02 FISDE aprile/giugno - 2014 - numero 02 - Anno X numero Periodico del Fondo Integrativo Sanitario per i Dipendenti del Gruppo Enel numero 02 Periodico del Fondo Integrativo Sanitario per i Dipendenti del Gruppo Enel 3 Editoriale di Vito Rossi L’editoriale 3 Comunicazioni 5 ai soci 10 L’Esperto 5 di Franco Viganego 7 Familiari a carico scadenze 2014 di Vincenzo Marazita 9 Soggiorni estivi per giovani disabili di Vincenzo Marazita Cibo per 31 la mente Bilancio di esercizio 2013 10 Disabilità e lavoro di Carlo Lepri 14 Pubblicazione trimestrale aprile/giugno 2014 numero 2 Anno X Registrazione Tribunale di Roma n. 232/2005 dell’08-06-2005 DIRETTORE RESPONSABILE Vito Rossi COMITATO DI REDAZIONE Alessandro Canta Pierluigi Ferrari Nicola Fiore Pier Luigi Loi Giovanni Maccagno Fabrizio Mannaioli Roberto Paoletti Federico Tornaghi SEGRETARIA DI REDAZIONE Stefania Latini Il diabete: una malattia sociale di Pierluigi Sorichetti 22 Agopuntura di Amedeo Curatolo 31 Storia millenaria di un sottile filo di seta DIREZIONE e REDAZIONE 00198 Roma Via Nizza, 152 Tel. 06 648 971 32 Fax 06 648 971 48 di Anna Sbordoni Stampa e impaginazione LITO sas 00139 Roma Via Monte Fumaiolo, 24/28 Progetto grafico di Francesca Mazzani e Stefano Trivellone Finito di stampare nel mese di luglio 2014 Editoriale 3 di Vito Rossi EDITORIALE I l bilancio di esercizio dell’anno 2013 si è chiuso con una perdita di oltre 3 milioni di Euro che tiene conto del risultato positivo della gestione finanziaria del patrimonio, come riportato in altro articolo di questo giornale. In realtà il dato più significativo sulla salute della conduzione annuale del Fondo sta nel rapporto tra la contribuzione delle imprese (entrate) ed i rimborsi sanitari (costi). Questo rapporto, definito tecnicamente “gestione ordinaria” presenta un deficit di oltre 4 milioni di Euro, al netto delle spese di gestione pari a 6,2 milioni di Euro, di cui 4,5 milioni per il corrispettivo del service Arca. Il risultato negativo dell’esercizio 2013 ha interrotto un trend di risultati economici lusinghieri registrati fin dal 2009. In realtà la perdita è dovuta alla diminuzione dei contributi pagati dalle società, ad un maggiore ricorso dei soci alle prestazioni del Fondo, alla spesa per coniuge a carico dei soci straordinari (sperimentazione terminata al 31 dicembre 2013). Si può così osservare che la perdita appare essere strutturale e quindi ripetitiva in misura gradualmente maggiore nei prossimi anni. s Vito Rossi è Presidente del CdA di FISDE EDITORIALE 4 Il trend di perdita va quindi interrotto con misure specifiche “ad hoc” per l’esercizio 2014, ormai in corso, e con misure strutturali capaci di influenzare la spesa ovvero le entrate nei prossimi anni. Solo ciò consentirà non solo la salvaguardia sostanziale della qualità delle prestazioni rese ai soci ma addirittura la sopravvivenza del Fondo nel lungo periodo. Sotto il profilo generale, l’attività efficace e propositiva del Consiglio di Amministrazione, a partire dal suo insediamento nell’anno 2009, ha salvaguardato, incrementandole, le risorse del Fondo e la sua trasparenza amministrativa attraverso il controllo rigoroso della spesa, la normalizzazione di comportamenti irregolari di molti soci, il recupero di ingenti somme, l’adozione di una rigorosa contabilità per competenza ed altri provvedimenti. Ora, però, se la contribuzione delle società rimarrà tale si dovranno adottare a breve provvedimenti di contenimento strutturale delle spese relative ai rimborsi ed ai costi di gestione del service. Provvedimenti che nella loro articolazione non incideranno sulla cultura del nostro Fondo che da sempre punta sulla qualità dell’assistenza dei colleghi in servizio, dei colleghi pensionati, dei disabili. Sarà mia cura illustrare questi provvedimenti una volta adottati, augurandoci che possano concorrere con un aumento delle entrate. Bilancio 5 di Franco Viganego Il Bilancio di esercizio 2013 del FISDE ha registrato una perdita di circa 3,3 milioni di Euro, interrompendo così la serie di risultati economici positivi registrati a partire dal 2009. In particolare la “gestione ordinaria”, data dalla differenza tra contribuzioni delle imprese meno rimborsi sanitari e costi di struttura, ha chiuso con un deficit di circa 4,3 milioni di Euro. Le ragioni di tale consistente squilibrio, in sintesi, sono state determinate da: l minori ricavi per circa 3,6 milioni di Euro derivanti da riduzioni degli stanziamenti delle Società aderenti, conseguenza sia della diminuzione degli organici degli iscritti al Fondo, sia del mancato apporto economico previsto dell’“accordo di stabilizzazione”, a suo tempo intervenuto tra le Fonti Istitutive e scaduto nel terzo trimestre 2012; l maggiore ricorso alle prestazioni del FISDE da parte dei soci che hanno incrementato il numero delle richieste di rimborsi sanitari di circa il 10% per un costo aggiuntivo, sempre rispetto al 2012, di circa 2 milioni di Euro. È da notare inoltre che i costi del 2013 sono stati ulteriormente aggravati dagli squilibri economici della “sperimentazione coniugi a carico dei soci straordinari” conclusasi definitivamente con il 31 dicembre. Nel solo 2013 tale voce di spesa ha presentato un deficit tra contributi versati e spese per rimborsi di oltre 0,9 milioni di Euro. I costi della struttura operativa FISDE 2013, di circa 6,2 milioni di Euro, invece, si sono confermati dello stesso ordine di grandezza dell’anno precedente, anche se diminuiti di circa 150.000 Euro. In tali costi sono compresi i circa 4,5 milioni di Euro (IVA compresa) corrisposti all’ARCA per la remunerazione del service operativo. È opportuno ricordare che il deficit della gestione ordinaria, di circa 4,3 milioni di Euro, è stato mitigato dal risultato positivo della gestione finanziaria del patrimonio del Fondo. COMUNICAZIONI AI SOCI di esercizio 2013 s Franco Viganego è Responsabile Area Amministrazione Finanza e Controllo di FISDE COMUNICAZIONI AI SOCI 6 Saldi ordinari Il Consiglio di Amministrazione del FISDE, tuttavia, nonostante i risultati negativi della Gestione 2013 appena illustrati, ha deciso di disporre, in via del tutto eccezionale, la liquidazione di tutte le pratiche al valore massimo del Nomenclatore Tariffario, in altre parole ha deliberato il pagamento integrale del saldo ordinario. Per questo si è dovuto far ricorso alle Riserve Patrimoniali Disponibili, peraltro incrementate nel 2012 di oltre 2,1 milioni di Euro per avanzi di gestione verificatisi appunto nell’esercizio 2012. Prestazioni vincolate È da precisare, infine, che le “prestazioni vincolate” di cui al Decreto del 27 ottobre 2009 del Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali (c.d. Decreto Sacconi) hanno raggiunto, rispetto al totale delle prestazioni erogate, la percentuale di circa il 46%, garantendo così l’esenzione fiscale delle quote di finanziamento versate da aziende e lavoratori. scadenze 2014 di Vincenzo Marazita Riguardo alla presentazione della certificazione reddituale da parte dei soci che hanno fruito di rimborsi e di altre prestazioni del Fondo per familiari a carico nell’anno 2013 è necessario rispettare adempimenti e scadenze per evitare il blocco dei rimborsi e/o l’inibizione della presentazione delle domande. 30 settembre 2014 È il termine per la presentazione della certificazione dei redditi 2014 anno di imposta 2013 (Mod. 730/2014; Unico 2014; Cud 2014) per i soci che hanno fruito di rimborsi (data fattura 1 gennaio - 31 dicembre 2013) o di altre prestazioni per familiari a carico nel corso del 2013. La documentazione può essere trasmessa tramite lo Sportello on-line del sito FISDE o fatta pervenire agli uffici del service ARCA (a mano, con raccomandata a/r, attraverso l’apposito servizio di fax server). 1 ottobre 2014 Scatta la sospensione. A partire da tale data viene sospeso il pagamento dei rimborsi per tutti coloro che non abbiano provveduto alla presentazione della documentazione reddituale comprovante la situazione di carico fiscale o alla restituzione di quando indebitamente percepito entro il 30 settembre 2014. Il blocco della posizione riguarda l’intero nucleo familiare. Fermo restando quanto precede, le domande di rimborso dell’anno 2014 potranno comunque essere regolarmente presentate (nel termine di 60 giorni a decorrere dal giorno successivo alla data della fattura, ad esclusione delle fatture emesse nel mese di dicembre che vanno presentate entro il 31 gennaio 2015). COMUNICAZIONI AI SOCI Familiari a carico 7 s Vincenzo Marazita è Responsabile Area Gestione Processi Operativi di FISDE COMUNICAZIONI AI SOCI 8 31 dicembre 2014 È il termine ultimo per la regolarizzazione. Nel caso la regolarizzazione della propria posizione non dovesse avvenire entro il 31 dicembre 2014, a partire dal 1 gennaio 2015 sarà inibita la presentazione delle domande di rimborso relative all’anno finanziario 2015 nonché la fruizione di ogni altra prestazione di FISDE. Solo dopo aver regolarizzato la propria posizione e secondo quanto previsto dai regolamenti associativi il socio avrà titolo: al pagamento dei rimborsi relativi a prestazioni con giustificativo di spesa emesso entro il 31 dicembre 2014, le cui domande siano state presentate nel rispetto dei termini regolamentari; l alla presentazione delle domande di rimborso per prestazioni aventi giustificativo di spesa emesso in data pari o successiva all’avvenuta regolarizzazione della propria posizione; l alla presentazione delle domande di rimborso per prestazioni aventi giustificativo di spesa emesso in data anteriore alla regolarizzazione della posizione a condizione che non sia scaduto il termine regolamentare di presentazione previsto di 60 giorni a partire dal giorno successivo alla data della fattura; l a fruire di ogni altra prestazione del Fondo. l RICORDIAMO CHE IL SOCIO È OBBLIGATO A CONSERVARE ED ESIBIRE, A RICHIESTA DI FISDE, LA DOCUMENTAZIONE REDDITUALE IN ORIGINALE FINO AL 31 DICEMBRE 2019. Per una lettura completa della normativa si rimanda a NoiFisde n. 1 del 2014. per giovani disabili di Vincenzo Marazita La Brigata “San Marco” accoglie i giovani disabili FISDE a Brindisi. Nell’ambito dei soggiorni estivi promossi da FISDE in favore dei giovani disabili, i partecipanti ai soggiorni di Brindisi hanno avuto l’opportunità di visitare il Castello Svevo di Brindisi, Arsenale della Marina Militare, e di incontrare la Brigata “Marina San Marco”, reparto d’élite della Marina Militare Italiana: ospiti del C.A. Pasquale Guerra ed accolti, per sua delega, dal C.V. Maurizio Marti. La sensibilità della “San Marco” verso i problemi sociali del territorio brindisino ha radici lontane: nei primi anni '60 ha donato alla Curia Arcivescovile uno degli immobili co- struiti prima della seconda guerra mondiale per ospitare bambini tubercolotici e orfani di guerra. Dopo un lungo periodo di degrado, lo stesso immobile, nel 2008 è stato messo a diposizione della cooperativa Eridano che vi ha realizzato una struttura ricettiva in favore dei disabili. I ragazzi hanno assistito con grande partecipazione ed interesse a momenti di addestramento operativo dei vari reparti della Brigata ed hanno visitato i mezzi navali in porto. I giovani erano accompagnati dal Presidente del FISDE Vito Rossi e dal Consigliere di Amministrazione Nicola Fiore. COMUNICAZIONI AI SOCI Soggiorni estivi 9 10 DISABILITA E LAVORO 11 tenacia e impegno di Carlo Lepri È una storia di speranza. In particolare oggi dove disabilità e lavoro rischiano di essere sempre più distanti. È una storia che ci insegna a non avere fretta. A pensare che il percorso verso il lavoro è anche un percorso verso l’adultità. “Cosa dici Marco, mi dai il permesso di scrivere un articolo su di te per la rivista del FISDE? Sai, potrebbe essere utile per altri ragazzi che si trovano nella tua situazione!” Marco si volta verso suo padre interrogandolo con gli occhi. E suo padre gli risponde con una frase che ho sentito altre volte e che mi piace sempre: “Non guardare me, sei tu che devi decidere”. Allora Marco mi scruta. Poi si apre ad un sorriso e mi dice: “OK!” Ma non è stato sempre così. Ricordo il primo colloquio. Era la primavera del 2010. Marco, quasi nascosto dietro a suo padre, senza parole. La scuola era finita ormai da due anni e Marco stava a casa, sempre più sfiduciato e senza progetti per il futuro. La sua disabilità non era così importante da pensare ad un centro riabilitativo ma la solitudine e la mancanza di prospettive cominciavano a farsi sentire. Il papà di Marco aveva avuto una buona idea: lo portava con lui a lavorare in campagna. “Gli tengo il motore acceso - mi disse - ma non può durare. Ha bisogno di stare con gli altri. Di lavorare s Dott. Carlo Lepri è Psicologo e Consulente Fisde L’ESPERTO una storia di L’ESPERTO 12 con persone della sua età”. I soggiorni estivi del FISDE erano imminenti e Marco non aveva mai fatto un’esperienza fuori dalla famiglia. Quello fu il primo passo. E funzionò. Marco tornò dalla vacanze più sereno ma soprattutto con più fiducia in se stesso. Nel frattempo avevo contattato l’assistente sociale del comune dove Marco vive. Lei non aveva progetti per Marco. Non aveva il tempo. C’erano altre urgenze. Tuttavia, insieme, riuscimmo ad individuare una agenzia di formazione. Ci convinceva il fatto che non venivano proposti programmi teorici. La filosofia era quella della “formazione in situazione”: imparare lavorando. La teoria, semmai ce ne fosse stato bisogno, sarebbe venuta dopo, come conseguenza delle attività pratiche. Marco cominciò così i suoi tirocini lavorativi; ne avrebbe fatti ben otto, in otto aziende diverse, nei tre anni successivi. Ma questo non deve stupire. L’obiettivo non era infatti quello di “imparare un lavoro” quanto di “imparare a lavorare”. Erano le regole del lavoro ciò che interessava che Marco apprendesse. E l’unico modo per apprenderle era quello di essere inserito in ambienti di lavoro veri e concreti: dalla pulizia del verde, all’addetto al magazzino, dalla pulizia delle spiagge, all’aiuto bagnino, dall’addetto al rifornimento in un supermercato all’aiuto carpentiere di materiali in ferro. Intanto Marco si muove sul territorio. Conosce nuovi compagni di lavoro. Impara ad adattarsi a situazione diverse. Cresce. Il suo ultimo tirocinio funziona così be- Marco cominciò così i suoi tirocini lavorativi; ne avrebbe fatti ben otto, in otto aziende diverse, nei tre anni successivi. L’obiettivo “imparare a lavorare”. ne che la cooperativa dove è inserito decide di assumerlo per tre mesi nella stagione estiva. Nel frattempo l’agenzia di formazione e l’assistente sociale del comune aiutano Marco nelle pratiche di iscrizione al centro per l’impiego. Poi si collegano con l’azienda sanitaria locale. Sarà la asl, con il suo servizio inserimenti lavorativi, che prenderà Marco in carico al termine del suo percorso di formazione. E così avviene. Oggi Marco è inserito con una borsa di lavoro presso un’azienda metalmeccanica. Non sappiamo se verrà assunto. L’azienda è piccola e non è sottoposta alla legge sul collocamento delle persone disabili. Ma non importa. Ormai Marco ha una rete di servizi che lo conosce e lo aiuta. E una soluzione si troverà. Mi è sembrato valesse la pena raccontare la storia di Marco. È una storia con dei protagonisti: prima di tutto Marco, con la sua tenacia e il suo impegno. Poi la famiglia di Marco, sempre pronta a rilanciare, a credere in lui e a non sostituirsi. Poi un sistema di servizi: il comune, l’agenzia formativa, la Asl, il centro per l’impiego. Ciascuno competente ma non sempre collegati tra loro. E forse è proprio nel favorire questo collegamento che il piccolo aiuto del FISDE è stato prezioso. Ah! Se volete conoscere Marco lo trovate su Facebook. Perché lui, nel frattempo, è diventato anche un esperto navigatore. q L’ESPERTO 14 IL DIABETE Di Pierluigi Sorichetti una malattia sociale Il diabete mellito è una condizione morbosa caratterizzata da livelli di glucosio nel sangue (glicemia) più elevati rispetto alla norma. La patologia è dovuta ad una ridotta attività insulinica, a causa di molti fattori legati al patrimonio ereditario, al comportamento ed all'ambiente. Con le sue complicanze costituisce uno dei maggiori problemi sanitari dei paesi economicamente evoluti e, al tempo stesso, una delle più importanti voci della spesa sanitaria. Una patologia “antica” La malattia era già conosciuta in tempi remoti tanto che le prime descrizioni sono riscontrabili nel papiro egiziano di Ebers, databile intorno al 1500 a.c.. Indicazioni dei sintomi si trovano nei testi di Areteo di Cappadocia e di Galeno. Una sistematizzazione della malattia viene proposta da Avicenna intorno al 1000 d.c.. Ma è solo verso la fine del XIX e l’inizio del XX secolo che vengono individuati i meccanismi alla base della malattia: in particolare, che il pancreas è l'organo interessato. Il 1921 segna una tappa importante nella storia del diabete. Due ricercatori canadesi, Banting e Best, scoprono l'insulina e scoprono, quindi, che il diabete è una malattia endocrina dovuta alla carenza di questo ormone. Con estratti pancreatici di animali trattano per la prima volta persone affette da diabete che, come altrimenti avveniva fino a quel momento, sarebbero morte poco dopo l'esordio della patologia. Il cammino della ricerca e dell'applicazione degli studi sul diabete sono stati contraddistinti da una serie di conquiste che hanno consentito un miglior controllo della malattia ed insieme la possibilità di controllarne le potenziali complicanze. Diffusione e fattori di rischio Dall’analisi dei dati internazionali, accreditati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, emerge un aumento diffuso della malattia, tale da indurre a parlare di epidemia mondiale di diabete. Dati recenti, relativi a studi di popolazione effettuati nel nostro Paese, indicano che il 4,9% degli italiani è affetto da diabete. È noto, peraltro, che esiste una quota elevata di casi di diabete misconosciuto, stimata in percentuale pari a quella del diabete noto: per ogni diabetico noto ce n'è un altro che lo è ma non sa di esserlo. Se non si apportano misure adeguate di prevenzione e di cura, tali numeri sono destinati a raddoppiare entro il 2025. Il rapporto “Il diabete in Italia 20002011”, realizzato dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), fornisce una fotografia dettagliata dell’evoluzione del diabete in Italia negli ultimi 11 anni. Nel periodo 2000-2011 il numero delle persone con diabete è aumentato passando da 2.149 milioni del 2000 a 2.939 milioni nel 2011. Come è possibile che a fronte di tante conquiste sul piano diagnostico e terapeutico si assista ad un incremento così importante della malattia? s Dott. Pierluigi Sorichetti Diabetologo L’ESPERTO 16 L’incremento della malattia dipende dalla presenza di fattori di rischio che incidono sempre di più nel nostro modo di vivere: il sovrappeso, la scarsa abitudine al movimento, lo stress e, infine, anche se non meno importanti, le non corrette abitudini alimentari. Diabete tipo 1 e tipo 2 Per meglio comprendere le implicazioni di ordine diagnostico e clinico diciamo, innanzi tutto, che si distinguono due tipi di diabete. Diabete di tipo 1 è prevalentemente (ma non esclusivamente) infantile e giovanile. Sin dall'inizio richiede un trattamen- to insulinico ed ha una genesi autoimmune derivante dall'interazione di una predisposizione genetica con fattori ambientali non ancora del tutto chiariti. Diabete di tipo 2 è caratteristico dell'età adulta e senile ed è spesso associato a condizioni quali il sovrappeso, l'alterazione dell'assetto lipidico, l'ipertensione arteriosa. Può essere controllato per lungo tempo con la dieta, l'esercizio fisico e, quando non sufficienti, con gli ipoglicemizzanti orali (farmaci, assunti per bocca, che riducono la glicemia). In questa forma si può arrivare al trattamento insulinico anche dopo un certo numero di anni di malattia. COSA SUCCEDE NELL’ORGANISMO QUANDO SI INSTAURA IL DIABETE? Abbiamo detto che il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata dall'aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Il glucosio rappresenta la più importante fonte di energia per le cellule del nostro organismo e proprio per questo, oltre ad essere utilizzato immediatamente, viene anche immagazzinato in riserve di glicogeno (nel fegato e nei muscoli). Il glucosio, dunque, dal circolo sanguigno, nel quale viene disciolto dopo il processo di digestione degli alimenti, deve essere trasportato all'interno delle cellule per essere utilizzato e immagazzinato. L'insulina è il principale ormone che regola l'ingresso del glucosio dal sangue nelle cellule principalmente quelle muscolari e adipose. Se la disponibilità di insulina è insufficiente (deficit di insulina) o se le cellule non rispondono adeguatamente ad essa (insulinoresistenza) il glucosio non può essere efficacemente utilizzato dal nostro organismo: la conseguenza di ciò è uno stato di carenza di glucosio nei tessuti con elevati valori nel torrente sanguigno. 18 L’ESPERTO Malattia sociale Il diabete di tipo 1 è la malattia cronica più frequente dell'infanzia e dell'età giovanile: nelle nostre regioni la malattia ha un'incidenza di circa 6/9 nuovi casi all'anno per ogni 100.000 abitanti al di sotto dei 15 anni di età; ad eccezione della Sardegna dove, per cause ancora imprecisate, la malattia è fino a 5 volte più frequente. La dipendenza a vita dall’insulina, gli obblighi dietetici e di sorveglianza glicemica, il rischio a lungo termine di complicanze vascolari e nervose, l'impatto psicologico per i giovani pazienti e le loro famiglie fanno del diabete di tipo 1 una vera e propria malattia sociale e, al tempo stesso, uno degli argomenti nei quali più vasto ed intenso è l'impegno dei ricercatori in tutto il mondo. I sintomi L'esordio del diabete mellito di tipo 1 è quasi sempre acuto. Il riscontro del tipo 2, invece, è piuttosto casuale perché la patologia si instaura lentamente e occorre molto tempo prima che la sintomatologia possa divenire clinicamente manifesta. Spesso la diagnosi avviene nel corso di esami di laboratorio a cui il paziente si sottopone per altri motivi; in altri casi è il medico stesso a sottolineare che alcuni sintomi riferiti dal paziente potrebbero essere un campanello di allarme della malattia: la necessità di urinare molto e spesso (poliuria), la sete con conseguente necessità di bere molto (polidipsia), calo del peso, infezioni spesso a carico degli organi genitali. 19 Diagnosi precoce Come si affronta il diabete Le complicanze Sul lungo termine, un insufficiente control- Al di là degli aspetti farmacologici del trattamento del diabete, che costitui- L’ESPERTO È importante scoprire il diabete prima possibile. Una diagnosi precoce è determinante per instaurare un corretto piano di controllo della patologia e di prevenzione delle complicanze a lungo termine che rappresentano il vero pericolo del diabete. Per questo è fondamentale, anche prima dei 40-45 anni, controllare periodicamente la glicemia, in particolare nei soggetti sovrappeso od obesi, in chi soffre di ipertensione, in chi conduce uno stile di vita sedentario e segue una dieta squilibrata e in chi presenta familiarità per il diabete. lo della glicemia (iperglicemia cronica) può favorire la comparsa di complicanze. Le complicanze a lungo termine del diabete includono le complicanze microvascolari (dei piccoli vasi arteriosi) come la retinopatia (che può portare danni alla vista), la nefropatia (che può compromettere la funzione renale), la neuropatia periferica (che può favorire le lesioni al piede), la neuropatia autonomica (che può dare disturbi a cuore, intestino e vescica) e quelle macrovascolari (dei grossi vasi arteriosi) con un aumentato rischio di arteriosclerosi (cervello, cuore, arti inferiori). L’ESPERTO 20 scono un capitolo molto importante e che meriterebbero un trattamento a parte, ci soffermiamo sugli aspetti comportamentali che vanno considerati pilastri insostituibili della terapia. È indiscusso il ruolo fondamentale della dieta nella gestione del diabete, si tratta a tutti gli effetti di una terapia. La dieta deve essere equilibrata in termini di macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi) e impostata per la maggior parte dei casi su uno schema a cinque pasti giornalieri; la regola degli spuntini si rivela utile nel mantenere un controllo soddisfacente in caso di terapia insulinica intensiva. Naturalmente il contenuto in carboidra- ti del pasto è il maggior determinante del fabbisogno insulinico nel diabete di tipo 1. Per questa ragione il “golden standard” della terapia nutrizionale del paziente diabetico di tipo 1, in terapia insulinica intensiva o con microinfusore, è il metodo del “Conteggio dei carboidrati” . La regola fondamentale da seguire è quella di mantenere costante il contenuto dei carboidrati nel singolo pasto attraverso l'uso delle liste di scambio, l'acquisizione della capacità di quantificare i carboidrati contenuti negli alimenti, la sostituzione reciproca tra alimenti con lo stesso contenuto di carboidrati e la corretta calibrazione della terapia insulinica sulla base di tale quantità. LE STRUTTURE DIABETOLOGICHE IN ITALIA In Italia, la cura delle persone con diabete è sancita dalla Legge 115/87 la quale garantisce a tutti i pazienti diabetici l'assistenza specialistica diabetologica e identifica, in base all'art.2, la “Struttura di Diabetologia” come l'Unità organizzativa per l'erogazione delle prestazioni e dei presidi necessari. Fra gli standard di riferimento della cura vanno annoverati anche lo screening periodico e la stadiazione del danno d'organo (valutazione della funzione renale, del fondo dell'occhio, indagini vascolari e neurologiche) mediante un dettagliato piano di visite ed esami bioumorali e strumentali, conformemente alle linee guida delle Società Scientifiche nazionali e internazionali. Le visite dettagliate dovrebbero essere comprensive di valutazione antropometrica, delle tecniche di monitoraggio e iniezione di insulina, del diario di terapia, del diario alimentare con eventuale re-istruzione e revisione del diario glicemico. Sulle strutture di Diabetologia grava un carico assistenziale importante. Ogni anno un numero crescente di persone con diabete si rivolge alle strutture specialistiche con una frequenza che è in funzione dell'aumento di incidenza del diabete e della complessità e gravità del quadro clinico. Si tratta di un modello organizzativo di cura che ha dimostrato la sua efficacia nel migliorare gli esiti della malattia. q L’ESPERTO 22 AGOPUNTURA di Amedeo Curatolo L’ESPERTO 24 La storia s Dott. Amedeo Curatolo Specialista in malattie infettive, diplomato in Agopuntura Medica e Medicina Tradizionale Cinese Per avere una vaga idea degli inizi dell’agopuntura bisogna andare a ritroso nel tempo di almeno 4.000 anni ed arrivare fino in Cina. Il più antico testo di medicina cinese a noi pervenuto è il Huang Di Neijing, scritto sotto forma di dialogo tra Hua Di, l’Imperatore Giallo, ed il suo medico di corte Qi Bo intorno al 2.690 a.c.. Un classico di Medicina Interna, ricco di nozioni mediche fondamentali che vietava l’uso di “pietre che feriscono” e di “canne che ledono” (riferendosi ad una pratica più antica che utilizzava a fini curativi schegge di pietra e di canna di bambù) e imponeva l’uso di “fini aghi per guarire”. Per secoli dinastie di sovrani cinesi utilizzarono con soddisfazione l’agopuntura, incoraggiandone lo studio, la pratica e l’insegnamento. Dopo un periodo di decadenza caratterizzato dal declino della civiltà cinese sotto le dominazioni straniere, dalle guerre civili, dalla seconda guerra mondiale con l’invasione giapponese, da interminabili lotte interne e dalla disastrosa guerra dell’oppio, venne avviata la riorganizzazione dell’agopuntura in ambito universitario ed ospedaliero. La sua diffusione in Europa, verso la fine degli anni ’70, portò allo sviluppo di due differenti scuole: una riscoprì i testi classici, l’altra neurologico-reflessoterapica inquadrò l’agopuntura come fenomeno elettrofisiologico. Nel 1977 arriva il riconoscimento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità quale “pratica terapeutica efficace” che in qualche modo “sdogana” l’agopuntura anche nel mondo occidentale. 25 L’ESPERTO “agopuntura s. f. [comp. di ago e puntura]. Inf issione di aghi nei tessuti del corpo a scopo curativo, secondo modalità tecniche particolari…” L’ESPERTO 26 La scuola di pensiero di Yin e Yang La medicina cinese si basa su due grandi scuole: quella del Taoismo e quella dello Yin e dello Yang. Secondo l’antica filosofia cinese la vita dell’universo è uno scambio di influssi tra il cielo e la terra. La vita umana “si accende” nell’incontro tra forze positive Yang (cielo) e negative Yin (terra). L’uomo, come la natura, come l’intero universo, si regge esclusivamente sull’equilibrio di queste due forze opposte: una di moto ed una di quiete, una conservatrice e l’altra modificatrice e dinamica. La scienza cinese riconosce un principio: ogni fenomeno nell’universo, dal più grande al più piccolo, è polarizzato. Cioè si trasforma e si evolve attraverso tensioni bipolari mantenendo sempre questo dualismo tra forze opposte, come i poli di un magnete. E come per una calamita, che per quante volte venisse divisa sarebbe sempre bipolare anche nel suo frammento più piccolo, così in natura il rapporto tra Yin e Yang è indissolubile. Non può un polo esistere senza l’altro e la polarità è presente nelle cellule degli esseri viventi, negli scambi osmotici, nella contrazione di un muscolo, nell’eccitazione di una cellula nervosa; e ancora, oltre l’energia biologica, quella elettromagnetica, quella dell’acqua (che è un dipolo: idrogeno positivo/ossigeno negativo), fino all’attrazione tra elettrone negativo e protone positivo. more”: ed infatti i sani raramente si rendono conto di stare bene! Quando questo equilibrio delicatissimo della vita si incrina allora sopravviene il difetto di un meccanismo, il disturbo di un organo, la malattia. Il punto di partenza della medicina cinese è questo. Dunque non si persegue la malattia o il sintomo, ma la disfunzione che ne è all’origine, risultato estremo di uno squilibrio originato molto tempo prima, forse in una zona più distante e, talvolta, insospettabile di quell’organismo. La medicina tradizionale cinese tiene 27 L’ESPERTO Proprio come l’universo, in continua espansione e trasformazione, così gli esseri viventi sono sistemi energetici in cui, mentre viene mantenuta stabile la forma, i componenti si rinnovano continuamente. Anche sotto questo aspetto la vita sembra fondarsi tra stabilità e cambiamento, tra Yin e Yang, appunto. E quell’equilibrio vitale e dinamico garantisce la salute. La salute è la condizione naturale dell’universo e, in particolare, dell’universo/uomo; uno stato di efficienza regolare e… silenziosa. “La salute - dicono i Cinesi - non fa ru- STRUMENTI E TECNICHE In Agopuntura si usano, gli aghi, la moxibustione e il coppettamento. L’ESPERTO 28 Gli aghi sono di acciaio inossidabile, molto sottili e dotati di un’impugnatura d’argento o di rame; la punta ad “ago di pino” penetra senza traumi attraverso i pori. La scelta del punto e l’angolo di infissione dell’ago dipendono dalle finalità terapeutiche e dalla zona anatomica da trattare. La sterilizzazione - condizione imprescindibile - è garantita trattando gli aghi in autoclave secondo le procedure standard o, più praticamente, dall’uso di aghi monouso in blister sterile. L’infissione dell’ago non è dolorosa, ma può produrre una sensazione di intorpidimento o di pressione, talvolta di formicolio oppure di distensione. La moxibustione consiste nell’avvicinare alla cute, mantenendolo ad una distanza di sicurezza, un sigaro o un carboncino acceso di artemisia vulgaris chiamato moxa. La moxa è usata da sempre per aumentare il flusso del sangue e di energia nei canali, ma anche per accentuare lo stimolo dell’ago. Una curiosità: l’artemisia deve il suo nome alla dea Artemide, che nella Grecia antica per una credenza popolare veniva invocata dalle partorienti. È confermato come l’utilizzo della moxa - nelle affezioni della gravidanza o nella malposizione fetale - riesca ad essere efficacemente risolutiva. Il coppettamento è l’insieme di tecniche, di origine antichissima, di suzione sulla superficie cutanea attraverso coppette o ventose, ma ancor prima con le sanguisughe. Questa pratica era conosciuta non solo in Oriente, ma anche in Europa centrale e perfino presso le civiltà precolombiane. Si utilizzano ampolle di vetro all’interno delle quali, attraverso un batuffolo di ovatta acceso, si “brucia” l’ossigeno presente creando il vuoto: appoggiate velocemente alla superficie cutanea si attaccheranno come ventose. Le applicazioni più frequenti della coppettazione sono nei dolori articolari, nelle contratture muscolari, nelle bronchiti con catarro e tosse, nelle lombosciatalgie da ernie discali. conto dell’uomo malato piuttosto che della malattia dell’uomo. I canali dell’energia e l’equilibrio che garantisce la salute Le indicazioni Nel 1975, durante alcune ricerche neurofisiologiche indirizzate a spiegare gli effetti dell’agopuntura sulla produzione ed il rilascio di neurotrasmettitori, vennero identificate alcune sostanze attraverso le quali il midollo spinale ed il cervello modulano la percezione del dolore. Si trattava di sostanze analgesiche, come l’endorfina, liberate dal sistema nervoso con il compito di bloccare o inibire gli impulsi dolorifici afferenti al cervello 29 L’ESPERTO Ogni organismo è dunque regolato da campi di energia vitale che “fluisce” equamente distribuita nelle sue varie parti, determinandone lo stato di efficienza e salute. Il corpo può essere immaginato come un campo irrigato da canali di energia dove l’equilibrio garantisce lo stato di salute mentre qualsiasi estremizzazione, l’eccesso dell’alluvione o il deficit della siccità, diventa il preludio di uno stato patologico. Quasi tutti questi canali - o almeno i 12 più importanti - partono dai grandi organi interni e, attraversando tutto il corpo, raggiungono la sommità del capo e la pianta dei piedi o l’estremità delle dita delle mani. Già più di quarant’anni fa, ricerche di bio-fisica localizzarono sulla superficie corporea punti dotati di basso potenziale elettrico e di maggiore sensibilità tattile e nocicettiva: la mappa di distribuzione di questi punti era praticamente sovrapponibile a quella con punti definiti “dolenti” descritta dagli antichi agopuntori. e definite oppioidi perché capaci di legarsi agli stessi recettori cui si legano morfina e altri derivati dell’oppio. Altri studi confermarono che ogni nervo spinale innerva un campo segmentale della cute, detto dermatomero e che dunque una stimolazione superficiale e periferica poteva avere effetti anche su livelli più profondi e centrali. Inizialmente, l’indicazione principale, in Occidente, si è concentrata sul dolore, acuto o cronico, a carico dei muscoli e delle articolazioni. Ma si è presto estesa al trattamento: 3 dei disturbi respiratori, rinite cronica e bronchite cronica; L’ESPERTO 30 3 di quelli genito-urinari: impotenza, infertilità, amenorrea, dismenorrea, disturbi della menopausa; 3 di malattie neurologiche: cefalea, nevralgie, paralisi faciale, nevralgia del trigemino, singhiozzo persistente; 3 di malattie dermatologiche: herpes simplex, herpes zoster, psoriasi, alopecia areata; 3 e di malattie otorinolaringoiatriche: riniti allergiche, vertigini, ed alcuni tipi di acufeni. Gli effetti Molti studi occidentali hanno dimostrato l’esistenza di meccanismi nervosi che si attivano durante la seduta di agopuntura, senza però riuscire a svelare completamente i suoi effetti. Effetti che appaiono evidenti quando l’agopuntura affianca la terapia convenzionale, per esempio riducendo gli effetti collaterali di terapie aggressive e migliorando la qualità della vita del paziente oncologico o immunodepresso. Altrettanto evidenti sono gli effetti dell’agopuntura nella correzione della mal posizione del feto. Tuttavia, nei riguardi di questa disciplina v’è ancora una forte diffidenza che ne inibisce l’applicazione in modo omogeneo nel sistema sanitario nazionale. Del resto la medicina occidentale e la medicina tradizionale cinese - pur muovendosi entrambe da basi anatomo-fisiologiche - hanno carattere ed orientamento diversi: la prima organico-biochimici, la seconda energetici. L’agopuntura è semplicemente un’altra medicina, che può essere utilizzata come terapia complementare e non come alternativa. q Storia millenaria di un filo di Seta di Anna Sbordoni CIBO PER LA MENTE sottile 31 Dall’antichità alla via della seta CIBO PER LA MENTE 32 s Dott. ssa Anna Sbordoni Biologa L’allevamento del baco da seta ha origini tanto remote nel tempo che dobbiamo affidarci alla leggenda per iniziare a ripercorrerne le tappe salienti. Confucio (filosofo e maestro cinese del 551 a.c.) attribuisce all’Imperatrice Xi Ling Shi, vissuta nel VII millennio a.c., la scoperta del baco e l’inizio dell’allevamento per la produzione della seta. Il procedimento, realizzato in totale segretezza, sarebbe stato rigorosamente protetto, in modo da garantire alla Cina il totale monopolio produttivo. Intorno al 2000 a.c., gli scambi commerciali e culturali tra occidente e oriente misero in comunicazione le fiorenti civiltà del Mediterraneo con gli immensi e ricchi territori dell’Asia e della Cina: lunghe carovane percorrevano migliaia di chilometri guadando fiumi, superando zone montuose, vallate, deserti e mari per trasportare spezie, profumi, pietre pre- ziose, avorio, ceramiche, seta e altri oggetti di lusso che erano oggetto di scambio lungo il tragitto. Le spedizioni militari e diplomatiche dei soldati cinesi, tra il II e il I Secolo a.c. contribuirono a rendere il percorso dei carovanieri meno pericoloso grazie al consolidamento di stazioni di sosta, insediamenti e fortezze. Tutto il groviglio di vie carovaniere venne definito, in epoche successive, “via della seta” a testimoniare quanto fosse divenuto importante il trasporto e la commercializzazione della seta dall’oriente, accanto ai più disparati oggetti di lusso. La provenienza era unica: la Cina; la bellezza dei colori e dei tessuti era ineguagliabile e la richiesta elevatissima. E l’importanza storica della “via della seta” non fu solo commerciale: da oriente ad occidente si diffondevano idee, venivano in contatto religioni, filosofie e culture diverse per origine e contenuti. Dalla Cina all’Italia La produzione della seta non poteva rimanere confinata in Cina. Sempre secondo la leggenda, nel 550 d.c. alcuni monaci inviati in oriente dall’Imperatore Giustiniano, fecero ritorno a Bisanzio portando dei bachi da seta nascosti nella cavità dei loro bastoni. Cominciò così una lenta e costante diffusione delle tecniche di allevamento dei bachi; gli Arabi e i Normanni ne favorirono la diffusione nei paesi del Mediterraneo, soprattutto in Sicilia; città come Palermo, successivamente la vicina Catanzaro, aree in cui la coltivazione dei gelsi era fiorente, cominciarono a produrre sete pregiate e impreziosite anche con ricami d’oro; seguirono rapidamente nell’attività serica anche Avellino, Firenze, Bologna, Lucca, Como, molti centri della Pianura Padana e delle zone nord-orientali dell’Italia. Intorno al XII secolo il nostro paese arrivò a contrastare alla Cina, produttrice per eccellenza, il primato della seta sui mercati europei. La diffusione della bachicoltura costituì per le nostre città una fonte di reddito importante e non solo nel comparto agricolo: essendo collegata ad attività di filatura, tessitura, tintura del tessuto serico e di altre tecniche di fissaggio dei tessuti, portò lavoro a migliaia di persone, migliorando dunque le precarie condizioni economiche di tutti gli addetti ai cicli produttivi. L’arte della seta venne riconosciuta a Firenze tra le principali “Corporazioni Maggiori” e commercianti e artigiani che ne facevano parte trassero enormi profitti guadagnando anche posizioni di prestigio sociale. Gli scambi commerciali furono poi migliorati dalle nuove rotte marittime ma CIBO PER LA MENTE 34 anche la via della seta si era fatta assai meno pericolosa grazie all’Imperatore Kublai Khan, nipote del più conosciuto Gengis Khan, che controllava l’immen- so impero mongolo e quello cinese (1200 d.c. circa) garantendo i passaggi delle lunghe carovane che ancora privilegiavano i percorsi terrestri. Troviamo una splendida descrizione del viaggio lungo la “Via della Seta” nel Milione – “Il Libro delle Meraviglie” che Marco Polo, f iglio e nipote di commercianti veneziani, dettò, intorno al 1298, a Rustichello da Pisa. Il viaggio di Marco Polo in oriente durò circa venti anni e la nitida descrizione che aff idò al Milione spalancò alla fantasia dei lettori un mondo ricco di percorsi avventurosi, descrizioni strabilianti di paesi e civiltà sontuose e f iorenti. 35 CIBO PER LA MENTE L’industrializzazione della seta Iniziò gradualmente un processo di industrializzazione che determinò l’ammodernamento dell’economia dei Paesi europei e che coinvolse anche il settore serico. Vennero realizzati macchinari che consentirono di ottenere filati più resistenti e uniformi. Aumentò la produzione della seta che si diffuse in altre zone: Vicenza, Verona, in Piemonte e a Vigevano, dove determinante fu l’intervento del Duca Ludovico Maria Sforza (1452 – 1508) al quale si deve l’integrazione dell’allevamento del baco da seta con la coltivazione di vere e proprie piantagioni di gelsi. Probabilmente lo stesso soprannome, Ludovico il Moro, con cui il Duca è ancora oggi meglio conosciuto, derivò proprio dall’introduzione delle coltivazioni del gelso (scientificamente Morus, appartenente alla famiglia delle Moraceace) che nelle campagne lombarde è chiamato appunto “Moron”. Le industrie continuarono a progredire fino al 1800: nelle filande accanto a nuovi macchinari, la manodopera fornita da donne e bambini consentì di raggiungere il massimo sviluppo nella produzione della seta, affiancandoci ai vertici della produzione mondiale accanto alla Cina e al Giappone. CIBO PER LA MENTE 36 Il declino Il periodo tra i due conflitti mondiali determinò, nel nostro paese, una riduzione drastica della produzione dei bozzoli del baco da seta: i filari di gelso, a causa del nuovo orientamento dell’organizzazione agricola che necessitava, ormai, di ampi spazi fruibili per l’utilizzo dei macchinari, furono pressoché eliminati, con poche eccezioni; la produzione di fibre sintetiche (rayon) in sostituzione della seta aumentò; la concorrenza con la produzione asiatica, industriale e tecnologica, che si era intanto solidamente affermata, divenne insostenibile. Oggi, in Italia, solo poche aziende continuano a dedicarsi a quest’arte millenaria: il baco allevato continua a tessere il suo preziosissimo filo di seta proprio come migliaia di anni fa e il gelso continua ad essere il suo unico sostentamento. Ma l’Unione Europea incoraggia con aiuti economici le aziende in crescita e, allora, c’è da sperare che le leggi dell’economia, che regolano i nostri consumi, possano ridare spazio e diffusione a questa coltivazione. 37 La storia millenaria del baco da seta è legata saldamente a quella del gelso; vale la pena soffermarsi, dunque, su alcune caratteristiche di questa pianta. Le varietà di gelso principalmente utilizzate in Italia per la bachicoltura sono il gelso bianco o comune (morus alba) e il gelso nero (morus nigra); appartengono alla famiglia delle Moraceae ed hanno una grande capacità di adattamento e di crescita anche in terreni degradati o inquinati da metalli pesanti. Gli alberi hanno chioma larga e possono raggiungere i 15 metri di altezza, le foglie, caduche, sono di colore verde lucente. È una pianta molto versatile e può essere utilizzata anche per finalità non esclusivamente bacologiche. Il gelso, soprattutto quello nero, è infatti un grande produttore di more da cui si ottengono marmellate, gelatine e confetture di ottimo valore nutrizionale, ad alto contenuto di vitamine e antiossidanti; dalle more si estraggono coloranti naturali per la sorbetteria, la produzione di liquori e di gelati a cui conferiscono un particolare colore blu-violetto. La pianta è sfruttata anche per le proprietà terapeutiche conosciute da tempo nella medicina tradizionale cinese. I principi attivi utilizzati in farmacologia furono, inizialmente, ricercati nel baco, che nutrendosi esclusivamente delle sue foglie ne è particolarmente ricco, ma è ormai noto che tali principi farmacologicamente attivi derivano dal gelso, oltre che dalle foglie anche dalla corteccia della radice e dal frutto. Si tratta della quercitina e dell’isoquercitina che hanno un’attività antiradicalica e protettiva nei confronti della lipoperossidazione della frazione “LDL” del colesterolo, riducendo, quindi, la concentrazione dei lipidi serici e contrastando la deposizione di placche di colesterolo nelle arterie. La pianta del gelso contiene, inoltre, deoxinojiricina ad azione ipoglicemizzante, usata per contrastare il diabete di tipo 2: la sua azione, nello stomaco, inibisce l’attività degli enzimi alfa-glucosidici, con conseguente riduzione del glucosio assimilabile a partire dai carboidrati più complessi. Studi di laboratorio hanno accertato che il gelso bianco ha proprietà antibatteriche nei confronti dello streptococco responsabile della carie dentale. La sua radice è ancora usata nella medicina cinese come ottimo rimedio per l’asma. Studi recenti effettuati sull’estratto delle foglie, che presentano una combinazione particolare di acido folico, zinco, boro, rame amminoacidi e altri elementi, starebbero accertando la possibilità di utilizzare questa pianta come antagonista del virus dell’HIV. CIBO PER LA MENTE IL GELSO 38 L’ESPERTO L’INSETTO “ADDOMESTICATO” E IL SUO CICLO BIOLOGICO L’allevamento del baco per la seta e alla coltiva- ta è rapida. Subiscono quattro mute complete, zione del gelso, pur in un contesto millenario in cui cambiando ogni volta l’esoscheletro di protezione l’adattamento a nuove condizioni di vita è stato la che deve adattarsi alle dimensioni progressiva- regola che ha scandito l’evoluzione, hanno mante- mente maggiori che il baco raggiunge. Le quattro nuto ancora oggi molte delle loro caratteristiche mute sono separate da pochi giorni di letargo fi- primitive. siologico in cui il baco interrompe la nutrizione for- Il baco da seta, il cui nome scientifico è bombix sennata delle foglie di gelso. mori o bombice del gelso, è un insetto appartenen- Dopo la quarta muta il baco è pronto a tessere il te all’ordine dei lepidotteri. Alla fine del suo ciclo filo di seta: il corpo ha raggiunto in circa 27/28 gior- biologico, attraverso una serie di metamorfosi, di- ni una lunghezza che va dai 6 agli 8 centimetri, è venta una farfalla. L’habitat di origine, come noto, traslucido e di colore giallo-oro perché le ghian- è la Cina. dole di secrezione della seta che sfociano all’ester- La vita del baco da seta dipende totalmente dal- no in prossimità di due aperture sono pronte. l’uomo sia nell’alimentazione che nel ciclo ripro- La seta è una bava sottilissima che a contatto con duttivo: è forse l’unico esempio di insetto addome- l’aria si solidifica in un unico filo continuo. Il filo è sticato, che non esiste allo stato selvatico. Oggi, le formato da due proteine: la fibroina che ne costi- molte varietà si distinguono per luogo di provenien- tuisce circa l’80% in peso e la sericina che la av- za, per colore, per forma, per numero di cicli an- volge come una guaina protettiva. Con questo fi- nui, per quantità di mute e per gli incroci tra raz- lo, in 2/3 giorni, il baco costruisce il bozzolo intorno ze diverse operati dall’uomo. alla larva. Quando l’allevamento del baco veniva cu- Quello attualmente utilizzato per la commercializ- rato in spazi domestici questa fase veniva definita zazione è un baco poliibrido più produttivo, più re- “salita al bosco”: dai graticci o dai letti contenen- sistente, più semplice da allevare rispetto alle raz- ti le foglie di gelso, per produrre la seta il baco ave- ze di utilizzo ed è selezionato geneticamente va necessità di ancorarsi in un luogo sicuro forni- attraverso una serie di incroci: due linee simili to da rametti secchi, paglia, ginestra o erica che giapponesi incrociate per formare un ibrido sem- venivano approntati dagli allevatori. plice giapponese, due linee simili cinesi analoga- A questo punto si procede alla raccolta dei bozzo- mente incrociate per la formazione di un ibrido li che sono privati del loro contenuto in sericina o semplice cinese, l’ibrido semplice giapponese in- mediante ebollizione o attraverso trattamenti ter- crociato con quello cinese. mici controllati. Nel ciclo biologico semplice con una sola genera- Il filo di seta che un baco produce può raggiunge- zione per anno, la schiusa delle uova avviene tra re una lunghezza di 900 metri ma non è tutto uti- la fine di aprile e i primi di maggio. Le larve che lizzabile, mediamente servono 3.000 larve per pro- fuoriescono sono nere, piccole (mm 2 – 3) e do- durre un solo chilogrammo di seta. tate di grande appetito: mangiano foglie di gelso Il ciclo riprende quando la farfalla che si è forma- voracemente ed ininterrottamente e la loro cresci- ta dalla crisalide presente nel bozzolo fuoriesce fo- randolo: ovviamente in questo caso la seta non è sviluppo larvale si deve svolgere, quindi, in ambien- più utilizzabile ma si è favorito il ciclo di produzio- ti igienicamente controllati e climatizzati per garan- ne del seme bachi. Le farfalle sono molto tozze, in- tire la giusta temperatura, la luce sufficiente e il capaci di volare e di alimentarsi, le femmine pro- grado di umidità ottimale. ducono un ferormone di attrazione per Studi effettuati dal Consiglio per la Ricerca e la Spe- l’accoppiamento che il maschio capta grazie ai re- rimentazione Agricola (CRA) hanno riconosciuto al cettori posti sulle antenne. Dopo l’accoppiamento baco un ruolo di sentinella dell’ecosistema: innan- il maschio muore e alla femmina spetta il compi- zitutto perché il baco da sempre è allevato in am- to di deporre in grande quantità (da 400 a 600) le bienti protetti e secondariamente perché il gelso piccolissime uova, per poi morire dopo pochi giorni. di cui si nutre non viene sottoposto a trattamenti Le uova costituiscono il seme bachi che viene com- chimici dunque eventuali alterazioni del baco, nel- mercializzato dopo aver eseguito un test di idonei- la morfologia o nel ciclo di sviluppo, sarebbero tà sulle farfalle, per accertare che non siano por- chiara indicazione di presenza di un ambiente in- tatrici di parassiti, muffe o microrganismi che quinato. renderebbero le uova inutilizzabili. L’intero ciclo di q Vi ricordiamo che per informazioni su normativa e procedure, per verificare lo stato delle pratiche e per ogni altra esigenza relativa alle prestazioni erogate da FISDE, potete rivolgervi al www.fisde.it
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