione della Santa Messa alla spianata di Sibari, in provincia di Cosenza (Reuters /Sposito) ❜❜ Coloro che seguono il male, come i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati ❜❜ ‘ndrangheta significa questo: è innanzitutto adorazione del male e disprezzo del bene comune ❜❜ Questo male deve essere combattuto Ce lo chiedono i nostri ragazzi, bisognosi di speranza DAL NOSTRO INVIATO SIBARI (Cosenza) — «Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono sco-mu-ni-cati». Francesco aveva preparato un testo nel quale «per la fede nel Dio che è amore» esortava a «rinunciare a satana e a tutte le sue seduzioni», al «male in tutte le sue forme», agli «idoli del denaro, della vanita, dell’orgoglio e del potere». Poi ha scritto un’aggiunta all’ultimo: «La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune». Ma non era ancora abbastanza, e Francesco ha alzato lo sguardo verso le duecentocinquantamila persone sparse nella piana di Sibari, duemilasettecento anni di civiltà nel luogo dove sorgeva la più splendida e leggendaria delle colonie greche, fondata dagli Achei nell’ottavo secolo avanti Cristo, distrutta alla fine del sesto dalla Crotone di Pitagora e ricostruita da Pericle nel quinto con il no- me di Turi, una meraviglia di agrumeti e peschi e ulivi tra i rilievi scabri del Pollino e l’azzurro dello Jonio, una terra «tanto bella» che non merita tutto questo. Così Francesco durante la messa, nell’omelia, ha proclamato a braccio una cosa che un Papa non aveva mai detto, fatto una cosa mai fatta: ha scomunicato i mafiosi, sillabando la parola. Non c’è bisogno di atti formali, è più di una scomunica automatica: il Papa afferma dall’altare che i mafiosi sono fuori dalla Chiesa, punto. Le parole di Bergoglio vanno oltre l’anatema gridato da Wojtyla nella Valle dei Templi il 9 maggio 1993, «una volta, verrà il giudizio di Dio!», o l’invito ai giovani scandito da Benedetto XVI a Palermo, il 3 ottobre 2010, «non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte in-com-pa-ti-bi-le col Vangelo!». Francesco va pure al di là di ciò che lui stesso disse a marzo nell’incontro con don Luigi Ciotti e l’associazione Libera, l’invito «in ginocchio» a convertirsi «per non finire all’inferno: è quello che vi aspetta, se continuate su questa strada». La mattina, appena arrivato nella diocesi di Cassano allo Ionio, era andato nel carcere di Castrovillari dove è recluso il padre di Cocò Campolongo, il bimbo di tre anni ucciso a gennaio in un agguato e bruciato in auto assieme al nonno. Tra gli altri ha parlato col genitore e le due nonne, ha detto loro di riferire anche alla madre che «prego per lui continuamente: non disperate», e sospirato: «Mai più bimbi vittime di tali atrocità, mai più vittime della ‘ndrangheta». Poi la visita ai malati, l’incontro con i sacerdoti («Aiutate le famiglie, siate operai e non impiegati»), il pranzo nel seminario con i poveri della Caritas e i ragazzi della comunità terapeutica Saman fondata da Mauro Rostagno, la sosta di preghiera vicino al passaggio a livello dietro la parrocchia di San Giuseppe, il luogo dove a marzo fu ucciso a sprangate don Lazzaro Longobardi (tra i 140 detenuti nel carcere Ucciso a tre anni Antonia Iannicelli assieme con il figlio Cocò Campolongo, assassinato e bruciato a Cassano Ionio, nel Cosentino, lo scorso gennaio (Photomasi) c’era anche Dudu Nelus, l’uomo accusato dell’omicidio, ma non si è fatto riconoscere dal Papa). Alla messa pomeridiana a Sibari, i fedeli sono il doppio del previsto e restano in attesa per ore, il vento dal mare a mitigare il sole. Francesco non li delude, parla del Corpus Domini e dice «non abbiamo altro Dio all’infuori di questo!» fino a scandire: «Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le violenze di questo peccato». La ‘ndrangheta è «adorazione del male» e bisogna reagire: «Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, bisognosi di speranza». La malavita «si nutre di coscienze addormentate e perciò conniventi» ma «qui c’è una Chiesa impegnata a risvegliarle», dice nel saluto al Papa il vescovo Nunzio Galantino che per la messa non ha voluto fondi pubblici e in prima fila ha fatto sedere malati e poveri, lasciando le autorità dietro. Prima delle elezioni aveva intimato ai preti di non appoggiare nessuno né accettare favori, «piuttosto lasciate che crollino le chiese». Ora sorride: «Si può pensare a contropartite e interessi personali. Il collateralismo si paga». La rivoluzione di Francesco è il ritorno all’essenziale. Il Papa che invita i fedeli a «porre al centro le necessita dei poveri e degli ultimi» e i giovani a «opporsi al male, a ingiustizie e violenza con la forza del bene, del vero e del bello». Il Papa che si era congedato dagli «amici» detenuti così: «Pregate per me, perché anche io sbaglio, anche io ho bisogno di fare penitenza». Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Le reazioni Don Ciotti: in tanti di noi sono stati troppo tiepidi, ma la parola del Signore non fa mai sconti I sacerdoti impegnati «Chi chiede il pizzo è fuori dalla Chiesa» PALERMO — C’è un dettaglio che accomuna la scomunica di Francesco al monito lanciato da Wojtyla contro i mafiosi. Perché ieri in Calabria il Papa a un tratto ha parlato «a braccio», come accadde nel maggio del ’93 fra i Templi di Agrigento quando Wojtyla tuonò fuori dai discorsi scritti, dopo un incontro privato e struggente con i genitori di Rosario Livatino, il giudice ragazzino diventato beato. E stavolta l’anatema scatta dopo l’incontro di Bergoglio con le nonne di Cocò, il bimbo di 3 anni ucciso e bruciato. Ecco l’emozione che ritorna, il nesso che porta tanti sacerdoti di trincea a gioire perché vedono confermato il loro percorso avviato ancor prima del ‘93, come fa nel cuore malato di Palermo, all’Albergheria, Cosimo Scordato, pioniere dei parroci antimafia, autore di un volumetto fresco di stampa, «Mafia, liberaci o Signore»: «Va sottolineata la chiarezza con cui viene fuori in modo incontrovertibile l’incompatibilità fra Chiesa e mafia, una distanza netta anche da ‘ndrangheta e corruzione politica». La stessa distanza che non si avvertiva quando negli anni Settanta tanti scapestrati ragazzi dell’Albergheria cominciarono a considerare un mito quel parroco con la chitarra e il cardinale Pappalardo chiudeva le porte delle chiese ai boss. Poi spalancate da Scordato a divorziati e gay che, ripete la domenica, «non sono peccatori perché l’amore riscatta l’uomo, al contrario di chi si macchia del peccato di mafia, cioè idolatria del boss, cultura del dominio, della violenza, della morte...». Di qui una incompatibilità che don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, considera una conferma assoluta a quel percorso richiamando la profetica rivelazione di un pentito come Francesco Marino Mannoia: «Fu lui il 19 agosto 1993 a dire all’Fbi che “nel passato la Chiesa era considerata dalla mafia sacra e intoccabile”, ma che stava cambiando tutto. E un mese dopo uccisero don Puglisi. Da allora in tanti abbiamo lavorato per una Chiesa capace di interferire, illuminare le coscienze, scuotere i cristiani. Parlare chiaro è il contrario dell’ipocrisia. Ma tanti di noi sono stati spesso troppo tiepidi. Dobbiamo imparare ad avere più coraggio portando la parola di Dio che In prima linea Don Luigi Ciotti Ha fondato il Gruppo Abele; e poi, nel 1995, il coordinamento Libera. contro le mafie (Guaitoli / Benvegnù) Monsignor Domenico Mogavero Dal 2007 è vescovo di Mazara del Vallo, nel Trapanese. Ha ricoperto vari incarichi nella Cei (Ansa) Padre Cosimo Scordato Opera in uno dei quartieri di trincea a Palermo. È stato pioniere dei parroci antimafia (Fucarini) non fa sconti. Un lavoro ancora lungo. Perché oggi ci misuriamo con una mafiosità diffusa che è il vero patrimonio delle mafie, prima ancora di quello economico». Come dire che bisogna lavorare sulle coscienze. Come prova a fare il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, nella diocesi dove si muoverebbe la primula di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro. Un vescovo pronto a chiudere le porte ai mafiosi che chiedessero cresime o funerali: «Loro devono sapere con chiarezza qual è la posizione della Chiesa e non aspettarsi trattamenti diversi perché non dipende dal singolo sacerdote. Per delitti di mafia gravi, per le efferate azioni provate da sentenze per cui scattano ergastoli e condanne pesanti la linea è netta e ufficiale, suggellata dalle parole di papa Francesco». Linea ad Agrigento praticata da anni, da quando monsignor Francesco Montanegro negò i funerali religiosi al capomafia di Siculiana arrestato la settimana prima dalla polizia. Una «ovvia» scelta di campo spesso suggerita ai giovani, durante i laboratori di legalità, da suor Fernanda Di Monte che a Palermo cura la libreria delle suore Paoline di fronte alla Cattedrale: «È chiaro che la Chiesa non c’entra niente con i mafiosi. Basta ricordare i loro rituali. Non si può fare del male pensando di operare per il bene. E la condanna di papa Francesco è una conseguenza delle loro stesse azioni perché chi ammazza o chiede il pizzo si autoesclude automaticamente. La scomunica se la danno da soli comportandosi a loro modo». Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 In elicottero A destra, papa Francesco mentre sale in elicottero, dopo aver visitato i detenuti del carcere di Castrovillari, nel Cosentino, dove è recluso il padre del povero Cocò Campolongo. Il Papa poi è volato a Cassano allo Ionio (AP Photo / Sapone) L’accoglienza Alcune donne affacciate a una finestra davanti alla Cattedrale di Cassano allo Ionio, nel Cosentino, sventolano dei fazzoletti gialli che gli organizzatori hanno distribuito perché, con il bianco, sono i colori che simboleggiano il Vaticano (Origlia /Getty Images) L’analisi COSÌ BERGOGLIO HA COMPIUTO IL PASSO DECISIVO SEGUE DALLA PRIMA A partire dal 1944 e fino a ieri, vescovi e Papi avevano condannato con parole di fuoco — e di un fuoco sempre più vivo — le mafie, ma una «scomunica» così inclusiva ed estensiva, mirata ai «mafiosi» in generale, non era mai stata pronunciata. La prima condanna con l’uso della parola scomunica è contenuta in una lettera collettiva dell’episcopato siciliano che ha la data del primo dicembre del 1944: «Sono colpiti di scomunica tutti coloro che si fanno rei di rapine o di omicidio ingiusto e volontario». Il riferimento — spiegano i canonisti — è ai «delitti di mafia», che vengono sanzionati con la scomunica ma senza che venga esplicitata la natura mafiosa di essi. Nel 1952 la stessa pena viene confermata dal Secondo Concilio plenario Siculo con queste parole: «Coloro che operano rapina o si macchiano di omicidio volontario — compresi mandanti, esecutori, cooperatori — incorrono nella scomunica riservata all’ordinario» (dalla quale cioè può assolvere solo il vescovo del luogo). Ora è più chiaro il riferimento alla mafia, che tuttavia non viene ancora nominata. La parola «mafia» arriva nel 1982, con un documento della Conferenza episcopale siciliana che dopo l’uccisione del prefetto Dalla Chiesa conferma le pene del 1944 e del 1952 con questa premessa: «A seguito del doloroso acuirsi dell’attività criminosa che segna di sangue e di lutti la nostra regione, i vescovi, in forza della loro responsabilità di pastori, riaffermano la loro decisa condanna [...] sottolineando la gravità particolare di ricorrenti episodi di violenza che spesso hanno come matrice la mafia e la nefasta mentalità che la muove e la facilita». Il documento era accompagnato da una «nota» che chiariva le conseguenze di quel tipo di scomunica, avvertendo che «la condizione di scomunicato emergerà quando l’autore di uno dei due delitti si accosterà alla confessione per essere assolto dal peccato: il sacerdote lo informerà che non può assolverlo, in quanto colpito da “scomunica” che i vescovi hanno “riservato” a se stessi: dalla quale, cioè, soltanto loro possono assolvere». In sostanza: quella scomunica — in vigore ancora oggi — non colpisce chi fa GRUPPO IN GIADA RAFFIGURANTE CAVALLO E STUDIOSO Secoli XVIII/XIX Stima: £15,000–20,000 Prezzo di aggiudicazione: £1,314,500 Londra Novembre 2013 parte di una cosca, ma chi compie una rapina o un omicidio, o ne è il mandante, o il cooperatore. Non è l’associazione mafiosa a essere causa di scomunica, ma il delitto in generale, compreso quello mafioso. È chiara dunque la novità delle parole dette ieri dal Papa. «I mafiosi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati». I mafiosi tutti, non solo quelli che compiono stragi. Francesco ha dunque tagliato con un colpo solo un nodo attorno al quale la Chiesa siciliana prima e quella italiana dopo si sono arrovellate per settant’anni. Neanche il famoso monito lanciato da papa 3Il «convertitevi» di Wojtyla NEL 1993 Agrigento «Mafiosi convertitevi, vi aspetta il giudizio di Dio», tuonò Giovanni Paolo II il 9 maggio del 1993 in Sicilia Wojtyla nel maggio del 1993 in visita ad Agrigento — «Convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio!» — l’aveva sciolto, in quanto il Pontefice polacco ebbe cura di non pronunciare la parola «scomunica». L’ultimo documento della Cei che tratta della criminalità organizzata è del 2010, «Chiesa italiana e Mezzogiorno»: ha parole durissime sulle mafie ma non usa il termine scomunica: «Riflettendo sulla loro testimonianza (dei martiri di mafia), si può comprendere che, in un contesto come quello meridionale, le mafie sono la configurazione più drammatica del male e del peccato. In questa prospettiva, non possono essere semplicisticamente interpretate come espressione di una religiosità distorta, ma come una forma brutale e devastante di rifiuto di Dio e di fraintendimento della vera religione: le mafie sono strutture di peccato». Parole tremende, ma tra le quali non figura la «scomunica». Durante la preparazione del documento alcuni vescovi — soprattutto siciliani — avevano suggerito di introdurre quel termine ma non ebbero successo. Nel corso dell’assemblea della Cei che si tenne ad Assisi nel novembre del 2009 quei vescovi proposero che il documento dell’intero episcopato italiano facesse propria alla lettera questa affermazione, contenuta nel paragrafo 12 della nota «Nuova evangelizzazione e pastorale» pubblicata nel 1994 dalla Conferenza episcopale siciliana: «La mafia appartiene, senza possibilità di eccezioni, al regno del peccato e fa dei suoi operatori altrettanti operai del maligno. Per questa ragione, tutti coloro che in qualsiasi modo deliberatamente fanno parte della mafia e a essa aderiscono, o pongono atti di connivenza con essa, debbono sapere di essere e di vivere in insanabile opposizione al Vangelo di Gesù Cristo e, per conseguenza, di essere fuori dalla comunione della sua Chiesa». Neanche in quel testo c’era la parola «scomunica» ma a essa alludeva l’espressione «fuori dalla comunione». Nella Chiesa Cattolica il parto di una parola può risultare straordinariamente difficile. In questo caso è stato necessario un taglio cesareo operato personalmente da papa Bergoglio. Luigi Accattoli www.luigiaccattoli.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Valutazioni in Italia · 24–26 Giugno 2014 Ceramiche e Opere di Arte Cinese Dopo il successo delle aste di primavera durante la Asian Art Week a Londra, stiamo ora selezionando proprietà per le prossime aste di Ceramiche e Opere di Arte Cinese. Lo specialista Marco Almeida sarà in visita in Italia a giugno per valutazioni di collezioni e di singole opere. Contattateci per fissare un appuntamento. Lavinia Podesta [email protected] +39 02 303 28322 The Art People christies.com 4 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # Il Fisco I dati Padoan: «Ora è urgente tagliare le tasse» La Finanza: nei primi 5 mesi scoperti 3.000 evasori totali, recuperati 10 miliardi all’estero © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministro Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha lanciato ieri l’allarme sulla pressione fiscale che rischia di zavorrare la ripresa economica te da parte delle istituzioni». Venerdì scorso il governo ha emanato i primi due decreti che attuano la delega fiscale soffermandosi su alcune semplificazioni e avviando il percorso della dichiarazione dei redditi precompilata. Ma è sul riordino delle agevolazioni fiscali e le misure per ridurre l’evasione che l’esecutivo è chiamato in autunno alla prova più difficile, che richiederà una maggiore mediazione sul piano politico. Padoan ieri ha parlato nel giorno in cui in Spagna è stata annunciata una riforma fiscale che agisce su una riduzione degli scaglioni Irpef da sette a cinque, in due fasi, con un calo della tassazione media dell’8% già nel 2015, per giungere al 12,5% nel 2016. In più è stato confermato il taglio delle tasse sulle imprese, interventi a fronte dei quali il governo spagnolo non ha previsto aumenti Iva. La Spagna, come gli altri Paesi dell’Eurozona, si attrezza a spingere sulla crescita ma intanto può già contare su una previsione di aumento del Pil per il 2015 del 2,1%, secondo le stime della Commissione europea. La ripresa in Europa c’è ma è «debole», «irregolarmente distribuita» e «vulnerabile» ha detto ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, in un’intervista al quotidiano olandese De Telegraaf. «Possono accadere eventi nell’economia globale che possono far cambiare velocemente la situazione» ha aggiunto. Resta preoccupante «il livello di disoccupazione» che «è ancora molto alto» e rappresenta, di per sé, «un rischio per la ripresa, perché comporta un calo della domanda dei consumatori». Quanto alle pressioni del Fmi (Fondo monetario internazionale) per un intervento di acquisto di bond contro la deflazione, Draghi frena: «Ne discuteremo quando verrà il momento». Anche perché, ricorda, «non vediamo deflazione ma vediamo una bassa inflazione che persiste per un lungo periodo». Quindi «per ora ci concentriamo sulle misure annunciate il 5 giugno». E ricorda: «Abbiamo prolungato l’accesso delle banche a liquidità illimitata fino alla fine del 2016. Questo è un segnale. Il nostro programma a sostegno del credito delle banche alle imprese continuerà per quattro anni. Questo mostra che i tassi resteranno bassi per un periodo lungo». Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA I numeri sul Fisco Fonte: Istat e Commissione Ue 36,4 36,6 37,6 37,3 Irlanda 34,1 34,6 34,9 33,8 Grecia Spagna Francia 44,6 45,2 45,1 45 46,9 48,1 48 48 Germania 39,2 39,8 40,5 40,1 Belgio 40,2 39,8 39,6 37,9 ITALIA 2013 Lussemburgo Paesi Bassi 2014 2015 (stime) 41,1 41,6 41,7 41,4 Fonte: Comando generale della Guardia di Finanza 2012 41,6 42 42,1 41,8 PRESSIONE FISCALE IN % SUL PIL Il confronto in Europa Area Ue Area Ue esclusa Italia 34,6 36,5 36,2 35,9 CONTRASTO ALL’EVASIONE FISCALE Risultati della Guardia di Finanza gennaio-maggio 2014 Frodi carosello Soggetti denunciati (n.) 193 IVA non dichiarata (mln. di euro) 235,1 Sommerso da lavoro Lavoratori in nero ed irregolari scoperti (n.) 9.403 Verbali di manodopera in nero (n.) 1.935 Scontrini e ricevute fiscali Interventi eseguiti (n.) 163.280 - di cui con esito irregolare (%) 32,5 Sequestri patrimoniali per reati fiscali Valori proposte (mln. di euro) 914 Valori sequestri (mln. di euro) 461,2 Vigilanza in materia di accise Interventi eseguiti (n.) 1.451 Tributi evasi (mln. di euro) 166,6 Monopolio statale giochi scommesse Violazioni riscontrate (n.) 1.525 Soggetti verbalizzati 4.761 Principali generi sequestrati: Apparecchi da intrattenimento (n.) 374 Punti raccolta scommesse clandestine (n.) 1.420 30 30,8 31,3 30,8 Nel cerimoniale delle assemblee confindustriali gli interventi di fine mandato dei presidenti quasi mai lasciano il segno. Più spesso si snodano al ritmo di un malinconico «avrei voluto ma non ho potuto». E invece ieri il numero uno di Unindustria Treviso, Alessandro Vardanega, salutando i 3 mila associati presenti (e cedendo il posto a un’imprenditrice, Maria Cristina Piovesana) ha illustrato nel discorso degli addii il manifesto di un capitalismo popolare, antropologicamente distante dalle élite quanto insofferente di burocrazia e fisco. Un capitalismo di Piccoli che devono farsi nuovo ceto dirigente imparando a considerare l’evasione e la corruzione «come due attività criminali», non vivendo di localismi e rimpianti e, anzi, ricordandosi che a Venezia quando sono venute meno l’innovazione e l’intraprendenza «è iniziato un declino che l’ha portata a un suicidio istituzionale». Che parlasse della Venezia del tempo dei dogi o di quella degli scandali del Mose poco importa, Vardanega ha rivendicato alla storia della piccola impresa un ruolo da «infrastruttura sociale» capace sia di incanalare le spinte dal basso nella democrazia partecipata sia di favorire la redistribuzione della ricchezza. «Siamo stati noi a fare una vera politica dei redditi» (e non la politica) e oggi siamo ancora tanto in palla da macinare record su record nelle esportazioni. Nei talk show televisivi, al contrario, ci si compiace per la crisi del Nord Est e si trasmettono «quotidianamente immagini di capannoni vuoti, di falò di protesta e, purtroppo, di funerali». I luoghi comuni sulla nostra industria, secondo Vardanega, continuano a sprecarsi, «troppo parcellizzata, troppo dispersa per innovare, troppo familiare per crescere e poco internazionalizzata per sopravvivere». Invece la società della piccola impresa ha tutte le carte in regola per giocare la partita della modernità, in fondo è essa stessa una complessità organizzata in rete e quindi non ha nessuna remora a confrontarsi con i network più evoluti e il mondo di Internet. Per farlo però ha bisogno che venga riscritto il patto tra i produttori e lo Stato. «Oggi più che i cinesi a minacciare il binomio impresa e democrazia in Italia sono le inefficienze e un fisco insostenibile espresse da un Paese che non riesce a diventare alleato delle sue moltissime aziende e che da troppo tempo ha smesso di amare i propri lavoratori». Non ci può essere un’amministrazione tributaria onnipotente che può accusare e persino riscuotere anche in assenza di prove, che può procrastinare all’infinito qualsiasi rimborso e agire sulla base di semplici presunzioni. «Dove ci sono sudditi non c’è democrazia» ha scandito il presidente uscente e ha chiesto però anche ai politici locali di aggiornare il loro software rinunciando alle dispute da campanile. Il governatore Luca Zaia, presente, non ha gradito. 40,2 40 40 39,8 di DARIO DI VICO stesso periodo, le Fiamme gialle hanno sequestrato e confiscato beni alla criminalità economica ed organizzativa per 2,8 miliardi di euro. Nel dettaglio, sono stati eseguiti accertamenti patrimoniali antimafia nei confronti di 5.523 persone, che hanno portato al sequestro di beni per 2,4 miliardi di euro. A 413 milioni di euro ammonta invece il valore dei beni confiscati e quindi definitivamente entrati nel patrimonio dello Stato. Dall’inizio dell’anno, infine, sono stati quasi 10,3 i miliardi di euro recuperati dalla Guardia di finanza a tassazione sul fronte dell’evasione fiscale internazionale, «attuata attraverso la fittizia residenza all’estero, le stabili organizzazioni non dichiarate ed altre sofisticate manovre elusive». Secondo il ministro, «restano ampi i margini a disposizione per la lotta all’evasione fiscale, la cui dimensione in Italia, pur nella diversità delle stime disponibili, impone una riflessione attenta e un impegno costan- 47,3 48,1 48,1 48 LE IMPRESE E IL PATTO CON LO STATO ROMA — «È urgente intervenire contro la pesante pressione fiscale che è ostacolo al ritorno a ritmi di crescita in linea con i partner internazionali». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in occasione della celebrazione dei 240 anni della Guardia di finanza, prefigura un prossimo intervento, in attuazione della delega fiscale, nel segno di una più giusta ridistribuzione del carico impositivo. «L’onere del prelievo — ha detto — deve essere distribuito in modo più equo» per «tenere conto delle difficoltà dei contribuenti onesti. Un fisco equamente distribuito consentirà di affrontare meglio questo momento», mentre la lotta all’evasione fiscale servirà a perseguire quei «crimini fiscali» che «minano la credibilità del Paese e del suo sistema politico». Nei primi cinque mesi dell’anno la Guardia di Finanza ha scoperto 3.070 evasori totali, tra cui anche persone e società che hanno nascosto all’estero di propri redditi, non dichiarando nulla in Italia. Sempre nello 44 44,2 44,1 43,8 ✒ L'analisi Austria Portogallo L’indagine Dal ‘94 a oggi si sono aggiunte 300 norme e i testi sono cresciuti di due terzi Mille leggi (e sempre più lunghe) Così la poca semplicità aiuta i «furbi» ROMA — Un ostacolo che impedisce di correre veloce come gli altri. Le parole del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sul guaio di una pressione fiscale insostenibile, suonano come l’ennesima constatazione di un problema rimasto irrisolto. La difficoltà discende anche da un tasso di evasione, che sottrae una fetta importante del gettito, finendo così per aggravare e appesantire il prelievo sui contribuenti onesti. Il classico circolo vizioso, del quale è in parte responsabile la complessità delle norme. Basta dare un’occhiata all’estensione dei testi normativi, un indicatore utilizzato anche in studi accademici e dall’Amministrazione britannica, che mostra come, dal 1994 a oggi, la lunghezza delle leggi tributarie italiane sia aumentata di quasi due terzi: sono ormai più di mille i provvedimenti rilevanti, con una crescita di oltre un terzo. Un’incertezza che deriva anche dalla sfasatura tra la normativa primaria e quella secondaria: le norme nascono incomple- te, quindi inapplicabili, per il rinvio a successivi decreti di attuazione. Buona parte dei problemi sono emersi nell’indagine conoscitiva sugli organismi della fiscalità e sul rapporto tra contribuenti e fisco della commissione Finanze e Tesoro del Senato. Un’audizione di Bankitalia nel marzo scorso ha ricordato che l’Italia ha livelli di evasione superiori a quelli dei principali Paesi europei. Tuttavia un’azione più efficace «di contrasto non può venire da un aumento degli oneri amministrativi dei contribuenti». Serve una semplificazione degli adempimenti e un intervento per ridurre i costi di compliance. Ben venga, dunque, il pacchetto di misure per semplificare il fisco appena varato dal consiglio dei Ministri. Nell’intervento al Senato i tecnici di Bankitalia hanno ricordato che «l’Italia si colloca al 131° posto (su 185 Paesi considerati) per quanto riguarda l’indicatore paying taxes». In altri termini, nella classifica delle tasse e degli oneri amministrativi a cui è tenuta una socie- Il sommerso Secondo gli ultimi numeri dell’Istat l’economia sommersa vale tra il 16,3 e il 17,5% del Prodotto interno lordo Bankitalia Via Nazionale ha ricordato che l’Italia ha livelli di evasione superiori a quelli degli altri Paesi europei tà di media dimensione, un imprenditore italiano è condannato alla retrocessione. A dirlo sono il numero dei versamenti delle imposte: 15 contro una media dell’area Ue di 11,7. E il tempo necessario per adempiere agli obblighi di natura fiscale: circa 270 ore a fronte di 163. Tanto che nel documento, illustrato a Palazzo Madama, è chiarito che «una normativa complessa e incoerente si traduce in maggiori oneri per i contribuenti e per l’amministrazione finanziaria». La ragione è piuttosto semplice e alza il velo sugli inevitabili cortocircuiti di cui sono vittime sia controllati sia controllori. «I primi si trovano a sostenere costi addizionali, mentre le autorità fiscali devono investire maggiori risorse sia nell’attività di accertamento, sia nel supporto al contribuente. E la difficoltà di interpretazione delle norme tende ad accrescere il contenzioso». Sullo sfondo resta una sequenza di cifre poco rassicuranti sulla dimensione di un’evasione dai contorni tuttora imprecisabili. Negli anni scorsi l’Istat pubblicava regolarmente una valutazione dell’economia sommersa. Nel 2008 è stata fornita per l’ultima volta una stima: il valore aggiunto sommerso è stato calcolato tra il 16,3 e il 17,5% del Pil (Prodotto interno lordo). Il grosso dell’evasione è identificato nell’occultamento di parte del fatturato e in un aumento fittizio dei costi, a seguire c’è il lavoro non regolare, con relativi mancati versamenti dei contributi. Poi ci sono le stime sull’evasione di imposte come Irap e Iva, calcolate dall’Agenzia delle entrate. Nel triennio 2007-2009 il gettito evaso dell’Irap è stato pari in media al 19,4% di quello potenziale e si è concentrato nel settore dei servizi. Per l’Iva nel 2011 la differenza tra il gettito effettivo e quello potenziale è stata pari a circa il 28% di quest’ultimo. La propensione a non pagare l’Iva e l’Irap è maggiore nel Mezzogiorno. Finora le numerose fonti informative di cui dispone chi amministra il fisco non hanno consentito di individuare in modo più efficace l’evasione e, secondo l’analisi illustrata in Senato, andrebbero maggiormente indirizzate alla prevenzione. A mancare è anche «il coordinamento tra organismi di controllo, nonché l’attenzione ai settori a rischio». Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Appalti L’indagine del Pirellone Riservato La lettera di Maroni alla procura di Milano Expo e gli altri grandi cantieri «Gare senza alcun controllo» Venezia Assegnate anche 192 consulenze ora oggetto di indagini Hanno detto Roberto Formigoni, oggi è senatore Ncd ❜❜ Roberto Formigoni Infrastrutture Lombarde rappresenta il metodo del nostro governo regionale Maroni, due volte ministro dell’interno ❜❜ Roberto Maroni Va verificato il rispetto delle procedure da parte degli uffici regionali MILANO — Sei miliardi di euro di lavori pubblici, un affare gigantesco che passa per la costruzione di autostrade, ospedali, grattacieli e la direzione dei cantieri Expo: il tutto realizzato senza nessuno dei dovuti controlli da parte della Regione Lombardia. Antonio Rognoni, il supermanager lombardo agli arresti dal 20 marzo per associazione a delinquere, ha potuto assegnare appalti con cifre da capogiro senza che nessuno a livello regionale verificasse — come avrebbe dovuto — la regolarità delle gare. Agli auditor è sfuggito persino un pacchetto di 192 consulenze fiduciarie, tra cui quelle ora oggetto di indagini penali. È un dossier che scotta, quello voluto dal governatore (ed ex ministro dell’Interno) Roberto Maroni. In sessanta pagine,consegnate in via riservata al procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, ci sono i risultati della commissione regionale d’inchiesta istituita su Infrastrutture Lombarde, la holding creata nel ventennio formigoniano come cabina di regia delle grandi opere e guidata proprio da Rognoni. Le indagini della magistratura, che hanno fatto finire il manager prima in carcere poi ai domiciliari, hanno alzato il velo su (presunti) sodalizi per assegnare consulenze legali e fare vincere appalti ad amici degli amici. Accuse gravi che impongono di fare chiarezza anche dal punto di vista politico. Il periodo preso in considerazione va dal 2008 al 2012: quattro anni di grande lavoro per Infrastrutture Lombarde. Sono state poste le basi dei cantieri per 252 chilometri di autostrade (dalla Brebemi alla Pedemontana), co- La scheda La società La Regione Lombardia aveva affidato la gestione di tutti i suoi principali appalti a una società costituita ad hoc, Infrastrutture Lombarde. Ispiratore di questa soluzione era stato l’allora governatore Roberto Formigoni. Tra gli altri, Infrastrutture Lombarde ha controllato i lavori per la Pedemontana, per l’autostrada Brebemi, per la costruzione di sette ospedali e per alcune delle principali opere da realizzare in vista di Expo 2015 Le inchieste «Dominus» di Infrastrutture Lombarde era il manager Antonio Rognoni, colpito tra marzo e maggio da due ordinanze di custodia cautelare: la prima per la nomina di alcuni consulenti legali, la seconda per il più complesso giro di appalti legati alla realizzazione di Expo. Rognoni dopo l’arresto aveva cominciato a collaborare con i magistrati struiti sette ospedali (e avviati i progetti di altri 2), realizzato uno dei grattacieli più alti di Milano (il Palazzo Lombardia, sede della giunta e degli assessorati) e infine è iniziata la sfida per la gestione dei cantieri di Expo. Erano i tempi in cui l’allora governatore Roberto Formigoni diceva: «L’attività e i risultati di Infrastrutture rappresentano il metodo con cui abbiamo voluto caratterizzare l’esperienza di governo regionale in questi anni». Ai vertici del consiglio di sorveglianza — e convocato per tale motivo il 14 maggio dai funzionari incaricati da Maroni di fare luce sulla vicenda — c’era il ciellino Raffaele Cattaneo, tra i politici più vicini a Formigoni e oggi presidente del Consiglio regionale. L’obiettivo della commissione d’inchiesta? Lo illustra Maroni stesso nella lettera inviata a Bruti targli il dosLiberati per presentargli sier: «Vanno verificati — scrive il governatore — il rispetto delle procedure di controllo interne a Infrastrutture e i comportamenti degli uffici regionali preposti alla vigilanza sulle società controllate dalla Regione». L’attività istruttoria è stata condotta sia con l’analisi di documenti e verbali di riunioni, sia con audizioni dirette di testimoni (come Cattaneo). Le conclusioni del dossier sono pesanti. «Il sistema di controllo interno della società, delineato dal regolamento di corporate governance, almeno formalmente, appare strutturato e articolato e, tuttavia, nel concreto dispiegarsi dell’attività di controllo, è sostanzialmente inefficace nella prevenzione dei rischi, in particolare quelli collegati alla gestione delle procedure di appalto», scrivono nel docubri della commismento i membri sione d’inchiesta, guidati dal funzionario Filippo Bongiovanni. E continuano: «Benché diversi uffici regionali risultino oggi destinatari di flussi di informazioni di varia natura, non risultano attribuiti correlati oneri di controllo». Al di là del linguaggio tecnico emerge in modo inconfutabile che il sistema di controlli fa acqua da tutte le parti. Sono state attivate procedure di vigilanza interna inefficaci e non sono stati messi in campo gli strumenti di verifiche esterne adeguate. Sono problemi di trasparenza ancor oggi non risolti. Si legge nei documenti: «Le disfunzioni del sistema di controllo, delle quali è concausa la consistente concentrazione di funzioni nella figura del direttore generale, che si sono riverberate negativamente sulla corretta gestione della società, erano state chiaramente individuate dal responsabile del controllo interno, già nel 2007». Allora il compito di verifica era affidato a un professionista, Giuseppe Maria Ruscio, che aveva denunciato: «Vanno ridotti i conflitti nelle attuali posizioni e i ruoli accentrati in capo al direttore generale (Rognoni, ndr) che portano lo stesso a essere spesso il controllore di se stesso». Dall’anno successivo, il 2008, la funzione di internal audit è stata affidata a un dipendente della società, nello staff dello stesso direttore generale e senza pregresse esperienze in materia di appalti pubblici. Meglio tenere gli occhi chiusi. Simona Ravizza SimonaRavizza © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena I riflessi della lite tra Robledo e Bruti L’ex manager arrestato e i contrasti tra i pm: «Ora non collaboro più» MILANO — «Non ritengo ci siano le condizioni per proseguire la collaborazione che avevo intrapreso con voi», si trincera ora l’arrestato ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni, di fronte ai pm del pool Robledo con i quali pure aveva reso in precedenza alcuni interrogatori dopo l’arresto del 20 marzo. È il segnale più lampante che sull’incisività delle indagini milanesi sugli appalti Expo 2015 continuano a riverberarsi i contraccolpi delle non sopite divergenze sui criteri organizzativi della Procura tra il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati: il tutto a dispetto dell’ottimistica convinzione del vicepresidente Csm Michele Vietti che il voto giovedì scorso del plenum, «rispettoso delle indicazioni del capo dello Stato», avesse fatto «vincere la Procura di Milano, uscita rafforzata nella sua autorevolezza senza che l’accaduto abbia scalfito l’efficacia della sua azione». Si avvertono invece gli effetti delle questioni irrisolte dalla non-decisione del Csm, pasticciata sia nell’esito pilatesco di un pari e patta che archivia le contestazioni mosse da Robledo a Bruti ma nel contempo li lascia entrambi in una coabitazione puntuta in uffici a pochi metri di distanza, sia soprattutto nelle modalità con le quali vi si è pervenuti: correnti togate che hanno cavalcato forsennati attacchi a Bruti o grottesche difese di Robledo solo per autopromozione in vista delle elezioni Csm di luglio; consiglieri pro-Robledo arrivati a negare il senso dell’autogoverno Csm nel momento in cui invocavano che dall’esterno arrivassero a Milano gli ispettori del ministro della Giustizia; il vicepresidente Csm che inopportunamente anticipa in una intervista il proprio orientamento proBruti e poi vota senza astenersi; i due relatori delle proposte di delibera che Mister appalti Antonio Rognoni, ex ad di Infrastrutture Lombarde prima vergano alcuni rilievi su Bruti e poi li depennano appena inizia a circolare la sola notizia dell’invio a Vietti di una lettera del capo dello Stato sull’«esigenza di tenere conto delle responsabilità che la legge assegna al dirigente dell’ufficio di Procura», gerarchizzato dalla riforma del 2006; e infine il voto finale del plenum Csm ipotecato dal silente incombere di questa lettera del presidente Napolitano, di cui Vietti riassume l’indirizzo generale pro-poteri dei capi delle Procure (quindi pro-Bruti nel caso specifico) ma che rifiuta di leggere ai consiglieri, dichiarandola «allo stato non Raffaele Cantone Ministeri e Comuni, più dati online ROMA — «Criticità in termini di completezza e di qualità dei contenuti» e «diffuse carenze». Gli esiti delle verifiche condotte dall’Autorità Anticorruzione (Anac) sui grandi Comuni e sui ministeri fanno emergere lacune nei rapporti predisposti dagli enti che in base agli obblighi di trasparenza imposti per legge alle pubbliche amministrazioni devono essere pubblicati online. Per questo l’Autorità guidata da Raffaele Cantone ha chiesto a tutti i soggetti interessati di pubblicare entro il 15 settembre 2014 tutti i dati mancanti o incompleti. ostensibile». Rognoni è stato arrestato sia il 20 marzo nell’inchiesta dei pm del pool Robledo (Pirotta-D’Alessio) sulle consulenze legali affidate da Infrastrutture Lombarde fuori dai canoni di legge, sia l’8 maggio dai pm del pool Boccassini (Gittardi-D’Alessio) nell’indagine sull’appalto Expo per la cosiddetta «architettura dei servizi». Di questo secondo fascicolo Robledo era stato formalmente coordinatore al pari di Boccassini sino al 6 marzo, quando non aveva sottoscritto la richiesta dei pm Boccassini-Gittardi-D’Alessio di arrestare il general manager di Expo, Angelo Paris, non ritenendo in quel momento solidissima una imputazione di corruzione. Bruti e Boccassini avevano interpretato che questo rifiuto di Robledo equivalesse a una sua volontà di abbandonare tutta l’indagine, deduzione invece contestata da Robledo. Che intanto, dal proprio fascicolo su Infrastrutture Lombarde, aveva stralciato in un terzo fascicolo alcuni elementi di indagine non ancora noti, ma di cui si sa solo che riguardino l’appalto più costoso e cruciale di Expo, la cosiddetta «piastra» da 198 milioni di euro, assegnato alla Mantovani (la ditta ora al centro dello scandalo Mose a Venezia) con un ribasso del 41%. Del nuovo fascicolo Robledo è coassegnatario con i pm Filippini-Pellicano-Polizzi del suo pool, ma il diretto coordinamento operativo è stato assunto dal procuratore Bruti Liberati con la circolare che gli riserva qualunque indagine vagamente afferente Expo. In questo fascicolo l’interrogatorio del vice di Rognoni, Pierpaolo Perez era durato non molto, forse anche per l’inusualità dell’affollamento di presenze nella stanza di Robledo: indagato, avvocato, Robledo ma anche Bruti Liberati, i tre pm Filippini-PellicanoPolizzi, un ufficiale e quattro investigatori della Gdf, una stenografa. Meno ancora è durato giovedì pomeriggio l’appuntamento con Rognoni. Dietro la scarna motivazione del suo avvalersi della facoltà di non rispondere, Rognoni sta mandando a dire: va bene, io (che sono arrestato in due inchieste di due pool diversi) posso anche entrare nell’idea di raccontare o chiarire cose che ancora voi pm non sapete, ma a patto che poi questo mio contributo venga valutato unitariamente dalla Procura di Milano, ad esempio con l’ok a un patteggiamento omnicomprensivo delle imputazioni nelle due indagini, ma ciò mi appare al momento compromesso dalle frizioni o diversità di vedute tra voi pm. Un timore rafforzatosi in Rognoni quando i pm del pool Boccassini, nel rispondere al gip Antezza che sul problema delle contestazioni a catena (e dunque del decorso dei termini di custodia cautelare) chiedeva come valutassero le imputazioni alla base dei due arresti di Rognoni del 20 marzo e dell’8 maggio, hanno risposto di non ritenerle collegate. Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Caso Mose il banchiere ha tentato il suicidio DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Non ce l’ha fatta a reggere l’accusa e ha tentato il gesto estremo. Fra il 18 e il 19 giugno scorsi, dopo quindici giorni di carcere, Roberto Meneguzzo, amministratore delegato di Palladio Finanziaria, la Mediobanca del Nord Est, ha cercato di togliersi la vita nel carcere della Spezia, dove era detenuto dallo scorso 4 giugno, quando il gip di Venezia aveva disposto per lui e per altri 34 l’arresto nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. L’amministratore di Palladio, che ha un contratto di consulenza con il Consorzio Venezia Nuova (Cvn) è accusato di concorso in corruzione per la tangente di 500 mila euro del 2010 confessata dall’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova (Cvn) Giovanni Mazzacurati a favore di Marco Milanese, consigliere politico dell’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Meneguzzo (foto sopra), 58 anni, vicentino di Malo, dopo aver tentato il suicidio ha ottenuto dal giudice i domiciliari con il parere favorevole della procura. «Tentativo di suicidio per asfissia», scrive il magistrato indicando come causa del gesto il cedimento psicologico del banchiere. E così, dopo il terremoto politico e giudiziario e dopo che anche San Marino ha deciso di indagare per riciclaggio sui fondi neri della Mantovani (impresa principale del Cvn), la tangentopoli della laguna registra il primo evento drammatico. Meneguzzo non ha confessato ma contro di lui ci sono le parole di Mazzacurati. Dopo il contatto con il ministro Tremonti «il dottor Meneguzzo mi metteva in contatto con l’onorevole Milanese – scrive Mazzacurati in un memoriale – il quale avrebbe assicurato che i finanziamenti di volta in volta richiesti dal ministero delle Infrastrutture sarebbero stati concessi con positivo parere del ministero dell’Economia solo se gli fosse stata assicurata la disponibilità di una somma di 500 mila euro. La consegna della somma avveniva nel corso dell’anno 2010 a Milano, presso gli uffici di Palladio Finanziaria in presenza del dottor Meneguzzo». Andrea Pasqualetto [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 italia: 51575551575557 Via San Pietro all’Orto 17, Milano 7 8 Primo Piano Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Parigi Il vertice del Pse L’asse europeo fra Hollande e Renzi «Rendere flessibile il patto di Stabilità» Il leader francese: bene il dinamismo e l’energia del premier italiano Le tappe Fine mese Il dopo Barroso Il Consiglio scioglie i nodi Il vertice previsto per il 26 e 27 giugno del Consiglio europeo, l’assise dei capi di Stato e di governo, prenderà una decisione sul nome del successore del portoghese Barroso alla guida della Commissione europea. Il nuovo presidente entrerà in carica a partire dal primo di novembre Luglio/1 A Strasburgo convocato il Parlamento Il primo luglio, a poco più di un mese dalle elezioni che si sono tenute lo scorso 25 maggio per scegliere i nuovi deputati, viene convocato l’Europarlamento a Strasburgo. Nella fase di avvicinamento i partiti dovranno formare i nuovi gruppi. Per farlo è necessario riunire almeno venticinque deputati Luglio/2 Presidenza Ue Via al semestre a guida italiana Sempre il primo luglio passaggio di testimone alla guida della presidenza europea: Atene passa le consegne a Roma. Il primo ministro Matteo Renzi ha già indicato quali saranno le priorità perseguite dal nostro Paese: crescita ed occupazione. Un segno di discontinuità con la politica di austerity degli ultimi anni Autunno Commissione: viene formata la squadra Quello di giugno potrebbe essere un summit interlocutorio. Per questo motivo la cancelliera tedesca Angela Merkel ha sottolineato che c’è tempo fino all’autunno per le nomine ai vertici delle commissioni europee. Dopo il summit dei socialisti, toccherà ai popolari esprimersi al riguardo Oui, je suis Matteo Renzi, sembra dire il presidente del Consiglio dalla copertina di Le Monde Magazine, che gli ha dedicato un servizio di sette pagine in bianco e nero: «Dopo aver conquistato i suoi connazionali, spera di inculcare la renzimania all’Unione Europea». E’ arrivato a Parigi in grande spolvero, Renzi, ormai leader riconosciuto di una sinistra europea in affanno e in cerca d’autore. Degli otto leader convenuti sulla Senna, a lui e solo a lui è stato infatti riservato il faccia a faccia preventivo con il padrone di casa, François Hollande, che l’ha accolto all’Eliseo, prima di guidarlo per una scenografica passeggiata nelle stradine dell’ottavo arrondissement, fino all’hotel Marigny dove li aspettavano gli altri partecipanti al vertice. Ma se Hollande ha fatto gli inviti, è stato il premier italiano a dettare l’agenda, salvo poi lasciare al presidente francese il compito di spiegare i risultati dell’incontro, organizzato per definire una posizione comune sul programma della nuova Commissione e sulle nomine dell’Ue, in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno. Che il centrosinistra avesse deciso di appoggiare il lussemburghese Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione, rispettando il principio che sia il partito vincitore delle elezioni europee a esprimerlo, era già acquisito. A Parigi, i capi progressisti hanno fissato le condizioni del sostegno al candidato del Partito popolare. Con le parole di Hollande, «ci sono altre responsabilità che possono cadere su nomi di ispirazione socialdemocratica». Detto altrimenti, si delinea il grande compromesso, che vedrà il tedesco Martin Schulz riconfermato alla guida del Parlamento di Strasburgo, ma soprattutto un socialdemocratico al vertice del Consiglio europeo, dove il nome in pole-position è quello della premier danese, Helle Thorning-Schmidt. E’ stato Renzi a insistere che nel pacchetto proposto dai socialisti, nel quale rientra anche la nomi- 191 rientrano nel computo delle spese», ha detto Hollande, precisando che si tratta di una proposta italiana. Ancora più significativa la dichiarazione del capo della socialdemocrazia tedesca, Sigmar Gabriel, ministro dell’Econo- mia e vicecancelliere, anche lui a Parigi: «I socialdemocratici sono d’accordo che la formula — più riforme in cambio di tempo per la riduzione degli squilibri — sia accettata da tutti». Dunque, nessuna modifica ma un’applicazione intelligente delle regole del patto, fin qui interpretato unicamente all’insegna della stabilità. Si tratta, sono state le parole usate dal premier al vertice, di cambiare «mentalità e paradigma culturale». «Renzi porterà tutta la sua energia e il suo dinamismo», ha detto Hollande, riferendosi al semestre di presidenza italiano che parte il 1° luglio e sottolineando che i rapporti tra loro due sono «eccellenti». Fonti francesi hanno aggiunto l’intesa sugli altri temi all’agenda dell’incon- Insieme L’agenda Se Hollande ha fatto gli inviti, è stato il premier italiano a dettare l’agenda Il presidente francese François Hollande, 59 anni, con il premier Matteo Renzi, 39, ieri all’arrivo all’Hotel Marigny di Parigi presidente del Consiglio recepisca proprio l’impostazione di una maggiore flessibilità all’interno delle regole esistenti. In ogni caso, la parola finale sarà quella della Pizia di Berlino, la cancelliera tedesca Angela Merkel, i cui margini di manovra appaiono al momento piuttosto stretti. Una salva di sbarramento viene lanciata da Manfred Weber, il capo del Ppe, considerato un suo fedelissimo, che in un’intervista pubblicata oggi dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, mette in guardia l’alleato Gabriel a spingersi troppo in là nella discussione sulla flessibilità dei criteri, che il suo gruppo al Pe non è disposto a sottoscrivere. «Questa è una linea rossa», ha detto Manfred. Un colore che, quando appare nei bilanci, i tedeschi aborriscono. Gli europarlamentari del gruppo socialista, il secondo a Strasburgo dopo i popolari na dell’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Ue, le donne siano protagoniste. Ma dalla capitale francese, dove si è limitato a dire che «è andata molto bene», il premier italiano torna con in tasca la cauzione dei leader progressisti al suo teorema del legame indissolubile tra riforme strutturali e crescita. Bisogna utilizzare «tutti i margini e le flessibilità» del patto di Stabilità e crescita, differenziare tra «investimenti che rientrano e quelli che non tro, come l’occupazione, l’energia e il clima. Ma se quella di Matteo Renzi a Parigi può essere considerata «missione compiuta», la parte più difficile deve ancora venire. Fonti di Palazzo Chigi ieri hanno smentito decisamente che martedì scorso a Roma il belga Herman Van Rompuy abbia detto al premier che le sue richieste siano «inaccettabili per molti partner europei». Al contrario, gli uomini di Renzi sono ottimisti che nel suo rapporto, atteso nei prossimi giorni, il I due leader si sono incontrati per un faccia a faccia prima di raggiungere gli altri partecipanti alla riunione informale della sinistra europea in vista del summit di Bruxelles del 26 e 27 giugno (Ap) Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA Retroscena La strategia sul fronte interno Dalle parole ai fatti L’obiettivo, come ha confidato a parlamentari amici lo stesso Renzi, è dimostrare all’elettorato del Movimento che «Grillo urla, io faccio» La partita in casa di Matteo: «occupare» il campo grillino ROMA — Rafforzato a Parigi il ruolo di mediatore tra Hollande e Merkel, che Renzi ha deciso di ritagliare per sé, il premier è tornato a occuparsi degli affari di casa nostra. La prossima partita sarà quella con Grillo. Importante, sul breve e sul lungo periodo. Per quanto riguarda il primo aspetto, il presidente del Consiglio vuole mandare un «messaggio politico» forte e chiaro all’elettorato grillino, ma anche a quei parlamentari che non hanno approvato l’alleanza con Farage: «Il Pd è un campo aperto a tutti, perché come ho avuto modo di dire più volte non esistono più per nessuno rendite di posizione stabili». A Renzi non interessa fare del Pd «un assemblaggio di classi dirigenti, ma una cosa nuova». Benché siano ormai molti i parlamentari che si stanno dirigendo verso la sua maggioranza. Tra un po’, grazie all’apporto di una quindicina di deputati di Sel, dei socialisti e di altri innesti si formerà un nuovo gruppo alla Camera. Un gruppo più spostato a sinistra che consentirà al premier di giocare anche su quel tavolo quando si tratterà di convincere Alfano e Casini ad accettare le unioni civili dei gay o nuove norme sulla cit- tadinanza degli immigrati. Ma nei confronti del Movimento 5 Stelle è un altro il vero obiettivo del premier, anche se è chiaro che non gli dispiacerebbe rinnovare la vecchia classe dirigente del suo partito con nuovi innesti, come per esempio, quel Luigi Di Maio di cui in molti nel Pd parlano bene. L’obiettivo, invece, come ha confidato ad alcuni parlamentari amici lo stesso Renzi, è dimostrare all’elettorato di quel movimento che mentre «Grillo urla, io faccio». Del resto, «far capire agli italiani che c’è anche una politica in grado di produrre fatti è l’unico modo per arginare la protesta». C’è poi un obiettivo di lungo periodo, che nasce da un preciso interrogativo: «Quanto è veramente stabile il Movimento 5 Stelle»? In soldoni: è destinato a durare fino alle prossime elezioni politiche o no? Perché se così non fosse per il premier sarebbe «un imperdonabile errore» regalare quell’elettorato a qualcun altro, o, peggio, Arrestato il fratello del presidente Romania, scandalo per una mazzetta BUCAREST — In carcere per una mazzetta. Mircea Basescu, fratello del presidente della Romania, Traian Basescu, è stato arrestato con l’accusa di aver intascato tangenti: avrebbe ricevuto una mazzetta di 250 mila euro per «ammorbidire» i giudici nella causa che vede il suo amico imprenditore Sandu Anghel imputato per tentato omicidio di un suo nipote. L’arresto del fratello del presidente arriva in un momento di pieno fervore politico in vista delle presidenziali di dicembre e alle quali Traian Basescu non potrà candidarsi avendo già svolto due mandati. abbandonarlo a forme di protesta estrema. Sono questi i motivi per cui Renzi vuole vedere le carte di Grillo, magari dimostrando nel merito che il suo è solo un bluff, ma non certo negando un confronto. D’altra parte, il presidente del Consiglio sa di attirare su di sé le simpatie di una parte dell’elettorato pentastellato. Un sondaggio riservato commissionato dal Partito democratico prima delle elezioni europee rivelava un particolare molto interessante: il 60 per cento degli elettori che dichiaravano di votare per il Movimento 5 Stelle il 25 maggio, preferiva però Matteo Renzi a Beppe Grillo come presidente del Consiglio. Un dato che potrebbe anche apparire paradossale a tutta prima, ma che in fondo così non è. Come spiega Paolo Gentiloni: «Quella parte di elettorato dei 5 Stelle che non vuole solo la protesta per la protesta ma aspira a un cambiamento radicale vede in Renzi la possibilità che questo avvenga. Per questo il premier potrebbe, per modo di dire, “vampirizzare” il movimento di Grillo, cioè, portargli via i voti». Già, perché come osserva un altro renziano, il sottosegretario Angelo Rughetti: «Renzi ha abolito il finanziamento ai partiti, ha messo da parte la vecchia classe dirigente, ha respinto la casta, sta arginando lo strapotere della burocrazia e con gli 80 euro ha avviato la redistribuzione sociale... Sono tutte cose che all’elettorato grillino piacciono, il loro leader le predica, ma Matteo le sta facendo sul serio». Insomma, dopo aver terremotato Sel e Scelta civica, il presidente del Consiglio potrebbe incrinare il muro grillino? Difficile rispondere ora a una domanda del genere. Di una cosa, però, Renzi è convinto. L’ha detta in privato, prima ai fedelissimi e poi ai suoi interlocutori internazionali, se si fosse «rimasti nell’immobilismo e nell’inerzia del precedente governo sarebbe stato dannoso per l’Italia, la crisi di sarebbe aggravata e Grillo non sarebbe stato arginato». Vedremo ora quale sarà la prossima mossa del premier: «L’incontro con i 5 Stelle non sarà a Palazzo Chigi, perché così hanno chiesto loro, per cui io potrei non andarci. O esserci in quanto segretario del Pd. Deciderò martedì». Cioè, l’ultimo giorno utile, un classico di Renzi. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 9 Primo Piano italia: 51575551575557 Il sondaggio Palazzo Chigi I giudizi sull’esecutivo Lei che giudizio darebbe su quanto fatto dal governo su questi temi? Come valuta l'operato del presidente del Consiglio Matteo Renzi? Pd FI Ncd-Centro M5S molto positivo (voti 8-10) nei partiti (%): altre liste indecisi/ non voto molto negativo (voti 1-3) nei partiti (%): 61 14 17 15 38 22 25 22 Nuova legge elettorale e riforme costituzionali 14 12% negativo (voti 4-5) nei partiti (%): 33% 16% 36% molto positivo molto positivo 20 21 2% 31 66 34 37 35 non sa nei partiti (%): 1 1 non sa 7% 25% 19% 2% Solo in minima parte 4% 45% negativo 21% 26% No, per nulla 22% 29% molto negativo 23% 35% non sa negativo molto negativo Sì, in buona parte 22% non sa 3% 2% positivo 18% Secondo lei, finora il governo ha mantenuto le promesse? Sì, completamente 20% positivo negativo molto negativo 19% molto positivo 22% 24% 4% Riduzione della disoccupazione molto positivo non sa negativo molto negativo 5 20% non sa negativo Riduzione delle tasse 29% positivo 30% 12 positivo (voti 6-7) nei partiti (%): 31% positivo 3 Riduzione della burocrazia e della spesa pubblica molto positivo 19% positivo 7 Riduzione dei costi della politica molto negativo 36% 17% Non sa, non indica 25% Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate 991 interviste (su 9,812 contatti), mediante sistema CATI, il 17 e 18 giugno 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it. 1% CORRIERE DELLA SERA Primi cento giorni Indice di popolarità al 69%, consensi anche da un elettore di Grillo su due Gradimento record per il premier Dubbi sull’efficacia del governo Dopo i fatidici cento giorni dall’insediamento di un nuovo governo solitamente viene misurato il giudizio dei cittadini sul suo operato. L’opinione pubblica è molto divisa in proposito. I giudizi positivi prevalgono su quelli negativi riguardo alla riduzione della burocrazia e della spesa pubblica (53% Scenari di Nando Pagnoncelli contro 45%), al contenimento dei costi della politica (51% contro 45%) nonché alle riforme costituzionali e alla nuova legge elettorale, sia pure di poco (49% contro 45%). Al contrario prevalgono i giudizi negativi relativamente al contrasto della disoccupazione (i critici sono il 55%, mentre il 42% apprezza quanto realizzato finora) e alla diminuzione della pressione fiscale (58% negativi contro 40% positivi). Tra gli elettori del Pd, com’era lecito attendersi, le opinioni sono nettamente più favorevoli, con l’eccezione della riduzione delle tasse che vede una polarizzazione dei giudizi. Prevale il segno negativo invece tra gli elettori di Forza Italia e, più marcatamente, del M5s. Nel complesso il 37% degli italiani ritiene che il governo abbia mantenuto del tutto o in larga misura gli impegni assunti, il 45% pensa che abbia rispettato le promesse solo in minima parte e il 17% è del parere che non le abbia rispettate per nulla. Eppure l’apprezzamento dell’operato di Matteo Renzi si mantiene su livelli molto elevati e trasversali: il 69% esprime un giudizio molto o abbastanza positivo. Il premier è apprezzato da oltre il 90% degli elettori del Pd, da quattro quinti di quelli centristi (80%), da circa tre quarti di quelli di FI (72%) e perfino dalla maggioranza assoluta dei grillini (59%) e degli astensionisti (60%). Come si spiega questa contraddizione tra l’elevato gradimento del premier e i giudizi non del tutto positivi, quando non esplicitamente critici, nei confronti dell’azione del governo? Da tempo, infatti, i cittadini sono sempre più critici e disillusi, pragmatici, impazienti di verificare i fatti e severi nel giudicare i risultati dell’esecutivo. Eppure non fanno venir meno il sostegno a Renzi. Ricondurre tutto alla sua con- clamata capacità di comunicare appare riduttivo, anche se il linguaggio spigliato e la battuta pronta lo aiutano molto e lo fanno apparire diverso dai politici più paludati e tradizionali, accentuando la distanza tra vecchio e nuovo. Ma la comunicazione non è tutto e la sua efficacia non dipende solo da «come» comunicare, ma da «cosa» comunicare. In tal senso Renzi appare dotato di una non comune capacità di sintonizzarsi con il Paese, «fiutando 40,8 la percentuale ottenuta dal Partito democratico alle ultime elezioni europee. I democratici hanno ottenuto 11.172.861 preferenze. Alle Politiche del febbraio 2013 il Pd aveva preso il 25,4% dei voti pari a 8.646.034 preferenze. L’intera coalizione di centrosinistra era al 29,5% (per un totale di 10.049.393 voti) l’aria», cogliendo il comune sentire, individuando i temi e i toni a cui i cittadini sono più sensibili. A ciò si aggiunge la grande determinazione e l’assunzione in prima persona della responsabilità del cambiamento. Non a caso una delle sue espressioni più riuscite è «metterci la faccia». Un ultimo aspetto, non meno importante, riguarda il tipo di relazione che Renzi ha instaurato con i cittadini: è una relazione immediata, cioè non mediata, diretta. Abitualmente quando si utilizza il termine «disintermediazione» si fa riferimento agli atteggiamenti svalutativi espressi da molti cittadini nei confronti dei partiti, delle istituzioni di rappresentanza e di molti dei corpi intermedi della società che, pertanto, appaiono screditati e «delegittimati». Vengono messi in discussione «dal basso». In realtà Renzi sembra adottare lo stesso atteggiamento ma calato «dall’alto». Emblematico risulta in tal senso il discorso pronunciato al Senato nel giorno dell’insediamento del governo, quando si ha avuto la netta impressione che quanto stava dicendo fosse rivolto non tanto ai senatori in aula ma ai cittadini; e quando mette in soffitta la concertazione e risulta disinteressato al coinvolgimento dei sindacati o delle associazioni imprenditoriali nei processi decisionali mostra di privilegiare la relazione diretta con gli elettori ed è solito utilizzare un’altra espressione-simbolo a fronte del comprensibile risentimento degli esclusi: «se ne faranno una ragione». La forte empatia con i cittadini sembra metterlo al riparo da possibili rischi di impopolarità. Se le riforme procedono a rilento e il Paese fatica a cambiare, se il Pil stenta a crescere e la disoccupazione a calare, secondo i suoi sostenitori la responsabilità è della burocrazia, di chi si oppone per difendere i propri privilegi o della Le materie Bene su burocrazia e costi della politica, ma sotto il 50% sull’abbassamento di tasse e disoccupazione «palude» rappresentata dalla vecchia politica. Ed è largamente diffusa la convinzione apocalittica che Renzi rappresenti l’ultima spiaggia per l’Italia e un suo eventuale fallimento determinerebbe il fallimento del Paese. Se il premier incarna l’idea di cambiamento è probabile che la luna di miele con i cittadini sia destinata a durare a lungo, anche in presenza di risultati più modesti di quelli auspicati. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le riforme Il calendario Senato, lite sull’immunità E Calderoli rilancia: aboliamola per tutti Boschi esclude colpi di maggioranza ROMA — «Avanti con determinazione», è il refrain del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, il giorno dopo l’accordo. «Siamo interessati ad ascoltare la proposta dei Cinquestelle — dice la Boschi a un convegno di Area Riformista a Massa Marittima —. Se ci sono stati ripensamenti da parte di Lega o M5S, noi siamo contenti» ma attenzione: «Non possiamo ricominciare da capo e ritardare il processo, che va concluso entro fine luglio». Anche perché, a dirla tutta, l’accordo con Forza Italia resta totalmente in piedi. E resta in piedi, spiega la ministra rispondendo a una domanda su «Berlusconi pregiudicato», perché «stiamo facendo un processo di riforme con un partito che rappresenta milioni di cittadini e che siede in Parlamento». Avanti tutta, allora, sui cento senatori, su come verranno scelti e sul resto, anche se, ammette la ministra, «le preferenze nel Pd sono ancora un punto Il ministro e FI «Berlusconi pregiudicato? Il suo partito rappresenta milioni di cittadini» aperto» di discussione. Ma c’è polemica sull’immunità concessa ai componenti del nuovo Senato, che non piace ai dissidenti del Pd. «È una proposta dei relatori, vedremo che accadrà in seguito», concede la Boschi. Se ne parlerà, si vedrà. Del resto, se Pippo Civati chiede apertamente sul suo blog che si torni indietro sul «sindaco immune», per vaccinare il nuovo Senato dai pericolosi virus della corruzione, il presidente del Pd Matteo Orfini, all’Assemblea nazionale di «Rifare l’Italia» (i «Giovani turchi») ammonisce: i dissidenti rispettino la maggioranza del partito, che si è espressa Ministro Maria Elena Boschi (al centro) ieri a Massa Marittima (Grosseto) (Ansa) a favore delle riforme, «nessuno impedirà loro di esprimere in Aula il proprio dissenso. Ma bisogna riflettere su come si sta insieme. Non è accettabile che una piccola minoranza impedisca il processo verso le riforme». Di immunità se ne riparlerà, dunque, anche se Renzi sa bene che su questo punto Berlusconi non è disposto a cambiare idea. Eppure ieri, il correlatore del testo Roberto Calderoli, dopo averlo messo a punto con Anna Finocchiaro, ha rilanciato: «Perplessità sull’immunità ai senatori? Allora togliamola a tutti, deputati e senatori. Tutti siano trattati come cittadini comuni». Solo una provocazione? Quasi inutile sottolineare che per i Cinquestelle l’immunità concessa ai senatori è vista come fumo negli occhi. Dice Nicola Morra che «è il privilegio più odioso preteso da Berlusconi e concesso da Renzi». Ma non è sulle riforme, probabilmente, che ci sarà il confronto annunciato per mercoledì tra Pd e M5S. La base pentastellata è divisa sull’opportunità o meno che l’incontro avvenga. Sul blog di Beppe Grillo molti apprezzano la linea del dialogo ma tanti altri la bocciano senza se e senza ma. Tra i parlamentari grillini sembra esserci amarezza per un cambio di strategia «deciso dall’alto» anche se Grillo in persona già domani sera quasi certamente calerà a Roma per rasserenare gli animi dei suoi. Su Facebook Andrea Colletti chiede ai vertici del Movimento di circoscrivere il campo d’azione di L’intervista «Giusta la non eleggibilità» Serracchiani difende l’asse con Forza Italia: il Movimento 5 Stelle? Avanti con chi ci sta ROMA — «È una riforma che cambia il volto del Paese. Una riforma vera, corposa. Un fatto epocale». È uno scampanio più che festoso quello di Debora Serracchiani, mentre illustra i meriti del «gran lavoro svolto dal governo, andato a buon fine». E attende con ottimismo l’incontro con i Cinquestelle: «Mi aspetto che sia spinto non dalla necessità di uscire dall’angolo ma da vera voglia di dialogo, altrimenti il primo ad essere deluso sarebbero il loro popolo». «Fatto epocale», non è esagerato questo giudizio? «Dopo trent’anni che ne parliamo siamo arrivati a superare il bicameralismo perfetto. E questo si deve al lavoro fatto da tutto il partito. Perché ne abbiamo discusso, e il risultato rispecchia la sintesi di tutte le opinioni». Quali sono i punti qualificanti dell’accordo? «Innanzitutto la composizione. Mi piace che siano 100 e abbiano una forte rappresentanza regionale. Avevo idea che fosse necessaria la presenza delle autonomie locali, ma fosse importante che le Regioni avessero la loro parte. Ed era anche l’esigenza degli altri presidenti di Regione. E poi sono contenta della non eleggibilità». Perché? Governatrice De«Che il Senato non fosse eleggibile bora Serracchiani, era il paletto posto da Matteo Renzi. E 43 anni, viceseio concordo. I consiglieri regionali sogretario pd e preno comunque degli eletti dal popolo. sidente del Friuli Quindi, diciamo così, il loro giro democratico la hanno già fatto. Non sono nominati. È un modo per avvicinare il territorio a Roma». Sull’immunità ai senatori ci sono polemiche, anche da parte di esponenti del Pd. «Nel testo del governo non c’era, è stata aggiunta dai relatori. Non mi sono fatta un’opinione sul tema, se ne potrà discutere in seguito». Ora vi attende la riforma elettorale. Come ha preso l’apertura dei Cinquestelle? «Penso che sia dovuta al risultato elettorale di Renzi, con il 40,8%. Ora ci è stata affidata una grande responsabilità dal Paese e noi dobbiamo portarla a termine». Ma cosa vi aspettate dall’incontro di mercoledì con Beppe Grillo? «Che non sia tatticismo, ma vero confronto. È il suo popolo che lo chiede». Il vostro però non preferirebbe un accordo con lui a quello con Berlusconi? «Credo siano considerazioni superate. Ricordo bene quali perplessità e preoccupazioni accompagnarono l’incontro tra Renzi e Berlusconi che addirittura varcò la soglia del Nazareno. Io credo che gli italiani sono oltre questo limite. Vogliono un governo che dia risposte e speranze future. Abbiamo un accordo con Forza Italia, Nuovo centrodestra e Scelta Civica, auspichiamo la volontà di tutti, compreso il Movimento 5 Stelle, a partecipare». Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 La proposta La composizione dei cento 1 Il nuovo Senato sarà composto da 95 membri eletti tra consiglieri regionali (74) e sindaci (21)e da altri cinque senatori scelti dal Colle (questi ultimi per un mandato che durerà sette anni) Il peso delle Regioni 2 questo incontro: «Con questa marmaglia di incompetenti non si può e non si deve discutere di riforme costituzionali mentre con Renzi, e solo con lui che è l’unico e indiscutibile capo, possiamo parlare di legge elettorale, per evitare almeno che se ne approvi una nuovamente anticostituzionale». La fiducia al governo 3 Mariolina Iossa © RIPRODUZIONE RISERVATA Cassazione Matacena, ridotta la pena Da 5 a 3 anni per Amedeo Matacena. La Cassazione ha ridotto la pena nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. È stato infatti riconosciuto che il reato è stato commesso quando la legge era più favorevole e dunque è stata applicata la riduzione. I legali di Matacena hanno presentato ricorso straordinario in Cassazione. L’ex deputato si trova a Dubai dallo scorso anno. I 74 senatori eletti dai Consigli regionali saranno scelti «in proporzione alla composizione» di ogni assemblea. Nessuna Regione potrà avere meno di 3 senatori (escluse Molise, Valle d’Aosta e le province di Trento e Bolzano) Il Parlamento sarà formato da Camera e Senato, ma il governo otterrà la fiducia dalla sola Camera, che è «titolare del rapporto di fiducia con il governo ed esercita la funzione di indirizzo politico» Il dialogo tra le assemblee 4 Le leggi sono approvate dalla Camera. Entro dieci giorni il Senato, su richiesta di un terzo dei suoi membri, può chiedere di esaminarle proponendo modifiche. Sulle riforme costituzionali il Senato mantiene le competenze La durata e l’immunità 5 © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Senato sarà rinnovato man mano che si rinnovano le assemblee territoriali: i senatori decadono nel momento in cui decade l’organo in cui sono eletti. Per i senatori tornerebbe l’immunità parlamentare Il retroscena Minzolini: se il testo resta questo io non lo voto. E come me tanti altri Dal Pd a FI, le manovre dei ribelli in attesa della prova dell’Aula Chiti: non ci spostiamo di un millimetro dalle nostre posizioni ROMA — «Abbiamo iniziato a lavorare bene sulla strada di un accordo che, comunque, è ancora lontano. Ma non è affatto detto che, una volta trovato, la prova del voto in Aula sarà una passeggiata. Anzi…». Nelle confidenze notturne che Paolo Romani ha fatto ad alcuni colleghi di partito subito dopo l’incontro col ministro Maria Elena Boschi, e siamo a venerdì sera, c’è una storia che va molto al di là dei comunicati congiunti, dell’euforia di Palazzo Chigi, delle fughe in avanti del leghista Roberto Calderoli. Perché, a prendere per buono il timore confessato agli amici dal capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, la strada delle riforme è ancora in salita. «In commissione, una volta trovato l’accordo sul testo, filerà tutto liscio», è stato l’adagio del presidente dei senatori azzurri. «Ma tutti i “ribelli”, tutti coloro che dentro il centrosinistra e tra di noi vogliono ancora il Senato eletto direttamente dal popolo, tutti questi non sono sconfitti in partenza. In Aula può cambiare tutto…». La lunghissima partita che comincerà il 3 luglio è tutt’altro che scritta. E la sorte dell’eterogeneo fronte di chi si oppone alla «madre di tutte le riforme» non è ancora segnata. Corradino Mineo risponde da una Palermo dove è già estate piena. «Posso dirla con una battutaccia di quelle che mi hanno rovinato la vita?». La battuta arriva dopo mezzo secondo. «Sicuramente nell’ultima formulazione del testo ci sono dei passi in avanti. Ma il punto centrale della nostra battaglia rimane ancora là. Stiamo passando da un Senato di Razzi (nel senso di Antonio, ndr) a un Senato di Fiorito (nel senso del Batman del vecchio Consiglio regionale del Lazio, ndr). Un’Aula non eletta direttamente dal popolo, che comunque conserva dei poteri costituzionali per cui non avrebbe la legittimazione necessaria, produrrà solo danni. Noi non arretriamo di un millimetro». Nel «noi» citato da Mineo ci sono tantissimi colleghi senatori che ancora si nascondono nell’ombra. Oltre a chi, dentro i confini del Pd renziano, aveva finito addirittura per autosospendersi, una settimana fa. Come Vannino Chiti. Che infatti dice: «Mi creda, sull’elezione diretta del Senato poi porteremo avanti la nostra battaglia con fermezza e lealtà. Da quella posizione non ci spostiamo di un millimetro». Tra l’altro, aggiunge l’ex ministro e governatore della Toscana, «sono molto inquieto rispetto a cer- Le parole Paolo Romani (FI): «In commissione filerà tutto liscio: ma in Aula può cambiare tutto» Corradino Mineo (Pd): «Si va da un Senato di Razzi a uno di Fiorito, noi non arretriamo» Renato Brunetta (FI): «10 euro sulla riforma non me li gioco. Non se li giocherebbe nessuno» te frasi che i giornali hanno attribuito a Renzi sulla riforma elettorale. Anche perché, per quanto mi riguarda, delle due l’una. O torneranno i collegi uninominali oppure che si rimettano le preferenze. Altrimenti, una volta riformato il Senato, non ci sarebbero praticamente più dei parlamentari eletti dal popolo». Non ci sono solo i niet di un pezzo del Pd. Anche dentro Forza Italia il tema della ribellione dei senatori agli «ordini di scuderia» del partito comincia a farsi largo nella nebbia. «Lo dico da adesso, così nessuno potrà far finta che non lo sapeva. Io, se la riforma del Senato rimane questa, non la voto», scandisce Augusto Minzolini. «E come me, immagino, anche tanti altri miei colleghi», aggiunge. D’altronde, ricorda l’ex direttore del Tg1, «la proposta che ho presentato, e che prevede l’elezione diretta del Senato, era stata firmata da trentasette colleghi di Forza Italia. La maggioranza di noi. E visto che quel testo è in antitesi rispetto a quello che sta confezionando il governo, e soprattutto visto che la gente di solito legge prima quello che firma, tutto questo qualcosa vorrà dire, no?». In fondo, basterebbe un voto secco. Basterebbe che la maggioranza dei senatori confermasse l’elezione del Senato così com’è per far crollare il castello di carte. «Non siate così sicuri che il pressing dei capipartito faccia presa su tutta la maggioranza dell’Aula. Altrimenti avrete delle sorprese», è la profezia di Mineo. «Non so quanti parlamentari siano disposti a votare una riforma che trasforma la Camera dei Deputati in un qualcosa di molto simile alla Duma sovietica», sottolinea Minzolini. Anche Renato Brunetta, che sta alla Camera, sente puzza di bruciato. «Dieci euro di tasca mia sul fatto che questa riforma sarà approvata non me li gioco di certo. Non me li gioco io come credo che non se li giocherebbe nessun altro», sorride il capogruppo forzista a Montecitorio. La clessidra scorre inesorabile. I ribelli affilano le lame. Il timer del 3 luglio è già stato innescato. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Dobbiamo trattare, ce lo chiedono gli elettori» MILANO — «Il Pd? Se hanno accettato di vederci è per trattare. Noi non abbiamo messo paletti: partiamo da un impianto, aspettiamo che ci facciano le loro proposte». A pochi giorni dall’atteso vertice tra cinquestelle e democratici — in programma mercoledì a Montecitorio — il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, appare fiducioso. Cosa pensa della riforma del Senato e del Titolo V come è stata delineata in queste ore? «Penso che stiamo commentando un accordo che non esiste, Paolo Romani lo ha smentito (il capogruppo di Forza Italia ha detto che «resta molto da fare», ndr). Credo che ci siano tutti i margini per migliorare lo status attuale». Quindi intendete discutere anche di riforme? «Vedremo. La nostra intenzione ora è parlare di legge elettorale. In questo momento l’Italicum è fermo e noi abbiamo una nostra proposta. Ci inseriamo non a patti già chiusi, altrimenti saremmo dei pazzi, ma consapevoli della situazione». Cosa vi aspettate dal Pd? «Mi aspetto buona volontà come l’abbiamo noi». Su quali «punti importanti», come li ha definiti lei, crede possa esserci una convergenza? «Su tutti o su nessuno. Vediamo se riusciamo a intenderci. Non c’è un pregiudizio su alcuni punti: bisogna capire e valutare quali giovamenti o danni avranno da una determinata legge gli italiani. Non è una trattativa per una alleanza di governo ma solo su un tema». Come mai questa evoluzione dei rapporti nei confronti dei partiti? «Ogni volta che abbiamo detto no è sempre stato no. Ora abbiamo detto sì e non ci sono trabocchetti. L’evoluzione sta nel fatto che prendiamo atto dei risultati delle Europee: ci era stata fatta una critica, quella di chiusura, di congelamento dei voti, a cui ora noi rispondiamo con i fatti». Le divisioni interne «Spaccatura al nostro interno sul dialogo? L’assemblea ha chiesto apertura, la politica è strategia serrata» C’è stata anche una polemica sull’utilizzo o meno dello streaming... «Per noi era auspicabile, ma quando ho detto che non era essenziale, volevo solo precisare che se dal Pd avessero detto di no, al vertice saremmo andati lo stesso». Come mai? «Dopo un anno i cittadini si fidano di noi, sanno che non facciamo inciuci. Piuttosto, ci saremmo aspettati lo stesso trattamento riservato a noi anche per Romani». Al vostro interno però non siete compatti: ci sono alcuni parlamentari che si sono lamentati dei modi e dei tempi di questa svolta. «L’assemblea di gruppo ha discusso della necessità di una maggiore apertura. E la politica si basa sulla strategia: se è repentina, se è serrata dà i suoi frutti. In ogni caso l’eventuale esito della trattativa sarà valutato e votato dagli iscritti come sempre sulla Rete». Ne parlerete con Grillo lunedì a Roma? «Non so nulla del suo arrivo, lo apprendo da lei e dalle agenzie di stampa». Ma lo ha sentito? Ha sentito anche Gianroberto Casaleggio? «Mi hanno chiesto se ero disponibile per l’incontro con il Pd e ho accettato. Hanno voluto individuare anche una carica istituzionale per mettere insieme i Sel, un altro lascia Fagioli: Vendola cattocomunista Io guardo a Civati ROMA — «Questa scissione dentro Sel era ineluttabile. È giusto che alcuni abbiano lasciato il cattocomunista Vendola, perché il cattocomunismo porta ogni cosa verso il fallimento». Lo psichiatra Massimo Fagioli parla dell’addio a Vendola da parte di Gennaro Migliore e di altri tre deputati di Sel, ai quali si sta per aggiungere Alessandro Zan, fra i fondatori del partito. Dicono, professore, che ci sia lei dietro questa separazione, lo scrive Il Fatto Quotidiano: Migliore suo ex seguace, Vendola suo nemico. «Hanno anche scritto che sono leader di una setta, come Scientology! Ma io faccio psicoterapia di gruppo, gratuita, libera». Fagioli, espulso dalla Società psicoanalitica italiana 30 anni fa per attacco frontale a Freud, è celebre proprio per queste sedute di gruppo, che avevano celebri partecipanti come il regista Bellocchio e il sindacalista poi presidente della Camera Bertinotti. «Dopo Bertinotti — racconta Fagioli — non ho più seguito Rifondazione comunista, ho rifiutato la leadership del cattocomunista Vendola, perché non si può essere cattolico e comunista, cattolico e omosessuale, Chi è Massimo Fagioli, psichiatra, ex consigliere di Fausto Bertinotti Tommaso Labate L’intervista Il vicepresidente cinquestelle della Camera: l’accordo sul Senato non esiste, ci sono margini per migliorare Di Maio: non abbiamo chiusure pregiudiziali Ma sull’eventuale intesa voterà la Rete La scissione a sinistra Il ruolo Luigi Di Maio, 27 anni, campano, residente a Pomigliano d’Arco, fa parte del Movimento 5 Stelle dal 2007. Il 21 marzo 2013 è eletto vicepresidente della Camera dei Deputati con 173 voti, diventando a 26 anni la persona più giovane ad aver ricoperto questo ruolo diversi profili che abbiamo». La sua presenza all’incontro, il fatto che Grillo l’abbia indicata come «Casaleggio senza i capelli» e altre indiscrezioni indicano di un suo crescente peso nel Movimento... «Ma no, quella di Grillo era una battuta da parte di una persona che ama scherzare». Gli attestati di stima, anche da altri politici, però, ci sono. E anche da parte di molti suoi colleghi cinquestelle... «Fa piacere che ci siano giudizi buoni su di me, ma in realtà è il ruolo che ricopro, da vicepresidente della Camera, a creare un’immagine diversa rispetto ad altri colleghi, che hanno grandi competenze e soffrono per via di qualche pregiudizio. È normale che gli altri partiti guardino a me: la mia è la prima carica del M5S eletta con i voti delle altre forze politiche. Hanno individuato in me una figura di mediazione. Pensi che...». Cosa? «Quando ci fu l’incontro Renzi-Grillo il portavoce di Renzi contattò il mio capo segreteria per organizzare. Come dicevo, è solo per via del ruolo istituzionale». Ma come immagina il suo futuro? «Da parlamentare, come gli altri. Non ho ambizioni di primeggiare, di dare la linea». Emanuele Buzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA comunista e omosessuale, sono contraddizioni. Ma non ho mai detto che gli omosessuali si devono curare». Così, dopo Rifondazione, lei ora si avvicina al Pd di Renzi? «No, io mi avvicino al Pd di Civati, guardo al suo tentativo di ricreare una sinistra. Il mio terrore è la sinistra cattolica, con il Papa che distingue fra bambini battezzati e non battezzati e il presidente Napolitano che dà incarichi di governo solo a cattolici, Monti, Letta, Renzi...». Fagioli sostiene che la vita comincia solo nel momento della nascita e che tutti veniamo al mondo uguali. Questa è secondo lui l’essenza della sinistra, uguaglianza e poi distinzione fra soddisfacimento dei bisogni e delle esigenze, realtà non materiali. Ora sembra che Migliore e gli altri che hanno lasciato Vendola vogliano legarsi a Renzi... «Sicuro? Vedremo. Perché in quel caso si passerebbe da un cattocomunismo alla Vendola a un cattocomunismo alla Renzi. Resteremmo sempre nell’ambito di quelli che la domenica per prima cosa vanno a Messa». Lei vorrebbe invece un nuovo partito di sinistra? «Sì ma non un partito marxista, il marxismo è fallito occupandosi solo delle questioni materiali. Vorrei un partito rivoluzionario, che faccia ricerca sulla realtà umana». Andrea Garibaldi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 Le riforme Il centrodestra Ma per Berlusconi l’accordo ancora non c’è Il leader non del tutto convinto su Senato e Titolo V. Processi, i timori di essere arrestato Servizi sociali Cesano Boscone È un caso la barzelletta dell’ex premier MILANO — Il regalo. Ma soprattutto la barzelletta volgare. Venerdì, nella mattinata in Sacra Famiglia per il servizio sociale, Silvio Berlusconi ha scatenato la rabbia dei parenti dei malati di Alzheimer e potrebbe innescare reazioni del Tribunale di Sorveglianza. L’ex premier si è presentato con una novità: non più cioccolatini ma collanine d’argento donate alle anziane. Dopodiché è passato all’attività (imboccare i pazienti) e, in una delle sale, davanti sia ad anziani sia ai loro figli, ha svelato la «vera storia» del rospo e della principessa: a innescare la trasformazione in principe fu un atto sessuale. In risposta, l’ex Cavaliere ha ricevuto poche risate e molto sconcerto. Andrea Galli © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — «Ancora l’accordo non c’è. Ci stiamo avvicinando, ma ancora non ci siamo». Il messaggio che viaggia sull’asse Arcore-Roma è nitido. E si sente forte, e chiaro. Per Silvio Berlusconi, insomma, il patto sulle riforme non può dirsi in cassaforte. Lo spiega l’ex Cavaliere, parlando con i pochissimi parlamentari che sono riusciti a mettersi in contatto con lui durante le ultime – e travagliatissime – ventiquattr’ore. E lo spiega, con tanto di post su Twitter, anche Paolo Romani, il plenipotenziario a cui l’ex premier ha affidato la delicatissima trattativa col governo, rappresentato dal ministro Maria Elena Boschi. «Tutti parlano di accordo fatto sulle riforme. Abbiamo fatto dei progressi ma non siamo assolutamente all’ultimo metro. Rimane molto da fare». Quello che c’è «da fare», agli occhi dei berlusconiani di stretta osservanza, è presto detto. Non va bene, tanto per dirne una, che «un Senato come quello disegnato dal testo del governo elegga il presidente della Repubblica, i membri della Consulta e i componenti del Csm». Né va bene la formula che porterebbe a Palazzo Madama «un sindaco per Regione», anche perché favorirebbe il Pd ai danni di Forza Italia. «Nella misura di quindici a sei», è lo screening tracciato da Romani. Senza di- menticare che il numero minimo di senatori assegnati alle Regioni piccole rischia, sussurra sempre il presidente del gruppo, «di sballarci tutti i calcoli. La Lombardia, per esempio, perderebbe in proporzione peso rispetto all’Umbria». ta» con cui, dalle parti di Palazzo Chigi, hanno dato per «blindato» l’accordo. E il secondo sono state le tante voci di chi, dent r o Fo r z a I t a l i a , h a g i à commentato il «patto Pd-Forza Italia» sul Senato come se fosse cosa fatta. «Un po’ come se Il calendario L’attenzione puntata sulle ricadute della sentenza Ruby, tra tre settimane Il capo dello Stato è rientrato da Capri Napolitano: la corruzione è una minaccia Il caso «Datemene di più o faccio lo sciopero della fame» Dell’Utri alla battaglia nel nome dei libri (in cella) bri. Se non riuscirà ad ottenerli, considerando tra l’altro che già riceve poca carta e che non può PARMA — È pronto alla trattativa, combattivo usare le sue penne perché contengono alcol, alcome ai bei tempi. E pure «molto arrabbiato». lora farà lo sciopero della fame come ha già anMa non per i prossimi 7 anni che dovrà trascor- nunciato alle guardie: "un conto è espiare la perere nel carcere di via della Burla, dopo la sen- na, altra cosa subire una tortura psicologica"». tenza definitiva per concorso esterno in associaDa vedere come finirà. Di certo, in un carcere zione mafiosa, e nemmeno per le modalità del- come questo, dove il regime del 41 bis ha fatto l’estradizione che l’ha portato una settimana fa vacillare i delinquenti più scafati, la notizia di un da Beirut, passando per Roma, qui, in questo detenuto che digiuna per mancanza di cultura istituto di massima sicurezza che di pezzi grossi non potrà non fare il giro delle celle. Anche perne ospita e ne ha ospitati (dal boss di Cosa No- ché, a sentire l’amico Palmizio, legato a Dell’Utri stra, Bernardo Provenzano, al suo predecessore dai tempi di Publitalia, le condizioni carcerarie Totò Riina, passando per l’uomo del crac Parma- dell’ex senatore, nonché tra i fondatori di Forza Italia, sono tutt’altro che all’acqua di rose: «Marcello (cardiopatico e reduce da un intervenEx senatore to, ndr) è detenuto in infermeMarcello Delria in regime non di media, ma l’Utri, 72 anni, è di alta sicurezza, praticamente stato parlamenun gradino sotto il 41 bis. Se latare a Roma e sciasse l’infermeria, si vedrebBruxelles dal be ridurre le telefonate e le vi1996 al 2013: è site». Palmizio ha anche visitastato condanto la cella dell’ex parlamentare: nato a 7 anni per «È singola con bagno privato, concorso esterdoccia e una tv praticamente no in associainutilizzabile, essendo inserita zione mafiosa in una sorta di gabbiotto per evitare atti di autolesionismo». lat, Calisto Tanzi). Niente di tutto questo: Mar- Le sue condizioni fisiche? «L’ho trovato bene, cello Dell’Utri, 72 anni, più che un braccio destro ma questa storia dei libri non la manda giù…». per Silvio Berlusconi nell’ultimo ventennio, la Aggiunge uno dei suoi legali, Giuseppe Di Peri: sua personalissima partita intende giocarla su «Lui non parla con nessuno, guarda poca tv, i liciò che ha di più caro da sempre: la lettura, i li- bri sarebbero un grande passatempo». Molto di bri, lo studio. Per una volta non è con i giudici più: ossigeno puro. Nella sua movimentata vita, che se la prende, ma con il regolamento peniten- Dell’Utri si è sempre ritagliato un notevole spaziario che prevede per ogni detenuto la conces- zio nel mondo della cultura: presidente di fonsione di due libri o, in alternativa, di un volume dazioni, organizzatore di eventi, ideatore di sete di un vocabolario. Poco, pochissimo, per un timanali. Una personalità versatile: per qualcubibliofilo come Dell’Utri. Che, come ha raccon- no (vedi i magistrati che lo accusano di aver fattato ieri all’Ansa l’amico e parlamentare di Forza to da intermediario tra Berlusconi e mafia), fin Italia, Elio Massimo Palmizio, non solo ha deci- troppo. Non sarà semplice adattare il regolaso di diffondere urbi et orbi la sua protesta, ma mento penitenziario alle esigenze di lettura delpare addirittura disposto ad aprire una sorta di l’ex senatore, che appena arrivato a Parma aspinegoziato con le autorità del carcere fino ad arri- rava a diventare il bibliotecario del carcere. vare in caso di rifiuto al digiuno (non letterario, L’obiettivo è fargli avere almeno 5 libri al colpo: ma gastronomico). Parole di Palmizio: «Marcel- dose minima per evitare l’astinenza. Francesco Alberti lo sarebbe disponibile a rinunciare alla tv e al© RIPRODUZIONE RISERVATA l’ora di socialità pur di riavere parte dei suoi liDAL NOSTRO INVIATO Ma se sui dettagli tecnici la «quadra» si può trovare, ci sono stati due aspetti — di tutta la partita che s’è aperta subito dopo l’incontro tra Boschi e Romani — che al Cavaliere proprio non sono andati giù. Il primo riguarderebbe «l’eccessiva fret- «Ora c’è più fiducia, è indubbio». A dirlo è stato ieri, da Capri, Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato, che insieme alla moglie Clio ha lasciato l’isola per fare ritorno a Roma (foto Ansa), prima di partire ha incontrato a Staffan De Mistura, console onorario di Svezia, e i sindaci di Capri, Gianni De Martino, e di Anacapri, Franco Cerrotta. Napolitano — in un messaggio alla Guardia di Finanza — ha poi sottolineato che «l’evasione, le frodi fiscali, la corruzione» sono «minacce subdole, potenti e globali» e «attentano allo sviluppo economico e sociale degli Stati, penalizzano i cittadini e privano i giovani di fiducia e opportunità». © RIPRODUZIONE RISERVATA qualcuno di noi volesse favorire Renzi», è il malizioso tormentone che aleggia tra i tanti nemici interni di Denis Verdini. Veleni a parte, il Berlusconi che aspetta da Arcore lo sblocco definitivo del patto sulle riforme è un uomo tormentato. Molto tormentato. L’attesa che lo separa dalla sentenza di Milano sul processo Ruby, fissata attorno al 18 luglio, sta già iniziando a logorarlo. Tanto che, giura chi l’ha sentito, alterna momenti di autentica rabbia a momenti di amarezza. E c’è una paura, poi, che comincia a farsi largo tra i suoi. Se fra tre settimane venisse condannato, l’ex presidente del Consiglio si troverebbe — nel giro di pochissimi mesi — a dovere fare i conti persino con l’ipotesi di andare in galera a fine anno. Succederebbe poco prima del pronunciamento definitivo della Cassazione, in vista del quale i giudici potrebbero chiedere la custodia cautelare per evitare pericoli di fuga all’alba di una sentenza che — in quel caso — sarebbe definitiva. Il precedente di Marcello Dell’Utri, scappato in Libano prima che l’Alta corte decidesse la sua sorte, non gioca a favore dell’ex premier. Al contrario, è il timore di qualcuno dei suoi legali, potrebbe anche penalizzarlo. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Primo Piano 15 italia: 51575551575557 I partiti Il caso Usa, Germania e Francia Gara tra euroscettici La falsa partenza di Salvini-Le Pen La campagna acquisti di Farage-Grillo rende difficile la formazione del gruppo MILANO — Il rischio di una figuraccia in eurovisione ancora non è scongiurato. Per la Lega, ma anche per il Front National di Marine Le Pen. Perché la possibilità che l’annunciato gruppo euroscettico a trazione italo-francese non veda la luce in tempo utile, resta tutt’altro che scongiurato. Il fatto è che entro la fine del mese si dovrebbero costituire i gruppi politici in seno al Parlamento europeo. Per formare un nuovo gruppo, le regole sono semplici: bisogna poter contare su almeno 25 europarlamentari, i quali devono provenire da almeno sette Paesi diversi. La formazione di Lega e Front National, per gli europarlamentari, non ha alcun problema: la sola Marine Le Pen , che oggi guida il primo partito di Francia, ha spedito in Europa 24 deputati. Il problema nasce invece sulle nazionalità. Al gruppo, infatti, mancherebbe ancora una nazione. Lo scorso dicembre, al congresso della Lega Nord che ha eletto segretario Matteo Salvini, i leader stranieri erano parecchi. L’idea, a parole da tutti condivisa, era quella A Strasburgo La scadenza Entro il primo luglio, i gruppi parlamentari che dovrebbero sedere all’Europarlamento dovrebbero annunciare formalmente la loro costituzione. Il problema, per la Lega e gli altri alleati euroscettici (primo tra tutti, il francese Front National) è che per formare un gruppo gli europarlamentari devono provenire da almeno sette Paesi. Ufficialmente, ne manca uno. «Europa delle nazioni» Il futuro gruppo dovrebbe essere formato da Lega, Front National francese, gli olandesi del Pvv, gli austriaci del Fpö, i fiamminghi del Vlaams Belang, i polacchi del Knp. Ieri, un emissario di Marine Le Pen avrebbe avuto il sostegno dei bulgari del Vmro. di formare un gruppo comune euroscettico (o anche proprio euro ostile) in grado di rappresentare una spina nel fianco nella storica dualità di Bruxelles, quella tra popolari e socialisti. Peccato che il piano non avesse tenuto conto dell’uragano Farage. Il partito del super nemico dell’Europa, il britannico Ukip, ha infatti superato di slancio il 30% dei consensi in patria ed è diventato il polo di attrazione per tutti gli euro nemici dell’Europa settentrionale. Tanto per fare un esempio, gli svedesi che in dicembre erano al congresso della Lega, ora fanno parte dello schieramento costruito da Farage. I leghisti danno la colpa all’eccessiva schizzinosità di madame Le Pen in tema di alleanze. E alla conclamata inimicizia con Farage. Ma si dicono anche fiduciosi di una risoluzione della vicenda: ieri un inviato del Front National avrebbe convinto i due parlamentari del bulgaro Vmro, ad aderire al blocco che già include — oltre ad italiani e francesi — gli olandesi del Pvv, gli austriaci del Fpö, i fiamminghi del L’intervista Il leader ceco Petr Mach: no a unioni gay L’alleato dei cinquestelle all’Ue: lecito aver timore dei romeni Chi è Economista È un economista e anche il leader del Partito dei liberi cittadini da lui fondato nel 2009 nella Repubblica Ceca. È nato il 6 maggio 1975 a Praga, ed è stato il leader dei Giovani conservatori, la giovanile del Partito civico democratico Contro l’Europa Il partito, di orientamento liberale classico e ostile all’intervento dello Stato nell’economia e nelle vite dei cittadini, alle ultime elezioni europee si è schierato insieme al Partito per l’indipendenza del Regno Unito (Ukip) di Nigel Farage DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — «Il debito pubblico è immorale, noi non lo pagheremo più», ha detto Beppe Grillo. Che ne pensa, Petr Mach, capo degli euroscettici cechi, lei che di Grillo è compagno nel nuovo gruppo anti euro già pronto per l’Aula di Strasburgo? «Quando sento cose così, penso che sono felice di non possedere alcun titolo di Stato italiano... Ma naturalmente, concordo con il fatto che ciascuno ha il diritto di rinegoziare. E posso dirle per certo che non voglio essere costretto a condividere il debito con nessun altro». Economista, autore di un libro che spiega «Come uscire dalla Ue», e leader a Praga del Partito dei liberi cittadini, Mach siede con altri 47 deputati di altri 6 diversi partiti nel neonato Efd («Europa della libertà e della democrazia»). Quel gruppo che, nelle parole di Grillo, «è una grande vittoria per la democrazia diretta...è bellissimo». «Sì, saremo l’eco della gente», fa eco il britannico Nigel Farage. Anche se, a ben guardare, quell’eco non è proprio monocorde. Professor Mach, il suo alleato Grillo, nel suo programma ufficiale, ha anche proposto pieni sussidi di disoccupazione per chi resti senza lavoro. Che ne pensa? «Mi è difficile commentare queste dichiarazioni se non conosco il contesto. Nel mio Paese, la gente riceve sussidi di disoccupazione per un periodo di 5 mesi, dopo aver perso il lavoro. E come economista, io raccomanderei di tagliare benefit e tasse, piuttosto che aumentarli». Certi grillini dicono anche che non c’è più tanto bisogno di un’Ita- lia unita... «Non lo so, sta all’Italia decidere. Può darsi che oggi sia troppo unificata: anche la Svizzera è “unita”, e tuttavia i suoi cantoni hanno la loro autonomia... Se un giorno una Regione italiana deciderà di diventare uno Stato indipendente come San Marino, allora semplicemente accadrà, e io le augurerò il destino migliore». Un altro alleato del vostro gruppo anti euro, Nigel Farage, afferma che sarebbe «preoccupato» se dei romeni traslocassero vicino a casa sua. Dagli avversari è accusato di razzismo, antisemitismo... «Non so nulla di queste accuse, Farage è per me una persona decente. Sinceramente, credo che ciascuno abbia il diritto di essere felice o preoccupato se dei romeni traslocano nella casa vicina». Nel vostro Efd ci sono anche i lituani del partito «Ordine e giustizia». Un loro leader, Petras Grazulis, vuole espellere le persone omosessuali dal suo Paese. Qual è la sua posizione sui matrimoni gay? «Penso che lo Stato non dovrebbe concedere matrimoni o unioni gay, del tutto. Un matrimonio o un’unione civile fra omosessuali dovrebbe essere un contratto privato fra due persone libere. Se fosse così, non ci sarebbe alcuna controversia sulle unioni omosessuali». Lei ha scritto «Come lasciare la Ue» nel 2010. È ancora valido? «Ogni nazione è libera di scegliere se lasciare l’Ue o no. È legale, ed è giusto che sia possibile… Io spiego ai miei elettori che possiamo preservare il libero commercio e allo stesso tempo uscire dall’Ue. Ciò di cui vogliamo liberarci è l’eccessiva burocrazia, l’iper-regolamentazione, le alte tasse, i sussidi». Luigi Offeddu [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA «Ucraina, nuove sanzioni contro Mosca» Vlaams Belang, i polacchi del Knp. Va detto che, se il nuovo gruppo non dovesse riuscire ad organizzarsi in tempo, non sarebbe poi una tragedia: un gruppo parlamentare in realtà può formarsi in qualsiasi momento. Resterebbe, però, la figuraccia — per un gruppo di tali ambizioni — di non aver saputo organizzarsi in tempo per la prima scadenza. Secondo Mario Borghezio, neo rieletto parlamentare europeo per la Lega, lunedì a Bruxelles ci sarà Francia, Germania e Stati Uniti avvertono che la Russia corre il rischio di nuove sanzioni se rifiuta di far scendere la tensione ai confini dell’Ucraina. Lo ha affermato un portavoce della Casa Bianca dopo colloqui separati di Barack Obama con Angela Merkel e François Hollande: «Hanno concordato con noi sul una riunione della nuova «Europa delle nazioni». Ma lui stesso avvisa: «Meglio non correre troppo e verificare quello che succede». Certo è che gli euroscettici hanno perso un’occasione forse storica: la somma degli italo-francesi, più i vicini a Farage, più i Conservatori europei avrebbe formato un blocco da oltre cento deputati. Il segretario Matteo Salvini osserva che l’alleanza era impossibile «per la tiepida posizione anti immigrazione del grillini (alleati di Farage) e il di- fatto che se la Russia non prendesse immediate e concrete misure per far scendere la tensione nell’est Ucraina, l’Unione Europea e gli Stati Uniti dovrebbero prendere misure addizionali per imporre sanzioni alla Russia». Nella foto, le milizie filo russe che hanno manifestato ieri a Donetsk (Ap). I numeri Per fare gruppo servono 25 eurodeputati di almeno sette Paesi: al momento in «Europa delle nazioni» ne sono rappresentati soltanto sei sinteresse della finanza inglese rispetto alla tutela delle eccellenze nazionali: per loro sono un ostacolo». Lo ammette anche Borghezio: «Certo, un gruppo unico anti Europa sarebbe stato un cuneo potentissimo. Ma Nigel Farage è e resta il garante degli interessi finanziari della City. Per noi, e non soltanto per noi, un’alleanza non sarebbe stata possibile. Per Grillo, nessun problema? Lo vedremo... ». Marco Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Primo Piano Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il delitto di Bergamo L’interrogatorio di Bossetti «Non ero a Brembate per Yara Incontravo solo mio fratello» Ma Fabio lo smentisce. La moglie chiede di vederlo DAI NOSTRI INVIATI BERGAMO — «È vero, andavo a Brembate, ma io Yara non la conosco. Ci andavo spesso perché lì abita mio fratello e c’è il mio commercialista. Ma avete sbagliato, l’assassino non sono io». Giovedì 19 giugno, ore 9.30. Nel carcere di Bergamo Massimo Giuseppe Bossetti racconta la sua verità. Parla per un’ora, nega di essere «Ignoto 1», l’uomo che ha lasciato una traccia di Dna sugli slip della vittima. Fornisce una versione dei fatti che i carabinieri del Ros e i poliziotti dello Sco stanno adesso verificando. Però non convince il giudice Ezia Maccora che quella stessa sera firma un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio aggravato dai motivi di crudeltà e dalla minorata difesa della vittima che aveva soltanto 13 anni. Anche perché sia il fratello, sia il professionista hanno in parte smentito il suo racconto. Il momento più drammatico è quello dell’inizio. Il gip gli comunica ufficialmente l’esito delle verifiche sulla paternità: «Lei risulta figlio di Giuseppe Benedetto Guerinoni». Nell’aula cala il gelo. Lui rimane immobile, sgrana gli occhi. Guarda il suo avvocato Silvia Gazzetti quasi a cercare conforto. E poi dichiara: «Sono cresciuto sapendo di essere il figlio di Ester Arzuffi e Giovanni Bossetti. Soltanto ieri, leggendo un giornale qui in carcere ho scoperto che Giovanni non è mio padre. Voglio dire che per me mio padre è lui». E aggiunge: «Quando venne fuori la storia di Guerinoni chiesi a mia madre se lo conosceva». Si capisce che è disperato, ma più volte ripete di esse- re innocente: «Non ho ucciso Yara. Non avrei mai potuto fare un gesto simile. Non sono capace di fare del male a nessuno, ho figli della sua stessa età». Non contesta l’esito degli esami sul Dna. «Ma non so spiegare perché l’abbiate trovato sugli slip della ragazzina». Due giorni fa sua moglie Marita Comi ha chiesto di poterlo vedere. Lui è in isolamento e adesso sarà il pubblico ministero Letizia Ruggeri a dover decidere se autorizzare il colloquio. Le visite a Brembate Il giudice gli chiede di ricostruire che cosa ha fatto la sera di venerdì 26 novembre 2010, quando Yara è scomparsa. «Sono passati quattro anni, però ricordo i miei movimenti di quel giorno perché sono un tipo metodico. Ho una vita normale, mi dedico al lavoro e alla famiglia e quindi ho delle abitudini ripetitive. Esco la mattina presto per andare al cantiere, mangio velocemente mentre sono al lavoro, poi il pomeriggio torno a casa, mi faccio una doccia e sto con i miei figli. Dopo cena mi addormento sul divano per la stanchezza. La sera esco raramente, sempre in compagnia di mia moglie e dei miei figli. Adoro mia moglie. La domenica di solito sto con i miei parenti. Sono molto legato ai miei genitori». Poi aggiunge: «Ricordo che cosa feci quella sera perché passando di fronte al centro sportivo vidi furgoni con grosse parabole e ne fui attratto. Era il 26, o forse il 27 novembre». La circostanza è falsa perché la sparizione di Yara fu denunciata dal Il documento La richiesta firmata dal pubblico m ministero L Letizia Ruggeri d di convalidare l’l’arresto di M Massimo G Giuseppe Bo Bossetti, 43 an anni, per l’o l’omicidio di Ya Yara. Sopra, il fermo padre la mattina del 27 e le televisioni arrivarono non prima del giorno successivo, la domenica. Si arriva così alla sua presenza frequente nella zona dove abita Yara, nei pressi della Citta dello Sport dove la ragazzina andava a fare ginnastica. E lui si giustifica: «Vado a Brembate da mio fratello Fabio e dal mio commercialista». Entrambi vengono interrogati. Fabio Bossetti spiega che «con mio fratello ci vediamo di rado perché lui è un tipo solitario. Veniva pochissime volte, io non sono mai andato a casa sua». Cauto anche il commercialista: «Sarà venuto una volta al mese, quando mi portava le fatture da registrare». Il percorso e i negozi «In quel periodo lavoravo in un cantiere di Palazzago con mio cognato, stavamo costruendo L’altra famiglia Dalle loro impronte genetiche la svolta del caso Il dramma in casa Guerinoni «Il fermato? Mai conosciuto» BERGAMO — Caseggiato nel centro storico di Brembate Sopra. Sul campanello la targhetta rosa sbiadito indica Guerinoni-Zanni. Suoni e la padrona di casa si affaccia alla finestra del secondo piano, ma basta dirle «giornalista» e subito richiude i vetri. «Non ce la fa più». Parla per lei la figlia, modi gentili ma decisi: «Siamo distrutti, con i nomi di mio fratello e di mia mamma sui giornali». Accetta di fare due parole solo per un motivo: «Lo dica una volta per tutte che non c’entriamo niente con questa vicenda, se non per una parentela di cui non sapevamo nemmeno nulla». Allora tornare sui nomi serve per chiarirlo. Suo fratello è Damiano Guerinoni e sua mamma è Aurora Zanni. Il ragazzo non c’entra nulla con la morte di Yara. È solo il primo anello della catena delle indagini scientifiche che hanno portato a Giuseppe Guerinoni, suo zio, l’autista di Gorno morto nel 1999. Per la genetica il defunto è il padre di Massimo Giuseppe Bossetti, figlio biologico che da lunedì sera è in isolamento nel carcere di Bergamo con l’accusa di aver ucciso la bambina. Allora, se le cose stanno così, l’uomo fermato è cugino di Damiano. «Che sia stato individuato il presunto colpevole è un sollievo, così si fa giustizia per Yara e almeno finisce il tormento anche per noi. Però fa male sapere che sia sangue del nostro sangue», si sfoga la sorella. Ma sia chiaro: «Non conoscevamo questo Bossetti, non sapevamo della sua esistenza e per fortuna non l’avevamo mai visto nemmeno per caso». La signora Aurora è stata chiamata dai carabinieri per firmare l’ultimo verbale che la riguarda. La domanda è stata proprio questa: «Conosceva Massimo Giuseppe Bossetti?». La risposta è stata identica a quella riferita dalla figlia. Allora perché il nome di Damiano è spuntato nell’inchiesta? Il giovane è finito nel calderone dei test del Dna perché frequentava la discoteca Sabbie Mobili, ora Muzika, di Chignolo d’Isola. Il locale si affaccia sul campo accanto al La frase ❜❜ I familiari Abbiamo collaborato con gli inquirenti ma non c’entriamo nulla Autista La tomba di Giuseppe Guerinoni, scomparso nel 1999 a 60 anni, e identificato con l’analisi del Dna come il padre biologico dell’assassino di Yara terreno in cui Yara era stata trovata. Il profilo genetico del ragazzo ha dei punti di contatto con quello rinvenuto sugli slip e sui leggings della vittima. Pochissimi per sospettare di lui, ma sufficienti per proseguire le verifiche sul suo ceppo familiare. Un colpo di fortuna per le indagini. Così si è arrivati a due suoi cugini, dai Dna con ulteriori punti di contatto, ma anche loro non c’entrano nulla. Quindi si è risaliti al loro padre, Giuseppe Guerinoni, risultato padre anche del presunto assassino. Da qui la pista del figlio illegittimo che all’inizio della settimana ha portato alla svolta. «Abbiamo collaborato da subito — assicura la ragazza —. Nei giorni scorsi abbiamo ringraziato gli inquirenti che ci hanno sempre trattato con delicatezza. Hanno fatto il loro lavoro, dovevano verificare ogni dettaglio di questa incredibile vicenda. Incredibile come la coincidenza che riguarda mia mamma e il suo lavoro come collaboratrice domestica dai Gambirasio. Assurdo, ma è davvero una coincidenza». Capitolo chiuso, dunque, anche se ha lasciato il segno. In un piccolo centro, dici Guerinoni e associ alla bambina uccisa. «Guardi, almeno si è arrivati alla svolta. Non avevo grande fiducia nella giustizia, ora invece ce l’ho». G.U. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Primo Piano 17 italia: 51575551575557 I telefoni 26 novembre 17.45 Bossetti Il suo cellulare, agganciato alla cella di via Natta, a Mapello, si spegne 26 novembre 18.49 Yara La bimba si dirige verso casa. Il suo cellulare si collega alla cella di via Natta a Mapello, la stessa spesso agganciata da Bossetti nel percorso per tornare alla sua abitazione. Poi si spegne 26 novembre 17.45-18.45 Yara La bambina è in palestra a Brembate di Sopra e il suo telefono aggancia la cella di Ponte San Pietro via 27 novembre 7.34 Bossetti Il telefono del muratore si riaccende e aggancia la cella di via Natta a Mapello Brembate di Sopra Al es sa nd ro M Novembre 2010 La scomparsa vicino a casa e la denuncia an zo n i Mapello via Rampinelli via Sorte via Ravasio Ponte San Pietro Brembate di Sopra Campo del ritrovamento del corpo di Yara via dei Bedeschi, Chignolo d’Isola una palazzina. Passavo da Brembate Sopra per tornare a casa, a Mapello. Talvolta mi fermavo per un caffè o una birra. Oppure all’edicola perché lì compravo le figurine per mio figlio. E poi andavo dal benzinaio». Le verifiche effettuate in queste ore dagli investigatori riguardano eventuali percorsi alternativi che sono più veloci e più brevi per verificare se possa essere passato anche altrove. Un controllo che viene fatto anche analizzando i filmati delle telecamere sequestrati al momento della scomparsa della ragazzina. Certamente Bossetti andava «almeno due volte alla settimana» al centro estetico «Oltremare», come ha ricordato la proprietaria per fare la «doccia» abbronzante. Nel novembre 2010 il negozio si trovava di fronte alla villetta dei Gambirasio. Lui nega una simile frequenza: «Tengo al mio aspet- ❜❜ Abitazione Bossetti via Piana di Sopra, Mapello Solarium frequentato da Bossetti, via Sorte Casa Gambirasio via Rampinelli to fisico, ma non è vero che ci stavo così spesso, anche perché io lavoro all’aria aperta e il sole lo prendo anche così». La sera della scomparsa passai dalla palestra: ero curioso dei furgoni con le parabole Il cellulare «muto» Il giudice gli contesta che dopo l’ultima telefonata alle 17.45 del 26 novembre 2010 il suo telefono cellulare sia rimasto muto fino alle 7 della mattina successiva. Lui dichiara: «Da qualche settimana il cellulare non funzionava bene, la batteria non reggeva e infatti poi l’ho cambiato. Quella sera posso averlo spento e messo in carica per riaccenderlo la mattina successiva prima di andare al lavoro. del resto a casa ho il telefono fisso». In queste ore si stanno effettuando nuovi controlli sui tabulati perché secondo le prime verifiche in altri giorni di quello stesso periodo il cellulare ha regi- Palestra di Yara via Locatelli, angolo via Caduti dell’Aeronautica strato «traffico» anche nelle ore serali. Quando gli viene chiesto se abbia mai conosciuto la famiglia Gambirasio, Bossetti è netto: «Non ho mai visto Yara. Ho incontrato sua padre al cantiere di Palazzago dopo la scomparsa della ragazzina. Se fosse successo a mia figlia io non avrei avuto la forza di continuare a lavorare». Nega di aver mai visitato «siti internet pedopornografici», mentre dice che è «molto appassionato ai casi di cronaca nera e li leggo sul computer. Mentre come giornale leggo “L’Eco di Bergamo”, mia suocera è abbonata». Sono cinque i computer che gli sono stati sequestrati, compreso un tablet. E adesso bisognerà verificare che cosa ci sia in tutti gli hard disk. Fiorenza Sarzanini Giuliana Ubbiali © RIPRODUZIONE RISERVATA I personaggi In quattro anni solo pochissime dichiarazioni pubbliche I GAMBIRASIO E LA DIGNITÀ DEL DOLORE NASCOSTO L’avvocato di famiglia: da parte loro nessun sentimento di vendetta Il parroco: la loro forza è la fede di MARCO IMARISIO «Buonasera, avrei un problema». Nei giorni scorsi i giornali locali hanno intervistato il carabiniere che alle 19.30 del 26 novembre 2010 prese una telefonata al 118 proveniente dal numero fisso di una casa di Brembate di Sopra. «Mia figlia di 13 anni è uscita di casa e non è ancora rientrata. Cosa devo fare?» Ecco, il breve racconto del militare, oggi in pensione, non aggiunge nulla di nuovo a dubbi e sospetti residui, ma fa venire i brividi. In modo del tutto involontario, attraverso la rievocazione dell’attimo preciso in cui tutto è cominciato, offre la misura della sofferenza di una madre e di un padre. Chiunque abbia dei figli piccoli sa di cosa si sta parlando. Quel giorno in cui su un traghetto affollato abbiamo perso di vista nostro figlio, quella volta che ci siamo girati al luna park e non l’abbiamo più trovato, le prime volte che l’abbiamo lasciata uscire da sola e adesso siamo qui a imporci di non guardare l’orologio, cosa vuoi che sia un’ora di ritardo. Ecco. Poi li troviamo. Poi tornano a casa. Quel breve momento di abisso che ogni tanto riemerge dal subconscio svegliandoci all’improvviso di notte, Fulvio e Maura Gambirasio lo hanno vissuto per tre mesi. È un tempo infinito, una tortura senza uguali. Sappiamo anche come è finita quell’attesa vana, con la speranza che svaniva con il passare dei giorni. «Anche per me quella coppia costituisce un mistero, ma semplice e bello. Sono solo brave persone, che hanno fiducia nella giustizia, senza alcun interesse per la ribalta mediatica». La famiglia Gambirasio non ha avuto un avvocato fino al gennaio 2012, anche questo è un dettaglio che la dice lunga. Solo allora, quando c’era da nominare un perito di parte per risolvere la vicenda giudiziaria di Mohammed Fikri, il muratore marocchino fermato per errore pochi giorni dopo la scomparsa di Yara, si sono affidati a Enrico Pelillo, bergamasco, classe 1966. «Chi crede che questa svolta abbia cambiato i loro sentimenti si sbaglia di grosso. Non hanno mostrato alcun sentimento di odio, alcun malanimo. La vicenda delle indagini è stata lunga e tormentata, nessuno la sa meglio di loro. Non hanno particolari opinioni sul signor Bossetti. Lo riterranno colpevole soltanto quando una eventuale sentenza di condanna sarà passata in giudicato». Tutto qui. Ma certe volte la semplicità di un comportamento non sempre aiuta a capire le cose. Ogni volta che Fulvio e Maura appaiono in pubblico o fanno sgocciolare qualche rara dichiarazione, sempre concordata con l’avvocato, finora mai un colloquio o una intervista con i media, i loro compaesani sono i primi a chiedersi come fanno, dove trovano la forza. «La fede, amico mio». Don Corinno Scotti, l’anziano parroco di Dolore In alto Fulvio Gambirasio e la moglie Maura, genitori di Yara (Ansa) Milano La madre e i figli uccisi dal papà, silenzio ai funerali La vicenda È stato un minuto di silenzio interminabile, rotto solo dal suono delle campane, quello che ha preceduto l’inizio delle esequie di Cristina Omes e dei suoi figli, Giulia e Gabriele, uccisi dal marito Carlo Lissi una settimana fa a Motta Visconti (Milano). Ed è lo stesso «silenzio» chiesto nella sua omelia dal vescovo vicario della Diocesi di Milano, Mario Delpini, dopo le «chiacchiere» e «il clamore delle notizie» e l’«ossessione delle immagini quando non c’è nulla da vedere». Brembate Sopra, accenna un sorriso venato di ironia verso il profano che cerca una risposta a quello stupore. «Io credo che neppure la fede possa cancellare il dolore per la perdita di un figlio, ucciso in quel modo, poi. Ma può renderlo umano, può fare argine alla disperazione con la speranza». A rendere «personaggi» loro malgrado i genitori di Yara è proprio la riservatezza così desueta, l’esercizio di un pudore da tempo fuori moda è stato l’unico argine che ha impedito a questa tragedia di scivolare nel melodramma seriale e nazionalpopolare, come avvenuto con altri celebri casi di cronaca nera. C’è una foto bellissima che risale ad appena venti giorni fa, quando ancora questa vicenda era immersa in un vuoto pneumatico, quasi metafisico. All’oratorio di Brembate Sopra era stata inaugurata la stele che ricordava Yara, raffigura una ginnasta azzurra protesa verso il cielo. Quando don Corinno ha invitato i genitori presenti in sala ad abbracciare i loro genitori, Natan e Gioele non sono riusciti a trattenere le lacrime. Nella foto si vede il più piccolo aggrappato alla madre, che accenna un sorriso dolce, mentre Fulvio cerca di stringere tutti a sé. In quel momento, chi c’era ha capito il mistero di questa famiglia così «strana» nell’Italia mediatica e sguaiata di oggi. Maura e Fulvio Gambirasio stanno semplicemente compiendo un lungo atto d’amore. L’imposizione a se stessi di una normalità che non prevede il dolore strillato, che impedisce gli sfoghi che potrebbero renderlo meno lancinante, è un atto di fiducia verso il futuro della famiglia. È l’unica possibilità che hanno di proteggere la sorella e i fratelli di Yara, di garantire loro una strada che non sia in alcun modo segnata dal male che hanno dovuto subire. Sopravvivere alla morte di un figlio, sopravvivere per la vita dei figli che restano. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010 Yara Gambirasio, 13 anni, esce dalla palestra, che si trova a pochi minuti a piedi da casa sua, dopo aver assistito a un allenamento di ginnastica ritmica. Non vedendola tornare a casa, i genitori provano a telefonare alla figlia, ma il cellulare risulta spento. Dopo una serie di ulteriori tentativi, denunciano la scomparsa della ragazzina Dicembre 2010 Le ricerche e l’arresto per errore di Fikri Le prime indagini si concentrano su un cantiere. Poi il 5 dicembre, su una nave partita da Genova verso Tangeri (Marocco), viene arrestato Mohamed Fikri, piastrellista tunisino. Si pensa che in un’intercettazione telefonica Fikri abbia detto alla sua ragazza: «Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io». Ma è un errore di traduzione dall’arabo. Il 7 dicembre viene scarcerato Febbraio 2011 Il ritrovamento del corpo e l’autopsia Il 26 febbraio 2011, tre mesi dopo la scomparsa, Yara viene trovata morta poco distante da Chignolo d’Isola. L’autopsia conferma che la ragazzina è stata colpita alla testa e ferita con un’arma da taglio alla gola, al torace, alla schiena e ai polsi. L’assalitore se ne è andato lasciando la bambina agonizzante ma ancora in vita. Analizzando i vestiti di Yara gli investigatori trovano una traccia di sangue appartenente a un uomo Giugno 2014 I maxiprelievi del Dna e la svolta Si cerca di capire di chi sia quel sangue. Gli investigatori prelevano nei mesi successivi campioni genetici di migliaia di persone dei paesi vicini. Si scopre che il sangue appartiene al figlio illegittimo di un uomo deceduto nel 1999. Mesi dopo si risale anche alla madre del presunto assassino, Ester Arzuffi. Infine, con un pretesto, viene recuperato il Dna di suo figlio Massimo Giuseppe Bossetti: è uguale a quello trovato sul corpo di Yara. Il 16 giugno l’uomo viene arrestato 18 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Dimenticate i parenti stretti. Nuova Classe V. L’auto è tornata grande. 47 canoni da • Anticipo da 8.197 € * • TAN 3,20% - TAEG 3,92% € • Dopo 4 anni puoi restituirla Un marchio Daimler. 350 Comfort, design, sicurezza: tutto trova la sua dimensione nella nuova Classe V. 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Un gesto di sfida di fronte all’avanzare degli estremisti sunniti, in un volteggiare di bandiere nere, verdi e bianche, queste ultime simbolo di chi è pronto a morire per la causa (Reuters) I sunniti di Bagdad pronti al sacrificio «I jihadisti nostri liberatori» DAL NOSTRO INVIATO BAGDAD — «Voi in Europa ci chiamate terroristi. Ma non avete capito la nostra esasperazione. Il governo sciita di Nouri al Maliki ci ha progressivamente umiliato, offeso, marginalizzato. Noi sunniti per anni abbiamo provato a cercare il dialogo, a cooperare per l’unità dell’Iraq. Ma abbiamo incontrato solo ostilità. Così abbiamo stretto un patto con il diavolo. Lavoriamo assieme agli estremisti islamici qaedisti, con i tagliagole arrivati dalla guerra civile in Siria. Sappiamo che è pericoloso, potrebbe essere un abbraccio mortale. Ma siamo pronti a tutto pur di far valere i nostri diritti. Una volta raggiunti i nostri obbiettivi, dovremo fare i conti con gli alleati di oggi. Nel futuro i baathisti e le grandi tribù sunnite dovranno liberarsi degli estremisti. Intanto va compreso però che la nostra guerriglia è in effetti un movimento rivoluzionario popolare di ampio respiro. Anche se purtroppo abbiamo davanti a noi un lungo periodo di violenze». E’ uno sfogo allo stesso tempo militante e preoccupato quello di Nabil Salim al Najar. Lo incontriamo nel suo ufficio nel quartiere sunnita di Yarmuk. Un palazzone in perfetto stile baathista dei tempi di Saddam Hussein, con gli scaloni di marmo, aquile imperiali color oro scolpite sui muri, saloni e gigantesche poltrone un poco sfondate. Najar era professore di scienze politiche all’Università di Bagdad, oggi a 57 anni è dirigente del partito sunnita «Muthaidoon» (L’Unità) e consigliere personale del suo leader, Osama Nujaifi, che è anche portavoce del parlamento. Le sue parole e il suo stile di vita ben aiutano a comprendere i sentimenti dei sunniti, una minoranza bellicosa (circa il 30% degli oltre 31 milioni di iracheni), storicamente abituata a comandare, legata a filo doppio col regime defenestrato dall’invasione anglo-americana del 2003 e adesso sul sentiero di guerra contro la maggioranza sciita e i suoi mentori iraniani. I sunniti di Bagdad si stanno barricando: frustrazione, incertezza, appelli «al sacrificio». Preparano le armi in cantina, si passano le munizioni. Nei quartieri più esposti accumulano cibo e benzina. Medici e infermieri organizzano cliniche di fortuna. Najar si sente braccato. Da tre settimane ha cambiato casa, ha mandato una parte della famiglia in Giordania. In altri tempi lo avremmo definito un moderato. Oggi ha paura, ma è pronto a combattere. «Una soluzione politica ci sarebbe: le dimissioni di Maliki, come ha indicato l’amministrazione americana, assieme alla creazione di un governo di unità nazionale. Ma sappiamo bene che non è affatto pronto a lasciare. Promette la guerra. E guerra sarà. Ci aspettiamo il peggio, pregando Dio che non avvenga». Ieri mattina le dichiarazioni di Najar suonavano particolarmente pertinenti. Già prima delle sette le strade del grande quartiere sciita di Sadr City alla periferia orientale della capitale (oltre 2 milioni di abitanti) risuonavano degli slogan e gli appelli alla guerra santa contro le milizie sunnite lanciati da oltre 20.000 giovani mobilitati da Muqtada al Sadr, il leader 41enne delle brigate sadriste (i cosiddetti «soldati del Mahdi»). In un volteggiare di bandiere nere, verdi e bianche (queste ultime simbolo di chi è pronto a morire per la causa), brandendo fucili, lanciarazzi e bazooka, gli sciiti confluiti specialmente dalle province meridionali hanno voluto sottolineare che la loro ritirata è finita. Non ci saranno più sbandamenti e diserzioni di massa, come è avvenuto per le unità dell’esercito a Mosul, Tikrit e Baqouba. Un gesto di sfida di fronte all’avanzare dei sunniti, che nelle ultime ore hanno tra l’altro completato la loro conquista delle zone di confi- L’attesa Preparano le armi in cantina, si passano le munizioni. Nei quartieri più esposti accumulano cibo e benzina: i sunniti della capitale si stanno barricando ne con la Siria catturando la cittadina di Al Qa’im e stanno riorganizzandosi per riprendere la marcia verso sud. Per tutti è ovvio che le dinamiche della guerra stanno facendosi più insidiose, dalle conseguenze gravissime per i civili. Non sarà più lo scontro tra guerriglie ed esercito, bensì guerriglia contro guerriglia. Nel cuore di Adhamiyah, 300.000 abitanti il quartiere più importante dei sunniti nella capitale, abbiamo visto numerosi giovani di guardia ai negozi. «Siamo semplicemente terrorizzati. Più si combatte nel nord e più la guerra civile insanguinerà Bagdad, la città mista per eccellenza», confida Musfafa Al Adami, condirettore della rete tv «Dijla». I sunniti in maggioranza vedono i miliziani che arrivano da nord come liberatori, gli sciiti come nemici. Basterebbe questa semplice constatazione per cogliere il baratro che li separa. Ma Al Adami è ancora più pessimista: «Io sunnita ho una moglie sciita. L’ho sposata vent’anni fa, quando ancora nessuno pensava che le differente teologiche tra le nostre fedi sulla discendenza di Maometto costituissero una barriera. Ma adesso viviamo in tempi folli. E la mia unica aspirazione è scappare con la famiglia all’estero». Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Lo scrittore algerino Yasmina Khadra riflette sull’infinito dopoguerra iracheno «E’ il suicidio di una generazione L’Occidente ha creato solo caos» Yasmina Khadra, fra Iraq e Siria sta nascendo una specie di Jihadistan? «No. Per quanto pericoloso, il jihad è un fenomeno limitato nel tempo. La gente che l’ha scelto è gente che nel suo Paese non aveva via d’uscita, futuro. E’ il suicidio entusiastico d’una generazione intera di giovani arabi senza più sogni, trasformati nella peggiore mostruosità». Questi dell’Isis sembrano perfino peggio di Al Qaeda... «Io non vedo differenze: l’unica è che questi hanno acquisito esperienza attraverso le guerre. Ma la dottrina, l’obbedienza, la volontà di fare del male sono esattamente le stesse. Forse, prima non conoscevano le reazioni e i punti deboli dell’Occidente. Oggi, li hanno scoperti. E sono loro a imporre il gioco al mondo». E’ lo scontro finale tra sunniti e sciiti? «Non è ancora la guerra mondiale dei musulmani. Quest’offensiva irachena non accende gli animi, perché è una rabbia che non ha seguito nelle idee. Il progetto del califfato è utopico. E la capacità di resistenza è comunque minima, di fronte all’arsenale dell’Occidente. Tutto quel che fanno i jihadisti serve solo a preparare la controffensiva occidentale». Se c’è uno scrittore che anticipò il disastro iracheno, e poi lo descrisse con «Le sirene di Bagdad», è questo ex ufficiale algerino che si chiama in verità Mohammed Moulessehoul e che tanti anni fa rubò alla moglie il femminile nom de plume Yasmina Khadra (gelsomino verde), per evitare la censura dei suoi generali. Da militare in congedo, Yasmina non si stupisce troppo dei fantaccini iracheni in rotta: «Quello non è più l’esercito iracheno: un esercito, non lo metti in piedi in cinque anni. Quello vero è scomparso nel 2003. Il problema è che molti militari di allora stanno coi ribelli. E oggi abbiamo i vecchi ufficiali addestrati da Saddam contro i nuovi pagati dagli americani. E’ difficile che questi pivelli tengano testa a combattenti più esperti e motivati». Anche il nuovo romanzo di Khadra, «Gli angeli muoiono delle nostre ferite» (Sellerio editore), attraversa un’Algeria fra gli anni 20 e 40 che spiega molto delle tensioni di oggi fra Occidente e mondo arabo: «Mi sono chiesto se quel mondo uscito dalla Grande guerra non avesse un po’ cambiato le mentalità, se la gente non avesse cominciato a trovare un po’ più pre- ❜❜ Il vecchio regime Solo il popolo può decidere di rovesciare un tiranno. Era meglio tenersi Saddam ziosa la vita. La risposta è no: le guerre, allora come oggi, non rendono più intelligenti le persone». In questo infinito dopoguerra, molti se lo chiedono: non era meglio tenersi Saddam? «Certamente sì. Se tu America hai una politica e non sai come farla, se ignori la cultura altrui e vuoi dare lezioni di modernità a gente che non ne ha bisogno, se vai a occupare per ritirarti subito, beh, non hai più il diritto di dare la democrazia agli altri. Se la Coalizione fosse davvero intervenuta in Iraq per farla finita con un tiranno, io avrei applaudito. Ma sono venuti a seminare il caos, se ne sono andati e hanno lasciato un popolo abbandonato a queste atrocità. L’unico che ha titolo di decidere la propria sorte e di rovesciare un tiranno, è il popolo. Non c’è bisogno d’un Robin Hood, d’un Tarzan o d’un Terminator. Qualche mese prima della Libia, m’intervistò Der Spiegel: voi andrete a rovesciare un dittatore, dissi, a distruggere un Paese perché avete già in mente i progetti per ricostruirlo, ma non troverete più niente da ricostruire perché la Libia è un Paese tribale e sarà spezzettata, come l’Iraq. Gli occidentali calcolano sempre l’arsenale del nemico, non si chiedono mai che cosa pensi: mentalità, cultura, tradizione, cose essenziali che pesano più delle armi che ha». Tony Blair non si pente: fosse per lui, bombarderebbe ancora... Chi è Il nome d’arte «Yasmina Khadra» (gelsomino verde) è il nome d’arte che lo scrittore algerino Mohammed Moulessehoul rubò anni fa alla moglie per evitare la censura Militare Nato nel 1955 in una località del Sahara, è un ex ufficiale che ha vissuto in prima linea la guerra civile algerina. Tra i suoi libri tradotti in italiano, «Le sirene di Baghdad» (Mondadori) e «Gli angeli muoiono delle nostre ferite» (Sellerio) «Tutti cercano di giustificare un crimine, per addomesticare i rimorsi. Ma a un leader oggi si chiede la capacità di testimoniare quel che dice: se un giorno i Blair manderanno i loro figli a combattere in terra straniera, forse comincerò ad ascoltarli. E’ venuto il momento di non dare più retta ai politici, ma ai poeti. E il poeta dice che c’è un’unica causa suprema: il diritto alla vita e continuare a vivere, malgrado tutto». E’ per questo che lei s’è candidato contro Bouteflika, alle ultime presidenziali algerine? «E’ perché amo il mio Paese: se oggi ne sono emarginato, è perché mi rifiuto d’abbandonarlo. Quando hai fatto otto anni di guerra — queste mani che vedi, e che oggi scrivono, hanno portato dei neonati assassinati —, allora ti senti in colpa. Ti chiedi: perché sono morti gli altri e tu no? E’ l’unico modo che ho di meritarmi la mia sopravvivenza. Forse dipende dall’essere nato nel Sahara: noi del Sahara siamo gente mistica. Da noi, la mancanza di rispetto verso il prossimo è mancanza di rispetto verso Dio. Perché l’essere umano è il capolavoro di Dio». L’Algeria è stata la prima a finire nel caos jihadista e la prima a uscirne... «Siamo stati sotto embargo, sono morti 15 mila soldati e 200 mila civili, c’è stato un milione di vittime fra desaparecidos, orfani, vedove... Cifre irachene. Nella lotta al terrorismo, americani ed europei oggi non hanno la nostra stessa capacità ed esperienza. L’esempio algerino sta nel fatto che, dagl’integralisti, ci siamo difesi da soli. Senza aiuti o coalizioni». Francesco Battistini © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ 183 al patibolo in un Egitto senza diritti di CECILIA ZECCHINELLI I l segretario di Stato Usa John Kerry oggi incontrerà al Cairo il presidente Abdel Fattah Al Sisi per la prima volta dalla sua recente elezione a raìs. Venerdì il generale che già da un anno governa di fatto l’Egitto ha ricevuto il re saudita Abdullah, di ritorno da cure in Marocco. Con quest’ultimo, a cui ha baciato per rispetto la kefiah (su YouTube il video è virale, i commenti immaginabili), Al Sisi ha passato pochi minuti all’areoporto, l’anziano sovrano non é sceso a terra. E certo con lui ha discusso dei miliardi già versati da Riad e di quelli necessari per evitare il collasso del Paese. Di diritti umani, c’è da scommettere, nemmeno un accenno. Anzi Abdullah avrà lodato la repressione dei Fratelli musulmani. Ma neppure con Kerry la priorità sarà la democrazia. Con lui Al Sisi parlerà molto di Siria e Iraq, Libia e Israele, di relazioni bilaterali legate per gli Usa «anche» all’attenuarsi del pugno di ferro del raìs, ma con vaghi appelli più che con misure concrete. Eppure solo ieri è arrivata l’ennesima prova che i tempi di Mubarak sono tornati, e in peggio. Un tribunale di Minia ha infatti confermato 183 condanne a morte, delle 683 sentenziate in aprile, per presunti aderenti alla Fratellanza accusati di aver ucciso in luglio un poliziotto. Tra i condannati un copto, un cieco, e il 70enne Mohammed Badie, Guida spirituale del movimento che per un anno ha governato l’Egitto per poi essere definito terrorista e represso con centinaia di morti e migliaia di arresti. Il processo di Minia — durato pochi minuti, proibiti avvocati e media — non è il solo ad aver suscitato proteste nel mondo: lo stesso giudice in marzo aveva mandato a morte 529 «Fratelli» (poi ridotti a 37), Badie giovedì ha ricevuto un’altra sentenza di pena capitale al Cairo. L’ultima parola non è detta, esiste un ultimo grado di giudizio. Ma processi e condanne di massa come questi, ha detto l’Onu, non si sono mai visti. E se anche le pene capitali saranno ridotte a poche decine, le carceri sono piene di oppositori, anche laici, privati di avvocati e diritti basilari e chissà quanto vi rimarranno. Con soddisfazione di re Abdullah e buona pace di Kerry. © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Esteri Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Iran La sentenza rischia di essere eseguita immediatamente Bielorussia A morte la sposa bambina che si era ribellata al marito Scarcerato l’attivista anti-Lukashenko MINSK — L’attivista bielorusso per i diritti umani Ales Beliatski (foto Ap) è stato scarcerato con quasi due anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla condanna a 4 anni e mezzo inflittagli nel novembre del 2011. Beliatski, figura di spicco della dissidenza anti-Lukashenko, era stato condannato per evasione fiscale in un processo denunciato dalle associazioni come politicamente motivato. Costretta alle nozze a 14 anni, l’ha ucciso a 17 A 14 anni è diventata moglie, a 15 anni madre, a 17 anni omicida. Razieh Ebrahimi, che di anni oggi ne ha 21, ha confessato di aver ucciso l’uomo che era stata costretta a sposare, ed ha un appuntamento col patibolo in Iran. Per salvarla si sono mobilitate molte organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui «Human Rights Watch» e «Amnesty International», ma la donna potrebbe essere impiccata questa settimana. Razieh è stata data in sposa per volere del padre a un vicino di casa che faceva l’insegnante. Per tre anni — ha raccontato la donna — l’ha picchiata e insultata, finché una sera dopo l’ennesimo litigio seguito dalle botte, lei ha deciso di reagire. «Non ho chiuso occhio quella notte — ha raccontato al quotidiano iraniano Nel 2009 Delara Darabi, arrestata a 17 anni per omicidio, impiccata a 23. Non servirono le critiche straniere Shargh —e al mattino mi sono ritrovata seduta a guardarlo dormire. Pensavo a quello che mi aveva fatto, a tutte le umiliazioni: ogni singolo evento mi è passato di fronte agli occhi come in un film. Quella mattina ho preso la pistola e gli ho sparato». Non ha confessato subito: all’inizio ha sepolto il cadavere in giardino e den u n c i a to l a s u a scomparsa alla polizia. E’ stato il padre di Razieh a scoprire la verità e a denunciarla. La sua storia getta luce su due gravi questioni. La prima è il fenomeno delle spose bambine (un problema non solo in Iran). Nella Repubblica Islamica, l’età minima per il matrimonio è di 13 anni per le fem- mine e di 15 per i maschi (ma anche meno se c’è il consenso dei tutori e del tribunale). Il caso di Razieh non è unico e, secondo l’avvocata iraniana Shadi Sadr, è un atto di disperazione: «Donne come Razieh vengono in pratica stuprate sotto il pretesto del matrimonio. Per venirne fuori, alla fine, uccidono se stesse o il marito». La seconda questione è quella delle esecuzioni per crimini commessi prima dei 18 anni: una violazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia. L’Iran l’ha ratificata ma continua a punire come adulti i bambini a partire dai 15 anni e le bambine dai 9. Negli ultimi 5 anni è successo solo in Iran, Yemen, Sudan, Arabia Saudita e per mano di Hamas a Gaza. Nel maggio dell’anno scorso, Razieh Ebrahimi ha già rischiato di finire impiccata, ma quando i carcerieri sono andata a prenderla e ha raccontato di essere stata arrestata a 17 anni, l’hanno riportata indietro. L’avvocato ha cercato di far riaprire il caso, in nome di recenti emendamenti al codice penale (che prevedono che il giudice possa valutare la capacità del minorenne di capire le conseguenze delle proprie 10 Esecuzioni per crimini commessi da minorenni in Iran dal 2009 (fonte: Human Rights Watch) azioni), ma la Corte Suprema ha rifiutato. La campagna internazionale in suo favore si è fatta più intensa negli ultimi giorni. E anche all’interno dell’Iran, la società civile è sempre più attiva contro la pena capitale. Una via per salvarla consisterebbe nell’ottenere il perdono dei parenti della vittima: possono accettare del de- naro in cambio della vita del condannato. Lo scorso aprile, ad esempio, una madre ha perdonato l’assassino del figlio quando aveva già il cappio al collo: un gesto che ha ispirato altri. Ma nel caso di Razieh, questa possibilità pare al momento fuori discussione. Viviana Mazza © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Basta fondi a chi opera nei Territori I presbiteriani Usa boicottano Israele WASHINGTON — Le organizzazioni ebraiche americane le hanno provate tutte. Appelli, una lettera firmata da 1.700 rabbini in rappresentanza di cinquanta Stati, l’offerta di un incontro con il premier israeliano Bibi Netanyahu. Non è servito. La Chiesa presbiteriana Usa ha deciso di disinvestire i propri fondi da tre grandi società Usa che forniscono materiale usato da Israele nei territori occupati. Una mossa forte: sono circa 21 milioni di dollari garantiti a Motorola, Caterpillar, Hewlett-Packard. Il movimento protestante è arrivato al verdetto dopo discussioni per nulla distese in quanto una parte era contra- eliano; azione per migliorare la vita dei due popoli; impegno a favorire i viaggi verso la Terra Santa. Il voto segue un periodo non facile nelle relazioni con Israele. A parte i tradizionali rapporti tra i protestanti e i palestinesi, ha fatto discutere l’iniziativa dello «Israel/Palestine Mission Network» che ha attaccato i principi del sionismo innescando reazioni dure da parte di Gerusalemme. Poi, con l’avvicinarsi del voto, le comunità ebraiche sono passate all’offensiva cercando di convincere i presbiteriani a cambiare idea. L’attività di lobby — come ha sottolineato il New York Times — si è rivelata in realtà Colonie Un gruppo di coloni. La Chiesa presbiteriana Usa disinvestirà i propri fondi da tre grandi società che forniscono materiale usato nei Territori (Ap) ria. Una spaccatura evidenziata dal voto finale: 310 contro 303. Inevitabile che fosse così, visti la sensibilità del tema e il confronto andato avanti per molto tempo negli Usa ma anche all’estero. In Europa, altre chiese protestanti hanno adottato la stessa iniziativa mentre in America già un paio di anni fa c’era stato un primo tentativo, ma che era poi rientrato. I presbiteriani, convinti che debba essere aperta una breccia che porti finalmente ad un negoziato vero, hanno elaborato la loro posizione fissandola in un documento approvato dall’assemblea. Questi i punti: disinvestimento delle risorse dalle compagnie che di fatto aiutano a mantenere l’occupazione; riconoscimento del diritto di esistere per Israele; soluzione dei due Stati, con quello palestinese al fianco dell’isra- controproducente. La Chiesa protestante ha considerato le pressioni come un’ingerenza grave. Infine la mancanza di aperture da parte di Gerusalemme sulla questione delle colonie in Cisgiordania — il punto cruciale — ha certamente aiutato i fautori di un segnale deciso. «Continuiamo a essere impegnati per Israele e per il suo diritto di esistere, ma siamo preoccupati per l’occupazione e riteniamo che Israele possa fare meglio», ha affermato uno degli esponenti della Chiesa sottolineando l’importanza di una svolta. Che ha mandato su tutte le furie Israele. In un commento affidato a Facebook, l’ambasciata israeliana a Washington è insorta contro il voto dell’assemblea definito «vergognoso». Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Il caso Esteri 21 italia: 51575551575557 «Troppo corto» si sono lamentati i funzionari di Pechino quando hanno visto quello srotolato sotto la scaletta dell’aereo del loro primo ministro Londra, la visita di Li finisce per scivolare sul «tappeto rosso» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Dal punto di vista economico la visita del premier cinese Li Keqiang a Londra è stata un successo completo: ha portato alla firma di accordi per oltre 14 miliardi di sterline (circa 18 miliardi di euro). Ma la grande intesa industrial-commerciale sino-britannica ha rischiato di inciampare nel tappeto rosso che è il simbolo delle accoglienze agli ospiti importanti. Ora che Li è ripartito alla volta della Grecia, dove i cinesi hanno comperato mezzo porto del Pireo e puntano ad acquistare un aeroporto vicino ad Atene, i funzionari di Downing Street hanno rivelato che i delegati del cerimoniale venuti da Pechino hanno protestato per la misura del «red carpet» preparato a Heathrow per il capo del governo della Repubblica popolare. Secon- La regina Il premier Li Keqiang ha preteso anche di essere ricevuto dalla regina. Onore che spetta solo ai capi di Stato do la contestazione il tappeto era tre metri troppo corto. I cinesi hanno osservato che il tappeto srotolato ai piedi della scaletta dell’apparecchio di Air China non era sufficiente per consentire a Li Keqiang di entrare nella sala vip senza posare i piedi sull’asfalto invece che sul soffice manto rosso. Sarebbero mancati tre metri. Protesta ufficiale, dunque, hanno raccontato i funzionari inglesi al Financial Times. La questione è stata presa tanto sul serio da arrivare fino alla scrivania di Ed Llewellyn, capo di gabinetto del premier David Cameron. Non è chiaro però se alla fine il cerimoniale inglese abbia allungato il tappeto rosso. Di sicuro Li Keqiang è stato accontentato in un’altra sua richiesta. Il premier cinese desiderava Investimenti L’accordo Una partnership conveniente per entrambi i Paesi. Il Regno Unito vede affluire denaro fresco per dare fiato alla propria economia, la Cina trova un mercato interessante per i propri investimenti. I capitali di Pechino saranno destinati a progetti che riguardano l’alta velocità ferroviaria e il settore del nucleare civile. Un pacchetto di 14 miliardi di sterline, pari a 17 miliardi di euro. Una trattativa che, rivelano fonti britanniche, si è rivelata comunque non facile nonostante l’interesse di entrambi a concludere l’affare. Gli asiatici si sono rivelati «negoziatori molto duri». Gli acquisti in Grecia Quello di Londra è stato l’inizio di una campagna acquisti europea che porterà i cinesi anche in Grecia. Dove è già stato acquisito mezzo porto del Pireo. Altro investimento riguarderà un aeroporto vicino ad Atene. New Delhi L’India cancella l’inglese dai documenti ufficiali NEW DELHI — Le lingue riconosciute in India sono ventidue. Lo dice la Costituzione. Un pluralismo persino eccessivo, secondo alcuni. Ma a oltre sessant’anni dalla fine della dominazione britannica l’inglese resta ancora la lingua franca di questo immenso Paese. Forse, ancora per poco. Il primo ministro Narendra Modi Narendra Modi, infatti, ha deciso di sostituirlo con l’hindi in tutti i documenti ufficiali. Una scelta dal sapore politico. Forse una «vendetta» contro i media anglofoni che durante la campagna elettorale avrebbero sostenuto il Partito del Congresso, rivale di Modi. La scelta di azzerare l’inglese sarebbe ancora più drastica se, come ha promesso il primo ministro, il prossimo passo fosse di imporre l’uso dell’idioma hindi anche sui social network. La scelta sta già provocando reazioni e polemiche. L’inglese, di fatto, è la lingua ufficiale dell’India. Tutti i funzionari pubblici lo usano da sempre senza percepirlo come un retaggio dell’antica dominazione. Senza tener conto di quello che succederà anche a livello logistico. Il rischio, almeno nei primi tempi, è quello di una paralisi dell’intera macchina burocratica. I funzionari saranno costretti a usare la scrittura devanagari, derivata dall’antico sanscrito. L’iniziativa, secondo le prime anticipazioni, riguarderà solamente alcune zone dell’India settentrionale. Sono già nati gruppi di pressione per costringere Modi a una marcia indietro almeno per quanto riguarda i social network. In altri Paesi dell’ex impero britannico, come il Sudafrica, l’inglese è stato mantenuto come lingua ufficiale, insieme ad altri idiomi. un invito dalla regina: lo voleva tanto da aver minacciato di far saltare la visita se le porte del castello di Windsor, dove Elisabetta trascorre l’estate, non si fossero aperte per lui e la moglie al seguito. Anche questa vicenda è stata rivelata dalla stampa inglese. Il problema qui era che secondo l’etichetta reale, di norma solo i capi di Stato e i sovrani in visita ufficiale ricevono un invito a palazzo: Li Keqiang è solo capo di governo. Ma qui è intervenuto David Cameron che, in nome dei 14 miliardi di sterline di accordi commerciali Londra-Pechino, ha ottenuto l’invito a Windsor per un tè con Elisabetta. D’altra parte la royal family costa cara ai contribuenti britannici e quindi è giusto esibirla per fini di interesse nazionale (la loro agenda ufficiale è decisa dal governo). commentato che «la diplomazia cinese è molto sottile». Il Global Times, giornale in lingua inglese pubblicato dal partito comunista a Pechino, invece ha usato toni da Guerra fredda: in un editoriale ha scritto che «la Cina ha eclissato la Gran Bretagna come superpotenza, anche se alcuni britannici cer- Guerra fredda Toni da Guerra fredda sui giornali cinesi: «Abbiamo eclissato Londra come superpotenza, sono in declino» Gli onori La guardia d’onore accoglie il premier cinese Li accompagnato da Cameron 14 Miliardi La cifra in sterline (l’equivalente di 17 miliardi di euro) dell’accordo industrialcommerciale stipulato tra Londra e Pechino. Gli investimenti cinesi riguardano soprattutto il settore ferroviario e il nucleare civile Alla fine, quella di Li è stata una visita redditizia e soddisfacente per entrambe le parti: i cinesi volevano investire e i britannici sono stati lieti di aprire ai capitali di Pechino i loro progetti di alta velocità ferroviaria e nucleare civile. Ma il quasi incidente del tappeto e l’autoinvito a Windsor hanno creato imbarazzo. Gli inglesi hanno fatto sapere che «i cinesi sono negoziatori molto duri», confermando la doppia impuntatura degli ospiti. L’ambasciatore cinese a Londra ha cano di nascondere il declino dietro la nobiltà». Il giornale comunista ha spiegato che ormai la Cina è molto rilassata nei rapporti con Londra, mentre gli inglesi sognano ancora i vecchi tempi imperiali. C’è qualcosa di vero in questa analisi; ma allora, perché darsi tanto da fare per ottenere un invito per il tè dalla vecchia sovrana e spuntare tre metri di tappeto rosso in più? Guido Santevecchi guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 italia: 51575551575557 23 24 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 25 italia: 51575551575557 # Cronache Perugia Reppucci si difende: volevo solo scuotere le famiglie Droga, frase choc del prefetto «Se la madre non sa si suicidi» Interviene Renzi. Alfano ordina la rimozione ROMA — «Una madre che non si accorge che il figlio si droga ha fallito e deve solo suicidarsi». Il prefetto di Perugia Antonio Reppucci pronuncia la frase-choc davanti alle telecamere, seduto in uno dei saloni della prefettura. Accanto a lui i vertici delle forze dell’ordine, gelati dall’improvvisa presa di posizione del responsabile della sicurezza cittadina. Parole che, 48 ore dopo l’uscita dell’alto funzionario del Viminale, fanno infuriare il premier Matteo Renzi e anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano: il primo chiede chiarimenti su quell’intervento che ha dell’incredibile, il secondo — in serata — annuncia «provvedimenti immediati». «Ho sentito le dichiarazioni del prefetto — lo stronca Alfano —, sono gravi e inaccettabili. Non può restare lì, nè altrove». Il prefetto è rimosso e il presidente del Consiglio ringrazia Alfano su Twitter. La fine di un incarico — di una carriera, almeno a sentire il ministro — cominciato meno di un anno fa. «È stato un gigantesco fraintendimento del senso che volevo dare alle parole: nessuno vuole il suicidio di nessu- Conferenza Il primo a sinistra, il prefetto Antonio Reppucci (Umbria 24) Chi è A Perugia dal 2013 Antonio Reppucci, nato a Palma Campania (Napoli) 62 anni fa prefetto dal 2008, a Perugia dal 2013 no. Volevo solo scuotere», si giustifica Reppucci. Per lui quella frase — e anche altre pronunciate sempre giovedì scorso — «è stata solo un invito a fare squadra, a fare sistema: ho voluto invitare a difendere Perugia. A fare gioco di squadra tutti insieme, con magistratura e forze di polizia che fanno già un lavoro egregio. A loro si devono unire però anche le forze della società civile, compresa la famiglia. Bisogna fare attenzione ai rapporti con i figli, per non sentire dopo il peso di un fallimento». Il video dell’intervento del prefetto è stato divulgato dal- l’emittente Umbria 24 ed è poi rimbalzato sulla Rete, accompagnato da centinaia di commenti critici e arrabbiati dei lettori: quasi tutti hanno chiesto la rimozione di Reppucci. Come ha fatto lo stesso Renzi, «furente» per l’accaduto. Il prefetto, 62 anni, napoletano, proveniente dall’amministrazione civile del ministero dell’Interno (nel 2008 capo di Gabinetto dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, commissario per l’emergenza rifiuti a Napoli, poi prefetto di Cosenza e Catanzaro) era intervenuto in una conferenza stampa organizzata per replicare al reportage sulla droga a Perugia della trasmissione Announo su La7. Reppucci aveva anche spiegato che le forze dell’ordine «non possono fare da badanti e tutori alle famiglie» e che «se avessi un figlio e lo vedessi per strada con la bottiglia in mano, lo prenderei a schiaffi». Toni duri dai quali il procuratore Antimafia perugino, Antonella Duchini, si era subito dissociato: «Le famiglie non devono sentirsi isolate, ma supportate e coinvolte». Rinaldo Frignani © RIPRODUZIONE RISERVATA Il vertice La cittadella di Erbil in Iraq e il Cammino degli Inca tra i beni da tutelare In Laguna Una nave da crociera lungo il Canal Grande a Venezia, all’altezza di piazza San Marco. Il passaggio delle grandi navi ha causato scontri e polemiche (Milestone Media) L’Unesco contro le grandi navi «Pronti a declassare Venezia» Oggi decisione sulle Langhe Diventare sito Unesco è una medaglia che molti vorrebbero appuntarsi. Sia per il riconoscimento in sé — Patrimonio mondiale dell’umanità — sia per l’attrazione (turistica e culturale) che esso genera. Sono ore di attesa in Italia, anzi in Piemonte: oggi a Doha, in Qatar, nel corso del 38° Comitato Unesco, è previsto infatti l’annuncio dell’ingresso nell’esclusivo Club dei «Paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato». Il titolo di Patrimonio mondiale a questo sito sarebbe il cinquantesimo in Italia, e il primo interamente basato sulla cultura del vino e della vite. Da Doha, tuttavia, giunge un’altra notizia, negativa per il nostro Paese. Si tratta della Laguna di Venezia, bella e fragile, squassata in queste settimane dalla gra- ve tempesta giudiziaria sul Mose. Non è chiaro se il pronunciamento che arriva dal Qatar sia legato a questo scandalo, fatto sta che il Consiglio Unesco lancia un ultimatum: «Se l’Italia non risolve i problemi principali che mettono in pericolo la conservazione della Laguna, l’Organizzazione potrebbe decidere di inserire Venezia nella lista dei beni dell’umanità considerati in pericolo». Anticamera della cancellazione del titolo? Comunque, uno smacco per il governo , già alle prese con i guai di Pompei. L’esecutivo — in base alla prescrizione Unesco — dovrà presentare entro il prossimo primo febbraio una relazione sullo stato di conservazione della città e della sua laguna, e quindi redigere entro il primo febbraio 2016 un rappor- to sull’attuazione di quanto indicato nel documento precedente. Pena, la lista nera. La questione più nota riguarda le grandi navi da crociera che in partenza e in arrivo al porto di Venezia transitano lungo il canale della Giudecca, nel centro storico, causando un forte impatto ambientale. L’ultima decisione ha bloccato l’accordo-ponte (i limiti alla stazza delle imbarcazioni), trovato in attesa della soluzione definitiva, cioè la deviazione del per- Superficiale Paolo Costa (Autorità portuale): «È un documento incongruente e superficiale» corso. Si tratta del verdetto di sospensiva del Tar del Veneto (in esame, due ricorsi contrapposti), che ha bocciato la scelta governativa. Punto e a capo, dunque. L’altro problema riguarda le navi petroliere, per le quali c’è in ballo la costruzione di un porto off-shore. Sull’ultimatum Unesco, inutile chiedere lumi al Comune di Venezia, decapitato in seguito all’inchiesta Mose. Interviene Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, che ha visionato il documento di Doha: «È incongruente e superficiale. Fa confusione tra navi da crociera e mercantili. Forse c’è stato un difetto di comunicazione. Di sicuro, alcune note non sono pertinenti e si ha l’impressione che la conoscenza della Laguna e del suo ecosistema sia approssimativa». Infine, nuovi siti Unesco nel mondo. Il Consiglio ha «titolato» la Cittadella di Erbil (Iraq) e il Cammino degli Inca che attraversa l’America del Sud. Marisa Fumagalli © RIPRODUZIONE RISERVATA belvest.com 26 italia: 51575551575557 Assistance Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Cronache 27 italia: 51575551575557 Il concerto evento La difesa del Comune: i Rolling Stones saranno a costo zero La zona proibita Il rock blindato agita Roma «Un eccesso la zona rossa» Piazza del Colosseo 1 Via dei Cerchi Palco dei Rolling Stones 4 Via della Greca Lungotevere Accuse al sindaco per la tariffa di cessione del Circo Massimo ✒ Via di San Gregorio Piazza di Porta Capena 2 I VARCHI DI ACCESSO 1 via dei Cerchi 3 Viale Aventino (via di San Teodoro) 2 via dei Cerchi (piazza di Porta Capena) SE LA STORIA VIENE SVENDUTA A 7.934 EURO 3 viale Aventino 4 via della Greca Piazza Numa Pompilio Piazza Albania (lato Bocca della Verità) di PAOLO CONTI L a cifra tonda è 7.934 euro. Ecco quanto ha incassato il Campidoglio per concedere (leggi: privatizzare) un’area preziosa e delicata come il Circo Massimo per il concerto dei Rolling Stones. Lo ha rivelato ieri Alessandro Capponi nella Cronaca di Roma del Corriere. Il sindaco Ignazio Marino, grande fan dei Rolling, ribatte che l’organizzazione pagherà 90.000 euro per far funzionare la metropolitana fino all’1.30 e per gli straordinari della polizia locale, più altri 75.000 euro per i servizi igienici e sanitari, altri fondi per la pulizia dell’area. In tutto 170.000 euro. Replica ridicola e paradossale: non sono aiuti al Campidoglio, ma doverose voci di spesa. Nessuna Capitale regala servizi a un concerto privato da 70.000 spettatori. Figuriamoci se può farlo Roma, economicamente allo stremo, come ripete sempre Marino. Resta quel bonifico di 7.934, unico beneficio per il Comune: una ingiustificabile e vergognosa svendita di un pezzo del nostro patrimonio archeologico. Domani sarà istruttivo verificare i possibili danni non solo alla cavea ma anche al patrimonio arboreo: pesanti strutture sono state poggiate sulle radici dei vecchi pini vincolati come tutta la zona. Perché forse va chiarito un punto. Un conto è il benemerito intervento dei privati a sostegno del Patrimonio. Altra prospettiva è la colpevole liquidazione per una manciata di euro di un bene che appartiene alla collettività. Non solo ai membri della giunta Marino appassionati di rock. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alla finestra Il chitarrista Ronnie Wood si affaccia con la figlia dalla stanza dell’albergo (Benvegnù-Guaitoli) ROMA — Il rock è blindato. Il concerto dei Rolling Stones, stasera al Circo Massimo, non è solo un incontro con la storia ma anche un groviglio di strade sbarrate, deviazioni, limitazioni, e cambiamenti nel trasporto pubblico intorno alle «sacre rovine». Da questa notte è scattata la «zona rossa» attorno Il blocco Le strade attorno alla spianata sono state totalmente chiuse già dalla notte L’indiscrezione Bruce Springsteen sarebbe in città e potrebbe salire sul palco con la band al Circo Massimo e ai monumenti dell’intera area archeologica all’ombra del Colosseo con la chiusura totale delle strade attorno alla spianata che ospiterà l’evento del quartetto inglese. E nell’area, già parzialmente «off limits» nei giorni scorsi, il traffico ha subito non pochi disagi. Protesta il Codacons perché «i provvedimenti adottati dalla Questura di Roma appaiono eccessivi e soprattutto in vigore con troppo anticipo rispetto l’orario del concerto», dice il presidente Carlo Rienzi. E non si placano nemmeno le polemiche dell’opposizione che attacca il Campidoglio per aver «svenduto» il Circo Massimo, facendo pagare agli organizzatori «appena» 8 mila euro (come da tariffario, oggetto di revisione già da tempo della giunta del sindaco Marino) per l’occupazione del suolo pubblico. Il Comune replica che l’evento sarà completamente a costo zero e i 176 mila euro spesi per i vigili, prolungamento dell’orario della metro B, rifiuti e varie, sono già stati pagati dagli organizzatori. Al di fuori delle polemiche, al riparo nelle lussuose suite del St. Regis, attorniati da una folla di parenti e amici (pare che siano 48 le stanze riservate alla corte rock della band), coccolati e protetti dal personale dell’hotel, i Rolling Stones hanno voglia di divertirsi. Lontano da occhi indiscreti. E si trovano così bene a Roma, che Modena L’Arcigay contesta le «sentinelle» La protesta Carlo Giovanardi (al centro) fotografato da Franco Grillini (Facebook) Da una parte il senatore del Nuovo centrodestra Carlo Giovanardi con le «Sentinelle in piedi», fermi a leggere in silenzio la Bibbia per protestare contro la legge anti-omofobia, che accusano di limitare la libertà di espressione. Dall’altra gli attivisti di Arcigay guidati dal presidente nazionale Flavio Romani, che con le bandiere arcobaleno e la musica a tutto volume inscenano un flash mob ballando «Vogue» di Madonna, per contestare la manifestazione. L’inedito «scontro» tra i due mondi diversissimi per stile e valori è andato in scena ieri a Modena, nella centrale Piazza Grande. Ora Giovanardi accusa Arcigay di aver alimentato con «provocazioni e dileggi» un «clima di aggressione» contro chi come «le 400 sentinelle» di ieri «non si adegua alla ideologia Lgbt» (le Sentinelle in piedi sono un movimento che unisce cattolici e laici contrari ai matrimoni gay). Mentre il presidente dell’Arcigay Romani definisce «surreale» la reazione del senatore «che manifesta contro una legge sui crimini d’odio e poi si scompone per una contestazione». Più aspri i toni del consigliere regionale dell’Emilia Romagna e storico esponente del movimento gay Franco Grillini (Idv), che pubblica su Facebook una foto di Giovanardi e accusa: «Non fare il furbo vi abbiamo contati ed eravate sui 200». © RIPRODUZIONE RISERVATA hanno deciso di godersela anche domani. Mistero intorno a Jagger, il cui flirt con la modella Melanie Hamrick, a soli tre mesi dal suicidio della compagna L’Wren Scott, ha scatenato non poche critiche. Fino a ieri sera era l’unico a non essersi mai mostrato. In compenso si è lasciata ammirare sua figlia, Georgia May Ayeesha, 22 anni, topmodel come la mamma Jerry Hall. Ronnie Wood si è dimostrato il più disponibile, dalla finestra CORRIERE DELLA SERA della sua stanza si è affacciata anche la figlia Leah, 35 anni. Nel pomeriggio, Ronnie (il più giovane degli Stones con i suoi 67 anni) ha chiesto e ottenuto di visitare il Colosseo. Il batterista Charlie Watts è stato il primo ad abbandonare l’hotel in macchina, senza un sorriso o una parola. Keith Richards, bandana d’ordinanza in testa, si è concesso alla folla, uscendo sul balcone mandando il traffico in tilt. La rete si è scatenata con foto e commenti. Il più diver- tente: «C’ha più rughe Keith Richards che crepe il Colosseo». E su twitter gli Stones hanno postato un’immagine del Circo Massimo che fu, con la linguaccia rossa, il marchio di fabbrica degli Stones, adagiata per terra. La band prepara la scaletta del concerto e chiede alle persone di votare sul social quale canzone vogliono ascoltare stasera. È un giochetto che si ripete in ogni città toccata dal tour «14 on fire». Ma piace molto ai fan e dunque questa volta la scelta è fra «Respectable», « Loving Cup», «If You Can’t Rock Me», «When The Whip Comes Down», «Ain’t Too Proud To Beg», «Sweet Virginia». Intanto, fra le indiscrezioni, ce n’è una che ha già fatto il giro della rete: Bruce Springsteen sarebbe stato avvistato in città e non è escluso che salga sul palco del Circo Massimo, come del resto ha già fatto a Lisbona, il 29 maggio. Sandra Cesarale © RIPRODUZIONE RISERVATA 1SHIVRE SJJIVXE %PP -RGPYWMZI RIP TEVGS REXYVEPI HM 9KIRXS (MVIXXEQIRXI WYP QEVI 6IPE\ WSXXS KPM EPFIVM HqYPMZS -FIVSXIP 7TE SEWM HM FIRIWWIVI -P TMÖ KVERHI TEIWEKKMS HM TMWGMRI HIP 7YH -XEPME 'SQJSVX I VIPE\ RIPPE XVERUYMPPMX½ HIPPE RSWXVE TMRIXE EXXMZMX½ %PP -RGPYWMZI TIV EHYPXM I FEQFMRM 4IVGSVWM EZZIRXYVE WYKPM EPFIVM (VEKSR &SEXW )GS +SPJ %GEHIQ] %HZIRXYVI +SPJ 4VSKVEQQE %RXMWXVIWW 4IVWSREPM^^EXS ,GHDOH SHU HYHQWL PHHWLQJV LQFHQWLYHV H WHDP EXLOGLQJ <RXU H[FOXVLYH DOO LQFOXVLYH DQWLVWUHVV UHVRUW LQ 6DOHQWR &RQWDWWDWHFL SHU OD YRVWUD RIIHUWD SHUVRQDOL]]DWD ZZZLEHURWHODSXOLDFRP -FIVSXIP %TYPME :ME :MGMREPI *SRXERIPPI 1EVMRE HM 9KIRXS 0) 8 * IQEMP MRJS$MFIVSXIPETYPMEGSQ 28 Cronache Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il personaggio L’americana Stephanie Kwolek si è spenta a 90 anni. Nel 1965 creò in laboratorio la sostanza cinque volte più forte dell’acciaio La signora del kevlar Con la sua super fibra zittì i colleghi scettici Pioniera della chimica, ha firmato 16 brevetti di ANNA MELDOLESI Gli oggetti Giubbotto antiproiettile Elmetto militare Pneumatici da Formula 1 I l kevlar è cinque volte più forte dell’acciaio. Ma Stephanie Kwolek era forte quanto e più del kevlar. Ieri la notizia della morte della scienziata novantenne ha fatto il giro del mondo, ma la sua invenzione è destinata a restare con noi ancora a lungo. Pneumatici, guanti da lavoro, caschi per pompieri e soldati, componenti per aerei e barche, cavi per fibre ottiche, attrezzature per sport estremi. Sono solo alcuni dei prodotti che Stephanie ha contribuito a migliorare lavorando per l’industria chimica DuPont. Senza il suo polimero super-versatile e ultra-resistente, probabilmente, la modernità dell’America, e dunque anche la nostra, non sarebbe stata la stessa. La storia del kevlar è una sfida agli stereotipi. La chimica è pericolosa e cattiva, pensano in tanti, ma i giubbotti antiproiettile di kevlar hanno salvato la vita a migliaia di persone. I grandi inventori sono uomini, si tende a credere, ma l’inventrice del kevlar è una donna di origini polacche, che da bambina sognava di fare la stilista. Al tempo stesso il nome del marchio è una clamorosa conferma di quanto pesino i luoghi comuni sul maschile e il femminile. Inizialmente l’avevano chiamata Fibra B. Poi la scelta finale è toccata a un gruppo di impiegati: la forza è una qualità che di solito viene associata agli uomini e kevlar aveva un suono virile. Quanto possa essere dura la vita per [-CO-C6H4-CO-NH-C6H4-NH-]n le donne Stephanie lo capisce all’età di dieci anni, quando la madre vedova va a lavorare in fabbrica e a lei tocca accudire il fratellino. Da ragazza vuole fare il medico ma non può permettersi tanti anni di studio, perciò rimane fedele alla prima scienza amata a scuola. La chimica. «Sono entrata nella forza lavoro nel 1946, quando di donne ce n’erano poche», ha raccontato. Quelle poche prendevano i posti lasciati vuoti dagli uomini che erano andati in guerra, ma lavoravano in condizioni difficili. «Alcune resistevano poco. Io no, sono testarda». Quando si presenta per un colloquio alla DuPont le ripetono la frase di rito: fra qualche settimana le faremo sapere. «Ho deciso di essere audace. Ho detto che volevo saperlo subito, perché dovevo valutare altre offerte». Viene assunta e impara a creare quelle lunghe molecole che servono a fabbricare la plastica e i tessuti sintetici come il nylon. Ne servono di nuove, resistenti a calore e trazione, leggere per risparmiare energia. La ricercatrice passa le giornate a combinare sostanze, a fonderle, a trafilarle. Ma un giorno memorabile, nel gennaio del 1965, trova un polimero che non vuole saperne di fondere. Identifica un solvente capace di scioglierlo ma la soluzione appare diversa da tutte quelle viste finora. Non è densa e traslucida, ma acquosa e torbida. «Filarla sarà impossi- bile», sentenzia il collega addetto all’operazione. Lei però insiste fino ad avere la meglio. Il kevlar è nato e con esso una nuova classe di sostanze. «Sono stata fortunata e c’è stato un buon lavoro di squadra», dichiarerà in seguito mostrandosi fin troppo modesta. Kwolek comunque aspetta a dare l’annuncio, Versatile e sicuro Dai guanti da lavoro ai pezzi per gli aerei, il materiale ha contribuito a migliorare la sicurezza e a salvare molte vite prova e riprova, non vuole sbagliare. Ma è tutto vero: ha inventato una fibra dalle proprietà straordinarie. Sette strati pesano poco più di un chilo ma possono fermare un proiettile calibro 38 sparato da una distanza di tre metri. Prima di andarsene Stephanie ha fatto in tempo a ottenere sedici brevetti rinunciando ai rispettivi guadagni, si è fatta portavoce delle battaglie delle donne nel mondo della scienza e ha vinto molti premi prestigiosi. Quello della American Chemical Society ha le motivazioni più belle: «La sua ricerca ha contribuito alla prosperità materiale e alla felicità della gente». @annameldolesi © RIPRODUZIONE RISERVATA RIVIERA DI COMACCHIO CESENATICO RIMINI MISANO ADRIATICO LIDO DELLE NAZIONI venerdì 4 luglio venerdì 4 luglio sabato 28 giugno venerdì 4 luglio RADIO BRUNO ESTATE ARISA ALEX BRITTI PAOLO BELLI & BIG BAND NOMADI FRANKIE HI-NGR MC ROCCO HUNT MOLO STREET PARADE Dj set & sardoncino ANDREA MINGARDI JOE DI BRUTTO giovedì 3 luglio da Percuotere la Mente BAUSTELLE (ingresso a pagamento) CATTOLICA LUCA CARBONI in FISICO & POLITICO TOUR Condurranno la serata i DJ di RADIO 105 sabato 5 luglio MODENA CITY RAMBLERS in VENTI Condurranno la serata i DJ di RADIO 105 special guest DJ ONE venerdì 4 luglio NEGRAMARO (ingresso a pagamento) MOSTRE, SUONI, VISUAL DJ SET e MUSICA LIVE, DJ di RADIO 105 IN CONTEMPORANEA SU TUTTA LA COSTA GRANDE SPETTACOLO DI FUOCHI D’ARTIFICIO venerdì 4 luglio venerdì 4 luglio dal Ravenna Festival MIRKO CASADEI e ORCHESTRA SPETTACOLO CASADEI FOLEYMANDALA Dj set di CLAUDIO COCCOLUTO con MATTEO SCAIOLI e DAVID LOOM SAN MAURO MARE sabato 5 luglio venerdì 4 luglio LA PASSIONE LETTERARIA A RAVENNA: PAOLO E FRANCESCA, TERESA E GEORGE sabato 5 luglio RICCIONE IVANA SPAGNA giovedì 3 luglio venerdì 4 luglio sabato 5 luglio ore 5.00 PEPPE SERVILLO & SOLIS STRING QUARTET in SPASSIUNATAMENTE FIORDALISO SPECIALE CINÈ con CIAK D’ORO venerdì 4 luglio BELLARIA IGEA MARINA sabato 5 luglio ITALIAN PASSION FRANCESCA DA RIMINI, PASSIONE E NOSTALGIA RAVENNA CERVIA MILANO MARITTIMA venerdì 4 luglio UMBERTO SMAILA E LA SUA BAND ELISA venerdì 4 - sabato 5 - domenica 6 luglio GATTEO A MARE Formula chimica A sinistra, la formula del kevlar; sopra, Kwolek WELLDANCE con RAFFAELE PAGANINI e ANNAROSA PETRI BEACH PARTY LA NOTTE ROSA DEI BAMBINI venerdì 4 luglio 2° PREMIO SPORT IN ROSA IL MONDO DI PIMPA FESTIVAL DEL SOLE sabato 5 luglio sabato 5 luglio sabato 5 luglio CANAL LATINO NOTTE ROSA WINX FRANCESCO RENGA CON IL SOSTEGNO DI venerdì 4 luglio ore 24.00 Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Cronache 29 italia: 51575551575557 L’inchiesta/ Il tempo delle donne Parità e diritti La quota delle neomamme che si licenziano è cresciuta di 4 punti in 7 anni LEVA FISCALE, ORARI, RUOLI FLESSIBILI UN’AGENDA PER LE DONNE ITALIANE La nuova mappa del potere e i vecchi problemi non risolti di LA 27ORA una salita non breve: servono misure d’urto per scardinare le resistenze nel lavoro, nelle istituzioni, nel sistema dei talenti e dei meriti. Questa agenda per le donne, e per la società intera, deve aprirsi subito. Per non tradire chi comincia a immaginarsi in un futuro prossimo di possibilità, per chi quelle possibilità non riesce a intravedere. L’innovazione del lavoro e nel lavoro è il primo punto. Orari ripensati, rotazione delle mansioni, valutazione dei progetti realizzati e non dei tempi lunghi in ufficio possono dare una prima spallata. Con il coinvolgimento di sindacati e associazioni delle imprese, la flessibilità è fondamentale perché scatti un cambio di organizzazione che liberi risorse e motivazioni personali. Ed è inutile ragionare di oc- SEGUE DALLA PRIMA E ancora: le manager nominate ai vertici delle società quotate in Borsa, le alte funzionarie di alcune aziende pubbliche strategiche, le 5 rettrici (su 78, pochissime) alla guida di università influenti. La svolta c’è. È in corso. Ma è a questo punto che vogliamo chiederci: lungo le direttrici di questa svolta ritroveremo anche le nostre strade comuni? Questa mappa è, o promette di essere presto, lo specchio di un cambiamento diffuso e coerente? La realtà è che non ci sono ancora le condizioni per una vita quotidiana equa, con opportunità e responsabilità in equilibrio tra donne e uomini in tutti i campi, pubblici e privati. Anzi. Ci sono molti dati e statistiche e numeri che potrebbero essere qui considerati per raccontare come stiamo veramente. Prendiamone uno solo: la quota delle madri che ha lasciato il lavoro dopo la nascita di un figlio non è affatto diminuita. Al contrario, è balzata dal 18,4% nel 2005 al 22,3% nel 2012, percentuale molto superiore alla media euro- Gli appuntamenti Incontriamoci sul web e sul giornale Le novità La rotta è ormai cambiata: lo dimostra il numero mai raggiunto in passato di ministre, deputate e manager di Stato pea. Questo vuol dire che resta moltissimo da fare e rivela quanto sarà fondamentale, in questa fase critica, il ruolo di chi è invece riuscita a rompere il soffitto di cristallo nazionale. E dunque il valore della crescita femminile va difeso da alcune insidie, magari invisibili. Prima fra tutte il rischio di un’omologazione strisciante, o anche immediata, rispetto a chi ha avuto il controllo esclusivo del potere per secoli. Le donne, anche perché in forte minoranza e di conseguenza sotto osservazione speciale, finiscono a volte per assorbire i difetti dei vertici tradizionali: vengono cooptate nei nuovi ruoli e si uniformano alla classe dirigente preesistente. Non rompono gli schemi organizzativi, non cambiano il linguaggio, non innestano un’identità e un’energia proprie. Il paradosso è che, attraverso questa complicità più o meno consapevole, il potere maschile si «rige- nera». Grazie al cambio di genere. Una seconda questione è in gioco tra le donne stesse. In questo caso, l’insidia arriva da quante «ce l’hanno fatta»: insieme vanno ad affollare una vetrina — molto esposta — che sembra comunicare alle altre donne, e agli uomini, una situazione di parità ormai raggiunta se non sorpassata. Chi non è in ascesa, chi non riesce a tenere insieme vita familiare e professionale, si sente a torto sbagliata e resta ai margini: teme — o viene accusata — di non essere abbastanza preparata e audace. Come se il successo di poche costituisse la prova che adesso tutto è possibile, se solo si hanno riflessi pronti e una giusta ambizione... La riuscita di alcune donne sarà sì una leva sociale determinante, ma soltanto se aprirà a scelte libere — di fare o non fare carriera, di fare o non fare figli — e se saprà accelerare mutamenti positivi per tutte in mondi anche distanti. Siamo a un tornante risolutivo quanto pericoloso di Il blog «La27ora» (27esimaora.corriere .it) darà vita nelle prossime settimane a un’inchiesta a puntate — che troverete sulle pagine, nel sito, nei social network legati a Corriere — dedicata alle donne e al loro potere di contribuire a un cambiamento nel Paese. Cercheremo di rispondere ad alcune domande: la nuova mappa di influenza che si va disegnando è lo specchio di mutamenti coerenti e diffusi o è solo una vetrina? Le donne sono portatrici di un’energia e di un’identità capaci di trasformare la classe dirigente? E quali sono i passi, le riforme più urgenti per far sì che tutti, donne e uomini insieme, siano più liberi di trovare nuovi equilibri tra opportunità e responsabilità? Il nostro obiettivo è incontrare alcune delle donne che hanno assunto incarichi strategici e nello stesso tempo affrontare temi anche distanti ma fondamentali nelle nostre giornate. Parleremo di lavoro e stipendi, di sessualità, di scuola e formazione delle bambine, di tecnologia e nuove famiglie. Troverete ogni contributo nel blog dove saremo felici di accogliere le vostre storie e idee, i vostri suggerimenti e le vostre critiche. L’inchiesta verrà realizzata con il contributo di tutte le redazioni del Corriere della Sera e potrete seguirla su Twitter seguendo l’#tempodelledonne. cupazione femminile finché il guadagno di una donna resterà in competizione con i costi di cura della casa, dei figli, dei genitori anziani. In questo passaggio, la leva fiscale è irrinunciabile. Sostituire la detrazione per il coniuge a carico — ormai si sa: è un disincentivo all’impiego femminile — con la deducibilità dei costi di cura sostenuti dalle famiglie renderebbe finalmente conveniente mantenere quel secondo stipendio. Flessibilità, riforma del Fisco, educazione. Il divario tra studenti e studentesse è stato colmato, ma le bambine continuano a seguire percorsi scolastici influenzati da modelli culturali ancorati alle previsioni di genere. Le ragazze vanno invece incoraggiate a esplorare anche spazi ritenuti «maschili»: come quelli delle materie STEM (Science, Technology, Engineering, La vita di tutti i giorni L’obiettivo non è dare un vantaggio alle donne ma liberare tutti, anche gli uomini, da ruoli incatenanti e noiosi Math) che portano a professioni nella scienza, nella tecnologia, nell’ingegneria o nella matematica. Professioni che garantiranno maggiori chances di impiego, di crescita, di indipendenza economica a lungo nel tempo. La rotta si sta invertendo ai vertici. Nuove politiche sociali e per il lavoro sosterranno la navigazione. Ma si avvicina un giro di boa coraggioso che tocca direttamente alle donne: nella ricerca di nuovi equilibri, pubblici e privati, ci sono stereotipi da smontare a favore degli uomini per rivoluzionare il loro ruolo nelle famiglie. Soprattutto come padri. È compito anche delle donne ripensare un’idea antica di virilità schiacciata su forza e protezione e infallibilità. Davvero la libertà è partecipazione: ma per tutti. Per le donne e per gli uomini, insieme, fuori e dentro casa. © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Cronache Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Pieghe di Gian Luigi Paracchini È la Besana, ma sembra il Bois de Boulogne Già ci sono i continui ingrati confronti con Parigi a intristire Milano e il suo sistema-moda. Ci voleva pure Firenze che in questa edizione di Pitti ha riversato una tale valanga d’appuntamenti collaterali da incantare i visitatori stranieri. Che il calendario milanese venga quindi varato da Corneliani negli spazi aperti della tardo-barocca Rotonda della Besana con una sfilata che è anche déjeuner sur l’herbe, suona (e canta) come uno squillo d’orgoglio. In pedana il cantautore pianista Raphael Gualazzi, coreografia con grandi palloni bianchi sospesi in aria e lungo i prati tavolini accessoriati di ventagli, cestini carichi di brioches alle mandorle, petite pâtisserie. C’è il problema di quantificare quante calorie esprima il cestino, operazione ingrata e penalizzante per gran parte del gentile ma inappetente pubblico modaiolo, però la suggestione e il sole a palla aiutano ad astrarsi: non pare davvero d’essere al Bois de Boulogne? Se poi la collezione contiene sprazzi d’ispirazione bohémien, beh il gioco è fatto. La camiseta roja Certo è una coincidenza perché gli stilisti, ancorché lungimiranti, non possono leggere nella sfera di cristallo. Ma consideriamo gli ultimi giorni di cronaca (storia) spagnola. Juan Carlos di Borbone, quasi con sollievo, molla la corona al figliolo Felipe e, dati gli umori degli spagnoli, qualche osservatore subito osserva come i tempi della Repubblica siano sempre più vicini e che il neore potrebbe addirittura essere l’ultimo della dinastia. Ma ancora più traumatica risulta senz’altro la disfatta calcistica degli eroi in camiseta roja, la nazionale spagnola Les Hommes Colore che dopo aver vinto tutto negli ultimi anni, viene eliminata al primo turno dei mondiali brasiliani. Ecco perché la collezione di Dolce e Gabbana, un inno al torero (più che alla corrida) e alla camiseta roja (tramutata in vestito) sembra avere un gusto consolatorio: chi s’ispira alla Sicilia e al Mediterraneo non può che avere un occhio di riguardo per questi parenti alla lontana. Seduttori in salvietta Le vie della seduzione sono infinite ma sembrano trovare sempre nuove applicazioni. Sulla passerella di Versace compaiono giovanotti in costume/mutande che si coprono, o fingono di coprirsi, con morbide spugne e perfino con lenzuola. Sarebbe questo il nuovo modo d’impressionare una possibile fidanzata? Può darsi, ma il reale scopo della disinvolta tenuta è quella di mostrare le ultime novità della collezione Versace per la casa. Come conferma qualche modello con zaino carico di piatti e altre suppellettili. Seduttori civettuoli? No, ragazzi che pensano a mettere su casa. MILANOMODAUOMO italia: 51575551575557 l messaggio è forte e chiaro: l’eleganza, la tradizione, il sartoriale non significano soltanto completi precisi, gessati o grisaglie, ma possono anche essere un paio di bermuda morbide o una semplice t-shirt oversize o una giacca di organza ricamata di passamaneria. Poi la Spagna, i tori e le madonne e il rosso ben vengano, per carità, per attirare l’attenzione, ma sono il tramite. Dolce e Gabbana questa strada hanno deciso di percorrerla da un po’: forte apparenza e grande sostanza. Non sempre però la via è facile: il rischio è che lo spettacolo distragga l’attenzione e non tutti hanno l’opportunità di toccare e rigirare un capo dopo l’altro per comprenderne il lavoro e l’innovazione che, nel caso, è anche identità, altra parola a cui i due stilisti tengono. Detto questo, entrino nell’arena i toreri e i picadores e banderilleros: pantaloni corti che inguainano le gambe e piccoli bolerini-giacchina ricamati. Le note della Carmen a sottolineare il clima: olè! Capelli impomatati e riccioli arroganti, spesso (e volentieri) la canotta di rete o a coste a enfatizzare l’iconica mascolinità. I completi di grisaglia hanno l’ombreggiatura di ricami stampati; ci sono la giacca di organza ricamata passamaneria o quella con i revers a contrasto; pantaloni asciutti lunghezza da arena. Cuori votivi e madonne e tori furibondi sulle t-shirt XXXL che saranno il simbolo dell’estate 2015 di Dolce e Gabbana come certe felpe con cappuccio di mikado o le sneaker babbucce. Fresco di lana, più che cotoni. Completi a tre pezzi con il nuovo gilet molto scollato: damaschi e ricami di passamaneria alla maniera spagnola. Dal mondo del flamenco i pois: sciccosissima alternati- Sangue va ai più eccentrici ricami. Colori scuri ma soprattutto rosso, in ogni sua sfumatura, nel gran finale, in ogni possibile variazione di giacca. Spostare i confini un po’ più in là. Questa sembra la sfida della moda maschile perché l’eleganza non si riduca ai soliti termini. Stefano Pilati per Ermenegildo Zegna usa paralleli «colti», scomoda l’architettura e lo spazio per raccontare di silhouette e volumi, di linee e componenti, di pieni e vuoti. Lo scheletro di un edificio, sotto il cielo azzurro di un’isola greca è l’inizio del viaggio dello stilista alla ricerca dell’eleganza perfetta e moderna. «Che sia forse distruzione e ricostruzione, come lo scheletro di quella casa?», si chiede Pilati. La materia prima per intervenire non manca certo in Zegna: nuovi cashmere double, lini, sete, jacquard, matelassé, gessati e maglie che lo stilista taglia non sbagliando mai una caduta: giacche (anche particolarmente lunghe), cappotti (come vestaglie), blouson (precisi), bermuda (over), pantaloni (con risvolto sino a metà polpaccio) e persino e arena una semplice t-shirt che termina come una canotta. Grosse bretelle e sneaker senza lacci. Sandali francescani e calzerotti. Il gioco di luci firmato dal light designer AJ Weissbard sottolinea, se mai ce ne fosse bisogno, l’indiscutibile contemporaneità del progetto tutto. Ognuno a modo suo, ed è giusto che sia così. Per Donatella Versace la modernità non è certo, per Dna, la sobrietà. Tutto e tanto a sottolineare una mascolinità prorompente e sfacciata, da una parte; ma pure romantica e ironica dall’altra. Cuba e antica Roma. Libertà e radici. Catenone al collo e t-shirt di rete, certo. Completi di pelle tutti un laccio sui fianchi e bomber di nappa con stampa discoboli. Ma anche giacca e braghe di crepe di chine rosa o azzurro, jeans ricamati e braghetta da mare indossati con asciugamano o lenzuolo a mo’ di antico romano. Il riassunto più riuscito? Il nuovo smoking: giacca bianca e pantalone nero tre quarti. È breakfast in giardino da Corneliani. Atmosfera rilassata e minimale, fatta per giovanotti sofisticati che ricercano qualità e sobrietà. Colori pallidi in principio, poi carta da zucchero, salvia e nero, nel finale. Camicie senza colletto, giacche di jersey di lino, pull di rete, pantaloni un po’ più corti, cardigan con cappuccio, giubbotti di pelle da guanto, parka anti tutto e polo, a manica corta. E ciabatte, monastiche. «Free elegance», scrive Ennio Capasa presentando la sua Costume National e chiama a raccolta le ispirazione di sempre: dai Rolling Stone a David Bowie. Ancora? «Solo un cenno perché il loro fu un cambiamento epocale e oggi abbiamo bisogno di quell’energia per fare altrettanto». Lo stilista assicura che nel STILI A CONFRONTO © RIPRODUZIONE RISERVATA I L’uscita finale di Dolce e Gabbana Sotto, il dettaglio di una camicia Corneliani Giacche di jersey di lino Christian Pellizzari Piedi nudi e bomber jacquard MSGM Le t-shirt di popeline lavorate a intarsio Andrea Pompilio La camicia da bravo ragazzo ha gli oblò John Varvatos Il rock lascia spazio all’anima romantica Philipp Plein Stemmi d’oro e teschi su abiti e maglie Neil Barrett Bomber di pelle «alleggerita» e chiodo di jersey Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 mondo c’è tanta voglia di moda italiana: «Diamoci da fare: innoviamo nella tradizione», dice. E fa: tagli al laser e cuciture (o anche no) all’avanguardia. Attitudine Seventy: pantaloni a vita alta e ampi sul fondo, camicia scivolosa, polo a manica corta, giacca slim e lunga, biker, giubbotti, jeans skinny tutti un laccio. Blocchi di colore, anche a completo (arancio, viola, azzurro). Punte di femminilità non previste, però. Tante belle cose dal nuovo che avanza. Andrea Pompilio su tutti con il suo ragazzo che ruba al guardaroba del padre i classici sartoriali (dalla camicia bianca, al trench, alla giacca ai pantaloni) e li «customizza» alla maniera che dice lui: buca, martella, ricama, mette borchie e taglia. Massimo Giorgetti invece a questo giro si è un po’ troppo complicato la vita: premette di aver voluto fare crescere il suo ragazzo Msgm ma il mix arte (Boetti) e subculture (grunge, teddy boy) e sportwear manda in tilt l’occhio. Bel lavoro sui tessuti e sui maschili classici (fresco di lana) trasportati nello street style: bermuda e tshirt. Interessante l’ospite al teatrino di Armani, quel Christian Pellizzari da Asolo che, all’esordio, sa il fatto suo più di tanti altri: omaggia lo stilista-re rielaborando la figura del playboy di American Gigolò in chiave sportiva e tira fuori completi di cotone e bomber a pois e jacquard screziati. Neil Barrett cerca e trova le sue strutture senza peso: t-shirt ma anche chiodi o bomber in jersey tecnici leggerissimi. Mentre da Philippe Plein è water world: dai pantaloni scuba, alle giacche da yacht, ai jeans da naufrago alle scarpe da vela in pitone. Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA la festa è F A S H I ON Emily Ratajkowski una e trina Manager e stilisti, al party in giardino per Rosita Presentazioni Tornano i calzettoni da portare con il bermuda L’eleganza senza sforzo di un abito grigio in jersey Da Hogan a Trussardi, il nuovo formale rilassato COSTUME NATIONAL ERMENEGILDO ZEGNA C’ Gioca con i volumi l’intellettuale di Ermenegildo Zegna Versace ruba i colori a Cuba: il nuovo smoking ha i pantaloni a tre quarti Ispirazione Rolling Stones per Costume National è un bel fermento in città. «Mai vista tanta gente per la settimana della moda maschile», commentano i tassisti. Quello più corteggiato è il giovane uomo, il 25/35enne preparato per quanto riguarda lo stile che può anche permettersi di vestire in modo eccentrico. Un po’ lo stesso piacere che provavano le giovani donne negli Anni 80, momento di massimo splendore della moda. Anni cui si è ispirato anche Simon Holloway, designer per Hogan, che da due stagioni presenta il prêt-à-porter completo. Ma anche le presentazioni devono incantare. Sorprendere. I modelli arrivano su un prato verde come fossero appena usciti dall’aula di un campus americano, perché lo stile è Preppy League. Stampato in sovraimpressione (con il silicone all’interno) sulle felpe in cashmere c’è il 1986 «L’anno di nascita delle Traditional in canvas e caucciù che lanciarono la griffe delle sneaker urbane. «La collezione è un mix tra artigianalità — lo spirito del brand marchigiano — e innovazione», racconta il designer inglese (in bianco totale, giacca in cotone e jeans) facendo una efficace sintesi di quello che il giovane uomo di tutto il mondo cerca — e a quanto pare trova — nella moda italiana contemporanea. «Well done», commenta una giornalista inglese. Gli abiti in jersey o nei tessuti delle t-shirt enfatizzano il corpo dei modelli con il fisico da giocatori di cricket (sport a cui Holloway dice di essersi ispirato). Anche il chino è in jersey abbinato sempre a giacche bomber in stile campus. La cravatta — se c’è — oggi è portata tono su tono e sembra quasi un patchwork. E la bella sorpresa è che l’uomo torna a indossare i calzettoni, blu royal (un po’ scesi) pendant con il bermuda e anche bianchi (stesi) sotto il pantalone scozzese. La sfida però era rinnovare la sneaker Abbinamenti La sneaker classica si alleggerisce anche grazie a materiali innovativi, come il suede abbinato a pelle e nylin che ha aperto le porte degli uffici ai professionisti. Come? «Alleggerendola ulteriormente e aggiungendo materiali innovativi come il suede stampato jersey abbinato a pelle e nylon», osserva il presidente del marchio Andrea Della Valle. Nella moda uomo si è tornato a parlare di mascolinità. Gaia Trussardi, cantante mancata in nome della moda, s’ispira all’eleganza virile degli zootie, i musicisti neri degli Anni 30 e 40 che dribblare le zanzare c’erano autorità politiche e della moda (il sindaco Pisapia, Jane Reeve, Mario Boselli, Beppe Modenese), stilisti (Massimiliano Giornetti, Silvia Venturini Fendi, Brendan Mullane, Kean Etro, Sara Battaglia, Aquilano & Rimondi, John Varvatos, Gaia Trussardi), e manager (Patrizio di Marco, Michele Norsa, Elisabetta Canali, Anna e Gildo Zegna, Maurizio Cor- N el campo della moda italiana, cioè del tessile italiano, che è la seconda industria del Paese, poche persone hanno fatto più di Rosita Missoni. Eppure, incredibilmente, la signora Missoni è stata nominata soltanto il mese scorso Cavaliere del lavoro: per festeggiarla, la Camera della Moda ha organizzato l’altra sera alla Società del giardino un ricevimento. A usavano i loro vestiti eccessivi — i pantaloni a vita altissima e le maniche troppo lunghe — per ribellarsi a proibizionismo e razzismo. Il nuovo vestito formale rilassato è in jersey, i pantaloni hanno tre pinces (rieccole). Torna il doppiopetto (anche nei tessuti rustici delle stuoie) e anche il gilet. Il gessato ispirato a quello di Seydou Keita è portato in maniera divertente: con il gilet, e le giacche un po’ a scatola. Sempre indossato con le polo fantasia a contrasto. Gli spolverini hanno revers e polsini come le giacche. I modelli in piedi nei loro set ricreati al Trussardi piazza Scala hanno l’aria dinoccolata dei musicisti di swing e jazz. Vestono di grigio chiaro, sabbia, blu e nero con tocchi di rosso. «Eleganza senza sforzo», sintetizza Gaia. «Anche il denim rientra nel classico lussuoso — spiega — non lavato, duro, cimosato, stile divisa da lavoro» (molto celebrata da tutti gli stilisti). La borsa da viaggio è uno zaino grande in pelle con zippone di plastica riprese dalle borse tecnologiche dei primi Anni 90. «Il cliente finale è cambiato» conclude la designer. «L’uomo vuole giocare, anche dentro la crisi. È consapevole, sceglie il suo marchio. E lo promuove. I giovani uomini lanciano le mode e tutti gli altri la seguono». Maria Teresa Veneziani © RIPRODUZIONE RISERVATA VERSACE Dolce e Gabbana costruiscono sul colore rosso e sulle immagini di tori e corride una collezione molto sartoriale Per la prossima estate completi a tre pezzi con il nuovo gilet scollato, mentre il fresco di lana batte il cotone Cronache 31 italia: 51575551575557 Sorrisi Qui a sinistra, i gemelli Dean & Dan Caten con Giuseppe Maggio a Ceresio 7, il locale sulla terrazza della loro sede milanese. Qui sopra, Emily Ratajkowski da Yamamay. A destra, Rosita e Angela Missoni alla Società del giardino. neliani, Remo Ruffini, Umberto Angeloni). Sempre l’altra sera, il benvenuto di Dsquared2 tra le piscine di Ceresio 7: musica del dj Stefano Fontana «Stylophonic», tra gli ospiti l’attore Giuseppe Maggio. Negli Anni 90, tra le modelle, il titolo di «The Body», il corpo, spettava di diritto a Elle McPherson. Al momento, la lotta per il titolo 2014 è tra l’americana Kate Upton, bionda e solare, e l’inglese Emily Ratajkowski, bruna e disinvolta. Protagonista — in topless — del video di Pharrell Williams e Robin Thicke, «Blurred Lines», tra gli interpreti del nuovo thriller con Ben Affleck, «Gone Girl», Emily è stata scelta da Yamamay come protagonista della campagna per la nuova collezione autunno-inverno. In questi giorni Emily è a Milano per le sfilate maschili: tra una passeggiata in centro, una foto al negozio Yamamay, e un’apparizione in prima fila alla sfilata Dolce e Gabbana in abito floreale della casa, la modella è andata ieri sera anche alla festa di GQ americano al Ceresio 7, organizzata dal direttore Jim Nelson e dal publisher Chris Mitchell. © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 33 italia: 51575551575557 Economia CorrierEconomia RISPARMIO, ECCO LE STRATEGIE PER GESTIRE L’ALIQUOTA AL 26% S ta per andare in scena il secondo atto della riforma della tassazione delle rendite e delle plusvalenze finanziarie. Dal primo di luglio prossimo, infatti, l’aliquota per interessi e dividendi, oltre che sui guadagni in conto capitale realizzati con azioni, obbligazioni e fondi comuni, passa dal 20% alla nuova soglia del 26%. Due anni e mezzo fa era salita dal 12,5% al 20% attuale. In entrambe le tornate la tassazione dei titoli di Stato, Bot, Btp, Cct, Ctz, delle emissioni di organismi sovrannazionali, come Bei e World Bank, e dei bond dei Paesi fiscalmente «virutosi», tra cui i principali emittenti governativi europei e gli Stati Uniti, è rimasta invariata al 12,5%. Un trattamento di favore che produce effetti sulle scelte e sulle convenienze di portafoglio, oppure un elemento secondario che non va a incidere sulla composizione degli investimenti delle famiglie? A questo interrogativo darà risposta «CorrierEconomia», l’inserto economico venduto in allegato con il «Corriere» in edicola domani. Oltre alla valutazione dell’influenza che la nuova aliquota fiscale ha sulla convenienza a detenere determinate classi di investimento (particolarmente sfavorita la liquidità e le emissioni societarie) diventa importante capire quali sono le scelte migliori per gestire in modo fiscalmente efficiente le eventuali plusvalenze di portafoglio. L’opzione di azzerare il proprio dossier titoli entro il 30 giugno per usufruire della vecchia aliquota sulle plusvalenze del 20% per poi ricomprare gli stessi valori a partire dal primo di luglio, nella maggior parte dei casi è poco conveniente a causa dei costi di transazione. Spesso è meglio optare per la procedura dell’affrancamento, le cui modalità e procedure sono ampiamente descritte nei servizi sull’argomento. Marco Sabella © RIPRODUZIONE RISERVATA Piazza Affari I grandi istituti verso la public company Gli aumenti della crisi In 7 anni 43 miliardi Così la svolta in banca La mappa delle novità allo sportello Con l’aumento da 750 milioni della Popolare Emilia Romagna, che parte domani, la cifra chiesta al mercato dalle banche quotate in Piazza Affari dal 2008, cioè da quando è esplosa a livello mondiale la Grande Crisi nata dai subprime americani, sfiora complessivamente i 43 miliardi, pari a circa il 2,7% del Pil italiano e al 10% del valore della nostra Borsa. Solo nel 2014, o meglio nella prima metà dell’anno, la somma delle ricapitalizzazioni supera i 9,2 miliardi. L’elaborazione, realizzata dall’Ufficio studi di Mediobanca, dà dunque conto di una richiesta massiccia da parte degli istituti ad azionisti già presenti e al mercato. Richiesta «spalmata» in sette anni (non ancora conclusi) che supera di poco la somma dei dividenti distribuiti nei sette anni «grassi» pre crisi, dal 2001 al 2007, dal settore bancario presente nel listino, pari a 43 miliardi, di cui 23 nel solo biennio 2006-2007. Cioè proprio alla vigilia del grande crollo. L’inversione di tendenza nel flusso di risorse, che sembra appartenere a un ciclo ormai superato almeno per quanto riguarda soprattutto la distribuzione di utili che sarà in futuro verosimilmente più prudente, ha avuto importanti conseguenze negli assetti proprietari degli istituti. Le fondazioni, che avevano seguito anche con grandi sforzi la stagione delle aggregazioni, hanno in vari casi mostrato il passo nel momento delle massicce ricapitalizzazioni post-crisi. Basti pensare che in generale gli enti, che da un lato hanno visto calare drasticamente il contributo dei dividendi bancari ai loro proventi, passato da quasi l’80% del 2008 al 30% del 2012, dal 2008 hanno messo a disposizione per gli aumenti (compresi quelli in corso) in totale circa 8 miliardi che salgono a poco più di 9 se si includono le obbligazioni convertibili. Meno di quinto dunque del «fabbisogno» totale. In alcuni casi hanno dovuto «ritirarsi» in termini anche consistenti riducendo le partecipazioni per pagare debiti e garantirsi una permanenza fortemente ridimensionata nel capitale delle banche. Hanno per contro colto l’occasione di operazioni effettuate spesso a forte sconto e molto diluitive diversi soci nuovi, anche internazionali e appartenenti alla categoria degli investitori istituzionali. Il risultato è stato che grandi istituti, come Unicredit, Montepaschi, Intesa Sanpaolo, hanno Capitali Torna l’interesse straniero e la Borsa recupera un ruolo visto l’azionariato maggiore cambiare parecchio e hanno imboccato la strada che può portare di fatto alla public company, e altri come Carige sono avviati a seguirli su questa direzione. Nel 2007 Unicredit aveva come primo azionista la Fonda- Le richieste delle banche Aumenti di capitale in Borsa per anno in milioni di euro 10.938 totale 4.279 42.895 4.049 100 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Numero delle operazioni 7 7 5 5 2 1 2008 2009 2010 2011 2012 1 2013 2014 Fonte: elaborazione Ufficio studi Mediobanca zione Cariverona con il 4,99%, seguito da Munich Re con il 4,77%, Crtorino con il 4,72% e Carimonte con il 4,27%. Oggi il primo azionista dell’istituto è Blackrock con il 5,4% seguito dal fondo sovrano di Abu Dhabi Aabar con il 5%, mentre Cariverona è il terzo azionista con il 3,5%, seguita con il 3% dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio. Il Montepaschi, che ha in corso la maxi ricapitalizzazione da 5 miliardi, era «dominato» dalla Fondazione che aveva il 49%, secondo socio era Caltagirone «Elliot guadagnerà il 1.600%» Tango bond, Kirchner attacca i fondi 9.290 7.499 6.740 (m.sid.) La «contraerea» argentina non si è fatta attendere: sul «Wsj» il presidente Cristina Kirchner ha fatto le pulci al fondo hedge Elliot Management guidato dal potente Paul Singer — ieri il «Financial Times» raccontava il suo ruolo cruciale nella raccolta fondi per il dibattito sui matrimoni gay — e ha pubblicato tutti i numeri dell’investimento in Tango Bond. Elliot ha acquistato i bond nel 2008 per 48,7 milioni, per il giudice Usa ne dovrebbe avere indietro 832 (+1.608%). Il tentativo di metterlo contro i piccoli risparmiatori Usa che rischiano il default è evidente. © RIPRODUZIONE RISERVATA D’ARCO con il 4,72% seguito da Hopa con il 3%. Oggi l’ente senese ha il 2,5% circa «vincolato» in un mini-patto al 9% con gli investitori internazionali Fintech advisory (4,5%) e Btg pactual (2%). Bisognerà vedere alla conclusione dell’operazione che, per dimensioni e caratteristiche superdiluitive (vengono emesse 5 miliardi di azioni), è in grado di portare grandi novità negli assetti post-aumento. In Intesa Sanpaolo le fondazioni maggiori detenevano complessivamente circa il 20%%: Compagnia di San Paolo (7,96%), Cariplo ( 4 , 6 8 % ) , P a d ov a - R ov i g o (4,18%), Carisbo (2,73%) e CariParma (2,2%), poi c’erano l’Agricole con il 5,67% e le Generali con il 5%. Oggi il primo socio è sempre la Compagnia con il 9,7% mentre il secondo azionista è Blackrock con il 5%, gli enti (con l’aggiunta di Firenze con il 3,3%) hanno conservato le posizioni mentre Generali l’ha dimezzata. Per quanto riguarda Carige, la fondazione aveva il 43,3% e i francesi di Cncep l’11%. L’ente è sceso al 19% e probabilmente calerà al 10% in tempi brevi. Il nuovo assetto è tutto da costruire. La stagione degli aumenti, dunque, non ha solo un significato «patrimoniale», valutabile in adeguatezza dei ratio-chiave come il core tier 1. Con operazioni anche choc per dimensioni e conseguenze ha portato a una nuova geografia dell’azionariato, che negli ultimi mesi ha beneficiato anche, soprattutto in attrattività all’estero, di un ritorno di fiducia sul nostro Paese. È stata anche una sorta di ripristino di ruolo per la Borsa italiana come mercato sul quale transitano le proprietà , funzione che difficilmente ha avuto spazio nel nostro listino. Non sono mancati azionisti adeguatamente solidi e i salvagente (come i consorzi di garanzia), ma nella sostanza Piazza Affari è stata in grado di assorbire una richiesta senza precedenti di nuove risorse. Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista «Lascio l’Eni in salute, sono pronto per Rothschild». «La conferma dell’incarico? Il contratto lo prevedeva ed io ero disponibile» Scaroni: dagli investitori esteri fiducia nelle riforme Il nuovo incarico al vertice della banca d’affari Rothschild? «Sento l’adrenalina nelle vene per un lavoro del tutto diverso da quelli fatti finora e non vedo l’ora di cominciare». Rimpianti per l’addio all’Eni? «Nessuno. Ero preparato all’uscita e non mi è capitata addosso improvvisa». Matteo Renzi? «Quello che mi piace di lui è che si sveglia alla mattina con una grande voglia di fare. Punta a riforme importanti. Vedremo se ci riuscirà». Paolo Scaroni, 67 anni, fino a un mese e mezzo fa amministratore delegato dell’Eni, è diventato il principale collaboratore di David de Rothschild, presidente della banca d’affari. Così, in tempi record, ha voltato pagina e, dopo una vita da manager alla guida di multinazionali come la francese Saint-Gobain, la Techint della famiglia Rocca, Pilkington, l’Enel e l’Eni, è passato dall’altra parte del tavolo, quella dei banchieri. Perché ha deciso una nuova vita professionale? «Cambiare è anche un modo per mantenersi giovane e me ne sto accorgendo proprio in questi giorni. Sento la voglia di rimboccarmi le maniche e sperimentarmi su un terreno diverso». Quando diventerà operativo nel ruolo di banchiere? «Subito». Come è nato l’incarico di numero due della Rothschild? «Mi ha chiamato David de Rothschild, che ho conosciuto bene nei cinque anni in cui eravamo entrambi nel board della banca olandese Abn Amro. Fino a quando il gruppo è stato venduto dopo trattative comples- se durate diversi mesi. Proprio in quella circostanza i nostri rapporti si sono approfonditi. Il culmine è stato nell’agosto 2008, quando la gente era al mare e noi abbiamo passato lunghe giornate a chiudere l’operazione, che ha permesso agli azionisti di guadagnare oltre il doppio del valore di Borsa della banca». Che effetto le fa il nuovo mestiere? «La formula vincente sarà mettere a frutto il valore aggiunto dato dalla conoscenza di settori industriali importanti e da una rete di relazioni estesa, soprattutto in Europa». Dove avrà la sede operativa? «Passerò buona parte della settimana a Londra, una città dove però non mi sento un emigrante. Lì ho trascorso sei anni della mia vita e ho tanti amici. La considero, da tempo, la mia seconda casa». Avrà residenza londinese? «È troppo presto per dirlo. Certo lì sono stato residente dal 1996 al 2002. Vedrò cosa fare. In Italia tornerò per i fine settimana e per i legami familiari. Soprattutto la possibilità di fare week end senza lavorare rappresenta, per me, una novità piacevole». Perché? «Chi ha incarichi al vertice dell’Eni riesce a concederseli raramente in quanto il gruppo opera molto con il mondo islamico, che non prevede la pausa del fine settimana». Cosa le manca dell’Eni? «La cerchia dei collaboratori più stretti, con cui ho trascorso una parte davvero significativa della mia vita». Qual è il bilancio come amministratore delegato del gruppo? «Le rispondo in 30 secondi: in 9 anni la società ha raddoppiato il patrimonio netto e, malgrado questo, ha distribuito dividendi per 36 miliardi. Per questo posso dire di avere creato ricchezza». Soltanto Enrico Mattei è rimasto in carica nove anni come lei… «Non confondiamo il sacro con il profano, cioè Mattei con il povero Paolo Scaroni. Enrico Mattei ha lasciato traccia segnando l’identità dell’Eni». Per esempio in che modo? «Nel dna del gruppo c’è un filo conduttore: la consapevolezza che il petrolio non è dell’Eni ma loro, dei Paesi dove si trovano i giacimenti». Lei contava sulla conferma dell’incarico? «Il mio contratto lo prevedeva ed io ero disponibile». L’alternativa poteva essere la presidenza? «Assolutamente no. Non si può fare il presidente dopo essere stato amministratore delegato. Dal punto di vista della governance sarebbe stata una vera bestialità». In Eni ha conosciuto capi di Stato e di governo diversi da quelli occidentali… «Spesso gente speciale, che ha avuto esperienze avventurose, conoscendo anche l’esperienza del carcere. La loro vita è come un romanzo, un po’ come la classe politica italiana del dopoguerra, che aveva fatto la Resistenza e la guerra. Ma li vedrò ancora perché anche Rothschild lavora per i governi». Chi è Manager Paolo Scaroni, 67 anni, fino a un mese e mezzo fa amministratore delegato dell’Eni, è diventato il principale collaboratore di David de Rothschild, presidente della banca d’affari. In passato ha guidato multinazionali come la francese SaintGobain, la Techint della famiglia Rocca, Pilkington, e l’Enel È vero che Renzi le ha offerto l’incarico di supervisore delle politiche del governo nell’energia? «Non so di cosa stia parlando». Cosa ne pensa di lui? «Ha una caratteristica importante in un Paese come l’Italia dove non cambia mai nulla: gli inglesi dicono fire in the belly, ha il fuoco in pancia. Ha l’ambizione di cambiare e vuole farlo in fretta. Ha il senso di quello che gli americani chiamano urgency, cioè l’urgenza di riformare il sistema. Per questo negli Stati Uniti come agli inglesi è un politico che piace». Ci riuscirà? «Sicuramente ci sta provando». L’ottimismo degli investitori esteri che hanno ripreso a investire in Italia è giustificato? «Sì, e dipende in larga misura proprio da Renzi. Hanno fiducia che il governo saprà realizzare le promesse fatte». Lei ci crede? «Non sono pessimista. L’economia mondiale va molto bene e traina le esportazioni delle imprese italiane. Il combinato disposto con le riforme annunciate da Renzi permette di sperare che la ripresa ci sarà anche in Italia». Fabio Tamburini © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 italia: 51575551575557 Sede Sociale Via Ettore Vernazza 27 16121 GENOVA - Iscritta all’albo delle Banche al n. 1094 Capitale Sociale Euro 50.000.000 Riserve Euro 101.008.938,33 Numero di Iscrizione nel Reg. delle Imprese di GENOVA Cod. Fiscale e P.IVA n. 00316380104 Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e al Fondo Nazionale di Garanzia Avviso di pubblicazione del Prospetto di Base relativo al programma di offerta di prestiti obbligazionari denominati “Banca Passadore a tasso variabile” ai sensi dell’art. 9 c. 5 della delibera Consob n. 11971 del 14 maggio 1999 e successive modificazioni Banca Passadore & C. S.p.A. comunica la pubblicazione del Prospetto di Base relativo al programma di offerta di prestiti obbligazionari avvenuta mediante deposito presso la Consob in data 20/06/2014 a seguito dell'approvazione comunicata con nota n. 0051324/14 del 18/06/2014. Il Prospetto ha ad oggetto un programma di offerta di prestiti obbligazionari denominati: “BANCA PASSADORE A TASSO VARIABILE” ed è composto dal Documento di Registrazione,dalla Nota Informativa e dalla Nota di Sintesi.Per ogni singola emissione saranno pubblicate le Condizioni Definitive con le informazioni sulle singole offerte (periodo e quantitativo offerto, ...) cui è allegata la relativa Nota di Sintesi.Tali documenti, oltre ad ogni eventuale supplemento, sono messi a disposizione del pubblico in forma elettronica sul sito della Banca www.bancapassadore.it ed una copia cartacea di tale documentazione sarà consegnata gratuitamente a chi ne farà richiesta, presso la sede della Banca in Via E.Vernazza, 27 16121 Genova e tutte le sue agenzie e filiali. Genova, 22/06/2014 DIRPA S.c.a r.l. in A.S. Direttrice Perugia Ancona e Pedemontana delle Marche DIRPA S.c.a r.l. in A.S. in Amministrazione Straordinaria A.S. 4/2013 Impresa P.I. Rabbiosi Giuseppe S.p.A. in Amministrazione Straordinaria A.S. 2/2014 Con provvedimento del 19 giugno 2014, il Giudice Delegato di Impresa P.I. Rabbiosi Giuseppe S.p.A., ha dichiarato l’esecutorietà dello stato passivo avente ad oggetto le domande tempestive presentate, pervenute entro il giorno 7.04.2014. Si precisa che i termini per l’opposizione ex art. 98 legge fallimentare decorreranno dal ricevimento della comunicazione ex art. 92 della legge fallimentare che sarà effettuata a mezzo PEC, ove comunicata o conosciuta, ovvero, in alternativa, a mezzo deposito in Cancelleria ai sensi dell’art. 31 bis L.F.. Il testo integrale del decreto di esecutorietà dello stato passivo può essere consultato sul sito web www.rabbiosispa.it. Il Commissario Straordinario Prof.ssa Daniela Saitta S.A.F. S.r.l. S.A.F. S.r.l. in Amministrazione Straordinaria A.S. 1/2014 Con provvedimento del 19 giugno 2014, il Giudice Delegato di Dirpa S.c.a r.l., ha dichiarato l’esecutorietà dello stato passivo avente ad oggetto le domande tempestive presentate, pervenute entro il giorno 19.01.2014. Si precisa che i termini per l’opposizione ex art. 98 legge fallimentare decorreranno dal ricevimento della comunicazione ex art. 92 della legge fallimentare che sarà effettuata a mezzo PEC, ove comunicata o conosciuta, ovvero, in alternativa, a mezzo deposito in Cancelleria ai sensi dell’art. 31 bis L.F.. Il testo integrale del decreto di esecutorietà dello stato passivo può essere consultato sul sito web www.impresaspa.it. Con provvedimento del 19 giugno 2014, il Giudice Delegato di S.A.F. S.r.l., ha dichiarato l’esecutorietà dello stato passivo avente ad oggetto le domande tempestive presentate, pervenute entro il giorno 7.04.2014. Si precisa che i termini per l’opposizione ex art. 98 legge fallimentare decorreranno dal ricevimento della comunicazione ex art. 92 della legge fallimentare che sarà effettuata a mezzo PEC, ove comunicata o conosciuta, ovvero, in alternativa, a mezzo deposito in Cancelleria ai sensi dell’art. 31 bis L.F.. Il testo integrale del decreto di esecutorietà dello stato passivo può essere consultato sul sito web www.impresaspa.it. Il Commissario Straordinario Prof.ssa Daniela Saitta Il Commissario Straordinario Prof.ssa Daniela Saitta REPUBBLICA ITALIANA Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 Regione Siciliana ASSESSORATO REGIONALE DELL’AGRICOLTURA, DELLO SVILUPPO RURALE E DELLA PESCA MEDITERRANEA DIPARTIMENTO REGIONALE DELL’AGRICOLTURA AVVISO Si rende noto che questo Assessorato ha registrato il Marchio Comunitario, “QS Qualità Sicura Sicilia”, il cui scopo è quello di valorizzare i prodotti agricoli e alimentari con un elevato standard qualitativo controllato. Tutta la documentazione relativa all’uso del Marchio è scaricabile dai siti istituzionali: http://pti.regione.sicilia.it; www.regione.sicilia.it/Agricolturaeforeste/ Assessorato/. Il Dirigente Generale Rosaria Barresi Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL TRIBUNALE DI ROMA PRIMA CIVILE in persona del dr. Donatella Galterio, in funzione di giudice unico, ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa civile di primo grado iscritta al numero 35773 del ruolo generale degli affari contenziosi dell’anno 2010, vertente TRA Pietro Mattei, Manfredi Mattei e Domitilla Mattei, con domicilio eletto in Roma, viale dei Parioli n. 77, presso lo studio del procuratore avvocato Iacopo Squillante, PARTE ATTRICE E R.T.I. - Reti Televisive Italiane s.p.a., in persona del legale rappresentante pro-tempore con domicilio eletto in Roma, via Cicerone n. 60, presso lo studio del procuratore avvocato Stefano Previti, PARTE CONVENUTA E Ilaria Cavo, con domicilio eletto in Roma, via Pompeo Magno n. 2/B, presso lo studio del procuratore avvocato Fabio Lepri, rappresentante e difensore, unitamente al procuratore avvocato Alessia Bernardi, PARTE CONVENUTA OGGETTO: diffamazione a mezzo rete televisiva. omissis PER QUESTI MOTIVI Il Tribunale, definitivamente pronunciando sulla domanda proposta da Pietro Mattei, Manfredi Mattei e Domitilla Mattei nei confronti di R.T.I. - Reti Televisive Italiane s.p.a. ed Ilaria cavo, così provvede: 1.- in accoglimento della domanda condanna i convenuti a provvedere a loro cura e spese alla pubblicazione della presente sentenza sui quotidiani a tiratura nazionale Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Messaggero con caratteri doppi rispetto a quelli normali entro sessanta giorni dalla pronuncia della presente sentenza; 2.- condanna le parti convenute in solido fra loro al rimborso, in favore delle parti attrici, delle spese sostenute per questo giudizio, liquidate in complessivi € 7.000 di cui € 6.600 a titolo di compensi legali ed € 400 per esborsi, oltre accessori come per legge, disponendosene la distrazione in favore del procuratore legale dichiaratosene antistatario. Così deciso in Roma, il giorno 2 maggio 2014 Il Giudice Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Economia 35 italia: 51575551575557 La vertenza La lettera dei lavoratori sullo sciopero alla Maserati di Grugliasco La polemica Fiat, Marchionne frena la Cgil «In Italia abbiamo investito» «Le critiche di Camusso? Ce ne faremo una ragione» ✒ DAL NOSTRO INVIATO Se il celebrato modello Electrolux resta senza decreto di DARIO DI VICO L’ accordo con la Electrolux che ha permesso di allontanare lo spettro della delocalizzazione in Polonia è stracitato dal premier Matteo Renzi e dal ministro dell’Industria Federica Guidi come un esempio virtuoso della capacità del governo di intervenire per risolvere i casi aziendali più spinosi. Purtroppo però quell’intesa — che pure non è fatta tutta di puro oro — rischia di rimanere al palo. Manca infatti il decreto che renda operativa la decontribuzione (del 35%) dei contratti di solidarietà, una misurachiave molto apprezzata durante la trattativa sia dai vertici della multinazionale svedese sia dal leader della Fiom-Cgil Maurizio Landini. Il testo del decreto che stanzia 15 milioni è fermo a Roma e sta rimbalzando tra le tecnostrutture dei vari ministeri. Oltre all’itinerario tortuoso che ne sta ritardando il varo la sorte del provvedimento è seguita con apprensione dai sindacati perché non sono affatto chiare le date. Innanzitutto quella di partenza. L’accordo tra azienda, sindacati, governo ed enti locali risale ormai a più di quattro settimane fa (per la precisione al 14 maggio) ed è quindi tutto da vedere se il decreto, una volta approvato, conserverà valore retroattivo oppure no. Secondo punto altrettanto delicato è quello dell’arco di vigenza. L’intesa prevede che le agevolazioni statali seguano senza interruzioni il percorso di riorganizzazione e rilancio fissato in quattro anni ma serpeggia la preoccupazione di un testo definitivo che sancisca una durata inferiore. In una prima fase sembrava che le norme sulla decontribuzione dei contratti di solidarietà potessero finire nella legge Poletti sul lavoro, poi si scelse la strada del decreto e ora c’è il rischio che i benefici connessi all’agevolazione contributiva si sgonfino. Non va dimenticato infatti che i contratti di solidarietà interessano, seppur a rotazione, ben 5 mila lavoratori del gruppo Electrolux. Morale: al governo converrebbe forse adottare la vecchia massima di Giovanni Trapattoni ovvero dire gatto solo quando ce l’hai nel sacco. NEW YORK — Usa il sarcasmo Sergio Marchionne per replicare al segretario della Cgil nel botta e risposta che sta facendo da sottofondo alle trattative sul rinnovo del contratto Fiat. Susanna Camusso aveva definito «pericolosa» la decisione dell’azienda di bloccare gli straordinari e sospendere il trasferimento di 500 lavoratori in cassa integrazione da Mirafiori alla Maserati di Grugliasco per far fronte agli ordini? «Ce ne faremo una ragione», replica l’amministratore delegato. Alla cena di gala della riunione americana dell’associazione dei laureati alla Bocconi, dove è stato introdotto dal presidente dell’università milanese Mario Monti, Marchionne ha appena terminato il suo intervento in cui ha parlato degli s fo r z i p e r r i s o l l e v a r e l’azienda che, diventata Fiat-Chrysler, ha «in parte ritrovato stabilità» piazzandosi alla settima posizione nel mercato dell’auto, anche grazie ai due miliardi di dollari pagati da General Fiat Chrysler L’amministratore delegato, Sergio Marchionne Motors «per non sposarci». L’anno scorso «abbiamo fatto più soldi di quanti ne abbiano mai fatti Chrysler e Daimler», rivendica con orgoglio. Alla decisione di Fiat sui trasferimenti, parte del sindacato aveva reagito con uno sciopero di un’ora a Grugliasco al quale Marchionne ha fatto seguire una lettera aperta in cui La quotazione Il manager: la quotazione della Fca a Wall Street avverrà entro ottobre parlava di una «esigua minoranza» che ha «causato perdite produttive in un momento così delicato». La risposta degli operai è stata un’altra lettera per spiegare i motivi dello sciopero e ribadire le richieste. «È arrivata una lettera tecnicamente firmata da alcune persone che non sappiamo nemmeno chi siano. L’abbiamo vista, ma non riusciamo ad identificare le sue origini» commenta il manager. E la produzione? «Produciamo quello che possiamo», nel frattempo «ci adeguiamo. La Fiat sopravviverà». Marchionne ripete che nessuno stabilimento sarà chiuso in Italia e che la quotazione Fca a Wall street avverrà «entro ottobre di quest’ anno». Se non si schiera pro o contro Junker nella corsa alla Commissione, ma chiede solo «una forte leadership» europea, diversa è la sua posizione sul fronte italiano, in cui legge il risultato delle europee come «un grande segno» della «volontà di cambiare il Paese». Ed è per questo che si augura che vadano avanti le riforme annunciate dal premier Matteo Renzi. «Continuerò a stargli vicino», dichiara, perché di Renzi gli piacciono «gioventù, freschezza» e «atteggiamento». «Spero ce la faccia, non vedo ragioni perché non ce la dovrebbe fare. Ha gli istinti buoni e la direzione giusta. Facciamolo lavorare», conclude. Monti consiglia agli italiani «di essere esigenti» e al suo successore a Palazzo Chigi «di continuare con la carica riformistica che gli viene riconosciuta». Di fronte alle difficoltà, però, gli suggerisce di «dare più peso alla qualità del risultato che alla rapidità di superamento dell’ostacolo». Per quanto riguarda il Senato, di cui è componente a vita, Monti è convinto che «ci si stia avvicinando a una soluzione soddisfacente» che supera il bicameralismo perfetto. Però bisognerà fare in modo che il Senato conservi il ruolo di «luogo di riflessione e di decantazione». Giuseppe Guastella © RIPRODUZIONE RISERVATA Energia Alstom, sì del board all’offerta Ge Il consiglio di amministrazione di Alstom ha accettato all’unanimità l’offerta da 12,35 miliardi di General Electric per rilevare le attività energia del gruppo francese. Vengono dunque battute le proposte alternative che erano giunte da Siemens e Mitsubishi Heavy Industries. Manca però l’intesa tra Stato francese e Bouygues sul 20% di Alstom. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’assemblea Carella: la corruzione è un danno enorme che distorce la concorrenza Inchiesta Ubi, Della Valle all’attacco di Bazoli MILANO — L’imprenditore della Tod’s Diego Della Valle torna ad attaccare Giovanni Bazoli, prendendo spunto dalla vicenda di Ubi Banca che ha visto coinvolto anche il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. «Se Giovanni Bazoli avesse un briciolo di dignità - afferma Della Valle in una nota diffusa ieri - dovrebbe chiedere scusa agli italiani e dimettersi immediatamente da ogni incarico pubblico. Le notizie sconcertanti che emergono da alcuni organi di stampa (pochi purtroppo) sul suo operato e su quello di altri suoi compari, non possono passare inosservate e tanto meno rimanere impunite. Vedere come ha utilizzato il suo potere ed il suo mondo di relazioni trasversali per fare i suoi interessi e per agevolare e favorire figli e parenti è scandaloso». Il riferimento, reso esplicito con un link allegato al comunicato, è a un articolo di «la Repubblica» pubblicato venerdì con il titolo «Ubi, incroci pericolosi Zanetti-Bazoli», che a sua volta si riferisce all’inchiesta in corso della magistratura che ipotizza un sorta di patto parasociale occulto fra due associazioni di azionisti dell’istituto guidate dall’ex presidente del consiglio di sorveAccordi glianza di Ubi, Emilio Zanetti e da Tutti gli accordi sulla banca sono Bazoli. Ipotesi rispetto alle quali il stati comunicati, legale del presidenspiega la difesa te di Intesa Sanpaolo aveva sottolineato che «gli accordi che hanno dato vita a Ubi» così come «tutti i successivi sono stati recepiti negli statuti e in atti ufficiali debitamente comunicati». Nell’articolo, che cita come fonte carte dell’inchiesta, vengono inoltre indicate vicende che avrebbero avuto come protagonisti i generi dei due banchieri. «I cittadini italiani perbene», prosegue la nota di Della Valle, che è anche socio di Rcs, gruppo che pubblica il «Corriere della Sera», con il 7,3%, e che in passato ha più volte attaccato il banchiere di Intesa Sanpaolo, azionista del gruppo editoriale con il 4,1%, «non meritano di subire altri scandali e soprattutto non meritano di vedere che, se a commetterli sono persone potenti, tutto passa nel dimenticatoio. Se dobbiamo credere ad un nuovo corso politico, dove tutti i cittadini siano considerati giustamente uguali, il caso Bazoli sarà il vero esempio da usare per capire se veramente si vuol cambiare, allontanando un certo mondo che ha fatto enormi danni al Paese. Se questo signore ed i suoi sodali rimarranno al loro posto vorrà dire che nulla cambia veramente e che la questione morale, ancora prima di quella giudiziaria, viene valutata con pesi e misure diversi. Sarebbe una vera vergogna». R.Fi. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’incontro Il ministro Mogherini: impariamo a unire le forze Manageritalia: collaborare contro l’opacità ItaliaCamp e l’agenda del fare L’equivoco sarebbe (anche) di natura lessicale e conviene una volta per tutte prendere il toro dalle corna: «Nel nostro Paese la metà di coloro i quali si definiscono manager non hanno né lo standing, né le competenze per definirsi tali». Usurpazione di titolo. Che l’intemerata appartenga a Guido Carella, 64 anni, presidente di Manageritalia da due, è di per sé già una notizia. Nessuna battaglia di retroguardia. Nessun riflesso condizionato nel difendere chi ha corrotto. Pur se è in giacca e cravatta. Pur se ha partecipato alle assemblee di categoria. Pur se si gli si riconoscano deleghe strategiche e rilevanza pubblica. La condanna è netta, dopo i recenti scandali Expo e Mose. Ieri il tradizionale consesso annuale dei manager si è trasformato in un atto d’accusa nei confronti della corruzione. Dice Carella che la madre di tutte le storture del modello italico si origina dalla nostra incapacità di copiare una best practice di derivazione anglosassone. «Wistleblowing», letteralmente suonatore di fischietto. Metaforicamente un manager che si traveste da arbitro e fischia l’alt quando vede che per vincere una commessa sia necessario pagare una tangente. Negli Stati Uniti chi si mette di traverso e interrompe il propagarsi della filiera corrotta viene protetto dalle legge federali. Soprattutto viene premiato con una percentuale sul mancato danno per l’erario. In altri termini un sistema incentivante per chi interpreta il proprio mandato rispondendo in primis all’etica pubblica e dopo agli interessi della proprietà, degli azionisti, dei dipendenti. «Da noi – rileva Carella – è esat- Guido Carella, presidente di ManagerItalia tamente vero il contrario, soprattutto se il falso in bilancio è stato depenalizzato (governo Berlusconi, ndr.) e la prescrizione ridotta per i reati contro la pubblica amministrazione». Incertezza del diritto, burocrazia che moltiplica i centri decisionali e rischia di esacerbare gli istinti corruttivi, capitalismo di tipo relazionale che finisce per bloccare il merito impedendo la crescita di manager promettenti anteponendo la loro capacità di avere buone entrature con la politica e l’impresa. Sullo sfondo il meccanismo della “deroga” negli appalti pubblici. Le varianti ai capitolati, il cortocircuito laddove s’insinua la tangente: «Un fenomeno perverso – ammette Carella – che distorce la concorrenza». Eppure quante sono le imprese della subfornitura che stanno in piedi proprio perché legati a contratti (gonfiati)? Sono anche quelli posti di lavoro. «Da tagliare nel caso l’azienda non sia capace di stare sul mercato, un buon manager si riconosce anche perché pota i rami secchi», dice convinto Carella. Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO REGGIO EMILIA — Dal made in Italy al make in Italy. La chiamano «economia delle soluzioni» che, tradotto banalmente, sarebbe come dire passare dalle parole ai fatti. L’Italia dei convegni pullula di grandi progetti: il problema, semmai, è trovare le chiavi operative. Su questo filone si è snodata ieri a Reggio Emilia l’assemblea generale di ItaliaCamp che punta, attraverso un percorso partecipato di cui fanno parte esperti, società civile e istituzioni, «ad individuare – come ha affermato il presidente Fabrizio Sammarco – proposte concrete a problemi reali legati ai temi strategici dell’Agenda del governo attraverso soluzioni altamente innovative». Un percorso costruito attorno al modello «Advocacy» che, in collaborazione con 70 università, punta ad elaborare nuove progettualità in settori quali l’economia digitale, il patrimonio pubblico, l’economia dell’antimafia, il welfare. Obiettivo è arrivare alla definizione di un «Valore Paese» attraverso un Piano per l’innovazione so- ciale che sarà consegnato nelle mani del governo. Una sorta di credenziale per l’Italia ha sottolineato il ministro degli Esteri, Federica Mogherini: «Abbiamo enormi ricchezze ma spesso siamo carenti nel fare sistema, dobbiamo credere di più in noi stessi e investire sui tanti progetti che in molti casi rimangono tali». Un lavoro lungo, fatto di piccoli passi, a cominciare dalla battaglia per la legalità. «Ormai il problema della ‘ndrangheta – ha detto Nicola Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio Calabria – non è più arricchirsi, ma giustificare la propria ricchezza». La crisi, ha aggiunto, facilita le mafie e, a causa di tagli e mancanze di risorse, complica sempre più il lavoro di magistrati e forze dell’ordine. Tutti si devono sentire in prima fila. Per Raffaele Bonanni, segretario Cisl, è fondamentale «tutelare le buone pratiche d’impresa». Perché, come ha aggiunto Marco Gay, presidente dei giovani di Confindustria, «il risultato è importante, ma lo è ancor più il modo in cui lo si consegue». F.Alb. © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 I sette giorni su Twitter di Manuela Albertone Tutte le settimane un ospite suggerisce un libro al giorno ai follower de @La_Lettura. Ecco i consigli di Manuela Albertone 37 italia: 51575551575557 Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Benjamin Constant, «La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni». Senza politica non si è liberi. Nadia Urbinati, «Democrazia sfigurata». Discutere, criticare ma non distruggere la democrazia rappresentativa. Thomas Jefferson, «Note sulla Virginia». Come amare la propria terra e voler essere cittadini del mondo. Romain Puértolas, «L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea». Capire meglio chi sta peggio. Amartya Sen, Jean Drèze, «Una gloria incerta. L’India e le sue contraddizioni». Democrazia non è solo un tipo di governo. Martha C. Nussbaum, «Non per profitto». La complessità del nostro mondo non ha bisogno solo di specialisti. Cesare Beccaria, «Dei delitti e delle pene». Fare le riforme vuole dire desiderare una nuova società. Cultura La corte statunitense dell’Illinois ha confermato in sede d’appello che i diritti d’autore per l’utilizzo del personaggio di Sherlock Holmes, creato da Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930, nella foto), sono decaduti. La causa era stata avviata dall’editor Leslie Klinger per pubblicare una serie su Holmes di diversi autori. Chiunque può reinterpretare le avventure del celebre investigatore, «vissuto» in racconti e romanzi usciti tutti prima del 1922, senza dover pagare diritti. La veduta Ludwig Hermann (1812–1881), Veduta di Palazzo Donn’Anna a Napoli (1844): il palazzo Donn’Anna, all’inizio di via Posillipo, è un edificio monumentale del XVII secolo. Il suo progetto era stato commissionato all’architetto Cosimo Fanzago, ma l’edificio non venne mai completato di RAFFAELE LA CAPRIA T Contro il risentimento Yeats e Camus diffidavano di certezze e facili polemiche Atteggiamenti di comodo su cui si sono costruite carriere ecco come è nata, basta leggere l’inizio di Ferito a morte. La stanza ancora buia in cui dormivo viene al mio risveglio attraversata da un raggio luminoso che imprime nel muro della stanza un tremante geroglifico splendente. Quel geroglifico di luce è per me un segno, è il segno che fuori è bel tempo, che fuori mi aspetta la bella giornata napoletana, il mare trasparente dove mi immergerò a caccia di pesci, la barca con gli attrezzi per la pesca subacquea, la barca che si fermerà davanti alle ville degli amici, le ragazze, insomma mi attende la diffusa e lieve felicità della giovinezza. Ed è l’attesa della felicità, la speranza della felicità, all’inizio di ogni vita. Ma poi in Ferito a morte tutto il libro racconta l’attraversamento della bella giornata, cioè della vita, della giovinezza. È solo questo che il libro racconta, questa traversata, in cui non accade nulla di speciale, il cielo è sempre azzurro e fermo, non c’è nessun moto nell’aria, ma qualcosa accade mentre non ce ne accorgiamo, perché la nostra vita è così, è quello che ci accade mentre siamo occupati in altre faccende. E da tanti segni vediamo che in Ferito a morte la bella giornata è attraversata da un’ombra, cosi come ogni vita è attraversata dal dolore. Ed è l’agonia del polpo appena pescato, la spigola trafitta che si dibatte, è un bombardamento di fortezze volanti che costringe i ragazzi a rifugiarsi in una grotta, e così via. L’attesa della felicità, la speranza di ognuno in un destino migliore si scontra con la realtà, questa è la metafora di Ferito a morte, una metafora che coinvolge non solo le per- Raffaele La Capria (91 anni), Effigie sone ma una intera città. E dal chiacchiericcio inconcludente del Circolo Nautico, un chiacchiericcio raccolto da un orecchio dolente per una ferita al timpano, dalla stessa vacuità di quel chiacchiericcio, si capisce che il risultato è il silenzio. Troppe chiacchiere inutili producono soltanto silenzio, il silenzio di una borghesia che non ha saputo essere classe dirigente, ma come si dice in Ferito a morte ha saputo essere solo classe digerente. E questo, ahimè!, oggi possiamo estenderlo a gran parte della classe dirigente italiana e degli episodi di corruzione in cui è continuamente coinvolta. La vera vita non è quella che viviamo, ma è quella che scriviamo dopo aver vissuto. Quando viviamo siamo troppo distratti dalle mille faccende quotidiane per accorgerci della vita. E infatti qualcuno ha detto che la vita è ciò che accade quando ci occupiamo d’altro. La vera vita dunque non è quella vissuta ma è quella contemplata, e per contemplarla ci vuole distanza. Oppure sono gli occhi di un altro quelli che vedono la nostra vita, e nel mio caso gli occhi di un altro sono quelli di Silvio Perrella, che nell’organizzazione tematica del «Meridiano» sulla mia «vita salvata», ha individuato una struttura circolare, quella che io ho chiamato «la ripetizione differente», e cioè un continuo movimento a spirale dove si ricomincia sempre da capo dallo stesso punto ma in modo diverso. Sono nato sotto il segno della bilancia, la bilancia sempre oscillante tra molte possibilità, perciò mi definisco un uomo perplesso, sono anche convinto che «i migliori non hanno convinzioni mentre i peggiori traboccano di intense passioni». Questo lo diceva il poeta Yeats, irlandese, e a me sembra abbastanza giusto. E forse lo correggerei così: «La dismisura, cioè l’eccesso polemico, è un comodo, e talvolta una carriera. La misura, al contrario, è pura tensione». Questo lo diceva Camus che come me ce l’aveva con i risentiti che fanno del risentimento una forma di promozione. Oggi il mondo è pieno di risentiti che hanno fatto carriera e trovato successo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Kermesse Da oggi al 29 giugno il capoluogo campano si anima di dibattiti, presentazioni, happening e confronti. Tra Meridione e Europa Il piacere civico della cultura nel profondo Sud di SEVERINO COLOMBO H a solo due anni ma è già diventato grande. È il festival «Salerno Letteratura» (anteprima oggi alle 21 con un «ritratto culturale» della città) che da domani al 29 giugno invade piazze, palazzi, musei, luoghi sacri e profani del centro campano. E che rivendica il diritto a essere un «piacere civico» ovvero «una grande esperienza di cultura vissuta da una intera comunità», ricordano Francesco Durante, direttore artistico, e Ines Maineri, direttore organizzativo. Cento appuntamenti tra conversazioni ed eventi su misura. Come l’in- Nikola Savic e Raffaella Silvestri Da oggi Francesco Dell’Oro, docente e autore, sceglie i libri per i follower de @La_Lettura I diritti di Sherlock Holmes sono liberi Maestri L’autore di «Ferito a morte» racconta se stesso in apertura del festival letterario di Salerno utto inizia per me, come credo per ogni scrittore, con quelle che io ho chiamato le immagini primarie. Cosa sono le immagini primarie? Sono quelle immagini che si imprimono nell’animo quando ancora non è nata la coscienza, e sono immagini tutte sensoriali, legate alla vista, all’udito, all’olfatto, al tatto, al gusto. Le mie immagini primarie si sono formate qui, in questo mare, sono quelle di Palazzo Donn’Anna che si affaccia sul Golfo di Napoli, sono quelle della dolce Posillipo dove ho trascorso la mia adolescenza, e sono però immagini minime: sono il sapore di acido fenico della patella staccata dallo scoglio e mangiata, l’odore di alghe marce che saliva dalle Grotte del palazzo, il contatto della pietra di tufo giallo e tenero che lasciava una polverina sui polpastrelli, il rumore del mare tra gli scogli e naturalmente la luce purissima del nostro cielo mediterraneo. Da queste immagini primarie sorsero e si riprodussero nel tempo, con una reazione a catena, altre immagini di natura diversa, mentali e concettuali, impulsive e creative, come ad esempio l’immagine della Bella Giornata, che include non solo una visione del mondo, ma anche un’idea di scrittura, quella della semplicità che arriva dopo la complessità. Quella che serve a sbrogliare la complessità del mondo, e nel farlo genera uno stile che ho definito lo stile dell’anatra, l’anatra che fila liscia sulla superficie dell’acqua e sembra spinta da una forza astratta, non fisica, e invece è data dal lavoro delle zampette palmate sotto il livello dell’acqua, un continuo lavorio delle zampette che però non si vede, non si deve vedere, come non si deve mai vedere lo sforzo nello stile di uno scrittore. Deve sembrare tutto naturale quello che invece richiede fatica, e che fatica! Dopo le immagini primarie arrivano per uno scrittore altre immagini, mentre le prime sono soltanto dei sensi queste altre che arrivano dopo sono immagini mentali, come ho detto, e quella predominante è stata per me la «bella giornata». Ed Francesco Dell’Oro è il nuovo #twitterguest contro con lo scrittore napoletano Raffaele La Capria che, oltre all’intervento di apertura del 23 alle 20 (di cui pubblichiamo ampi stralci in questa pagina), partecipa il 24 alla presentazione dei nuovi Meridiani Mondadori a lui dedicati (2 volumi, pp. 1248 + 1344, 110) e riceve il Sigillo dell’Università degli Studi di Salerno dal rettore Aurelio Tommasetti, insieme con il direttore del Dipartimento di Studi Umanistici professor Sebastiano Martelli. O come l’incontro con un altro campano doc, Maurizio de Giovanni che regala al festival l’anteprima del noir con il commissario Ricciardi, In fondo al tuo cuore (a luglio da Einaudi). Il respiro di «Salerno Letteratura», festival tra i più vivaci del Sud Italia, è ampio. Tra gli ospiti: Giuseppe Catozzella, in gara per il premio Strega; Aurelio Picca, con una performance in cui travestendosi da personaggio entra nel suo ultimo romanzo Un giorno di Gioia (Bompiani); poi Gian Arturo Ferrari e Eva Can- Poesia diffusa «100 thousand Poets for a Change» semina le parole della creatività per le vie del centro tarella, per la non fiction; i primi due classificati al talent tv per scrittori «Masterpiece», Nikola Savic e Raffaella Silvestri. Il ciclo «Profondo Sud» (interventi di Pino Aprile e Antonio Polito, direttore del «Corriere del Mezzogiorno») concentra l’attenzione sul territorio mentre il progetto «100 thousand Poets for a Change» diffonde i semi della creatività per le vie del centro (omaggio a parte per i cento anni dalla pubblicazione dei Canti Orfici di Dino Campana). Durante il festival si assegnerà il premio Salerno Libro d’Europa per under 40: in gara l’inglese Jenni Fagan, l’italiano Paolo Piccirillo, l’esordiente francese Romain Puértolas, il belga Bernard Quiriny e l’autrice ungherese Noémi Szécsi. Info www.salernoletteratura.com. © RIPRODUZIONE RISERVATA Capri I premi Biagio Agnes a Battista e Sconcerti P ierluigi Battista e Mario Sconcerti sono tra i vincitori della VI edizione del «Premio Biagio Agnes» consegnato ieri sera a Capri nella Certosa di San Giacomo (sotto, un particolare della Certosa in un dipinto di Michele Cascella). Ai due editorialisti del «Corriere della Sera» sono andati rispettivamente il «Premio per la carta stampata» e il «Premio giornalista sportivo». Il riconoscimento, presieduto da Simona Agnes, promosso e organizzato dalla Fondazione Biagio Agnes, in memoria del giornalista e direttore generale della Rai (1928-2011), «vuole promuovere i nuovi modi di fare giornalismo senza rinunciare a valorizzare quelli tradizionali» . Oltre a Battista e Sconcerti, la giuria presieduta da Gianni Letta ha assegnato il premio per il 2014 al Sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede Monsignor Angelo Becciu («Premio nuove frontiere del giornalismo»); all’editorialista del «Financial Times» Ferdinando Giugliano («Giovani Under 35»); al giornalista e scrittore Roberto Gervaso («Premio alla carriera»); al direttore del settimanale tedesco «Die Zeit» Giovanni di Lorenzo («Premio Internazionale»); a Radio 24 diretta da Roberto Napoletano («Premio per la radio»); a Rai News24 diretta da Monica Maggioni («Premio per la Televisione»); a Paolo Del Debbio («Premio costume e società»). Premi speciali sono poi andati a Massimo Bordin per la rassegna stampa di Radio radicale e a Ester Castano, mentre una borsa di studio è stata assegnata a Marcella Maresca della Scuola superiore di giornalismo dell’Università Luiss Guido Carli di Roma. La serata condotta da Gerardo Greco e Laura Chimenti, con Claudia Gerini, sarà trasmessa in differita su Rai 1 il 18 luglio, in seconda serata. © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi VELOCITÀ E FUTURO A Roma la sfida delle start up Start up che si sfidano a colpi di elevator pitch. Dopo essersi contesi online i lettori di corriereinnovazione.it, le finaliste di InnovAction Lab, il percorso di formazione intensivo dedicato agli studenti delle Università italiane, si incontrano domani, lunedì 23, a Roma (ore 14.30, Auditorium della Conciliazione): i migliori team delle edizioni di Roma, Milano e Cagliari potranno presentare la propria idea ad oltre 100 investitori. Problemi di ritmo Il Pil procapite nel nostro Paese è sceso del 6,5 per cento tra il 2011 e il 2013, mentre è salito in media del 10 per cento nel resto della Ue. Il treno del futuro corre veloce, fare un picnic sui binari non è il modo giusto d’aspettarlo La scoperta Il laboratorio Italcementi dove si produce il cemento «mangia smog». L’ideatore, il chimico Luigi Cassar, è in corsa per l’European Inventer Award 2014 Innovazione di BEPPE SEVERGNINI L a velocità non è fretta e non è frenesia. La velocità è diventata una condizione necessaria per vivere, lavorare e produrre nel XXI secolo. Non una condizione esclusiva: si può leggere un lungo romanzo su un treno che corre, si può amare lo slow food e una connessione internet veloce. Ma la lentezza, in molti ambiti, rischia di diventare un alibi per la pigrizia. Se il mondo corre, dobbiamo stargli dietro. La velocità non è una nevrosi, anche se può diventarlo. Lo hanno capito i futuristi, gli sciatori, Lucio Dalla e l’industria automobilistica: la velocità è una tentazione umana, che produce emozioni, ma presenta rischi. La velocità di cui vogliamo parlare oggi, tuttavia, non è una questione fisica. Il dinamismo che ci piace è parente della semplicità, della chiarezza e dell’efficienza. Se l’Italia si trova dov’è — e non dove dovrebbe essere, considerate la ricchezza dei contenuti e la qualità dei cervelli — uno dei motivi è proprio la mancanza di velocità. Nel mercato del lavoro, nei trasporti, nelle telecomunicazioni, nelle procedure e nelle autorizzazioni: troppo cose sono rallentate. Un’Italia alla moviola, che odora di muffa. La corruzione non è, come dicono i cinici e gli incoscienti, un modo di sveltire l’economia. E’ il ricatto dei frenatori: paghi, e puoi tornare faticosamente a muoverti. C’è gioia nell’avere un’idea, costruire un progetto, realizzarlo in tempi ragionevolmente brevi. C’è frustrazione nel vederlo bloccato e rallentato. Gli ostacolisti italiani — categoria ufficiosa e numerosa, presente in ogni campo della vita nazionale — hanno investito nella ripetizione stanca e nelle consuetudini inefficienti. La velocità è la loro vera, grande nemica: toglie scuse e rendite di posizione. I bradipi sociali lo sanno. Pensate ciò che volete su Matteo Renzi, ma non c’è dubbio che abbia intercettato questo desiderio di rapidità. Anche per lui vale il rischio delle frenesia, certo. Ma l’età e il carattere l’hanno portato a proporre alla nazione quello che la nazione, oggi, in maggioranza C’è un rischio moviola per il Paese, la lentezza può essere un alibi Esser veloci è necessario Perché l’Italia merita di più chiede: muoversi agilmente. Il Pil procapite in Italia è sceso del 6.5% tra il 2011 e il 2013, mentre è salito in media del 10% nel resto dell’Unione Europea. Non è solo una corsa, la nostra: è diventata una rincorsa. Il dinamismo non è più una scelta. È un obbligo e una condizione necessaria. Le comunicazioni sono immediate, il nostro desiderio di informazioni, relazioni e intrattenimento chiede di essere soddisfatto rapidamente. Il ritmo del modo è cambiato: nei discorsi, in televisione, al cinema, nella musica, nello sport. Guardate le partite dei Mondiali di Germania (1974) e quelle che si giocano in questi giorni in Brasile (2014): il calcio sembra uno sport diverso. L’Alta Velocità ferroviaria, la banda larga mobile e alcuni strumenti diagnostici sono esempi quotidiani di rapidità: domandate a chi ha imparato a usarli se intende rinunciarvi. Se è pronto a metterci otto ore per arrivare da Milano a Roma, cinque minuti per caricare un sito internet, dieci giorni per conoscere un responso medico. La lentezza — se è una scelta — resta un piccolo lusso cui non vogliamo e non CORRIERE INNOVAZIONE Un network editoriale che punta sulla voglia di fare I l network di Corriere Innovazione è articolato su più livelli: un supplemento tematico del Corriere della Sera distribuito con cadenza trimestrale su tutto il territorio nazionale (l’ultimo, uscito il 19 giugno) ha come parola-chiave velocità); un magazine bimestrale distribuito con le edizioni locali del Corriere; un sito; www.corriereinnovazione.it, tra poco anche in inglese, aggiornato quotidianamente e arricchito dal dialogo con i lettori sui social network; una fitta rete di eventi che fanno precipitare nel contatto visà-vis il pensiero sviluppato on e offline. L’obiettivo di Corriere Innovazione, fin dalla sua nascita – gennaio 2013 – è sempre stato quello di mettere in sintonia linguaggi e codici della produzione d’eccellenza italiana, quella che spesso si annida nella provincia più impensata, con il mercato globale. In altre parole, connettere territori ed eccellenze, per alzare l’asticella del sistema Italia e costruire un ponte lanciato verso il mondo. Il bimestrale Nato su iniziativa di Corriere del Veneto, Corriere del Trentino e Corriere dell’Alto Adige, il magazine allegato a Sette inizialmente diffuso nel Nordest è da quest’anno distribuito anche in tutto il Sud (Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata) in collaborazione con il Corriere del Mezzogiorno. Il prossimo numero, in edicola il 18 luglio, dedicato all’ibridazione tra ecommerce e acquisto fisico, sbarcherà anche in tutta la Toscana in sinergia con il Corriere Fiorentino. In autunno l’allargamento all’Emilia Romagna grazie al Corriere di Bologna. Il supplemento nazionale Dopo i numeri dedicati a Connessioni e Velocità, quest’ultimo realizzato con la partnership di Audi, IntesaSanpaolo, Vodafone, e la sustainability partnership di Conai, i prossimi due numeri del dorso di 48 pagine che racconta i volti dei giovani innovatori e traccia gli scenari futuri dello sviluppo italiano andranno in edicola in autunno e in inverno. Il web Punto di riferimento online per le news riguardanti il mondo dell’innovazione, www.corriereinnovazione.it, raggiungibile anche dall’home page di Corriere.it, racconta quotidianamente storie, chance, tecnologie del sistema Italia. Arricchito di fotogallery e video, Corriere Innovazione web riunisce online l’agenda di tutti gli appuntamenti più importanti del mondo startup. E tra pochissimo sarà disponibile anche in lingua inglese. Gli eventi Faccia a faccia tra protagonisti dell’industria e giovani che tentano di farsi largo nel nostro Paese, approfondimenti tematici: da Bergamo a Napoli, da Bari a Bolzano, da Trieste a Firenze, Corriere Innovazione risponde all’esigenza primaria di chi il Paese ha bisogno di farlo crescere. Il prossimo appuntamento è domani a Bergamo, al Kilometro Rosso, ore 18.30. Luca Barbieri © RIPRODUZIONE RISERVATA Sistema Da sinistra, il «network» Corriere Innovazione: il supplemento dedicato alla velocità, il magazine bimestrale, il sito dobbiamo rinunciare; ma non è il marchio degli anni che stiamo vivendo. Lo dimostra quanto sta accadendo nei media: un fiume in piena che qualcuno si ostina a navigare con un pedalò. I giornali di carta non competono solo con le testate online, e neppure con le varie piattaforme video. Competono con Facebook, WhatsApp, Instagram, Twitter. Guardate cosa fa la gente in metropolitana, in treno, al bar o in una sala d’aspetto. Lo smartphone (o il tablet) occupa l’attenzione e il tempo di quasi tutti, mettendo al centro della narrazione chi lo tiene in mano. Siamo tutti autori e attori della rappresentazione che ci sta a cuore: la nostra. Per trovare attenzione occorre tempismo. La gente oggi ha poco tempo: bisogna sfruttare quello a disposizione. La capacità di sintesi brillante diventa sempre più importante perché è una saporita spremuta di pensiero. Uno sforzo che offriamo a chi ci legge/ ci ascolta. Ha detto Eric Schmidt, numero uno di Google, in una intervista al «Corriere della Sera» (10 giugno 2014): «Molte notizie sono ripetitive. “Il presidente Obama ha tenuto un discorso annunciando il programma e poi è volato a Miami...”. Ci sono migliaia di siti che dicono questo, scritti da migliaia di giornalisti! Non c’è un vero insight, un’analisi, spesso manca un punto di vista. Le notizie normali hanno sempre meno rilevanza, troppi raccontano le stesse cose. Mettiamola così: chi organizza i dieci titoli principali della giornata offre poco valore». Saremo capaci di sostenere la battaglia, nei media? Non è detto. Il desiderio d’informarsi diminuisce; molti ritengono sufficiente l’ascolto distratto di un notiziario, o una notizia scambiata con gli amici sui social. Ma la difficoltà non cambia i termini della sfida. Se riusciremo a essere svelti, interessanti e utili sopravviveremo; altrimenti, finiremo travolti. Non sarebbe la fine del mondo. Sarebbe — per quanto triste — la fine di un mestiere. Sintetizziamo, dunque. Il treno del futuro corre veloce. Mettersi a fare un picnic sui binari non è il modo giusto d’aspettarlo. beppesevergnini © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Eventi 39 italia: 51575551575557 L’evento al Kilometro Rosso Due ore intense di innovazione al Kilometro rosso, la grande realtà hi tech nata a Bergamo, lungo l’autostrada A4, grazie all’impegno di Alberto Bombassei, fondatore di Brembo. Appuntamento domani, lunedì 23, alle 18.30 con Corriere Innovazione, che presenta proprio qui il suo nuovo dorso nazionale ispirato alla parola-chiave «velocità». Dopo l’introduzione di Giuseppe Di Piazza, responsabile editoriale del sistema innovazione del Corriere della Sera, il microfono passerà a Massimo Sideri, innovation editor del Corriere, e a Cristiano Seganfreddo, direttore scientifico del magazine, che condurranno l’evento. Molti gli ospiti: da Emil Abirashid, fondatore di Startupbusiness, a Bombassei, da Giovanni Bonotto, direttore creativo dell’omonima azienda tessile, a Francesco Moser, di cui ricorre quest’anno il trentennale del suo record di velocità. Tanti gli startupper che potranno dialogare con gli ospiti. Per partecipare: tel. 02 20400333 La storia Scarica l’«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Già venduti un milione di pezzi. Il dispositivo open source permette il dialogo tra tutta l’alta tecnologia Arduino, la scheda di Ivrea che facilita il mondo hi-tech Banzi: «L’ho inventata al bar, ora lavoriamo con Intel» R iavvolgendo la storia della connettività, la scorsa settimana la rivista Forbes ha raccolto una trentina di pietre miliari nell’evoluzione della fusione fra fisico e digitale. Si va dalla nascita del codice a barre, ideato nel 1949 dal ventisettenne Norman Joseph Woodland disegnando quattro linee sulla sabbia di Miami Beach, al modulo Gsm M1, realizzato nel 1995 da Siemens per far comunicare macchine attraverso reti wireless. Quella elencata da Forbes è una carovana del progresso, che dalla metà del Novecento ha fatto sosta nei principali atenei d’America, fra Massachusetts Institute of Technology, Georgia Tech, Columbia e Carnegie-Mellon University, e si è fermata per ben due volte a Ivrea, 24.000 abitanti in provincia di Torino e capoluogo del Canavese, regione stretta fra Vercelli e la Valle d’Aosta e patria dell’eccellenza tecnologica italiana. Qua, nel 1990, Olivetti inventò un badge a raggi infrarossi in grado di comunicare l’esatta posizione delle persone. Quindici anni dopo, in un bar della città, è nato Arduino – che dal bar ha preso il nome, ispirato ad Arduino d’Ivrea, re d’Italia nel 1002 –, una piccola scheda elettronica economica (costa 25 dollari) e accessibile a tutti, prodotta e assemblata principalmente in Italia, di cui sono stati venduti oltre un milione di esemplari in tutto il mondo. «Arduino è nato da esigenze pratiche legate alla didattica dell’elettronica, nell’ambito delle ricerche condotte all’Interaction Design Institute di Ivrea, come strumento per gli studenti della scuola», racconta al Corriere della Sera Massimo Ban- La ricercatrice madre delle dimensioni di una carta di credito che rende facile imparare a programmare dei semplici computer, noti come microcontrollori, il cervello di tanti oggetti di tutti i giorni, come per esempio il forno a microonde o i telecomandi. Assieme alla scheda viene fornito un software per programmarla», spiega Banzi. «Fra i motivi del successo ci sono sicuramente il basso costo, la facilità di utilizzo della scheda e la grande quantità di documentazione online». Arduino oggi anima molti degli strumenti utilizzati dal movimento maker, a cominciare dalle stampanti 3D. Si basa su una comunità forte e, come racconta Banzi, molte aziende si stanno interessando al suo poten- Una nuova risorsa «La stanno usando molto i maker per far funzionare facilmente le stampanti 3D» Per tutti Una scheda Arduino, utilizzata anche per la didattica dell’elettronica: ha preso il nome dal bar di Ivrea dove «è nata». In alto, Massimo Banzi, 46 anni, ideatore di Arduino con Gianluca Martin, due americani e uno spagnolo zi, 46 anni, cofondatore di Arduino insieme a un italiano (Gianluca Martin), due statunitensi (Tom Igoe e David Mellis) e uno spagnolo che vive in Svezia (David Cuartielles). «L’obiettivo è sempre stato quello di trasformare la tecnologia in uno strumento creativo alla portata di tutti. Arduino è stato concepito per rendere semplice la tecnologia per esempio ad artisti o designer, a coloro che non sanno nulla di questo argomento e che spesso lo ritengono lontano e complesso». Cresciuto giocando con i circuiti elettronici – racconta di aver preso in mano il saldatore già a 12 anni – Banzi vive fra New York e Lugano e gira il mondo per esporre la sua visione: mercoledì era alla Casa Bianca e dal 2 all’8 luglio sarà a Barcellona per la decima edizione internazionale della Fab Lab Conference. Arduino, come spiega il suo ideatore, è un progetto open source e si può usare «con pochissime competenze per gestire installazioni arti- stiche, modellini di aeroplani, sensori e per far connettere gli oggetti alla rete, dotandoli di servizi avanzati prima impensabili: per esempio lampade che si accendono con internet o vasi di fiori che segnalano via sms quando hanno bisogno d’acqua». La chiave del successo, secondo Banzi, è senza dubbio la comunità che si è raccolta attorno al progetto. La piattaforma Arduino, infatti, ha varie anime: una scheda elettronica, un software, un metodo di apprendimento e soprattutto una comunità basata sugli utenti, sul sito e sul forum. «Nella sua espressione fisica, Arduino è una piccola scheda La forza della rete «La chiave del successo è nell’accessibilità: chiunque può contribuire al miglioramento» ziale innovativo. «La nostra partnership principale è con Intel, con cui abbiamo sottoscritto un accordo per la produzione di Galileo, una scheda di sviluppo compatibile con Arduino», afferma Banzi. «Finalmente una grande società è riuscita a vedere nel mondo dei maker un bacino di potenzialità, sposando la causa open source. Per noi, abituati a un’economia più ristretta, l’onda d’urto di Intel è molto grande. L’obiettivo che accomuna i piccoli innovatori dal basso e le realtà più strutturate è quello di mettere a disposizione strumenti quanto più semplici ed efficaci per sviluppare modi non convenzionali, utili e innovativi di usare la tecnologia». Come sosteneva lo stesso Banzi alla conferenza Ted Global del 2012, «ormai non ci vuole il permesso di nessuno per costruire oggetti straordinari». Andrea Marinelli © RIPRODUZIONE RISERVATA AndreaMarinelli Europa e Stati Uniti hanno investito sul lavoro della dottoressa dell’Università di Padova che ora guida un team «La mia lotta all’Aids “ha vinto” 5 milioni» Sara Richter: «Studio le cellule latenti per trovare in fretta un nuovo farmaco» U na corsa contro il tempo. Per combattere la morte. E rendere omaggio alla vita. L’Aids ha ripreso ad uccidere. Oggi come ieri. Non solo omosessuali. Nuovi ceppi e batteri Hiv sconosciuti fino a poco tempo fa, sono in grado di trapassare le pillole curative in commercio, vanificando i progressi medici e la massiccia prevenzione anni 80. Il virus torna prepotentemente alla ribalta. Non solo sullo schermo. «The Normal Heart», il film di Ryan Murphy tratto dall’omonima opera teatrale di Larry Kramer, attivista gay, sieropositivo e fondatore della più grande associazione che sostiene i malati di Aids nel mondo, incolla milioni di americani alla tv. Che tornano ad avere paura. E a cercare risposte. La scienza, che non ha mai smesso di testare antidoti in grado di debellare definitivamente i batteri, confida ora le proprie speranze nei risultati di laboratorio di una giovane ricercatrice dell’ateneo di Padova, Sara Richter, che ha scoperto una nuova cura. «I farmaci in commercio colpiscono il morbo che viene prodotto, ma non il materiale ge- netico del virus nella cellula latentemente infettata che rimane del tutto invisibile alle medicine esistenti», racconta la studiosa. «Questa cellula latente, eludendo la terapia antivirale, può in realtà produrre il virus in un secondo momento» impedendo la guarigione. Il team di ricercatori sta dimostrando alla comunità scientifica mondiale che esiste un pezzo del materiale genetico virale che può essere riconosciuto da farmaci in grado «di colpire non solo le cellule attive, ma anche quelle latentemente infettate», aggiunge la dottoressa. Europa ed America hanno investito sulla Richter la bellezza di 5 milioni di euro. «Ho vinto un finanziamento europeo di 2 milioni di euro per progetti scientifici d’eccellenza per il 20142018», racconta. Arrivando prima su circa 4 mila concorrenti. «A questi si aggiungono altri 2 milioni da un altro bando sempre della Ue per giovani ricercatori ed una borsa di studio di 1 milioni della fondazione di Bill Gates che finanzia idee innovative. Con questi fondi ho acquistato strumenti per il laboratorio, come i robot che svel- tiscono il lavoro di base per processare i campioni, e pago il mio team di giovani ricercatori all’Università», aggiunge la virologa che, dopo un dottorato a Padova, si è specializzata in Usa. Bisogna fare in fretta. Perché molte vite rischiano di spegnersi nei prossimi anni. Gli scienziati prevedono una nuova pandemia Hiv entro i prossimi 20 anni. Si parla di 150mila persone malate, spesso a loro insaputa. Solo in Italia si registrano 4 mila nuovi contagi. Circa un terzo degli infetti si trova in Lombardia (27%), Lazio (14%) ed Emilia-Romagna (10%). «Solo a Milano ci sono 3 infezioni al giorno», afferma il Presidente di Anlaids (Associazione nazionale per la lotta contro l’Aids), Mauro Moroni. Dall’Aids d’altronde non si guarisce, ma ci si cura. Certamente più di prima, ma non per sempre. «Si può vivere con l’Hiv prendendo ogni giorno cocktail di medicine, che aiutano sicuramente ad andare avanti, ma alla lunga non producono più effetti. Con il tempo, anche il virus può resistere a questi rimedi e continuare a danneggiare il sistema immunitario», prosegue il medico. «Non so riuscirò ad ottenere i risultati che l’Europa si attende da me. Mi piacerebbe aprire una società in Italia o vendere i diritti della scoperta a ditte farmaceutiche. In America funziona così. Qui invece è tutto più complicato. Dal Miur, non mi è arrivata neanche una telefonata!». Tenacia Sara Richter, 38 anni: «Con i fondi? Stipendi ai ricercatori e un nuovo robot» Barbara Millucci © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile RITORNO AL PASSATO ✒ Cristo non s’è fermato a Eboli. Sulle robuste gambe del suo vicario in terra è arrivato fino a Cassano Ionio, nel Mezzogiorno più profondo e dimenticato che ci sia. Ci voleva un vescovo argentino per spingersi fin dove lo Stato italiano si dissolve nell’anti-Stato, e il Male governa sul Bene. Ai mafiosi della piana di Sibari il Papa ha ricordato che chi adora il Male è scomunicato, e non c’è sanzione peggiore per la gente di ‘ndrangheta, che fa dell’esibizione di una fede blasfema il simbolo del proprio padrinaggio sul territorio. Ma il gesto più tenero di Francesco è stato quell’abbraccio ai parenti di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni ucciso e bruciato in un regolamento di conti a gennaio insieme al nonno e alla sua compagna. «Mai più atrocità sui bambini», ha detto il Papa, e sarebbe bello come programma minimo per il riscatto del nostro Mezzogiorno, quel luogo d’Italia dove le colpe dei padri ricadono ancora sui figli, e il reticolo tribale non risparmia i minori. Altri padri e madri, altri nonni aspetta- no giustizia al Sud. Aspettano un’azione massiccia e sofisticata dello Stato, Dna e Ris e Sco, un impiego di risorse senza risparmio, come si fa altrove, come si fa nel resto d’Italia, per trovare e fermare gli assassini di bambini. C’è una famiglia così a Palasciano, la famiglia del piccolo Mimmo Petruzzelli, trucidato dai proiettili quasi cento giorni fa, ad appena tre anni, da un commando, mentre era in auto insieme alla madre e al suo compagno. Nessuna traccia, nessun testimone, nessun sussulto dello Stato o della società civile. Un gran buco nero che si è richiuso sopra la testa di quel bambino, come se non fosse mai esistito. Come Cocò. Eppure è lì, in fondo allo stivale, che si gioca la tanto sbandierata battaglia per la legalità. E se il Papa si muove per risvegliare le coscienze, per farsi apostolo di una fede nel potere soprannaturale del Bene, ora è lo Stato che non ha più alibi per fermarsi a Eboli. Antonio Polito © RIPRODUZIONE RISERVATA SBAGLIATO GRIDARE SUBITO AL COLPEVOLE ANCHE SE GLI INDIZI SONO MOLTO VALIDI ✒ Cose di più di vent’anni fa. Un uomo dell’alta finanza, già vicino politicamente al presidente francese Giscard d’Estaing, viene trovato ucciso in circostanze misteriose. Chi l’abbia ammazzato non si sa (e non si saprà mai) ma dalle prime indagini, con gravi indizi a carico, salta fuori il nome di un possibile mandante, personaggio noto nel sottobosco dei faccendieri: si chiama Allenet de Ribemont. Lo arrestano. Al telegiornale delle 20 il ministro degli Interni, il capo della polizia e un ufficiale incaricato delle indagini proclamano senza mezzi termini qualcosa come «l’abbiamo preso». Dopo qualche tempo, l’indagato viene prosciolto per mancanza di prove sufficienti. Ricorre allora alla Corte europea dei diritti dell’uomo che, nel 1995, gli dà ragione — e non per l’arresto (gli indizi a suo carico c’erano) ma per le parole pronunciate in quel telegiornale — e per l’occasione fissa alcuni principi che resteranno come capisaldi anche per gli sviluppi successivi della sua giurisprudenza. Nessun dubbio — dice la Corte — che i mezzi d’informazione («cane da guardia della democrazia») debbano essere informati e informare sugli sviluppi essenziali di inchieste giudiziarie, anche di quelle più delicate; però soprattutto chi riveste ruoli istituzionali deve farlo con il «riserbo» e la «discrezione» che sono imposti dalla presunzione d’innocenza, quale è garantita dalle Carte internazionali di tutela dei diritti fondamentali delle persone. Già, «riserbo» e «discrezione». Ma... sono cose di più di vent’anni fa. E a quell’epoca non c’erano i social network e il test del Dna non era ancora diventato abituale nei procedimenti penali. O, forse, anche oggi vale la pena porsi qualche domanda, dopo che un uomo, prima di aver avuto qualsiasi possibilità di difendersi, è stato esposto (e non solo lui) al massacro dei media con una semiufficiale etichetta di «assassino», subito appiccicatagli addosso? Mario Chiavario professore emerito dell’Università di Torino © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ACCORDO SULLA RIFORMA DEL SENATO LA DIGNITÀ DI UNA FUNZIONE SEGUE DALLA PRIMA L’immunità ai senatori ci dice che il Senato (pur finalmente diverso dalla Camera) sarà comunque una cosa seria, degna di rispetto. Come si conviene a un organo che, se perderà il potere di dare e togliere la fiducia al governo e il potere legislativo paritetico a quello della Camera, manterrà pur tuttavia il diritto di contribuire alla elezione del presidente della Repubblica, dirà la sua sulle leggi, avrà il controllo degli affari regionali. Il modello a cui ci si è ispirati è il Bundesrat, il consiglio federale tedesco. Come nel Bundesrat è prevista l’elezione indiretta: nel caso italiano, cento membri, novantacinque dei quali rappresentativi di Regioni e Comuni, il cui mandato durerà quanto quello delle amministrazioni di provenienza. Nel modello a cui ci si ispira ci sono, insieme, la forza e la debolezza della riforma prevista. La forza, perché il Bundesrat è una istituzione collaudata. Ma anche la debolezza perché le Regioni italiane non sono i länder (gli Stati) tedeschi. E il regionalismo italiano non è il federalismo tedesco. I dettagli che non sono ancora chiari (perché dovranno essere oggetto di leggi successive) riguardano il modo in cui verrà ridefinito il Titolo V, i rapporti centro-periferia e, per essi, le aree di competenza della Camera e del Senato. È ottima cosa che siano sparite le famigerate «materie concorrenti», fonti di infiniti contenziosi fra Stato centrale e Regioni. Così come è ottimo che una serie di cruciali materie ritornino sotto il controllo del governo nazionale. Ma molti altri aspetti restano ancora incerti. Stando al testo, sembra che le Regioni vedranno confermati molti dei poteri acquisiti nella riforma del 2001. Poiché l’esperienza dice che, in tutti questi anni, non ne hanno fatto per lo più un buon uso, questa non è necessariamente una buona notizia. In ogni caso, fra il testo (fragile) inizialmente presentato dal governo per la riforma del Senato e il testo su cui si è chiuso l’accordo, c’è un evidente salto di qualità (in meglio). Se questa riforma si farà, per una volta potremo dire che l’incontro fra una leadership dinamica e innovatrice e una classe parlamentare in cui non sono mancate saggezza ed esperienza ha generato un bel risultato. Angelo Panebianco © RIPRODUZIONE RISERVATA L’importanza di cambiare regole per «non morire democristiani» di PIERO OSTELLINO «I l problema non sono le regole; sono i ladri». La frase, pronunciata da Renzi a commento dello scandalo del Mose, avrebbero potuto dirla Antonio Di Pietro o qualsiasi altro uomo politico della Prima Repubblica. È figlia della convinzione che, dopo Tangentopoli e Mani pulite, la politica la si possa fare solo delegandone la gestione alla magistratura e ai carabinieri. Che piaccia o no, è la definitiva trasformazione del Partito democratico nella vecchia Democrazia cristiana o, se si preferisce, in una specie di neoberlusconismo di sinistra. L’occupazione del potere per, poi, non usarlo che per conservarlo. Le chiacchiere sulla rottamazione delle generazioni precedenti, sul loro ricambio con le nuove e sulla politica di cambiamento — che Renzi continua a ripetere anche ora che è segretario del Partito democratico e sta al governo come se non lo fosse — sono state un’operazione di marketing per pervenire al ricambio di una classe dirigente postcomunista, logorata dal consociativismo con la Dc e ormai esausta, che non aveva più nulla da dire. Nel Paese, quelle chiacchiere sono state la forma che il trasformismo inaugurato nel 1876 con la caduta della destra storica e l’avvento della sinistra (liberale) ha assunto nell’era della comunicazione, che conta più della realtà effettuale e la crea e col quale, nel passato, si erano sempre mascherate, con doppiezza controriformista, operazioni di puro potere personale, politicamente legittime sotto il profilo formale, ma discutibili sotto quello degli interessi reali del Paese. Con Matteo Renzi — cui pare piaccia più essere capo del governo che farlo — la politica italiana registra il ritorno ai metodi della vecchia Dc. L’ex sindaco di Firenze — che è ambizioso e non lo nasconde — ha capito che prendersela con i ladri e promettere demagogicamente un futuro luminoso solletica il moralismo e il pressapochismo populista e non costa; anzi, rende, purché non si metta mano alle condizioni strutturali che generano i ladri. La frase che il problema non sono le regole, sono i ladri, è una riproposizione di quella sul «mariuolo Chiesa», che Craxi aveva usato per tenere fuori il Psi dallo scoppio di Tangentopoli. Ma quando Craxi chiamò, in Parlamento, le forze politiche ad assumersi DORIANO SOLINAS L’ABBRACCIO DEL PAPA AI PARENTI DI COCÒ E ORA LO STATO NON SI FERMI A EBOLI collettivamente la responsabilità del finanziamento illecito dei partiti e a fare i conti con le degenerazioni del «sistema», fu isolato; Dc e Pci si spartirono il potere — l’una, quello istituzionale e economico; l’altro, quello culturale e politico — decretando, con la fine del Partito socialista come forza potenzialmente riformista, il trionfo del peggior conservatorismo. Il segretario del Psi sarebbe morto in esilio, mentre in Italia, con il compromesso storico, si sviluppava il progressivo degrado del Paese. Renzi ha fatto astutamente tesoro del fallimento del tentativo riformista craxiano per scalare, riuscendoci, sia la direzione del Pd, sia quella della politica nazionale. Se non toccherà gli interessi consolidati dalla struttura sociale corporativa ereditata dal fascismo — in altre parole, se non farà nulla di più di «promettere che molto, non tutto, è già stato fatto», come sta dicendo incessantemente, è probabile resti a lungo a Palazzo Chigi. Certo, qualcosa farà — una (parziale) riduzione della spesa pubblica, ormai fuori controllo, e una (relativa) razionalizzazione della Pubblica amministrazione perché la stessa forza delle cose glielo impone — ma non ridurrà l’eccesso di intermediazione politica rispetto alla sfera privata, che è la vera causa della corruzione. Non darà, come sarebbe auspicabile, più spazio al mercato, e al merito, rispetto al familismo e clientelismo amorale sul quale si regge l’intero Ordinamento politico e giuridico dal 1948. Le regole — in un Paese dove per costruire un nuovo capannone per la fabbrichetta, malgrado tutto felicemente in espansione, o per convertirla, ci vogliono decine di permessi, licenze, concessioni, si perde molto tempo per districarsi nella giungla burocratica e si spendono molti soldi in avvocati e consulenti, e dove il cittadinocontribuente non riesce più a orientarsi nel mare di una legislazione fiscale disordinata e invasiva, finendo regolarmente con essere trattato come suddito — contano caro Renzi, e come contano ! Sono esattamente le regole che lei dovrebbe cambiare. Ma che, temo, non cambierà perché ha capito che sarebbe defenestrato all’istante. Da vecchio democristiano, lei sa, andreottianamente, che il potere logora chi non ce l’ha. Perciò, dal governo, sta logorando il suo stesso partito, come la Dc aveva fatto, a suo tempo, sempre dal governo, col Pci e le stesse capacità di resistenza del Paese. Non è detto sia necessariamente un male; ma è altrettanto lecito dubitare, non solo da sinistra, che «morire democristiani» sia un bene. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA EUROPA SOLIDALE Più flessibili dopo i «compiti a casa» di MAURIZIO FERRERA I risultati delle elezioni stanno inducendo i leader europei (soprattutto quelli di centrosinistra) a ripensare le priorità dell’Unione. L’orientamento emergente è quello di rendere più flessibili le regole di bilancio in modo da facilitare le riforme strutturali e la ripresa degli investimenti pubblici nazionali in settori cruciali per crescita e occupazione. Le condizioni, i margini, i tempi di questa nuova flessibilità restano tutti da definire. È però importante che il principio generale si affermi, anche per ragioni politiche. Sullo sfondo della crisi, l’Europa dei vincoli e delle sanzioni ha oltrepassato la soglia di accettabilità sociale mentre le sue regole e i suoi automatismi hanno lasciato alquanto a desiderare in termini di risultati. Un recupero di flessibilità (virtuosa, s’intende) è oggi condizione necessaria per ricostruire l’ormai fragile legittimazione della Ue e dell’euro. Vi è tuttavia da chiedersi se un passo in questa direzione sia sufficiente. Flessibilizzare le regole significa senz’altro ammorbidire la filosofia dei «compiti a casa» predicata negli ultimi anni da Bruxelles e da Angela Merkel. Ma limitarsi a questo implica accettare che le riforme nazionali siano l’unica risposta possibile alle sfide della crescita e dell’occupazione. Non è così. La crisi dell’Europa ha una seconda faccia, meno visibile ma non meno importante: l’assenza di politiche comuni in grado di gestire l’Unione economica e monetaria come «sistema» capace di svilup- parsi in maniera equilibrata. Con il completamento del mercato unico e l’introduzione dell’euro l’Europa ha compiuto quello che in fisica si chiama transizione di stato. Potremmo dire che da «solida» l’Europa è diventata «liquida». Ciò che quotidianamente accade nell’economia (al singolare) dell’eurozona è in buona misura il frutto delle regole sovranazionali e dunque sfugge al controllo dei governi nazionali. In un simile contesto è diventato molto difficile stabilire chi perde e chi guadagna e soprattutto perché. In che misura il successo economico della Germania è dovuto ai famosi compiti a casa (ad esempio le riforme Hartz del mercato del lavoro) oppure alla stabilità del cambio o alla disponibilità di credito a buon mercato per le sue imprese? Gli aiuti alla Grecia sono stati solo un fardello per i contribuenti tedeschi (olandesi, francesi) oppure hanno anche contribuito alla salvaguardia dei loro risparmi, messi a repentaglio da scelte di investimento avventate delle banche? Se così fosse, le implicazioni politiche sarebbero dirompenti: l’enorme impoverimento della Grecia, effetto dell’austerità imposta da Bruxelles, andrebbe in parte visto come il prezzo che i ceti deboli di un Paese periferico hanno dovuto pagare per garantire la stabilità dei Paesi più ricchi e delle loro classi medie. Non si tratta, per carità, di fare un processo ai Paesi «forti» in difesa dei «deboli», né tantomeno di cavalcare le terribili semplificazioni e le false argomentazioni di molti euro- scettici. Al punto in cui siamo, tuttavia, la questione della transizione di fase non può più essere ignorata. Un sistema liquido ha bisogno di un contenitore diverso da quello di uno solido. Fuor di metafora, occorre dotare l’Ue di strumenti adeguati per il governo dell’interdipendenza fra Paesi e delle sue conseguenze, spesso inattese e imprevedibili. È da tempo che si dibatte, ad esempio di eurobond, ossia di un meccanismo solidale per la distribuzione dei debiti a livello europeo. E si è già cominciato a discutere di un possibile sistema di ammortizzatori sociali Ue, modellato su quello esistente negli Stati Uniti, per assorbire i costi della disoccupazione dovuta a choc asimmetrici. La Presidenza italiana potrebbe giocare un ruolo importante nel far progressi su quest’ultimo fronte, ad esempio chiedendo alla Commissione entrante di preparare un Libro Verde. Più flessibilità e, al tempo stesso, più politiche comuni. L’Unione può oggi avanzare solo prendendo atto di entrambe le facce della propria crisi e affrontandole con pragmatismo e senza tabù. Al di là di nomi, funzioni, programmi, l’agenda del prossimo quinquennio deve imperniarsi su un grande obiettivo strategico: «sistemare» l’Europa dopo la grande crisi. Per far sì che l’unione delle sue parti (gli Stati membri) continui a essere più di una mera somma aritmetica e torni a produrre benefici diffusi ed equamente distribuiti per tutti i cittadini. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 41 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere UN INTELLETTUALE DA RICORDARE BORGESE FRA GUERRA E FASCISMO Risponde Sergio Romano Mi incuriosisce la figura di Giuseppe Antonio Borgese, di cui il settimanale «Sette» ha brevemente ricordato la figura di critico letterario e collaboratore del «Corriere» durante il primo conflitto mondiale, tra i primi ad avere consapevolezza che la guerra si combatteva anche dalle colonne dei giornali. A tale riguardo, «Sette» ricorda il memoriale inviato il 26 maggio 1917 al governo e per conoscenza al direttore del «Corriere» Luigi Albertini. Che cosa sosteneva con tale scritto? Perché, in seguito, i rapporti con il «Corriere» si deteriorarono e Borgese cessò la collaborazione? Gianna Torresani Verona Cara signora, orgese aveva troppi interessi e troppi talenti per essere facilmente collocabile all’interno di una qualsiasi categoria intellettuale. Fu filosofo e giornalista, romanziere, commediografo, critico letterario, saggista e polemista, professore universitario e agitatore di idee. Venne scoperto da Benedetto Croce e fu per alcuni anni uno dei più autorevoli interpreti del suo sistema filosofico. Ma ruppe clamorosamente con il maestro quando cominciò ad abbozzare una diversa concezione del mondo. Fu un eccellente germanista, ma all’università di Milano, dove insegnò sino all’inizio degli anni Trenta, ebbe anche una cattedra di Estetica. Entrò nella vita pubblica quando prese partito per l’in- B GUERRE Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 tervento dell’Italia nella Grande guerra. Fra il 1917 e il 1918, mentre era già uno dei maggiori collaboratori del Corriere, ne influenzò la linea editoriale promuovendo il «Congresso di Roma». Il progetto era ambizioso: riunire i rappresentanti di tutte le nazionalità irredente dell’Impero austro-ungarico e proclamare al mondo il loro diritto all’indipendenza. Sostenuto dal Corriere di Luigi Albertini e da altre personalità politiche e culturali, il Congresso fu uno degli eventi che maggiormente contribuirono alla dissoluzione dell’Impero asburgico e alla molla sentimentale e ideologica, non è, di per sé, diversa. Scelte ideologiche CASO MARÒ Caro Romano, ho letto che i jihadisti dell’Isis hanno consolidato la loro posizione tra l’Iraq e la Siria, continuano ad avanzare e si sono spinti fino a Mosul e successivamente fino a Tikrit. I combattenti sono fondamentalisti e non è chiaro se godano del consenso della popolazione. Mi ha sorpreso la notizia che ad essi si siano uniti 400 o 500 uomini di provenienza britannica che sarebbero volati in Siria per poi sconfinare e andare a combattere con i guerriglieri. Come si può spiegare il fenomeno? Silenzio imbarazzante Trovo intollerabile e offensivo del buon senso, oltre che della dignità nazionale, il prolungato silenzio di quasi tutti i politici, ad esempio di Renzi, loquace su tutti gli argomenti tranne su questo, in merito al caso dei nostri due fucilieri di marina tuttora detenuti in India. Tale silenzio mi pare ancora più intollerabile se messo a confronto con il profluvio di chiacchiere che accompagna non ogni partita della Nazionale ma ogni passo o istante dei suoi strapagati e viziatissimi componenti. Siamo veramente il Paese della superficialità e, a Antonio Fadda antonio.fadda@ virgilio.it I polacchi emigrati in Europa occidentale tornarono in patria per combattere contro la Russia nel 1863. Gli italiani emigrati nelle Americhe tornarono in patria per combattere contro gli austriaci nel 1915. Le scelte possono essere sbagliate, come nel caso dei jihadisti delle comunità musulmane occidentali, ma la La tua opinione su sonar.corriere.it L’Italia di Prandelli sconfitta dalla Costa Rica. Mondiale compromesso? quanto pare, in campo internazionale, non contiamo assolutamente nulla. Paolo Sartori posartori@ alice.it UNIONE EUROPEA Uffici regionali Presso la Ue sono presenti 21 sedi regionali italiane (con centinaia di dipendenti e dirigenti), grazie ad una legge della metà degli Anni 90, che consente a Regioni e Province autonome di «istituire presso le sedi delle istituzioni dell’Unione Europea uffici di collegamento propri o nascita dello Stato jugoslavo. Molti, dopo la fine della guerra, sosterranno tuttavia che quel Congresso aveva permesso al nuovo Stato balcanico di rimettere in discussione i vantaggi territoriali che l’Italia aveva negoziato con gli Alleati prima dell’intervento. Il memorandum pubblicato da Sette contiene riflessioni e proposte sulla funzione della propaganda durante la guerra ed è probabilmente una sorta di autocandidatura per uno dei cinque uffici all’estero di cui l’autore proponeva la creazione: Parigi, Londra, New York, Pietrogrado e Berna. Borgese era stato chiamato alle armi ed era allora sottotenente di Marina, ma era stato appena trasferito a Milano dove la sua collaborazione con il Corriere sarebbe stata più in- tensa. Mandò il testo del memorandum ad Albertini, probabilmente, perché sperava che il Corriere avrebbe appoggiato la realizzazione del progetto. Dopo la fine della guerra, Borgese, fedele alla filosofia del Patto di Roma, fu pubblicamente contrario a certe rivendicazioni territoriali italiane nell’Adriatico e venne considerato un «rinunciatario» negli ambienti nazionalisti e fascisti. Quando due dei suoi studenti furono brutalmente malmenati ed ammoniti a non frequentare le sue lezioni, Borgese accettò l’invito di un’università della California. Cominciò allora, nel 1931, la seconda parte della sua vita, non meno agitata e interessante della prima. comuni». Se c’era una ragione vent’anni fa, oggi, con lo sviluppo di Internet, non c’è più. notevole risparmio sul loro soggiorno. Monica Cesarini [email protected] I costi della sconfitta Dopo la batosta inflitta dalla Costa Rica la prima cosa che viene da pensare è quanto sia venuto a costare questo disastro calcistico, alloggiando i nostri campioni nel migliore resort brasiliano, compreso tutto il contorno di gente al seguito: denaro che nazioni ben più ricche della nostra si sono guardate bene dallo sperperare. L’unica consolazione è che se veniamo battuti dall’Uruguay, i nostri eroi rincaseranno prima, con un La domanda di oggi Sì Il ministro Maria Elena Boschi: riforme costituzionali approvate entro luglio. Ce la farà? No 50 Carlo Ferrazza [email protected] CARCERI Possibile privatizzarle? MONDIALI DI CALCIO SUL WEB Risposte alle 19 di ieri 50 © RIPRODUZIONE RISERVATA Macché amnistie, indulti o depenalizzazioni che non farebbero altro che ridurre ulteriormente la certezza della pena: per risolvere la vergognosa situazione delle carceri italiane non resta che la privatizzazione. Con la cronica mancanza di risorse l’unica soluzione rapida è affidare ad aziende private la costruzione di strutture, e il mantenimento, la sorveglianza e la rieducazione dei carcerati sotto il controllo del ministero dell’Interno. Si otterrebbero risultati in tempi brevi, riducendo i costi e si creerebbero posti di lavoro. Stabiliti degli standard ottimali per questa attività non si vedono controindicazioni: Stato e Regioni affidano a strutture private la salute dei cittadini, perché non dovrebbero affidarne la detenzione? Tonino Cesari, Milano @ E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Più o Meno di Danilo Taino Statistical Editor Ristoranti e alberghi più cari della media Ue O rientamento di bilancio (familiare) per le vacanze in Europa. Il Paese meno costoso è la Bulgaria: fatta cento la media del livello dei prezzi nei 28 Paesi dell’Unione Europea, il costo della vita bulgaro è il 48%, meno della metà. In Danimarca, invece, i prezzi sono i più alti, il 140% della media. Se si guarda fuori dai confini del blocco Ue, però, la Norvegia (155%) e la Svizzera (156%) sono le più care. La comparazione del livello dei prezzi — quindi del costo della vita, non dell’inflazione che ne misura invece la dinamica — è stata condotta da Eurostat, l’ufficio statistico di Bruxelles: testimonia differenze di prezzo ancora sostanziali, soprattutto, come c’era da aspettarsi, tra i Paesi di vecchia ricchezza dell’Europa occidentale e i nuovi arrivati nella Ue dall’Est europeo; ma non solo. L’Italia è sostanzialmente nella media, al 103%. Ma per cibo e bevande non alcoliche si arriva al 112% e per l’abbigliamento al 107%: i prezzi italiani sono invece un po’ più bassi per alcolici e tabacco (98%), per l’elettronica di consumo (99%) e per i trasporti personali (97%). Preoccupanti invece i costi di ristoranti e hotel (compresi pub, caffè, ostelli) in Italia, al 110% della media Ue, segno di una scarsa competitività di prezzo dell’industria del turismo italiana: siamo allo stesso livello della Francia (111%) ma molto meno competitivi di Spagna (91%), Grecia (88%), Croazia (74%), Portogallo (77%), Germania (97%), Turchia (78%) e persino un po’ meno di Austria (106%) e Gran Bretagna (108%). Ristoranti e alberghi in Svizzera arrivaSpagna, Grecia, no invece a costare il 152% della Portogallo, media Ue, in Norvegia il 189%, in Croazia e anche Finlandia e in Irlanda il 128%, in Danimarca il 149%. Germania più Se si guarda al livello generale dei prezzi (non di settore), in Gercompetitive mania il costo della vita è in sostanza uguale a quello italiano, al 102% della media Ue, con un punto basso per alcolici e tabacco (90%) e uno alto per cibo e bevande non alcoliche (108%). La Francia è nel complesso più cara, al 109%, la Gran Bretagna pure (114%). Se si guardano i diversi settori merceologici e di servizio, si nota che le variazioni maggiori riguardano le bevande alcoliche e il tabacco, con un minimo del 59% in Bulgaria e un massimo del 178% in Irlanda: in questa categoria l’influenza della tassazione è determinante e quindi le differenze tra Paesi sono dovute alle diverse politiche, fiscali oppure sociali e sanitarie. In settori aperti alla concorrenza, dove l’influenza dello Stato è minore, il livello dei prezzi presenta invece variazioni meno ampie. Nei trasporti personali — auto, moto e biciclette — si va dall’81% della Repubblica Ceca al 117% dell’Olanda (con l’eccezione dell’eccentrica Danimarca, al 155% della media Ue). Nell’abbigliamento il prezzo minimo si incontra in Ungheria, 75%, e il più alto in Svezia, 130%, ma la gran parte dei Paesi sta in una fascia tra 95 e 105%. Nell’elettronica di consumo si va dall’86% della Polonia al 113% di Danimarca, Malta e Cipro. Tutto sommato, ancora grandi differenze: probabilmente un bene. @danilotaino ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche Laura Boldrini e l’immigrazione Prima di liquidare con tanta sprezzante supponenza le posizioni della Presidente della Camera in tema di immigrazione, Piero Ostellino farebbe bene a documentarsi. Gli «incoraggiamenti ad un massiccio arrivo» che Ostellino attribuisce a Laura Boldrini sono una pura invenzione, della quale evidentemente ha bisogno per provare a vincere facile nella polemica. È ridicolo anche solo immaginare che decine di migliaia di persone si muovano dalla Siria, dall’Eritrea, dalla Somalia verso il nostro Paese passandosi la voce: «andiamo in Italia, tanto lì c’è la Boldrini che ci fa entrare». Chi fugge da guerre e dittature, come è noto, arriva senza aspettare il via libera di Ostellino o Boldrini. Basta guardare cosa accade nei Paesi vicini alla Siria dove hanno trovato rifugio circa tre milioni di civili. La Presidente della Camera dice altre cose, le dice anche sulla base di una lunga esperienza professionale in questo ambito e le ha ribadite ancora venerdì, a bordo della nave della Marina militare San Giorgio. Dice che Mare Nostrum è un’operazione encomiabile perché salva vite umane ma che da sola non potrà mai bastare a risolvere il problema che va affrontato alla radice; che l’Europa non può lasciare soltanto all’Italia la responsabilità di soccorrere i naufraghi nel Mediterraneo, perché quel mare oggi è la frontiera comune di 28 Stati; che per ridurre i flussi l’Europa dovrebbe trovare un ruolo più attivo nel promuovere negoziati di pace per i Paesi dai quali i richiedenti asilo sono costretti a fuggire, così come isolare i dittatori e non farci affari; che potrebbero essere le ambasciate delle nazioni Ue nei Paesi di transito, come la Libia, a vagliare le domande d’asilo, così da togliere lavoro ai trafficanti e inviare nei loro territori chi ha effettivamente bisogno di protezione; che lo stesso ruolo di valutazione delle domande di protezione nei Paesi di transito lo potrebbero esercitare gli organismi internazionali con l’impegno da parte degli Stati membri ad accoglierne delle quote. Queste le posizioni vere, non immaginarie, della Presidente della Camera. Proposte concrete che Laura Boldrini ha anche offerto come contributo al prossimo semestre di Presidenza italiana. Se prima di scrivere Ostellino si informasse, eviterebbe di usare toni insultanti e di dare dimostrazioni di incompetenza. Roberto Natale Portavoce della Presidente della Camera © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 23,00 (recargo envio al interior $ 1,50); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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E anziché adoperarsi subito per una effettiva riduzione delle aliquote Irpef mi domando per quale motivo il governo abbia sprecato tutti quei miliardi di euro (per elargire 80 euro al mese a una parte di lavoratori dipendenti ) se Il ministro Franceschini ha abolito le riduzioni agli anziani che visitano i musei. Mi sembra in linea con quanto ha a suo tempo esternato il gestore della riduzione della spesa Carlo Cottarelli ovvero che i pensionati hanno la deplorevole propensione al risparmio. Inoltre è anche stata anche accertata l’aggravante che con l’aumento dell’età diminuisce la percentuale di coloro che sostengono il loro partito. Mario Razzano, Milano EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. 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Fenomeni Da «Furore» (che avrà una seconda stagione) ai successi importati dalla Spagna. Mediaset rilancia un genere che tenta anche Viale Mazzini Protagonisti P ersonaggi così legnosi da esser pronti per il caminetto, psicologie tagliate con l’accetta (il buono, il cattivo, la fedifraga...), la trama che cerca la via più rapida per l’applauso: l’amore e il giallo. Fotoromanzi in movimento, con il pregio di risparmiarsi la fatica di leggere. Il nuovo oro televisivo sono le soap opera, almeno per Canale 5 che le ha rese pilastri del palinsesto. Ci vuole anche occhio, perché telenovela uguale ascolto è una equazione che non sempre funziona. Nella categoria melò rientra anche una serie come Furore - Il vento della speranza, ultima creatura firmata Teodosio Losito, uno che predilige attori come Gabriel Garko e Manuela Arcuri (non in questa occasione) e confida nella fantasia (poca?) altrui: «Il pubblico lo faccio sognare. È la ricetta dell’acqua calda, il pubblico ha un forte desiderio d’evasione, se rappresenti la sua vita fai autogol». Così ecco una media di 4 milioni e 700 mila spettatori, una seconda stagione già annunciata. Protagonisti: l’Eroe e la Vittima da Salvare. In due righe la storia racconta l’emigrazione al Nord di Il segreto Megan Montaner e Álex Gadea: il loro «Segreto» è la sorpresa della stagione di Canale 5. In day time, in prima serata e pure alle 18.50 Cuore ribelle In onda su Canale 5, ambientata sul finire dell’800, intreccia la storia della ribelle del titolo (Marta Hazas) e un ex bandito (Carles Francino) Pasión prohibida Incerte fortune per la soap di Rai2, con Jencarlos Canela e Mónica Spear. Mandata in onda, sospesa e poi ripresa per circa 500 mila spettatori L’eroe, la vittima e un po’ di giallo In tv la riscossa della telenovela Bassi costi e buoni ascolti: il ritorno del melò tradizionale Gioco di specchi Cosima Coppola (30 anni) in «Furore - Il vento della speranza» Sogni L’autore Teodosio Losito: faccio sognare il pubblico che ha bisogno di evasione, è la ricetta dell’acqua calda una famiglia siciliana che si scontra con il razzismo di Lido Ligure. Francesco Testi interpreta l’Eroe: un lavoratore indefesso che combatte l’ingiustizia e alla fine crea una società di costruzioni dove i lavoratori non vengono più sfruttati. Cosima Coppola è la Vittima da Salvare: si ribella all’ennesima violenza subita fin da piccola, uccide lo zio e si dà alla fuga. Sarà prima costretta a prostituirsi per vivere, poi ad essere l’amante del padrone. Il finale è telefonato. Ma è la Spagna la fabbrica seriale di telenovela. Il segreto (sempre di Canale 5) è un feuilleton che si dipana in 637 comodi episodi, su amore e riscatto sociale. Protagonisti: l’Ingannata e il Principe Perfetto con un Difetto. Megan Montaner è una levatrice cacciata di casa per un «giovanile peccato d’amore» (le portano via il figlio e dedica la sua vita a ritrovarlo). Álex Gadea è il comandante di guerra, ricco e bello, con un solo difetto (è già sposato). Ma sarà subito amore rurale (siamo a fine 800) che supera gli steccati sociali (tema perfetto per una soap). In mezzo tutto il corollario da telenovela: vendette, tradimenti, alleanze, amori minori, e poi i morti: ammazzati, incendiati, infartuati e via scomparendo. Risultato: dove la piazzi nel palinsesto vince. In day time (media 3.700.000 spettatori), in prima serata (ora è in programmazione al mercoledì: media 3.700.000) e anche nel preserale (tutti i giorni, media 3 milioni). Insomma, la rivincita della telenovela, un tema analizzato nei giorni scorsi anche da Aldo Grasso. Ancora 637 episodi «Il segreto» è un feuilleton su amore e riscatto sociale in 637 episodi: storia di una donna cui tolgono un figlio dalla Spagna arriva Il tempo del coraggio e dell’amore, melò ambientato negli anni 40. Protagonista: La Sarta Ingannata che diventa Spia: Adriana Ugarte, truffata da quello che credeva l’amore della vita, si ritrova a far la sarta e dopo aver finalmente aperto un suo negozio, la sua vita prende una direzione inaspettata che la porterà a collaborare con il Servizio segreto britannico durante la II Guerra mondiale. Alla fine delle 8 puntate una media di 3.400.000 telespettatori. E Cuore ribelle? Spagnola pure questa, claro. Trasmessa pure questa da Canale 5. Ambientata sul finire dell’800 nell’immaginaria cittadina di Alazara, è (esageriamo) un Jules e Jim andaluso. Protagonisti: La Ribelle, Il Bandito Convertito, il Contadino, ovvero lui, lei e l’altro. Marta Hazas è la Ribelle del titolo: fugge dal lusso e da un matrimonio combinato e incontra il Bandito Convertito (Carles Francino), ora a capo della Guardia Civile. Ma si imbatterà anche nell’Altro (Isak Ferriz): chi sceglierà tra i due? Basta? No. Perché in Spagna non stanno fermi un attimo. Su Canale 5 arriverà in autunno in prima serata Il principe, una delle serie di maggior successo di Tele5. Otto puntate ambientate a «El Principe» di Ceuta, problematico quartiere spagnolo in terra marocchina. Qui convivono musulmani, cristiani, narcotraffico, corruzione. Protagonisti: Il Poliziotto Buono e il Poliziotto Cattivo. Alex Gonzalez viene mandato in questa zona di confine per combattere il narcotraffico e si scontra con Josè Coronado, un poliziotto corrotto che utilizza metodi poco ortodossi per mantenere l’ordine. Poca fortuna o poco occhio per la Rai. È andata male a Rai2 con Pasión prohibida, storia del tenero odio tra una madre e una figlia e di una passione proibita, quella del titolo. Mandata in onda, sospesa e poi ripresa, supera di poco i 500 mila spettatori e ora intontisce la mattine di Rai2. Non va molto meglio Legàmi su Rai1, provata in prima serata (un flop), ora nel primo pomeriggio viaggia intorno a un milione di spettatori. La morale? Se va bene, bassi costi, alti ascolti. Sulla qualità si può obbiettare, ma del resto da qualche parte bisogna pur sottrarre. Renato Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio «Promosso» dopo 20 anni di conduzioni. «Vittoria del mio gruppo di lavoro, bisognerà incrociare i modelli Vespa e Fiorello» Giletti: conquisto la prima serata di Raiuno, tra politica e intrattenimento ROMA — Massimo Giletti, è giunta l’ora della sua prima serata su Raiuno... «Sì, dopo vent’anni di conduzioni, approdo alla prima serata su Raiuno, il mercoledì, da febbraio 2015 all’inizio di aprile». Sarà un’«Arena» in versione serale, viene da pensare. «Esattamente il contrario. Bisognerà dimenticare “l’Arena”, che continuerò comunque a condurre. Si tratta di un esperimento, un incrocio e una sovrapposizione di linguaggi. Stiamo lavorando con Giampiero Solari, che è anche l’autore di Fiorello. Ci sarà la politica, l’attualità, l’intrattenimento. Anzi, più intrattenimento che attualità. Varietà e paillettes non funzionano più. Dovremo studiare molto». È già pronto un titolo, un marchio da lanciare? «No, ci stiamo pensando. Una cosa è certa ed è chiara. Per la prima volta da anni, una prima serata di Raiuno viene ideata all’interno dell’azienda con un budget ridottissimo rispetto ad altri prodotti di questo tipo. È una sfida molto stimolante, fortemente voluta dal direttore di Raiuno Giancarlo Leone proprio perché si torna a produrre idee all’interno della vecchia fabbrica della Rai. Sono sempre stato contrario ai format industriali». Ha modelli di riferimento? Pensa più a Vespa o a Fiorello? «Bisognerà incrociare quei due grandi modelli. Lo ripeto, non sarà facile. Ma nel momento in cui l’azienda di Stato è chiamata a ripensarsi, a immaginar- si diversa nel futuro, è chiaro che questo ritorno alla produzione interna di format e di moduli innovativi fa parte di un progetto ben più generale. La mia ambizione è regalare un’emozione al telespettatore». Il premier Renzi continua a ripetere che il cambiamento della tv pubblica è al centro della sua agenda politica. Lei si sente minacciato dall’aria In studio Il conduttore di Raiuno Massimo Giletti, 52 anni che tira all’interno della Rai? «Come diceva Flaiano, nella Rai sembrano tutti impegnati a correre in soccorso del vincitore, a salire sul suo carro. Vedo spuntare tanti renziani che prima la pensavano molto diversamente... Io non temo nulla. Non ho mai avuto l’istinto né il bisogno di schierarmi. Mi ritengo un artigiano della tv che ha avuto la fortuna di studiare il mestiere nella bottega di Giovanni Minoli, dalla quale anni fa sono usciti tanti giovani talenti. Con Michele Santoro, Minoli ha rappresentato un modello di lavoro e di capacità di costruzione delle nuove generazioni. La mia prima serata, nel mio piccolo, rappresenta una vittoria del mio gruppo di lavoro e un segnale positivo per la crescita di profes- Coppia Uma e Quentin Bacio sul web Già da un po’ si vociferava di una loro liaison. Ora però spunta su Instagram una foto di Uma Thurman e Quentin Tarantino mentre si baciano dopo una cena a Beverly Hills. sionalità destinate ad arricchire la Rai del futuro». Ottimista o pessimista sul futuro della Rai? «Penso che contino più gli uomini e le intelligenze di tutto il resto, basta insomma puntare sulla meritocrazia, anche se alla Rai non sempre è accaduto... Comunque sia, osservo che qualsiasi azienda sarebbe crollata dopo anni e anni di polemiche politiche, continui cambi di vertice, attacchi di qualsiasi tipo, con un direttore generale privo dei poteri comuni a quelli previsti in qualsiasi altra azienda. Invece la Rai è ancora lì, che va avanti, tuttora centrale nel sistema culturale del nostro Paese. Qualcosa vorrà pur dire, no?». Paolo Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Spettacoli 43 italia: 51575551575557 L’intervista Il regista de «Il capitale umano» ospite al Festival di Castiglioncello Virzì e l’Italia: più coraggio per rinnovare la commedia «Sfruttiamo i successi all’estero, basta cinepanettoni» N el gran parlare di cinema che sì è fatto in questi giorni a Castiglioncello, in provincia di Livorno, ieri gli ospiti (Paolo Virzì, Micaela Ramazzotti, Geppi Cucciari e i registi Matteo Oleotto e Sydney Sibilia insieme al responsabile della manifestazione Paolo Mereghetti) si sono trovati davanti al solito macigno del cinema italiano che ha perso una grossa quota di mercato. Cambiare per sopravvivere?, chiedeva retoricamente ironico il titolo. Opinioni variegate: sentiamo cosa ne pensa Virzì che col suo film Il capitale umano, ora un successo anche in dvd, ha raggiunto i 6 milioni di euro e ha vinto moltissimi premi, in parità con La grande bellezza di Sorrentino. E magari l’anno venturo all’Oscar ci va lei... «Tecnicamente è possibile ma non me lo auguro. Con La prima cosa bella la delusione fu cocente, si ha una responsabilità ed è una La rassegna A Castiglioncello proiezioni, incontri e dibattiti sullo stato di salute del nostro cinema. Vi hanno preso parte, coordinati da Paolo Mereghetti, Paolo Virzì, Micaela Ramazzotti e Geppy Cucciari (foto). Nei giorni scorsi la presenza di Pif, Barbara Bobulova e di Walter Veltroni. Ieri sera gran finale con l’anteprima del film musicale di Eastwood A Roma Le audizioni di «X Factor» con i quattro giudici Fédez: qui è come la naja Insieme Da sinistra, Morgan, Victoria Cabello, Mika e Fédez ROMA — «X Factor? È come la naja. Prepara i giovani a un mondo che non conoscono, la discografia». Conta più quello della gara, sostiene Fédez (accento sulla prima “e” si raccomanda) che debutta come giudice nell’ottava edizione del talent show (in onda su Sky Uno da settembre) e invita a sdrammatizzare. «Chi vince non vince nulla, chi perde non perde nulla: non è scontato che chi arriva primo poi venda più dischi». Anche l’altra new entry in giuria, Victoria Cabello, è una «presenza zen». Almeno così assicura Mika (al suo bis). «Lei è Buddha al tavolo dei giurati, porta armonia. Siamo personalità molto diverse, testardi: c’è fuoco ma questo rafforza il gruppo». Vicky sta al gioco («Li amo tutti e tre») e Morgan — forte delle cinque vittorie su sei edizioni — fa Morgan: «Questa è il mia ultima volta a X Factor, lo dico subito..»). Intorno a loro, al Palalottomatica di Roma, un’orda di migliaia di aspiranti concorrenti («molti cantautori, new folk, indie») che in due giorni, ieri e oggi si giocheranno, dopo Bologna, la La promessa possibilità arrivare tra i cento dei Bootcamp, per la prima volta aperti al Morgan: la mia pubblico dove con un nuovo ultima volta meccanismo di selezione si arriverà ai nel talent Sky, 12 concorrenti . Porte aperte anche alle stavolta è vero audizioni romane, con il conduttore Alessandro Cattelan che non fa troppa fatica a sollecitare la partecipazione di una platea in stragrande maggioranza in piena Mika-mania. Al Palalottomatica va in scena anche la prima vera prova generale della nuova giuria. Con Fédez e Cabello al posto di Elio e Simona Ventura «è più contemporanea», dice Mika. Grandi attestati di stima reciproca. Ma non mancheranno i siparietti: prevedibili tenzoni tra il rapper ventiquattrenne e il veterano Morgan («Abbiamo avuto un alterco ma superato, lui è una persona vera»), gag sull’italiano di Mika («Questa è una competizione televisata», dice), Cabello che cerca la comprensione del pubblico, dotte disquisizioni su Beethoven, Rossini e Litz. L’obiettivo, concordano, è aiutare a far emergere talenti. «L’idea che solo uno può vincere è pericolosa». In quanto ai concorrenti, nessuno spazio, sottolineano, per la categoria «strano ma vero». Né suore, né trans barbute, insomma. Il mantra Sky è «no talent no show», ripetono Neils Hartman e Andrea Scrosati. Spazio alla musica, anche grazie a una nuova figura, il producer musicale che affiancherà giudici e vocal coach. Stefania Ulivi © RIPRODUZIONE RISERVATA gran fatica. Comunque stiamo a vedere...». Ma questa crisi? «Ne ho sempre sentito parlare, il piagnisteo è iniziato nel 1900, propongo di trasformarlo in un genere parodistico, con voci e volti riconoscibili, così ci divertiamo tutti». Sorrentino ha vinto, la Rohrwacher si è piazzata, alcuni segnali ci sono anche nella dittatura del fantasy e del cartoon... «La grande bellezza è un film temerario, matto, ambizioso, imprudente e Le meraviglie è personale e non rientra nelle correnti, vuol dire che siamo tutti spronati a osare di più anche se non siamo un’industria ma la solita fabbrica di artigiani brancaleonici che si riconoscono quando escono dal sentiero. Quando proponevo Il capitale umano, un noir economico-sociale, vedevo facce disperate intorno mentre oggi l’abbiamo davvero venduto in tutto il mondo, in 35 Paesi e ovun- que il discorso risulta chiaro». Quindi non siamo in coma? «Direi che siamo quasi un po’ di moda, pur nel nero grottesco che riguarda tutto il mondo, ma a volte ci apprezzano di più all’estero. È noto che qualche talento lo abbiamo ma in un sistema disorganico e senza un vero mercato, con 20 anni di governi che si sono disinteressati e hanno tagliato gli aiuti alla cultura tanto che oggi siamo al 10% di sovvenzione pubblica, in fondo alla classifica europea, ampiamente superati non solo dalla Francia ma anche dall’Austria e dalla Danimarca. Naturalmente il disagio è comune, ma dobbiamo cambiare noi, il Hollywood «Non mi auguro un’altra corsa all’Oscar. Ho avuto una delusione cocente» Sul set Valeria Golino (47 anni), Matilde Gioli (24) e Paolo Virzì (50) sul set de «Il capitale umano» modo di raccontare, fare proposte più audaci». Per esempio? «Avevo proposto a Checco Zalone, che mi diverte molto e considero un talento vero, una storia in cui avrebbe dovuto essere il fratello di Tarantini, l’imprenditore barese amico di Berlusconi e delle sue escort. Mi ha detto: ci penso, lo chiedo al mio produttore. Mai più sentito». L’Italia di oggi aiuta? «È sempre il solito Paese complicato, pieno di grandi bellezze e grandi orrori, siamo tutti su un pianeta giunto al capolinea per la spe- culazione, la crisi, la corruzione: Il capitale umano viene da un romanzo americano ma non fa una grinza. Noi siamo bravi a esprimere il meglio e il peggio e oggi viviamo sicuramente un momento di ricambio con Renzi cui guardo con molto favore e interesse perché mi sembra che davvero sia finita un’era. Finalmente il ricambio generazionale è arrivato tutto d’un botto e quindi anche per il cinema si apre un momento narrativo nuovo. Voltiamo pagina dai cinepanettoni che non fanno ridere e vedremo se l’Italia sarà capace di spaccarsi di nuovo in due e di rifarsi del male, è il nostro sport preferito». Si possono riprendere le fila della commedia? «C’è voglia di discutere e di parlare, il grillismo ha mobilitato molte persone ma mi preoccupa il livello di incoscienza di chi dirige un malcontento alimentando il risentimento». Progetti? «Tanti. Sto scrivendo molte cose, e nel frattempo mi godo un momento bellissimo in cui tutto è possibile, magari anche girare un film non in lingua italiana». Maurizio Porro © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 MondialiBrasile Un tweet al giorno Seleccion Argentina @Argentina #Sabella «Per fortuna Messi è argentino e lo abbiamo noi» Cosa non va Senza tenuta fisica senza gioco di squadra ✒ L'analisi MANDIAMO I GIOVANI ALL’ESTERO 1 di MARIO SCONCERTI I l giorno dopo credo sia giusto capire che questa nazionale nasce da una coscienza di inaffidabilità. È in sostanza una nazionale d’emergenza. L’Italia che ha giocato venerdì era praticamente inedita nel modulo se non negli uomini. Due anni di lavoro per arrivare a un esperimento. L’emergenza sta nel non avere né difesa né attacco. Balotelli è l’unico centravanti italiano che gioca in una grande squadra, peraltro arrivata ottava. La Juve ha Llorente, la Roma ha Totti con altri problemi, l’Inter Palacio, la Fiorentina Gomez o nessun altro, il Napoli Higuain. Andava provato Immobile contro la Costa Rica, magari accanto a Balotelli, ma il problema è più vasto. Prandelli ha scelto di dare in mano la squadra ai migliori e i migliori li abbiamo in mezzo al campo. Se poi non corrono o si sfiniscono di afa è un discorso molto più fisico che tecnico, restava però il dovere di fare di necessità virtù. Non una nazionale scelta attraverso le proposte di un grande campionato, ma quella imposta dalla miseria di un movimento. Questo è il punto. Giocano ad alti livelli troppo pochi italiani. Nei 43 preselezionati a fine stagione uno, Bernardeschi, era addirittura di serie B. Ormai 7 giocatori su 10 in campo sono stranieri. A ricorrere agli italiani sono quasi soltanto le squadre medio piccole. Né abbiamo, come Germania, Francia, Belgio, Svizzera, i figli dei figli di emigranti, una popolazione che aggiunge numero e diversità tecniche. L’Italia arriva adesso in questa scia, non ha ancora età né scelta. Ogni volta che qualche buon giovane va in squadre straniere anzi, ci lamentiamo come se avessimo perso qualcosa invece di aver dato una possibilità in più a un ragazzo. Dobbiamo avere 5080 giovani italiani che vadano altrove, dobbiamo capire che giochiamo ormai tutti in un campionato unico. Se continuiamo a non far giocare noi gli italiani e non li mandiamo nemmeno fuori, ci consumeremo sempre più condannandoci alla modestia. Dobbiamo anche pretendere di più dai nostri giovani. Da sempre diventano giocatori affidabili con 3-4 anni di ritardo rispetto agli altri. E dobbiamo chiedere ai presidenti perché si acquisti sempre fuori. Ci sono 2,5 milioni di tesserati ai vari livelli in Italia. Non può essere serva sempre e comunque di uno straniero. Sa molto più di necessità contabili che di vera tecnica. © RIPRODUZIONE RISERVATA Contro la Costa Rica l’Italia non ha giocato da squadra ed è stata incapace sia di difendere sia di attaccare. I nostri attaccanti sono stati colti 11 volte in fuorigioco, segno che i meccanismi di gioco non hanno funzionato. Non bastasse, la squadra si è spenta progressivamente e ha chiuso in debito d’ossigeno, come se tutto il lavoro svolto a Coverciano fosse andato perduto Allarme in difesa Subiamo sempre gol 2 La difesa è un problema serio. Dopo la partita con l’Inghilterra ha perso il posto Paletta ma le cose non sono migliorate con la Costa Rica. In Brasile l’Italia ha sempre preso gol, 5 in tre partite (compresa l’amichevole con il Fluminense) e nel 2014 soltanto una volta (su 6 gare), la nazionale ha chiuso i 90 minuti senza subire reti, nell’amichevole di Londra contro l’Irlanda Cala il possesso palla pochissime conclusioni 3 Cattive notizie anche dall’attacco. Contro la Costa Rica l’Italia ha effettuato l’ultimo tiro in porta al 6’ della ripresa. Anche il possesso palla è precipitato: ieri Pirlo, comunque il migliore degli azzurri, ha effettuato meno della metà dei passaggi fatti con l’Inghilterra: 33 contro 70. Balotelli, autore del gol decisivo con l’Inghilterra, con la Costa Rica ha sbagliato due grandi occasioni per poi sparire progressivamente dal campo Italia da rifare DA UNO DEI NOSTRI INVIATI NATAL — La terza sconfitta ufficiale della sua gestione lunga 4 anni è la più difficile da assorbire, metabolizzare, accettare. E non solo perché le altre due erano maturate con la Spagna in finale all’Europeo e con il Brasile alla Confederations mentre quella di adesso con la modesta Costa Rica. Ma soprattutto perché all’Arena Pernambuco abbiamo azzerato tutto, cancellato la spinta propositiva frutto della vittoria contro l’Inghilterra e rimesso in discussione il futuro. Cesare Prandelli ha dormito poco e male nel buen retiro di Natal, dove l’Italia si è trasferita in attesa dell’esame verità con l’Uruguay: o dentro, o fuori. O rinascita, o fallimento. In 90 minuti, senza appelli. Ora non bisogna farsi prendere dal panico. Ma capire cosa non ha funzionato e porvi rimedio. Le note dolenti sono sotto gli oc- Certezze azzerate dalla Costa Rica Prandelli prepara la rivoluzione chi di tutti. La squadra si è sgonfiata sul più bello: senza gioco, senza anima, senza energie. I ticos all’equatore sono sembrati giganti. Prandelli è ripartito dall’analisi di quanto successo. Già venerdì notte, insieme ai suoi collaboratori, ha rivisto la partita. Una premessa: di sicuro la Costa Rica non è stata sottovalutata. Il tecnico aveva messo tutti in guardia, critica e giocatori, sin dal momento del sorteggio. Ma ciò che ha visto non se lo sarebbe immaginato neppure nel peggiore degli incubi. L’Italia non ha giocato da squadra: incapace sia di difendersi sia di attaccare. La difesa è un problema serio. Da quando siamo in Brasile è stata sempre perforata: 5 gol in 3 partite, compresa l’amichevole di Volta Redonda contro il Fluminense. E nel 2014 soltanto una volta (su 6) ha chiuso senza subire gol (a Londra contro l’Irlanda). In attacco le cose non vanno meglio. Per 11 volte siamo stati colti in fuorigioco, record mondiale e, come ha sottolineato lo stesso allenatore, dal 51’ in avanti non abbiamo più tirato in porta. I dati hanno evidenziato l’anemia offensiva. Basti pensare che Pirlo, il migliore dei nostri, nel primo tempo contro la Costa Rica ha effettuato meno della metà dei passaggi fatti con l’Inghilterra: 33 contro 70. E poi il problema fisico. L’Italia si è spenta progressivamente e ha chiuso in debito d’ossigeno, come se tutto il lavoro di Coverciano fosse stato perduto. I dati, anche in questo caso, non sono incoraggianti: Candreva e Marchisio sono tra i più provati. Infine i cambi: sia i nuovi giocatori utilizzati all’inizio (Abate e Thiago Motta), sia quelli entrati nella ripresa (Cassano, Insigne e Cerci) hanno portato un contributo pari allo zero. Prandelli ha due giorni di tempo per rimettere in sesto il gruppo dal punto di vista psicologico, tattico e fisico. Soprattutto fisico. «Recuperare energie», la parola d’ordine. Ci conforta sapere che anche l’anno scorso alla Confederations la seconda partita (per combinazione a Recife) è stata la più difficile anche se l’abbiamo vinta con un rocambolesco 4-3 al Giappone. La speranza, dunque, è che possiamo rifiorire e ritrovare la brillantezza smarrita. In questi giorni la criosauna, la doccia gelata usata da Cristiano Ronaldo per smaltire la fatica, sarà una compagna indispensabile. Mentre Prandelli lavorerà sulla testa del gruppo. Regole chiare Fuori luogo le proteste della Costa Rica per i 7 giocatori all’antidoping De Rossi salta l’Uruguay Il c.t. e il medico decisi «Fa caldo, ma non è un alibi» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI NATAL — Sarà un altro duello al sole, ma contro il pistolero Suarez non ci sarà uno dei nostri sceriffi: Daniele De Rossi ha un risentimento muscolare, senza lesioni, al polpaccio e non sarà in campo martedì alle 13 (ore 18 in Italia) contro l’Uruguay, all’Arena das Dunas di Natal. De Sciglio invece sarà a disposizione e potrà ridare un po’ di freschezza a un’Italia che è sembrata senza fiato a Recife. Ma abbassare la temperatura non è facile. Se poi ad alzare la fiamma sotto il calderone ci si mette anche un pressappochista con la classe di Marado- I veri motivi Castellacci: «Abbiamo giocato con 29°e 65 di umidità, ma non è il motivo della sconfitta» na si rischia anche di scuocere qualsiasi argomentazione: «Perché sono stati sottoposti all’antidoping sette giocatori della Costa Rica e non dell’Italia? È una mancanza di rispetto delle regole. Tutto ciò accade perché secca a molti che passi una piccola squadra, così gli sponsor non pagano quanto promesso». Maradona dimentica che dopo Italia-Inghilterra era toccato a cinque azzurri fermarsi all’antidoping: i due sorteggia- Fuori Daniele De Rossi ti per la gara, Marchisio e Abate, oltre ai tre del Psg (Sirigu, Motta, Verratti): «Perché loro non c’erano ad aprile quando la Fifa aveva fatto i controlli a Coverciano — spiega di nuovo il medico azzurro Enrico Castellacci — . I test sono stati effettuati ora per rimettersi in pari nell’ambito del passaporto biologico». Più seria sembra la questione delle alte temperature di alcune partite del Mondiale. «I dati Fifa — spiega Castellacci — parlano di 28.9 gradi con 65 di umidità a Recife ma rispetto a Manaus si è fatto sentire il sole. Però non è questo il motivo della sconfitta». Il problema comunque c’è: l’Italia tra le grandi squadre ha avuto la media di temperatura più alta (28 gradi) e nella terza partita sarà ancora così. Ma l’ordine partito da Prandelli è chiaro: la questione-caldo va minimizzata e in tv Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Le partite di ieri Le quote Snai Le partite di oggi BELO HORIZONTE Girone F ARGENTINA IRAN Sport 45 italia: 51575551575557 FORTALEZA Girone G 1 0 GERMANIA GHANA 2 2 RIO DE JANEIRO Girone H PORTO ALEGRE Girone H MANAUS Girone G NIGERIA BOSNIA BELGIO RUSSIA ore 18 Raiuno, Sky Mondiale 1 COREA DEL SUD ALGERIA ore 21 Sky Mondiale 1 STATI UNITI PORTOGALLO ore 24 Sky Mondiale 1 Cosa può cambiare Addio al 4-1-4-1 torna la difesa a 3 1 Con l’infortunio di De Rossi e vista la prestazione di Thiago Motta, Prandelli cambierà il modulo di gioco per la partita contro l’Uruguay. La difesa passerà a tre, e gli juventini Barzagli, Bonucci e Chiellini torneranno a giocare come fanno in campionato. Prandelli spera che, tornando al modulo al quale sono più abituati, i tre riacquistino sicurezza e diano solidità al reparto Squadra più giovane con due esordienti Preoccupato Il c.t. Cesare Prandelli rivoluzionerà l’Italia per la sfida di martedì con l’Uruguay (LaPresse) L’allenatore non ha gradito le critiche di Cerci e lancerà un ultimatum preciso: «Gioca chi ci crede». Il c.t. ha già in animo una vera e propria rivoluzione. Il 4-14-1 senza l’infortunato De Rossi e dopo aver visto Thiago Motta va in soffitta e lascerà il posto alla difesa a tre. Sarà una nazionale diversa e più giovane. Esordiranno nel Mondiale De Sciglio e Bonucci, tornerà Verratti e in ballo c’è Immobile. Si pensa a un 3-5-2 che ruoterebbe sulla difesa della Juve: Barzagli, Bonucci e Chiellini. Darmian, riportato a destra e De Sciglio saranno gli esterni. Verratti giocherà accanto a Pirlo, mentre il terzo centrocampista sarà uno tra Marchisio (se avrà recuperato) e Parolo. Davanti Balotelli è in discussione ma sarà confermato, magari in coppia con Immobile, che sta bene e scalpita. In alternativa uno tra Cerci e Candreva e in quel caso il modulo diventerebbe 3-42-1. Oggi, dopo il primo allenamento tattico, anche i dettagli saranno più chiari. Una cosa però è sicura: l’atteggiamento non dovrà cambiare. Anche se nella sfida da dentro o fuori contro l’Uruguay abbiamo due risultati su tre a disposizione, Prandelli non cambierà strada: vietato giocare solo per non prenderle. Alessandro Bocci 2 Prandelli non cambierà solo la difesa. Dovrebbero entrare sugli esterni De Sciglio (a sinistra) e Darmian (che tornerà a destra). In mezzo al campo riecco Verratti al fianco di Pirlo e uno tra Marchisio e Parolo. In attacco Immobile potrebbe giocare con Balotelli se sarà 3-5-2. Se invece sarà 3-4-2-1 con Balotelli unica punta ci sarà spazio per uno tra Cerci e Candreva. Per De Sciglio e Bonucci dovrebbe arrivare dunque il debutto al Mondiale L’atteggiamento non deve cambiare 3 1 CUIABA Girone F Prandelli lavorerà anche sull’atteggiamento e la convinzione. «Gioca solo chi ci crede» sarà la parola d’ordine. E a prescindere dal modulo e dal numero degli attaccanti, su una cosa il c.t. non transige: la squadra dovrà entrare in campo per fare la partita, per giocare. Per passare il turno contro l’Uruguay basterà un pareggio, ma l’Italia dovrà arrivare al risultato senza rinunciare a giocare a calcio © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio X Belgio - Russia 1,95 Corea del Sud - Algeria 2,25 Usa - Portogallo 2 3,40 3,85 3,20 4,75 3,75 3,25 1,70 La deludente prestazione con la Costa Rica potrebbe farlo diventare un problema nello spogliatoio L’ennesima ultima occasione fallita dal Peter Pan che divide i senatori Dopo aver rincorso un posto tra i 23, Cassano sembra aver mollato da uno dei nostri inviati ALDO CAZZULLO NATAL — Poiché, come si sa, non è finita finché non è finita, pure il suo Mondiale può riservare ancora sorprese. Ma con lo spento secondo tempo di Italia-Costa Rica, Cassano rischia di aver perso l’ennesima «ultima occasione» che la sorte ha riservato al suo talento, e che lui ha gettato via. «Voglio essere Peter Pan e non crescere mai» amava dire. È stato accontentato. Due anni fa, all’Europeo, Cassano era titolare, ed euforico. Si sentiva al centro delle cose. Poi è stato due anni in purgatorio. Prandelli l’ha portato lo stesso in Brasile. Ma quando ha avuto la certezza di essere tra i 23, Cassano ha dato l’impressione di mollare. Buffon e Bonucci, gli azzurri con cui va più d’accordo, hanno l’incarico di marcarlo stretto. Ma se lui, dopo il fallimento sul campo, si sentirà messo da parte, la gestione della sua presenza in ritiro può diventare un problema. Anche perché altri senatori — in particolare Pirlo e De Rossi — non lo amano. Forse sbagliano. Antonio Cassano è il personaggio più letterario del calcio europeo. Nato il 12 luglio 1982, il giorno dopo il trionfo del Bernabeu: il padre Gennaro voleva chiamarlo Paolo, come Paolo Rossi; la madre Giovanna impose il nome del santo di Padova, cui è devota. Nel 2004 Pietro Calabrese, direttore della Gazzetta dello Sport, mandò un cronista, Sebastiano Vernazza, a cercare il padre del campione a Bari Vecchia. Gennaro Cassano raccontò la sua storia: comparsa nel «Vangelo secondo Matteo» di Pasolini, contrabbandiere di sigarette: «Per tanti anni sono stato più svelto della Finanza. Un giorno una guardia mi chiese: “Gennaro, perché non ti iscrivi alle Olimpiadi?”. Antonio ha preso da me la velocità». Nella notte di festa in cui Antonio nacque, il padre aveva già quattro figli da un’altra donna. Lo riconobbe, gli diede il suo nome, ma non se la sentì di lasciare la famiglia. Quando il ragazzo prodigio firmò per la Roma, gli impose di scegliere: o me o loro. Gennaro Cassano restò a Bari Delusione Antonio Cassano, 31 anni, sconsolato dopo la gara con la Costa Rica (Aldo Liverani) Vecchia. È morto nel 2010, a Capodanno. Antonio non è andato al suo funerale. Dopo quell’articolo, non parlò con la Gazzetta per anni. Per il resto, la sua non è una storia triste. «Ho 31 anni, ne ho vissuti 17 da disgraziato e 14 da miliardario, devo ancora pareggiare i conti» ride. Ormai è più veloce con le battute che sul campo. Non a caso è diventato amico di un altro pugliese di successo, Luca Medici, insomma Checco Zalone. Figurarsi i dialoghi in barese stretto tra i due. Un giorno, durante la lavorazione di «Sole a catinelle», Antonio telefona a Checco, che ha lasciato il cellulare al regista del film, Gennaro Nunziante. Il saluto formale di Cassano fu: «Ciao ricchione!». L’altro si inoltrò nelle spiegazioni: «Ciao, non sono Checco, mi chiamo Gennaro, lavoro con lui e...». «E sei ricchione pure tu!» fu la risposta. Un altro suo grande amico è Pierluigi Pardo, l’esplosivo conduttore di Tikitaka. Con lui Cassano ha firmato la terza e definitiva autobiografia, «Dico tutto (e se fa caldo gioco all’ombra)»: «Ho scritto più libri di quelli che ho letto» riconosce. Prima della pubblicazione ci fu una fuga di notizie e Libero titolò in prima pagina: «Cassano racconta di aver avuto 6-700 donne». Era il 2008, lui si era appena legato a Carolina, la giocatrice di pallanuoto che ora è sua moglie e la madre dei suoi due figli, Christopher e Lionel, come Messi. Pardo gli telefonò con espressione affranta: «Antonio, mi spiace, forse ti ho creato problemi con la tua fidanzata». Lui rise: «E che sarà mai? Mi sono pure tenuto basso!». Poi, per tranquillizzare Carolina, organizzò un autodafé: bruciò la voluminosa agenda con 2.500 numeri di telefono femminili. Nell’ambiente, non tutti apprezzarono la vanteria. Pirlo fece notare che la maglia azzurra è più importante delle conquiste vere o millantate. Sul Corriere Luca Bottura chiosò: «Cristiano Ronaldo contro Cassano: “Io di donne ne ho avute 8-900; e ho tutte le 8-900 ricevute”». Cassano si indignò: «Non ho mai pagato per avere una donna» disse, senza sapere che un giorno l’avrebbe giurato pure un presidente del Consiglio. «Ho lo stesso vizio di Michael Douglas. L’unica differenza è che lui è stato ricoverato, io ancora no». Ammise però che una su 700 gli aveva resistito: Michelle Hunziker, nonostante avesse ricevuto in pieno Sanremo 500 rose rosse con un biglietto: «Tifo per te». E raccontò le notti romane con Totti, fino a quando non litigarono per il cachet di «C’è posta per te», diviso in parti ineguali: «A Roma su Totti non si può dire una virgola. È come se fosse il Papa». Quando Cassano cambiò squadra, De Rossi commentò: «Ora qui si respira aria pulita». La dolce vita si era conclusa con un incidente alle 4 del mattino a 180 all’ora, mentre guidava telefonando con la destra e mandando sms con la sinistra. Prima di chiamare i soccorsi Cassano fece venire il cugino, gli imbrattò il viso di sangue e lo mise al volante al Il calciatore che divide Le telefonate in barese stretto a Checco Zalone, i marcatori Buffon e Bonucci, gli scettici Pirlo e De Rossi suo posto. Antonio, la patente la avevi? «Come no. L’ho comprata a Bari, a buon prezzo». La licenza media, invece, «praticamente me la regalarono», a 17 anni, dopo un corso serale: era stato bocciato sei volte. E comunque, anche se non ha vinto nulla e il suo primo Mondiale rischia di essere già finito, è stata una fortuna avere un personaggio così, un Maradona de noantri, che il titolo lo dava sempre. Come il giorno in cui gli chiesero: se non fossi diventato calciatore, che mestiere avresti fatto? Risposta: «Il ladro». Ma è proprio tutto vero? «Qualcosa l’ho dimenticato. Nella mia vita ho fatto talmente tante sciocchezze» (Cassano non dice esattamente sciocchezze) «che non posso ricordarmele tutte». © RIPRODUZIONE RISERVATA La provocazione non dev’essere più utilizzata dai calciatori come alibi. «Sono d’accordo con questa linea — spiega Fabio Pigozzi, appena rieletto presidente della Federazione internazionale di medicina dello sport — . È vero che quando si perde il 2% di peso corporeo le prestazioni calano, ma non farei diagnosi precoci e non metterei ulteriore pressione sugli azzurri che hanno tutti gli strumenti per recuperare energie. E il fatto che l’Uruguay abbia giocato a 15 gradi contro l’Inghilterra potrebbe anche essere uno svantaggio per i sudamericani, di fronte a un nuovo sbalzo». Pericolo Pigozzi: «L’Uruguay che ha giocato a 15° contro l’Inghilterra può pagare lo sbalzo di Natal» Se in Brasile non si toccheranno mai i 48 gradi di Dallas a Usa ’94 per Germania-Corea e la finale di Rio si giocherà a 25 gradi contro i 38 di Italia-Brasile a Pasadena, ciò non toglie che il disagio di chi gioca all’Equatore come gli azzurri sia evidente. A metà maggio il sindacato dei calciatori brasiliani ha presentato alla Fifa un rapporto choc del fisiologo Turibio Leite de Barros: con temperature superiori ai 30 gradi si arriva a perdere fino a 4 litri di sudore, diminuendo fino al 30% la propria capacità fisica. Ma un caldo del genere finora non c’è mai stato: «Pensavamo che le condizioni fossero più estreme» ammette Castellacci. Da oggi la preoccupazione dev’essere solo il piede di Suarez. Che ha tutta l’aria di essere rovente. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA IL DURO MESTIERE DEL C.T. di MARIO COTELLI «Recuperare le energie per affrontare l’Uruguay» ripetono come un mantra i giocatori e il c.t. dopo la sconfitta con il Camerun. Ma come è possibile ripristinare le energie in breve tempo se le qualità aerobiche non sono state adeguatamente allenate? Gli allenatori di club nel nostro paese sono da tempo costretti a rivoluzionare i sistemi di preparazione perché già a luglio le squadre, per l’ingordigia dei presidenti, sono chiamate a match e trasferte molto onerose alla rincorsa di qualche euro in più. Pertanto si è abbandonato il lavoro sulla resistenza per puntare sulla forza veloce. Gli azzurri, in Brasile, stanno dimostrando di non avere il «fondo» degli avversari perché, appesantiti dall’acido lattico, non sono in gra- do di recuperare il debito di ossigeno. E il c.t., impotente, subisce gli strali dei tifosi e della stampa anche se questa situazione non dipende da lui. Non è colpa sua se la preparazione e l’allenamento sono di pertinenza dei club e il c.t. deve limitarsi a radunare i giocatori solo qualche giorno all’anno, tra un veto e l’altro delle società. Non è colpa sua se i club preferiscono puntare su giocatori stranieri piuttosto che investire sui vivai. Non è colpa sua se gli stranieri, nelle diverse squadre di serie A, occupando anche i ruoli difensivi, hanno inaridito il reparto che negli anni aveva sempre offerto la massima sicurezza alla nostra nazionale. Il c.t. del calcio, in Italia, è normalmente un incolpevole parafulmine lautamente pagato per assorbire gli errori del sistema. © RIPRODUZIONE RISERVATA Palla avvelenata Lo stadio-fortezza e il distacco dei potenti La Fifa si è accordata con il governo brasiliano per aumentare le misure di sicurezza attorno e dentro gli stadi, dopo l’irruzione dei tifosi cileni nella sala stampa del Maracanà in occasione di Spagna-Cile. Uno degli slogan della potente federazione calcistica recita, in sintesi, «portiamo il calcio nel mondo». Ma si tratta di un calcio sempre più militarizzato. L’incapacità di risolvere i problemi sta imponendo nelle grandi manifestazioni, come i Mondiali, l’idea dello stadio-fortezza. I tifosi che non riescono ad accedere ai bus ufficiali devono percorrere svariati chilometri a piedi, neanche i taxi possono avvicinarsi agli stadi. E non è un fenomeno cominciato in Brasile, per i problemi di ordine pubblico verificatisi un anno fa e nell’immediata vigilia del Mondiale. È una lenta deriva che parte da lontano, dal distacco di questi uomini di potere dalla realtà. Loro negli stadi ci vanno, ma è come se non ci fossero. Non vogliono essere inquadrati, non hanno pronunciato una parola alla cerimonia inaugurale per paura di venire fischiati. Vivono in un castello con le loro comodità e i loro privilegi e l’hanno imposto a tutti noi (senza). r.per. © RIPRODUZIONE RISERVATA 46 Sport Mondiali Brasile Gli azzurri Gli avversari Futuro Ciro Immobile in panchina e, a sinistra, al fianco di Mario Balotelli. I due attaccanti potrebbero giocare in coppia martedì nella partita decisiva contro l’Uruguay (Afp, Ansa) Uruguaiani fratelli d’Italia «Conoscervi è un vantaggio» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SAN PAOLO — Poteva essere una rimpatriata tra paisà, una churrascata sulle dune di Natal, il 24 all’ora di pranzo, se entrambe le squadre avessero fatto il loro dovere con la Costa Rica. Invece sarà lotta dura con molta paura, el partido de la muerte, come dicono a Montevideo, protagonista l’Uruitalia, una fazza una razza. Leggere per credere. In Italia: Martin Caceres (Juventus), Alvaro Gonzalez (Lazio), Walter Gargano (Parma), Abel Hernandez (Palermo), Diego Perez (Bologna). Passati dall’Italia: Fernando Muslera (Lazio), Alvaro Pereira (Inter), Egidio Arevalo (Palermo), Edinson Cavani (Napoli), Diego Forlan (Inter), Christian Stuani (Reggina), Gaston Ramirez (Bologna). Con passaporto italiano: Cristian Rodriguez, Jorge Fucile, Diego Lugano (il capitano, di origini piemontesi, dopo l’Inghilterra salterà anche l’Italia). Dunque 12 su 23 giocano o hanno giocato in Italia. A questi si aggiunge il c.t. Oscar Washington Tabarez (Cagliari e Milan). Insomma la conoscenza reciproca è fuori discussione. Tabarez: «Sicuramente in questo c’è un vantaggio. Suarez mi aveva preannunciato che sarebbe entrato Lambert, e così avevamo pronto Coates. La pressione era anche peggio con l’Inghilterra. Pensate che siamo andati a fare shopping? È ovvio che saremo tesi, possiamo solo vincere. Ma non ci mettiamo le mani nei capelli. Ci siamo abituati. Non penso che sarà una partita in cui loro si difendono e noi attacchiamo. Il caldo? C’è per tutti». L’Uruguay gioca con un 4-4-2 con il rombo a centrocampo, un 4-3-3, volendo, con Arevalo arretrato e Lodeiro più prossimo alle punte che sono Suarez sul centrodestra e Cavani a sinistra. Suarez è costantemente appostato sulla linea degli ultimi difensori avversari, Cavani come al solito passa con grande abnegazione dal ruolo di terzino a quello di punta. Torna Maxi Pereira dalla squalifica. Tabarez fa pretattica, ma è abbastanza abitudinario. Ipotizziamo: Muslera; Maxi Pereira, Gimenez, Godin, Caceres; Gonzalez, Arevalo, Lodeiro, Rodriguez; Suarez, Cavani. Contro l’Inghilterra erano uno (Suarez) e altri dieci. Cavani finora è stato nell’ombra. La difesa non è straordinaria, il portiere passa dall’impresa alla papera in scioltezza. Niente di che. Non avessimo visto l’Italia sciogliersi con la Costa Rica. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tentazione Immobile Contro Suarez e Cavani Balo da solo non basta I numeri sono dalla parte dell’ex granata che si candida a essere il Rossi del 2014 DA UNO DEI NOSTRI INVIATI NATAL — Gli assenti, quando le cose vanno così male, hanno sempre ragione. Soprattutto se sono capocannonieri del campionato di serie A (con 22 gol senza rigori). Ciro Immobile non è entrato contro la Costa Rica nonostante il suo ingresso fosse nei piani del c.t. Prandelli, probabilmente al posto di Balotelli (14 gol con tre rigori in campionato): il cambio chiesto da Claudio Marchisio ha fatto propendere per l’ingresso di Alessio Cerci, ma questo non placa le accuse di «immobilismo» che sono cadute addosso al commissario tecnico dalle piazze italiane, virtuali e reali, che hanno assistito con stupore alla preoccupante prestazione contro i centroamericani. Adesso che incombe la formi- dabile coppia Suarez-Cavani il timore è che la differenza si veda proprio là dove noi sembriamo meno attrezzati: in attacco. Lo stesso Prandelli a fine gara non ha nascosto la delusione per lo scarso apporto di chi invece dalla panchina è entrato «per lavorare tra le linee e mettere in difficoltà gli avversari»: oltre a Cerci, anche Cassano e Insigne. Sarà abbastanza difficile rivedere uno dei tre dal primo minuto contro l’Uruguay. Martedì sarà rivoluzione, probabilmente anche Due punte Prandelli non vede Ciro con Mario nel 4-1-4-1, ma con le due punte il discorso cambia nel segno di Ciro, che potrebbe giocare accanto a Balotelli. Venerdì all’Arena Pernambuco Mario ha fallito, con quel pallonetto sbilenco sullo 0-0, la possibilità di confermarsi decisivo dopo il gol all’Inghilterra, ridando così argomentazioni piuttosto solide a chi non lo considera un giocatore capace di spostare gli equilibri per due partite di fila ad alto livello: «Se Balotelli avesse sfruttato quelle due occasioni la partita sarebbe cambiata — ha ammesso abbastanza sconsolato il c.t. — ma i suoi movimenti d’attacco sono stati buoni. Il problema è che è stato servito troppo poco». I numeri della partita con il Costa Rica in questo senso sono chiari: Mario soprattutto nella ripresa non è mai stato cercato dai compagni in maniera adeguata e non solo per colpa sua: l’Italia si è persa in una ragnatela di passaggi asfittici senza trovare mai la giusta profondità o il varco buono. Ma altri dati, come il quoziente tiri/gol della punta azzurra nelle ultime quattro stagioni, parlano altrettanto esplicitamente: Balotelli (rigori esclusi) segna un gol ogni otto conclusioni, una media non da grande attaccante internazionale. O quantomeno non da attaccante «intoccabile». La tentazione Immobile, che a certi livelli non ha riscontri ed è comunque un’incognita, si basa anche sulle suggestioni del passato, da Paolo Rossi ’78, a Totò Schillaci ’90. Ma quel che conta è il presente. «Se Prandelli è pronto a rivoluzionare la squadra e a passare eventualmente al 3-5-2, Ciro e Mario possono giocare assieme — sostiene Aldo Serena, tra gli attaccanti azzurri in campo a Italia ’90 —. Contro l’Uruguay ci basta il pareggio ma non possiamo entrare in campo puntando a questo. Dobbiamo sfruttare piuttosto la loro necessità di vincere, per colpirli in contropiede. E in questo il giocatore più adatto a trovare la profondità e ad attaccare gli spazi è sicuramente Immobile». A esplicita domanda, sulla coabitazione tra i due attaccanti, Prandelli aveva risposto in modo alquanto perplesso, Uomo giusto L’ex azzurro Serena: «L’Uruguay concederà spazi, Ciro è l’uomo giusto per sfruttarli» per non dire negativo. Ma il contesto era quello del 4-14-1 utilizzato dagli azzurri nelle prime due partite. Adesso, con l’infortunio di De Rossi e il flop di altre alternative, lo scenario è cambiato radicalmente: «E ne può trarre giovamento lo stesso Balotelli — sottolinea Serena — al quale è sempre piaciuto fare un movimento maggiore sul fronte d’attacco. Del resto tutti devono partecipare alla fase di non possesso e in questo senso le squadre sudamericane o centroamericane sono esemplari, perché gli attaccanti fanno grande pressing e si muovono molto». Il testa a testa contro Suarez e Cavani rischia di essere impietoso. Ma anche no. Basta darsi una mossa finché si è in tempo. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuovi scenari La chiave del successo delle squadre americane: anche Colombia, Messico, Ecuador si fanno strada e sognano Dal Cile alla Costa Rica, avanza compatto il potere latino RIO DE JANEIRO — Il nuovo poder latino è una agenzia di viaggi a San Juan, Costa Rica, o lo sportello prestiti di una banca a Santiago, Cile. Chi vuole affrontare code epiche, domattina all’apertura, si accomodi: c’è da correre in Brasile, con qualunque mezzo, con o senza soldi in tasca. Come non averci pensato prima, maledizione? Avevano ragione i vari Pedro, Tomas, Natalia che dai Paesi meraviglia dell’America Latina hanno prenotato aerei, navi e furgoni scassati all’ora giusta. E adesso sono già a ballare sulla spiaggia di Copacabana o nei campeggi di Belo Horizonte. Credendoci per tempo, fino a piegare la morte, come nel celebre video dei minatori cileni in appoggio alla Roja. Non a caso quella è una pubblicità del Banco de Chile: servono pesos, muchachos? È sempre azzardata la correlazione tra successi in campo e stato di salute di un Paese. Basta pensare alla Spagna, che ha conquistato il mondo mentre affondava nella crisi. Ma uno sguardo oggi al mappamondo ci racconta una storia. Lungo la costa del Pacifico ci sono i Paesi più dinamici del continente: Cile, Colombia, Costa Rica, milioni di persone che salgono di corsa la scala sociale, diventano classe media, spendono, viaggiano. E hanno festeggiato per primi il passaggio del turno. Se ci riuscissero anche Ecuador e Messico, l’en plein sarebbe completo. La splendida patria dei nostri giustizieri, la Costa Rica, è già da molto tempo un’America Latina diversa: non ha dittatori da cent’anni, né guerre civili, gode dei tassi di violenza più bassi e ha addirittura abolito l’esercito nel 1948. Non a caso il presidente della Repubblica, Luis Solis Rivera, venerdì notte era a festeggiare nel centro di San José, insieme a migliaia di tifosi e senza una sola guardia del corpo. I costaricani al seguito della Sele-Tica sono varie migliaia, molti in relazione alle dimensioni del loro Paese, uno sproposito in rapporto alle aspettative della vigilia. Quelle di cileni e colombiani, poi, sono invasioni senza precedenti. Mai in un Mondiale tante squadre si sono sentite in casa: le immagini del Maracanà dipinto di rosso e il Mané Garrincha tutto giallo sono già pagine di storia dei due Paesi, e non solo calcistiche. «Stiamo crescendo a un ritmo del 6 per cento all’anno, e quanto sta succedendo non è casuale — dice il sociologo colombiano Samuel Azout, in questi giorni al seguito dei cafeteros —. Si parla di 50-60.000 persone qui in Brasile, la più grande migrazione della nostra storia. Il potere acquisitivo è cresciuto molto negli ultimi anni, e quasi tutti si sono organizzati il viaggio da soli, su Internet». Azout, fondatore di una Ong di calcio per i bambini, sostiene che anche i successi in campo I protagonisti Costa Rica Joel Campbell, 23 anni il 26 giugno, è già oggetto del desiderio dei grandi club (Reuters) Cile Alexis Sanchez, 25 anni, dopo 3 stagioni all’Udinese, dal 2011 gioca nel Barcellona (Epa) Colombia Juan Cuadrado, 26 anni,. Per lui Udinese, Lecce e, dal 2012, punto fermo della Fiorentina ( Afp) della Colombia hanno una spiegazione. «Questo governo si è impegnato molto, la federazione ha gente competente e soprattutto ha sponsor di peso. Il boom dell’economia ha avuto grandi ricadute sul calcio». Lo stesso si può dire per il Messico, una delle squadre con meno giocatori emigrati all’estero nella rosa dei 23. I diritti tv e gli sponsor, difatti, hanno reso ricco un campionato nazionale un tempo modesto, e se ne va in Europa solo chi riceve offerte irrecusabili da squadre di prima grandezza. L’invasione cilena (4050.000 finora) ha avuto il suo momento più epico nella carovana di 4.000 auto e camion che hanno attraversato le Ande tutte insieme, ma tifosi di Sanchez e compagni sono presenza fissa anche negli alberghi di buona categoria. L’economia cresce da ormai vent’anni a ritmi sostenuti e non è infrequente in Brasile, nelle località turistiche, vedere più cileni che argentini, sulla carta quattro volte più numerosi. Chi non ha soldi se li fa prestare, il credito in Cile è abbondante e con tassi molti bassi, il che sta suscitando qualche preoccupazione. Ma per gli eroi che hanno chiuso l’epopea dei loro antichi Conquistadores vale tutto. Alla bilancia dei pagamenti ci si penserà dopo. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 L’analisi Troppi stranieri in A, i giovani italiani non hanno occasioni di crescere Talenti alla prima esperienza Italia acerba per il Mondiale Macarrão Mea culpa, mea culpa. Fantastica Costa Rica: io pensavo non avrebbe fatto neanche un punto José Mourinho, allenatore del Chelsea O RD EM M E PR OGRE GRES SSO SO ❜❜ Sport 47 italia: 51575551575557 Le scelte obbligate del c.t. Mancano Montolivo e Rossi DA UNO DEI NOSTRI INVIATI 22 i gol di Ciro Immobile, 24 anni, capocannoniere della serie A (Afp) RECIFE — Niente è perduto per l’Italia, che può ancora qualificarsi agli ottavi pareggiando con l’Uruguay, squadra molto più adatta alle caratteristiche degli azzurri rispetto alla Costa Rica, che ha giocato un calcio di altissimo profilo spettacolare nella capacità di essere squadra, come non lo si vedeva da almeno vent’anni. Niente di paragonabile, ad esempio, alla rozza Nuova Zelanda osservata a Nelspruit contro l’Italia quattro anni fa (1-1). Nonostante questo, resta il fatto che proprio la partita di Recife ha chiarito quali siano le difficoltà di partenza di Prandelli. Non una sorpresa, ma la conferma del fatto che il c.t., strangolato nelle scelte dal numero degli stranieri, che in serie A detengono la maggioranza assoluta, è stato costretto a puntare su uomini tecnici e talentuosi, che hanno fatto bene o benissimo in campionato, ma che mancano di esperienza internazionale. Il Mondiale è una competizione crudele e terribile, collocato a fine stagione, quando molti avrebbero il diritto ad andare in vacanza, dopo aver dato tutto. Qui non c’è mai un momento per tirare il fiato; per anda- re avanti occorre giocare partite che richiedono un impegno nervoso, prima che fisico, al limite della rottura, così come avviene in certe gare olimpiche, soprattutto in atletica e nel nuoto. In più il tempo per recuperare è poco e la concorrenza è altissima, perché il Mondiale è un’occasione unica soprattutto per chi ha meno possibilità di mettersi in mostra. L’Italia di Prandelli può puntare su uno zoccolo duro di campioni straordinari per qualità e storia (Buffon e Pirlo su tutti); su grandi e collaudati giocatori (De Rossi, Barzagli, Chiellini e Thiago Motta); su talenti che devono ancora dare il massimo (Balotelli e Verratti) o che non sono mai riusciti ad arrivare al top (Cassano) e su un gruppo di giocatori di forti prospettive, ma per i quali questo Mondiale resta un evento da scoprire e interpretare. È il caso di Darmian, che pure sta facendo bene; di Immobile, il capocannoniere, però senza aver giocato le coppe; di Insigne, che ha assaporato la Champions, ma con cautela; dello stesso Cerci, che pure non è giovanissimo. Anche per questo la perdita di Montolivo ha rappresentato un colpo molto duro, così come la necessità di rinunciare a Giuseppe Rossi. Il caso di Sirigu è esem- 57,5 la percentuale di stranieri che sono scesi in campo in A nell’ultima stagione: 351 su 610 3 le presenze di Ciro Immobile in azzurro (nessun gol segnato): per lui qualche minuto con l’Inghilterra 27,1 età media della serie A, uno dei campionati più vecchi: in Olanda è 23,8, in Bundesliga 24,9 plare: ha fatto vedere come si possa crescere, essendo titolare nel Paris St. Germain, con la possibilità di giocare la Champions, puntando a vincerla. Quando Lippi, in visita a Coverciano, ha detto che questo gruppo gli ricordava il suo del 2006, è pensabile che si riferisse allo spirito e all’entusiasmo, alla voglia di andare avanti e alla serietà dei giocatori. Perché è evidente la differenza fra il palmarès internazionale che aveva maturato chi era stato scelto nel 2006 e di chi è in Brasile. Prandelli, rivoluzionando la squadra nell’ultima parte della gara con la Costa Rica, ha cercato di puntare più sui talenti che sul gioco, andando persino contro le sue convinzioni, ma i singoli, anche per mancanza di esperienza, di anzianità di servizio, di curriculum, hanno fatto vedere che al momento il Mondiale è ancora una montagna molto alta da scalare. Ma nel calcio non ci sono mai verdetti definitivi e tutto può essere ribaltato nello spazio di tre giorni. E poi domani in Lega si parla di diritti tv. L’unica preoccupazione dei club italiani, trascurando il fatto che la vera miniera d’oro sarebbe una nazionale che vince. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA Mazzocchi e la testa sbagliata in campo di LUCA BOTTURA ANNO TANTO Ascolti monstre per l’Italia: oltre il 60 per cento di share e 19 milioni di spettatori. Papa Francesco annuncia che per assolvere tutte le bestemmie pronunciate durante il match con la Costa Rica è stato proclamato un anno santo straordinario che parte giovedì e finirà nel 2034. ALLUCINAZIONI «Thiago Motta si è abbassato i pantaloncini dopo venti minuti perché aveva caldo… è stato un incubo» (Gianni Di Marzio, Talk Pomeriggio Mondiale, Raisport) IL DODICESIMO UOMO «L’arbitro fa un ottimo lavoro a centrocampo per l’Argentina recuperando palla» (Riccardo Trevisani, Argentina-Iran, Sky) BRIO DE JANEIRO «Quando venivano soltanto i giocatori, i giocatori dribblati avevano fatica a riprenderli: ha inciso le condizioni climatiche» (Sergio Brio, Talk Mattina Mondiale, Raisport) CONSOLAZIONI Intervistato da Amedeo Goria, il presidente Abete cerca comunque di vedere il classico bicchiere mezzo pieno: «Siamo primi assoluti nella classifica di chi è finito più volte in fuorigioco». STAI ALIVE «Io direi: “andiamo stai by step”, pensiamo a mantenere la calma» (Fabrizio Failla, Dribbling, Raidue: avesse detto «passo dopo passo» gli sarebbe uscita meglio) CONTORSIONISMI «L’Italia ha sbagliato l’approccio, ha sbagliato la formazione, ha sbagliato a entrare in campo con la testa» (Marco Mazzocchi, Notti Mondiali, Raiuno) MAGO BACCO Dall’Antoniano arrivano conferme: il sedicente Adriano Bacconi che indossa giacche sgargianti e illustra azioni improbabili a Notti Mondiali sarebbe in realtà il Mago Zurlì malamente travestito. Bacconi, facci una magia: fa’ sparire Varriale. RIVELAZIONI «Trasferirsi all’estero non è solo un aspetto economico, è anche un aspetto per provare a vivere in un altro luogo» (Ubaldo Righetti, Talk Mattina Mondiale, Raisport) CHIAVI DI LETTURA «Fra poco Honduras-Ecuador: è fondamentale per le due squadre in campo la vittoria dell’uno o dell’altra» (Ilaria D’Amico, Sky Mondiale Show) LIVESTRONG «È vergognoso che a fine partita addirittura sette nostri giocatori siano stati convocati all’antidoping». Lo ha dichiarato il preparatore atletico della Costa Rica, Lance Armstrong. (ha collaborato Francesco Carabelli) © RIPRODUZIONE RISERVATA Sull’Alpe Cimbra alla scoperta del gustoso “Re” Vezzena Ecco un’iniziativa che mette d’accordo la passione per la montagna e la vita all’aria aperta con il piacere della scoperta di prodotti enogastronomici d’eccellenza. Nello scenario mozzafiato dell’Altipiano di Folgaria, Lavarone e Luserna prende il via “Creative Vezzena”, evento promosso da APT Alpe Cimbra in collaborazione con l’Associazione Charming Italian Chef e Italian Gourmet, network dedicato alla comunicazione food del gruppo DB Information, per celebrare i 150 anni del caseificio degli Altipiani e del Vezzena. Qui si produce infatti uno dei formaggi più antichi della tradizione casearia trentina. Un vero patrimonio del territorio, il Vezzena che nella sua versione malga, con stagionatura di 12-18 mesi, è tutelato da Presidio Slow Food. Fino a settembre saranno molte le iniziative che vedranno al centro il “Re” dei formaggi d’alpeggio. Un’occasione in più per programmare una vacanza in questo territorio incontaminato e ancora a misura d’uomo, dove la qualità dell’accoglienza turistica locale si sposa con una straordinaria offerta culturale ed enogastronomica. Creative Vézzena coinvolgerà gli chef stellati dell’Associazione CHIC invitandoli a creare piatti pensati appositamente per esaltare le particolarità organolettiche del Vézzena. I migliori ristoranti della zona proporranno, durante tutta l’estate, i piatti nei loro menu; la clientela sarà invitata a valutarli e a votarli, così da decretare, a settembre, il piatto vincitore. Contestualmente Creative Vézzena lancia un contest a cui possono partecipare tutti gli chef che si vogliano confrontare con il pregiato prodotto d’alpeggio per un’estate all’insegna della bontà, che potranno inviare la loro ricetta a base di Vézzena: una giuria di esperti formata da cinque Chef stellati - Marco Sacco, Alessandro Gilmozzi, Mauro Elli, Fabio Baldassarre e Raffaele Ros - e da giornalisti del settore capitanati da Allan Bay avrà il compito di premiare la migliore e di far vincere al suo creatore uno stage presso la cucina di uno dei cinque super chef. Appuntamento finale il 13 settembre per la serata di gala in cui sarà decretato il miglior piatto stellato e il vincitore del contest. Per informazioni: tel. 0464 724100; [email protected]; www.alpecimbra.it Fly & Fun Valtur per una vacanza speciale in Calabria Il fascino dei deserti andini, un’emozione da vivere con Il Gabbiano Livingston Tre Paesi per una vera e propria traversata alla scoperta delle Ande meno conosciute, più incontaminate e remote. Deserti di alta quota dove la geologia si trasforma in opere pittoriche di straordinaria bellezza. È attraverso Argentina, Cile e Bolivia che Il Gabbiano Livingston, Tour Operator di Milano sempre alla ricerca di esperienze di viaggio uniche, propone un itinerario in fuoristrada per coloro che vogliono scoprire le suggestioni di questi luoghi. Sulla Puna Argentina i campi di pietra pomice convivono con dune di sabbia color perla e cordigliere vulcaniche dai toni rosso vivo. Filo conduttore della traversata andina sono i salar, antiche pieghe geologiche che hanno intrappolato sacche di oceano che prosciugandosi lentamente hanno dato vita a questi estesissimi depositi di sale. Difficile pensare a qualcosa di più inospitale ma al tempo stesso così affascinante. Il passaggio in Cile, attraverso passo Sico, conduce a San Pedro de Atacama, una parentesi in questo immenso nulla, un villaggio ricco di piccoli hotel, negozietti, ristoranti e persone. Ma la natura è sempre presente: qui esiste uno dei complessi geotermici più vasti al mondo, da scopri- re all’alba quando le fumarole rendono l’ambiente ancor più suggestivo. La Bolivia cattura lo sguardo con i suoi deserti che sembrano usciti dal pennello di Salvador Dalì. Un’esplosione di colori, dall’amaranto intenso nella Laguna Colorada, al verde acquamarina della Laguna Verde, dominata del magnifico Licancabur con i suoi quasi 6.000 metri. E per finire il Salar de Uyuni, sua maestà tra i salar, immensa distesa bianca, un vero e proprio mare secco che si attraversa con i fuoristrada. Un luogo davvero straordinario. Il tramonto bisogna goderselo dentro il salar, al cospetto del vulcano Tunupa, con la sua bocca rossa bianca e gialla. Una traversata, sequenza di luoghi per chi ama spazi, paesaggi, geologia ed è pronto a lasciarsi incantare dalla maestria con la quale la terra è stata dipinta e plasmata dagli elementi. Il Gabbiano Livingston organizza due partenze speciali per la traversata dei deserti andini a novembre 2014 con accompagnatore dall’Italia, prezzi a partire da 4.950 euro per persona, voli di linea esclusi. Per maggiori informazioni: tel. 02.26111440; [email protected]; www.gabbianolivingston.com. a cura di RCS MediaGroup Pubblicità Un tuffo nella bellezza del mar Mediterraneo e nella storia antica che avvolge questi luoghi del mito. Arriva la bella stagione e si cominciano a fare progetti per recuperare le energie, conoscere nuove mete e divertirsi. Destinazione consigliata la costa ionica della Calabria, verso i Club Valtur Itaca- Nausicaa e Capo Rizzuto per una settimana di vacanza indimenticabile. Situato in una delle zone della regione di maggior prestigio storicopaesaggistico, il Club Itaca-Nausicaa incanta per le acque cristalline del mare e le raffinate proposte della sua cucina che sono un invito irresistibile per gli appassionati dei cibi genuini e della buona tavola. La seconda location consigliata è il Club Capo Rizzuto, un piccolo gioiello d’accoglienza, affacciato sull’incantevole Riserva Naturale Marina di Capo Rizzuto, dove si susseguono spiagge di sabbia fine e piccole calette. Il Club è inserito in una zona di grande interesse naturalistico, all’interno di un parco di 120 ettari coperto di ulivi secolari. Molte le escursioni possibili in zona, dal Parco Nazionale della Sila ai numerosi borghi e castelli che regalano al turista scorci suggestivi e l’appassionante scoperta di tradizioni frutto di una cultura secolare. Un’atmosfera sospesa fra passato e presente, ideale per chi cerca il giusto mix fra una vacanza dinamica e il piacere del tempo ritrovato, in armonia con la natura. Valtur propone un soggiorno speciale Fly&Fun Calabria di una settimana a scelta nel Club Valtur Itaca-Nausicaa o Capo Rizzuto a partire da 649 euro per adulto, con quota volo e trasferimento a 99 euro per bambini e ragazzi dai 2 ai 12 anni non compiuti. I soggiorni prevedono pernottamento in camera doppia e trattamento di pensione completa. Per ulteriori informazioni: www.valtur.it e agenzie di viaggio. 48 Sport Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Mondiali Brasile Avanti col brivido ✒ Storia, orgoglio e studio scendono in campo e sfiorano l’impresa Gruppo E Ribaltone Ecuador, ora può sognare di GUIDO OLIMPIO G Colpo di biliardo Il derby dei c.t. colombiani è stato vinto da Renaldo Rueda (Calì, 1957) e ora l’Ecuador può puntare a qualificarsi, anche se lo aspetta la Francia fin qui travolgente (8 gol fatti e 2 subiti). L’Honduras, allenato da Luis Fernando Suarez (Medellin, 1959) è stato battuto, dopo essere andato in vantaggio alla mezz’ora con Carlo Costly, talentuoso attaccante, figlio d’arte (il padre, Anthony, aveva partecipato al Mondiale 1982). La felicità honduregna è durata tre minuti, perché è arrivato subito il pareggio di Enner Valencia, che gioca nel Pachuca in Messico. La partita si è sviluppata su ritmi molto alti, fra due squadre con pochi segreti, visto che Rueda, in carriera, aveva allenato l’Honduras (Mondale 2010) e Suarez l’Ecuador (2004-2007), finché è stato ancora Enner Valencia (7 gol nelle ultime 6 partite) a segnare il 2-1, di testa. Il 2-2 dell’Honduras è stato annullato (giustamente) perché l’azione era partita da un recupero di mano. Ha detto Rueda: «Un po’ mi spiace aver vinto questa partita, perché voglio molto bene al popolo honduregno, ma il calcio impone queste situazioni. Peccato aver perso con la Svizzera all’ultimo minuto. Contro la Francia, sarà durissima, ma abbiamo grandi motivazioni. Enner Valencia sta giocando un grande Mondiale, ma non è una sorpresa, perché viene da un ottimo campionato; Antonio Valencia non è ancora al massimo, ma sta crescendo». La qualificazione, però, dipenderà anche dal risultato degli svizzeri, impegnata contro l’Honduras. Per ora gli ecuadoriani hanno gli stessi punti, ma una miglior differenza reti rispetto alla Svizzera (0 contro -2). f.mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Honduras Ecuador 1 2 Marcatori: Costly 31’, E. Valencia 34’ p.t.; E. Valencia 20’ s.t. HONDURAS (4-2-3-1): Valladares 6,5; Beckeles 5, Bernardez 5,5, Figueroa 5, Izaguirre 6 (J. C. Garcia 6 1’ s.t.); Garrido 6 (M. Martinez s.v. 26’ s.t.), Claros 6; B. Garcia 6 (M. Chavez s.v. 38’ s.t.), Bengston 7, Espinosa 6,5; Costly 7. C.t.: Suarez 6,5 ECUADOR (4-4-2): Dominguez 6,5; Paredes 6,5, Guagua 5, Erazo 5,5, W. Ayovi 7; A. Valencia 6,5, Noboa 6,5, Minda 5,5 (Gruezo s.v. 38’ s.t.), Montero 6 (Achlier s.v. 46’ s.t.); Caicedo 6,5, E. Valencia 8. C.t.: Rueda 6,5 Arbitro: Williams (Australia) 6 Ammoniti: Bernardez, Bengston, A. Valencia, E. Valencia, Montero Recuperi: 2’ più 4’ La prodezza di Leo Messi a tempo scaduto, tiro di sinistro a rientrare, palla sul palo lontano, il portiere dell’Iran battuto: l’Argentina si qualifica agli ottavi, la squadra iraniana ha mancato l’impresa storica (Ap, Getty Images) Messi, la prodezza del campione Argentina salva dall’attacco Iran Al 91’ Leo regala gli ottavi, l’arbitro nega un rigore agli asiatici 1 0 DA UNO DEI NOSTRI INVIATI BELO HORIZONTE — Poteva essere una Costa Rica. Se non lo è stato è merito dell’uomo che tutti vorrebbero in squadra — Leo Messi, secondo gol al Mondiale, secondo capolavoro balistico con il sinistro — e di quello che lasceresti volentieri agli avversari e cioè il portiere Romero, riserva del croato Subasic al Monaco, che, invece, in questo Mondiale è stato per ora decisivo come la Pulce. Aveva fatto un miracolo su Lulic al Maracanà, si è ripetuto ieri su Dejagah al 22’ della ripresa. L’Argentina batte l’Iran con un gol al primo minuto di recupero e si qualifica per gli ottavi di finale con un turno di anticipo. Una vittoria non meritata, né dalla squadra né da Messi, che fin lì aveva fatto poco, ma questo è il calcio. Chi ha il campionissimo lo aspetta, chi non ce l’ha deve lavorare in undici. È altrettanto certo che aspettare il campione, per bravo che sia, non basta per vincere un Mondiale. Ma questo è il passo ulteriore. Da domani Sabella, messo in tasca il passaggio agli ottavi, quasi sicuramente contro la Svizzera, dovrà lavorare sul gioco che ancora manca. Contro la Bosnia era stato aiutato soprattutto dall’autogol di Kolasinac, dopo soli tre minuti, e contro l’Iran ha addirittura rischiato di perde- re. Dicono in molti che, visto il girone non difficile, Sabella abbia calibrato la preparazione per far entrare in forma la squadra dai quarti di finale in poi. Per ora — oltre ai gol di Messi e alle parate di Romero — l’unico veramente in palla sembra Di Maria. Vedremo se il bilancino del c.t. ha pesato bene la sua merce. L’Iran è stato una carta moschicida nel primo tempo: nove uomini dietro la linea della palla, un bravo portiere che ha giocato in prestito nella serie B portoghese e ora cerca casa, il promettente Reza Ghoochannejad, detto Gucci per brevità e amore di griffe, unica punta. Ha spiegato all’Argentina come mai si è presentato al Mondiale con la statistica della porta inviolata per più partite: 10 di qualificazione e l’esordio a Brasile 2014 contro la Nigeria. Non prendere gol contro le Maldive, questo è chiaro, non è la stessa cosa che tenere all’asciutto Messi, Aguero e Higuain. La squadra allenata dal giramondo Queiroz, che con inusuale fretta ha già annunciato che lascerà l’incarico di c.t. a fine Mondiale, mettendosi così sul mercato, c’è riuscita per 92’ (contando anche il recupero del primo tempo). Ma è bastato che Andranik e Nekounam, perfetti fino a quel momento, lasciassero mezzo metro a Messi per perdere. Argentina Iran Marcatore: Messi 46’ s.t. ARGENTINA (4-3-3): Romero 7; Zabaleta 5, F. Fernandez 6, Garay 5,5, Rojo 6; Gago 5, Mascherano 5,5, Di Maria 6,5 (Biglia s.v. 48’ s.t.); Messi 6,5, Higuain 4,5 (Palacio s.v. 32’ s.t.), Aguero 5 (Lavezzi s.v. 32’ s.t.). C.t.: Sabella 5 IRAN (4-5-1): A. Haghighi 7; Montazeri 7, Hosseini 7, Sadeghi 6,5, Mehrdad 6,5; Masoud 6,5 (Heydari s.v. 31’ s.t.), Andranik 6,5, Nekounam 6,5, Haji Safi 6 (R. Haghighi s.v. 43’ s.t.), Dejagah 7,5 (Alireza s.v. 40’ s.t.); Reza 7. C.t.: Queiroz 7 Arbitro: Mazic (Serbia) 4 Ammoniti: Nekounam, Masoud Recuperi: 2’ più 4’ L’Argentina ha fatto il contrario di quello che aveva chiesto Sabella alla vigilia: ha ruminato calcio (70% possesso palla) senza mai dare velocità alla manovra. Ha tirato 19 volte (9 nello specchio), ma le parate davvero difficili del portiere Haghighi sono state solo un paio, meno di quelle di Romero. L’Iran ha avuto gioco facile nel chiudersi, sfruttando il lavoro pazzesco di Dejagah e Reza, i due attaccanti che Queiroz ha convinto con lavoro certosino a scegliere la maglia dell’Iran e lasciare quelle, vestite nelle giovanili, di Germania e Olanda. Dejagah, che ha anche subito un fallo da rigore da Zabaleta (inutile ma netto, non fischiato dal pessimo arbitro serbo), ha vinto con i tedeschi l’Europeo under 21 insieme a Neuer, Ozil e Khedira. All’Iran resta così una bella figura, all’Argentina i punti. Quelli che Messi ha commentato così: «Serviva vincere, per non complicare il girone. Siamo i primi a sapere che non stiamo ancora giocando come vogliamo, ma adesso abbiamo il tempo per correggere gli errori. Non è mai facile giocare bene contro chi ti chiude tutti gli spazi». La sua fortuna — e la sua immensa bravura — è che l’Iran non ha saputo difendere anche quell’ultimo mezzo metro. li iraniani sono abituati alla sfida del piccolo contro il grande. Un piccolo che però è stato grande. Con una storia che pesa ma è anche orgoglio. E quando arrivano le difficoltà le affrontano con coraggio, sapendo aspettare il momento propizio per lanciare la sorpresa. La pazienza degli scacchi e l’astuzia del più debole impastata con il realismo di chi è consapevole delle difficoltà. Contro l’Argentina non ci sono riusciti per tre minuti, un po’ di sfortuna e perché gli altri avevano Messi. Gli iraniani sono tenaci. Si applicano, studiano se stessi e l’avversario. Una realtà dinamica a dispetto dei divieti imposti dai mullah, alle fobie moraliste, alle censure. Una società capace di usare quello che ha a disposizione e consapevole anche dei punti deboli. Avvicinandosi al Mondiale, l’allenatore Carlos Queiroz aveva messo le mani avanti sottolineando i problemi logistici, le poche occasioni per giocare insieme e la mancanza cronica di fondi. L’Iran ha il petrolio ma tra sanzioni economiche internazionali, tensioni regionali e guai propri il calcio è davvero in fondo alla lista. Certo, il presidente Rohani ha rilanciato le foto su twitter mentre si guardava la partita, però alla fine è toccato ai dirigenti far quadrare il grande torneo con le risorse a disposizione. È normale, in queste circostanze, appellarsi al gruppo. Ed ecco il richiamo efficace che in fondo costava poco ma dava tanto: «La nostra forza è l’unità». Poi hanno pensato alla tattica. Prima quella del famoso «bus piazzato davanti alla propria porta». Gli argentini, nel primo tempo, non sono riusciti neppure a scalfirlo. E questo era già un successo. Nel secondo tempo i «persiani» hanno messo la testa fuori. Se lo aspettavano anche gli avversari che alla vigilia mettevano in guardia sul carattere fiero mescolando sport e politica. Un accostamento inevitabile quando c’è di mezzo l’Iran. «Sono passati attraverso tante guerre — ricordavano gli argentini —, un popolo tosto, sul piano fisico e mentale». Il muro eretto attorno alla porta ha tenuto. Steven Beitshaour, iraniano nato in California e terzino della nazionale iraniana, lo aveva detto: «Siamo famosi per la nostra difesa. Sappiamo che non avremo venti occasioni da gol come gli altri team, magari ce ne capitano due, tre o quattro». Intendendo che sarebbe forse bastato acchiapparne una. Si è sbagliato di poco. Di appena tre minuti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA Rivincita Il c.t. della Francia controlla ogni particolare in campo e fuori: sta conquistando tutti, compresi gli scettici Le idee chiare di Deschamps anche per il frigo bar DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SALVADOR — Ritiro della Francia. Albergo sul mare in burrasca. Stanza 368. Toc toc. Olivier Giroud apre la porta. Nella penombra del corridoio, il suo allenatore, Didier Deschamps. «Posso entrare, Olivier?». Giroud, perplesso, fa un passo indietro. Deschamps entra, si guarda intorno, individua il frigobar, si china. «Mhmmm... Troppa roba. Questa e questa le togliamo, e anche questo qui e...». Due lattine di Coca-cola, due di birra, un sacchetto di noccioline e una barretta di cioccolato. Deschamps esce e consegna tutto nelle mani di un cameriere. «Ecco: adesso, per cortesia, faccia la stessa pulizia nel frigo di ogni camera. Lasci solo due bottigliette d’acqua, e nient’altro. Grazie». Meticolosa cura dei dettagli, nulla lasciato al caso. La paranoia come strumento di lavoro. Anche e soprattutto in allenamento: nella Francia che il giorno dopo quella scena in camera di Giroud travolge la Svizzera, c’è il segno di geometrie che Deschamps ha fatto studiare a memoria. Certa densità a centrocampo, i raddoppi sull’avversario che porta palla, le catene sulle fasce laterali, i tre attaccanti che, nelle ripartenze, a turno, si scambiavano posizione: c’era la mano di un tecnico molto bravo che, ancora, viene però considerato solo bravino. In sala stampa, i cronisti francesi hanno preparato lo zucchero filato. Oh, Didié. Che capolavoro, Didié. Sei stato magnifico, Didié. Appiccicosi. La verità è che nessuno di loro ha scritto mezza riga buona su Didié, alla vigilia di questo Mondiale. Non convinceva l’idea che avesse deciso di lasciare a casa un bel gruppetto di talenti capricciosi e Guida Didier Deschamps, 45 anni (Afp) mattacchioni, di falsi fenomeni stanchi o presuntuosi (Nastri, Gameiro, Menez, Clichy, Gignac, Ben Arfa, Gomis) preferendo puntare su un gruppo di calciatori fedeli, non da copertina ma solidi (non casualmente, poi, il meno solido tatticamente, Paul Pogba, è subito finito in panchina). Didier Deschamps — una moglie, un figlio — è nato 45 anni fa a Bayonne: un basco francese, carattere duro, determinato, la concretezza per filosofia di vita. «So perfettamente che questi Mondiali sono una grande occasione per me». Da calciatore, con la Juve (eccezionale senso tattico: Marcello Lippi lo considerò, a lungo, indispensabile) ha vinto tutto quello che poteva vincere. Da allenatore, molto meno. Il suo Monaco giocava un calcio frizzante. Riportò in serie A i bianconeri dopo lo scandalo di Calciopoli, e non fu considerata un’impresa. Ha fatto bene con l’Olimpique Marsiglia. Nessuno ha mai pensato a lui per una panchina a Manchester, Londra, Madrid. Come succede in tutti i mestieri, se ti considerano solo bravino, un motivo c’è però quasi sempre. «Avere fortuna è indispensabile. Ricordo la Francia del 2002: avevamo in squadra i capocanno- nieri di Inghilterra, Francia e Italia, e cioè Henry, Cissé e Trezequet, eppure non riuscirono mai a buttarla dentro». Lui, qui, ha Karim Benzema: uno che prima di fare un gol deve sfiorarlo almeno dieci volte. Eppure la sensazione è che tra Benzema, Giroud e Valbuena si sia creata una buona alchimia (già adesso, comunque, un attacco di un’altra categoria se paragonato a Balotelli, Cerci e Insigne). «I miei attaccanti hanno un pregio: sanno cosa fare quando il pallone supera il centrocampo». Cerca sempre di metterla sul calcio giocato, e quelli, invece, gli facevano domande sul calcio immaginato: possiamo vincere i Mondiali? «Mi sembra prematuro fare certi ragionamenti». Lo guardi e pensi: questo ha le idee chiare. E la Francia può fare strada. Poi continui a guardarlo e senti che ti sta sfuggendo qualcosa. Ma cosa? I capelli, Didié. Ecco cosa. Erano bianchi e te li sei tinti di giallo. No, dai, Didié: i capelli gialli proprio no. Fabrizio Roncone © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 ❜❜ Sport 49 italia: 51575551575557 Record Miroslav Klose mette a segno il gol del 2-2 e raggiunge Ronaldo a quota 15 tra i marcatori di sempre del Mondiale (Ap) Klose potrà anche superarmi nel numero dei gol ma le mie giocate non le supererà mai nessuno Ronaldo, ex calciatore brasiliano Pareggio Il Ghana sfiora l’impresa, il laziale raggiunge Ronaldo Klose fa il Fenomeno La Germania si salva Ghana Marcatori: Goetze 6’, A. Ayew 9’, Asamoah Gyan 18’, Klose 26’ s.t. Il tedesco miglior bomber mondiale rato di poco il bis e sarebbe potuto diventare leggendario. Ma succederà. È stato un gol da bomber vero, rapinatore rapace svelto ad appoggiare da un metro la palla spizzata di testa da Hoewedes su corner. Un gol esemplare della sua grandezza e freddezza, perché realizzato un minuto dopo l’ingresso in campo dalla panchina al posto di Gotze. E infine un gol pesantissimo, perché ha dato alla Germania il 2-2 contro un fantastico Ghana che si stava pregustando il colpo della vita. Per come gli africani avevano impacchettato la DA UNO DEI NOSTRI INVIATI FORTALEZA — Se sei nato per il gol, non importano l’età, l’artrosi, le sentenze altrui che ti danno per bollito. Se sei nato per il gol, stringi i denti, ti tappi le orecchie, guardi solo il pallone e, quando arriva, lo butti dentro. Miroslav Klose, 36 anni compiuti il 9 giugno, questo ha sempre fatto nella vita. Gol, gol e ancora gol. Al Mondiale ne aveva segnati già 14. Ieri all’Arena Castelao ha realizzato il 15°, eguagliando il record assoluto nella Coppa di Ronaldo. Storico. Anche se al 90’ ha sfio- giare». Infatti, atto terzo: gli africani fanno 1-1 con Andre Ayew, magnifico di testa come lo era stato con gli Usa. Da bocciare qui la marcatura di Mustafi, che si fa saltare in testa. Ma non è finita. La Germania accusa il colpo, boccheggia; forse, chissà, ha paura. E così ecco l’atto quarto: Muntari, uno dei migliori, anticipa Khedira, uno dei peggiori, e imbuca per Gyan, che fila via sulla chiusura mancata di Hummels. Il tiro è splendido, incrociato, imparabile. 2-1. Sarebbe fatta se poco dopo Jordan Ayew passasse la palla a Gyan libero. Invece fa il protagonista più dell’invasore, vuole tirare, sbaglia e non se lo perdonerà mai. Di certo non glielo perdona Gyan, che ancora a fine partita gliene dice di ogni. I tedeschi invece abbracciano tutti nonno Klose. Perché va bene la bella orchestra e il tikitaken, ma se hai il vecchio bomberone è ancora meglio. 2 2 Germania GERMANIA (4-1-4-1): Neuer 6; Boateng 5,5 (Mustafi 5 1’ s.t.), Mertesacker 5,5, Hummels 5,5, Hoewedes 6; Lahm 6; Ozil 5, Khedira 5 (Schweinsteiger s.v. 25’ s.t.), Kroos 6, Goetze 6 (Klose 8 24’ s.t.); Muller 5,5. C.t.: Loew 5,5 partita ai tedeschi, non sarebbe stato certo un furto. Ma il Ghana non ha Klose. Invece i tedeschi Klose ce l’hanno, Low se lo è giocato al momento giusto e Miro ha dettato alla squadra un solo schema: «Datemi la palla, che ci penso io». Si è risolta così una partita doppia, divenuta bellissima nella ripresa dopo un primo tempo triste, tattico e bloccato, in cui la Germania del possesso lento e sterile ha tirato in porta una sola volta e molto meglio aveva fatto il Ghana, atleticamente fresco e votato al contropiede. Sorprendente, ma non troppo, sia perché il Ghana aveva fatto bene anche con gli Usa, sia perché in un Mondiale le cose cambiano in fretta e i rovesci (Italia docet) sono sempre in agguato anche per chi ha avuto un esordio da fenomeno. Nell’intervallo era difficile immaginare i colpi di scena futuri, invece è nato un altro match, senza esclusione di colpi, GHANA (4-2-3-1): Dauda 5,5; Afful 6,5, Boye 5,5, Mensah 5,5, K.Asamoah 5,5; Rabiu 6,5 (Badu s.v. 32’ s.t.), Muntari 7; Atsu 6,5 (Wakasu s.v. 28’ s.t.), Boateng 4,5 (J. Ayew 4 7’ s.t.), A.Ayew 7; Asamoah Gyan 7. C.t.: K.Appiah 6,5 con una scena madre via l’altra. Primo atto: il gol di Gotze su cross di Muller (ieri opaco). Curiosità: il tocco decisivo, dopo un’inzuccata goffa, era di ginocchio. Secondo atto: l’invasore di campo. A torso nudo, innocuo, pacifista, entra e abbraccia Muntari che lo conduce fuori con gentilezza ma in fretta: «Vai che dobbiamo pareg- Arbitro: Ricci (Brasile) 6 Ammoniti: A. Ayew Recuperi: 1’ più 3’ Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA Il cammino verso la Coppa GIRONE A GIRONE B GIRONE C GIRONE D GIRONE E GIRONE F GIRONE G GIRONE H Ore Data Ore Data Brasile Croazia 3-1 Spagna Olanda 1-5 Colombia Messico Camerun 1-0 Cile Australia 3-1 Brasile Messico 0-0 Australia Olanda 2-3 Camerun Croazia 0-4 Spagna Cile 0-2 Giappone Grecia domani Camerun Brasile 22 domani Australia Spagna 18 24/6 Giappone Colombia 22 domani Croazia Messico 22 domani Olanda Cile 18 24/6 Grecia 22 Data C. d’Avorio Giappone 2-1 Colombia 2-1 0-0 Ore Costa Rica Data Ore Data Incontro Data Argentina Bosnia 2-1 Germania Portogallo 4-0 Inghilterra ITALIA 1-2 Francia Honduras 3-0 Iran Nigeria 0-0 Ghana Stati Uniti 1-2 Uruguay Inghilterra 2-1 Svizzera Francia 2-5 Argentina Iran 1-0 Germania Ghana 2-2 oggi ITALIA Costa Rica 0-1 Honduras Ecuador 1-2 Nigeria Bosnia oggi Stati Uniti Portogallo 24 24/6 Costa Rica Inghilterra 18 25/6 Honduras Svizzera 22 25/6 Nigeria Argentina 18 26/6 Portogallo Ghana 24/6 ITALIA 18 25/6 Ecuador 22 25/6 Bosnia Iran 18 26/6 Stati Uniti Germania Francia P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica Brasile 4 2 1 1 0 3 1 Olanda 6 2 2 0 0 8 3 Colombia 6 2 2 0 0 5 1 Costa Rica 6 2 2 0 0 4 1 Francia 6 2 2 0 0 8 2 Argentina Messico 4 2 1 1 0 1 0 Cile 6 2 2 0 0 5 1 C. d’Avorio 3 2 1 0 1 3 3 ITALIA 3 2 1 0 1 2 2 Ecuador 3 2 1 0 1 3 1 Nigeria Croazia 3 2 1 0 1 5 3 Australia 0 2 0 0 2 3 6 Giappone 1 2 0 1 1 1 2 Uruguay 3 2 1 0 1 3 4 Svizzera 3 2 1 0 1 4 6 Iran Camerun 0 2 0 0 2 0 5 Spagna 0 1 0 0 1 1 7 Grecia 1 2 0 1 1 0 3 Inghilterra 0 2 0 0 2 2 4 Honduras 0 2 0 0 2 1 5 Bosnia P G V N P F S 18 oggi Sud Corea Algeria 21 18 26/6 Algeria Russia 22 18 26/6 Sud Corea Belgio 22 Germania 4 2 1 1 0 6 2 Belgio 3 1 1 0 0 2 1 Stati Uniti 3 1 1 0 0 2 1 Corea del Sud 1 1 0 1 0 1 1 1 2 0 1 1 0 1 Ghana 1 2 0 1 1 3 4 Russia 1 1 0 1 0 1 1 0 1 0 0 1 1 2 Portogallo 0 1 0 0 1 0 4 Algeria 0 1 0 0 1 1 2 4 OTTAVI DI FINALE 5 OTTAVI DI FINALE 6 OTTAVI DI FINALE 7 OTTAVI DI FINALE 8 OTTAVI DI FINALE 1ª girone G - 2ª girone H 1ª girone B - 2ª girone A 1ª girone D - 2ª girone C 1ª girone F - 2ª girone E 1ª girone H - 2ª girone G Belo Horizonte 28/6 ore 18 Rio de Janeiro Brasilia Porto Alegre Fortaleza Recife San Paolo Salvador 11 QUARTI DI FINALE 1/7 ore 18 Le città del Mondiale 1/7 ore 22 12 QUARTI DI FINALE Fortaleza na Manaus Fortaleza 4/7 ore 22 Rio de Janeiro Vincitore 5 - Vincitore 6 FINALE 3° E 4° POSTO Perdente 14 - Perdente 13 13 SEMIFINALI Vincitore 9 - Vincitore 10 Belo Horizonte 4/7 ore 18 8/7 ore 22 Brasilia 12/7 ore 22 FINALE Vincitore 14 - Vincitore 13 Tutte le partite in diretta online su www.corriere.it Rio de Janeiro 13/7 ore 21 Salvador Vincitore 7 - Vincitore 8 5/7 ore 22 Brasilia B R A S I L E 5/7 ore 18 Cuiaba Natal Recife Brasilia Salvador Belo Horizonte 14 SEMIFINALI Vincitore 11 - Vincitore 12 San Paolo or 1-1 Russia 6 2 2 0 0 3 1 1ª girone E - 2ª girone F Vincitore 3 - Vincitore 4 dC Sud Corea Belgio 1 1 0 1 0 0 0 3 OTTAVI DI FINALE Vincitore 1 - Vincitore 2 ea ia ss ria Ru Russia P G V N P F S 1ª girone C - 2ª girone D 29/6 ore 22 2-1 Classifica 2 OTTAVI DI FINALE 29/6 ore 18 Ore Algeria P G V N P F S 1ª girone A - 2ª girone B 30/6 ore 22 Incontro Belgio Classifica 1 OTTAVI DI FINALE 10 QUARTI DI FINALE ge Su 2-1 Uruguay Al Data Ecuador Classifica 30/6 ore 18 io ti Ore Svizzera P G V N P F S 28/6 ore 22 lg St Incontro 1-3 Classifica 9 QUARTI DI FINALE Be a ni llo an iU at Gh ia ga an rto rm Ge Ore Po n ria Ni ge ia Bo Ira sn in a as nt ur Ho ge nd an Fr Incontro Ar r cia a do Ec IT Sv ua izz AL er IA ra ica Uruguay C. d’Avorio ilt gh In Incontro 3-0 C. d’Avorio er y aR ua Co Ur Ore Grecia st ne Incontro ug rio C. Gi d’A ap vo po ia a m Gr lo Co Au Incontro ec bi lia le st ra Ci da na an ag Sp Ca Incontro Ol o m er sic zia oa as Cr Br Data un O es E SSSS M GR ile O RD E M E PRO 9/7 ore 22 S U D A M E R I C A San Paolo Curitiba Rio de Janeiro Porto Alegre CORRIERE DELLA SERA 50 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Mondiali Brasile Girone H Corea del Sud e Algeria chi non vince è perduto PORTO ALEGRE — Ancora tutto da decifrare il girone H, il più debole del Mondiale. Oggi alle 21 si affrontano la Corea del Sud — che nella prima gara ha strappato un punto alla Russia di Capello grazie anche alla complicità del portiere Akinfeev — e l’Algeria che aveva spaventato il Belgio che aveva ribaltato nel finale il risultato. I coreani di Myung-Bo Hong hanno dimostrato di avere un ottimo impianto tecnico, non suffragato però da una convincente concretezza, mentre gli algerini guidati dal franco-bosniaco Vahid Halildodzic sono sembrati in condizioni fisiche migliori. Il discorso qualificazione è ancora aperto per tutte le squadre del girone, anche se le favorite restano Belgio e Russia, apparse però non particolarmente brillanti nella gara del debutto. Favorita sulla carta la Corea, che dovrà affrontare però i belgi nell’ultima gara. La squadra dovrebbe ripresentarsi nella stessa formazione che ha affrontato la Russia, con il 4-2-3-1, con Park unica punta, supportato da Ki, Koo e Son. Gli africani, dopo la sconfitta iniziale, non possono che vincere per poi giocarsi tutto contro la Russia: riproporranno il 4-1-4-1, con Soudani unica punta. La gara sarà arbitrata da una terna colombiana, ma la Fifa ha deciso di rimandare a casa il previsto assistente di linea, Humberto Clavijo, responsabile dell’annullamento di due gol regolari di Giovani dos Santos realizzati dal nella partita contro il Camerun. Si era parlato anche di «sospetti legati alle scommesse», ma la portavoce Fifa Delia Fisher ha precisato che si tratta solo di un «provvedimento tecnico». Al suo posto l’ecuadoriano Christian Lezcano. Sport 51 italia: 51575551575557 Mezzanotte di fuoco Portogallo e Ronaldo Ormai è questione di sopravvivenza DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RECIFE — A mezzanotte, all’Arena Amazzonia di Manaus, il Portogallo gioca per sopravvivere nel gruppo G. Il pareggio della Germania con il Ghana ha riacceso piccole speranze in una nazionale che ha iniziato malissimo il Mondiale. Per evitare l’eliminazione immediata servirebbe una vittoria contro gli Stati Uniti, visto che la differenza-reti al momento è pessima (-4), però l’impresa non è agevole perché i portoghesi nelle ultime otto gare della fase finale della Coppa del Mondo hanno vinto soltanto una volta (con la Corea del Nord quattro anni fa). Il quadro generale non spinge all’ottimismo, come si è capito dall’espressione del volto del c.t. Paulo Bento. Il c.t. sembra uno Umori opposti Il c.t. Bento vive un incubo, mentre l’entusiasmo di Klinsmann ha contagiato gli States che sta vivendo un incubo, però è stato chiaro: «Dobbiamo vincere e basta e ho trovato fuori luogo sostenere che la sconfitta con la Germania sia stata colpa del caldo e dell’umidità di Salvador. Non costruiamo alibi assurdi». Cristiano Ronaldo ha attraversato come un’ombra il disastroso esordio dei portoghesi, sconfitti 4-0 dalla Germania. In campo, a Salvador, non ha fatto niente di rilevante, perché sta male, per una forte infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio sinistro, che lo costringe a mettere sempre il ghiaccio, non appena finisce quel poco di allenamento che riesce ancora a sostenere. Ha dato tutto, all’inseguimento della decima Coppa dei Campioni con il Real e ora il suo fisico sta presentando il conto di una stagione interminabile. Avrebbe bisogno di fermarsi, come ha sottolineato il suo medico di fiducia, Carlos Noronha, suscitando non poche polemiche, quando ha parlato di carriera a rischio, ma stanotte deve essere in campo per causa di Manaus, ore 24 Obbligatorio battere gli Usa CR7 sta sempre male ma deve giocare per forza E il Real Madrid si arrabbia forza maggiore e in qualche modo ci sarà, lui che con il Portogallo ha segnato 49 gol (due ai Mondiali 2006 e 2010) in 112 partite. Sono troppe le assenze perché il capitano possa fare un passo indietro: Fabio Coentrao è già tornato a casa per una lesione muscolare alla coscia destra; Pepe è squalificato, dopo l’espulsione con i tedeschi; sta male Hugo Almeida ed è fuori dai giochi anche il portiere Rui Patricio, che potrebbe essere sostituito non da Eduardo, ma da Beto, quello che ha fatto i numeri dal dischetto, spingendo il Siviglia alla conquista dell’Europa League nella finale di Torino del 7 maggio (contro il Benfica). L’unica possibilità di recupero è legata a Bruno Alves, che pure ha un problema agli adduttori. Il Ronaldo precettato ha Tv: ore 24 Sky Mondiale 1 tornei consecutivi in cui Ronaldo ha fatto gol: Euro 2004, 2008 e 2012 e Mondiali 2006 e 2010. Nessuno come lui 4 stagioni consecutive in cui Ronaldo ha segnato più di 50 gol tra campionato, coppe e nazionale. Nessuno come lui Gli assenti Coentrao è già rientrato, Pepe è squalificato, out Hugo Almeida e Rui Patricio Di corsa Cristiano Ronaldo cerca il primo gol mondiale (LaPresse) Tommaso Pellizzari imperfezioni difensive che non sono state ancora risolte. Klinsmann ha festeggiato la vittoria arrivata a quattro minuti dalla fine (gol di Brools, dopo il pareggio di Ayew cinque minuti prima) con più entusiasmo di quando segnava con l’Inter, quando già faceva un bel cinema. Oggi deve sostituite Jozy Altidore, l’attaccante del Sunderland, costretto a uscire al 23’ del primo tempo, per un colpo al ginocchio e quindi potrebbe puntare su Aron Johannsson, che gioca in Olanda nell’Az Alkmaar e che all’esordio mondiale ha fatto coppia con Dampsey. «Dobbiamo pensare che battere il Portogallo è possibile, anche se hanno tanti campioni. Questo è l’obiettivo». L’entusiasmo del c.t. che viene da Stoccarda, ma ha trovato negli Stati Uniti il suo paradiso, ha contagiato un Paese intero, che ha scoperto di aver voglia di calcio e che si diverte con il pallone a vent’anni dal Mondale giocato in casa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fabio Monti Capello spera di sfruttare le stranezze di Wilmots Russia (4-2-3-1) 1 Courtois 2 Alderweireld 4 Kompany 15 Van Buyten 5 Vertonghen 6 Witsel 16 Defour 8 Fellaini 7 De Bruyne 10 Hazard 9 Lukaku (4-4-2) 1 Akinfeev 22 Eshchenko 14 Berezutski 4 Ignashevich 23 Kombarov 7 Denisov 8 Glushakov 9 Kokorin 10 Dzagoev 18 Zhirkov 11 Kerzhakov Arbitro: BRYCH (Germania) Tv: ore 18 Raiuno, Sky Mondiale 1 (4-3-3) 22 Beto 21 Joao Pereira 13 Ricardo Costa 14 Neto 19 Almeida 16 Meireles 4 Veloso 8 Moutinho 17 Nani 23 Postiga 7 Cristiano Ronaldo messo di cattivo umore i vertici del Real Madrid, non si sa se più irati o più in ansia; non vedono l’ora che CR7 finisca questo Mondiale e se ne vada in vacanza. Nella nazionale portoghese è presente anche uno dei fisioterapisti del Real, Javier Santamaria, ma le preoccupazioni restano forti. All’esordio a Natal contro il Ghana (2-1), gli Stati Uniti hanno messo in vetrina un gioco divertente e spregiudicato, pur nelle Mertens ancora fuori Belgio Portogallo (4-4-2) 1 Howard 23 Johnson 20 Cameron 6 Brooks 7 Beasley 19 Zusi 13 Jones 4 Bradley 14 Davis 8 Dempsey 9 Johansson Arbitro: PITANA (Argentina) 5 Rio de Janeiro, ore 18 Usa DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Due cose hanno in comune Russia e Belgio, in campo stasera al Maracanà di Rio de Janeiro per la seconda giornata gruppo H: la prima è che di questo gruppo sono le favorite per il passaggio agli ottavi. La seconda è che, alla sfida di stasera, arrivano non esattamente come avevano sperato. Il Belgio ha infatti faticato molto più del previsto a battere l’Algeria nella gara d’esordio a Belo Horizonte: e solo nell’ultima mezz’ora (a essere generosi) i Diavoli rossi hanno fatto vedere quel calcio che aveva indotto molti a ritenerli una delle squadre più interessanti del Mondiale brasiliano. Alla Russia di Fabio Capello («Che ieri se l’è presa con i giornalisti russi») è andata anche peggio. Con la Corea del Sud ha giocato un brutto primo tempo (in compagnia degli avversari, è giusto dirlo). E nella ripresa ha dovuto darsi parecchio da fare per recuperare la clamorosa papera del portiere Akinfeev, impallinato al terzo tiro da fuori dai sudcoreani, impostati come sui campi di periferia: tiriamo, che prima o poi va dentro (e in effetti, dopo due prese incerte è arrivato il disastro). Ne è uscito un pareggio grazie a Kerzhakov, entrato al posto di Zhirkov e unico dei 23 di Capello ad avere già giocato in un Mondiale. Probabile che parta titolare lui e non solo perché il suo gol è stato «il più bel regalo per il mio 68° compleanno», come da parole di don Fabio. Quanto al Belgio, il c.t. Wilmots deve avere meditato sui suoi errori nella formazione iniziale contro l’Algeria. Ma non troppo. Perciò, Fellaini partirà dall’inizio ma sulla linea dei tre centrocampisti, Chadli resterà in panchina quindi la sorpresa potrebbe essere Defour, di fianco a Witsel, al posto di Démbélé. In altri termini Mertens, decisivo con l’Algeria e non solo per il gol-vittoria, di nuovo non partirà titolare. Scelta strana (e non la prima) di Wilmots. Il Maracanà giudicherà. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Porto Alegre, ore 21 Il retroscena Una decisione presa tempo fa, dopo aver capito l’aria che tirava, i limiti della squadra condotta a risultati impensabili La parola fine al matrimonio col Giappone l’ha messa Zaccheroni Corea del Sud Algeria (4-4-2) 1 Jung Sung-ryong 12 Lee Yong 20 Hong Jeong-ho 5 Kim Young-gwon 3 Yun Suk-young 17 Lee Chung-yong 14 Han Kook-young 13 Koo Ja-cheol 16 Ki Sung-yueng 10 Park Chu-young 11 Lee Keun-ho (4-2-3-1) 23 M’Bolhi 20 Mandi 2 Bougherra 17 Cadamuro 3 Ghoulam 14 Bentaleb 22 Mostefa 11 Brahimi 10 Feghouli 9 Ghilas 18 Djabou Arbitro: ROLDAN (Colombia) Tv: ore 21 Sky Mondiale 1 Visto che tutto il mondo è paese, anche in Giappone dopo il tempo degli inchini è arrivato il grande gelo. Così, a far data dalla sconfitta con la Costa d’Avorio, i giornalisti del Sol Levante hanno improvvisamente innestato la retromarcia incominciando a fare le pulci al loro c.t. Alberto Zaccheroni. Sotto la gestione del tecnico romagnolo il calcio nipponico ha vinto la Coppa d’Asia, che sarebbe come se l’Italia avesse vinto l’Europeo, ed è stato il primo a qualificarsi per il Mondiale, addirittura nel giugno di un anno fa, e se tutto questo è accaduto è altamente probabile che Zac abbia dato un minimo di gioco alla sua squadra. E invece no: a dare retta a Hidetoshi Nakata, totem pallonaro dei tempi che furono, ora riciclatosi solone televisivo, «non si capisce quale il sia il gioco del Giappone”, osservazione ovviamente par- ziale perché all’ex Perugia ed ex Roma non può sfuggire il fatto che alla nazionale del suo Paese, ricca di buone qualità in mezzo al campo, manchino adeguate batterie d’artiglieria, gli attaccanti sono pochi e quei pochi non sono fenomeni. In questo rigurgito revisionista, di Zaccheroni si dice che si esprima a gesti, fornendo al particolare una connotazione negativa mentre il centrocampista Yashuito Endo, l’autore delle rivelazioni, gli aveva dato un taglio di tutt’altro genere («Dopo quattro anni capiamo al volo il mister, anche attraverso i gesti»). Si dice pure che la panchina di Zac traballi, che il suo contratto in scadenza rischi di non essere rinnovato ma chi scrive oppure riferisce cose del genere non è certamente persona informata dei fatti. A fine Mondiale Zaccheroni lascerà certamente la panchina giap- Tecnico Alberto Zaccheroni, 61 anni, dal 2010 c.t. del Giappone (Reuters) ponese, ma non perché qualcuno l’avrà cacciato: in realtà la decisione di scrivere la parola fine a una storia che pure lo ha affascinato è sua, presa in tempi non sospetti e comunicata con largo anticipo ai vertici della Federcalcio di Tokyo. Che da mesi conosce il futuro ma che, per motivi di opportunità, ha chiesto il massimo riserbo sulla vicenda. Zac lascia essenzialmente perché in quattro anni di full immersion ha imparato a conoscere l’animo di un popolo a cui piacciono le piccole-grandi rivoluzioni. Rimanere oltre le colonne d’Ercole del Mondiale brasiliano sarebbe stato rischioso, anche perché l’asticella dei traguardi da raggiungere si sarebbe fatalmente alzata. E uno che ha vinto la Coppa d’Asia a che cosa può puntare? Quindi la fine del matrimonio è già stata formalizzata nelle segrete stanze della JFA (la Federcalcio giapponese) e verrà resa pubblica a breve. In attesa di valutare le offerte che negli ultimi mesi gli sono state recapitate più o meno direttamente, Zac ha già messo in agenda le vacanze a Cesenatico e ripenserà alle stagioni trascorse a Tokyo, all’imperatore che gli ha stretto la mano (gesto irrituale), a Sakurai, il cantante e leader dei Mr. Children, J-rock nipponico, che in un concerto ha indossato una maglietta con il suo nome, al suo ristorante di riferimento («da Nino»), cucina siciliana, «perché il Giappone è diventata la mia seconda casa: quando lascio l’Italia per andare a Tokyo sono dispiaciuto e quando lascio il Giappone per tornare in Italia sono altrettanto triste». Alberto Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 COMMERCIALE Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE impiegata tecnico-commerciale offresi part-time. Pluriennale esperienza settore illuminazione, arredamento e allestimenti. Offerte commerciali; ufficio acquisti, gestione fornitori, Autocad. 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Tom Sykes (Kawasaki), campione del mondo in carica, ha ottenuto la superpole per la gara di oggi a Misano, 7ª prova del Mondiale Superbike. Il britannico ha dominato in 1’34’’883: la prima fila dello schieramento è completata da Giugliano (Ducati) e Guintoli (Aprilia), quinto Melandri (Aprilia). Oggi in gara alle 10.30 e alle 13, diretta Italia1 ed Eurosport. Sospeso per 1 anno per doping il campione del mondo di triplo, il 25enne Teddy Tamgho. Male l’Italia nella 1ª giornata dell’Europeo per nazioni di Braunschweig. Dopo 20 gare gli azzurri sono terzultimi, in piena zona retrocessione. Miglior risultato: il 3° posto con la staffetta 4x100 (Ferraro, Desalu, Marani e Obou) in 39’’06. Oggi 2ª giornata: diretta 14.40 Eurosport. F1 In Austria, il brasiliano in pole, non succedeva dal 2008. Rosberg è 3°, Hamilton solo 9° dietro a Kimi E alla fine arrivò il giorno di Massa «Con la Williams inizia la rinascita» Alonso, 4°: «Lo dicevo che è veloce, ma ora voglio batterlo» DAL NOSTRO INVIATO In tv alle ore 14 La gara ore 14: Gp d’Austria, circuito di Zeltweg (4.326 metri), 71 giri per 307,146 km La griglia di partenza 1ª fila Massa (Bra) Williams 1’08’’759 Bottas (Fin) Williams 1’08’’846 2ª fila Rosberg (Ger) Mercedes 1’08’’944 Alonso (Spa) Ferrari 1’09’’285 3ª fila Ricciardo (Aus) Red Bull 1’09’’466 Magnussen (Dan) McLaren 1’09’’515 4ª fila Kvyat (Rus) Toro Rosso 1’09’’619 Raikkonen (Fin) Ferrari 1’10’’795 5ª fila Hamilton (Gbr) Mercedes senza tempo Hulkenberg (Ger) Force India senza tempo 6ª fila Button (Gbr) McLaren 1’09’’780 Vettel (Ger) Red Bull 1’09’’801 7ª fila Maldonado (Ven) Lotus 1’09’’939 Vergne (Fra) Toro Rosso 1’10’’073 8ª fila Grosjean (Fra) Lotus 1’10’’642 Perez (Mes) Force India 1’09’’754 9ª fila Sutil (Ger) Sauber 1’10’’825 Gutierrez (Mes) Sauber 1’11’’349 10ª fila Bianchi (Fra) Marussia 1’11’’412 Kobayashi (Gia) Caterham 1’11’’673 11ª fila Ericsson (Sve) Caterham 1’12’’673 Chilton (Gbr) Marussia 1’11»775 Perez penalizzato di 5 posizioni Chilton penalizzato di 3 posizioni diosa, che gli offre la polemica su un piatto d’argento. Assist respinto con signorilità: «Non sono il tipo che parla male dei suoi trascorsi: alla Ferrari ho passato giorni incredibili, oltre che momenti duri. Ma è bello avere una nuova occasione con la Williams, squadra di tradi- zione che mi fa sentire felice». La famiglia è attorno a lui e dopo il bacio della moglie Rafaela è Felipinho a entrare nella giostra delle coccole. Il bambino gli ha regalato un pupazzetto di Neymar e papà l’ha portato in macchina: «Mi sono reso conto che non aveva mai visto Ritorno Felipe Massa, 33 anni, alla sua prima stagione in Williams. Nel tondo, Alonso (Liverani, Ap) suo padre al primo posto. È una grande emozione, Felipinho fa parte delle mie motivazioni». Non c’è il clima impetuoso della metropoli (la Ferrari), la Williams è una quieta cittadina: «Qui si festeggia anche un 7° posto; alla Ferrari, invece, per un 7° posto scattano i mugugni» dice Matteo Orsi, il fisioterapista che appartiene alla schiera dei fedeli che hanno saltato la barricata assieme al pilota: tra questi c’è pure Rob Smedley, l’ingegnere che al Cavallino passò qualche bufera e che ora sfodera un sorriso alla Ricciardo. Orsi ha dovuto pure rimettere in sesto Massa dopo il crash di Montreal causato da Perez, uno dei tanti colpi della malasorte: «Adesso spero che abbia fortuna, anche se Felipe è un cocciuto che non molla». L’esame è oggi. La muta dei rivali preme. E se Hamilton forse è rovinato a causa di un errore (tempo annullato, nella prima uscita) e di un «giallo» (sbaglio suo, nel secondo tentativo, oppure guasto? Può essere che Lewis si sia scordato di disattivare il kers), gli altri sono lì. Vettel, bocciato nel Q2, avrà le scarpe buone (gomme fresche) per risalire dal 13° posto; Rosberg rispetta la Williams ma spende tracotanza («Restiamo dominanti»), Alonso tenta di cucire un ruolo alla Ferrari, in equilibrio tra gioia («Dobbiamo essere orgogliosi e attaccare») e realismo: «Nel P3 eravamo a 1’’ dalle Mercedes e le Red Bull sono pericolose». Felipe, avrai la testa fredda, alla prima curva? «Penso che dipenderà da questi due amici qui a fianco (Bottas e Rosberg, ndr)». Un modo come un altro per auspicare che gli dei, finalmente, gliela mandino buona. Flavio Vanetti 140 118 79 69 60 57 43 40 23 20 18 18 258 139 87 77 66 Coman nuovo Pogba per la Juve Bologna: Zola MILANO — Un nuovo Pogba per la Juve. Si chiama Kingsley Coman, 18 anni appena compiuti, ed è un talento purissimo, sbocciato nel Paris Saint Germain. Piaceva a mezza Europa, ma i bianconeri sono stati più veloci di tutti e l’hanno strappato ai campioni di Francia a costo zero. Coman è stato lanciato da Ancelotti in Ligue 1 a soli 16 anni, 8 mesi e 4 giorni e di professione è un trequartista che può anche fare l’esterno offensivo partendo da sinistra. Ora la Juve punta un altro talento del Psg, Adrien Rabiot, sul quale c’è anche la Roma. Asta per Mandzukic, l’attaccante croato del Bayern Monaco, oggetto del desiderio di Pippo Inzaghi. Piace al Wolfsburg — che, secondo Die Welt, avrebbe già un accordo con la punta (circostanza smentita dal club biancoverde) — e al Chelsea (che però si è già aggiudicato Diego Costa). Ma i rossoneri hanno prima la necessità di vendere: la prossima settimana sarà decisiva per conoscere il futuro di Kakà. Intanto Petagna piace al Cesena, Niang all’Olympiakos e Nocerino al Torino. Dall’Indonesia, Erick Thohir detta la linea: «Troppo spesso, in passato, l’Inter si è lasciata sfuggire giovani di prospettiva. Adesso questo dobbiamo limitarlo». Chissà se lo ripeterà ai dirigenti la prossima settimana, quando sarà a Milano. Mazzarri, intanto, è orientato a dare l’ok all’acquisto di M’Vila dal Rubin Kazan, mentre l’altro obiettivo, M’Bia, gela le ambizioni interiste. «Vorrei fare un salto di qualità e giocare in Champions — dice il francese del Siviglia —. Mi piacerebbe essere allenato da Mourinho». In realtà i colloqui con gli agenti del francese continuano. Perso Zeman, il Bologna pensa di affidare la panchina a Gianfranco Zola per tornare subito in A. Filippo Bonsignore Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Basket La Montepaschi vince in casa la quarta sfida e va sul 2-2, domani di nuovo sul parquet al Forum Siena non molla mai e Milano se ne accorge Così in tv ore 14: Rai1, SkySportF1 Le classifiche Mondiale piloti 1. Rosberg (Ger) 2. Hamilton (Gbr) 3. Ricciardo (Aus) 4. Alonso (Spa) 5. Vettel (Ger) 6. Hulkenberg (Ger) 7. Button (Gbr) 8. Bottas (Fin) 9. Magnussen (Dan) 10. Perez (Mes) 11. Massa (Bra) 12. Raikkonen (Fin) Mondiale costruttori 1. Mercedes 2. Red Bull-Renault 3. Ferrari 4. Force India-Mercedes 5. McLaren-Mercedes SPIELBERG — Felipe Massa — lui? Sì, lui: non accadeva dal 2008 — in pole nel Gp dell’Austria, nel giorno del tracollo di Vettel e Hamilton, del passo indietro di Ricciardo, dell’impotenza di Rosberg di fronte alle Williams monopolizzatrici della prima fila grazie a Bottas, secondo e al «career’s best», della Ferrari che ancora non indossa l’abito del primato nonostante la defaillance dei dominatori ma che con Alonso uguaglia il miglior risultato dell’anno in qualifica, il 4° posto della Malesia. Per rendere più accattivante l’estetica e lo show di questa F1 in apnea occorre abolire i musetti osceni delle monoposto — e la cosa si farà, a conferma di indiscrezioni già trapelate mesi fa —, ma poi non è necessario pensare a escamotage dubbi, come le ripartenze da fermo dopo le neutralizzazioni delle safety car, e nemmeno a cineserie quali la trombetta che dovrebbe aumentare il rumore, salvo sparare solo pernacchie, o l’improbabile pattino spara-scintille. Per migliorare la resa del carrozzone basta che ci sia l’incertezza, e non un dominio. O che ci siano da raccontare storie come quelle di Massa, l’uomo sopravvissuto a un infortunio pazzesco (ricordate il bullone che nel 2009 passò per la visiera e rischiò di accopparlo?) e a sfortune bibliche (è l’unico che in 20’’ ha vinto e perso un Mondiale), l’uomo che rema ancora nonostante il congedo da parte di un team chiamato Ferrari: «Vorrei che fosse giusto l’inizio; e non solo in qualifica, ma anche in gara». Proprio il suo fresco passato bussa alla porta, a compendio della 16ª pole della carriera. Ci sono i complimenti di Luca di Montezemolo e quelli di Fernando Alonso («Ve lo dicevo che Felipe è il compagno più veloce che ho avuto: sono contento per lui, però voglio batterlo») e c’è la domanda insi- Mercato SIENA — Un fantasma s’aggira in finale: è la Mens Sana Siena, che non trascina le sue catene ma le usa per imprigionare Milano sul 2-2. Quindi domani il Forum non potrà essere il capolinea, ma si dovrà tornare mercoledì a Siena. Che ieri ha giocato tre volte meglio della EA7, esaltando nel collettivo l’eroe di serata: Matt Janning, strepitoso, l’uomo cattivo di Minnesota, con 20 punti ma anche 6 rimbalzi e difesa con gli artigli; l’uomo generoso, con i suoi 6 assist. Venti punti, sul fronte opposto, li ha fatti anche Langford, ma con 3 palle perse e zero assist. Gli eroi sono... la squadra. E Siena, più leggera, più corta, è, però, molto più squadra. Ricomincia dunque una storia che sembrava finita prima ancora di iniziare. Quarto atto di finale, nobilitato dalla gradevole presenza del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che dopo aver assistito ad una partita della nazionale femminile nella sua Lucca, si è entusiasmata al punto da desiderare immediatamente un bis. Benvenuta signora ministro. Nel nostro piccolo inferno del PalaEstra, alla cui condanna la Mens Sana da una stagione intera si ribella. Fotoromanza di gara 4, canterebbe la senese Gianna Nannini, quadri in sequenza. Siena ha ancora rabbia, strappa 14-6 con 3 schiacciate consecutive (2 di Super Matt Janning (LaPresse) Ress, 1 Hunter), per il centro area milanese è come il pozzo di San Patrizio, un buco profondo, poiché il solo Melli flotta in aiuto e gli altri non «scalano». Ma è bravo Banchi, in un minuto di sospensione, a siliconare la sua area. Poi Ress vola ancora, troppo alto, Samuels fa da ponte (involontario) e Tomas rovina a terra battendo la nuca. Momenti di immobilità, poi il capitano senese viene accompagnato nello spogliatoio. E allora è Matt Janning che tiene sempre avanti Siena (19-11 al 10’), con la partita che si sposta sul versante classico: di forza fisica (Samuels 7 punti), di talento individuale (Langford 10), quando la EA7 sorpassa per La serie finale Così ieri gara 4 MONTEPASCHI SIENA 75 EA7 ARMANI MILANO 68 (2-2 nella serie) La serie finale gara 1: Milano-Siena 74-61 gara 2: Milano-Siena 79-65 gara 3: Siena-Milano 85-68 gara 4: Siena-Milano 75-68 gara 5: domani, ore 20.30 (a Milano) Tv: diretta RaiSport2 gara 6: 25/6 (a Siena) gara 7 (ev.): 27/6 (a Milano) la prima volta (27-25 al 16’), e di superiorità di gioco, quando Siena chiude avanti il primo tempo (36-33): con Janning scatenato che chiude con 13 punti all’intervallo e Milano che sostanzialmente galleggia con Jerrells che entra in partita con 2/2 da 3. Nella ripresa, centellinando il rientro in campo di Ress, continuando le perfette letture spazio-temporali che fruttano a un passaggio di terzo quarto con 4/6 da 3, Siena arriva anche a +10 (60-50) e allunga a +12 (66-54 al 32’) nel corso dell’ultima tappa. Dove Siena non perde mai il controllo, anche perché, oltre agli eroi di serata, ha sempre un pivot di servizio, vero, lineare, verticale, mobile. E attorno all’albero Hunter la squadra mette le fronde. Mentre ancora s’alza il canto della verbena. Werther Pedrazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA 54 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 55 italia: 51575551575557 CorriereSalute LE PAGINE DEL VIVERE BENE www.corriere.it/salute Medicina Alimentazione Diritto Medicina Come si curano le fratture delle vertebre Per dimagrire strategie diverse per lei e per lui I benefici provati della «medicina narrativa» Malattie veneree Tanti casi, poca informazione a pagina 59 di SERGIO HARARI * E rano i primi dell’Ottocento quando il grande medico francese Laennec ebbe l’idea di ascoltare il torace non appoggiando direttamente l’orecchio al paziente, ma attraverso un rudimentale stetoscopio. A distanza di due secoli l’auscultazione non ha perso importanza. Oggi abbiamo strumenti che registrano i suoni, che li amplificano, che li inviano in wireless, che li possono confrontare tra loro, ma i concetti basilari della auscultazione sono rimasti gli stessi di un tempo e ci guidano, come allora, nella valutazione dei nostri pazienti. Anamnesi e visita clinica mantengono una centralità assoluta nel processo diagnostico. Ci sono malattie che producono suoni tali che il solo rilievo ne fa sospettare l’esistenza: è il caso della fibrosi polmonare, dove l’ascoltazione di rantoli a velcro distaccato (un rumore simile a quello prodotto da due foglietti di velcro separati bruscamente) deve far intuire la malattia, ma anche dei soffi cardiaci e di tante altre condizioni. Nessun altro strumento I malati vengono diagnostico potrà sostituire sottoposti a molti questo atto medico così semplice esami, ma spesso apparentemente e così ricco di informazioni, nessuna Tac o risonanza non a una potrà fornire le indicazioni normale visita di una auscultazione fatta bene. Anche il New England Journal of Medicine recentemente ne ha ribadito l’importanza in un approfondito articolo sui fondamentali di questa tecnica. Purtroppo capita di vedere malati che hanno fatto esami su esami senza che nessuno li avesse visitati, senza che nessuno avesse ascoltato bene la descrizione dei loro sintomi e li avesse correttamente interpretati, ma la medicina non funziona e non funzionerà mai così. Arte o scienza che dir si voglia, la medicina si basa ancor oggi su cose solo apparentemente semplici, come l’anamnesi e l’esame obiettivo, tuttora fondamentali e insostituibili. Lo spirito di osservazione, la valutazione degli umori, la clinica nel senso più ampio del termine sono le radici dell’albero della moderna medicina che continuerà a crescere rigoglioso solo se non dimenticheremo la loro importanza e continueremo a insegnarle. ❜❜ a pagina 61 Dal cerotto alla mensa Il prezzo è giusto? SPRECHI IN SANITÀ Si potrebbero recuperare due miliardi di euro all’anno uniformando i costi relativi agli acquisti di beni e servizi nelle Asl e negli ospedali di MARIA GIOVANNA FAIELLA alle pagine 56-57 *Primario Pneumologia Ospedale San Giuseppe, Milano © RIPRODUZIONE RISERVATA Il numero Nuovi alcoldipendenti, un terzo ha meno di 25 anni + a pagin 58 ILLUSTRAZIONE DI ANGELO SIVIGLIA I FONDAMENTALI DEL DOTTORE a pagina 60 L’alcoldipendenza è un problema negletto in Italia. «Ogni anno abbiamo 5 mila nuovi casi di dipendenza, — dice Emanuele Scafato, presidente della Società italiana di Alcologia (Sia) — che si aggiungono al milione di persone alcoliste e agli otto milioni di connazionali con livelli di consumo a rischio». E c’è un dato ancora più allarmante: «Il 30 per cento dei nuovi alcoldipendenti I nuovi casi ha un’età infedi alcoldipendenza riore ai 25 anni, ogni anno in Italia. mentre l’1 per Un milione sono cento ha addiritgli alcolisti «conclamati», tura meno di 19 otto milioni anni. Dunque, le persone a rischio — afferma ( ) 5mila l’esperto — dai 9 anni ai 19 non sono stati “intercettati” da nessuno, nè dai pediatri, nè dalla scuola o dalle famiglie. Creiamo, allora, una rete formalizzata di competenze tra medicina di base, strutture specialistiche alcologiche e ospedali per evitare che le persone a rischio possano evolvere verso problematiche più gravi, quali una condizione di disabilità o la morte prematura». E i costi? «Se spendessimo in dieci anni 400 milioni di euro — replica Scafato — potremmo ridurre in maniera significativa sia i ricoveri ospedalieri sia la mortalità correlati all’abuso di alcol». PER SAPERNE DI PIÙ Società italiana di alcologia www.alcologiaitaliana.com 56 Salute Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Per saperne di più Lo studio Altems -Università Cattolica di Roma e Ceis- Università Tor Vergata di Roma www.ispe-sanita.it/1/upload/librobiancoispe_web.pdf dossier diritto di MARIA GIOVANNA FAIELLA Ricerche economiche Dai dispositivi, ai cerotti, alle bollette: rilevata un’eccessiva variabilità dei costi. Che va razionalizzata Stop agli sprechi in Asl e ospedali Due miliardi all’anno da recuperare sugli acquisti di beni e servizi I pasti giornalieri di un paziente costano circa 20 euro a un ospedale, a un altro anche la metà; il prezzo di riferimento stabilito (nel 2012) dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (Avcp) è di 12,12 euro. Il servizio di lavanderia può arrivare a costare 7,95 euro a malato; il prezzo “giusto” dovrebbe essere meno della metà, 3,5 euro. Differenze di costo riguardano anche beni largamente utilizzati in ospedali e Asl, come siringhe, camici, guanti, teli chirurgici… Una categoria, quella dei dispositivi medici, molto eterogenea che comprende dal cerotto alla Tac, dalle protesi mammarie alle carrozzine, fino a veri e propri impianti salvavita, come stent coronarici o valvole cardiache. L’ultima rilevazione effettuata dall’Avcp nel 2012 ha evidenziato, per esempio, che una protesi d’anca in una Regione può costare anche 10 volte di più rispetto al prezzo pagato da un’altra. E che qualche Asl ha speso per i cateteri guida per l’angioplastica periferica quasi 600 euro, rispetto al prezzo di riferimento di 43 euro; qualche altra, invece, ha sborsato mille euro per uno stent coronarico rivestito, mentre il prezzo “giusto” è, almeno per ora, di 217,50 euro. Differenze di costi dovute a una migliore qualità, o denaro sperperato? Sta di fatto che costi di beni e servizi cambiano da Regione a Regione, da Asl ad Asl, da ospedale a ospedale. Ed è proprio in questa giungla di prezzi che, secondo gli esperti, si annidano (corruzione a parte, si veda anche Corriere Salute del 5 febbraio scorso) sprechi dovuti a inefficienze e disorganizzazione: eliminare o perlomeno ridurre questi sprechi negli acquisti di beni e servizi non strettamente legati ad esiti di salu- te farebbe liberare subito risorse da investire nell’assistenza. A confermarlo è anche un recente studio condotto dall’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica di Roma e dal gruppo Economic Evaluation, HTA and Corruption in Health (EEHTA) del Ceis-Centro di studi economici internazionali presso l’Università di Tor Vergata della Capitale (pubblicato nel 2014 a cura dell’Ispe, l’Istituto per la promozione dell’etica in sanità). Partendo dall’analisi dei conti economici del 2010 di tutte le Asl e aziende ospedaliere di ogni Regione, gli studiosi hanno cercato di individuare le possibili “sacche” di inefficienza. Hanno così notato che alcune voci di costo non strettamente sanitarie — ovvero: lavanderia, pulizie, mensa, smaltimento rifiuti, utenze telefoniche, nonché elaborazione dati, premi assicurativi e Cifre a confronto Ecco, per alcune voci di spesa per servizi all’interno degli ospedali, i prezzi di riferimento stabiliti dalla Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (Avcp) nel 2012 e dove si sono riscontrati, sulla base di un confronto nazionale, i costi maggiori e quelli invece più bassi Continuano i progressi nel contenimento dei costi per l’assistenza sanitaria: l’anno scorso la spesa complessiva è stata di 109 miliardi di euro, rispetto alle previsioni di circa 111 miliardi del Documento di economia e finanza 2013. Lo conferma la Corte dei Conti nell’ultimo rapporto sul “Coordinamento della finanza pubblica”, che sottolinea come il sistema sanitario debba però « ritrovare al suo interno le risorse per rispondere alle necessità di adeguamento delle prestazioni e di garanzia della qualità delle cure», a fronte di una domanda di salute che sta cambiando, anche in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. Così, la Corte ricorda che, se «i dispositivi medici sono una componente rilevante del flusso di innovazioni tecnologiche di cui si può avvalere il sistema sanitario per garantire la salute», l’avvio da parte del Ministero della Salute del monitoraggio dei dispositivi acquistati dal sistema nazionale potrà favorire «razionalizzazione dei costi» e «recupero dei margini di efficienza». Anche i “prezzi di riferimento” per i beni e servizi «costituiscono uno strumento operativo prezioso per la programmazione e la razionalizzazione della spesa». Infine, la raccomandazione: «Le risorse che verranno risparmiate attraverso l’applicazione delle misure oggetto del Patto della Salute dovranno essere reinvestite ad invarianza del finanziamento annuale previsto». spese legali — presentano un impiego delle risorse superiore a quanto sarebbe lecito attendersi, soprattutto se correlate al peso che hanno sull’intera spesa sanitaria pubblica. I ricercatori hanno quindi valutato la variabilità di queste voci, in relazione a parametri quali la popolazione residente (per le Asl), il numero dei dimessi e le giornate di degenza (per le aziende ospedaliere). I risultati? «Se solo si riducesse di un quarto la variabilità riscontrata — risponde uno dei coordinatori dello studio, Amerigo Cicchetti, direttore della scuola Altems dell’Università Cattolica — i risparmi legati alle otto voci di spesa esaminate sarebbero di quasi due miliardi all’anno, per l’esattezza: circa 900 milioni per le Asl e più di 964 milioni per le aziende ospedaliere». «La variabilità dei costi — aggiunge l’altro coordinatore della ricerca, Francesco Saverio Mennini, direttore del gruppo EEHTA del Ceis all’Università di Tor Vergata — è significativa sia in termine di macroaggregato (“Beni e servizi”) sia per specifiche voci. E anche all’interno di ogni Re- Pasti giornalieri Pasti giornalieri per paziente con distribuzione a letto per paziente senza distribuzione a letto Servizio di lavanderia per paziente, a giornata di degenza (con noleggio) gione esiste una differenza enorme di costi per ciascuna voce». Lo studio evidenzia, per esempio, che per lo smaltimento di rifiuti sono state le Asl della Lombardia a spendere meno, mentre quelle di Abruzzo e Sardegna hanno fatto registrare la spesa più alta. Quest’ultime Regioni, insieme al Friuli Venezia Giulia, presentano ampi margini di risparmio. Se invece si va a confrontare la spesa per lo smaltimento dei rifiuti tra le aziende ospedaliere, i valori più bassi si sono registrati in Servizio di pulizia Servizio di pulizia in aree in aree ad alto rischio a medio rischio (unità di misura (unità di misura “canone mq mensile”) “canone mq mensile”) 7,95 € 19,22 € 6,87 € 15,46 € 12,12 € 11,57 € 10,10 € 10,08 € 4,64 € 3,5 € 3,48 € 2,74 € 2,69 € 2,00 € 1,42 € prezzo di riferimento prezzo più alto Bari prezzo più basso Area Toscana Centro Roma Area Toscana Sud Est Napoli Matera Pavia Torino Fonte: Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, 2012 Cagliari Torino D’ARCO Toscana, Emilia Romagna, Lombardia: con le «centrali uniche» si può risparmiare I e sud-est), nell’ottica di aumentare il livello di qualità dei servizi erogati. Le competenze vanno dall’approvvigionamento di beni e servizi alla gestione di logistica, magazzini e tecnologie informatiche. Un’esperienza di centralizzazione degli acquisti riuscita se, anche in base ai dati di un’indagine di Fiaso- Federazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere, a fronte di un miliardo di valore di acquisto all’anno, i tre Estav hanno consentito un abbattimento medio del 5% dei prezzi di beni e servizi, con un risparmio di cir- ca 40 milioni annui nel 2012 e nel 2013, dovuti alle ricontrattazioni facilitate dalla grande massa gestita. Ora, una recente Legge regionale sancisce il passaggio dei tre Estav a un unico ente, l’Estar, a partire da agosto, per razionalizzare ancor più i costi e migliorare l’efficacia dei servizi. In Emilia Romagna l’Agenzia Intercent-ER, centrale di committenza unica regionale, ha il compito di realizzare gare centralizzate per l’approvvigionamento di beni e servizi delle pubbliche amministrazioni re- gionali e fare contrattazioni su “grandi numeri” per Enti locali e Asl. Nel 2013 il 58% di beni e servizi in ambito sanitario è stato acquistato con gare centralizzate, ma si punta a raggiungere l’85% entro fine anno. Qualche esempio dei risultati: pressoché dimezzata, pur a parità di servizio per gli assistiti, la spesa per gli strumenti di diagnostica rapida della glicemia ad uso ospedaliero (1,9 milioni di euro a fronte dei 3,9 milioni spesi nel 2012); notevoli i risparmi anche per l’energia elettrica: solo per le Asl si è speso ❜❜ Le difficoltà Buone pratiche Esperienze positive di negoziazione su «grandi numeri» n Toscana si risparmia addirittura sulla stampa a colori di moduli, referti, documenti: va riservata, secondo le linee guida di una recente delibera, ai soli casi di necessità in ambito diagnostico e sanitario. E viene anche consigliato un carattere tipografico “più economico” in termini di consumo di inchiostro e toner. Nove anni fa questa Regione, prima in Italia, ha istituito nell’ambito del Servizio sanitario regionale tre Estav, Enti per i servizi tecnico amministrativi di area vasta (centro, nord-ovest Calabria, quelli più alti nel La- zione sarebbe più precisa». zio. In quest’ultima Regione, Nel frattempo, la ricerca poi, si è vista una notevole va- fornisce comunque uno strur i a b i l i t à “ i n t e r n a ” , t r a mento per analizzare a fondo un’azienda e l’altra. dove si annidano inefficienze «Perfino in Regioni virtuo- e sprechi per ogni singola vose, come Emilia Romagna e ce di spesa. «Partendo dai dati Veneto, nonostante la centra- rilevati, ciascuna Asl e azienda lizzazione degli acquisti, per ospedaliera può andare a stuqualche voce rimane una va- diare la variabilità per capire a riabilità che si può ancora ri- cosa è dovuta — precisa Cicdurre» fa notare Cicchetti. chetti —. Per esempio, poE se i dati della ricerca citata trebbe derivare dalla diversa si riferiscono ai conti econo- qualità dei servizi come, nel mici del 2010, non si discosta- caso della ristorazione, dalla no le conclusioni del recente presenza di pasti differenziati rapporto, relativo a dati 2013, in base alle esigenze dei maladell’Osservatorio sul federali- ti». Se però la variabilità è smo del Tribunale dei diritti “patologica”, niente più alibi: del malato-Cittadinanzattiva. è opportuno intervenire per «Abbiamo riscontrato — dice, riportarla alla normalità, sotinfatti, Sabrina Nardi, respon- tolineano i ricercatori. sabile dell’Osservatorio e vi«Abbiamo indicato gli strucesegretario del Tribunale dei menti per individuare dove e diritti del malato — che anche come si può recuperare effile Centrali di acquisto collau- cienza — afferma Mennini —. date e pienamente funzionan- Questo modello, se applicato ti in alcune Regioni potrebbe- in ogni singola azienda saniro ancora perfezionare l’ag- taria, potrebbe consentire di gregazione della domanda per risparmiare nel breve perioalcuni beni e servizi. Per do, senza tagliare prestazioni esempio, nessuna delle otto e servizi sanitari, in modo da centrali esaminate (Arca-Lombardia, Intercent-Emilia R o m a g n a , S C RPiemonte, Estav Una «ricetta» che può nord ovest Toscana, SUA-Calabria, aiutare a scongiurare Abruzzo, Sicilia, tagli sulle prestazioni SORESA-Campania) prevedeva nel 2013 gare centralizzate per lo smaltimento dei impiegare le risorse liberate rifiuti ospedalieri». per finanziare interventi urCome ha rilevato di recente genti in materia di prevenzioanche la Corte dei Conti, i di- ne, assistenza domiciliare, inversi sistemi contabili adottati novazioni farmacologiche, dalle Regioni rendono i risul- equo accesso alle cure. Tutto tati di bilancio non del tutto questo, in particolare per gli omogenei e quindi non esat- sprechi evidenziati nelle otto tamente comparabili. «Questi voci analizzate, lo si potrà fare limiti non inficiano i risultati anche rivedendo gli appalti dello studio — dice Cicchetti già in essere, che sicuramente —. Certo, se tutte le aziende rappresentano un ostacolo sanitarie avessero indicatori per raggiungere i risultati standard per misurare anche sperati». © RIPRODUZIONE RISERVATA la qualità dei servizi la valuta- l’11,4% in meno in dodici mesi. Anche la Lombardia ha una centrale di committenza per gli appalti di beni e servizi di tutta la pubblica amministrazione regionale, Arca. Recentemente si è svolta la prima gara centralizzata per la fornitura di farmaci che ha riguardato tutte le aziende del Sistema sanitario regionale, per un valore di spesa annua pari a circa 600 milioni. Il risparmio sui farmaci è stato di 35 milioni, che, è stato annunciato, saranno reinvestiti in Asl e aziende ospedaliere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ma le Aziende sanitarie sono restie ad allearsi per contrattare Tredici Regioni hanno già centrali di acquisto, ma solo poche fanno gare a livello regionale «aggregando» le richieste su tipologie standard di beni e servizi: la maggior parte agisce ancora solo a livello di “area vasta” (o provinciale) o addirittura di singola azienda sanitaria o ospedaliera. Lo segnala il recente rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, di Cittadinanzattiva, che ha elaborato i dati raccolti nel 2013 dalla Federazione delle associazioni regionali dei provveditorieconomi della sanità. Dall’analisi condotta su 140 gare espletate da otto centrali è poi emerso che, mentre tutte prevedono procedure di acquisto centralizzate per i medicinali, non lo fanno per altri beni e servizi. «La maggior parte non fa gare uniche nemmeno per servizi come energia elettrica, smaltimento dei rifiuti ospedalieri o materiali per uffici — dice Sabrina Nardi, responsabile dell’Osservatorio —. E solo due aggregano la domanda (così da poter fare gare uniche d’acquisto) per disinfettanti e antisettici. Per questi ultimi, come per i teli chirurgici, la “standardizzazione” può essere conveniente; per altri dispositivi medici servono invece più tipologie, per una maggiore “personalizzazione». Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 SPESE DELLE ASL In quali regioni si è speso di meno e in quali di più Salute 57 italia: 51575551575557 Per lavanderia e pulizia (in relazione ai residenti) Regioni con i valori di spesa più bassi Provincia di Trento Per smaltimento rifiuti (in relazione ai residenti) Valle d’Aosta 35,1 miliardi di euro Lombardia Regioni con i valori di spesa più alti Abruzzo Per utenze telefoniche (in relazione ai residenti) Valle d’Aosta Lombardia Campania Lombardia La spesa totale della Sanità per acquisti di beni e servizi nel 2013 (Corte dei conti 2014) Sicilia 896 milioni di euro I risparmi totali che le Asl potrebbero realizzare con la razionalizzazione di otto voci di spesa Sardegna Regioni con i valori di spesa più bassi SPESE DEGLI OSPEDALI* Per lavanderia e pulizia (per paziente dimesso) Per smaltimento rifiuti H I risparmi totali che gli ospedali potrebbero realizzare con la razionalizzazione di otto voci di spesa Per riscaldamento Veneto Friuli Venezia Giulia Umbria Lazio Puglia 964 milioni di euro C Calabria Regioni con i valori di spesa più alti Toscana Calabria Puglia Lazio H H H Basilicata Sardegna Sicilia *Aziende ospedaliere; in relazione al numero dei dimessi e delle giornate di degenza (pesate per l’Indice di Case Mix) Fonte: Ispe 2014, studio Altems-Univ.Cattolica di Roma e CEIS- EHTA Univ. Tor Vergata di Roma (dati 2010) D’ARCO Correttivi Si stanno mettendo a punto vari strumenti al fine di evitare sperperi di risorse preziose per l’assistenza Lavori in corso per calcolare i prezzi giusti Migliori scelte grazie a criteri più «raffinati» di confronto delle offerte N uovi prezzi di riferimento per i beni e servizi (basati su un confronto più dettagliato per tipologia e qualità), centrali di acquisto, costi standard in sanità (in vigore dal 2013) e, in prospettiva, il nuovo Patto della Salute: sono gli strumenti (qualcuno lo definisce, “scommesse”) su cui la sanità sta lavorando per ridurre sprechi e recuperare risorse. I primi prezzi di riferimento per beni e servizi, indicatori per l’acquisto di singoli prodotti o servizi di qualità al prezzo giusto, sono stati pubblicati nel 2012 dall’Autorità di vigilanza sugli appalti pubblici (Avcp), in seguito a una rilevazione dei prezzi effettuata presso le stazioni appaltanti (Asl, aziende ospedaliere, centrali di acquisto) in base a un elenco di beni e servizi a più alto impatto economico sul Servizio sanitario nazionale, fornito da Agenas, l‘Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. «Anche i Tar avevano riscontrato carenze nel sistema dei prezzi di riferimento — ricorda Laura Velardi, dirigente di Agenas —. Per consentire un confronto più preciso tra stessi beni o servizi, col coinvolgimento degli operatori sanitari abbiamo provveduto ad aggiornare la descrizione/aggregazione di dispositivi medici particolarmente “sensibili”, quali gli stent a cessione di farmaco (distinti in 4 lotti), le protesi ortopediche e vascolari, ma anche altri servizi “complessi” come la ristorazione, inserendo più variabili (per esempio: se il servizio è dato in appalto o c’è la cucina all’interno dell’ospedale, modalità di trasporto e consegna, preparazione di piatti personalizzati)». E, sulla base di questo lavoro, l’Authority ha condotto una nuova rilevazione, conclusasi a fine maggio, al fine di un aggiornamento dei prezzi di riferimento (le previsioni erano entro l’estate, ora l’Autorità di vigilanza sugli appalti pubblici è stata commissariata dal Governo). C’è chi sostiene che i prezzi di riferimento non siano una panacea. Ma, fa notare il presidente di Agenas, Giovanni Bissoni: «Di fatto è in atto un cambio di rotta: si sta spostando l’attenzione dal prezzo di riferimento alla “riorganizzazione della domanda”. Ad esempio, per quanto riguarda gli stent coronarici, dispostivi medici di cui esistono numerosi tipi per specifiche esigenze, alcune Regioni, mettendo insieme competenze cliniche, amministrative e tecniche, sono già riuscite a raggrupparli in 7-8 lotti. E questo facilita l’indicazione del prezzo corretto». «Uno dei principali vantaggi della centralizzazione degli acquisti — sottolinea Valerio Fabio Alberti, presidente di Fiaso, la Federazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere — è proprio quello di poter coinvolgere professionalità elevate nella gestione delle gare, il che garantisce la qualità dei prodot- ti. Senza trascurare le esigenze specifiche dei pazienti». È il sistema che stanno utilizzando in Emilia Romagna, dove c’è un’Agenzia regionale per l’acquisto dei beni e servizi (si veda articolo sotto). «Se, per esempio, bisogna comprare protesi d’anca, — spiega l’assessore alla sanità dell’Emilia Romagna, Carlo Lusenti — prima di fare la gara d’appalto occorre selezionare 3-4 tipi di dispositivi: quali siano i migliori lo decidono i medici. Solo dopo s’indice la gara che include quei requisiti di qualità. E si riesce a spuntare il prezzo migliore, perché si acquistano grandi quantità. La centralizzazione degli acquisti non solo può servire a spendere meno e meglio, ma può essere anche un modo per garantire trasparenza negli appalti e prevenire la corruzione». Ma allora, perché non “trasferire” alle altre Regioni sistemi già sperimentati con successo? «Piuttosto che replicare le migliori esperienze in altre Regioni — dice Lusenti — sarebbe opportuno far lavorare in rete tra loro le centrali che hanno già esperienze sul campo consolidate, senza per questo limitare l’autonomia regionale. Un efficiente sistema di centralizzazione presuppone strutture, organizzazione, professionalità e non s’improvvisa da un giorno all’altro». Nel 2013, poi, sono arrivati i costi standard in sanità. Va chiarito che non sono quelli relativi alle siringhe oppure alla spesa per singolo ricovero. Previsti già nel 2009 (con la legge 42 “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale”), hanno segnato il passaggio da modelli di ripartizione delle risorse del Fondo sanitario nazionale da trasferire alle singole Regioni, prima sulla base di quanto spendevano, poi sul numero di abitanti, a un sistema che ha preso come riferimento in materia di spesa le Regioni che hanno saputo coniugare erogazione di prestazioni e servizi con bilanci sani. L’obiettivo? Adeguare i costi sanitari di tutte le Regioni a uno standard che risulti essere il più virtuoso. Anche per evitare sprechi. A fine 2013 la Conferenza Stato-Regioni ha individuato le tre Regioni da prendere come riferimento: Emilia Romagna, Umbria e Veneto. «I costi standard rappresentano una svolta significativa — sostiene Luca Coletto, coordinatore degli assessori alla sanità delle Regioni — . Sono uno strumento per evitare tagli lineari al Fondo sanitario e quindi all’assistenza, perché puntano a razionalizzare la spesa, andando a colpire anche gli sprechi, per investire meglio le risorse». Secondo la Corte dei Conti, tuttavia, il primo anno di applicazione dei costi standard «non ha cambiato in maniera sostanziale i risultati ottenuti con la procedura di definizione dei fabbisogni sanitari regionali vigente in passato». «Per ora il modello delle Re- Le denunce dei malati Forniture «vantaggiose» che poi si rivelano scadenti È corretto puntare al ribasso, ma non a scapito della qualità U na signora di Roma segnala: «Il fisiatra della riabilitazione ha prescritto per mio marito una carrozzina elettrica, ma ci siamo subito resi conto che, per le sue condizioni cliniche, non la potrà usare. Costa migliaia di euro, volevamo restituirla alla Asl: ci hanno detto di contattare l’azienda produttrice, che a sua volta ci ha rimandato all’Asl. Così, sono trascorsi diversi mesi, la carrozzina è inutilizzata, e magari a qualcun altro non viene data per motivi di budget». E da Caserta, un’altra si- gnora riferisce: «Ho a casa traverse per il letto e pannoloni che mi erano stati dati per mio padre, ora deceduto. Quando ho provato a restituire tutte queste cose alla Asl, mi hanno detto che posso farne quello che voglio, anche venderle. Ma lo sanno che molti devono comprare pannoloni di tasca propria perché non gliene passano abbastanza?». Sono solo due delle testimonianze giunte al Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva nell’ambito della campagna «I due volti della sanità: sprechi e buone pratiche» che, fino a fine giugno, raccoglie le segnalazioni di sprechi e inefficienze, ma anche buone pratiche. Tanti i malati che segnalano la scarsa qualità di protesi e ausili. «Sono soprattutto campani e laziali a denunciare i carenti risultati di gare centralizzate al ribasso per risparmiare su sacche per stomizzati o altri dispositivi per incontinenza e piaghe da decubito — riferisce Sabrina Nardi, vicesegretario del Tribunale dei diritti del malato —. I dispositivi scadenti peggiorano la qualità di vita dei pazienti e possono causare infezioni o piaghe, aumentando così la spe- sa per il Servizio sanitario: anche questa è una forma di spreco». «A volte le gare non tengono conto delle peculiarità di questo settore, “appetibile” proprio per il suo valore economico — sottolinea Alessandro Giustini, della Società italiana di medicina fisica e riabilitazione (Simfer) — . Bisogna distinguere tra ciò che è standard e ciò che deve essere scelto “ad personam” nella gamma dei dispositivi disponibili, attraverso una valutazione specifica del bisogno del malato e delle risposte possibili». © RIPRODUZIONE RISERVATA gioni benchmark (ovvero, punto di riferimento per il confronto, ndr) ha funzionato solo per il riparto dei fondi, piuttosto che per arginare “sacche” di inefficienza o inadeguatezza — fa notare Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, associazione dei medici dirigenti —. Mancano, poi, sistemi di controllo cogenti, op- pure s’interviene quando si è già verificato il disastro. Ma perché se per lo stesso bene un’Asl spende di più rispetto ad altre, non si va a verificare? Esistono i bilanci, basta studiarli». Le stesse Regioni hanno chiesto di rivedere i criteri dei costi standard per il 2014, appoggiando una proposta elaborata dalla Toscana. «Abbiamo chiesto che i In farmacia parametri non siano solo economici, ma tengano conto della qualità delle prestazioni erogate e degli esiti — spiega l’assessore alla sanità della Toscana, Luigi Marroni — . Inoltre, vanno fissati gli obiettivi che deve garantire ogni Regione, cui va assegnato un “premio” in base ai miglioramenti ottenuti». © RIPRODUZIONE RISERVATA 58 Salute medicina L’allarme I Centri-sentinella che sorvegliano e danno l’allarme In Italia le informazioni disponibili sulla diffusione nazionale delle Infezioni sessualmente trasmesse provengono dal Ministero della Salute e sono limitate alle sole malattie a notifica obbligatoria, cioè gonorrea, sifilide e pediculosi del pube. Per sopperire alla mancanza di dati sulle altre, sono stati attivati due sistemi di sorveglianza sentinella: uno (nato nel 1991) basato su centri clinici (Dermatologie ospedaliere), l’altro (nato nel 2009, in collaborazione con l’Associazione microbiologi clinici italiani) basato su laboratori di microbiologia clinica, tutti pubblici, coordinati dal Centro Operativo AIDS (COA) dell’ISS. L’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il ministero della Salute, ha realizzato un sito per i giovani: www.uniticontrolaids. Una sezione è dedicata alle infezioni sessualmente trasmesse proprio per aiutare i giovani a non adottare comportamenti sessuali a rischio, in collaborazione con il Telefono Verde Aids (800.861.061). Il sito pubblica news, circolari scolastiche o banner fissi sul sito web di 64 scuole superiori italiane. Malattie veneree in aumento tra giovani e adulti A Per saperne di più Gli ultimi dati disponibili sulle infezioni sessualmente trasmesse consultabili su: www.iss.it/ccoa Così si evitano comportamenti a rischio Report ufficiale Pochi sono correttamente informati Molto sottovalutate le possibili conseguenze sulla fertilità La rete Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 volte tornano. O meglio, passano sotto silenzio per qualche tempo ma in realtà continuano a colpire. Parliamo delle infezioni sessualmente trasmesse (IST), ovvero le vecchie malattie veneree. Gli ultimi dati del Centro operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità rivelano che, nonostante le campagne di informazione e sensibilizzazione, si continuano a nutrire false credenze sulle modalità di trasmissione delle infezioni. E l’Hiv, la più temuta delle malattie sessualmente trasmesse, risulta 20 volte più frequente nei soggetti con una delle altre infezioni di questo tipo. Riemergono malattie come la Clamidia e i condilomi genitali anche tra i più giovani. I due sistemi di sorveglianza delle infezioni sessualmente trasmesse (uno basato su persone con sintomi e l’altro su campioni biologici) coordinati dal Centro operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità delineano il quadro della diffusione delle malattie a trasmissione sessuale nel nostro Paese e permettono di ricavare anche alcune considerazioni sulle abitudini sessuali degli italiani. Dal 1° gennaio 1991 al 31 dicembre 2012, il sistema di sorveglianza degli ospedali pubblici (12 Dermatologie) ha segnalato un totale di 96.752 nuovi casi di IST. I 13 laboratori di Microbiologia, secondo anello della rete di sorveglianza, hanno segnalato 75.771 campioni (dal 1° aprile 2009 al 31 dicembre 2012). Così l’infezione da Chlamydia trachomatis, che dà perdite vaginali ma spesso non presenta sintomi e può provocare sterilità nelle donne, è in significativo aumento dal 2002 , come nel resto d’Europa. Non solo. La Chlamydia è decisamente più frequente tra i giovani dai 15 ai 24 anni. I condilomi genitali(noti anche come “creste di gallo”) sono in costante aumento con un picco massimo nel 2012 ed un aumento più che doppio rispetto al 2004. Si è scoperto che tra il 2002 e il 2010 c’è stata un’epidemia di sifilide. I casi sono poi diminuiti e adesso il loro numero si è stabilizzato. Il linfogranuloma venereo, che si manifesta con ulcerazioni e tumefazioni inguinali, è in aumento tra gli omosessuali maschi dal 2006. Un altro dato deve fare riflettere: nel 2012, il 20% delle persone con IST ha scoperto per la prima volta di essere Hiv positivo nel momento della diagnosi di infezione sessualmente trasmessa. L’infezione da Hiv negli ultimi quattro anni è aumentata soprattutto tra gli omosessuali maschi con un’altra infezione a trasmissione sessuale già in corso. «Ogni anno un numero altissimo di persone in Italia e in Europa acquisisce un’infezione sessualmente trasmessa — sot- Trasmissione Anche i casi di infezione da Hiv sono cresciuti negli ultimi quattro anni Li G n tolinea Barbara Suligoi, direttore del Centro operativo AIDS dell’ISS —. Si tratta di una realtà sottovalutata. I motivi? La gente non parla volentieri di questi problemi. Inoltre, spesso la tematica resta relegata ad alcuni specialisti di settore. Infine, si fa anche fatica a raccogliere le segnalazione». L’esperta dell’Istituto superiore di Sanità insiste invece sulla necessità di rifocalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica, spesso poco o male informata nonostante l’enorme quantità di notizie a disposizione. «Ho l’impressione che ci sia ancora poca informazione su come prevenire le infezioni — spiega — e ciò vale sia per i più giovani che per gli adulti, uomini e donne. A volte l’informazione è troppo poco esplicita. Ad esempio, non si riesce a fare passare il messaggio che basta anche un unico rapporto sessuale non protetto per trasmettere le infezioni». Lo stesso vale per i sistemi di prevenzione: «L’utilizzo del preservativo — dice — è un presidio estremamente semplice contro il rischio di infezione. Anche del preservativo si parla, ma sempre con molta difficoltà». In caso di dubbio, l’invito è ad affrontare comunque la situazione: «Queste sono infezioni — conclude Barbara Suligoi — che nella stragrande maggioranza dei casi si possono diagnosticare bene, perché abbiamo test di laboratorio molto avanzati e precisi. Sono infezioni che si possono curare bene, perché abbiamo antibiotici o addirittura vaccini che prevengono la comparsa di malattie». Ruggiero Corcella © RIPRODUZIONE RISERVATA La diffusione 96.752 tra questi I nuovi casi di infezioni sessualmente trasmesse dal 1991-2012 in Italia segnalati dal Sistema di sorveglianza sentinella basato su 12 Centri clinici pubblici 70,1% 4.921 67.102 sono risultati HIV positivi i soggetti che hanno effettuato anche tra questi un test HIV al momento della diagnosi il 31,1% ha scoperto di essere sieropositivo al momento della diagnosi di un’altra infezione sessualmente trasmessa LE PATOLOGIE PIÙ FREQUENTI 29,9% Uomini Donne Condilomi ano-genitali 38,7% Sifilide latente Età media 31 anni 9,1% Cervicovaginiti batteriche 30 anni 9% Herpes genitale 7,7% 5.105 3.994 +28 % L’USO DEL CONDOM (nei 6 mesi prima della diagnosi) Uomini Donne 48,6 46,3 % 43,7 % % 23,1 8,3 % Media annuale dei casi dal 1991 al 2004 Media annuale dei casi dal 2005 al 2012 No % 5,2 % Sì regolarmente Sì ma saltuariamente Fonte: Istituto Superiore Sanità, giugno 2014 D’ARCO Prevenzione Serve un Piano nazionale Manca completamente l’educazione sessuale U n dato deve fare riflettere: nei sei mesi precedenti la diagnosi di infezione sessualmente trasmessa, più della metà delle persone intercettate dal sistema di sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità (perché manifestavano sintomi) non hanno usato il preservativo, oppure lo hanno fatto saltuariamente. Se a questo aggiungiamo il permanere, soprattutto fra i giovani, di alcune false convinzioni, come quella che la pillola anticoncezionale protegga da tali malattie o che attraverso pratiche diverse dai rapporti sessuali genitali si possano evitare infezioni batteriche o virali anche gravi, il quadro diventa desolante. Gli esperti concordano: alla base di tutto, c’è una carenza colossale di educazione sessuale. «La famiglia ha difficoltà ad affrontare questi argomenti — dice Emilio Arisi, ginecologo e presidente della Società Medica Italiana per la Contraccezione — . Prevale ancora una visione disturbata della sessualità, in cui genitori e figli sono, per così dire, asessuati. Insomma, si fa ma non si dice. Quindi è la scuola che deve fare da supporto». Ma nelle scuole italiane i programmi di educazione sessuale non rientrano nell’attività curricolare, cioè non sono obbligatori a nessun livello. «È sempre stata un’esperienza a macchia di leopardo — aggiunge Arisi — . Sotto la scure della spending review, inoltre, le poche ore a disposizione negli istituti - dalle 4 alle 6, in media - sono state ridotte o addirittura non si fanno Il Barometro Bocciati anche in Europa Anche il “Barometro dell’accesso alla contraccezione moderna” ci boccia. Lo strumento messo a punto dalla Federazione internazionale della pianificazione familiare (IPPF) per presentare le politiche di accesso alla contraccezione moderna in 10 Paesi della Ue (Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Lituania,Olanda , Polonia ,Spagna e Svezia), ci vede tristemente al terzultimo posto della classifica. Punteggio molto basso (22,4%) nella valutazione delle otto aree identificate come “banco di prova”. Questa la sentenza, si spera, appellabile: «La salute e i diritti in campo sessuale e riproduttivo non costituiscono una priorità per la politica italiana». più. Con gli ulteriori tagli nella scuola , il disastro sarà completo e non è detto che la salita della curva delle malattie sessualmente trasmissibili non sia già parte di questa fenomenologia, perché poi in molte zone del Paese l’educazione sessuale a scuola non è mai stata che un vago sogno ». E se la famiglia e la scuola non sono in grado di dare risposte, chi può farlo? «C’è un medico di riferimento — riflette Barbara Suligoi, direttore del Centro operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità —. Per le ragazze è il ginecologo, ma per i maschi chi è? Non c’è. Questo è un primo ostacolo. Dunque occorre provare almeno a identificare luoghi di riferimento, dove i ragazzi possano trovare qualche risposta». E i medici di famiglia? «Io sono un medico e mi spiace dirlo, — aggiunge — ma il più delle volte non fanno neppure una prima visita ai loro assistiti maschi. Forse ci vorrebbe una formazione per farli diventare davvero dei referenti». Emilio Arisi sposta il problema a monte: «L’educazione sessuale viene un po’ trascurata anche nell’ambito della formazione degli studenti di medicina e degli specialisti in ostetricia e ginecologia». Sarebbe allora il caso di pensare seriamente ad un Piano nazionale di prevenzione, come suggerisce l’Iss. «Stiamo cercando di convincere il ministero a fare almeno un primo piano strategico — dice Barbara Suligoi —. In Italia non c’è mai stato e nelle altre nazioni europee invece esiste». R. Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Salute 59 italia: 51575551575557 I video di Corriere.it/salute nei quali si parla, fra l’altro, di problemi che riguardano ossa e articolazioni http://video.corriere.it/salute medicina pratica Mi spieghi dottore Come si curano le fratture vertebrali? Lo specialista Le fratture vertebrali rappresentano un’evenienza comune. Possono essere suddivise in due tipi principali La riparazione chirurgica oggi è quasi sempre «mininvasiva» TRAUMATICHE DA OSTEOPOROSI Sono conseguenza di un trauma ad alta energia. Sono più frequenti nei giovani. Nella frattura illustrata qui sotto la parte centrale della vertebra ha subito un forte impatto che l’ha frammentata. Si tratta di una frattura instabile in cui i singoli frammenti possono essere spinti posteriormente e compromettere l’integrità dei nervi che corrono nel canale vertebrale di ANTONELLA SPARVOLI Sono legate alla fragilità ossea. Nella maggior parte dei casi si tratta di fratture da compressione che si verificano in seguito a un cedimento strutturale di vertebre, più spesso dorsali o lombari, perlopiù in assenza di eventi traumatici significativi. Sono più frequenti sopra i 60 anni S ono almeno 100 mila le fratture vertebrali che si verificano ogni anno in Italia. In maggioranza riguardano anziani e sono fratture da compressione, per un cedimento delle vertebre legato all’osteoporosi. Meno comuni, ma più insidiose, sono le Federico fratture per traumi da incidente De Iure (incidente d’auto, caduta da cavallo), Direttore dell’Unità che possono avere conseguenze molto di chirurgia gravi se, oltre all’osso, viene vertebrale, Ospedale Maggiore danneggiato il midollo spinale. Quali i segnali di frattura vertebrale? di Bologna «Nel caso di fratture traumatiche, il dolore è di solito fortissimo; comunque, proprio a causa del trauma importante, il paziente viene ricoverato e sottoposto ad approfondimenti che permettono di diagnosticare la frattura e mettere in atto le terapie più adatte — dice Federico De Iure, direttore dell’Unità di chirurgia vertebrale dell’Ospedale Maggiore di Bologna —. Le fratture osteoporotiche sono più subdole e può capitare che non vengano diagnosticate in fase acuta, perché il dolore è inizialmente transitorio o scambiato con un comune mal di schiena. Tuttavia, prestando attenzione ad alcuni particolari, è più facile sospettare un cedimento vertebrale. Un dolore, più o meno acuto, nella parte dorsale o lombare della schiena, correlato a uno sforzo o a una caduta di piccola entità, non va sottovalutato, a maggior ragione se non migliora con antidolorifici e tende a scomparire a riposo e a ripresentarsi quando si sta in piedi». Quali sono gli esami utili per la diagnosi? «In genere, è sufficiente la radiografia della colonna vertebrale. Solo in casi selezionati, sono utili altre indagini, come la tomografia computerizzata o la risonanza magnetica. La corretta diagnosi è fondamentale non solo per curare la frattura, ma anche per mettere in atto accorgimenti per evitarne di nuove, a partire dal trattamento dell’osteoporosi». Come si curano le fratture vertebrali? «Nel caso di fratture traumatiche, il trattamento dipende principalmente dall’entità del danno, dall’età del paziente, dalla presenza o meno lesioni ai nervi. Comunque, nella maggior parte dei casi il trattamento è chirurgico. Fino a vent’anni fa le fratture da osteoporosi si curavano con riposo a letto, antidolorifici e un busto per alcuni mesi. Oggi, vertebroplastica e cifoplastica, tecniche percutanee mininvasive, offrono un’alternativa valida soprattutto ai pazienti, provati dal dolore alla schiena, nei quali la terapia conservativa non ha dato benefici. Queste procedure hanno il pregio di poter essere eseguite in anestesia locale nell’80% dei casi e di rimettere il paziente in piedi nell’arco di 24 ore, evitando l’allettamento prolungato con le conseguenze negative che può comportare per l’anziano. La vertebroplastica consente la stabilizzazione della frattura con l’iniezione di cemento acrilico, per mezzo di una piccola cannula, nel corpo vertebrale. La cifoplastica si esegue inserendo nel corpo vertebrale un palloncino, gonfiandolo fino a dilatare il corpo vertebrale ristabilendone la normale altezza, quindi iniettato cemento o osso sintetico per consolidare e stabilizzare la frattura. La cifoplastica consente anche di ripristinare la morfologia originale del corpo vertebrale». Vertebroplastica e cifoplastica, offrono un’alternativa valida quando la terapia conservativa non ha dato benefici Le fratture vertebrali da osteoporosi vanno sospettate nell’anziano quando Si avverte un dolore più o meno acuto, di solito alla parte dorsale o lombare, che viene correlato a uno sforzo fisico o a una caduta di piccola entità Il mal di schiena non migliora con i comuni farmaci antidolorifici Il dolore tende a scomparire a riposo e a ripresentarsi quando si sta in piedi Il dolore può presentare «un’irradiazione a cintura», per cui parte da un punto specifico centrale della schiena e si irradia sulle fasce laterali LA DIAGNOSI Stabilito che il dolore avvertito potrebbe derivare dalla frattura di una vertebra, per averne la certezza occorre eseguire una radiografia del rachide. Questo esame è in genere sufficiente nel 90% dei casi Se la radiografia è negativa o di dubbia interpretazione e il dolore persiste è utile eseguire una tomografia computerizzata (Tac) o una risonanza magnetica che permettono, con alta sensibilità, di diagnosticare la frattura LE CURE ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI ❜❜ I SINTOMI Le fratture vertebrali traumatiche causano un dolore violentissimo, come una pugnalata FRATTURE TRAUMATICHE Il trattamento è fondamentalmente chirurgico. L’approccio dipende dalla gravità della frattura. Se c’è un danno neurologico in genere si usano tecniche di fusione spinale: utilizzando innesti ossei, barre metalliche e viti si crea un legame tra due o più vertebre adiacenti in modo da stabilizzare la colonna vertebrale e alleviare il dolore. Nelle fratture meno gravi, quando possibile, si ricorre a tecniche mininvasive percutanee, che permettono di stabilizzare la vertebra rotta con quelle vicine temporaneamente con viti e barre, che possono essere rimosse in un secondo momento FRATTURE DA OSTEOPOROSI VERTEBROPLASTICA La vertebroplastica consente la stabilizzazione della frattura attraverso l'iniezione di cemento acrilico nel corpo vertebrale tramite una cannula. Dopo pochi minuti il cemento solidifica acquistando resistenza e durezza paragonabili a quelle dell’osso umano. La vertebroplastica permette una sorta di «cicatrizzazione» della frattura, impedendo peggioramenti nel tempo CIFOPLASTICA Il trattamento conservativo prevede il riposo a letto per almeno 20 giorni, un corsetto ortopedico per circa 3 mesi e farmaci antinfiammatori. Il lungo allettamento può avere alcune ricadute negative nei soggetti anziani, favorendo una perdita dell’autonomia Una valida alternativa al trattamento conservativo è rappresentata da due tecniche percutanee mininvasive: la vertebroplastica e la cifoplastica. Entrambe possono essere eseguite in anestesia locale in circa l’80% dei casi. Nella maggior parte dei pazienti garantiscono la risoluzione del dolore entro poche ore e, nel caso della cifoplastica, anche la correzione della deformità generata dalla frattura. La cifoplastica è un’evoluzione della vertebroplastica. Viene eseguita inserendo un palloncino nel corpo vertebrale attraverso la cannula precedentemente posizionata. Il palloncino viene gonfiato fino a dilatare il corpo vertebrale, ristabilendone l’altezza normale. Al termine viene rimosso il palloncino e viene iniettato cemento o osso sintetico per consolidare e stabilizzare la frattura 60 Salute ❜❜ alimentazione A tavola Gli studi indicano differenze di genere nell’affrontare una dieta A nche quando si tratta di dimagrire uomini e donne hanno esigenze diverse. Lo dimostra uno studio pubblicato sull’International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity: si è visto che un accorgimento potenzialmente vantaggioso, come la possibilità di scegliere fra diete diverse anziché attenersi a un unico regime, è utile per le donne ma non per gli uomini. Nello studio, ricercatori del Baker IDI Heart and Diabetes Institute di Melbourne (Australia), hanno diviso 144 uomini e donne (età 40 -75 anni, sovrappeso o obesi, con diabete o prediabete), in due gruppi. Il primo doveva seguire, senza possibilità di cambiare, una dieta ipocalorica con un elevato apporto di proteine, pochi grassi e moderato contenuto di carboidrati (la dieta chiamata «CSIRO», nota in Australia). I componenti dell’altro gruppo, invece, potevano scegliere fra la dieta CSIRO, la dieta mediterranea (con più carboidrati e grassi e meno proteine) e la dieta Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gli uomini vogliono direttive chiare e definitive, le donne, invece, preferiscono avere più opzioni per variare il «menu» WEB L’esperto risponde alle domande dei lettori sugli argomenti di nutrizione all’indirizzo Internet http://forum.corriere. it/nutrizione Approccio psicologico Per lui rigore, per lei più libertà La ricetta della salute Strategie al maschile e al femminile per perdere peso Paccheri con gamberi Consigli per uomini… … e donne Vi piace la pasta? Scegliete formati che fanno volume (per esempio penne, fusilli e rigatoni) e cuocetela al dente (richiede più tempo per la masticazione) Amate la carne? Limitate quella rossa, preferendo preparazioni che «rendono» (carpaccio scottato) e sostituendola spesso con pollo e tacchino Mangiate poca verdura? Per non «dimenticarvela», consumatela all’inizio del pasto Mangiucchiate nel pomeriggio? Pianificate spuntini con yogurt al naturale o frutta. E masticate gomme Non potete fare a meno dei dolci? Concedetevi qualche quadretto di cioccolato, un piccolo gelato, limando le calorie «altrove» Bevete poca acqua? Bevetela a pasto e fuori pasto per idratarvi, contribuire all’apporto di sali e combattere la ritenzione idrica «South Beach» (pochi carboidrati, tante proteine e grassi, senza limitazioni caloriche) e avevano la possibilità di passare da una dieta all’altra. Dopo 6 mesi, gli uomini del gruppo «senza scelta» hanno perso in media 6,2 kg, contro i 2,9 kg degli uomini dell’altro gruppo; le donne del gruppo «senza scelta» hanno perso, invece, 2 kg, contro i 3,1 Kg di quelle che avevano avuto la possibilità di scegliere. Insomma, gli uomini vogliono direttive chiare e senza opzioni, forse perché sono meno abituati delle donne a decidere riguardo ai cibi e ne conoscono meno le caratteristiche. Per le donne, invece, un fattore determinante è la possibilità di «adattare» la dieta al resto della famiglia. «È vero, — conferma Alfredo Vanotti, professore di dietetica e nutrizione alla facoltà di Medicina e Chirurgia Università di Milano — una delle richieste più Questo piatto, accompagnato da una macedonia di frutta fresca,è un esempio di pasto ipocalorico medio per una donna. Per un uomo, si potrebbe aggiungere, meglio se come prima portata, un’insalata mista, moderatamente condita Ingredienti: 280 g di paccheri (o altro formato di pasta a scelta), tre piccole zucchine, 400 grammi di gamberi sgusciati, un cipollotto, uno spicchio di aglio, 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva, peperoncino, prezzemolo e menta, sale Preparazione: in una padella soffriggere, con un cucchiaio e mezzo di olio, il cipollotto lavato e tagliato a fettine sottili. Aggiungere le zucchine tagliate a rondelle, e saltare per 5-7 minuti (devono restare croccanti), salare leggermente. Nel frattempo cuocere i paccheri. A parte, rosolare leggermente l’aglio in un cucchiaio e mezzo d’olio, aggiungere il peperoncino e quindi anche i gamberi, saltandoli per qualche minuto (il tempo necessario per cuocerli bene anche all’interno). Scolare la pasta al dente, versarla nella padella con le zucchine e mescolare. Aggiungere i gamberi, l’olio rimasto, un trito di prezzemolo e menta, mescolare e servire. Valore nutrizionale per porzione: proteine g 22, grassi g 12 (di cui saturi g 2), carboidrati g 59, energia kcal 416, colesterolo mg 150. Ricetta suggerita dalla chef Nicol Pucci comuni delle donne a dieta è quella di non dover preparare piatti diversi per sé: preferiscono una dieta che permetta di accontentare tutta la famiglia e che si basi più sulla gestione delle porzioni che su scelte restrittive. L’uomo, invece, preferisce indicazioni chiare, e, una volta che ha preso la decisione di perdere peso, è più determinato. Inoltre, poiché a parità di occupazione professionale l’uomo ha generalmente più tempo libero della donna (spesso più impegnata nell’organizzazione della famiglia), si dedica di più all’esercizio fisico e spesso può contare sul supporto della partner più di quanto non avvenga per la donna. Non dimentichiamo poi che l’uomo parte avvantaggiato sia perché ha più massa magra, quella che consuma di più, sia perché il grasso addominale, tipico dell’uomo e il più pericoloso, si perde prima rispetto a quello di cosce e fianchi caratteristico della donna, almeno fino alla menopausa». Diversi come il dolce e il salato Come si differenziano le scelte alimentari di uomini e donne nelle moderne società occidentali ? Un dato che emerge in modo consistente dagli studi (esaminati da alcuni ricercatori INRAN in una revisione pubblicata su Public Health – Social and Behavioral Health) riguarda l’associazione fra genere e alcuni specifici alimenti: la carne (specie quella rossa), l’alcol e le porzioni abbondanti sono spesso associate con la mascolinità; verdura, frutta, pesce e yogurt, con la femminilità. Ancora: le donne, forse anche per questioni di linea, sono più attente all’alimentazione C. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA e più disposte a seguire le salutari raccomandazioni nutrizionali. Per quanto riguarda, poi, i cosiddetti comfort food (cibi che danno conforto e piacere), a scatenarne il consumo nelle donne sono per lo più le emozioni negative, mentre negli uomini quelle positive. E mentre le donne trovano conforto in cioccolato, dolciumi, gelati, gli uomini (almeno i meno giovani) in cibi caldi «da pasto», come pasta, pizza, carne. a cura di Carla Favaro nutrizionista Ricerca Dai legumi un valido aiuto per il cuore Fagioli invece della carne e il colesterolo scende U n po’ di fagioli al giorno tolgono il medico di torno. Potrebbe essere la nuova versione del classico proverbio della mela: una porzione quotidiana di legumi aiuterebbe infatti a tenere sotto controllo il colesterolo LDL, quello “cattivo”. Sono le conclusioni cui è giunto uno studio canadese (nel quale sono state analizzate 26 precedenti ricerche), pubblicato sul Canadian Medical Association Journal: si è visto che circa 130 grammi di legumi ogni giorno ridurrebbero del 5 per cento il colesterolo LDL e questo si tradurrebbe in un calo del 5-6 per cento del rischio cardiovascolare complessivo. «L’effetto (che per altro si è osservato anche in altri studi in cui la riduzione del rischio cardiovascolare era perfino più alta) si spiega con la presenza nei legumi di una gran quantità di fibre in grado di ridurre l’assorbimento del colesterolo alimentare» chiarisce Andrea Ghiselli, ricercatore del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura di Roma . «Inoltre, — prosegue Ghiselli — i legumi sono di per sé poveri di colesterolo, per cui prediligerli al posto di alimenti dove è presente in abbondanza ne diminuisce automaticamente il carico complessivo. Non esiste infatti un alimentofarmaco, che faccia bene perché contiene una sostanza miracolosa: i cibi “buoni” spesso sono positivi non tanto per i loro nutrienti, quanto per ciò che sostituiscono. Se mangiamo le- gumi in quantità e di frequente, inevitabilmente riduciamo di pari passo l’introito di alimenti che dovremmo tenere più sotto controllo, come la carne». Per il momento pare che gli italiani stiano facendo il contrario: nonostante ceci e fagioli siano economici e versatili in cucina, ne mangiamo assai meno della porzione quotidiana raccomandata, mentre tendiamo a esagerare con la carne, sia fresca sia conservata, come i salumi. «In media gli italiani consumano circa mezzo chilo di carne a settimana: decisamente troppa — conferma Pregi Grazie al basso indice glicemico sono indicati anche per chi deve dimagrire l’esperto —. Basterebbe sostituire tre porzioni di carne con i legumi per arrivare a una quantità settimanale significativa di questi preziosi alimenti, anche se non riusciamo a portarli in tavola tutti i giorni». «Purtroppo i fagioli non si mettono facilmente in un panino, ma dovremmo provare a cucinarli più spesso; — aggiunge Ghiselli — sono ottimi come contorni, in antipasti e primi, la classica pasta e fagioli, ad esempio, è un piatto completo e sano». Alcune diete dimagranti però limitano il consumo di legu- mi, sottolineando che contengono molti carboidrati. «È un’esagerazione, perché non si tratta di quantità così elevate — dice Ghiselli —. Peraltro, l’indice glicemico di questi prodotti è basso, grazie soprattutto alla presenza di tante fibre, e ciò li rende adeguati anche alle diete per perdere peso. I legumi, lo ribadisco, sono soprattutto una buona fonte di proteine: quelle animali sono di qualità migliore per tipologia e proporzione di aminoacidi presenti, ma ceci e fagioli restano un’ottima alternativa a manzo e simili in una dieta equilibrata che non escluda completamente la carne. Chi è vegetariano non può invece basarsi sui soli legumi come fonte proteica, ma deve inserire derivati della soia per avere proteine di alta qualità». Ad alcuni però i legumi creano gonfiore, difficoltà di digestione, perfino dolori addominali, come mai? «Il problema dipende dall’ipersensibilità a certi oligosaccaridi presenti in vegetali come legumi, cipolle, carciofi — spiega Ghiselli —. Sono abbondanti soprattutto nella buccia, per cui l’uso di prodotti decorticati in alcuni casi può aiutare a ridurre la fermentazione degli oligosaccaridi nell’intestino diminuendo i disagi. Tuttavia, se si è ipersensibili, con i legumi qualche piccolo fastidio è inevitabile. Per cercare di contenere il problema si possono diminuire le porzioni, aumentando semmai la frequenza di consumo». Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 ❜❜ diritto Indicazioni precise per un metodo che si sta diffondendo i si sente incompresi, soli con le proprie paure quando si è colpiti da una malattia invalidante, soprattutto se rara. Raccontare la propria storia di sofferenza e dolore può agevolare percorsi di cura e assistenza condivisi, quindi più efficaci. È il contributo che può dare la medicina narrativa se integrata con quella basata sulle evidenze, come emerge dalle nuove «Linee di indirizzo per l’utilizzo della medicina narrativa in ambito clinico-assistenziale, per le malattie rare e cronico-degenerative», che costituiscono una tappa fondamentale della campagna «Viverla Tutta» promossa da Pfizer Italia e che sono state elaborate, per la prima volta su questo tema, dalla Conferenza di consenso promossa dall’Istituto Superiore di Sanità, nell’ambito del “Laboratorio sperimentale di medicina narrativa”, i cui partner sono la Asl 10 di Firenze e l’European Society for Health and Medical Sociology, con il sostegno di Pfizer. Le raccomandazioni, rivolte agli operatori sanitari, sociali e socio-sanitari, sono frutto del lavoro di una giuria composta da esperti, rappresentanti di società scientifiche, associazioni di pazienti e istituzioni, che si sono confrontati per due giorni, a Roma, partendo Tutti i vantaggi (provati) della «medicina narrativa» dagli studi scientifici internazionali sul tema. «Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli eventi per dar voce alle narrazioni di pazienti e loro familiari, come anche di operatori sanitari — afferma Domenica Taruscio, direttore del Centro Nazionale Malattie Rare (CNMAR) dell’Istituto Superiore di Sanità —. Proprio per fare chiarezza, in qualità di principale organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale, abbiamo promosso la stesura delle Linee di indiriz- zo». «La medicina basata sulla narrazione — sottolinea Taruscio — può essere uno strumento prezioso per migliorare le cure e la qualità di vita dei pazienti, ancor più se soffrono di una malattia rara». Costretti a peregrinare da un medico all’altro per capire di che cosa soffrano, questi malati, una volta ottenuta la diagnosi, devono non solo affrontare il trauma di una malattia quasi sempre incurabile, ma anche sottoporsi a continui controlli periodici, visite ed esami. Ma in che consiste la medicina narrativa? Secondo la definizione data dalla Conferenza di consenso, è «una metodologia d’intervento clinicoassistenziale basata su una specifica competenza comunicativa». Inoltre, «si integra con la medicina basata sulle evidenze e, tenendo conto della pluralità di prospettive, rende le decisioni clinico-assistenziali più complete, personalizzate, efficaci e appropriate». «Aiuta a personalizzare l’assistenza e a praticare Gli studi Le ricerche sulla medicina narrativa pubblicate su riviste scientifiche internazionali fino al 2013 1669 10% La percentuale di studi condotti da medici (nei restanti, altri operatori sanitari) Le ricerche hanno riguardato principalmente tre questioni La definizione di medicina narrativa La metodologia e gli strumenti utilizzati nelle esperienze di medicina narrativa L’utilità della medicina narrativa; in quali ambiti e contesti utilizzarla una medicina “su misura” per il paziente — specifica il presidente della giuria della Conferenza, Sandro Spinsanti, dell’Istituto Giano di Roma — . Quanto agli strumenti da utilizzare per raccogliere le storie, ne esistono diversi: dal colloquio condotto con competenze narrative, alla scrittura riflessiva, alle interviste semi-strutturate. Sono tutti utili, basta lasciar libero l’intervistato di usare la modalità narrativa a lui più confacente, in modo che il racconto abbia un risvolto concreto nelle cure». Rispetto agli ambiti in cui è utile, tra quelli individuati dalle Linee di indirizzo ci sono: prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione, ma serve anche a favorire l’aderenza al trattamento, migliorare il funzionamento dell’intero team di cura, prevenire il rischio di burnout degli operatori sanitari. Una volta elaborate, le Linee di indirizzo, però, vanno diffuse e applicate. «Presenteremo il documento al ministro della Salute — anticipa Nicola Vanacore, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità e responsabile del Sistema nazionale delle Linee guida —. Chiederemo che sia approvato in sede di Conferenza StatoRegioni perché sia implementato su tutto il territorio nazionale». Maria Giovanna Faiella CORRIERE DELLA SERA U ❜❜ I racconti in prima persona entrano nella cartella clinica La cartella clinica col racconto del malato, ovvero con informazioni non solo sul percorso di cura e di assistenza del paziente, ma con notizie che riguardano la sua storia individuale, la sua esperienza, come anche quella di chi se ne prende cura. Si chiama “cartella clinica integrata con informazioni di medicina narrativa” (Narrative based medicine). Per comprendere come mettere a frutto le sue potenzialità e formare il personale sanitario al suo utilizzo è stato avviato un progetto europeo “Story Telling on Record” (S.T.o.Re.), coordinato dal Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell’Istituto Superiore di Sanità. Lo studio, che avrà la durata di due anni ed è finanziato dalla Commissione europea, è condotto in collaborazione con altri cinque Paesi europei: Grecia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Turchia e Spagna. «Si tratta di uno strumento che potrebbe migliorare la presa in carico del paziente e, allo stesso tempo, la gestione delle risorse da parte del Servizio sanitario nazionale — spiega Amalia Egle Gentile, ricercatrice del CNMR e referente del Laboratorio di medicina narrativa dell’Istituto — . In pratica, potrebbe innescare un circolo virtuoso: una maggiore aderenza alla terapia da parte dell’assistito, ma anche cospicui risparmi producendo, per esempio, minori spese causate da denunce e insoddisfazioni nei confronti del personale sanitario che, per mettersi al riparo, a volte ricorre ad esami non sempre necessari». I primi risultati del progetto pilota sono stati illustrati di recente a Roma nel corso del convegno internazionale “Narrative medicine and rare disease”, organizzato dal CNMR. «Non abbiamo trovato nella letteratura scientifica studi su esperienze strutturate di cartella clinica integrata con informazioni di medicina narrativa e metodologie per costruirla — riferisce Gentile, responsabile scientifico del progetto S.T.o.Re. — . Eppure, sappiamo che esistono esperienze sul tema in diverse realtà». Nella fase successiva dello studio i ricercatori mirano, con una ricerca sul campo, a individuare le esperienze che già esistono nei Paesi partner del progetto, e quindi anche in Italia: l’obiettivo è analizzarle, metterle a confronto e renderle patrimonio comune. Uno degli obiettivi di S.T.o.Re è infatti selezionare le migliori pratiche per creare linee di indirizzo sulla cartella clinica integrata con informazioni di medicina narrativa. Per questo, i ricercatori invitano operatori sanitari, ospedali, società scientifiche, ma anche pazienti e associazioni che li rappresentano, a segnalare le loro esperienze al riguardo, scrivendo a [email protected], oppure sul sito www.storeproject.eu . In breve Sostegno alla ricerca pediatrica Al via in Italia le Scleroderma Unit, i primi cinque centri di terapie integrate Ecco perché è importante avere Centri di riferimento che facilitino l’accesso ai malati, agevolino i loro controlli nel tempo per poter prevenire o individuare tempestivamente le complicanze (adeguando velocemente le cure ai vari cambiamenti in atto) e offrano ai pazienti l’accesso a protocolli di ricerca con cure sperimentali». Come per ogni patologia, tanto più se rara, essere curati da specialisti con esperienza fa la differenza. Ed è ancora più rilevante se, come nel caso della sclerodermia, le parti del corpo colpite sono diverse. La malattia è infatti caratterizzata dalla fibrosi della cute (che si indurisce, da cui il nome sclerodermia, che in greco significa appunto “pelle dura”), fibrosi che può nel tempo estendersi anche agli organi interni, soprattutto all’apparato gastrointestinale, a polmoni, reni e cuore. Alla fibrosi si associano alcune alterazioni dei vasi sanguigni, localizzate per lo più a livello delle piccole arterie periferiche e dei capillari. Il primo possibile campanello d’allarme è quello noto come «fenomeno di Raynaud»: con un abbassamento della temperatura le dita di mani e piedi diventano pallide per un’estrema diminuzione dell’afflusso di sangue. «Per avere una diagnosi certa e rapida bastano due esami semplici: — dice Beretta — un prelievo del sangue alla ricerca di specifici anticorpi e una capillaroscopia, che consente di guardare lo stato dei capillari con una lente d’ingrandimento per capire se e quanto la Progetto europeo © RIPRODUZIONE RISERVATA Malattie autoimmuni Strutture specialistiche multidisciplinari di nuova concezione n ambulatorio ultra specialistico per consentire al paziente di ricevere in tempi brevi l’assistenza di un team integrato, in una realtà multidisciplinare per la diagnosi e la cura della sclerodermia e delle sue complicanze. È questo l’obiettivo delle «Scleroderma Unit», realtà già ben radicate nel mondo anglosassone e statunitense, e pronte a partire anche in Italia, grazie a un progetto pilota voluto dal Gruppo Italiano Lotta alla Sclerodermia (Gils). La sclerodermia è Una una malattia patologia autoimmune, che colpisce c r o n i c a e d di circa 20 mila evolutiva, cui soffrono connazionali circa 20 mila italiani, prevalentemente donne. «Può coinvolgere vari organi e progredire, in alcuni casi fino a condizioni molto gravi — spiega Lorenzo Beretta, Direttore della Scleroderma Unit al Policlinico di Milano —. Con una diagnosi precoce e un uso ottimale delle diverse terapie a disposizione si possono però migliorare molto le condizioni, garantendo ai pazienti una buona qualità di vita, un rallentamento anche notevole dell’evoluzione della patologia e una lunga sopravvivenza. Per saperne di più a proposito delle Linee di indirizzo sulla medicina narrativa http://www.iss.it/cnmr/ Gli strumenti da utilizzare per raccogliere le storie dei pazienti vanno dal colloquio, alla scrittura riflessiva, alle interviste semi-strutturate Linee di indirizzo Parlare di sé serve ai malati a curarsi e a farsi curare meglio L’iniziativa C Salute 61 italia: 51575551575557 microcircolazione è compromessa. E se la diagnosi è precoce, si iniziano prima le cure farmacologiche che rallentano l’evoluzione della malattia». Essere seguiti in un Centro specializzato, infine, significa avere un monitoraggio costante e più attento, con possibilità d’intervento dei vari spe- I «super reparti» cialisti necessari, primi fra tutti immunologo e reumatologo. Le Scleroderma Unit (realizzate con un contributo del Gils) partiranno dal prossimo settembre in cinque centri (si veda la cartina). Vera Martinella © RIPRODUZIONE RISERVATA In queste strutture dal mese di settembre prossimo entreranno in funzione le «sclerodermia unit» Orbassano Legnano (Torino) Ospedale S. Luigi Gonzaga (Milano) Ospedale Civile Unità di Medicina Interna Genova IRCCS San Martino Medicina Interna e Immunologia Per gli indirizzi di tutti gli altri Centri che curano la sclerodermia e per conoscere il Centro più vicino numero verde 800 080 266 sito www.sclerodermia.net D’ARCO Dal 26 giugno al 13 luglio, raccolta fondi a sostegno dei giovani ricercatori dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, con un testimonial d’eccezione, il CT della Nazionale, Cesare Prandelli. Con un Sms solidale al 45507 sarà possibile consentire a giovani promesse del Meyer, selezionate per merito dal Comitato scientifico internazionale, di svolgere soggiorni di formazione e approfondimento nei migliori Centri di ricerca internazionali, portando a compimento studi clinici o di laboratorio. Per inf. www.meyer.it/amico. Chirurgia plastica umanitaria in Togo Partirà in agosto per l’Ospedale Saint Jean de Dieu in Togo la nuova missione dil AICPEonlus, branca dell’Associazione italiana di Chirurgia plastica estetica dedicata al no profit. Nell’ambito del «Progetto di chirurgia plastica umanitaria nei Paesi in via di sviluppo» chirurghi membri dell’Associazione dedicano il loro tempo libero e la loro professionalità alla cura di malformazioni congenite, danni da trauma, ustioni, cicatrici e tumori della pelle in Paesi dove le terapie possibili sono limitatissime, nonché alla formazione del personale locale. Per informazioni e sostegno si può consultare il sito www.aicpe.org. Milano Ospedale Maggiore Policlinico Immunologia Clinica Roma Policlinico Umberto I Immunologia Clinica B «Le età della donna», per viverle bene Che cosa accade al corpo e alla psiche della donna mentre gli anni passano? Quale stile di vita aiuta la ad affrontare meglio le diverse fasi della sua esistenza, dall’infanzia alla maturità? Nel volume «Le età della donna. Diario del corpo Femminile» (edizioni Skira - Fondazione IEO), Maria Giovanna Luini, scrittrice e medico dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, vuole dare alle donne, con approccio divulgativo e tratto scientifico semplice, i tanti suggerimenti possibili per prevenire problemi piccoli e grandi della salute femminile e per essere serene e longeve. 62 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 Salute 63 italia: 51575551575557 corriere.it/salute Inviate le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all’indirizzo di posta elettronica a cura di Daniela Natali [email protected] WEB Chiedete agli esperti Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum VIVERE CON IL WEB Segnalato da voi Dal forum dei nostri esperti Quanti interventi complessi deve fare un ospedale per essere giudicato affidabile? Vorrei sapere qual è, a vostro giudizio, il numero minimo di interventi di neurochirurgia oncologica che una struttura dovrebbe effettuare ogni anno per poterla considerare affidabile? Ho letto, infatti, e peraltro mi sembra logico, che ci può essere una grande differenza, in termini di sopravvivenza e conseguenze post operatorie, legata proprio alla numerosità degli interventi eseguiti. La mia è forse una domanda un po’ «grossolana», ma che cosa mi suggerireste per potermi orientare al meglio nella scelta della struttura alla quale rivolgermi? Risponde Francesco DiMeco Direttore Dip. Neurochirurgia. Istituto Neurologico Carlo Besta, Mi Lei tocca un argomento a me molto caro: il rapporto tra volume di attività chirurgica e risultati. Studi nordamericani hanno stabilito che, in generale, per tutte le attività chirurgiche ad alta complessità e ad alto rischio, come la neurochirurgia (o la cardiochirurgia, la chirurgia toracica, la chirurgia pancreatica, solo per fare alcuni esempi, sia che l’intervento si renda necessario per curare un tumore sia che dipenda dalla presenza di altre malattie), la mortalità dei pazienti e le complicanze postope- ratorie diminuiscono proporzionalmente all’aumentare del volume di attività. In altre parole, più persone si operano, migliori sono i risultati. Il che sembrerebbe rispecchiare la validità dell’espressione molto comune negli Stati Uniti: «Practice makes perfect», cioè «la pratica permette il raggiungimento della perfezione». Sembrerebbe abbastanza intuitivo, lo stesso accade quando si guida un’automobile: più chilometri si percorrono, più si diventa esperti e più la probabilità di incidenti diminuisce. Lo stesso vale anche per chi aspira a diventare un eccellente cuoco, atleta, musicista: più ci si esercita, più si migliora. Questa osservazione non è però ancora del tutto recepita, soprattutto a livello di politica sanitaria, come dimostra il proliferare di piccoli reparti di neurochirurgia, dove è possibile eseguire qualsiasi tipo di intervento senza riguardo al volume di attività del Centro. Io stesso ho completato recentemente uno studio, su scala nazionale, in corso di pubblicazione su una rivista scientifica, nel quale i risultati indicano chiaramente come ci sia una netta correlazione tra volume di attività chirurgica per tumore cerebrale ed esiti degli interventi. Purtroppo, sia la mia ricerca sia quelle statunitensi non riescono a indicare un “cut-off” definito, cioè il numero minimo di interventi al di sopra dei quali un Centro possa essere considerato «affidabile» (per usare il termine da lei adottato). Probabilmente queste indicazioni dovrebbero essere desunte su scala nazionale sulla base dei volumi prodotti dai principali ospedali presenti in ciascun Paese. Nel frattempo, chi si trova a dover affrontare un intervento di neurochirurgia a causa di un tumore, è bene chieda al neurochirurgo che ha di fronte quanta esperienza ha nello specifico tipo di neoplasia in questione. E magari, dovrebbe farsi consigliare dal proprio medico curante su quale sia il centro di neurochirurgia più attrezzato nella propria città o nelle vicinanze. Infine, Sportello Cancro, che da diversi anni offre dati aggiornati sul numero di interventi effettuati per tumori di tutti i tipi, rappresenta un valido strumento di orientamento. Può trovare molte informazioni utili sui tumori del sistema nervoso a questo indirizzo: http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/cervello-nervi/index.shtml. La più cliccata Il sito della settimana L’iniziativa www.anglat.it Guida alla mobilità delle persone disabili Una nuova piattaforma interattiva per promuovere la mobilità delle persone disabili, mobilità spesso limitata dalle tante barriere presenti nei sistemi di trasporto e nelle città. Il sito www.anglat.it è il risultato di un progetto promosso dall’«Associazione nazionale guida legislazioni handicappati trasporti» ed è stato realizzato grazie al contributo del Ministero del Lavoro. Nella sezione «Muoversi in Italia» si trovano le www.corriere.it/salute/forum informazioni su come muoversi nelle diverse città. Cliccando sulla città che interessa, si trovano i link per: accessi ZTL (zone a traffico limitato), rilascio del CUDE (ovvero del nuovo Contrassegno Unificato Disabili Europeo), servizi di trasporto. Sempre in home page, nell’area «Segnala la barriera» si possono segnalare barriere presenti nei servizi di trasporto pubblico. In «Norme Internazionali» e «Nazionali» sono disponibili i principali riferimenti legislativi che regolamentano l’accessibilità del trasporto pubblico. Nell’area dedicata al «Trasporto aereo» si trovano informazioni su diritti dei passeggeri e il link per eventuali reclami. Nella sezione «Buone pratiche» si accede al «Registro Pubblico CUDE» con le informazioni sul perché farne parte. Cosa c’è di Nuovo Bibione, la spiaggia «smoke free» La località balneare veneta ha deciso di vietare il fumo nel tratto compreso tra la riva e la prima fila di ombrelloni, il più affollato da bambini e famiglie Cardiologia Soffro di cuore, posso praticare lo yoga? Vorrei sapere se lo yoga e le tecniche di respirazione yoga possono essere praticate, senza particolari precauzioni, da chi ha una cardiopatia. Risponde Antonella Lombardo Dirigente medico, Unità di cardiologia Policlinico A. Gemelli, Roma Le tecniche di meditazione e di rilassamento - e lo yoga è tra queste una delle più diffuse hanno ricevuto negli ultimi tempi una certa attenzione da parte dei cardiologi come Mal di testa Gastroenterologia La risonanza serve per indagare l’emicrania? I vaccini riacutizzano la colite ulcerosa? Soffro di mal di testa: parte dall’occhio sinistro e invade metà testa. Mi passa solo con i triptani. Il nuovo neurologo consiglia di fare una risonanza. Servirà? Ho la colite ulcerosa in remissione da tre anni. I vaccini potrebbero risvegliare la malattia? E con quale tempistica si devono eventualmente fare? Risponde Piero Barbanti Risponde Silvio Danese Direttore Unità Cefalee e Dolore, IRCCS Raffaele Pisana, Roma Centro malattie infiammatorie croniche intestinali. Ist. Humanitas, Milano La descrizione che lei fa del suo mal di testa e la risposta positiva ai triplani, che riferisce nella sua lettera, sembrano orientare verso un’emicrania, patologia nella quale l’esecuzione di una risonanza non è indicata, salvo rare eccezioni. Esistono oltre venti cure preventive per casi come il suo e le prospettive di successo sono buone. Ne parli con il suo neurologo. Come suggeriscono le Linee guida europee, al momento della diagnosi bisogna verificare se il paziente ha già fatto o deve fare, ove non vi siano controindicazioni, le vaccinazioni più comuni (come quelle per epatite B, HPV, influenza e pneumococco). In genere, il vaccino influenzale va ripetuto ogni anno, quello per lo pneumococco ogni cinque. Non ci sono dati che indichino che la colite ulcerosa si risvegli dopo la somministrazione di un vaccino. Allergie respiratorie Il video La rinite infiamma i turbinati nasali? La mia rinite cronica è collegata all’infiammazione dei turbinati nasali? Un intervento chirurgico ai turbinati risolverebbe i miei guai? Il tumore legato all’asbesto Che cos’è il mesotelioma e come si riconosce Da domani su Corriere.it/salute intervista con Armando Santoro, dir. Humanitas Cancer Center (Milano) e Accademia Nazionale di Medicina possibile supporto nella terapia di malattie cardiovascolari, quali ipertensione arteriosa, malattia coronarica, scompenso cardiaco non avanzato. Sono stati infatti pubblicati più studi che hanno confermato un effetto benefico di tali tecniche. La pratica dello yoga riduce l’attività del sistema neurologico simpatico, responsabile dell’aumento di frequenza cardiaca e stati di stress, e aumenta l’attività del parasimpatico, che abbassa frequenza cardiaca e pressione arteriosa. Recentemente ricercatori israeliani hanno dimostrato che tecniche di rilassamento possano addirittura modificare l’attività dei geni coinvolti nella risposta allo stress. Esistono però diverse forme di yoga e probabilmente la risposta del sistema cardiovascolare dipende dalle modalità con cui lo si pratica, ma certo non è mai controindicato per nessuna patologia cardiovascolare. Risponde Enrico Compalati Clinica di allergologia e malattie apparato respiratorio, Univ. di Genova I turbinati nasali sono tre strutture ossee, presenti all’interno di ciascuna cavità nasale, che servono a riscaldare, umidificare e regolare il flusso aereo nasale. notizie dalle aziende L’infiammazione allergica prolungata, a seguito dell’esposizione ripetuta agli allergeni, con il tempo tende a cronicizzarsi e questo comporta un aumento di volume dei turbinati, responsabile a sua volta di una fastidiosa ostruzione, che spesso non trae beneficio dai comuni farmaci (soprattutto quando l’ipertrofia è marcata). Anche in seguito all’asportazione, o riduzione, o decongestione dei turbinati (cosa che non elimina di certo l’allergia), se l’infiammazione allergica non viene controllata, il beneficio è solo temporaneo. Occorre pertanto proseguire le cure antiallergiche con farmaci immunoterapia desensibilizzante (vaccini), affidandosi a un allergologo, oppure a un otorinolaringoiatra esperto in allergopatie. a cura di RCS MediaGroup Pubblicità TAU KIT, IGIENE ORALE DA VIAGGIO DA EURITALIA PHARMA ZANZARELLA Z-PROTECTION DELTURIL PROMIN AIUTA LE VIE URINARIE GUM STAR WARS: UNA “FORZA” PER I DENTI PISTACCHI VS DIABETE DI TIPO 2 Piccolo, ma grande in qualità e comodità:Tau Kit è la pratica trousse da viaggio in plastica trasparente di Tau-Marin, che contiene uno spazzolino richiudibile e una piccola confezione di Tau-Marin Dentifricio Gel alle erbe. Lo spazzolino ha testina scalare per una maggior pulizia, anche nei punti più nascosti. Le setole, con punta arrotondata, sono in tynex, fibra che evita la proliferazione di batteri, ed hanno elasticità differenziata: rigide per la rimozione della placca e semirigide per il corretto massaggio delle gengive. Tau Kit è disponibile in 3 versioni: duro (setole rossoblu), medio (setole verdi-blu), morbido (setole celesti-blu). Il dentifricio è un delicato gel che pulisce senza abradere garantendo la totale utilizzazione del fluoro e con 12 erbe che garantiscono igiene, freschezza e prevenzione della placca batterica. In farmacia. Per godersi appieno le giornate all’aria aperta, Euritalia Pharma presenta Zanzarella ZProtection. La Linea Zanzarella Z-Protection garantisce idratazione e protezione per la pelle di tutta la famiglia grazie all’innovativa formulazione: un mix di componenti dalla riconosciuta dermo-compatibilità, per un’azione totalmente delicata anche sulla pelle dei bambini. È un prodotto cosmetico che crea una barriera protettiva idratante sulla pelle naturalmente sgradita alle zanzare e che garantisce 8 ore di Protezione Testata. La formulazione spray, rinfrescante ed idratante, con un delicato profumo, è ideale per un’applicazione uniforme: ha un profumo delicato, idrata la pelle ed è adatta ad un uso quotidiano. La lozione, particolarmente apprezzata dalle mamme, è adatta alla pelle dei bambini per la sua modalità di applicazione lieve e delicata. In farmacia e parafarmacia. A base di D-Mannosio purissimo da betulla, con la sua funzione depurativa del tratto genito-urinario, di Zinco, Echinacea e Lattoferrina, Delturil della Promin è un nuovo integratore in bustine che affronta i disturbi delle vie urinarie agendo anche sul benessere generale. Non basta infatti eliminare gli agenti inquinanti a livello locale ed i fastidiosi sintomi: occorre agire sul benessere dell’organismo riequilibrando l’intestino, da cui spesso il problema ha origine, e supportando il sistema immunitario per evitare recidive. Delturil è un’associazione di sostanze naturali, minerali ed estratti vegetali che aiutano a purificare le vie urinarie e ad alleviare i sintomi. Inoltre favoriscono l’equilibrio della flora batterica e sostengono il sistema immunitario. In farmacia, in bustine da sciogliere in acqua o direttamente in bocca. www.prominmed.it Per regalare ai bambini una Forza quasi magica contro la placca arriva il gel dentifricio GUM Star Wars, delicato e formulato appositamente per i primi denti permanenti grazie a: livelli adatti di Fluoro in dose di 1450 ppm Ioni di Fluoruro, specifica per una protezione contro la carie dai 7 anni in poi; Isomalto per favorire la remineralizzazione dello smalto; una formulazione senza Parabeni, Sodio Lauril Solfato (SLS) e limonene per evitare un dannoso effetto abrasivo. Il richiamo grafico al mitico Star Wars e l’utilizzo insieme agli spazzolini delle stessa linea renderà più divertente l’igiene orale, facendone un gioco “stellare”. Gli spazzolini: I Lightsaber, con la luce che lampeggia per 1 minuto come la spada degli Jedi. I Batteria, con movimento oscillante. I Manuali, con impugnatura antiscivolo. In Farmacia. www.GUM-junior.it Nuove conferme dall’European Congress on Obesity tenutosi recentemente a Sofia, in Bulgaria. Una ricerca presentata nel corso del convegno e promossa da American Pistachio Growers, l’associazione che rappresenta i coltivatori di pistacchio USA, suggerisce che il consumo di pistacchi potrebbe migliorare la resistenza all’insulina e quindi proteggere contro il diabete di tipo 2. Lo studio è stato condotto dalla Dott.ssa M.Bulló, Human Nutrition Unit, Faculty of Medicine and Health Sciences, P.Virgili Institute for Investigating Health, Rovira i Virgili University, Reus, Spain, e dai suoi colleghi. La frutta secca a guscio avrebbe così un effetto benefico su patologie come diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari, dato che è ricca di acidi grassi insaturi.Inoltre contiene altri composti con proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti. www.AmericanPistachios.org 64 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo PELLE E CAPELLI AL SOLE Le vacanze sono vicine: bastano poche ma importanti regole per trarne ogni beneficio “Quest’estate non cambiare, stessa spiaggia stesso mare” Meglio però cambiare in meglio le proprie abitudini in modo da tutelare, con i giusti trattamenti, salute e bellezza S tremati dallo stress, dalle tensioni, dai problemi, si arranca per superare le dune delle difficoltà che sembrano farsi insormontabili. All’orizzonte però, ecco che si intravede un’oasi di riposo, pace, tranquillità, serenità, allegria. Questa volta, finalmente, non si tratta di un miraggio: le vacanze tanto sognate sono così vicine che si può quasi toccarle, anzi, per alcuni sono già una realtà. Pieni di speranza e di attesa, con il massimo vigore ci si lancia verso di esse, pregustandole, e preparandosi per assaporarle al meglio. Tanto entusiasmo non deve però impedire di mettere in pratica qualche accorgimento per poterne sfruttare tutti i benefici. La pelle, in particolare, va adeguatamente curata per poter affrontare non solo il suo incontro ravvicinato con il sole, ma anche essere nutrita e idratata Per una pelle morbida, elastica, protetta e rigenerata Rilastil Olio Elasticizzante è stato specificamente studiato per contrastare la secchezza e l’anelasticità della pelle, per il trattamento estetico delle cicatrici e come coadiuvante nella prevenzione delle smagliature in abbinamento a Rilastil Smagliature. Per la presenza del selezionato complesso di oli vegetali, promuove l’elasticità della pelle, nutrendola e ristrutturandola. Il complesso vitaminico, ad azione antiossidante, trofica e lenitiva, la protegge. Privo di oli minerali, conservanti, bioflavonoidi, con una profumazione non allergenica, clinicamente testato e testato per i metalli pesanti (Nickel, Cobalto, Cromo, Palladio e Mercurio), è ideale per nutrire la pelle secca e anelastica ed è adatto anche per la cute sensibile. Da usare dopo il bagno o la doccia su pelle asciutta o ancora umida oppure come olio da bagno. Il complesso vegetale contiene: Olio di Argan, Olio di Plukenetia volubilis, Olio di Jojoba, emolliente e lenitivo, noto sin dall’antichità per medicare scottature e ferite e per la cura di corpo e capelli; Olio di Crusca di Riso, che ammorbidisce la pelle secca, favorendo i fisiologici processi di riparazione cutanea. Insaponificabili dell’Olio di Oliva, dalla spiccata azione protettiva. Completano la formulazione la Vitamina E e la Vitamina F, che agiscono in sinergia con gli altri componenti. Disponibile in farmacia. per resistere a vento, salsedine e climi secchi e mostrarsi nella sua forma migliore. Sarebbe opportuno scegliere un detergente delicato, privo di sostanze aggressive che possono renderla più sensibile e più incline alle irritazioni. Uno scrub periodico, eseguito anche con un semplice guanto di loofa, aiuta a eliminare le cellule morte, favorendo il ricambio cellulare e rendendola più liscia. CURE E COCCOLE PER LA PELLE Ogni giorno, dopo la doccia, è poi fondamentale applicare con un dolce massaggio un prodotto specifico, di ottima qualità, che aiuti l’epidermide a ripristinare il sottile film idrolipidico che rappresenta la sua naturale protezione. La scelta è vasta tra creme di ogni texture, dotate di varie proprietà, ma un’idea può essere quella di optare per i più moderni oli elasticizzanti. Alcuni di essi svolgono azioni specifiche molto interessanti per la bellezza e il benessere della cute: creati per combattere la mancanza di elasticità tipica della pelle secca, la rendono morbida e vellutata e agiscono anche su cicatrici e smagliature rendendole meno evidenti. Inoltre si prestano anche per essere usati come delicati detergenti. ... E TRATTAMENTI SU MISURA PER I CAPELLI La stessa attenzione che si riserva al corpo va adottata anche coi capelli: su di essi il sole batte senza posa e unito a vento e salsedine può comprometterne il colore e l’aspetto, rendendoli opachi, crespi e difficili da pettinare. Intanto è bene ricordare che sarebbe consigliabile portarsi in spiaggia una bottiglia di acqua dolce, con cui sciacquare capelli e corpo dopo il bagno per eliminare residui di sale che possono inaridire o irritare i tessuti. Importantissimo è proteggerli con prodotti che li difendano dai raggi UV, disponibili in tanti formati, utili anche per modellare l’acconciatura anche quando si va al mare, in barca o sugli scogli. Altrettanto necessario è non affidarsi al caso nella scelta dei trattamenti loro riservati, che devono essere su misura. Una linea di shampoo, maschere, balsami e specialità per lo styling per uso frequente si fa indispensabile, dato che in vacanza capita di lavarli anche tutti i giorni, se non, addirittura, più volte, se ci si concede bagni di sole e di mare anche nel pomeriggio. Dunque serve un detergente che agisca sì in profondità ma in modo delicato, rispettando la fibra del capello e balsami o condizionanti che restituiscano morbidezza e lucentezza senza appesantire la chioma. Si può poi alternarlo con trattamenti indicati a capelli secchi e aridi, sia per prevenire che lo diventino, curando così la loro salute e la loro bellezza con la prevenzione, sia per intervenire nel caso il vento e il sale abbiano creato qualche problema. Sono la corona del viso, quindi è bene ricordarsi sempre di loro, anche se non danno immediati segnali della loro sofferenza. Pelle e capelli vanno adeguatamente preparati per l’incontro col sole Capelli sani, belli, luminosi e vitali Kuractive, consapevole che un capello sano è un capello bello, presenta il Percorso Salute Capelli, ricco di specialità dedicate ad ogni tipo di capello, a partire dagli shampoo, passando per la maschere e i condizionanti. Alcuni sono particolarmente indicati per l’estate, come il Trattamento Uso Frequente, visto che è facile in vacanza lavarsi i capelli anche tutti i giorni. Ne fanno parte lo Shampoo Neutro, che protegge e rispetta i capelli, il Balsamo alla Vitamina B5, che li nutre e li lascia morbidi e luminosi e il Condizionante Rivitalizzante Spray Neutro senza risciacquo, che non li appesantisce. Il Trattamento Capelli Secchi e Aridi è perfetto per idratare e nutrire la fibra capillare danneggiata da trattamenti aggressivi a fattori ambientali. Comprende lo Shampoo alla Cheratina, che ridona morbidezza, forza e lucentezza, la Maschera alla Cheratina, con effetto anticrespo, che rivitalizza la chioma rendendola facile da pettinare, il Condizionante Rivitalizzante Spray alla Cheratina senza risciacquo che grazie alla sua formula ha effetto anticrespo e regala ai capelli morbidezza e volume. Il Trattamento Capelli Fini e Delicati offre lo shampoo al Collagene, ad azione rinforzante, la Maschera alle Proteine della Seta, che regala vitalità ai capelli che subiscono ogni giorno l’azione nociva dei fattori ambientali, con effetto lisciante, il Condizionante Rivitalizzante Spray al Collagene senza risciacquo che regala un impagabile setosità. I prodotti Kuractive, distribuiti da Hoana S.r.l., si trovano in farmacia e profumeria. www.kuractive.it Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo 65 italia: 51575551575557 PELLE E CAPELLI AL SOLE I raggi solari donano un bel colorito alla pelle ed inoltre hanno effetti benefici sull’organismo Troppa confidenza fa scappar la riverenza Con il sole si può essere amici, ma non troppo: bisognerebbe averne anche un po’ timore, rispettando norme opportune con il sole, seguendo facili regole: mai esporsi nelle ore centrali della giornata; tener conto che i raggi UV attraversano facilmente nuvole, tela e paglia di ombrelloni e coperture; rammentare che il sole agisce sulla pelle ogni volta in cui si è all’aperto, facendo shopping, passeggiate, gite, escursioni o attività sportive, in città, al mare, ai laghi o in montagna. Particolare attenzione va riservata ai bambini (i neonati non dovrebbero nemmeno essere esposti) dato che si sommano le condizioni di Ci si può scottare tutte le volte che si è all’aria aperta, non solo in spiaggia Q uasi non sembra vero, ma è davvero vicino, più o meno, il momento di concedersi al caldo abbraccio del sole, senza pensieri, con un buon libro o semplicemente sgombrando la mente grazie alla suadente musica della risacca. L’ambizione è, oltre a rilassarsi, anche conquistare una bella abbronzatura: in effetti un bel colorito mette in risalto il colore degli occhi, minimizza i difetti, ridefinisce la figura e dona un aspetto sano. Inoltre i raggi solari favoriscono la sintesi della vitamina D, indispensabile per fissare il Calcio alle ossa e sono utili per attenuare i sintomi di alcune malattie dermatologiche. Non bisogna mai dimenticare, però, che non si ha a che fare con qualcosa di innocente: i raggi solari sono infatti radiazioni alle quali bisogna sottoporsi con cautela, per non essere vittime di scottature (quelle gravi subìte nell’infanzia, va ricordato, possono modificare il DNA delle cellule e trasformarsi in patologie gravi), ed eritemi, che oltre a provocare dolore, mettono a rischio la salute della pelle. Una delle manifestazioni che si possono verificare in conseguenza di un’errata o eccessiva esposizione è la modifica di colore, forma, dimensioni e aspetto dei nei, che sono comunque formazioni benigne. È prudente chiedere consiglio al dermatologo, che saprà elaborare una loro “mappatura”, in modo da rilevare, nelle successive visite, eventuali cambiamenti. Oggi esiste anche un modo pratico e veloce per controllarli, una app, creata nell’ambito di un’importante iniziativa a favore di un corretto atteggiamento verso il sole, che permette di fotografarli e di creare una sorta di archivio per “tenerli d’occhio”. CONSIGLI PRATICI La cosa più importante resta instaurare un rapporto corretto Prevenire il fotoinvecchiamento Il sole ha effetti benefici sull’organismo ma, se l’esposizione avviene senza cautela, può non solo creare danni anche seri, ma determinare inoltre la comparsa di alcuni inestetismi come macchie, rossori e rughe: questi segni si manifestano infatti non solo con l’età, ma anche quando la pelle è sottoposta a uno stress prolungato come quello provocato da un’errata, eccessiva esposizione ai raggi solari. “Tutto questo prende il nome di fotoinvecchiamento”, afferma il dott. Fioravanti, Medico estetico del centro di medicina e chirurgia estetica Hospitadella. Esistono però delle regole che permettono, se rispettate, di potersi abbronzare tranquillamente senza danneggiare la pelle. “Per una corretta prevenzione” precisa il dott. Fioravanti “è consigliabile evitare il sole negli orari centrali della giornata perché i raggi sono più intensi. Inoltre, è importante ricordarsi che da 15 a 30 minuti prima di andare all’aperto, bisogna applicare una protezione solare ad ampio spettro che fornisca protezione sia da UVA che da UVB. E’ consigliabile scegliere una crema solare con un fattore di protezione solare (SPF) adeguato al proprio tipo, ma comunque alta nei primi giorni e applicarla ogni due ore, o più spesso se si nuota o si suda”. Alcuni trattamenti estetici possono inoltre aiutare l’epidermide ad affrontare l’esposizione solare. “Nei due mesi precedenti all’esposizione solare, spiega il dott. Fioravanti “è possibile sottoporsi a un ciclo di biorivitalizzazione cutanea con acido ialuronico, che ha un’azione antiossidante e idratante”. Per saperne di più si può consultare il sito www.hospitadella.it rischio: il loro sistema di produzione della melanina non è ancora “perfezionato”, così come l’equilibrio del film idrolipidico, ed inoltre trascorrono molto più tempo degli adulti all’aperto per via dei giochi. Per trovare la protezione più adatta si può individuare il proprio fototipo, ma i primi giorni di esposizione è sempre meglio che l’SPF sia alto, dato che la pelle è del tutto indifesa, e utilizzarlo anche per tutte le zone maggiormente a rischio, perché molto esposte (naso, nuca, orecchie, dorso dei piedi e delle mani) o più sensibili perché sempre coperte (seno, glutei, ventre, schiena, parte posteriore delle gambe). Volendo, si può anche provare un trattamento che prepari la pelle al suo incontro col sole, attuabile presso centri specializzati. Consigli sotto il sole con “Benvenuto sole” Continua nel 2014 l’attività di Benvenuto Sole, il progetto educativo promosso dai solari Eau Thermale Avène, che da più di 10 anni è promotore di informazione e consapevolezza sul problema della corretta fotoprotezione. E’ stata aggiornata e migliorata la APP “Occhio ai nei”, che permette di monitorare in modo semplice i nei che possono considerarsi sospetti. I nei, che sono benigni, vanno tenuti d’occhio se cambiano aspetto, forma, dimensione, colore, perché potrebbero in quel caso mutarsi, a volte, in formazioni non innocue. Questa APP si è rivelata così utile da ottenere l’egida di AIDA, l’Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali. Naturalmente è sempre necessaria la visita del dermatologo, indispensabile per una corretta valutazione e diagnosi dei nei. L’APP, disponibile su Google Star e App Store, contiene sezioni informative per monitorare l’eventuale cambiamento dei nei secondo la regola ABCDE (Asimmetria, Bordi irregolari, Colore non omogeneo, Dimensione notevole, Evoluzione) e la funzione “Diario” per scattare e archiviare foto dei nei divisi per settore corporeo. Sul sito www.benevenutosole.it si possono trovare tutte le informazioni sugli effetti delle radiazioni solari sulla pelle e sulla fotoprotezione, con contributi di dermatologi e pediatri, test per verificare il proprio fototipo e la correttezza dei propri comportamenti al sole. Forte attenzione è dedicata anche alla necessità di proteggersi tutte le volte che si è all’aria aperta, per passeggiate, giochi, sport e non solo quando ci si espone “ufficialmente” al sole. www.avene.it 66 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo VACANZE SERENE Per vivere al meglio il meritato periodo di riposo estivo sono necessari alcuni semplici accorgimenti Al bando alcuni piccoli e spiacevoli inconvenienti Qualsiasi sia la meta, sarebbe consigliabile conoscere alcune regole su come affrontare alcuni incidenti banali, ma frequenti È finalmente tempo di vacanze. Generalmente chi parte per mete esotiche si informa sui rischi per la salute, prepara una specie di valigetta del pronto soccorso e spesso stipula anche una polizza sanitaria per tutta la famiglia. Chi resta in Italia o in Europa, non mette il più delle volte in valigia neppure un paio di cerotti, pensando che c’è sempre una farmacia dietro l’angolo. Non è invece mai consigliabile partire del tutto sprovveduti, specialmente se si hanno dei bambini, se si pratica sport e se si fanno vacanze particolari, come in barca o il trekking in montagna. Sarebbe sempre opportuno conoscere alcune piccole regole e portare con sé l’essenziale per fronteggiare nell’immediato i più frequenti incedenti, banali di sicuro, ma che potrebbero rovinare, anche se per poco tempo, il periodo di meritato riposo. Vale un esem- Un’ortesi morbida per alleviare i dolori articolari alla base del pollice Per aiutare ad alleviare i dolori articolari alla base del pollice causati dall’artrosi, limitando le micro mobilizzazioni passive traumatiche, Epitact® ha studiato e messo a punto l’Ortesi Propriocettiva Flessibile Epithelium Flex®. Realizzata in gel di silicone e tessuto in poliammide ed elastan, Epitact® Ortesi propriocettiva è sottile e discreta e, contrariamente alle ortesi rigide, consente di conservare la totale funzionalità della mano durante la giornata. Agisce su tre fattori complementari: mantiene il pollice in posizione di riposo donando sollievo dal dolore; assorbe le micro-mobilizzazioni traumatizzanti limitando così gli attacchi infiammatori dolorosi e mantiene il calore locale con un prezioso effetto antalgico, grazie alle proprietà del suo tessuto e del suo tirante in silicone. L’Ortesi Propriocettiva Epitact®non è composta da nessun elemento aggressivo che rischierebbe di danneggiare gli indumenti e permette di continuare ad indossare accessori come orologi e gioielli senza alcun fastidio. Inoltre è anche semplice da posizionare: basta infatti infilare l’ortesi sulla mano, facendo scivolare il pollice in posizione, con la cucitura più o meno al centro sulla parte interna della mano. Epitact® Ortesi propriocettiva è riutilizzabile in quanto è lavabile in lavatrice a 40°, grazie al sacchetto per il lavaggio fornito in dotazione. L’ortesi esiste in due versioni, per mano destra e per mano sinistra ed in diverse taglie. Per scegliere la taglia più adatta misurare la circonferenza del polso. Distribuita da QualiFarma s.r.l.. È in vendita in farmacia, parafarmacia e nelle migliori ortopedie. Per maggiori informazioni: [email protected] oppure telefonare al numero 0523/803026 pio per tutti: l’antistaminico topico, cioè la pomata contro il prurito che assale sempre dopo la puntura di un insetto. AFFRONTARLI IN MODO CORRETTO Nella hit parade degli incidenti ci sono sempre loro: contusioni e strappi muscolari. Capitano ovunque, al mare come in montagna, al lago come in campagna. In particolare gli eventi più comuni sono le contusioni, spesso provocate dalla distrazione o dall’inesperienza. A seconda di come si cade o si sbatte, le contusioni possono essere a carico di diverse parti del corpo, anche se le più frequenti riguardano le gambe. Per un effetto antidolorifico e antinfiammatorio si dovrebbe È necessario ricordarsi di portare sempre con sé la propria tessera sanitaria applicare sulla parte dolente subito qualcosa di freddo, in seguito una pomata che faciliti il riassorbimento dell’ematoma e se c’è dolore assumere un antinfiammatorio non steroideo. Naturalmente se il dolore non diminuisce nell’arco di qualche ora, nonostante i farmaci, è bene rivolgersi a un medico. Gli strappi muscolari, invece, sono uno degli incidenti più frequenti nei primi giorni di vacanza, infatti colpiscono specialmente chi per l’entusiasmo non “ascolta” la stanchezza e pur percependo una sensazione di dolore muscolare continua a praticare l’attività fisica. L’ideale sarebbe fermarsi, rimanere un paio di giorni a riposo e fare degli impacchi freddi sulla zona dolente, in genere le gambe. E invece non ascoltando i segnali che lancia il corpo, le fibre muscolari vengono sottoposte a uno sforzo eccessivo, si rompono e compare con un dolore molto intenso che rende penoso anche il minimo movimento. Anche in questo caso va applicato subito qualcosa di freddo, bisogna mettersi a riposo con la parte dolorante sollevata rispetto al resto del corpo,continuando ad applicare più volte al giorno il freddo che aiuta a ridurre l’ematoma che si forma in seguito allo strappo. Si può assumere eventualmente anche un farmaco antinfiammatorio non steroideo, per 2-3 giorni, per diminuire lo stato di infiammazione. INCONTRI POCO PIACEVOLI Mettono ogni anno a rischio la serenità delle vacanze a diverse migliaia di italiani, seppure temporaneamente, anche le punture di api, vespe e calabroni e gli sgraditi incontri con le meduse. Generalmente le punture di questi insetti non procurano gravi problemi e anche se sono sempre molto dolorose, tutto si risolve con sintomi locali come edema, prurito e arrossamento, ma a patto di intervenire in modo opportuno. Infatti dopo avere verificato se sia presente nella pelle il pungiglione e in tal caso averlo estratto delicatamente con una pinzetta per evitare di spremerlo e aumentare la secrezione del veleno ancora presente nell’apparato velenifero, va applicato subito del freddo anche mettendo la parte sotto acqua corrente. In seguito va impiegata un’apposita pomata a base di antistaminici per alleviare il prurito e l’arrossamento. Le punture però possono diventare pericolose se colpiscono zone del corpo particolarmente delicate, come labbra, occhi, gola o testa, oppure nel caso di più punture contemporaneamente o qualora si sia allergici al loro veleno: in tutti questi casi bisogna recarsi il prima possibile a un pronto soccorso. Per quanto invece riguarda le meduse, il contatto con i loro ten- UradermMed: il Gel Freddo che riduce il dolore UradermMed Polar Frost® Gel Freddo è un preparato del tutto innovativo nell’ambito della gestione dei dolori sia di natura muscolare sia acuti o cronici, nonché delle lesioni legate allo sport. Grazie ai suoi ingredienti attivi naturali come il Mentolo e l’Aloe Vera, UradermMed Gel Freddo offre i benefici della crioterapia tradizionale. Il Mentolo, infatti, di cui i farmacologi ben conoscono da anni l’effetto raffreddante a lunga durata, permette al gel Polar Frost di ridurre la temperatura della pelle di 5-6 °C per 2-4 ore senza rischio di reazioni o principi di congelamento, consentendo così di sfruttare le caratteristiche e i benefici del freddo a lungo e finché necessario. Con la conseguenza che attraverso la vasocostrizione si riduce il sanguinamento sottocutaneo e la produzione di sostanze che causano infiammazione, si previene il gonfiore e la pressione interna contro i recettori del dolore e si restringe l’area del trauma, oltre ad ottenere un azione di sollievo dal dolore. L’Aloe Vera, invece, sostiene e potenzia gli effetti di UradermMed Gel Freddo grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, idratanti e di rinnovamento cellulare e permette di mantenere la pelle idratata e morbida. UradermMed Gel Freddo a base di sostanze naturali, è di semplice utilizzo: per approfittare appieno delle sue proprietà è sufficiente applicarne uno strato sottile sulla parte dolente e ripetere dopo 5 minuti l’applicazione. Il trattamento va ripetuto ogni tre ore fino a 4 volte al giorno per 3-5 giorni consecutivi . UradermMed Polar Frost® è un dispositivo medico CE. Per maggiori informazioni: www.uraderm.it tacoli provoca una sensazione dolorosa di bruciore intenso, cui segue un arrossamento con a volte anche vescicole e bolle. La parte colpita va prima lavata con acqua marina senza strofinare e poi si dovrebbe applicare un impacco di ammoniaca o di aceto. Se l’infiammazione è intensa e il dolore non si è calmato si può utilizzare una pomata al cortisone. Quando le lesioni sono al viso o al collo, o sono molto estese, o si hanno anche disturbi generali, è meglio però rivolgersi a un medico. DA NON SCORDARE In vacanza è sempre bene ave- Prima di partire è consigliabile preparare un elenco dei farmaci da portare con sé re con sé la propria tessera sanitaria, perché è il documento utile per poter accedere alle cure con il Servizio Sanitario Nazionale. Chi soffre di particolari malattie inoltre deve portare anche in vacanza un certificato del suo medico, dov‘è riportata la diagnosi della malattia, le cure in corso e quelle da effettuare in caso di emergenza. È poi consigliabile ricordarsi di portare una scorta, per i primi giorni, dei medicinali con ricetta che vengono abitualmente assunti, le ricette preparate dal proprio medico di famiglia relative sempre a questi medicinali ed anche i dispositivi medici esterni quali tutori e ortesi che si utilizzano di solito per alleviare un attacco acuto ad esempio di artrosi. Il certificato con la relazione relativa alla propria malattia e l’elenco dei farmaci che vengono assunti, sono utili qualora subentri la necessità imprevista di rivolgersi alla guardia medica, oppure al pronto soccorso. Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo 67 italia: 51575551575557 BENESSERE MASCHILE Per affrontare in modo corretto l’incontinenza urinaria maschile sono necessarie più informazioni Riconoscerla per migliorare la quotidianità e vivere meglio Parlarne apertamente, confrontarsi con gli esperti e adottare alcuni suggerimenti pratici consentono di gestire l’incontinenza urinaria maschile caldo. Altrettanto importante è l’attenzione a tavola: caffé, alcol e dolcificanti artificiali possono aumentare il bisogno di urinare, come anche alcuni cibi, quali gli alimenti speziati e quelli acidi, ad esempio gli agrumi. Ma poiché l’effetto cambia da persona a persona, ognuno dovrebbe eliminare un tipo di cibo alla volta per verificare i cambiamenti. Anche il fumare può aggravare i LUTS e la tosse che spesso consegue a questo vizio peggiora ulteriormente la situazione. Infine è certamente una buo- D al 2 al 10 % degli uomini, specialmente over cinquant’anni, conosce i segnali dell’incontinenza urinaria. Alla sua origine c’è nella maggior parte dei casi un problema di prostata un po’ ingrossata, ma possono esserci anche altri fattori. Identificare la causa della propria situazione è dunque fondamentale per trovare il trattamento più indicato, mentre alcuni semplici e pratici accorgimenti permettono di affrontarla correttamente nella vita quotidiana Ancora oggi è certamente la necessità di avere più informazioni di carattere pratico su come gestire nella quotidianità i sintomi del basso tratto delle vie urinarie, definiti con l’acronimo inglese LUTS (Lower Urinary Tract symptoms), uno degli aspetti più sentiti dalla maggior parte degli uomini che ne sono affetti. Come è emerso da una importante ricerca internazionale promossa dall’azienda SCA titolare del brand TENA, marchio leader del settore, in diversi Paesi europei. Secondo gli esperti, una volta effettuata una diagnosi corretta e identificato il trattamento adeguato, con una corretta informazione sull’utilizzo di prodotti specifici e l’adozione di qualche accorgimento è infatti possibile fare davvero molto per migliorare la gestione quotidiana dei Luts a tutto vantaggio della qualità della vita. SUGGERIMENTI QUOTIDIANI Innanzitutto per quanto possa sembrare strano, è uno sbaglio ridurre l’assunzione di liquidi pensando così di diminuire il problema. Anzi tutt’altro, perché quando non si beve acqua a sufficienza e cioè circa due litri al giorno, l’urina diventa più concentrata e questo può comportare complicanze, come infezioni vescicali che possono peggiorare la situazione. Non solo, si rischia anche di disidratarsi, specialmente in questo periodo dell’anno così Lo stress può essere una causa della debolezza della vescica na regola per fronteggiare i sintomi imparare sia alcune tecniche di rilassamento, come gli esercizi respiratori, il traning autogeno o la meditazione, in quanto tengono a bada lo stress che può essere una causa della debolezza della vescica, sia alcuni spe- Molti uomini che ne soffrono perdono la fiducia in se stessi cifici esercizi che rafforzano la muscolatura del pavimento pelvico aiutando a controllare le eventuali perdite di urina. UN DISAGIO DA NON SOTTOVALUTARE Se infatti i LUTS non vengono affrontati in modo corretto condizionano lo stile di vita quotidiano, sia degli uomini che ne sono affetti sia delle loro compagne. Lo studio promosso da SCA, ha rilevato come molti uomini perdano la fiducia in se stessi, con un inevitabile effetto sulla loro qualità della vita. Al contrario delle donne, più abituate a parlare dei loro problemi di salute, gli uomini sono più riluttanti ad affrontare l’argomento, tendendo ad isolarsi e a modificare il proprio stile di vita. Lo dimostrano i dati raccolti dalla studio in Italia da cui è risultato che 1 uomo su 4 a causa dei LUTS, ha smesso di svolgere attività sociali. In particolare gli uomini affetti da LUTS tendono a modificare radicalmente le proprie abitudini: smettono di andare in palestra, evi- tano di organizzare viaggi e, addirittura, si astengono dall’attività sessuale con la propria partner. Tutto questo perché i LUTS, oltre a pesare sull’autostima, possono diventare anche causa di ansia e di depressione con ripercussioni sul benessere. Inoltre, soprattutto fra gli uomini abituati a far valere la propria autorevolezza nella vita professionale come in famiglia, i LUTS sono vissuti come ‘umilianti’ in quanto minano la capacità di controllo e di autonomia. TENA Men: la discrezione progettata al maschile L’azienda SCA, titolare del brand TENA marchio leader del settore, per dare una risposta alle problematiche pratiche legate all’incontinenza maschile ha studiato specificatamente per l’uomo i prodotti della linea TENA Men, in grado di affronatre il problema con discrezione, efficacia e comodità. Gli assorbenti TENA Men con l’innovativo sistema Maxx Protection Technology trattengono le perdite di urina in modo ancora più efficace e sicuro offrendo di conseguenza la massima tranquillità, ma all’insegna della totale discrezione. Inoltre il particolare e nuovo sistema Odour Control che caratterizza la linea TENA Men, impedisce la formazione dei cattivi odori, evitando così sgradevoli imbarazzi e garantendo ulteriore discrezione, mentre l’esclusivo materassino a doppio strato Absorb Tec per la massima assorbenza e il rivestimento esterno traspirante che permette all’aria di circolare e aiuta la pelle a mantenere le sue condizioni naturali, consentono un eccezionale comodità e un comfort adeguato. Infine la presenza sull’assorbente della striscia adesiva rende possibile fissarlo in modo sicuro ai normali slip, permettendo libertà nei movimenti e discrezione. Per chi invece è alla ricerca di una soluzione ancora più pratica è disponibileTENA Men Protective Underwear. È un intimo assorbente che si indossa come la normale biancheria intima che essendo stato specificatamente ideato per l’uomo garantisce il massimo della sicurezza e un totale comfort. Dal design anatomico, TENA Men Protective Underwear grazie al suo morbido rivestimento in tessuto elasticizzato è pratico come la biancheria tradizionale. Per maggiori informazioni: www.TENA.it/uomini 68 italia: 51575551575557 Mario Giordano partecipa con affetto al dolore di Giuseppe per la perdita della mamma Antonietta Trentadue - Milano, 22 giugno 2014. I colleghi del TG4 abbracciano lamico Giuseppe per la scomparsa della mamma Antonietta Trentadue - Milano, 22 giugno 2014. Anna Broggiato e gli amici di Studio Aperto sono vicini a Giuseppe in questo momento di grande dolore per la scomparsa della mamma Antonietta Trentadue - Milano, 22 giugno 2014. Rosanna Ragusa, Lella Confalonieri, Annalisa Spiezie, i colleghi di Roma e tutti i giornalisti di News Mediaset, si stringono con affetto a Peppino e alla famiglia Brindisi per la scomparsa della cara mamma Antonietta - Milano, 21 giugno 2014. Il Direttore Alessandro Banfi e i colleghi del Tgcom24, si stringono con affetto a Giuseppe Brindisi per la scomparsa della cara mamma Antonietta Trentadue Il Presidente, lAmministratore Delegato e la Direzione Generale, unitamente al Consiglio di Amministrazione dellIstituto Centrale delle Banche Popolari Italiane partecipano con profondo dolore allimprovvisa scomparsa di Donato Valz Gen - Milano, 21 giugno 2014. Il Presidente, lAmministratore Delegato e la Direzione Generale, unitamente al Consiglio di Amministrazione di CartaSi SpA, partecipano con profondo dolore allimprovvisa scomparsa di Donato Valz Gen - Milano, 21 giugno 2014. Il Presidente, lAmministratore Delegato e la Direzione Generale, unitamente al Consiglio di Amministrazione di Oasi SpA, partecipano con profondo dolore allimprovvisa scomparsa di Donato Valz Gen - Milano, 21 giugno 2014. Valentina e Giuseppe con Isabella ed Eleonora annunciano la scomparsa del loro caro Commendator Luigi Gariboldi Per informazioni sullorario della cerimonia funebre telefonare al n. 3381041825. - Milano, 21 giugno 2014. Il giorno 20 giugno è mancato Roberto Montagna Lo annunciano la moglie Myriam Ferrari, il nipote Maurizio Montagna con la mamma Fiorella, e la cara Aurora.- I funerali si svolgeranno presso la parrocchia di Santa Maria Bianca della Misericordia in piazza San Materno 15, lunedì 23 giugno alle ore 14.45. - Milano, 21 giugno 2014. Nel dodicesimo anniversario della sua scomparsa Alessandro Casagrande continua a vivere nei nostri cuori.- Lo ricordano i genitori, le sorelle e i parenti tutti.- Una Messa di suffragio verrà celebrata giovedì 26 giugno ore 18 chiesa di SantIldefonso, piazza Damiano Chiesa, Milano.- La famiglia. - Novate Milanese, 22 giugno 2014. 22 giugno 2012 - 22 giugno 2014 In ricordo di Giambattista Foglia Ciao papà, sono passati due anni da quando ci hai lasciato.- Le tue ragazze ti ricordano, insieme alla mamma, che hai raggiunto per non lasciarla sola.- Con tutto lamore e la riconoscenza del mondo.- Alberta ed Emanuela. - Milano, 22 giugno 2014. 1999 - 2014 - Milano, 21 giugno 2014. Dopo lunga e penosa agonia si è spenta Romano, Elena, Patrizia e Simona nel salutare commossi il loro carissimo Luigia Carzaniga ved. Cugini Gigi Ne danno annuncio i figli Umberto e Giorgio con le nuore Antonella e Arianna.- I funerali si svolgeranno lunedì 23 giugno alle ore 11 presso la parrocchia di Ognissanti.- Un affettuoso ringraziamento al signor Luigi Aiolfi per la premurosa assistenza prestata. - Milano, 21 giugno 2014. si stringono affettuosamente a Valentina e Beppe, Isabella, Eleonora. - Milano, 21 giugno 2014. I nipoti Margherita, Marta, Sara e Mattia ed i bisnipoti Matilde, Matteo, Maria Vittoria, Beatrice e Lorenzo ricordano con affetto la cara Luigi Gariboldi nonna Gina - Milano, 21 giugno 2014. La nostra cara mamma Angela Sala Olivari ci ha lasciato.- I figli Mariateresa, Giovanna, Alessandro, i nipoti e i parenti tutti ne danno il doloroso annuncio.- Il funerale avrà luogo in Lissone lunedì 23 alle ore 15.45 nella chiesa dei S.S. Pietro e Paolo. - Milano, 21 giugno 2014. Partecipano al lutto: Teresa, Piera, Cesare, Rosa e Nicolò. Annamaria e Carlo. Alessandro e Giovanna. Paolo e Monica. Emilio Molteni Ci manchi tanto.- Luisa Daniela Emanuela. - Milano, 22 giugno 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Gaetano Speciale con Maria ricorda affettuosamente lamico e abbraccia Valentina e Beppe. - Milano, 21 giugno 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE È serenamente spirata nella sua amata Vaglia il giorno 21 giugno Donna Nerina Corsini Incisa della Rocchetta La ricordano con amore i figli Eleonora, Giovanni e Piero insieme al carissimo Gilberto Ghinassi. - Vaglia (FI), 22 giugno 2014. Cristina Minutoli Rezia Miari Fulcis, Filippo Corsini, con Ginevra, Livia e Fabio Sanminiatelli, insieme a tutti i nipoti ricordano con amore la loro carissima sorella e zia Donna Nerina Corsini Incisa della Rocchetta Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: PER PAROLA: A MODULO: PER PAROLA: - Vaglia (FI), 22 giugno 2014. La figlia Daniela annuncia con infinita tristezza la scomparsa dellamatissimo Gian Mario Maletto I funerali avverranno martedì 24 alle 11 nella chiesa di via Pavoni. - Milano, 20 giugno 2014. Caro papà e nonno Miù sei stato e continuerai ad essere per noi una guida, un esempio di onestà, passione, generosità e saggezza.- Ci mancherai tanto.- Daniela Massimo Claudia. - Milano, 20 giugno 2014. Roberto Conte ricorda ingegno ed equilibrio del caro Dott. Fabio Guzzini - Milano, 21 giugno 2014. Pietro Bruttini con i colleghi e le ortottiste del Reparto di Oculistica della Clinica San Carlo partecipa al dolore dei familiari per la scomparsa del Dott. Fabio Guzzini - Paderno Dugnano, 20 giugno 2014. Profondamente colpiti dallimprovvisa scomparsa, Luca Dondoni, Paolo Giordano, Leonardo Iannacci, Andrea Laffranchi, Mario Luzzatto Fegiz, Andrea Spinelli, Marinella Venegoni ricordano Andrea Papalia - Milano, 21 giugno 2014. A MODULO: Corriere della Sera Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Gazzetta dello Sport Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 69 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile "., ;?; "#: ;?:; "#. ;.., ":. ;?:6 ":# ;?# ":# ;.." ":, ;..; ";; ;.?; ";, ;.?; ":; ;.?? -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" <)) +-594 +'5-) ' 599-4' +94)' *4''-+)' 5-+- '+94559' <+34 ' )9 /455'-+ & -$$' /4-9$$ +& ') -40 )<+( ) 4$'-+' 599+94'-+)' 54++- '+94559 !41<+9' /'-$$ 9*/-4)' *+94 ') +94- ') < =4++- $'-4+9 5-)$$'90 )- '+9+5- '+94554 ') 4''-+ 94 *49( *4-)( -+ 9*/49<4 =''+ ' :70 '-=( *'$)'-4 ) -4 ' 54 <+ )'* /'=-) 5< 9<99- )- 9'=)0 ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" -59 -4'+- +-= -)-$+ -* */-55- 0 )4' 9+' ')+4+9+>' 4'59 '4+> 4<$' +-+ 21<') /-)' 4' -9+> 9 $-%( )4*)$&4$)'4' <=-)- -/49- '-$$' -=5' */-4)' %8 = -49- -49 -)9- !-49 )*- +-+ -59 4' -)-$+ -)>+45' $)'4' )/ )0 )/ ) )/ ) ) 4 4 4/ 40 4/ 40 3; '-$$' 4+- )3 )3 ) ) ) )' )' 4 4 4' 4 4' 4 4 */-559+' 4-9-+ <+'4+> +-= */4' <=-)-5- 21<') 55'+ ')+/-)' )' )4*- */-4) %"& %8 )4 )0 ) ) )' )/ )/ 4 4/ 4' 40 4 3) 4' -/49- 3 2 9 5 Puzzles by Pappocom Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 5 6 2 9 9 1 4 8 6 8 7 9 5 2 3 Altri giochi su www.corriere.it 4 1 LA SOLUZIONE DI IERI 1 6 7 5 8 9 3 2 4 3 5 2 1 4 7 9 6 8 9 4 8 3 2 6 5 1 7 2 9 6 8 7 5 4 3 1 5 1 4 2 6 3 7 8 9 8 7 3 4 9 1 2 5 6 6 2 5 7 1 4 8 9 3 4 3 9 6 5 8 1 7 2 (&- -.6" - "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 -" ".(& (% -$$(& "-& 2& 5&"." $-" $'99- %"& %8 )/ )3 )0 )0 )) ) )' 40 40 4/ 40 44 3; 4/ -=5' -* -4'+4+94'59 '+ +>' 4-+ %"& %8 ) ) ) )/ ) ) 4; 4 40 40 4 43 4 40 $!" !&!" &#(# 9&9 7 8 1 9 3 2 6 4 5 Estrazioni di sabato 21 giugno 2014 BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE 24 67 24 76 70 32 88 25 29 74 7 84 87 58 50 77 50 56 3 90 42 46 28 61 80 72 24 1 1 85 62 10 65 79 39 86 24 89 10 50 20 56 2 69 73 40 89 47 28 60 70 4 68 62 80 &2"( 7 (-# "( &"-( 5&(. "-. (. 5& "22 $ *( "22 $ .."( I più letti 14 61 69 79 81 85 32 numero Jolly 7 numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 11.600.000,00 452,40 Ai 3 stella: 2.279,00 Ai 6: - Ai 4: 100,00 Ai 3: 22,79 Ai 2 stella: Ai 5+ - Ai 5 stella: - Agli 1 stella: 10,00 5,00 Ai 5: 259.367,93 Ai 4 stella: 45.240,00 Agli 0 stella: Lotto Svizzero 9 11 14 19 28 34 5 Joker 498212 Replay 7 Tecnologia Nuovi smartwatch Apple e Google si sfidano con gli orologi intelligenti, piccoli computer da polso. Guarda SuperenalottoCombinazione vincente www.corriere.it/giochiepronostici "-(" Oggi su www.corriere.it 3 24 25 28 29 32 42 50 56 58 61 67 70 74 76 77 84 87 88 90 Chance !"( & -&".( (. &$. $ "-( &(56- 10eLottoI numeri vincenti Lotto .$& "% "-2 ' (#9( -. 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Guarda Cronaca Dell’Utri, la cella, i libri L’ex senatore di FI in carcere chiede di poter aver più libri o farà lo sciopero della fame Roma Gli Stones Zona rossa e grande attesa per il concerto di stasera al Circo Massimo dei Rolling Stones 70 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER CONOSCERE PER DISTRARSI Dario Fo, Mika e San Francesco Lo spazio di Parmitano Torna il grande teatro di Dario Fo ( foto) con l’opera più appassionata dell’autore-attore premio Nobel. Nato 15 anni fa con il titolo «Lu Santo Jullare Francesco» il lavoro sulla vita del Santo di Assisi è stato riscritto in una nuova versione che mette in luce chiari accostamenti con la figura di papa Francesco Bergoglio molto caro a Dario Fo. Prima che si alzi il sipario Fo si confronterà con uno dei giovani spettatori presenti: una star internazionale, il cantautore anglolibanese Mika. Nuovo appuntamento con il primo format «web nativo» dedicato ai ragazzi. Questa settimana, la conduttrice Anna Maria Baccaro mostra le nuove tendenze ed i gusti dei giovani come l’«Hoverboard estivo» che è destinato a essere la nuova moda sportiva dell’estate. Poi ancora, gli «Spaghetti da Nobel» e «un Bruce Lee: barista» oltre ad un giro nello «zoo di Zurigo». Infine, Italia - Inghilterra simulata al computer e le prime immagini ed i racconti spaziali dell’astronauta italiano Luca Parmitano (foto). Francesco lu santo jullare Rai1, ore 21.25 Next tv Rai Gulp, ore 23.50 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃḭÌÉÀiÌi{ i`>ÃḭÌÉV>>ix i`>ÃḭÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì °äx ," /9° ÌÌÕ>ÌD °xx / £ °°-° £ä°ää " /1" " ° VÕiÌ>À £ä°Îä -1 ° ÌÌÕ>ÌD £ä°xx - / -- //, -", ,"- " ®° ,i}i £Ó°ää , / ½ 1-° ,i}i £Ó°Óä 6, -//° VÕiÌ £Î°£ä , *," 1-/, ",1 £° ÕÌLà £È°ää *" *"-/" ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £È°Îä / £° £È°Îx *" / " " ,- Óä£{\ Ài \ i} ,ÕÃÃ>° >V ÀiÌÌ>® -, Óä°ää /", ° Óä°Îx / / / 66 /° 6`ivÀ>iÌ Ó£°Óx ," "\ , - " 1 - /" 1,° /i>ÌÀ° i «À}À>>\ /} £ Èä ÃiV` ǰÎä --° /iiv ǰxx <",,"° /iiv n°£x ," ° ÌÌÕ>ÌD °£x 6 -" " -° °] iÀ>>] Óä£ä® £ä°{x 6 -" -9 -° °] Óäää® £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "/",° ÌÌÕ>ÌD £Î°{x -, " 6, -//° ÌÌÕ>ÌD £{°Îä // *,-"° /iiv £È°Îä "--," ,<"° /iiv £Ç°{ä / Ó °°-° £Ç°{x , ° /iiv £°äx "--," ,8° /iiv Óä°ää ," " ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> n°äx - " 1° °] Ì>>] £È®° °Îx ***" "6 ° VÕiÌ °xx +1//," " ° °] Ì>>] £ÈÓ® ££°Îä /, ," 1,"*° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Îä / ,° Ḭ̀ £Ó°xx 6-" ,° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° /"° £{°£x / ΰ £{°Îä /° °] ̰] £nή £x°ää /Î °°-° £È°äx 1, ,"° °] 1Ã>] Óää® £Ç°{ä ,/,//° VÕiÌ £n°äx -+1, -* 6 ° /iiv £n°xx /" ΰ £°ää / ΰ £°Îä / ," ° /"° ǰxx <",,"° /iiv n°Óx , ",° VÕiÌ>À °Óx /° VÕiÌ>À £ä°ää - / --° ,i}i £ä°xä * / ,° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä / {° £Ó°ää * / ,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää -/", 6° ÌÌÕ>ÌD £Î°xx " 66 /1,° ÌÌÕ>ÌD £{°{x , 1 7",° À>>ÌV] Óä䣮 £Ç°ää / /6 8/,,° ÃiÀi £n°xx / {° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°Îx """° /iiv° *iÌiÀ > n°ää / x // ° n°{x / "° °Óä , "" ° VÕiÌ>À °Óx */ -° À>>ÌV] 1Ã>] £n® £Ó°ää 6,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Î°{ä ½, "° ÌÌÕ>ÌD £{°ää * /" 6," ° ÃiÀi £È°£ä "*" 1 ° i`>] Ì>>] Óä£ä® £n°xä +1° ÃiÀi Óä°ää / x Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>à n°ää -1*, ,° /iiv °ää /° /iiv £ä°ää , *,8 -1*, ,\ « Ì>> >À> £ 7-° ÌVVà ££°£ä 1", ,° ,ÕLÀV> ££°Îä , *,8 -1*, ,\ « Ì>> >ÃÃi 7 -Õ«iÀëÀÌ £Ó°Óx -/1" *,/" £Ó°{x , *,8 -1*, ,\ « Ì>> >À> Ó 7-° ÌVVà £Î°xä 1", ,° ,ÕLÀV> £{°£ä -*",/ -/° £{°{ä *" 9*-\ ½*" --° À>°] 1Ã>] Óääx® £Ç°{ä 6/ - " " ° -iÀi £n°äx 6 -/,° 6>ÀiÌD £n°Îä -/1" *,/" £°äx 6 -/,° 6>ÀiÌD ǰää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD ǰÎä / ǰ ǰxä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD ǰxx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x ½, /, ,"° ÌÌÕ>ÌD ££°£x ,-" "° ÌÌÕ>ÌD ££°{ä ", ,* ° °] 1Ã>] £® £Î°Îä / ǰ £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä " /, /"° *âiÃV] 1Ã>] Óääx® £È°Îä ,, -/,"\ -/ //° / ÀiÀ] 1Ã>] ÓääÈ® £n°£x ½-*//", , 9° /iiv Óä°ää / ǰ £Î°Îä -/ "" -/ 7" ° i`>] Óäää®° £x°Óä /6 7,- Óä£{° ÕÃV> £n°ää / 8 79¶ ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £°£ä 6 66, ° 6>ÀiÌD Óä°£ä * \ 1"6 ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä ,"" ³ 1//° À>>ÌV] 1Ã>] £È®° ,i}> ` >â Õ À>° i>À` >«À° Óΰ£ä /-/" ° -iÀi £°ää /-\ - //½ -iÀi Óä°Îx / Ó Óä°Îä° Ó£°äx 7 6ä° /iiv° iÝ "½Õ} ] -VÌÌ >>] >i >i ÓÓ°{ä -/, - < ,"° /iiv° ,V >À` ÀÌ>}i Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä "*" - ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°äx ,° -,° /iiv° iÀiÞ *Ûi] >Ì iÀi iÞ] À>Vià "½ À ÓÓ°{x / ΰ ÓÓ°xx / ," ° Ó£°£x 6 -/", -"*,66--1/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi 6Viâ 6iÕÌ ä°Îä ½-//° ÌÌÕ>ÌD ä°Îx ½ " ," ° / ÀiÀ] 1Ã>] £nx®° ,i}> ` V >i Ó£°£ä / " /,"**" *, ,/"° i`>] Ì>>] Óä£{®° ,i}> ` >ÀV *̰ >Ãi /ÀV>] 6>iÀ> i] >À> ÀiÃViÌ Óΰää 8-/9° ÌÌÕ>ÌD £°Óä /,**" " " , Ó /-"," --° âi] 1Ã>] Óää® Ó£°£ä -/ 1,"1-° âi] Óä䣮° ,i}> ` ,L i° *>Õ 7>iÀ] 6 iÃi Óä°Îä " *- ,6° 6>ÀiÌD Ó£°£ä " / 7,,",° À>°] Óääx®° ,i}> ` -iÀ}iÞ `ÀÛ] Û> *>ÃÃiÀ° Õ iViÀ] >à -VÌÌ ii] >Þ iÀ>`iâ° Óΰ{x "// " ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° `ÕVi `Ài> ÕÃV] -> ,>` £°£x / £ "//° ÓΰÓx / Ó ° Óΰ{ä */, ", 7 ,- "° *âiÃV] 1Ã>] Óä£ä® Óΰää x /" *, 1 1° ÀÀÀ] Ì>>ÉÕÃ>] £Èx®° ,i}> ` >Ãà *Õ«° 7>ÌiÀ À>`® ΰäx ,° °] Ì>>] £{®° ,i}> ` iÃÃ>`À iÛiÕ̰ Û> ,L½Ã] ÃÃÕ«Ì> -iÀ>® Ó{°ää / x "//° i «À}À>>\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«> /"°/° ä°Îä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD ÓΰÓx / -/, ,-° ÀÀÀ] 1Ã>] Óään®° ,i}> ` ÀÞ> iÀ̰ Û /ÞiÀ® Óΰää / Ç -*",/° Óΰ£ä --" ° À>>ÌV] L] £nÈ®° ,i}> ` ,>` vvj° iÀiÞ Àî ,>{ ,>x ,> -ÌÀ> ,i> /i >Ãà /Û >Ý ii>Þ /6 £Ç°ää 9 /-° Õð £n°ää " " "° VÕ° £n°xx 9 /° £°ää 5 Èä - " ° 6>ÀiÌD Óä°ää *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ Óä°Îä **- / " -/ /"1,° 6>ÀiÌD Ó£°ää 9 / ,8° 6>ÀiÌD ÓÓ°Îä " " "° VÕ° ÓΰÎä -/ " ", *-1° ÕÃV>i 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi Crescentini strega Francesco Scianna Corse clandestine guidate da Vin Diesel À>°Ì Pietro e Francesca (Francesco Scianna e Jasmine Trinca) sono a un mese dal loro matrimonio. Ma Pietro incontra per caso Stella (Carolina Crescentini, foto) e se ne innamora... Ti amo troppo per dirtelo Canale 5, ore 21.10 Un agente dell’ Fbi (Paul Walker) si infiltra nel mondo della corse clandestine di Los Angeles. Dominic (Vin Diesel, foto con Walker) lo prende sotto la sua ala protettiva. Fast and Furious Italia 1, ore 21.10 Leonardo DiCaprio moderno Romeo Salvi per miracolo: le loro storie Anni 90, Los Angeles. Leonardo DiCaprio e Claire Danes sono Romeo e Giulietta in una rivisitazione moderna del dramma di Shakespeare. Regia di Baz Luhrmann. Romeo + Giulietta Mtv, ore 21.10 Tra le storie dei «salvi per miracolo», quella di Antonio Stufano tornato a camminare dopo essere caduto nel vano di un ascensore per quattro piani. Alive Rete 4, ore 21.15 Ȱxä -, 6/ -/,° -iÀi ǰ£x - /1,9° -iÀi n°ää - /1,9° -iÀi n°xä 1,° -iÀi °{ä 1,° -iÀi £ä°Óä *,6° -iÀi £ä°Óx " /", 7"° -iÀi ££°£x " /", 7"° -iÀi £Ó°äx / - *,° £Î°{ä / /7 ," -° £x°Îx 1//""9° VÕiÌ>À £È°£ä *-° -iÀi £È°xx *-° -iÀi £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x -/,/ " / 11° £°Îx "-/ 7-*,,° -iÀi Óä°Óä "-/ 7-*,,° -iÀi Ó£°£ä "9 < - ", ,"° âi®° ,i}> ` iÀâvi`° ÓÓ°{x -/,° ÌÌÕ>ÌD À>°Ì £n°Îä */,1- *,- /° VÕ° £n°xx " ,/" /" ° ÕÃV> Óä°{ä "// 6 \ /" "1-° VÕ° Ó£°£x 6 6"/° VÕiÌ>À ÓÓ°£x "" /"1, ,/° ÌÌÕ>ÌD £n°Îä ,7 ° VÕiÌ Óä°ää " ,6" Çn nÓ° VÕiÌ Óä°Îä ", " -/",° VÕiÌ Óä°xä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°{ä ,7 ° VÕiÌ ÓΰÎä /*" -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £È°Óx /1// *<< *, ",° -iÀi £Ç°Îä , 7- ", "° £Ç°Îx *<< 9 ,/° £°Óä , " /° -iÀi Ó£°£ä -1° 6>ÀiÌD ä°Óä - " "- 1/° ÃiÀi £°Óä , 7- "//° À>°Ì À>°Ì £È°£ä " - 1,/9° £Ç°xä , 7- ", "° £Ç°xx - " ½1/1 "° £°Îx /"/'] ,< "6 ½"° Ó£°£x £° ÓΰÎä ",7 *, "° -iÀi £°£x , 7- "//° ,> Õ« À>°Ì Ài>ÌiÌÛ°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç` `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°Îä / 1 ""° >ÀÌ £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x -1, ,-° /iiv £°Îx " - , " -// *,° Ó£°ää 7 8 1° >ÀÌ £Ç°Îx /" -*"-\ 6,9 -° Ḭ̀ £°Óx ,] ,] , /° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä *,"*"- * ,\ *,"*"-/ *,//° Ḭ̀ ÓÓ°£ä <" --" -*"-° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx "-/," * "" , ",° Ḭ̀ n°Îä / " 6 <° ÌÌÕ>ÌD °xä 7E",,° /iiv £Ó°Îä " " ° -iÀi £x°Îä /6 "° ÌÌÕ>ÌD £È°xä - *, ",<° Ó£°ää 6","° £n°Îx , //"t V° £°Îä , 1" ° VÕ° Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , /1// "-/° VÕ° Ó£°Îx , /1// "-/° VÕ° ÓÓ°ää , 1" ° VÕ° £Ç°{x 5 //° ÌÌÕ>ÌD £n°xx / ǰ £°ää "" ° Ḭ̀ £°Îx 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Îä ,"<< *- ,6° 6>ÀiÌD ÓÓ°xä " * -, ° /iiv ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £Ç°Îx ** *1*5 ,"-, ° >ÀÌ £n°ää -1 6/ * ",° >ÀÌ £n°Îä **° >ÀÌ £n°xx "9° >ÀÌ £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä *,/ ½ -" " ½ ° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £x°ÎÈ * / 6 ¶ £Ç°Ó ,1 " °°° " *"//"° £°ÓÇ -/° Ó£°ä " /,, ½1"" /1" -" ° ÓÓ°x - ""*° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £È°Îä -8 "6 {° °] Óään®° £n°Îä , 1"° VÕiÌ>À £°Îx , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -6 *//" , ° / ÀiÀ] ÓääÈ®° Óΰ£x "/° À>>ÌV]£Ç® £n°Îx / / ," ° 6>ÀiÌD £°äx "* -* ° -iÀi £°£ä /," " *"--° Ó£°£ä -/,& 1 ½-//° Óΰ£ä *½ /1 ° /iiv ä°ä{ " "1/° ,i>ÌÞ ä°{x /,1 "t ,i>ÌÞ ÌÛÓäää°Ì £°{ä -/", "1,-° ÌÌÕ>ÌD £°xä " ° Ḭ̀ Óä°ää ,"-," "1,-° ,i}i Óä°Îx - / ½ ,/ *,"/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°äx ", *," "° ÓÓ°£ä *, "1 " ° Corriere della Sera Domenica 22 Giugno 2014 71 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Cercasi lavoro: truccatrice per morti Il perditempo Giacomo fa il badante a un paraplegico arrogante e cocainomane. Alice (Nicole Grimaudo) è una truccatrice che lavora in un’agenzia di pompe funebri. Workers - Pronti a tutto Sky Cinema 1, ore 21.10 Beckinsale: indagini prima del buio -Þ i> £Ç°xä * " " ,° i} «À«i > ÃÕ> ÛiÀÃi `i> v>Û> ` `° i««iÌÌ m ° ÕvvÀj° -Þ i> >Þ £°£ä -"/ "/ «iÀ`Li Vi`> `ÀiÌÌ> i £xn `> Vi° 6° >ÃÃ>] ° >ÃÌÀ>] /Ì¢ i ° *Ã>V>i ÌiÌ> V« `i> ÛÌ>° -Þ i> >ÃÃVà £°Îx 6" -" Àii m Õ> Ã}i µÕ>À>Ìii V i] Ãiâ> v} j Õ >ÀÌ] à }`i > ÃÕ> `«i`iâ>° * µÕ>VÃ> V>L> ÃÕ «ÕÌ ` ÛÃÌ>° -Þ i> £ Ó£°ää , /-9 iiLÀi À>â ` À>Và -VÌÌ Ìâ}iÀ>`] >`>ÌÌ>Ì `> À>Và À` ««>° -Þ i> >ÃÃVà 66 ,/ ÀV "ÛiÀ] Ãi}ÀiÌ>À `i «ÀV«>i «>ÀÌÌ `½««Ãâi] ÃV«>Ài «ÀÛÛÃ>iÌi° «Ài`iÀi «ÃÌ m vÀ>Ìi }ii° -Þ i> ÕÌ 1 1\ ,-6" > i i>] iÌÀ>L ÃÌÕ`iÌ > Ì `Ûià ÌÀ> À] à ÀÌÀÛ> >VV`iÌ>iÌi ÃÕ Õ½Ã> `iÃiÀÌ>° >ÌÌiÃ> `i ÃVVÀð°° -Þ i> >Þ 1 / "/" -* i `>} iÃ>À>Ì ` `Õi >}iÌ `i> «â> ` *>À} «iÀ ÃV«ÀÀi La televisione in numeri -«ÀÌ Ó£°£ä ÓÓ°Îx ÓÓ°{ä ÓÓ°{x ½>ÃÃ>Ãà `i> V«>}> `i «ÀiiÀ vÀ>ViÃi >}Þ° -Þ i> >Ý 6," 1, *,<<" "," > ÃÌÀ> ` 6iÀV> ÕiÀ ° >V iÌÌi®] Ài«ÀÌiÀ ÕVVÃ> `« > ÃÕ> V iÃÌ> ÃÕ ÌÀ>vvV ` `À}> > ÕL° -Þ i> *>Ãà 7",,- *," / /1//" /Ài }Û> «ÀiV>À À>VVÌ> i `Ã>ÛÛiÌÕÀi i i ëiÀ>âi `i `ÃVVÕ«>Ì Ì>>] ¼«ÀÌ > ÌÕÌ̽] «ÕÀ ` ÌÀÛ>Ài Õ >ÛÀ° -Þ i> £ -/* 1* { ,6"1/" -i> à >À> ` Þ] L>iÀ> i v}> `i½Õ Ìiâ>Ì > À>`iÀi > ÃÕ µÕ>ÀÌiÀi VÕ Ã >i> À>}>ââ° -Þ i> >Þ 1"6 ½"," iÌ] >ÀÀVV Ìà }À>âi > Õ> V`ÌÌ «À«À ÀÌ`ÃÃ>] iÌÌi `ÃVÕÃÃi > Ã> ÛÌ> `« > ÀÌi `i> ÃÕ> >>Ìi° -Þ i> ÕÌ , 1 1" ", " *, ",, v Ãi}> ÀÌÀ ` V >i] iÀi `ÃÌÀÕÌÌLi] V >LÌD > À>iÀi Ãi«Ài ½ÕÌ Õ ÃÕ V>«° -Þ i> >Ý "6 - 9"1 Õi v>}i à ÀÕÃV «iÀ >ÌÀ `i À }Û>° ½ Và V i «>`Ài `i ëà à >À> `i> >`Ài `i> ëÃ>t -Þ i> *>Ãà Óΰää *"----" « Õ V`iÌi] Õ Õ Ã ÃÛi}> `> V> «iÃ>` ` iÃÃiÀi vÀ>Ìi° ->À> V ii i>À] ÃÌ>À `i Ìiiv ÕvvÞ° -Þ i> Ìà Óΰäx - "/ Õi >}iÌ ÃÌÌ V«iÀÌÕÀ> v} ` iÃÃiÀi ë>VV>ÌÀ ½Õ >½Ã>«ÕÌ> `i½>ÌÀ° iââ] V½m > V>ÌÌÕÀ> ` Õ LÃà iÃÃV>° -Þ i> £ ÓΰÎä "," i ÌiÀÀÀÃÌ Ã«>} `i½Ì> Û} À>«Ài ÛVi«ÀiÃ`iÌi `i VÃ}° >Û` ` >Ìi > ° *ÌiVÀÛ° -Þ i> >ÃÃVà 䰣x -"-*//" « Õ `ÛÀâ `vvVi] ÕV>à > Õ> ÕÛ> V«>}> i Õ ÕÛ >ÛÀ] i ÃÌ> ÀiVÕ«iÀ>` À>««ÀÌ V v} >`iÃViÌi° -Þ i> ÕÌ ä°{x , "6, Ãi}ÕÌ >½££ ÃiÌÌiLÀi] >Ài ° ->`iÀ® > «iÀà > v>}>° ½VÌÀ V ½iÝ V«>} ` ÃVÕ> > ° i>`i® } À`>ÀD ëiÀ>â>° -Þ i> *>Ãà £°ää Óä " Vi >ÛÀ> Õ «iÀ`V ` `> > Ûii >««Àiââ>Ì> «iÀV j ÀÌiÕÌ> ÌÀ«« ÃiÀ>° +Õ>` i Ûii >ÌÌÀLÕÌ Õ v`>â>Ì À>}>ââ°°° -Þ i> £ £{°Îä "\ 1" ", " ," ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°{ä // \ 1,"* -+1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £x°Îä "\ , `> Óä£{ -Þ `>i £ £Ç°£x "\ 8 " " ,< ,1**" \ " ,1-- ,>-«ÀÌ £ £Ç°Îä "\ 1" ", " ," ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°{x 1/""-"\ , Ó /Àvi L>ÀÌ xää° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £n°ää "\ " ,1-- `> Óä£{° ÀiÌÌ> -Þ `>i £ 9 / E - 9>V Ì E -> £n°{x "/" -"\ * - , " `>i -Õ«iÀëÀ̰ vviÀÌ> ÕÀëÀÌ £°ää ,19\ - /,, /iÃÌ >ÌV -Þ -«ÀÌ Ó £°Îä "/" -"\ * - , " `>i -Õ«iÀLi° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°ää "\ ", -1 , `> Óä£{° ÀiÌÌ> -Þ `>i £ ÓÓ°{x 9 / E - 9>V Ì E -> Ó{°ää "\ 1- *",/"" `> Óä£{° ÀiÌÌ> -Þ `>i £ ä°Îä "\ * 1,"* /"1, Àà "«i -Þ -«ÀÌ Ó «Chi l’ha visto?» unico argine al calcio L a cronaca nera unico argine al trionfo dei Mondiali in televisione. La top ten delle trasmissioni più seguite nella settimana è interamente dominata dai Mondiali brasiliani, e dunque da Rai1, che beneficia grandemente dell’effetto Fifa nel periodo della partenza della «bassa stagione» estiva. Un solo genere sembra resistere al successo del calcio catodico, ed è rappresentato dall’irrompere del racconto della cronaca nera. Naturalmente i recenti casi che hanno catalizzato l’attenzione dei giornali e dell’opinione Top & Flop pubblica hanno dato una spinta sensibile a questa La sconfitta di Cesare tendenza, molto forte soItalia - Costa Rica prattutto presso il pubblico femminile. Primo fra tutti, il clamoroso arresto legato alla vicenda di Yara Gambirasio, sulla cui tragica storia la tv ha costruito parec«Italia – Costa Rica»: chie ore di palinsesto. La 15.872.000 spettatori, trasmissione che meglio 67,2% di share, Rai1, venerdì ha saputo intercettare l’in20 giugno, ore 18.00. Minuto teresse diffuso per queste picco: 69,7% di share, va a vicende è stata, come semconcludersi il primo tempo pre, «Chi l’ha visto?», lo della partita persa da Cesare storico programma creato Prandelli (ore 18,40) all’epoca della Rai3 di Angelo Guglielmi, e da molte La serie con Jeremy Piven stagioni affidata al volto di Mr. Selfridge Federica Sciarelli. In tempi di bassi ascolti, Sciarelli ha avuto la prontezza di andare in onda con uno speciale già la sera di lunedì, con la notizia ancora fresca. «Mr. Selfridge. Trucchi e Un’ora circa di diretta che è Inganni»: 650.000 stata seguita da oltre 3 mispettatori, 2,63% di share, lioni di spettatori, con uno Rai3, domenica 15 giugno, share superiore all’ l’11%. ore 21.06. Minuto picco: Due giorni più tardi, nel 531.000 spettatori, ha consueto slot orario del inizio la serie con Jeremy Piven mercoledì sera, «Chi l’ha visto?» ha raccolto 3.257.000 spettatori, per uno share del 12,4%. L’audience del programma è tipicamente femminile (oltre 17% di share sulle donne) e anziano (oltre 20% sugli ultra65enni). Nato come un programma destinato a cercare persone scomparse, «Chi l’ha visto?» è diventata la trasmissione che ha fatto della cronaca nera il suo cavallo di battaglia. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel Un’agente federale americana (Kate Beckinsale, foto), in missione in una base antartica, ha tre giorni di tempo per risolvere un caso di omicidio prima che il sole tramonti per sei mesi. Whiteout - Incubo bianco Cinema Energy, ore 21.15 Robert Redford pazzo di Mia Farrow Jay Gatsby è stato l’amante della bella e viziata Daisy Buchanan (Robert Redford e Mia Farrow, foto), che ha però sposato un altro. Gatsby sarà pronto a correre qualsiasi rischio per riaverla. Il grande Gatsby Sky Cinema Classic, ore 21 -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°Îä £x°£x £x°xx £È°Îx £Ç°{x £{°ää /½- "t ""/ /-/ >ÀÌ iÌÜÀ £x°xx ,/ ½- "/ / / -Þ 1 £n°£ä , 1" -Þ 1 £°Îä ½- / 1- -Þ 1 £°{ä 1 " "<, " Ý vi £°xä 1 " "<, " Ý vi Óä°Óä ½- / 1- -Þ 1 Óä°Îä , -/" / i`à ӣ°ää 1 1" Ó Ý vi Ó£°£ä -/, 1-/, -/,- -Þ 1 Ó£°xx -/, 1-/, -/,- -Þ 1 ÓÓ°xä £ä *5 "6 1-/, £n°£ä " " >ÀÌ iÌÜÀ £n°{x 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £°Óä - 9 , Vi`i £°{x - 9 , Vi`i Óä°ää 7 8 1 i`à Óä°£ä - 9 , Vi`i Óä°£x " -/,", ," " " 1 >ÀÌ iÌÜÀ Óä°Óä /" Ó Óä°{x /" Ó Ó£°ää 7 8 1 ,> Õ« Ó£°äx 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} Ó£°£ä /" Ó Ó£°Óx 7 8 1 ,> Õ« Ó£°Îä 1"6 66 /1, - ""9"" iÀ>} £{°xx / >Ì> i}À>« V £x°{ä , "-/,1, , -1, ÃVÛiÀÞ -ViVi £È°Óx " -/" -\ ÃVÛiÀÞ >i £Ç°ää , 1" ÃÌÀÞ >i £Ç°Îx 1"6/ " 1", >Ì> i}À>« V £n°Óx 7", ÃVÛiÀÞ -ViVi £°£x 11/", -, Óä°ää , ÃÌÀÞ >i Óä°xx - >Ì> i}À>« V Ó£°xx , " , ÃVÛiÀÞ >i ÓÓ°ää ," / \ , << ÃÌÀÞ >i *,/",,' /1" " £È°Óä 1-/ - ", /,1° /iiv " £Ç°ä{ *, /""° /iiv 9 £Ç°äx ," ,/° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°äÇ 1 ", - < /*"° *ÀiÕ i> £Ç°£n 1-/ - ", /,1° /iiv " £Ç°xÎ *, /""° /iiv 9 £n°{{ *, /""° /iiv 9 £n°xx ,/9 *,"/° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°£Î t° *ÀiÕ i> £°Î{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°ÓÎ / ", -° /iiv 9 Óä°Ó{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°äÓ <""° - Ü *ÀiÕ i> Ó£°£x -/, -+1° *ÀiÕ i> Ó£°£x / ", -° /iiv 9 Ó£°£x 1/1 7 9",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äx *,//9 // ,-° /iiv 9 £n°Óä £°Îx Óä°Îä Óä°Îx Ó£°Óx Ó£°xä ÓÓ°Óä ÓÓ°Îx Óΰää Óΰ£x ÓΰÎx Brolin deve incastrare il gangster Penn Due poliziotti (Josh Brolin e Michael Peña) mettono in piedi una task force segreta per incastrare il boss mafioso più temuto di Los Angeles (Sean Penn) alla fine degli anni Quaranta. Gangster Squad Premium Cinema, ore 21.15 -*-" Ý -- ÃiÞ >i / /",9 Ý ° °/° , ÃiÞ >i 1" ",/1 ,t ÃiÞ >i , - Ý Ài -*-" Ý / /",9 Ý - E / Vi`i -*-" Ý , - /""9 Ý Ài /- " -°°°°°° Ý "97"" ÃiÞ >i /- ÃiÞ >i *** <1 i`à / 6/,- ÃiÞ >i °-°° 7 9", Ý Ài © RIPRODUZIONE RISERVATA i`>ÃiÌ *ÀiÕ £{°£È £{°{ £x°£Ç £x°£n / *,-° /iiv 9 -1/-° /iiv " / *,-° /iiv 9 1 /" ½*,/", ," ° *ÀiÕ i> £x°Îx -1/-° /iiv " £x°Îx ½," *5 *<<" " "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°£n *, /""° /iiv 9 ÓÓ°Óx ÓÓ°xä ÓÓ°xx ÓÓ°xn Óΰäx Óΰ£Ó / ° /iiv " +1 "° - Ü " *, /""° /iiv 9 1," ",,° /iiv " " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> "97"" " ° *ÀiÕ i> Óΰ£Ó ½1," /,,",<< ½" /° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓΰΠÓΰ{{ ä°Î£ ä°xx £°ä £°£n £°Ó£ Ó°ä£ , 9° /iiv 9 1," ",,° /iiv " " /, ° /iiv 9 6 " +1-/ 7-/° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> 1/6"° *ÀiÕ i> -1/-° /iiv " " /, ° /iiv 9 -1/-° /iiv " 72 italia: 51575551575557 Domenica 22 Giugno 2014 Corriere della Sera
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