Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 2 04/06/14 19:31 Cultura l’alternativa alla crisi per una nuova idea di progresso 10°RAPPORTOANNUALEFEDERCULTURE2014 a cura di Roberto Grossi Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 3 10/06/14 12:49 In copertina: disegno di Cecco Mariniello / © Biblioteca comunale Alessandro Lazzerini, Prato Redazione: Francesca Chiarantano Realizzazione editoriale 24 ORE Cultura srl © 2014 24 ORE Cultura srl, Milano Federculture e l’Editore ringraziano gli autori dei testi per la gentile concessione Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata. Deroga a quanto sopra potrà essere fatta secondo le seguenti modalità di legge: fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 3, 4, 5 e 6, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dall’editore. Prima edizione giugno 2014 Edizione eBook giugno 2014 ISBN 978-88-6648-209-3 federculture | organi direttivi presidente Roberto Grossi Accademia di Belle Arti di Roma – Presidente vice presidente Gabriella Belli Fondazione Musei Civici di Venezia – Direttore presidente onorario Maurizio Barracco segretario generale Roberto Grossi consiglio direttivo Gabriella Belli Luca Borzani Fondazione Palazzo Ducale di Genova – Presidente Maurizio Braccialarghe Comune di Torino – Assessore Cultura, Turismo e Promozione della città Andrea Cancellato Fondazione La Triennale di Milano – Direttore Generale Antonio Centi Istituzione Sinfonica Abruzzese – Presidente Andrea Colasio Comune di Padova – Assessore Cultura Umberto Croppi Fondazione Valore Italia – Direttore Generale M. Teresa De Gregorio Regione Veneto – Direttore Regionale Dipartimento Cultura Domenico De Masi S3 Studium srl – Presidente Marcello Foti Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Direttore Generale Carlo Fuortes Fondazione Musica per Roma – Amministratore Delegato Pietro Marcolini Regione Marche – Assessore Beni e Attività Culturali Davide Rampello Fondazione Florens 2012 – Direttore Artistico Lidia Ravera Regione Lazio – Assessore Cultura e Politiche giovanili Albino Ruberti Zètema Progetto Cultura srl – Amministratore Delegato Giuseppe Tota Lazio Service spa – Direttore Generale ad interim giunta esecutiva Gabriella Belli Andrea Cancellato Umberto Croppi Mario De Simoni Marcello Foti Roberto Grossi Giuseppe Tota con il sostegno di Mario De Simoni Azienda Speciale Palaexpo – Direttore Generale Sergio Escobar Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa – Direttore Pierpaolo Forte Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – Presidente Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 5 04/06/14 19:31 sommario 9 prefazione Pietro Grasso 13 per una nuova politica della cultura e del turismo 15 cultura bene comune per una nuova visione della società 19 investire in cultura, il capitale italiano. un impegno alla prova dei fatti 23 il coraggio delle scelte. la cultura per la democrazia delle opportunità, il benessere diffuso e la competitività Dario Franceschini Piero Fassino Roberto Napoletano Roberto Grossi parte i la cultura nelle politiche e strategie internazionali 59 la cultura: una scelta strategica, una scelta per il futuro 61 la cultura, priorità del brasile 67 cultura 3.0 e partecipazione attiva 79 una nuova frontiera per il futuro in europa 91 dall’europa risorse e opportunità per tornare a produrre cultura Aurélie Filippetti Marta Suplicy Pier Luigi Sacco, Guido Ferilli Luca Bergamo Claudio Bocci parte ii autonomia gestionale e competenze per qualificare l’offerta culturale 109 113 produrre bellezza: l’elogio del fare Sergio Escobar la pianificazione strategica del teatro stabile di torino per trasformare la cultura da patrimonio a capitale di sviluppo Evelina Christillin, Filippo Fonsatti 123 133 il bene culturale tra tutela e valorizzazione Cristina Acidini un’anomalia siciliana. la gestione pubblico-privata del palazzo reale di palermo Francesco Forgione 141 cultura e memoria: una priorità per il paese Rossana Rummo parte iii scenari possibili per una vera collaborazione con i privati 151 159 163 la cultura per lo sviluppo del paese Marco Parini verso un’alleanza tra finanziamento pubblico e privato Carlo Fontana le sponsorizzazioni private per la cultura: strumenti e progetti di successo Francesco Moneta 173 191 la cultura che vince. viaggio nell’italia della buona gestione Flavia Camaleonte dati e ricerche cultura, città e cittadini. riflessioni intorno ai bilanci dei comuni e delle aziende culturali Ludovico Solima 201 dati e analisi sulle dinamiche del settore cultura-turismo 2012-2013 a cura di Emanuela Berna Berionni contenuti extra in formato e-book 275 centro-periferia Il R in de luz ec po zio to soc po po zio du di re * Pr Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 8 04/06/14 19:31 prefazione Pietro Grasso* Il Rapporto Annuale Federculture 2014, giunto alla decima edizione, illustra in modo compiuto e dettagliato lo stato dell’attività culturale italiana, evidenziando con chiarezza ed efficacia gli elementi di criticità e le possibili soluzioni per uscire da un’allarmante situazione di impoverimento economico e culturale del nostro Paese. In un confronto serrato, si alternano autorevoli interventi che analizzano le politiche governative, le strategie vincenti nello scenario nazionale e internazionale e il ruolo degli operatori, delle imprese e della società civile. Il rapporto comprende anche un’ampia appendice statistica che raccoglie gli indicatori socio-economici del settore di riferimento: investimenti pubblici e privati, politiche culturali, consumi delle famiglie, fruizione culturale e flussi turistici. Numerosi i temi affrontati, come la necessità di rimettere al centro delle politiche culturali i cittadini, e rafforzare e modernizzare l’offerta e la produzione culturale, le scelte adottate da altri Paesi europei per sostenere la produzione culturale e stimolare la domanda e l’individuazione di nuove strategie di partenariato tra pubblico e privato per aumentare gli investimenti. Sfogliando le pagine di questo Rapporto, emerge l’urgenza di determinare un reale cambiamento delle politiche culturali, nella piena consapevolez* Presidente del Senato della Repubblica Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 9 04/06/14 19:31 10 | 10° rapporto annuale federculture 2014 za che la diffusione dei saperi e della cultura è fondamentale, per riaffermare i valori civili e il senso dell’identità sociale e per restituire competitività al Paese contemperando economicità, tradizione e contemporaneità, efficienza gestionale e interesse sociale. Sono profondamente convinto che il nostro patrimonio culturale sia una leva fondamentale per la ripresa economica. È nel nostro patrimonio artistico, nella nostra lingua, nella nostra capacità creativa, che risiede il cuore dell’identità italiana. E questa identità deve basarsi sulla consapevolezza di essere custodi di un patrimonio culturale che non ha eguali nel mondo. Occorre rielaborare nuovi paradigmi di crescita, centrati sulla vocazione culturale del nostro Paese, su un’economia reale e quindi sul benessere dei cittadini. La conoscenza deve tornare a essere determinante per la crescita e per la rinascita dell’occupazione. In questa prospettiva e nell’ottica di individuare le scelte decisive per lo sviluppo, dobbiamo lavorare sui temi dell’identità e della competitività, che sono essenziali per valorizzare i beni e le attività culturali, sostenere l’industria creativa e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il ruolo della cultura per la crescita e il superamento della grave crisi economica è un fattore strategico che le Istituzioni devono saper cogliere e valorizzare, dimostrando che la cultura rappresenta davvero il valore aggiunto su cui far leva per invertire la rotta. E in tal senso si esprime anche la nostra Costituzione all’articolo 9, secondo il quale: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. La connessione tra i due commi dell’articolo 9 è un tratto peculiare e significativo del nostro assetto costituzionale: sviluppo, cultura, ricerca, patrimonio formano un tutto inscindibile. Anche la tutela, dunque, deve essere concepita non in senso di passiva protezione, ma in senso attivo, e cioè in funzione della diffusione della cultura: deve cioè rendere il patrimonio artistico fruibile da tutti. La doverosa economicità ed efficienza nella gestione dei beni culturali non è l’obiettivo della promozione della cultura, ma un mezzo utile per la loro conservazione e diffusione. E la presenza dell’articolo 9 tra i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale offre un’indicazione importante sulla missione del nostro Paese, su un modo di pensare e di vivere al quale vogliamo, dobbiamo essere fedeli. È dunque necessario rafforzare le sinergie tra le istituzioni, gli operatori culturali, gli enti e le imprese culturali e creative, gli intellettuali e gli economisti, così da attivare ogni misura utile per valorizzare quel patrimonio di Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 10 04/06/14 19:31 art pie cor il P no ne un un liti log èn ra” istr me La un da po pas do ne al c tur gli ult tab att bli lo de ch ma cre maà al nza eva lla ità odi are se, eve ne. visoria per ico ulta. seerico siriere in tidei zzo ai ne ve- ori codi prefazione | 11 arte, cultura, beni e paesaggi, ma anche di creatività, idee, innovazione e sapienza storica, che rendono l’Italia un caso unico nello scenario mondiale. Ritengo a tale proposito che vi siano ampie possibilità di avviare un percorso virtuoso, che stimoli sviluppo e occupazione e sia in grado di rilanciare il Paese agli occhi del turismo internazionale e degli investitori stranieri. Sono molte le potenzialità connesse alle nuove tecnologie per la valorizzazione del patrimonio culturale, ma occorrono nuovi investimenti nella cultura e un’accelerazione dei rapporti tra pubblico e privato in senso positivo, oltre a una rinnovata attenzione agli investimenti come strumento strategico di politiche industriali e a una riqualificazione del management dei beni culturali. Dobbiamo poter favorire un vero e proprio rinascimento culturale, tecnologico e industriale legato all’arte e alla cultura nel nostro Paese. A tale scopo è necessario reimpostare il rapporto tra sviluppo e cultura. Dove per “cultura” deve intendersi un concetto ampio e profondo che implichi formazione, istruzione, ricerca scientifica e conoscenza, e per “sviluppo” non una nozione meramente economicistica, incentrata soltanto sull’aumento del pil. La crisi dei mercati e la recessione in corso, se da un lato ci impartiscono una dura lezione sul rapporto tra speculazione finanziaria ed economia reale, dall’altro devono indurci a ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo. Dobbiamo lavorare in un’ottica di medio-lungo periodo, in cui lo sviluppo passi necessariamente per la valorizzazione dei saperi e delle culture, puntando in questo modo sulla capacità di guidare il cambiamento. La cultura e la ricerca generano innovazione, e dunque creano occupazione, producono progresso e sviluppo. La cultura, in una parola, deve tornare al centro dell’azione di governo. È una condizione imprescindibile per il futuro dei giovani. Negli ultimi anni l’Italia ha ridotto in misura significativa gli investimenti per il sistema di istruzione e formazione, collocandosi tra gli ultimi Paesi dell’area ocse per cifre complessive di spesa. Questo è inaccettabile. Anche in una situazione difficile per la finanza pubblica come quella attuale bisogna avere il coraggio di guardare al futuro, perché la spesa pubblica per l’istruzione è un investimento per il Paese. L’innalzamento del livello delle competenze contribuisce, infatti, alla crescita del pil e alla riduzione della disoccupazione. Investire sulla cultura significa anche cogliere le opportunità di sviluppo che si prospettano a livello europeo. Mi riferisco, ad esempio, alla programmazione pluriennale 2014-2020 varata dall’Unione Europea, dove cultura, creatività e innovazione rappresentano dimensioni trasversali dell’impegno Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 11 04/06/14 19:31 12 | 10° rapporto annuale federculture 2014 europeo per il prossimo settennio. Numerose sono, infatti, le iniziative dell’ue per sostenere i settori culturali e creativi. E l’Italia, anche grazie al suo patrimonio dinamico, fatto di straordinarie capacità e competenze intellettuali e professionali, può e deve trarre vantaggio dalle opportunità messe in campo dall’Europa, assumendo una posizione di leadership nell’inaugurare una nuova stagione di sviluppo fondata sulla cultura. Il mio auspicio è che si possa recuperare al più presto quel doveroso rispetto per il nostro patrimonio culturale, che ci è chiesto dalla nostra Costituzione, dall’Europa e dai nostri figli. Ci dobbiamo impegnare con tutte le nostre forze per la valorizzazione delle persone attraverso la formazione; dobbiamo puntare sull’innovazione tecnologica e sulla capacità di fare sistema. Occorre rimuovere al più presto gli ostacoli che fino a oggi hanno bloccato l’adozione di una strategia nazionale e promuovere una costruttiva sinergia tra pubblico e privato, anche attraverso adeguate politiche di sostegno alle imprese che vogliono investire in cultura. Solo in questo modo potremo tornare a essere un Paese produttore di cultura, ammirato non solo per il suo glorioso passato. Un Paese dove la cultura costituisce l’elemento trainante dell’innovazione, della ricchezza diffusa e della qualità della vita dei propri cittadini. Desidero, dunque, ringraziare Federculture, che mi ha offerto la possibilità di condividere queste riflessioni e che da anni si impegna per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano, riconoscendo alla cultura il suo ruolo di sostegno all’identità e alla coesione nazionale e di risorsa per la crescita sociale ed economica del nostro Paese. Il qu to da se ma ma str se da de de fru las an int al ch Bu gu *M Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 12 04/06/14 19:31 ue riie po uo- etiotre mo rre ne blihe ere sane, ità iodi so- per una nuova politica della cultura e del turismo Dario Franceschini* Il Rapporto Annuale Federculture, associazione delle imprese operanti in questo difficile ma entusiasmante settore, è divenuto in dieci anni un punto fermo per tutti coloro i quali si occupano di cultura. La cospicua mole di dati, l’affidabilità e la serietà con cui sono trattati ed esposti, i messaggi che se ne traggono, fanno opinione in questo contesto, ma purtroppo non hanno mai ispirato l’azione della politica, che finora ha colpevolmente trascurato in maniera direi quasi bipartisan la cultura. Si tratta di una situazione paradossale, figlia di una mancanza di visione strategica sugli assi portanti del posizionamento competitivo del nostro Paese nel mondo. Quando ho assunto l’incarico di Ministro pro tempore, ho sin da subito affermato di trovarmi alla guida del principale dicastero economico della Nazione, e intendo comportarmi di conseguenza. Il valore del patrimonio storico, artistico, archeologico e paesaggistico dell’Italia è indubbio e non può essere messo in discussione. Questa eredità, frutto delle innumerevoli civiltà che si sono sviluppate nel nostro territorio lasciando ognuna un segno profondo della propria storia, è la vera e propria anima del nostro Paese. Si tratta di un’armonia sublime, frutto della millenaria interazione dell’uomo con il territorio. Civiltà e natura si sono compenetrate al meglio nella nostra penisola, plasmando quell’equilibrio tra cultus e saltus che è uno dei caratteri originali della Nazione. Non a caso, come scrisse Jacob Burckhardt, “gli Italiani sono i primissimi fra i moderni che osservarono e gustarono il lato estetico del paesaggio”. * Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 13 04/06/14 19:31 14 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Se è nostro preciso dovere tutelare e difendere questo patrimonio, lo è altrettanto cogliere le enormi potenzialità di crescita che ne derivano. Lo prescrive l’articolo 9 della Costituzione italiana. Per questo ritengo fondamentale mettere l’industria culturale e turistica al centro delle politiche di governo. È utile e vitale tornare a considerare la cultura, declinata in tutte le sue manifestazioni – monumenti, paesaggio, musei, archivi, biblioteche, musica, cinema, teatro, danza – un potente volano per lo sviluppo economico e sociale. Come per tutte le economie avanzate, fondate sulla produzione di beni e servizi ad alto valore aggiunto e contenuto tecnologico, anche per l’Italia è fondamentale investire sull’istruzione, sulla formazione e sulla ricerca. Per cogliere questi obiettivi il settore pubblico deve agire lungo tre direttrici. Innanzitutto giudico necessario adeguare ai tempi la macchina amministrativa del ministero, procedendo a una riorganizzazione degli assetti interni; in secondo luogo occorre ripensare in profondità gli strumenti della promozione internazionale; infine bisogna favorire una maggiore digitalizzazione del patrimonio culturale e dei servizi turistici, recuperando un divario significativo con le principali realtà internazionali. Fondamentale, poi, risulta il maggiore coinvolgimento dei privati. È doveroso superare il binomio tra tutela e valorizzazione che finora è stato connotato da una caratterizzazione ideologica ormai stantia e inattuale. Questo è un campo in cui vigono ancora molti, troppi tabù, nella gran parte dei casi smentiti dai fatti. Esistono, infatti, molti esempi di buona offerta culturale, di eccellente gestione pubblica e di virtuoso rapporto tra pubblico e privato, che dimostrano quanto sia possibile collaborare per il migliore interesse del nostro patrimonio. Penso alla Biennale di Venezia, che da tempo ha instaurato relazioni positive con alcune delle maggiori realtà protagoniste dell’imprenditoria italiana e internazionale; agli scavi di Ercolano, dove da dieci anni agisce in operoso silenzio la Fondazione Packard; ai tanti restauri sostenuti da privati. Oggi, in una contingenza così difficile come quella che stiamo vivendo da ormai sei anni, è bene favorire in ogni modo gli apporti delle realtà economiche del territorio, che in una logica di responsabilità sociale d’impresa devono cominciare a dimostrare maggiore interesse nei confronti del patrimonio culturale e ambientale in cui operano. Tutti gli attori della società sono chiamati pertanto a occuparsi sempre di più di cultura. Compito del legislatore è far sì che questo intervento avvenga in armonia con il dettato dell’articolo 9 della Costituzione, e questo è il dovere a cui mi atterrò. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 14 04/06/14 19:31 La un sa la ne svi pat re int se, un per for la str * Si alreale .È fema, me ad en- cultura bene comune per una nuova visione della società Piero Fassino* ici. rain iodel ca- doonsto asi , di he tro laria in ati. da mivonio di nga do- La cultura è viva e ha funzioni sociali molto importanti per lo sviluppo di una comunità. È uno dei valori fondamentali e non dev’essere mai considerata una spesa o un semplice investimento; è invece un pilastro – indispensabile – per la crescita di una società. Non è un caso che l’articolo 9 della Costituzione, nell’intento di valorizzarla e tutelarla, afferma: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Da quando, a partire dalla metà degli anni Sessanta, si cominciò a individuare nei beni culturali l’espressione di coscienza civile e un fattore di progresso intellettuale e sociale, la concezione di patrimonio culturale del nostro Paese, ma non solo, si è andata allargando. Da quel momento è stato considerato uno strumento di educazione permanente e individuato come area strategica per la vita e lo sviluppo socio-economico della nostra Nazione. Molto importante, quindi, per la collettività, è il valore sociale, morale e formativo dell’educazione alla cultura: un insegnamento fondamentale sia per la costruzione critica e consapevole di ogni intelletto, sia per la fruizione di strumenti di confronto con culture e civiltà di ieri e di oggi. * Sindaco di Torino, Presidente Nazionale dell’anci Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 15 04/06/14 19:31 16 | 10° rapporto annuale federculture 2014 È lontanissima dal vero la tesi secondo cui “con la cultura non si mangia”. I dati, come ricorda il rapporto di Federculture dello scorso anno, ci raccontano tutt’altro. Quest’industria vale 76 miliardi di euro e occupa circa 1.400.000 lavoratori, con 440.000 imprese riconducibili al comparto delle realtà culturali e ricreative. La cultura è crescita, progresso e stato di benessere socio-esistenziale. È motore di sviluppo economico. È fattore strategico che innalza l’attrattività dei territori e la sua qualità della vita. Lo dimostra, ad esempio, il grande successo ottenuto dalla mostra su Renoir alla Galleria di Arte Moderna di Torino che ha chiuso i battenti, dopo quattro mesi, ottenendo un record di 250mila visitatori, provenienti dall’Italia e dall’estero e alcuni arrivati nel capoluogo piemontese per la prima volta proprio grazie all’evento. Anche la scelta di realizzare la prima Amiex – Art&Museum International Exhibition Xchange, la Borsa Internazionale delle Mostre, nella nostra città rientra nelle linee guida della politica culturale di Torino che, anche grazie alle sue relazioni con Paesi di tutto il mondo e alla sua offerta variegata e di ottimo livello, è riuscita negli ultimi anni nell’obiettivo di far crescere i flussi turistici. Sebbene in tutte le regioni italiane il 2013 sia stato un anno non facile e i dati relativi alla promozione e allo sviluppo turistico abbiano rivelato un crollo, ciò non è accaduto a Torino, dove i numeri hanno registrato un andamento diametralmente opposto: il capoluogo piemontese, che ha visto quadruplicare negli ultimi dieci anni il numero dei turisti, ha accolto oltre 5 milioni di visitatori; mostre e rassegne culturali hanno toccato oltre 5 milioni di visitatori e i flussi turistici hanno raggiunto circa 7 milioni di persone. Nel 2012-2013, in tempi di crisi perdurante e con i vincoli alla spesa derivanti dal patto di stabilità – a cui sono corrisposte minori risorse giunte alla città – l’insieme delle attività culturali programmate hanno superato quelle degli anni precedenti. Il sistema culturale torinese, nel 2013, ha conosciuto un incremento globale di 100 milioni di euro, di cui circa 25 tra sponsorizzazioni e fundraising. Ne è una bella dimostrazione il ruolo centrale che la cultura è venuta assumendo nella trasformazione di Torino, una città che, al suo storico profilo industriale, ha affiancato un forte incremento in ricerca, sapere, conoscenza, cultura. Con ritorni economici e turistici del tutto inediti. Insomma: la cultura non è un “lusso” ma è un bene primario indispensabile per la vita di ogni comunità, una risorsa che rende più ricco, accogliente e attrattivo un territorio. Ed è per questo che essa va tutelata sia con scelte co- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 16 04/06/14 19:31 rag si a no tut me rin M su lup ”. I no 00 tu- modei esno ila go re, la da Paita cultura bene comune per una nuova visione della società | 17 raggiose, sia con la capacità di mobilitare esempi di mecenatismo privato che si affianchino alle risorse pubbliche. È grazie a queste collaborazioni che la programmazione culturale di Torino non ha subito contrazioni, nonostante le minori risorse pubbliche. Accanto a tutte le iniziative culturali già esistenti, sono stati pianificati nuovi eventi come il “Festival Jazz”, il “Festival Beethoven”, la rassegna “Oltre i limiti”, “Torino incontra la Francia”, gli accordi con grandi musei, come l’Ermitage o il Museo d’Orsay, che hanno dato luogo a nuove grandi mostre, come quelle su Degas e Renoir. Un lavoro costruito in sinergia con tutte le realtà culturali e finalizzato a sviluppare la fruizione del patrimonio culturale, la qualificazione e valorizzazione. Tutto questo ha contribuito a ridisegnare il profilo e l’identità di Torino. ei olnto are siri e rilla elle uto iz- asilo za, biee co- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 17 04/06/14 19:31 Da og lor tifi fat al dra qu pro l’It sfid Pa rito tur 20 *D Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 18 04/06/14 19:31 investire in cultura, il capitale italiano. un impegno alla prova dei fatti Roberto Napoletano* Dalle parole ai fatti. Dalle idee agli impegni concreti. Il cambio di passo è oggi indispensabile in vista di un traguardo ambizioso: la rinascita del valore-cultura. La grande tradizione italiana – arte, musei, lettere, ma anche ricerca scientifica e tecnica, innovazione e università, moda e design, talento della manifattura e dell’artigianato, mescolanza di mille saperi – deve essere ricollocata al centro della strategia di politica economica del Paese. Occorrono “fatti” non solo per proteggere il patrimonio – un’urgenza drammatica e indifferibile, come dimostrano agli occhi del mondo l’agonia quotidiana di Pompei e le ferite alla nostra immagine –, ma soprattutto per promuovere l’identità culturale come leva potente della crescita e per aiutare l’Italia a riconciliarsi con il suo (grande) capitale dimenticato. È su questa consapevolezza di un tesoro da ritrovare che deve poggiare la sfida culturale per eccellenza. Sappiamo che la sensibilità nella coscienza del Paese è aumentata e crediamo, in questo, di poter rivendicare un piccolo merito per «Il Sole 24 Ore»: prima con il Manifesto per la Costituente della cultura, poi con due edizioni degli Stati Generali della Cultura, nel 2012 e nel 2013, e con un nuovo indice elaborato dai nostri esperti che misura come il * Direttore «Il Sole 24 Ore», Radio 24 e Radiocor, Direttore del Gruppo mediale 24 Ore Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 19 04/06/14 19:31 20 | 10° rapporto annuale federculture 2014 brand Italia perda terreno a livello internazionale. In questo contesto, il Rapporto Annuale Federculture continua a offrire un contributo prezioso alla discussione pubblica sui grandi temi dell’economia e della cultura, e rappresenta un’importante fonte di analisi sul settore dei beni e degli investimenti culturali. Non ci stancheremo mai di ripetere che la cultura, come la intendiamo noi, deve essere riportata al vertice delle priorità nazionali. Dietro la parola “cultura”, infatti, c’è il made in Italy di questo Paese: se, infatti, il nostro design conta, in Italia e nel mondo, così come il sistema moda, se tutto ciò che attiene al gusto, alla persona, alla meccanica, allo stile italiano ha una forza e una riconoscibilità nel mondo, è perché dietro il marchio italiano c’è la storia culturale di questo Paese. Fatti concreti, dunque, e interventi rapidi. Su questo fronte vogliamo mettere alla prova il nostro impegno per il valore-cultura e, allo stesso tempo, sollecitare una risposta sempre più ampia da parte del Governo, del Parlamento e dei grandi player economici del Paese. L’intervento “in prima persona” de «Il Sole 24 Ore» riguarda un progetto per lo sviluppo e per la crescita di una nuova generazione di start-up, attive in un preciso segmento economico: l’impresa culturale e creativa, con un particolare orientamento ai servizi. Insieme a un grande partner bancario, selezioneremo trenta idee imprenditoriali innovative, accompagnando in un percorso formativo di alto profilo i ragazzi che le hanno concepite e che vogliono provare ad attuarle. Infine, sceglieremo i dieci migliori casi fornendo ai neo-imprenditori gli strumenti per costruire un’azienda in grado di confrontarsi tutti i giorni con il mercato. Un secondo impegno è di carattere più strettamente editoriale, coerente con la grande vocazione del supplemento «Domenica»: è la proposta di un sito dedicato ai temi della cultura, con versione anche in lingua inglese, che sappia esaltare il nostro patrimonio, i suoi talenti spesso abbandonati a se stessi, la forza di una bellezza e di un’identità uniche nel mondo. La prova dei fatti chiama in causa soprattutto il sistema pubblico, che deve abbandonare radicate diffidenze e imparare a incoraggiare, con sollecitazioni vere, l’intervento degli operatori privati. Non ci rassegniamo, infatti, all’idea che al patrimonio culturale si debbano negare non solo le risorse pubbliche, ma anche quegli stimoli fiscali (detraibilità e credito d’imposta per chi investe in cultura) che permetterebbero di attrarre risorse private, italiane ed estere, necessarie per valorizzare il grande capitale dimenticato. Mentre si apre alle opportunità d’investimento privato, il sistema pubblico deve al tempo stesso eliminare, al proprio interno, gli ostacoli amministrativi Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 20 04/06/14 19:31 eb mo vat za to. cap apdinta ali. mo ola dehe orla investire in cultura, il capitale italiano. un impegno alla prova dei fatti | 21 e burocratici che, di fatto, equiparano gli enti culturali agli uffici anagrafe e mortificano, anziché valorizzare, le competenze professionali, le idee innovative e la passione civile di cui disponiamo. Dal pubblico al privato, il trionfo italiano agli Oscar con La grande bellezza incoraggia tutti a proseguire in questo percorso di autentico rinascimento. Il successo del film di Paolo Sorrentino è la potente dimostrazione che il capitale-cultura è la scommessa vincente per crescita dell’Italia. etpo, la- tto tiun rio, un vodo on- nte un he se eve oni dea he, ined ico ivi Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 21 04/06/14 19:31 Re po di do ord per de qu nio in so Co il f Ci tic * Pr Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 22 04/06/14 19:31 il coraggio delle scelte. la cultura per la democrazia delle opportunità, il benessere diffuso e la competitività Roberto Grossi* 1. la cultura deve guidare un nuovo progetto di paese Resistere con la cultura. È la risposta più forte, con la conoscenza e l’arte, al populismo e alla sfiducia dilaganti in Europa. E, di fronte ai chiari segnali di decadenza di quest’epoca contemporanea, per la prima volta questo grido di allarme viene raccolto dai Ministri dei Paesi nel vertice europeo straordinario di Parigi. Ci auguriamo diventi un obiettivo centrale della politica per ridare un senso e un nuovo vigore al grande progetto europeo. Il rinnovo del Parlamento europeo e il semestre di Presidenza italiana dell’ue sono, per questo, occasioni da non perdere per riaffermare il valore del nostro patrimonio di identità e l’importanza della produzione creativa. Per non rinunciare, in Italia e in Europa, a quel ruolo di avanguardia e di spinta verso il progresso che la storia ci ha assegnato. Non rinunciare, dunque, per poter cambiare. Consapevoli che siamo in un momento cruciale. I cittadini hanno smarrito il futuro e persino la speranza che sia possibile recuperare una prospettiva. Ci sentiamo dentro una tempesta perfetta. Nella quale i problemi drammatici dell’economia e del lavoro si saldano con la crisi di un modello di società * Presidente Federculture Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 23 04/06/14 19:31 24 | 10° rapporto annuale federculture 2014 che non riesce a ritrovare nuovi orizzonti di fronte allo sfilacciamento delle trame relazionali nella società, nella famiglia, nei luoghi del tempo libero e del lavoro. Anche le istituzioni e la politica cessano di essere un punto di riferimento nel quale riporre fiducia e speranza. Allora, in una realtà che bussa alle porte chiuse delle nostre certezze, cerchiamo punti di riferimento, voci forti, messaggi che arrivino al cuore. Per non sentirci più soli e recuperare il senso profondo della vita. E sì, perché oltre al diritto al lavoro rubato al 46% dei giovani italiani e a una vecchiaia dignitosa tolta a 2 milioni di anziani, vengono negati i presupposti stessi della democrazia: la libertà, l’uguaglianza, l’identità sociale che genera la fratellanza. Quegli stessi principi che cambiarono il mondo con la rivoluzione francese e che hanno ispirato la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la nostra splendida Costituzione del dopoguerra. Non è, infatti, solo una questione di speculazioni finanziarie che drogano i mercati, o dell’economia reale che non va. La recente tragedia di Lampedusa ha schiaffeggiato le coscienze degli europei e ci ha obbligato a una riflessione sugli squilibri sociali, sui diritti di ogni uomo alla vita e alla pace, sulle responsabilità degli individui e delle Nazioni rispetto al modello di sviluppo della comunità mondiale. Oggi le categorie di valutazione principali del benessere di un Paese e delle aziende vengono sintetizzate in alcune formule. Il pil, lo spread, il debito pubblico per lo Stato, il valore della produzione e la situazione finanziaria per le aziende, la capacità di spesa e di consumo per le famiglie. Su questi temi si sviluppano talk show e si sprecano pagine di inchiostro mentre sembrano del tutto dimenticate le categorie filosofiche, religiose e culturali sulle quali si sono fondate nella storia le diverse civiltà. La dimensione cognitiva del sapere, le abilità e i mestieri del saper fare, la dimensione valoriale del saper essere. Non a caso, nelle riunioni dei politici ai tavoli dei Consigli dei Ministri, agli incontri di vertice a Bruxelles, o ai summit del G8 la parola più usata è “crescita”. Dell’economia, dell’occupazione, degli investimenti, dei consumi e così via. Più raramente si parla di “sviluppo” ed è sostanzialmente scomparsa dal vocabolario comune la parola “progresso”. Proprio perché manca una visione complessiva della società e dell’uomo rispetto alla quale coltivare il bene comune, l’interesse e i diritti di ogni singolo individuo. E misurare, di conseguenza, la bontà o meno delle scelte e delle azioni. Nella concezione del progresso, invece, l’uomo è al centro. Viceversa, non è possibile nessun progresso se l’essere umano perde dignità nei processi della storia. Mazzini diceva: “Oggi sappiamo che la legge della vita è il progresso: Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 24 04/06/14 19:31 pro l’av ed cri l’in e l mo for sin inv cri tra ha ch gio gri tra da cap alla cui spe ne Ci gi no un cui pea Ro ch la ch pit dra elle oe rissa oci e il 6% ni, za, iaradel he di oa alla llo elito per i si del soere, ere. gli reosì dal ione se- nè lla so: il coraggio delle scelte | 25 progresso per l’individuo, progresso per l’umanità”, che passa attraverso l’avanzamento della cultura, come l’insegnamento scolastico, della conoscenza e dei livelli di libertà. Non a caso l’idea di progresso nasce con la concezione cristiana che vede il susseguirsi degli avvenimenti orientati verso il meglio, l’infinito come destino ultimo. Nel Rinascimento, con le scoperte geografiche e l’innovazione tecnico-scientifica, si fece strada la consapevolezza della modernità. E anche nella visione illuministica, laica della storia, richiamando il forte impegno a servirsi della ragione, l’obiettivo era quello di migliorare la vita singola e associata dell’uomo. Oggi la globalizzazione inarrestabile, il dominio invisibile ma tangibile dei poteri finanziari (come ha evidenziato l’inizio della crisi del 2008 con il crollo della Lehman Brothers), la forza persuasiva che transita attraverso i nuovi e sempre più sofisticati mezzi di comunicazione, hanno nascosto quella dimensione culturale ed etica dello sviluppo che è la chiave per costruire una fase di progresso. Pensiamo ad esempio alla distruzione continua della natura e del paesaggio, all’inquinamento di ogni specchio d’acqua, o allo smog che ha sostituito il grigiore della nebbia di Londra. O alle navi alte 60 metri, che fanno capolino tra il campanile di San Marco e la Giudecca, nella laguna veneziana dipinta dal Canaletto che ha ispirato le Quattro Stagioni di Vivaldi. Pensiamo all’incapacità di trovare soluzioni all’aumento della povertà nel mondo e con essa alla crescita delle ineguaglianze e dell’ingiustizia. Pensiamo all’emarginazione cui sono relegati gli anziani, gli indifesi, i giovani senza lavoro. “Questo è un tempo sgangherato” (The time is out of joint) diceva Shakespeare, nell’Amleto, un tempo di grandi paure, di lotte continue per il potere, nelle quali i re restano nudi (Macbeth) e quel mondo, della seconda metà del Cinquecento, era diventato in poco tempo non più riconoscibile. Anche oggi sembra essere così. Ma proprio dalle tragedie del drammaturgo inglese nasce l’uomo moderno. Viene fissato un prima e un dopo nella nostra cultura occidentale. Sarà un caso, ma nello stesso 1564, 450 anni fa, nasceva a Pisa Galileo Galilei le cui teorie, insieme a quelle copernicane, trasformarono la “coscienza europea” di allora. Contemporaneamente, per un triangolo simbolico, moriva a Roma uno degli emblemi del Rinascimento, quel Michelangelo Buonarroti che con il suo genio artistico rappresentò il culmine di una civiltà, ma anche la sua drammatica conclusione. Due mondi, due epoche storiche e religiose che hanno segnato l’evoluzione dell’umanità sospinta dall’opera architettonica, pittorica e scultorea michelangiolesca di universale ammirazione e da quella drammaturgica, straordinaria, del teatro shakespeariano. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 25 04/06/14 19:31 26 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Ora, nell’epoca della globalizzazione, occorre resistere alla distruzione del valore dell’identità culturale che, pur attraverso il processo continuo di cambiamento, è punto di partenza e di arrivo del progresso dell’umanità e del senso della storia. Per ricostruire un progetto non “per” ma “di” Paese e di Europa. Che manca. Il vero dramma che viviamo, il problema principale per il futuro è proprio l’assenza di una visione nella quale costruire un orizzonte nuovo. Allora dobbiamo porci alcune domande: come superare un disperato qualunquismo, anche quando trattiamo temi importanti come il lavoro e il declino economico; come andare oltre il dibattito annacquato, le chiacchiere ripetitive e superficiali? In definitiva, come solcare nella nostra esistenza quotidiana l’oceano del nulla, e riacquistare la passione per la dignità dell’uomo? Siamo convinti che ci sia un’alternativa sicura a un dibattito pubblico, sempre più misero e insopportabile, bloccato sulla parola “crisi” e incapace di vedere una realtà in trasformazione. Un’alternativa che costruisca una nuova profezia di società e liberi le forze di cambiamento, le potenze creative in grado di sovvertire l’esistente e aprire a un futuro migliore. Perché ancora una volta di fronte al mito della ricchezza economica e del potere, “il Re è nudo”. Il declino culturale ha superato la soglia e diventa povertà, disoccupazione, diseguaglianza, degrado. Per questo il segreto, anche della crescita, è investire sul capitale culturale. Come negli anni Cinquanta e Sessanta, quando il miracolo economico fu sostenuto dall’inventiva di un popolo senza grandi capitali ma che creava industria con le sue scoperte. Allora l’Italia innovava, in tutti i campi della vita e dell’economia, grazie a un poderoso investimento sull’alfabetizzazione, sulla ricerca, sul grande cinema, su quella “promessa di felicità” con cui Stendhal amava parlare dell’arte. “L’immaginazione al potere” è stato lo slogan per decenni, quella “proprietà di anticipazione”, vera essenza della creatività artistica, che per Marcuse è capace di sovvertire gli schemi e l’immobilismo della società. E innovando, la società progrediva. Dicevamo nel Rapporto Cultura e Sviluppo. La scelta per salvare l’Italia che occorre riacquistare la dimensione della svolta di un’epoca. Comprendere le necessità profonde e le opportunità di una krisis che non è la fine “del” mondo ma la fine “di un” mondo. Se ritroveremo l’orgoglio civile e non rinunceremo al sogno, forse potremo superare il vuoto delle idee (oggi facciamo fatica a individuare intellettuali viventi) e a costruire un futuro che non sia solo un nostalgico e sterile richiamo al “c’era una volta un bel Paese”. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 26 04/06/14 19:31 do mu for cas zav ch sim qu pat ris att vaz ha de no ri s gra str ma rie tar de mi com de Ci di re de Sta do sci di del mdel di rio obanco; fidel pre ere fedi di dese- rafu inita ulhal detiella he le onreica un il coraggio delle scelte | 27 Dicevamo che serve una rivoluzione culturale. Il governo Renzi e l’Europa dovrebbero inserire nel prodotto interno lordo libri, film, fotografia, quadri, musica, buoni programmi televisivi, brevetti, diritti d’autore e poi ricerca, formazione e istruzione. Per far diventare queste voci, da pure e semplici caselle di spesa – da tagliare inesorabilmente in periodi di vacche magre – zavorre per il pil, in voci attive, cioè veri investimenti. Il valore di Pompei, che in fondo è un’area di rovine appartenenti al passato, sta nel suo significato simbolico culturale, che è un dato immateriale e quindi non misurabile. Per questo l’unesco ha creato nel 1972 una propria lista di siti, beni culturali patrimonio dell’umanità. Per questo è drammatico non riuscire a trovare le risorse per tutelare Sibari e tanti altri patrimoni di arte e storia e nemmeno attuare le soluzioni gestionali per valorizzarli. Non si tratta di una provocazione ma di una prospettiva da aprire. L’innovazione, la creatività e la ricerca, ha recentemente detto Steve Landefeld, che ha guidato la struttura federale per il bilancio usa, sono i nuovi parametri della ricchezza di una Nazione. Il pil non serve più, non ci dà la dimensione dello sviluppo, né tantomeno del progresso. Già Canada e Australia stanno elaborando i loro indicatori secondo nuovi criteri; ora toccherà all’Europa e all’Italia, secondo un programma di un gruppo di studio delle Nazioni Unite, incamminarsi su questa strada. Misurare cioè la ricchezza del Paese, a partire dal benessere, non solo macroeconomico, dei suoi cittadini. Chi non ricorda le parole rivoluzionarie pronunciate da Robert Kennedy il 18 maggio 1968 nel campus universitario del Kansas: “Non possiamo misurare il successo di un Paese sulla base del prodotto interno lordo. Il pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità dell’educazione o della gioia nei momenti di svago. Non comprende la bellezza né la poesia”? Insomma come non calcolare il valore delle parole dei libri, le emozioni del teatro e il potere delle idee? Pensiamo che la ripresa passi proprio da qui. Ci viene in mente il monito di Carlo Cattaneo nel 1861, quando si trattava di scegliere le priorità, dopo l’uso dei moschetti e delle baionette, per creare un’Italia unita e prospera: “Chiuso il circolo delle idee si chiude il circolo della ricchezza”. Non a caso il sogno di Quintino Sella e dei fondatori dello Stato Unitario era di fare dell’Italia il più grande centro scientifico del mondo. Su queste basi in pochissimi decenni il Paese, diviso e povero, ha conosciuto uno sviluppo economico e sociale imponente sospinto dall’istruzione di massa, dalla qualità delle capacità tecniche, dal gusto e dalla raffinatezza Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 27 04/06/14 19:31 28 | 10° rapporto annuale federculture 2014 che hanno contaminato molti rami della produzione. Sulla stessa linea, a ben vedere, si è sviluppata l’Italia del dopoguerra fino a entrare tra le otto potenze mondiali e aver ottenuto il riconoscimento del Paese più attraente e amato. È sicuramente una questione di scelte. Come ha più volte richiamato il Presidente Napolitano e come ci ricorda nella prefazione a questo volume il Presidente del Senato Grasso. Quelle scelte, figlie di una visione democratica e aperta della società, che hanno ispirato la Costituzione repubblicana e le politiche di intervento volte a dare una buona scuola a tutti, ampliare gli studi universitari, animare le città distrutte e tristi con il teatro e la musica, aprire biblioteche in ogni paese, rendere accessibili i musei e tutelare l’intero patrimonio culturale, far sognare attraverso il cinema e dare la possibilità ai bambini di un’educazione attraverso la musica. Ma nel 1955 spendevamo in cultura lo 0,8% del bilancio statale e si andava rapidamente proprio in questa direzione. Invece oggi, ad esempio, l’insegnamento della storia dell’arte e della musica è praticamente scomparso con le recenti riforme. E lo Stato per il 2014 destina alla tutela solo 87 milioni di euro e a tutto il settore dei beni e delle attività culturali 1.595 milioni, pari allo 0,19% dell’intera spesa pubblica. Un crollo del 27% nell’ultimo decennio, una cifra che a stento si riesce ancora a difendere dai tagli pubblici del bilancio. Ma che è figlia di una indifferenza verso questo settore pulsante del Paese e di un’arrogante ignoranza che la storia giudicherà. Ma, mentre crollano gli investimenti e la politica per la cultura stenta a decollare, permane, inossidabile, il peso di un apparato burocratico sempre meno efficiente e produttivo. Per questo l’imperativo è resistere per andare avanti. Per poter tornare a immaginare ciascuno il proprio futuro in una realtà che diventi ricca di opportunità, e costruire una società che non sia solo rivolta al proprio passato glorioso, ma si mostri capace di rinnovarsi e di recuperare un rapporto vivo tra comunità civile e il suo capitale culturale. Perché non esiste un destino ineluttabile al quale arrendersi. Né la fine delle grandi civiltà, né l’affermarsi di nuove fasi di progresso, dipendono dal fato. Nell’Afghanistan di oggi, simbolo dell’intolleranza religiosa e ridotto in macerie, all’entrata del museo di Kabul colpisce una targa: “A Nation stays alive, when its culture stays alive”. Per questo occorre resistere e superare il nichilismo e il pessimismo che crescono nell’ignoranza e nell’immobilismo. È il tempo delle riforme, è il tempo, come diceva Gramsci, di costruire il futuro cambiando il presente. Per questo serve una rivoluzione, un nuovo progetto per il Paese, che solo la cultura può guidare. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 28 04/06/14 19:31 Èu de alg za in sci ra sem “si pre to in cul va ral no Po ced mu il S mo 20 de za ec un ne an da de du an par Eu en enmao il e il raae gli ca, ero ai in ueee per eni ubsce inanica ato maità, ma ità al di olsce he è il nte. la il coraggio delle scelte | 29 2. il coraggio e la voglia di cambiare È un tempo di transizione. Quello delle nuove passioni ma anche di una grande incertezza. Che si genera ad esempio nell’economia finanziaria, quando gli algoritmi fanno sì che un fondo sovrano si appropri della metà della ricchezza di un Paese. E così vi sono cose che permangono e che passano di padre in figlio e altre che creano un trauma, come la teoria copernicana che rovesciò un mondo e aprì nuove prospettive all’umanità. In questo tempo di paura che destabilizza, il rapporto dei cittadini con la cultura si stringe e diventa sempre più vitale. Perché, richiamando ancora Shakespeare con la Tempesta, “siamo fatti della sostanza dei sogni”. Per questa ragione – che ci spinge a riprendere in mano la nostra sorte, a ritrovare le passioni e l’acume dello spirito critico come sguardo sulla società – orde di persone affollavano il Rose o i numerosi teatri londinesi di fine Cinquecento e anche oggi ricercano nella cultura domande e risposte per la propria esistenza. Una voglia di cultura che va incoraggiata e promossa. Nelle due giornate pasquali di quest’anno i musei italiani sono stati letteralmente presi d’assalto. Il Circuito archeologico del Colosseo, Foro romano e Palatino ha registrato quasi 54.000 visitatori contro i 24.000 del 2013. Pompei ha accolto 25mila persone, circa il 30% in più rispetto all’anno precedente, nonostante i crolli e il degrado. Ma anche nei circuiti minori e nei musei civici si è riversata una folla di persone curiose e attente. Per il design, il Salone del Mobile di Milano, con oltre 350mila visitatori, si è affermato nel mondo. Il successo straordinario della “notte bianca” dei musei, nel maggio 2014, ha consacrato la voglia di cultura dei cittadini. La ricerca, cioè, da parte dei giovani e delle famiglie, di significati profondi e del senso di appartenenza – altro che “gita fuori porta”, come qualcuno ha detto. È un segnale forte e chiaro alla politica, contro il catastrofismo e la stupidità. E non si tratta di un fenomeno episodico e casuale. In tutte le epoche storiche la partecipazione alla vita culturale è cresciuta nei momenti di crisi e di cambiamento. Forse anche come desiderio di evasione dai problemi, ma certamente per ricordarci da dove veniamo per poter andare avanti. Così è stato nell’Austria sconfitta del primo dopoguerra quando i teatri e le sale concerto erano stracolme, così durante la Grande Depressione degli anni Trenta, così anche in Italia negli anni Cinquanta. Per questo il nostro primo impegno deve essere quello di ampliare la partecipazione culturale dei cittadini. Siamo purtroppo all’ultimo posto in Europa. Solo il 30% degli italiani ha frequentato nel 2013 i musei almeno un Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 29 04/06/14 19:31 30 | 10° rapporto annuale federculture 2014 volta l’anno, rispetto al 52% degli inglesi, al 44% dei tedeschi, al 39% dei francesi. Ben al di sotto della media ue anche per quanto riguarda la fruizione di teatro, concerti e cinema. Gli italiani che vanno a teatro sono meno della metà dei cittadini dei Paesi Bassi. Quasi 6 italiani su 10 non hanno letto nemmeno un libro nel 2013, con una caduta di un ulteriore 6,5% rispetto al 2012. Abbiamo 12.000 biblioteche pubbliche con un patrimonio archivistico e storico che ha alimentato la conoscenza per secoli ma che sembra essere relegato agli annali della storia. Da una recente indagine emerge che i lettori forti sono badanti e colf. Basta andare in metropolitana o in un giardino pubblico e vedere chi sfoglia un libro e chi, invece, è incollato freneticamente al telefonino con WhatsApp e Facebook. Dunque, a esclusione dei concerti di musica classica che hanno avuto un incremento di oltre il 16%, tutti i settori della partecipazione sono in discesa: il teatro (-8%), le visite a musei e mostre (-7,5%), il cinema (-5,6%). E non bastano il successo de La grande bellezza di Sorrentino, che ha riportato l’Oscar in Italia dopo tanti anni, e quello di grandi esposizioni come la Biennale di Venezia o spettacoli teatrali come quelli dell’Arena di Verona per illuderci che le cose vadano bene. Per questo bisogna intervenire, contemporaneamente e con decisione, su tre fronti: educare e formare il nuovo pubblico; migliorare il sistema di offerta della cultura; favorire la capacità di spesa delle famiglie. Primo: occorre puntare sull’educazione e sulla formazione. L’Italia è al 26° posto tra i Paesi della ue per spesa pubblica sull’istruzione. L’interesse, l’attenzione e la curiosità verso le forme della cultura sono un processo quotidiano di apprendimento che lo Stato sembra aver dimenticato. Lo dimostra la marginalità alla quale le ultime riforme sugli insegnamenti scolastici hanno relegato la storia dell’arte, la musica, le materie umanistiche e in genere il sostegno ai docenti e alla qualità della formazione. Questo aspetto è forse ancora più grave del degrado strutturale degli edifici scolastici. Introdotto dalla Riforma Gentile del 1923, l’insegnamento della storia dell’arte è stato per anni una peculiarità italiana. Oggi viene considerata, come la musica, una materia obsoleta, mentre in Francia dal 2008 lo studio della storia dell’arte è stato reso obbligatorio in tutti gli indirizzi educativi, a partire dalla scuola primaria. Se non si studia geografia e storia dell’arte, come si può pensare che i giovani possano imparare ad amare luoghi e bellezze che non conoscono? E poi, reinserirle in tutti gli istituti vuol dire favorire la tutela dell’ambiente. Ma occorre anche rilanciare le Accademie di Belle Arti che in Italia rappresentano una rete di eccellenza, vere e proprie fucine per la formazione tecni- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 30 04/06/14 19:31 ca po ter pre cre Se col de att im to com tem si d la ch are no 20 Ex no po 22 po ro la Oc ser la il r un di un pe cul sui ro esi. ro, dei bro 00 ato ria. sta bro ok. un sa: rime na onovo di 26° attitra anere ortto ato na rte ola he no? nte. reni- il coraggio delle scelte | 31 ca e artistica, tanto richieste dagli stranieri, quanto lasciate ai margini delle politiche per la cultura e l’istruzione. Luigi xiv sottolineava in alcune sue lettere l’importanza, per i giovani artisti francesi, di frequentare i corsi a Roma, presso l’Accademia, quegli stessi artisti che apprendendo in Italia hanno poi creato Versailles. E cosa ne pensano oggi i nostri Ministri? Secondo: occorre migliorare il sistema dell’offerta, la produzione di spettacoli, mostre, attività artistiche di qualità. E non solo, anche l’organizzazione dei servizi complementari per favorire la visita ai musei delle famiglie, le attività di comunicazione e marketing e quelle didattiche che sono elementi imprescindibili ormai ovunque. Si tratta di andare incontro al gradimento del pubblico ed essere capaci di attrarre nuove fasce di popolazione. Ma come si qualifica l’offerta? In primo luogo riservando la giusta attenzione al tema della gestione, decisamente trascurato nel nostro Paese. Troppe realtà si dimostrano inadeguate, poco attraenti, talvolta disinteressate a stimolare la fruizione, soprattutto nell’ambito dell’apparato pubblico. È mai possibile che nessuno si ponga la questione degli Istituti statali (musei, monumenti, aree archeologiche) praticamente vuoti tutto l’anno ma che, comunque, hanno nell’organico un direttore, impiegati e custodi? Ben 78 di questi enti nel 2013 non hanno realizzato alcun introito né avuto visitatori. Nel Chiostro Ex Convento di San Domenico a Taranto sono entrate 19 persone, tutte non paganti, e nell’Area Archeologica di Sassoferrato ad Ancona solo 200, poco meno del Circuito Archeologico di Orvieto che ha ospitato in tutto 222 persone, con un introito annuo di 1.100 euro. Il Museo nazionale Napoleonico, a due passi da Piazza Navona, ha incassato meno di 20mila euro in tutto il 2013, ma è costato 640mila euro per accogliere appena 15mila visitatori. Ma anche sulle politiche dei prezzi dei biglietti regna il caos. Occorrerebbe stabilire gli importi con criteri oggettivi, come la qualità dei servizi o l’importanza e la capacità di attrazione del museo, trasformando la tassa d’ingresso in vera e propria tariffa. Superando le contraddizioni tra il regime delle agevolazioni e la necessità di generare introiti. Ad esempio, un insegnante che ha portato la classe di prima media a visitare la Torre di Pisa ha avuto una amara sorpresa: ben 18 euro per ognuno dei ragazzi undicenni e neanche una riduzione per il gruppo di 25 studenti. La consapevolezza è che lo Stato, proprietario del bene, non favorisca l’accesso alla cultura e che il privato (l’opa di Pisa), che in questo caso lo gestisce, lucri sui tentativi da parte di scuole e docenti. Invece a Pompei il biglietto intero costa 11 euro (al Metropolitan di New York si entra con 25 dollari e ci Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 31 04/06/14 19:31 32 | 10° rapporto annuale federculture 2014 vanno 6 milioni di persone), non si paga fino a 18 anni e oltre i 65 anche i ricchi turisti entrano gratis. Viceversa la rete dei soggetti autonomi che gestiscono teatri, auditorium, musei, attività per lo spettacolo (fondazioni, aziende speciali, società) dimostrano, dati alla mano, che riescono, nonostante tutto, a portare risultati eccellenti. È l’Italia della cultura che funziona e che qualcuno, forse per le ragioni che dicevamo prima, cioè per riportarle sotto il controllo politico o della burocrazia, sta tentando di affossare. Pensiamo alla capacità di attrarre pubblico, di produrre eventi di qualità e di raggiungere livelli di autofinanziamento che arrivano a quel 60% che per il settore rappresenta il top internazionale. Sono realtà come la Fondazione Musica per Roma che gestisce l’Auditorium, il secondo al mondo dopo Sidney, o la Fondazione Torino Musei che organizza tutta la rete dei musei comunali, o il Consorzio di Venaria Reale che ha fatto rinascere non solo la Reggia ma l’intero territorio, contribuendo in pochi anni, in modo determinante, a diminuire la disoccupazione e che potrebbe essere un modello replicabile per risolvere i problemi anche della Reggia di Caserta. E poi la nuova Fondazione del Museo Egizio, secondo al mondo dopo quello del Cairo, che ha rilanciato un museo di stampo ottocentesco, ora ammirato non solo come vetrina ma come centro di formazione, produzione scientifica e ricerca. E ancora, come non ricordare il Piccolo Teatro di Milano che, grazie all’ottima gestione e programmazione, continua a essere un centro vitale e innovativo di produzione teatrale, rinnovando anno per anno l’impegno sociale che ne ha contraddistinto lo spirito sin dal 1946 e, sempre a Milano, il ruolo propulsivo della Fondazione La Triennale nel campo dell’arte contemporanea e del design? A Venezia, la rete museale che fino a pochi anni fa andava verso il collasso è stata presa in mano dalla Fondazione Musei Civici, che ha creato un circuito integrato tra Palazzo Ducale e gli altri 12 musei, riducendo i costi e aumentando il pubblico fino ad arrivare a 2,3 milioni di visitatori nel 2013, la più grande rete museale italiana. Ma anche nei piccoli centri vi sono esperienze molto positive. A Barumini, nell’entroterra della Sardegna, una giovane Fondazione sta valorizzando un sito nuragico, patrimonio unesco, portando ogni anno più di 100mila visitatori, creando ricchezza e evitando il degrado al quale andava inesorabilmente incontro l’intera area. E Macerata si è affermata come città della cultura grazie a un progetto pluriennale del Comune: è stato recentemente riaperto al pubblico lo storico Palazzo Bonaccorsi, sede principale dei musei civici e sono state attivate nuove gestioni aperte ai privati per la musica, il teatro e l’arte. A Scicli, in Sicilia, una cooperativa di ragazzi tiene Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 32 04/06/14 19:31 ape un sce lia ch sia cili èc vuo de e la na un po azi va Ca la p svi ed del Sta pro 22 cia er rie 20 da ris com un di he m, diati le oo rre anintino Verio, cumi gidi tro damaale, lo ne , la in tra ubete sista più ava itenale la ne il coraggio delle scelte | 33 aperti tutti i palazzi storici, le chiese e i monumenti e li illustra in cambio di una offerta libera, mentre a Catania l’Associazione Officine Culturali gestisce in modo efficiente l’ex monastero dei Benedettini. Insomma c’è una Italia della cultura che va, che piace, che dovrebbe essere il modello da seguire. Hanno ragione lo scrittore Claudio Magris e il cardinale Gianfranco Ravasi, che in un confronto al Salone del Libro di Torino, hanno sottolineato come sia molto facile parlare del male, che ha un suo fascino, mentre è cosa difficilissima parlare del bene. Anche perché il grande dramma del nostro tempo è che si rimane indifferenti, incolori come in una sospensione di assenza, nel vuoto del nulla, come diceva Bernanos. Forse per questo anche quando si parla di cultura c’è un continuo rimbombo delle stesse notizie negative: i soldi che non ci sono, il degrado del patrimonio e la caduta dei consumi. Lamentarsi solamente è l’atteggiamento che spesso nasconde una facile rinuncia, la mancanza di volontà reale di cambiamento e uno scarso interesse a mettere in evidenza le cose che funzionano. I positivi risultati delle imprese culturali sono ben evidenti in questo Rapporto, nella ricerca curata da Solima sui bilanci dei Comuni e sui risultati delle aziende culturali. Le esperienze di buona gestione, nel segno di una positiva interazione pubblico-privato che crea ricchezza, sono invece illustrate da Camaleonte sui dati del Premio promosso da Federculture. Di queste realtà la politica dovrebbe, finalmente, tener conto, per riaprire un ciclo virtuoso di sviluppo. D’altronde si dice sempre che l’Italia è un museo diffuso. Abbiamo 46.025 edifici storici, cioè uno ogni 1.200 cittadini, 3.872 musei (più di tutti quelli dell’Africa e del Sud America), 48 teatri d’opera (più dei 34 di Francia, Russia, Stati Uniti, Spagna e Regno Unito). Ma anche una leadership europea nelle produzioni tipiche: produciamo 331 vini doc, 59 docg e 119 igt; abbiamo 229 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e 4.606 specialità tradizionali censite dalle Regioni. Centinaia di manifestazioni storiche e rievocazioni religiose tramandate per secoli e che sono tutt’oggi straordinarie attrazioni turistiche. Alla festa di Sant’Agata a Catania dal 3 al 5 febbraio 2014 hanno partecipato 1.300.000 persone innamorate della città e attratte dalla unicità dell’esperienza. Per alcuni questo straordinario patrimonio culturale è considerato un peso rispetto alla nostra scarsa capacità economica di tutelarlo e alle inadeguate competenze organizzative. Con tale motivazione si sostiene la dismissione di una parte di questo capitale o la permanenza in una situazione di oblio, cioè di inefficienza e di lontananza dalla vita reale. Niente di più sbagliato. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 33 04/06/14 19:31 34 | 10° rapporto annuale federculture 2014 In tutto il mondo i processi di sviluppo delle Nazioni prevedono la creazione di musei, tanto che negli ultimi vent’anni il loro numero è passato da 23mila a quasi 60mila. Di questi l’Italia ne detiene, grazie alla sua storia, una parte significativa. Più come numero e qualità, però, che per afflusso di visitatori. Solo per fare qualche paragone, nel 2013 i musei statunitensi, secondo l’American Alliance of Museum, hanno avuto oltre 850 milioni di presenze, più di tutti gli eventi sportivi e i parchi a tema messi insieme. Nel Regno Unito oltre la metà della popolazione adulta è andata a vedere musei o mostre nell’ultimo anno e in Svezia, addirittura, tre su quattro. Nel 2013 il Louvre, pur avendo perso il 10% dei propri visitatori, ha attirato oltre 9,3 milioni di persone e rimane il museo più visitato al mondo. La Cina in pochi anni sta arrivando ad avere 4.000 musei (erano 2.200 nel 2005 e solo 25 negli anni Cinquanta), che nel 2013 hanno accolto 500 milioni di visitatori, con un aumento di 100 milioni dal 2009. Anche nei Paesi emergenti la costruzione dei musei è in crescita. I governi intendono, con la cultura, offrire un’immagine di innovazione, benessere e modernità ma anche utilizzare i musei come luoghi dove raccontare la storia nazionale e come fonte di istruzione per i loro cittadini, soprattutto per la fascia media in grande espansione. In Italia tutti i musei, i monumenti e le aree archeologiche accolgono circa 110 milioni di visitatori l’anno (2013). Di questi, appena il 35% si reca nei siti statali, come gli Uffizi, il Colosseo e il Foro Romano o la Torre dei Pisa, che nell’ultimo anno sono stati mèta complessivamente di 38,2 milioni di persone. Il restante 65% degli ingressi nei nostri musei e monumenti è, quindi, rivolto ai siti di pertinenza degli enti locali o dei privati. Nell’anno magico del boom mondiale del turismo e mentre la Commissione Europea mette in evidenza che il settore è la terza maggiore attività economica dell’ue, il Paese “più bello del mondo” perde il 4,6% dei pernottamenti e invece la Grecia, a rischio default, cresce dell’11%. Eppure siamo in cima ai sogni dei turisti e, ancora alla fine degli anni Settanta, eravamo primi per presenze di stranieri, primi per strutture ricettive, primi per incassi turistici e per saldo valutario. Oggi siamo al 5° posto per incoming e al 26° per competitività turistica. Il contributo del turismo al pil è circa il 10%, ben lontano dalle proiezioni programmatiche previste dal Piano strategico del turismo. Ma soprattutto manca un progetto Paese. Manca la cultura dell’accoglienza, non solo dei manager o degli operatori alberghieri, ma del tassista, del commerciante, del singolo cittadino. In questo scenario, proprio la motivazione turistica, con la crescita esponenziale del settore negli ultimi anni, è al centro delle politiche nazionali e Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 34 04/06/14 19:31 ter inv (en tes com pro no da rea rat Za sul od no tic ec sca 19 tin fro per mi rad ne Il m con mi Te rim Tr ra. la en viv ric eada na sido enno tre vre, di sta nni audei ne uooro rca siti he erdi, ne nonti etve, inlè no la eri, poie il coraggio delle scelte | 35 territoriali dei Paesi che si contendono il mercato internazionale. L’Italia, invece, è praticamente ferma da troppi anni, con un Ente di promozione (enit) incapace di produrre risultati e con le Regioni, a cui è riservata la potestà legislativa per il turismo, palesemente non in grado di assolvere al loro compito. Al contrario l’attrazione turistica attraverso la cultura è alla base dei progetti giganteschi del Qatar e Abu Dhabi. Attraverso i musei, si vogliono portare nell’area del Golfo turisti provenienti dall’Europa, dalla Russia e dall’Asia. Per questo il Louvre ha venduto il proprio marchio e collabora alla realizzazione e gestione di una nuova sede nel Cultural District degli Emirati e il British Museum ha sottoscritto un contratto con il Museo nazionale Zayed di Abu Dhabi che sarà inaugurato nel 2016, per offrire servizi di consulenza che valgono 10 milioni di sterline all’anno. Dall’Italia verso l’estero, di scambi di competenze, di attività di marketing o di prestiti onerosi di opere d’arte, sostanzialmente non se ne vede traccia. E non è perché siamo in crisi. Giova infatti ricordare che in piena recessione, nel 1929, fu fondato il mitico moma di New York, che riuscì a sottrarre a Parigi il monopolio dell’arte e che, per primo al mondo, comprese quanto l’arte contemporanea contribuisca a definire e a diffondere un’identità nazionale. Con questa vocazione nel 1942 il moma lanciò Jackson Pollok e si sviluppò il movimento Action Painting, per fare uscire la cultura americana dallo stato di soggezione nei confronti della cultura europea. Un investimento sempre rinnovato, tant’è che per la struttura odierna, inaugurata appena 10 anni fa, furono spesi ben 858 milioni di dollari. Creando un indotto economico che dal 2004 ha coperto e raddoppiato il valore dell’investimento. Dimostrando, come abbiamo detto nel Rapporto del 2012, che “l’arte può farsi reddito senza perdere l’anima”. Il maxxi di Roma, unico museo nazionale d’arte contemporanea, inaugurato con clamore internazionale nel 2010, ha oggi un budget complessivo di 10,5 milioni di euro e riceve dallo Stato, azionista unico, per il 2014 solo 5 milioni. Terzo: favorire la spesa delle famiglie. A che serve avere teatri o musei se rimangono vuoti o tutt’al più vengono frequentati solo da turisti stranieri? Troppo poco è stato fatto, fino a oggi, per estendere la domanda di cultura. E non si tratta solo di incrementare la visita ai musei, alle cattedrali della storia o ai templi dell’arte. La cultura va portata nelle famiglie, nelle case e nelle periferie, nei luoghi di lavoro e di incontro. Insomma dove la gente vive ogni giorno. Sappiamo che la spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione è stata di 66,6 miliardi di euro, il 3% in meno rispetto all’anno Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 35 04/06/14 19:31 36 | 10° rapporto annuale federculture 2014 precedente. È il secondo calo consecutivo (nel 2012 è stato del 4,4%) dopo un decennio di crescita continua. Si comprende bene quanto sia indispensabile bloccare immediatamente questa caduta per evitare di entrare in una fase di depressione dei consumi culturali che ci trascinerebbe ancora più in basso nei livelli di accesso e partecipazione degli italiani e con effetti negativi anche sulla produzione e sull’offerta. Con perdite reali di posti di lavoro, chiusure di attività e di imprese, riduzione della rete museale e dello spettacolo a puro intrattenimento per i più ricchi e a vetrina per le masse di turisti internazionali. Per riprendere la fase espansiva della spesa dei cittadini, che aveva mostrato in oltre venti anni una decisa vitalità e un rinnovato interesse soprattutto da parte dei giovani, bisogna agire anche sulla leva dell’incentivazione fiscale. Negli anni Sessanta andare al cinema costava meno di due euro (162 lire), un quarto rispetto a oggi e un terzo del 2004, quando se ne spendevano 6. Il budget familiare diminuisce e nel 2013 gli italiani spendono sempre meno in cultura, per andare a teatro, cinema, visitare musei e mostre, siti archeologici, ma anche per comprare libri e studiare musica. In media destiniamo alle attività culturali il 7% per nucleo familiare, molto meno dei cittadini inglesi (11%), di quelli tedeschi (9,2%) e degli spagnoli (8,2%). Insomma si allungano le distanze dall’Europa che mantiene una media di spesa per la cultura dell’8,9%. Su questa china rischiamo davvero di diventare un popolo di ignoranti e incolti. Nel Rapporto dell’anno scorso Una strategia per la cultura. Una strategia per il Paese avevamo lanciato un appello al Governo e articolato una proposta per introdurre la leva della detrazione fiscale delle spese culturali e per la formazione sostenute dai cittadini. Non si comprende perché siano state previste detrazioni fino al 50% per l’acquisto di frigoriferi, lavatrici o forni a microonde nell’ambito di progetti di ristrutturazione delle abitazioni, se non come l’ennesima politica di sostegno al settore edile e degli elettrodomestici, mentre una famiglia non può detrarre le spese per l’acquisto di libri universitari o l’abbonamento al teatro. Il Presidente del Camera Boldrini nella sua prefazione aveva, autorevolmente, posto la domanda: “Perché non pensare, allora, alla detraibilità delle spese per la frequentazione di musei, teatri, concerti e per la frequenza di scuole di avviamento alla pratica artistica e musicale, come avviene per le attività sportive?”. Il Ministro Bray nel decreto “Destinazione Italia” si era, giustamente, incamminato su questa strada prevedendo, tra le misure per favorire la diffusione della lettura, la detrazione del 19% di quanto speso per l’acquisto di ogni tipologia di libro fino a un massimo di 2.000 euro per tutti i cittadini. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 36 04/06/14 19:31 Il p riv ra tut de cor soc ti v pre cia ven Av to. va La No van Co spr de l’in vir un ma ne al m ni di cul sof di coo ma po enna in garo, tari- ratto care), . no ici, ità %), le 9%. lti. per per maste rome enio fara, ie co- infudi ni. il coraggio delle scelte | 37 Il provvedimento è stato poi stravolto limitando la detrazione a beneficio dei rivenditori di libri che recuperano lo sconto con il credito d’imposta. Ancora una volta un’iniziativa positiva volta ad avvicinare la fruizione culturale a tutta la popolazione deraglia per il peso degli interessi lobbistici e la miopia del Tesoro. Anche in questo caso è evidente, purtroppo, che la cultura è ancora vista come una pura voce di costo e non come un investimento utile alla società. Non ci lamentiamo, allora, se nel primo trimestre del 2014 sono stati venduti 1,4 milioni di libri in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un calo del 68% del settore. E pensare che in Brasile il Presidente Dilma Rousseff ha attivato uno speciale esperimento in alcune prigioni del Paese: per ogni titolo letto, ai detenuti vengono tolti quattro giorni di reclusione per un massimo di 48 ogni anno. Avranno una visione più larga del mondo che vale gli sconti di pena, si è detto. In Italia, invece, volersi cibare di cultura è forse considerata una colpa che va quindi penalizzata rispetto ad altri consumi? 3. politiche pubbliche e autonomia della cultura La cultura non si può affamare. E le politiche pubbliche sono fondamentali. Non c’è possibilità di surroga da parte di privati, di banche o imprese. Semmai vanno affermate logiche di complementarità tra lo Stato con le Regioni e i Comuni e tra tutti gli operatori, le imprese e i cittadini. Vanno combattuti gli sprechi e perseguita l’efficienza. Vanno combattuti i centralismi e gli eccessi della burocrazia che favoriscono i conformismi e la mediocrità e mortificano l’innovazione e la creatività artistica. Non è il libro dei sogni. Le esperienze virtuose e positive ci sono ma stentano a farsi strada e ad avere continuità. È un lontano ricordo, ad esempio, il successo dell’inaugurazione congiunta del maxxi (museo nazionale) e del macro (museo comunale) il 28 maggio 2010 nella settimana della Fiera dell’arte contemporanea, quando Roma si presentò al mondo intero con un’immagine inedita, giovane, di avanguardia, e i cittadini romani, per la prima volta, hanno avuto la sensazione di entrare a far parte di un nuovo capitolo della storia della Città Eterna. L’offerta e la produzione culturale si aprivano alle espressioni artistiche del XXI secolo. Ora il macro soffre dell’assenza di un chiaro indirizzo strategico da parte delle istituzioni e di scelte gestionali conseguenti. Tantomeno sono in atto forme organiche di coordinamento tra i diversi musei romani rispetto alla programmazione e al marketing. Della Fiera dell’arte contemporanea si sono perse le prospettive. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 37 04/06/14 19:31 38 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Altro caso. Il Sistema dei Cori e delle Orchestre Infantili e Giovanili in Italia, una onlus che si ispira alla straordinaria esperienza venezuelana creata da Josè Antonio Abreu e sostenuta da Claudio Abbado e dal Presidente Napolitano, ha dato vita, in soli tre anni, a 50 nuclei educativi nelle realtà più disagiate, in forma gratuita, in particolare a favore di bambini disabili. Alla richiesta di finanziamento statale, la Direzione Generale dello Spettacolo ha risposto che la domanda non era stata neanche ammessa all’esame della Commissione tecnica perché la onlus non presentava un bilancio in deficit. Con questa stessa logica – che respinge, sulla base del regolamento voluto dal Ministro Bondi, una realtà che opera esclusivamente grazie all’impegno dei privati e dei volontari, svolge un servizio pubblico e ha i conti in regola – lo Stato ha continuato a versare per anni decine di milioni di euro a fondazioni liriche che presentavano a ogni esercizio finanziario i conti sempre più in rosso e una produzione artistica sempre più scadente. Con questo principio, si premiano i deficit, garantendo il sostegno pubblico a chi produce buchi di bilancio. Il paradosso è che il Ministro Bray è dovuto intervenire prevedendo nel decreto “Valore cultura” un fondo di 75 milioni per evitare il collasso proprio degli stessi teatri e degli enti lirici come il Teatro dell’Opera di Roma o il Maggio Fiorentino che hanno beneficiato, senza merito alcuno e per anni, dei soldi di tutti gli italiani. Dovremmo aver imparato la lezione dopo 20 anni di continui ripiani dei disavanzi sulle spalle della comunità. Dal 2008 ad oggi il settore culturale ha perso in tutto 1,5 miliardi tra risorse pubbliche e private (1,3 fino al 2013). Nel 2008 i Comuni spendevano in cultura 2,4 miliardi di euro, scesi a 1,9 nel 2012, e le Province sono passate nello stesso periodo da 295 milioni a 160. Le risorse sono poche, sempre meno, ma proprio per questo bisogna ripensare il sistema alla radice. Non è immaginabile supporre che il bilancio del mibact possa far fronte, da solo, alle necessità di tutela e sviluppo. Bisogna utilizzare tutti gli strumenti e immaginarne di nuovi. Uscendo dal pregiudizio che nella cultura non possa essere innestata una logica di investimento, come è stato fatto per altri grandi brand come la moda. L’alleanza con le realtà locali (i Comuni in primis) potrà servire ad aprire progettualità e prospettive di valorizzazione territoriale delle identità e delle reti; quella con i privati, imprese e associazioni, consentirà di avviare processi di gestione manageriale laddove, evidentemente, la sola gestione pubblica non riesce a uscire dalla contraddizione dell’incuria e di una adeguata fruizione. E poi, qualcuno si è chiesto cosa succederà quando le Province, che sostengono sistemi e reti territoriali come quelli dei Castelli Romani o dei Musei Senesi, chiuderanno i battenti? Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 38 04/06/14 19:31 ni se ce. ste dir de per aB in gi, sta ste na ser con tito ch zia i ci in dis di Po 5d de di es di ch me cre mo Inv zio ris in rente più Alolo ella cit. dal dei lo ioin pio, di do roao ni, dei ha 3). nel Le e il ct are eltai (i loese doadsto ali ti? il coraggio delle scelte | 39 Nel 2013 sono quasi 100.000 – per l’esattezza 94.126 – gli emigranti italiani che si sono messi la penisola alle spalle, con un aumento del 55%. È come se si fosse svuotata in pochi mesi una città delle dimensioni di Arezzo o Lecce. Secondo l’aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero presso il Ministero degli Esteri) il fenomeno ha la sua punta tra i giovani laureati, la classe dirigente di domani. Tra questi, circa 10.000 sono artisti e creativi, diplomati delle nostre Accademie di Belle Arti o dei prestigiosi centri di formazione per il cinema, il teatro, il restauro che cercano un posto di lavoro a Londra o a Berlino e la terra promessa in Brasile o negli Stati Uniti. Anche per questo occorre democratizzare la gestione della cultura. Perché in un progetto ampio di rilancio quello che conta è il risultato sociale che oggi, sempre più, è connesso a quello economico. L’obiettivo deve essere spostato su come vengono utilizzate e destinate le risorse, sugli effetti che queste generano. Per questo il principale strumento di finanziamento è la buona gestione del nostro capitale culturale. Il nuovo governo dovrà affrontare seriamente e con determinazione questo problema, per dare una prospettiva concreta alla collaborazione pubblico-privato, oggi incancrenita in un dibattito ormai ammuffito. Ecco, a fronte anche di queste gravi deformazioni, alcune teorie affermano che bisognerebbe ridurre i finanziamenti pubblici, rei di generare assistenzialismo, di favorire una crescita esponenziale dell’offerta senza vantaggi per i cittadini e, infine, di produrre l’abbassamento della qualità. In Germania e in altri Paesi europei si sono levate feroci accuse verso una cultura considerata dispendiosa e che ha favorito il proliferare di spettacoli, mostre, libri e film di ogni tipo. Ma intanto, mentre Obama visita il Colosseo e la Merkel va a Pompei, la Germania stanzia per la cultura oltre 9 milioni di euro contro i 5 dell’intero investimento pubblico in Italia. Il punto vero è che l’intervento dello Stato per essere utile ed efficace, innanzitutto socialmente, ha bisogno di una policy chiara, forte e coerente nel tempo. Richiede cioè scelte precise e selettive (che non vuol dire per pochi) e una trasparente e rigorosa attività di verifica di quei risultati che devono legittimare la spesa pubblica. Quello che è accaduto in Italia, almeno per quanto riguarda lo Stato, è un accentramento dei meccanismi di controllo burocratico sui gestori e produttori; la crescita delle procedure amministrative soffocanti; l’incertezza sia sull’ammontare dei contributi che sulle scadenze della loro effettiva erogazione. Invece di semplificare, favorendo l’autonomia gestionale di aziende, fondazioni ed enti culturali e subordinarla, come è giusto che sia, unicamente al rispetto ferreo degli indirizzi generali e degli obiettivi da perseguire. Questa Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 39 04/06/14 19:31 40 | 10° rapporto annuale federculture 2014 è la verità dei fatti. Anche su questo ci attendiamo dal nuovo governo una rottura con il passato. Il rispetto dell’autonomia della cultura è una necessità generale e va difesa a tutti i costi. Se i pozzi della conoscenza e dell’arte, che abbeverano ogni uomo e una comunità, vengono inquinati mescolando interessi e funzioni diverse, se la cultura diventa compiacente e assoggettata alla finanza o alla politica, allora anche la società si piega inesorabilmente al volere e agli interessi del più forte. Perché la politica alta deve disegnare la società e tracciare le risposte alle esigenze delle persone e allora, come diceva Bobbio, “non ci può essere politica senza cultura”. E, aggiungiamo noi, non vi è cultura senza libertà, spirito critico e verità. La storia lo insegna. Luigi XIV, Napoleone, Mussolini o Stalin puntavano all’egemonia culturale, all’arte propagandistica per consolidare il potere. Nella seconda metà del Novecento, nell’epoca del capitalismo e del mercato, la supremazia economica e politica americana si accompagnò al predominio nell’arte con Pollok, De Kooning, Raushenberg, con i quali il nuovo mondo superò anche in questo campo il vecchio continente. Un po’ ovunque oggi, e anche in Italia, è attuale il tema del controllo sui cittadini che avviene attraverso la televisione, utilizzata spesso per abbassare le nostre difese culturali e renderci facile preda di spot commerciali, slogan e modelli di riferimento artefatti. Programmi come “Saranno famosi”, nei quali bambini impomatati cantano e si cimentano come rock star per simulare stili di successo, o le trasmissioni a quiz, producono danni enormi che si riflettono sulla società. D’altronde la negativa riforma Gelmini sulla scuola fu pubblicizzata dalla tv come un biscotto buono del Mulino Bianco. E il ruolo determinante delle reti Mediaset per ottenere il consenso degli italiani sull’immagine di Berlusconi e sulla propaganda politica è noto a tutti. Non stupiamoci allora se gli italiani leggono poco. Il j’accuse del Ministro Franceschini al Salone del Libro di Torino ha fatto scoppiare un acceso dibattito. Forse perché ha colto nel segno? Invece l’arte e la cultura sono la spinta più forte all’innovazione e il sostegno più vero alla democrazia. Il 26 aprile 2014 è stato inaugurato al quinto piano di un anonimo palazzo di Hong Kong il Museo della memoria, quello che ricorda la rivolta degli studenti nel 1989 contro il regime di Pechino. C’è la foto del giovane cinese, camicia bianca e pantaloni scuri e una giacca stretta in mano che, al centro della carreggiata, verso piazza Tienanmen, ferma, senza fare un gesto, la fila di nove carri armati. Divenne una delle immagini simbolo della lotta per la democrazia, del coraggio e della tragedia. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 40 04/06/14 19:31 La i re qu le val ver alla No de con fuo do po Pe la c un flu tro Us par cre ben og du il c nu tro tist str di app ver ne na fegni dipoesle uò li- vaere. to, nio do sui are an nei mue si ola E il ani on anto. tento elno. cca ermdia. il coraggio delle scelte | 41 La primavera di Pechino finì nel sangue e l’illusione della speranza contro i regimi e le ingiustizie è stata rubata. Ora, dopo 25 anni, aprire la porta di questa mostra è una vittoria perché, grazie ai video, alle foto, a reperti come le camicie insanguinate collocate in povere vetrine, si apre una falla nell’invalicabile muro del silenzio. Per questo il Museo rappresenta una sfida alla verità storica su Tienanmen, quelle immagini che chiusero il Novecento, e alla memoria negata per tutti i giovani all’interno della Grande Muraglia. Non basteranno le telecamere installate dalle autorità filocinesi all’ingresso del museo per dissuadere i visitatori dallo scegliere il profumo della libertà contro l’arroganza del potere. Così, in questa sfida, in questo mezzogiorno di fuoco, anche in Italia leggere un libro, andare a teatro, entrare in un museo dobbiamo considerarlo come un gesto di rivoluzione silenziosa. Rendiamolo possibile, sempre di più, per tutti. 4. il mezzogiorno d’europa Per il Mezzogiorno la situazione è ancora più grave. Quel filo rosso che lega la cultura al benessere e al progresso sembra definitivamente spezzato, creando un cortocircuito con la storia dello sviluppo della civiltà nel Mediterraneo, flusso vitale tra Oriente e Occidente, che proprio qui si è alimentato e ha trovato cittadinanza. Eppure le idee, le energie creative, le capacità, ci sono. Uscire dal tunnel è possibile. La prima consapevolezza, il dato storico da cui partire, è che non c’è sviluppo senza cultura, come non ci può essere nuova crescita del Paese senza il Mezzogiorno. Lo dice la storia, lo dicono i fatti, nel bene e nel male. I problemi sono ampi e complessi, non esistono ricette facili. D’altronde, come drammaticamente descritto dall’ultimo rapporto Svimez, oggi ci troviamo di fronte a un processo di desertificazione economica e produttiva e, aggiungerei, anche umana. Il nostro Meridione rischia di perdere il contatto con il resto del Paese, e con l’Europa. Appare incapace di offrire nuove opportunità ai giovani – in 50.000 ogni anno emigrano all’estero per trovare una speranza di futuro e, tra questi, per la prima volta tantissimi artisti – di attrarre capitali privati e investimenti, di avviarsi finalmente sulla strada dell’innovazione. Il rischio, come ci ricorda l’immane tragedia umana di Lampedusa, è che il Mezzogiorno resti schiacciato nel ruolo di ponte di approdo di un altro Sud ancora più povero e disperato. Bisogna, quindi, invertire la rotta. Subito e con determinazione. Avviando una vera rivoluzione culturale che possa cambiare innanzitutto la mentalità e i comportamenti Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 41 04/06/14 19:31 42 | 10° rapporto annuale federculture 2014 individuali e collettivi. Una nuova idea di Paese nella quale bellezza e conoscenza, ricchezza economica e qualità della vita, competitività e uguaglianza trovino un nuovo equilibrio. Ma alcuni punti sui quali imprimere una svolta non possiamo fare a meno di evidenziarli. Non sono di certo gli asset da cui partire che ci mancano. Il tessuto del Mezzogiorno non è costituito solo da grandi attrattori culturali, ma da realtà, luoghi di fruizione diffusi ovunque nel territorio, migliaia di musei, palazzi storici, aree di interesse naturale e artistico e un’infinità di tradizioni e rievocazioni storiche e popolari. Chi non conosce la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, i Gigli di Nola, la Varia di Palmi, i Candelieri di Sassari? Sono le “grandi macchine a spalla”, riconosciute dall’unesco come un pezzo della cultura popolare italiana che diventa patrimonio dell’umanità e che ha una straordinaria capacità di attrazione turistica. In queste regioni è presente il 48% del patrimonio statale, tra musei, monumenti e aree archeologiche, e il 30% dei siti unesco italiani. Pensiamo alle oltre 3.600 biblioteche pubbliche, più numerose delle 3.400 municipali dell’intera Francia. Tuttavia, c’è un grave problema di gestione, un ritardo da colmare rispetto alle esperienze positive in altre aree del Paese. Fondazioni, imprese e istituzioni, costruite in un processo di esternalizzazione dei servizi pubblici da parte di Regioni ed enti locali, che negli ultimi anni hanno migliorato e arricchito l’offerta culturale del territorio e ai cittadini con un più efficiente utilizzo delle risorse. Lo dimostra, ad esempio, il limitatissimo numero di visitatori dei siti culturali statali del Sud, nel 2013 appena 7,6 milioni (11,3 compresa la Sicilia) con un incasso di 30,8 milioni di euro di introiti lordi (44 con la Sicilia) di cui il 54% derivante da Pompei, dalla Reggia di Caserta e da Ercolano. L’assenza di efficaci politiche di valorizzazione e la scarsa capacità gestionale dell’apparato statale negli ultimi 15 anni hanno portato, nel Sud, a una crescita degli ingressi di appena il 3,8%, a fronte di un incremento del 52% a livello nazionale. Il Satiro danzante, la Dea di Morgantina, i Bronzi di Riace non sono adeguatamente valorizzati. Perché stupirci se in Calabria, maglia nera nel Meridione, sono arrivati nel 2013 solo 220mila stranieri contro i 20 milioni attratti dalla Lombardia? Non mancano, per fortuna, esempi virtuosi di una programmazione culturale efficiente, di rivitalizzazione dei luoghi d’arte, di creazione di nuova occupazione come il Consorzio del Teatro Pubblico Pugliese, il nuovo Museo di Arte contemporanea Donnaregina di Napoli, o la Fondazione Federico II che a Palermo gestisce con efficienza il complesso monumentale di Palazzo Reale Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 42 04/06/14 19:31 el tan la b gli tra mi Po ces il m do tro di del isti er ne Re del ha di avv Ac mo za. tut al p ass spe no aq po son cit mo nonza me- tuaia di na di me ità ni è lohe via, enite ed ule. tuon i il di rainale. deMeat- tuocdi he ale il coraggio delle scelte | 43 e la Cappella Palatina, visitati ogni anno da oltre 350mila persone. Questi e tanti altri casi nei quali sono coinvolte associazioni e imprese dimostrano che la buona gestione è possibile e che le competenze ci sono. Da anni, però, queste esperienze, invece di essere sostenute, sono bersaglio di politiche miopi, soffocano in una morsa di leggi e regolamenti che le trasformano da centri vivi di produzione a unità burocratiche e contabili, nel migliore dei casi. Ma, anche per la gestione dei siti statali di fama mondiale, come Caserta e Pompei, servono scelte coraggiose. Il precedente governo e ora il Ministro Franceschini hanno affrontato il problema con determinazione. Ma sempre secondo il modello pubblico tradizionale. Occorrerebbe, invece, a nostro avviso, abbandonare quella gestione diretta da parte dello Stato e degli enti locali che per troppo tempo si è dimostrata inadeguata e insufficiente rispetto agli obiettivi di valorizzazione e di tutela e che hanno dato al mondo l’immagine negativa del Mezzogiorno d’Italia. Esaltare le funzioni di indirizzo e di controllo delle istituzioni pubbliche sulle politiche culturali e affidare la gestione, con obiettivi e regole chiare, a soggetti terzi in grado di svolgere le attività di servizio a beneficio di tutti. Perché non pensare, ad esempio, per risolvere il problema della Reggia di Caserta, di assegnarne la gestione a un soggetto autonomo sul modello dell’Azienda Consortile per la Reggia di Venaria Reale che, in pochi anni, ha dato risultati straordinari in termini, non solo di valorizzazione, ma anche di ricchezza economica e occupazione per il territorio circostante? Così come avviene anche in Francia per la Reggia di Versailles e il castello di Chambord. Accrescere la partecipazione culturale è un obiettivo del quale tutti dobbiamo farci carico. Il primo bene culturale, il vero bene comune, è la conoscenza. Dobbiamo ripartire da questo concetto chiaro. La cultura è un diritto di tutti ed è un dovere dello Stato garantirla, è creatività e identità, deve servire al presente e alimentare il benessere sociale diffuso. L’allontanamento dei cittadini dalla fruizione culturale nel Sud rischia di assumere i contorni di una vera depressione dei consumi. Gli ultimi dati sulla spesa delle famiglie italiane in cultura e ricreazione a livello regionale mostrano una situazione di arretramento: solo il 5,7% della spesa totale è destinato a questa fascia di consumi, rispetto a una media nazionale del 7,3%. Una nota positiva viene dalla lettura: nel Mezzogiorno coloro che leggono 1-3 libri l’anno sono il 58,3%, mentre nelle regioni del Nord-Ovest, ad esempio, il 40%. Ma i cittadini del Mezzogiorno frequentano meno il cinema e il teatro, visitano poco monumenti, mostre ed esposizioni e seguono più raramente i concerti classici. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 43 04/06/14 19:31 44 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Sappiamo, tuttavia, che due cittadini su tre del Mezzogiorno ritengono che l’investimento sul patrimonio artistico e paesaggistico e sulla ricerca sia l’unico volano credibile di sviluppo. Anche per questo, soprattutto al Sud, l’industria culturale e creativa può rappresentare una prospettiva straordinaria e irrinunciabile di nuova occupazione qualificata e di sviluppo sostenibile del territorio. La localizzazione nelle aree del Mezzogiorno di produzioni cinematografiche di richiamo internazionale, di laboratori di arti visive e la valorizzazione delle produzioni locali di qualità ha rappresentato, in molti casi, un efficacissimo strumento di marketing territoriale per l’attrazione di nuovi investimenti e professioni. Le imprese culturali e creative nel Sud producono il 16% del valore aggiunto complessivo del settore, pari al 12,6 miliardi di euro. È un contributo molto rilevante per l’economia del Mezzogiorno, ma scarsamente considerato nelle politiche di sviluppo. La cultura è, quindi, un ambiente che fa fiorire le imprese. È arrivato, allora, il momento di immaginare un piano per il Mezzogiorno che finalmente utilizzi anche le risorse europee attraverso la nascita di reti e incubatori di imprese creative, artistiche e culturali che possano essere un formidabile strumento per stimolare e accelerare percorsi di crescita per il tessuto imprenditoriale e sociale. Non possiamo tacere delle difficoltà di spesa dei fondi comunitari nel Mezzogiorno. Due miliardi di euro del “Programma attrattori culturali 2007-2013”, destinati a migliorare l’offerta culturale delle regioni del Sud, dovranno presto essere restituiti a Bruxelles. Un esito doloroso per un settore che necessita disperatamente di risorse, ma che deve essere di incoraggiamento per superare i limiti del passato. Primo fra tutti l’imprescindibilità della cooperazione tra i vari livelli istituzionali, a partire da quella tra Stato, Regioni ed Enti locali; il secondo riguarda la qualità dei progetti, che dovrebbero sempre prevedere un modello gestionale sostenibile nel tempo. Come non ricordare la stagione dei “giacimenti culturali” e quella degli itinerari turistici nel Mezzogiorno che, nonostante ingenti risorse destinate, non hanno dato, tuttavia, gli effetti sperati proprio per le difficoltà di integrare le misure di pianificazione territoriale con una sostenibilità gestionale nel tempo. Per questo abbiamo proposto un “Fondo per la progettualità culturale” al quale destinare apposite risorse, a partire dal prossimo ciclo di programmazione dei fondi comunitari, quale sostegno di un nuovo modello di programmazione integrata e partecipata capace di gestire progetti di qualità e sostenibili per il nostro patrimonio culturale. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 44 04/06/14 19:31 L’e via no alt ten pra no am te. un ta pro alla Al str bia da cem M sar con L’i tur col Da èf len ha de Sc di he ’u- uò pa- rane sinti del un nte he no erhe rsi ez3”, sto diare tirillo gli ate, teale ulrodi ità il coraggio delle scelte | 45 L’emigrazione intellettuale dal Mezzogiorno è una piaga. I giovani che vanno via non sono più quelli di Rocco e i suoi fratelli, cioè contadini analfabeti, manodopera per le catene di montaggio della Fiat. Scappano, cercando lavoro altrove, quasi tutti diplomati e laureati, un’emorragia che spopola di competenze ed energie le città, impoverendole, non solo economicamente, ma soprattutto sul piano culturale e intellettuale. Tuttavia il vero problema, come ha dichiarato con forza Giuseppe Galasso, non sono le persone che (a ragione) partono, bensì coloro che restano. Restano amministrazioni e parti della politica e delle organizzazioni sociali inadeguate. Restano enti e gruppi incrostati in nicchie di privilegio e di potere. Resta una burocrazia che non è certo la più efficiente. Resta soprattutto una malavita diffusa e potente, che si nutre nel degrado e nell’illegalità. Tutti questi sono problemi che hanno una matrice culturale che a sua volta è intimamente legata alla povertà economica, all’ignoranza, a una realtà sociale avara di opportunità. Allora occorre riannodare il filo rosso dello sviluppo e della cultura per ricostruire una trama di convergenze che consenta di superare i problemi che abbiamo davanti e realizzare davvero la democrazia delle opportunità. A partire da un forte investimento in educazione e formazione per combattere efficacemente le mafie, l’illegalità e il degrado sociale. Consapevoli inoltre che, se il Mezzogiorno, l’Italia e l’Europa non torneranno a essere produttori di cultura, saremo destinati al declino rispetto ai processi mondiali nei quali proprio alla conoscenza e alla cultura vengono affidati i destini dello sviluppo. 5. la cultura crea innovazione. la cultura ha bisogno di innovazione L’innovazione è strettamente legata alla propensione creativa e all’humus culturale di una società. Anche le figure più geniali della storia, e l’Italia ne ha coltivate tantissime, sono emerse in contesti fecondi e ricchi di opportunità. Da Leonardo da Vinci a Enrico Fermi la lista è davvero lunga. Ma il primo si è formato a Firenze nella bottega del Verrocchio, vera e propria fucina di talenti, come Sandro Botticelli, Pietro Perugino e Domenico Ghirlandaio, che hanno incarnato lo spirito dell’epoca rinascimentale, il secondo divenne uno dei più grandi scienziati al mondo grazie al fertile contesto formativo della Scuola Normale Superiore di Pisa e, successivamente, all’attività del gruppo di ricerca noto come “i ragazzi di via Panisperna”. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 45 04/06/14 19:31 46 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Il genio isolato esisterà sempre, ma la quantità di uomini e donne che nel Rinascimento hanno espresso straordinaria capacità e grande spirito di modernità nelle arti, nell’artigianato, nell’ingegneria civile, nella scienza e nelle tecniche, fino alla poesia e alla letteratura, è dovuta alle scuole d’arte e dei mestieri, alle università. In sostanza alla diffusione, sin dalla nascita, del senso del bello e alla spinta verso l’innovazione. Un genio indiscusso come Albert Einstein diceva: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose [...]. La vera crisi è l’incompetenza [...]. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa che è la tragedia di non voler lottare per superarla”. Con questo spirito dovremmo combattere per far sì che l’Italia torni a essere la culla della bellezza, il paese delle opportunità, l’eccellenza del vivere bene. Il nemico da sconfiggere è l’assuefazione al degrado ambientale e a quello dei comportamenti individuali e collettivi (che in fondo sono la stessa cosa). Le condizioni negative da controvertere, proprio in senso rivoluzionario, riguardano principalmente tre ambiti: il sistema scolastico, l’innovazione, gli standard qualitativi di produzione. Nell’indice globale che misura i migliori sistemi d’istruzione, l’Italia resta in coda. Su 40 Paesi, l’Istituto di ricerca inglese, l’Economist Intelligence Unit, ha incoronato la Corea del Sud, poi il Giappone e Singapore e solo al 25° posto troviamo l’Italia, dopo Svezia, Francia e Ungheria. Abbiamo già parlato di alcune riforme indispensabili, quali quelle per la musica e l’arte, ma complessivamente, per essere competitivi, bisogna creare un senso di comunità attorno alla scuola. Deve tornare a essere interesse di tutti, delle aziende, degli enti locali oltre che dello Stato, poter investire di più sulla qualità dell’insegnamento. Anche nella lista del mit, Massachusetts Institute of Technology di Boston, emerge l’arretratezza dell’Italia: l’innovazione brilla altrove e anche Cipro ci supera. Nessuna azienda italiana risulta tra le 50 più creative e nella ue siamo solo al 15° posto. Vince Illumina, fondata nel 1998 a San Diego in California, che produce macchine rivoluzionarie per il genoma, a seguire Tesla Motors, all’avanguardia per le auto elettriche, e poi il colosso Google. Le graduatorie contano relativamente, non vi è dubbio, ma non è un caso se anche nel rapporto annuale “Eurobarometro dell’Innovazione” del 2013, realizzato dalla Commissione Europea, siamo lontanissimi da Svezia e Germania e, tristemente, superati da Estonia e Slovenia. Le ragioni di questa situazione devastante? Basta guardare le cifre degli investimenti in ricerca. Quelli pubblici sono solo lo 0,53% del pil, a fronte dello 0,71% della media europea. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 46 04/06/14 19:31 fic ci d Pa per la M ave titi pet zio ch Vi do un ch qu me pen ne taz l’8 ni pro ne in ti g com Un gic pu ma big siti nel moeldei nso enera pepilla llo sa). rigli in nit, poato matgli segy he elgo ire e. se eamauaelli ea. il coraggio delle scelte | 47 Una terza classifica stilata da Future Brand, che ha vagliato il peso specifico di 140 Paesi attraverso la valutazione dei cittadini sulla piazza globale, ci dice che nel made in, nonostante borse, arredamento, vestiti e prosciutto di Parma, l’Italia è quinta dopo gli usa (che vincono per la moda e la cura della persona), la Francia (per il cibo), la Germania (per i marchi auto, e non a caso la Mercedes vince quest’anno sulla Ferrari) e il Giappone (per l’elettronica). Non bastano quindi all’Italia la sua fama mondiale e lo stile indiscusso per avere un ruolo di rilievo e tenere alto il prestigio internazionale e la competitività dei territori e dei prodotti. Per secoli abbiamo esportato bellezza, creatività, tecnica. Cioè gusto, competenze e valori culturali che hanno plasmato tanti campi delle nostre produzioni famose nel mondo. Chi non conosce il Va Pensiero del Nabucco di Verdi che, dal 1842, è l’inno contro l’oppressione, oppure il Cenacolo di Leonardo da Vinci nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie, voluto da Ludovico il Moro, che dovrebbe essere uno dei luoghi simbolo dell’Expo 2015? L’export di beni creativi rappresenta circa il 9% del nostro export totale, per un valore di esportazione pari a 27,3 miliardi di dollari. È una cifra enorme, che tuttavia non nasconde una situazione di difficoltà. Nel 2002 la nostra quota di export di beni creativi rispetto al commercio mondiale era dell’8%, mentre oggi è del 6%: abbiamo quindi perso il 25% della nostra capacità di penetrazione. Anche in Europa andiamo peggio. La quota italiana sull’Unione Europea era al 19% ed è scesa al 17%. Ma il problema non è solo questo. Gran parte del nostro volume di esportazioni dei beni creativi dipende dal settore del design, che rappresenta ben l’86%. È invece molto basso il nostro export di prodotti new media (397 milioni di dollari) e in visual art (492 milioni), pari all’1,8 % del totale. Non erano proprio le arti visive, da Botticelli a Pistoletto, la nostra più grande attrazione? E non produciamo più nulla di qualità internazionale in questo campo o in quello musicale? O forse ci accontentiamo che il barattolo di Nutella porti gente a Perugia o nelle Langhe e riceva il premio internazionale dell’ocse come prodotto di qualità? Un discorso a parte merita il grave ritardo nell’uso dell’innovazione tecnologica dei musei italiani. La rivoluzione digitale sembra impermeabile al mondo pubblico della cultura. Oggi la tecnologia di base è accessibile a tutti, o quasi, ma non tutti sanno metterla a profitto (pensiamo alla vendita elettronica dei biglietti di ingresso) e trasformarla in innovazione. Basta dare un’occhiata ai siti web di Pompei e di Caserta per rendersi conto che non ci sono informa- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 47 04/06/14 19:31 48 | 10° rapporto annuale federculture 2014 zioni in inglese né servizi di e-commerce. Provate a comprare un biglietto per visitare Castel Sant’Angelo o il Colosseo su Google, ed entrando nei siti vi renderete conto che l’operazione è impossibile. Oppure, sul portale della Regione Siciliana, dei 115 luoghi artistico-culturali presenti sul territorio, solo undici sono presenti sul web con un proprio sito e appena cinque sono anche in versione inglese. Per non parlare delle presenze sui social networks, praticamente inesistenti. L’apparato pubblico statale della cultura è immobile, antico, pietrificato nella sua diffidenza e incapacità a garantire il ruolo di custode e promotore dell’arte verso un maggior numero di cittadini. Il solo campo di applicazione dell’innovazione riguarda il restauro. Il David di Michelangelo è stato rivitalizzato grazie al 3D, a cura della Stanford University, un capolavoro che nasce da un blocco di pietra pieno di difetti, tanto che il marmo di scarto era già stato lavorato da due scultori prima che Buonarroti lo modellasse e fosse poi esposto all’aperto l’8 settembre 1504 in Piazza della Signoria a Firenze, suscitando, da allora, la meraviglia generale. E non possiamo neanche consolarci di partecipare, con gli Uffizi, i Musei Capitolini di Roma o il Museo Archeologico di Ferrara, al Google Art Project, che consente la visita virtuale dell’arte in un clic. Sarà anche il “museo dei musei”, com’è stato chiamato, la più grande galleria dell’arte del mondo, fruibile dalla poltrona di casa e che consente di visualizzare 57mila opere digitalizzate, dai paesaggi di Turner alla Tate Britain ai quadri di Warhol al moma. Ma non è certo questo che risolverà i problemi dei nostri musei. Anche se dovremmo avere l’umiltà e l’intelligenza di guardare cosa avviene all’estero. C’è una nuova fase, stimolante, grazie all’innovazione tecnologica, e di profondo cambiamento. In tutto il mondo, i musei registrano un numero record di visitatori e ogni giorno se ne aprono di nuovi. Hanno successo quelli che si rinnovano, cambiano l’offerta e il rapporto con il pubblico. Una volta erano considerati luoghi per pochi studiosi, vecchi noiosi e polverosi, lontani dalla vita reale. In Italia istituti così sono ancora troppi. Basta entrare in gran parte dei musei statali, praticamente vuoti, per rendersene conto. Quelli, invece, che hanno successo è perché sono cambiati radicalmente. La loro offerta si è rinnovata, sono diventati luoghi aperti a tutti, capaci di attirare l’interesse dei giovani e delle famiglie. Non solo vetrine e depositi di collezioni, ma veri e propri laboratori interdisciplinari, spazi di incontro e di confronto culturale. Sono “una tribuna oltre che uno scrigno pieno di tesori” dice sir Nicholas Serote, direttore della Tate Modern di Londra. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 48 04/06/14 19:31 im sol M ne ma me ma ch ac zat Sis ch di sul Il p “di di sol cie Qu No com ch tiv la de am str gli un per vi Reolo he ti- ato ore iorihe era sse ze, MuArt muonere al Anl’edi gni m- olsta onnte. di di di ori” il coraggio delle scelte | 49 All’estero l’affluenza del pubblico e il rinnovato interesse del mondo delle imprese dicono che questa è la strategia giusta. E in Italia? È vero che anche l’intero sistema produttivo italiano è arretrato, visto che solo il 17% delle nostre aziende ha un sito internet, contro il 34% in Spagna. Ma il punto è che i musei, i teatri, le biblioteche, devono tornare a essere “generatori” di cultura, luoghi vitali nei quali il focus non sia l’opera d’arte in sé ma il cittadino che ne deve cogliere il messaggio e sentirla vicina. È forse un male utilizzare le tecnologie digitali per ricostruire spazi e frammenti perduti di opere d’arte o ricreare virtualmente templi, monumenti, immagini della vita reale? Anche questo vuol dire rendere contemporaneo ciò che è stato, togliendolo dalle gabbie burocratiche e dall’oblio del tempo. Non a caso, una recente indagine ha dimostrato che il bene culturale più apprezzato a Roma, nelle valutazioni dei visitatori, non è il Colosseo né la Cappella Sistina, bensì l’Area Archeologica Le Domus Romane di Palazzo Valentini che, grazie alle tecnologie di Studio Azzurro, offre a ciascuno una esperienza di conoscenza e di emozione. Le analisi sugli effetti generati dall’investimento culturale nell’economia e sull’innovazione di una comunità o di un prodotto sono numerose e chiare. Il periodo di crisi che ha stravolto molti settori può aprire una fase nuova di “distruzione creatrice”. Cioè, andando oltre Schumpeter, avviare un processo di rinnovamento profondo in grado di aprire un nuovo ciclo di sviluppo, che solo grazie alla cultura può portare benefici duraturi in tutti i campi della società. Economia e occupazione insieme a democrazia, diritti umani, benessere. Questa è la strada del progresso che la storia, di là di ogni studio, ci dimostra. 6. la cultura per l’europa, l’europa della cultura Non esiste una vera politica europea per la cultura, considerato un settore come altri e non il punto di partenza identitario di una Comunità Europea che vacilla sotto i colpi dei nazionalismi. Il nuovo programma Europa Creativa 2014-2020 rappresenta sicuramente un’opportunità, ma evidenzia anche la mancanza di una chiara idea della sua funzione civile. A Roma, nelle sale dei Musei Capitolini nel 1957, si tracciarono le basi di un percorso rimasto a metà ma i cui obiettivi rimangono di assoluta attualità e importanza. Costruire, cioè, un modello di società in cui i valori della democrazia, dell’uguaglianza, il senso di cittadinanza e anche la competitività economica, trovino un fondamento unificante sul terreno della cultura e della conoscenza. Per- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 49 04/06/14 19:31 50 | 10° rapporto annuale federculture 2014 ché la vera moneta unica è l’identità culturale. Una moneta forte, un capitale sul quale investire per superare la crisi che attanaglia il Vecchio Continente. Gli Uffizi sono stati il primo museo pubblico dell’Europa moderna e il suo primo direttore, l’abate Luigi Lanzi, fu un grande storico dell’arte che educò al gusto pittorico Stendhal. Le arti visive, la musica e la lingua italiana per secoli hanno educato l’Europa. Pensiamo a Goethe o a Shakespeare che si nutrì delle teorie di Machiavelli. Nel Museo Nazionale di Bucarest, i reperti più importanti sono considerati, dagli stessi rumeni, i calchi della Colonna Traiana di Roma, in cui è raffigurata la storia della conquista romana dei Daci, la storia della Nazione, un pezzo della storia d’Europa. Come trascurare, quindi, le basi romane dell’Occidente europeo? Non si può ridurre al problema dell’euro, del debito pubblico, ai meccanismi che imbrigliano le sovranità nazionali, il solco profondo che si sta creando sull’identità storica, religiosa, culturale che ha, per secoli, nobilitato il cuore e lo spirito. Per questo l’elezione del nuovo Parlamento Europeo e il semestre europeo di Presidenza italiana dell’ue sono delle occasioni imperdibili per riprendere il cammino della storia. E per rinnovare una promessa di progresso e di civiltà. Anche Dante nel De Monarchia auspicava l’instaurazione di un impero universale che coincideva con l’Europa unita nella identità politica e culturale. Secondo Kant, in uno scritto del 1795, l’unica strada per evitare nuove guerre era di creare un governo democratico sovranazionale, e Rousseau diceva che: “Oggi non ci sono più né francesi, né tedeschi, né spagnoli e nemmeno inglesi; ci sono solo gli europei. Tutti hanno gli stessi gusti, le stesse passioni, gli stessi costumi, perché nessuno ha ricevuto forme nazionali da un’istituzione particolare”. In fondo anche Napoleone, a modo suo, provò a unire l’Europa: pur perseguendo il primato della Francia, sognava il suo disegno più grandioso, l’unificazione del Vecchio Continente, ricalcando le orme dell’Impero di Carlo Magno. La storia la conosciamo e sappiamo che la strada della democrazia, aperta dalla Rivoluzione Francese, pose anche le premesse per la creazione degli Stati nazionali. Nella sua storia culturale ed economica, l’Europa, proprio nel lungo periodo (aldilà delle vicende dei singoli Stati), ha saputo creare una straordinaria concentrazione di benessere e sviluppo. Oggi il più ricco Paese europeo distanzia i Paesi più poveri del mondo di 400 volte. Questo divario si spiega proprio in base alla “cultura”. Quell’insieme di valori che genera una società aperta e vitale, capace di premiare il lavoro e la conoscenza e dunque orientare alla crescita della produttività, alla creazione di tecnologie, al cam- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 50 04/06/14 19:31 bia dif li, str ne tec de mo no ch div mo tut più uti no ne più no to in lun de pro ra. nom in qu ti i fat sce el Pe co no ale nte. uo ucò per si erti na Daare, leità sa, peo ere ciero ale. ereva no ni, tu- er’urlo zia, ne pedirosi na que m- il coraggio delle scelte | 51 biamento continuo nel segno della competizione, alle innovazioni, alla loro diffusione nella società. Pensiamo a quelle, ormai lontanissime, come il mulino ad acqua, gli occhiali, i primi orologi meccanici, passando alle tecnologie della rivoluzione industriale nel tessile e nelle altre industrie, per finire agli straordinari progressi nelle comunicazioni, nella medicina e nella capacità di organizzare la ricerca tecnologica e scientifica. Ma la centralità economica e finanziaria dell’Occidente è recente. Tra l’viii e il xviii secolo è stata l’Asia il cuore commerciale mondiale, e ancora nella seconda metà del Settecento India e Cina ne monopolizzano ben oltre la metà. L’Europa, però, cresceva in tecnologia e quella che era stata, soprattutto fino alla metà dell’Ottocento, una storia britannica diventò, tra il 1860 e il 1914, una storia europea e nordatlantica. Elettricità, motori, petrolio, telegrafo, telefono e rete fognaria, in quegli anni c’erano già tutte le invenzioni fondamentali per la modernità. Fu un boom tecnologico più decisivo dell’era internet: computer e web, per quanto eccezionalmente utili e capaci quasi di azzerare il costo della comunicazione globale, non hanno trasformato l’economia e la vita come le scoperte chiave che a Londra innescarono la seconda rivoluzione industriale. Oggi il primato europeo non è più consolidato. Gli Stati Uniti hanno acquisito il modello europeo e lo hanno migliorato. Il Giappone e l’Asia, pur con molte contraddizioni, hanno fatto eccezionali balzi in avanti. È allora evidente che l’Europa deve rimettere in moto i motori fondamentali della competitività e della crescita con scelte lungimiranti da parte di governi e dei privati. Partendo dalla consapevolezza che la società ha bisogno di cultura. Richiede più educazione e conoscenza, investimenti nella ricerca, valorizzazione del proprio capitale di tradizioni e di arte ma anche ritornare a produrre cultura. Tornare cioè a essere protagonisti nell’arte contemporanea, nella new economy. Sono anche questi i fattori fondamentali dello sviluppo e del benessere in un momento decisivo per attuare logiche di lungo periodo. Tra emergenze quotidiane e polemiche politiche bisogna trovare il coraggio per cambiamenti incisivi nel solco di quella cultura della libertà e della innovazione che ha fatto grande l’Europa e l’Italia. Perché nell’Europa e nell’Euromediterraneo l’industria culturale non crescerà a tavolino. Dobbiamo tornare a essere protagonisti liberando le energie e l’amore dei giovani per l’arte e la bellezza, offrendo loro delle opportunità. Per costruire Il Mondo Nuovo, come l’affresco così intitolato da Giandomenico Tiepolo a Ca’ Rezzonico: una folla di passanti visti di spalle che sgomitano, tutti intenti a guardare in avanti. Verso una visione capace di trasformare Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 51 04/06/14 19:31 52 | 10° rapporto annuale federculture 2014 queste energie in sviluppo e progresso. Nella sua riflessione su ricchezza e povertà, Papa Francesco ci stimola a interpretare la crisi come una occasione per aprire una fase di innovazione e di avanguardia attraverso la cultura, la generosità, la solidarietà. Se non vogliamo essere un relitto alla deriva della storia. Oggi il disincanto dei cittadini europei per il peggioramento delle condizioni di vita può essere affrontato, più che con politiche di austerità a oltranza, ricostruendo il sogno e un disegno lungimirante. Partendo da quell’idea di unità europea che vive da secoli nel nostro continente. L’Europa deve tornare a produrre cultura, non può diventare una vetrina di bellezze del passato che non migliorano e non danno significato alla vita dei giovani e delle famiglie. LE PROPOSTE DI FEDERCULTURE Modernizzare l’offerta culturale. Il solo fatto di avere un grande patrimonio culturale non basta. Occorre riportare al centro la gestione, quella che crea occupazione, sviluppo, bellezza, che accresce la domanda e che rende vive, attraverso la cultura, le nostre città. Ridare autonomia ai soggetti gestori, semplificare le procedure e sostenere i processi di affidamento dei servizi pubblici culturali alle fondazioni e agli enti autonomi deve diventare una priorità. Modelli vincenti cui ispirarsi non mancano. Basti pensare ai Musei Civici di Venezia o alla Reggia di Venaria Reale che, oltre a gestirli in maniera efficiente, garantiscono la tutela programmatica dei beni culturali loro affidati. Giovani e lavoro. È fondamentale coinvolgere i giovani professionisti della cultura in un programma volto a favorire progetti di valorizzazione per rendere fruibili e vitali luoghi altrimenti destinati all’oblio. La cultura può diventare un bacino Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 52 di nuova e qualificata occupazione, tramite la nascita di imprese culturali e creative. Sarà necessario allora introdurre agevolazioni per lo start up d’impresa al fine di coinvolgere i numerosi giovani che ogni anno sono costretti a lasciare il Paese. E inoltre, perché non affidare a soggetti privati la gestione di musei e siti minori che lo Stato non riesce a valorizzare? Detraibilità delle spese culturali. Non possiamo più aspettare. Per stimolare la domanda delle famiglie è indispensabile che il Governo accolga il nostro appello rispetto alla previsione della detraibilità delle spese per la frequentazione di musei, teatri, concerti e per l’acquisto di libri. Lo sgravio fiscale appena introdotto per favorire il mecenatismo, il cosiddetto Art Bonus, apre la strada a una politica fiscale di vantaggio che, senza dubbio, avrà effetti positivi sul settore. Ma, per stimolare la domanda di cultura, è indispensabile pensare a una leva fiscale, già prevista per l’acquisto d a d A d Il a u c d e d q e In p d s s c c e c p q d in – p a d d S la a o n p d d u m d t 10/06/14 12:49 poper neria. diandi are he lie. l a il coraggio delle scelte | 53 di mobili ed elettrodomestici, che agevoli i cittadini rispetto alla scelta di spesa in beni e servizi culturali. Avviare un rinascimento dei progetti di sviluppo locale legati alla cultura. Il processo di sviluppo locale legato alla progettualità culturale, che negli ultimi vent’anni ha rivitalizzato le città, si scontra sempre più con la diminuzione delle risorse disponibili e la scarsa capacità degli enti locali di programmare interventi sui quali far convergere partenariati e finanziamenti anche europei. Introdurre e favorire una “cultura della progettualità integrata” nei processi di valorizzazione del patrimonio storico-artistico-paesaggistico significa disegnare un percorso di crescita civile ed economica che può contribuire a rendere più attrattivo e vitale il contesto locale anche in chiave turistica. Un fondo rotativo per la progettualità culturale – quale strumento di finanziamento dedicato alla progettazione strategica integrata nella governance culturale – darebbe un rilevante impulso alla promozione e allo sviluppo locale attraverso la valorizzazione di sistema del patrimonio culturale, spesso disperso tra vari livelli istituzionali. Sconfiggere la peggiocrazia e premiare la qualità. Non ha senso finanziare allo stesso modo enti che dimostrano ottime capacità gestionali ed enti che non riescono nemmeno a riequilibrare i propri bilanci. La ripartizione dei fondi deve avvenire secondo equità e grado di efficienza. Occorre pertanto definire uno standard di qualità e di costo di musei e teatri, fissando uno schema di indici di sostenibilità culturale che, tramite la raccolta dei dati disponibili, Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 53 misurino il grado di efficienza dei progetti. Ciò consentirà di ridurre gli sprechi, di stabilire punti di riferimento concreti sulla congruità dei costi o sui livelli di funzionalità e di “certificare” i risultati di gestione in un’ottica di accountability per favorire la trasparenza nella gestione e misurare il raggiungimento dei risultati. L’innovazione tecnologica per raccontare l’Italia. Serve un programma per la modernizzazione tecnologica del sistema di offerta, in particolare statale. L’innovazione tecnologica in ambito culturale è, infatti, all’anno zero. In Europa, l’Italia è l’ultima nell’accesso e nell’uso delle risorse digitali. Tra i musei italiani, solo il 3% ha applicazioni per smartphone e tablet; il 6% ha videoguide o dispositivi digitali per la visita e il 13% ha il catalogo accessibile online. Serve un racconto dell’Italia, una Tourist Card nazionale che apra il nostro Paese ai visitatori e ai turisti internazionali e offra anche un sistema di accesso alla fruizione dell’offerta. Nell’ambito dell’attuazione dell’Agenda Digitale, la realizzazione di una piattaforma multicanale, basata su tecnologie digitali avanzate, favorirebbe la gestione veloce e personalizzata di tutte le fasi di acquisto e consumo del viaggio turistico-culturale in Italia. Lo strumento agevolerebbe la promozione e la crescita degli operatori culturali e delle imprese del settore turistico tramite lo scambio di informazioni e servizi in una logica di sistema e darebbe la possibilità al turista di costruire un itinerario personalizzato, di acquistare con tariffe agevolate e accedere a diversi servizi, oltreché ad avere sempre a disposizione, in modalità multicanale, un servizio 04/06/14 19:31 54 | 10° rapporto annuale federculture 2014 di assistenza alla fruizione del patrimonio culturale e paesaggistico. Expo 2015 potrà costituire un’utile occasione e una rilevante vetrina per presentare la Tourist Card nazionale. SIAE e RAI - due aziende culturali da reinventare. Nel contratto di servizio tra la RAI e il Ministero dello Sviluppo economico, prossimo alla stipula, sarà necessario definire nuovi orientamenti per far sì che la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo ritorni a essere motore di crescita civile e fattore di sviluppo per il Paese. Anche la SIAE non deve più essere un semplice esattore dei diritti d’autore, ma un soggetto che favorisca davvero la produzione creativa in tutti i settori artistici. Perché poi non prevedere delle esenzioni o agevolazioni per gli spettacoli legati ai settori non profit e a quelli di carattere formativo? Superare l’impasse nei servizi al pubblico dei musei. Dagli anni Novanta la prima grande svolta nella gestione dei beni culturali è legata all’introduzione dei servizi aggiuntivi dei musei (bookshop, ristorazione, didattica, biglietteria). Il sistema di convenzione e regole previste a livello statale si è tuttavia rivelato inadeguato, bloccando ancora oggi nei fatti il meccanismo di affidamento dei servizi. Perché allora non ispirarsi al modello più innovativo e funzionante di regolazione del rapporto tra i musei e i privati che gestiscono questi servizi, ovvero quello attuato dalle aziende autonome e comunali? Serve una politica nazionale per il turismo. Non esiste una politica nazionale del turismo, perché sono le Regioni ad avere competenza Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 54 legislativa in materia dopo la riforma del Titolo V della Costituzione. Questo sistema si è dimostrato inefficiente. Non basta aver delegato la materia del turismo al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, ma va rivisto il sistema di governance del settore. Il ruolo strategico che il turismo riveste anche a livello internazionale e, soprattutto, il suo peso per l’economia rendono necessario il rafforzamento del coordinamento nazionale per le politiche intersettoriali a favore del turismo. d a p Q n a la a v S C d d R p p u n c g Turismo e contributo di scopo. La tassa di soggiorno, introdotta da qualche anno, ha portato nel 2013 circa 290 milioni di euro nelle casse dei comuni. Sarebbe opportuno prevedere che una quota specifica del gettito sia destinato alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali, in modo che divenga effettivamente un contributo di scopo, finalizzato alla sostenibilità e alla fruibilità del patrimonio. A r c d r p c le f In p p d f d Semplificazione. Il problema principale del settore culturale non è solo la mancanza di risorse, ma anche la schiacciante burocrazia, causa del rallentamento di qualsiasi processo. Occorre invece semplificare le procedure amministrative in relazione ai prestiti di opere d’arte, ai finanziamenti e al regime di autorizzazioni e controlli per lo svolgimento delle attività. Un immenso patrimonio immateriale. Il patrimonio italiano non è costituito solo da beni culturali, ma anche da un vastissimo patrimonio immateriale. Abbiamo centinaia di manifestazioni storiche, laiche e religiose, che custodiscono l’identità 04/06/14 19:31 il coraggio delle scelte | 55 delle comunità locali che, grazie a questi eventi vivono i momenti più alti della propria tradizione. Queste manifestazioni attraggono numeri sempre più elevati di turisti, anche internazionali. Ad esempio, la Macchina di Santa Rosa a Viterbo attira ogni anno decine di migliaia di visitatori. Chi non conosce la Regata Storica di Venezia, la Perdonanza Celestiniana dell’Aquila, il Gioco del Calcio storico fiorentino, il Palio di Siena o la Regata delle Antiche Repubbliche Marinare? Non si riesce pertanto a comprendere come sia possibile che non esista ancora una regolamentazione, né albi, nazionali o regionali, soprattutto considerando l’indotto economico generato da queste manifestazioni. o ARCUS. Si auspica che il piano di ristrutturazione e razionalizzazione che interessa le società in house del MiBACT preveda un serio ripensamento di ARCUS. Per sostenere progetti riguardanti i beni e le attività culturali, è necessario svincolare le scelte della destinazione dei fondi dalla discrezionalità politica. Inoltre, per raggiungere risultati più proficui, è necessario garantire la partecipazione dei rappresentanti delle categorie interessate alla fissazione dei criteri di assegnazione delle risorse, stabilire su base pluriennale le priorità d’intervento e prevedere una rendicontazione dei risultati più trasparente. MiBACT e MIUR. Non ha senso che il problema della partecipazione dei cittadini alla vita culturale, dello sviluppo della creatività contemporanea e dell’insegnamento della storia dell’arte e delle discipline artistiche e musicali sia un tema affrontato esclusivamente all’interno del MIUR, cui fanno riferimento esclusivo tutti i Conservatori, le Accademie, le Scuole di teatro o di cinema. Così come è indispensabile, che le politiche della formazione vadano raccordate con quelle del lavoro e del sistema dell’offerta dell’industria culturale e creativa. Su queste politiche integrate, è necessario dunque attivare un tavolo permanente di coordinamento tra il MiBACT e il MIUR. Presidenza italiana del semestre europeo. Non possiamo perdere l’occasione della Presidenza italiana del semestre europeo. Per ritornare a essere protagonisti in Europa, occorre un piano di intervento centrato sulla cultura, sia come elemento fondante dell’identità europea, sia come sostegno di una nuova fase di sviluppo economico e occupazionale, basata sulla valorizzazione delle industrie culturali e creative. . Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 55 04/06/14 19:31 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 56 04/06/14 19:31 parte i La cultura nelle politiche e strategie internazionali Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 57 04/06/14 19:31 La de ral do pil in sul ric de get mi Fra rum ta i di *M Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 58 04/06/14 19:31 la cultura: una scelta strategica, una scelta per il futuro Aurélie Filippetti* La cultura occupa una posizione particolare in Europa, al centro del modello della società europea, dei suoi Paesi e dei suoi territori. La sua eredità culturale e la vitalità della sua creazione sono alla base del suo successo nel mondo. E sono, al tempo stesso, motori della nostra economia. Con il 3,3% del pil e 6,7 milioni di posti di lavoro, il settore culturale e creativo rappresenta in effetti per l’Europa un asse strategico, in un’economia mondiale fondata sull’innovazione e sulla creazione. Il rapporto annuale di Federculture permette di comprendere la portata della ricchezza culturale italiana. Alla vigilia della Presidenza italiana del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, è essenziale mettere di nuovo in luce i progetti degli attori della cultura e le iniziative prese nel settore culturale. Poiché mi è offerta l’occasione, mi preme ringraziare l’Italia e, in particolare, Dario Franceschini, per la sua partecipazione e il suo contributo attivo a questo Forum, che testimonia la volontà di dare alla cultura l’importanza che essa merita in occasione della prossima Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Oggi è più che mai necessario riallacciare i legami con la lunga tradizione di scambi e di dialogo culturale su cui si fonda l’Europa. Tale necessità è tan* Ministro della Cultura e della Comunicazione, Francia Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 59 04/06/14 19:31 60 | 10° rapporto annuale federculture 2014 to più forte se si considera che a breve gli elettori europei si appresteranno a rinnovare il Parlamento, poiché ritengo che attraverso la cultura, la vitalità della creazione e l’eredità culturale, i cittadini europei possano forgiare un’immagine concreta dell’Europa. Conoscete lo stretto legame che mi unisce all’Italia, dove mi reco regolarmente per prendere parte a eventi culturali sempre di alta qualità. E, per la Francia, l’Italia è anche un partner culturale privilegiato: i nostri legami culturali sono intensi e le rispettive politiche traggono giovamento dai nostri scambi. Sono sempre molto felice di trovare in Italia un’ambizione condivisa con la Francia per valorizzare al meglio la cultura nel progetto europeo. Spero vivamente che Federculture possa continuare con la sua opera di valorizzazione della vitalità del settore culturale per molti anni a venire. Ne tro zio svi tan da Ro ver de po ib ai re de *M Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 60 04/06/14 19:31 no ità m- la cultura, priorità del brasile Marta Suplicy* arla ulstri isa va- Negli ultimi anni, il Brasile si è distinto a livello mondiale per la sua lotta contro la fame, per la sua politica di crescita economica basata sulla redistribuzione del reddito e per la creazione di posti di lavoro. Parallelamente a questi sviluppi, si sta realizzando nel nostro Paese un cambiamento di pari importanza, ma con meno visibilità internazionale. Questo cambiamento è avvenuto nella sfera culturale. Le nostre linee guida nel Ministero della Cultura, come determinato dalla Presidente Dilma Rousseff, sono quelle di promuovere l’inclusione sociale dei brasiliani attraverso la cultura, e rafforzare ed espandere l’immagine del Brasile agli occhi del mondo. Per raggiungere questi due obiettivi sono state messe in pratica una serie di politiche culturali. Nell’ambito dell’inclusione sociale, lavoriamo affinché tutti i brasiliani abbiano accesso alla nostra eccezionale diversità culturale e anche ai suoi mezzi di produzione. Abbiamo davvero lavorato molto per sradicare la fame in Brasile e crediamo che il nostro popolo non possa fare a meno della cultura, che è il nutrimento dell’anima. * Ministro della Cultura, Brasile Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 61 04/06/14 19:31 62 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Tra queste politiche, il Bonus-Cultura è il più grande programma di trasferimento di reddito per il consumo di beni culturali nella storia del Paese. Il Bonus-Cultura è una carta di credito con la quale i lavoratori con reddito fino a 5 salari minimi (circa 1.185 euro), in prima istanza, potranno ricevere 50 real al mese (circa 15 euro) per il consumo di beni culturali. L’adesione del lavoratore è volontaria. Coloro che aderiscono, in un anno, avranno circa 200 euro da spendere in prodotti e servizi culturali. In questo modo potranno, tra le altre cose, andare ogni mese al cinema e a teatro, assistere a spettacoli di musica e danza, seguire corsi, acquistare strumenti musicali e libri. Quando sarà in pieno funzionamento, il Bonus-Cultura potenzialmente potrà raggiungere 42 milioni di brasiliani e introdurre annualmente 25 miliardi di reais (circa 8 miliardi di euro) nella nostra economia culturale. Una delle caratteristiche che distinguono il Bonus-Cultura dalle altre politiche d’incentivo alla cultura è che agisce rafforzando la domanda, e non l’offerta culturale. Questo fa sì che gli artisti possano innovarsi al fine di conquistare il pubblico, il quale avrà le risorse e potrà usarle in modo creativo e autonomo. Certamente il Bonus-Cultura rappresenterà un’occasione per una sperimentazione e una crescita sia per il pubblico sia per gli artisti in Brasile, oltre a offrire la possibilità, a molti, di soddisfare il desiderio di consumare cultura. Abbiamo avuto esperienze come quelle promosse dal Centro Cultural Banco do Brasil, il quale offre gratuitamente mostre di qualità aperte fino a tarda notte, che tuttavia hanno avuto code enormi. Esiste una forte domanda repressa per l’accesso alla cultura. Allo stesso tempo, una ricerca circoscritta alle città di Brasilia e San Paolo ha indicato che il sogno principale dei potenziali utenti è di andare a teatro. Abbiamo cercato di aggiornare la “legge Rouanet”, che è stata uno dei principali meccanismi di promozione della cultura della nostra storia recente. Attraverso un sistema di agevolazioni fiscali, questa legge mira a stimolare il settore privato e i singoli individui a sostenere l’offerta culturale. Solo nel 2013, grazie ad essa sono stati investiti 1,3 miliardi di reais (circa 425 milioni di euro). Tuttavia, la “legge Rouanet” ha ormai venti anni. Durante questo periodo, la sua regolamentazione ha consentito una concentrazione di investimenti in regioni del Paese con maggiore interesse commerciale del settore privato, lasciando senza risorse settori più lontani dal centro finanziario. Per risolvere questo problema, la stiamo aggiornando. La sua nuova versione sarà chiamata “Procultura”. La nuova legge, che è stata approvata alla Ca- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 62 04/06/14 19:31 me fic cul di fin di Pe cre tra em ci, ti d art clu de tur no ton la d in att art ini L’e alt zam ter no ric no ran cul d’o di rase. ito ere no, sto simu- pordi poon onoe na ile, are tuno me il dei enmoSo25 do, in la- ioCa- la cultura, priorità del brasile | 63 mera e andrà al Senato con la relazione dell’ex presidente Sarney, può modificare i criteri di selezione dei progetti. Porterà maggiori incentivi ai progetti culturali nelle regioni meno favorite dal mercato e permetterà al Ministero di esercitare più facilmente una politica di Stato con una risorsa che, alla fin fine, è del Governo. È quindi possibile includere progetti di minori dimensioni nella ricerca di sponsor e consentire di recuperare manifestazioni culturali meno favorite. Perseguiamo la capacitazione dei nostri agenti e manager culturali tramite la creazione di Incubatrici dell’Economia Creativa, dove questi possono contare, tra le altre cose, su microcredito e consulenza tecnica e giuridica per avviare e mantenere i loro progetti culturali. Incoraggiamo, attraverso bandi pubblici, l’arrivo delle tecnologie di produzione della cultura nelle mani di segmenti della società che sono stati storicamente esclusi, come i neri, gli indios, gli artisti della regione amazzonica, le donne, tra gli altri, in un processo d’inclusione socio-culturale e di valorizzazione, conservazione e rinnovamento della nostra cultura. Attraverso il programma “Cultura Viva” favoriamo istituzioni e gruppi culturali, che ora possono contare sulla partnership inedita dello Stato brasiliano per mantenere e ampliare le loro attività, pur conservando la propria autonomia. Una buona parte di questi gruppi realizza lavori fondamentali per la diffusione della cultura, rappresentando spesso l’unica possibilità culturale in regioni con un basso isu (Indice di Sviluppo Umano). Dopo dieci anni di attuazione di questa politica, sono ormai più di 3.000 i gruppi riconosciuti e articolati in una grande rete di collaborazione, che aggrega anche circa 5.000 iniziative, premiate nel campo della cittadinanza e della diversità culturale. L’esperienza brasiliana in questo settore è ormai riconosciuta e condivisa da altri Paesi del Sud America. Nell’ambito dell’internazionalizzazione della cultura brasiliana, del rafforzamento del nostro soft power, la Coppa del Mondo e le Olimpiadi che ospiteremo saranno grandi opportunità per mostrare al mondo l’ampiezza della nostra cultura. Il Brasile ha il calcio, i paesaggi, il carnevale, che sono beni ricchissimi e conosciuti, ma ne possiede molti altri. La cultura costituisce il nostro grande differenziale e la nostra identità. Chi si troverà in Brasile, durante il periodo dei giochi, avrà l’opportunità di conoscere la nostra diversità culturale espressa in svariati linguaggi artistici, nella gastronomia, e molto altro. Oltre alle manifestazioni sportive, recentemente siamo stati il Paese ospite d’onore alla Fiera del Libro di Francoforte e alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Entrambi gli eventi sono i maggiori al mondo nel loro settore. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 63 04/06/14 19:31 64 | 10° rapporto annuale federculture 2014 A Bologna abbiamo portato, oltre agli scrittori, anche illustratori brasiliani. Uno di loro è stato Roger Mello, che ha vinto l’Hans Christian Andersen Award, assegnato dal Consiglio Internazionale della Letteratura per i Giovani (ibby, International Board on Books for Young People) ad autori di letteratura per bambini e ragazzi. Nell’ambito dell’illustrazione, questo è un avvenimento inedito per il Brasile. Roger Mello sta mostrando al mondo il talento brasiliano. A Francoforte, abbiamo promosso una vera e propria invasione della cultura brasiliana. Non solo nomi della letteratura ma musicisti, graffitisti, ballerini... La città è stata impregnata di Brasile. A complemento della mia visita in Italia in occasione della Fiera di Bologna, abbiamo potuto firmare accordi importanti nell’ambito culturale tra Brasile e Italia. Con l’Università di Bologna, abbiamo siglato una partnership per concretizzare l’interscambio di studenti dell’area culturale. Con Federculture abbiamo avuto la gratificante opportunità di avviare il dialogo per una proposta di cooperazione che contempla la formazione artistica, la gestione di strumentazioni culturali, l’interscambio di produzione artistica, l’organizzazione congiunta di festival del cinema e mostre, oltre allo scambio d’informazioni su legislazione, norme fiscali, investimenti, statistiche ed economia creativa, al fine di promuovere il settore. In aprile, il Brasile è stato ospite d’onore alla 14ª edizione del Festival Ibero-Americano del Teatro di Bogotà, la più grande mostra di arti sceniche del mondo. Solo nel 2013, abbiamo realizzato l’“Anno del Brasile in Portogallo” e l’“Anno del Portogallo in Brasile”, il “Mese del Brasile in Cina” e il “Mese della Cina in Brasile”, oltre a una stagione culturale del Brasile in Germania e a una della Germania in Brasile. Tutti questi eventi hanno approfondito l’interscambio culturale tra il Brasile e questi Paesi, rafforzando quella che rappresenta una caratteristica intrinseca nella formazione dell’identità brasiliana. La cultura brasiliana ci unisce sia nelle nostre differenze, che nelle nostre somiglianze. Essa è forgiata, tra l’altro, dalla nostra immensa diversità etnica, che nasce dalla presenza di indios, portoghesi e africani nel nostro territorio e che, successivamente, ha potuto contare sulla presenza di altri Paesi europei – tra i quali in maniera incisiva l’Italia –, asiatici, arabi ecc. Inoltre, è il frutto della nostra estensione territoriale continentale, del nostro percorso storico con i suoi diversi momenti politici ed economici. Il talento è nel dna del brasiliano. Tra tutte le ricchezze del Brasile, la nostra cultura è senza dubbio la più grande. E vive un momento molto speciale. La cultura brasiliana offre al mondo riflessioni rilevanti al giorno d’oggi, come Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 64 04/06/14 19:31 la q L’i cie per ste Cu cul mi inv for ni. rd, by, per neno. ura i... Botra hip ulna ne izormia la cultura, priorità del brasile | 65 la questione della diversità, della sostenibilità, dell’eradicazione della povertà. L’intero Brasile si mobilita intorno alla propria cultura. Il Congresso ci ha supportato con le leggi necessarie per progredire, la società civile partecipa attivamente agli spazi democratici che abbiamo aperto per la creazione di politiche pubbliche, le imprese pubbliche e private ci sostengono in molte delle nostre azioni, partecipano alla diffusione del BonusCultura, dando il beneficio ai propri dipendenti. Per il Governo brasiliano la cultura è una priorità. Con la nostra cultura forte, vogliamo trasformare la nostra crescita economica in sviluppo umano. Chiunque punterà sul Brasile, creando partnership e investendo nel nostro Paese, per quanto riguarda gli aspetti economici e il rafforzamento della nostra cultura, vincerà questa scommessa. Si può esserne certi. bedel no na lla bio na tre ca, rio pei tto ico noale. me Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 65 04/06/14 19:31 L’i po sol (e ch cet ind né eff ne la cun la pro cos * Pr ** R Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 66 04/06/14 19:31 cultura 3.0 e partecipazione attiva Pier Luigi Sacco*, Guido Ferilli** L’idea sbagliata circa il ruolo della cultura, nell’ambito economico contemporaneo, può essere fatta risalire alla persistenza di concettualizzazioni obsolete sul rapporto tra attività culturali e la generazione di valore economico (e sociale) aggiunto. Per secoli tale rapporto è stato strutturato in base a quello che potremmo chiamare il modello Cultura 1.0, che ruota fondamentalmente attorno al concetto di mecenatismo. Il modello Cultura 1.0 è tipico di un’economia preindustriale. In esso la cultura non è né un vero e proprio settore economico, né è accessibile alla maggior parte del pubblico potenziale. La produzione effettiva di cultura è garantita dall’iniziativa individuale degli utenti: persone con grandi possibilità finanziarie e un elevato status sociale, che derivano la loro ricchezza e il loro status da fonti diverse, e decidono di impiegare alcune delle loro risorse per garantire che gli artisti possano sopravvivere con la loro attività, ottenendo in cambio la possibilità di godere dell’esito della produzione creativa, e di condividerla con i loro conoscenti. Il mecenatismo culturale può naturalmente essere un mezzo efficace per la costruzione di un nuovo status sociale e per la reputazione del committente, * Professore Ordinario di Economia della Cultura, Università iulm, Milano ** Ricercatore in Economia della Cultura, Università iulm, Milano Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 67 04/06/14 19:31 68 | 10° rapporto annuale federculture 2014 ma è chiaro che ciò è reso possibile dalla disponibilità di risorse, che sono raccolte al di fuori della sfera culturale. La produzione culturale qui vive interamente sui sussidi, e non potrebbe sopravvivere altrimenti. Nel rapporto di mecenatismo, il salario dei produttori culturali tende a non essere considerato come parte di una transazione di mercato, ma piuttosto come una sorta di scambio reciproco simbolico di doni tra il committente e l’artista – una pratica che ancora sopravvive in alcuni ambiti culturali e trova interessanti applicazioni in nuove piattaforme sociali mediate culturalmente. Chiaramente, questo modello può supportare solo un numero molto limitato di produttori culturali, che vivono esclusivamente sul potere discrezionale del mecenate e un pubblico molto limitato. Sia la produzione sia l’accesso alla cultura sono quindi fortemente limitati da barriere economiche e sociali in cui la produzione culturale è legata alla promozione di élite della società, più che allo sviluppo di un senso di appartenenza e all’inclusione di tutta la società civile. Con gli enormi cambiamenti sociali prodotti dalla rivoluzione industriale, e con le concomitanti rivoluzioni politiche che hanno portato alla nascita dei moderni stati nazionali, si assiste a un ampliamento delle utenze culturali, rese possibili da un insieme di circostanze. In primo luogo, le rivoluzioni politiche mettono in discussione ogni sorta di privilegi delle classi dominanti ed emerge una nuova visione che legittima gradualmente l’accesso alla cultura come diritto universale, che fa parte dell’idea stessa di cittadinanza. In secondo luogo, con il miglioramento costante delle condizioni di vita delle classi lavoratrici, vi è un corrispondente aumento della disponibilità a pagare, per un numero crescente della popolazione, per alcune forme d’intrattenimento culturale. L’accesso a beni e opportunità culturali, tuttavia, rimane limitata fino allo scoppio della “Rivoluzione culturale”, che avviene nei decenni immediatamente prima e dopo la fine del xx secolo, grazie allo sviluppo tecnologico per la creazione di mercati culturali di massa. Tuttavia, anche prima di questa fase cruciale, lo sviluppo dei moderni stati nazionali ha portato alla nascita di forme di mecenatismo pubblico. Gli Stati dedicavano parte delle risorse pubbliche per il sostegno della cultura e delle arti a beneficio della società nel suo complesso. Si rende possibile parlare di politiche pubbliche culturali, e dei relativi modelli di politica culturale. È durante questo periodo che le politiche culturali acquistano una maggiore consapevolezza del loro ruolo nel promuovere il senso di cittadinanza, anche se l’approccio persiste nell’essere dall’alto verso il basso, con il rischio di favorire l’estremismo e il nazionalismo. È importante rilevare, inoltre, che Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 68 04/06/14 19:31 la n ra vam La va, “R lità du le cul più Cu tre gre siv ple tro ral du 2.0 son tut In col ma div gra pu sta gat no inrto derta na nti miioacee ella di ale, dei reolied ura onssi per nto ata mec- ati ati elle di agza, hio he cultura 3.0 e partecipazione attiva | 69 la nozione di ordine pubblico-culturale è ancora radicata nel modello Cultura 1.0, anche se avanzato e maturo. Il ruolo mecenatistico non è più esclusivamente nelle mani dei singoli individui, ma diventa una funzione pubblica. La cultura, d’altra parte, è ancora un’attività economicamente non produttiva, che assorbe risorse create in altri settori dell’economia. Quando avviene la “Rivoluzione culturale”, intorno al volgere del xx secolo, tuttavia, la possibilità tecnologica dei mercati di massa culturali diventa una realtà, con l’introduzione della stampa moderna, la fotografia, il cinema, la musica registrata, le trasmissioni radio e così via. Questo cambiamento non permette solo lo sviluppo di nuovi prodotti culturali, ma ne rende possibile anche la disponibilità a un pubblico molto più ampio e a prezzi sempre più accessibili. Siamo, così, entrati nella fase di Cultura 2.0. Nel modello Cultura 2.0 il pubblico si espande in modo rilevante, mentre la produzione culturale è ancora fortemente controllata da barriere d’ingresso, come la difficoltà ad accedere alle tecnologie produttive o gli eccessivi costi finanziari. Come risultato, molti aspiranti produttori culturali sono filtrati dai complessi sistemi di selezione che differiscono da un settore culturale a un altro. La Cultura 2.0 è una nuova forma di relazione tra produzione culturale e generazione di valore economico, dominata dall’espansione delle industrie culturali e creative. A differenza della Cultura 1.0, nella Cultura 2.0 ci sono attività culturali e creative che producono valore economico e sono ancora redditizie, ma rappresentano un settore specifico, e minore, di tutta l’economia. una nuova rivoluzione In un primo momento, l’idea della produzione culturale di massa non è accolta universalmente, in quanto è considerata come un potente strumento di manipolazione di massa e d’inganno, ma con il tempo le industrie culturali diventano pienamente legittimate e motivo di sviluppo sociale ed economico, grazie anche al notevole aumento del tempo libero della popolazione. La scoperta del potenziale economico delle industrie culturali e creative può essere visto come uno sviluppo maturo della fase di Cultura 2.0. In questa fase avanzata, le politiche pubbliche tendono ad affrontare i problemi legati al miglioramento dell’accesso del pubblico ai prodotti e alle esperienze Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 69 04/06/14 19:31 70 | 10° rapporto annuale federculture 2014 culturali, come pure a quello delle capacità produttive e imprenditoriali dei settori culturali e creativi, alla luce del contributo sempre più rilevante che queste attività apportano a livello macro-economico. Un inconveniente dell’eccessiva focalizzazione sul potenziale economico delle industrie culturali e creative è l’enfasi fuorviante data alla redditività delle catene dei singoli valori, che causano la concentrazione delle risorse verso il supporto dei migliori settori più performanti a spese degli altri, con la conseguenza di compromettere la redditività di entrambi in vista delle complesse relazioni inter-settoriali che li legano insieme. Progettare politiche adeguate per le industrie culturali è un compito particolarmente difficile con l’utilizzo dei modelli di razionalità strumentale basati sull’economia famigliare di massimizzazione del profitto. Nei regni culturali e creativi la razionalità espressiva, la motivazione intrinseca e lo scambio sociale sono aspetti essenziali che spesso portano a forme d’interazione che non sono mediate dai mercati. Ma nonostante la fase della Cultura 2.0 sia relativamente giovane, una nuova ondata di innovazione tecnologica ha fissato le tracce per il passaggio a un ulteriore stadio, che potremmo chiamare fase della Cultura 3.0. È ancora in uno stadio molto preliminare, e la sua complessità può essere considerata transitoria. Tale nuova fase è caratterizzata dall’innovazione che, a differenza della precedente, non solo favorisce un aumento delle potenzialità della domanda ma anche, e soprattutto, un ampliamento della produzione. Oggi si può facilmente avere accesso alla tecnologia per la produzione che consente il trattamento professionale di testi, immagini fisse, immagini in movimento, suoni e multimedia, con curve di apprendimento straordinariamente rapide e a prezzi molto economici. Qualcosa che, prima dell’esplosione della rivoluzione del personal computing, e quindi non più di un paio di decenni fa, sarebbe stata semplicemente impensabile. Se la rivoluzione Cultura 2.0 è stata caratterizzata da un’esplosione della dimensione dei mercati culturali, la rivoluzione Cultura 3.0 è caratterizzata dall’esplosione del bacino di produttori in modo da rendere sempre più difficile distinguere i produttori culturali dagli utenti. Diventa uno scambio di ruoli che ogni individuo può assumere. Allo stesso modo, il predominio dei mercati culturali è sempre più in discussione, grazie alla diffusione e all’espansione delle comunità di pratica, in cui i membri interagiscono in conformità agli scambi non mediati dal mercato. Un cambiamento che è reso possibile dalla vasta scala e dalla velocità della connettività tra soggetti, grazie alle piattaforme online. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 70 04/06/14 19:31 pu pra tel svi ic ès di for de con cro rio de set spe sua ten Un diz du fet Fin cre con re 2.0 ra ten ch tur dei he ico lle o il onsse tiati rabio he sia isare ere he, iaione ini nalodi lla ata ifdi dei l’eoneso ra- cultura 3.0 e partecipazione attiva | 71 Il segno distintivo della fase di Cultura 3.0 è dunque la trasformazione del pubblico – che è ancora il riferimento della fase dell’industria culturale – in praticanti, definendo così una nuova nozione di paternità e di proprietà intellettuale. L’accesso alle esperienze culturali stimola sempre più individui a sviluppare le proprie capacità di assimilare e manipolare in modo personale i contenuti culturali che sono loro proposti. I modelli di ricezione passiva della fase “classica” delle industrie culturali è sostituita da modelli coinvolgenti di accoglienza attivi. L’altra caratteristica di questa fase è la pervasività della cultura, che cessa di essere una specifica forma d’intrattenimento, per diventare un ingrediente essenziale della trama della vita quotidiana, com’è ormai particolarmente evidente nelle pratiche di consumo. Rimanere concentrati sulle industrie culturali e creative come macrosettore economico separato può essere gravemente fuorviante. Al contrario, è necessario sviluppare una nuova rappresentazione a livello di sistema delle interdipendenze strutturali tra le industrie culturali e creative e gli altri settori dell’economia – e persino della società. Questo cambiamento di prospettiva ha importanti conseguenze nell’approccio alle politiche pure, che a sua volta può avere anche effetti positivi per lo sviluppo del senso di appartenenza e di cittadinanza. Ranking Inn (Paesi EU15) Svezia Germania Danimarca Finlandia Paesi Bassi Lussemburgo Belgio Regno Unito il potenziale non sfruttato Austria Un segnale chiaro sul fatto che vi sia la necessità di superare il modello tradizionale di Cultura 2.0, concentrato sulla mera crescita settoriale delle industrie culturali e creative, è quello di considerare il macro-settore e gli effetti che esso produce in termini di ricadute creative positive su altri settori. Finora, tuttavia, gli argomenti sugli effetti di spillover della cultura e della creatività sono evidenziati in modo piuttosto casuale e senza un background concettuale ben definito. Questo non ha aiutato a catturare l’attenzione, e tanto meno a convincere i responsabili politici. Ragionando sulla base della transizione da Cultura 2.0 a 3.0, diventa più facile da spiegare, perché e come, le questioni di cultura per l’economia generale. La chiave dell’argomento sta nella crescente attenzione sui risultati economici delle attività culturali e sui comportamenti che provocano. Al fine di comprendere gli effetti della cultura al di fuori della sfera culturale, dobbiamo considerare come il suo accesso cambi il comportamento Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 71 04/06/14 19:31 Irlanda Francia EU27 media Italia 72 | 10° rapporto annuale federculture 2014 degli individui e dei gruppi. Uno degli effetti più evidenti ha a che fare con la leva fondamentale della fase di Cultura 3.0: la partecipazione culturale attiva. Con la partecipazione culturale attiva s’intende una situazione in cui gli individui non si limitano ad assorbire passivamente gli stimoli culturali, ma sono motivati a utilizzare le loro competenze per lavorare. Questo significa non solo sentire la musica, ma giocare; non leggere semplicemente dei testi, ma scrivere, e così via. In questo modo, gli individui si sfidano a espandere la propria capacità di espressione, a rinegoziare le loro aspettative e credenze, e a rimodellare la propria identità e coesione sociale. In particolare è importante rilevare che la costruzione di capacità e acquisizione di competenze non è soltanto un’attività individuale, ma è molto sociale e fondamentalmente dipende dal contesto sociale a cui appartengono gli individui. L’aspetto interessante di partecipazione attiva è che gli individui non sono semplicemente esposti a esperienze culturali, ma si immergono nelle regole che le generano. Devono imparare a giocare con i “codici” che sono alla base del significato culturale. La partecipazione attiva favorisce ulteriormente l’interesse e la curiosità verso l’esplorazione di esperienze culturali e beni prodotti da altri; una classica dinamica di feedback positivi, in cui ogni elemento rafforza l’altro. Nell’ambito Cultura 3.0, gli individui strutturano i loro interessi culturali come piste fittamente intrecciate di espressione e di ricezione, cioè micro-fasi in cui essi operano la “trasmissione”, e fasi in cui sono passivi “riceventi”. L’acquisizione di competenze culturali li motiva a trasmettere, alza il livello di attenzione e di filtraggio critico verso i contenuti ricevuti, richiede volontà di trasmettere nuovi contenuti e così via, aprendo così la strada per una serie di nuove forme di innovazione aperta e co-creazione, grazie al ruolo crescente delle piattaforme di social media e a tutte le forme di conoscenza e pratiche socio-economiche ad alta intensità esperienziale. Alcuni degli effetti sistemici positivi di accesso culturale possono essere generati anche all’interno di una tradizionale modalità di ricezione passiva, ma se ci limitiamo a questo (obsoleto) punto di vista non siamo in grado di apprezzare l’intero quadro. Il sistema delle interdipendenze tra gli effetti indiretti sullo sviluppo della cultura che descriveremo di seguito ci danno il senso di un adeguato quadro della Cultura 3.0, dove l’accesso culturale attivo e la partecipazione diventano la norma sociale e l’orientamento naturale delle economie della conoscenza e della società civile. Questo non vuol dire che l’effetto sociale e l’effetto macroeconomico diretto della crescita delle industrie culturali e creative diventino trascurabili o siano meno importanti in questa fase. Piuttosto, il contra- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 72 04/06/14 19:31 rio na par ult Un liz sen sis Qu tan mo sig de luz È me sib più ne soc C no cia sis 1 H PhD Mo Wa Orc 2 Si and 3 Pe Pro Out on atgli ma ica sti, e la e, e annè di- sorealorie gni no di cui llo ntà rie nte he tedi sto o. ella dro no nza maenra- cultura 3.0 e partecipazione attiva | 73 rio. Come abbiamo argomentato, vi è una forte complementarietà tra il canale sociale ed economico, diretta e indiretta, che consente di aumentare la partecipazione individuale e l’accesso alle opportunità culturali, stimolando ulteriormente la costruzione di capacità. il potere della partecipazione culturale Una discussione dettagliata dei fondamenti teorici dei vari effetti che analizzeremo in questa sezione è al di fuori del campo di applicazione del presente articolo, che mira piuttosto a fornire un quadro sintetico globale del sistema di interdipendenze. Quando ragioniamo sugli effetti di ricaduta della cultura, un primo importante collegamento è con la coesione sociale. Ci sono ampie prove che dimostrano come certi tipi di progetti culturali possono produrre effetti forti e significativi in termini di sviluppo del senso di cittadinanza, di prevenzione della criminalità giovanile, orientamento professionale, pro-sociale o di risoluzione dei conflitti1. È interessante notare che, ancora una volta, questi progetti sono generalmente concentrati sulla partecipazione culturale attiva, poiché si è reso possibile, ad esempio, attraverso programmi di educazione musicale. E ancora, più in generale, l’effetto indiretto della partecipazione culturale sulla coesione sociale è il superamento di sé e di altri stereotipi2 provocati da pregiudizi sociali storici, spesso legati a fattori etnici3. Ci sono stati approcci strategici alla infrastrutturazione culturale, che hanno esplicitamente preso in considerazione la dimensione della coesione sociale e l’hanno affrontata in modo sistematico, come è il caso ad esempio del sistema Maisons Folie di strutture culturali realizzato dalla Région Nord-Pas 1 Hollinger D.M., Instrument of Social Reform: A Case Study of the Venezuelan System of Youth Orchestras. PhD dissertation, Arizona State University, 2006; Buendìa F.C., More Carrots than Sticks: Antanas Mockus’s Civic Culture Policy in Bogotà, «New Directions for Youth Development», 125, pp. 19-32, 2010; Washington D.M., Beecher D.G., Music as Social Medicine: Two Perspectives on the West-Eastern Divan Orchestra, «New Directions for Youth Development», 125, pp. 127-140, 2010. 2 Si veda, per esempio, Amin A., Ethnicity and the Multicultural City: Living with Diversity, «Environment and Planning A», 34, pp. 959-980, 2002. 3 Per esempio, si veda Guyll M., Madon S., Prieto L., Scherr K.C., The Potential Roles of Self-Fulfilling Prophecies, Stigma Consciousness, and Stereotype Threat in Linking Latino/a Ethnicity and Educational Outcomes, «Journal of Social Issues» 66, pp. 113-130, 2010. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 73 04/06/14 19:31 74 | 10° rapporto annuale federculture 2014 de Calais, nel contesto di Lille 2004, città Capitale Europea della Cultura4, che hanno creato spazi di interazione multi-culturale e di scambio sociale in aree socialmente critiche, facilitando la conoscenza reciproca e l’incontro tra persone diverse, spesso perché appartenenti a comunità etniche differenti. Gli effetti indiretti di partecipazione culturale sulla coesione sociale sono dovuti al fatto che una maggiore partecipazione dà agli individui e ai gruppi nuove abilità di concettualizzare, aiuta a comprendere la diversità e consente di riprogrammare il comportamento di ostilità difensiva con la comunicazione per riscoprire, al contempo, nuove possibilità di sviluppo personale. Pensando ai costi dei conflitti sociali in tutta Europa, si potrebbe pensare a questo collegamento come a un interessante oggetto di sperimentazione con notevoli conseguenze sociali (e di sviluppo economico). Un secondo importante collegamento ha a che fare con la nozione politicamente critica del benessere. Esiste oramai una grande quantità di testimonianze secondo le quali la partecipazione culturale può avere effetti forti e rilevanti sulle aspettative di vita5, ma più di recente una ricerca sembra suggerire che l’impatto è altrettanto forte in termini di benessere psicologico percepito6. In particolare, si è scoperto che la partecipazione culturale è il secondo predittore di benessere psicologico, dopo la presenza/assenza delle principali malattie, e in questo senso ha un impatto decisamente più forte di variabili quali il reddito, luogo di residenza, età, genere od occupazione. L’effetto è particolarmente forte per i malati gravi e gli anziani, in cui il benessere psicologico distingue enormemente i soggetti con accesso culturale da quelli senza. Questi risultati preliminari suggeriscono che un collegamento molto interessante potrebbe essere quello legato al welfare culturale. Infatti, se la partecipazione culturale influenza fortemente la percezione del benessere dei malati e degli anziani, poiché il trattamento del benessere è in generale una delle voci principali di deficit delle finanze pubbliche nell’Unione Europea, è possibile che, attraverso una strategia di trattamento di prevenzione orientato alla cultura che determini una riduzione minima dei costi 4 Paris D., Baert T., Lille 2004 and the Role of Culture in the Regeneration of Lille Métropole, «Town Planning Review», 82, pp. 29-44, 2011. 5 Si veda, per esempio, Koonlaan B.B., Bygren L.O., Johansson S.E., Visiting the Cinema, Concerts, Museums or Art Exhibitions as Determinant of Survival: A Swedish Fourteen-year Cohort Follow-up, «Scandinavian Journal of Public Health», 28, pp. 174-178, 2000. 6 Grossi E., Sacco P.L., Tavano Blessi G., Cerutti R., The Impact of Culture on the Individual Subjective Well-Being of the Italian Population: An Exploratory Study, «Applied Research in Quality of Life», 6, pp. 387-410, 2011; Grossi E., Tavano Blessi G., Sacco P.L., Buscema M., The Interaction Between Culture, Health, and Psychological Well-Being: Data Mining from the Italian Culture and Well-Being Project, «Journal of Happiness Studies», 13, pp. 129-148, 2011. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 74 04/06/14 19:31 leg in le sod gli bil de bil di po ris alle tec ver com ess un tan zio cia ed V te di tas di 7 Sc on l 181 8 Ba in t 9 Bu Dep P. L end Con ra4, in tra i. no ppi enniale. ea on olitiorbra giè il lle di efesda nto tti, esgene enosti own erts, -up, tive pp. ure, rnal cultura 3.0 e partecipazione attiva | 75 legati al welfare, si possa creare in realtà un approvvigionamento di risorse in grado di finanziare il programma stesso, oltre a essere potenzialmente tale da trasferirsi in parte ad altri usi e migliorare sostanzialmente il livello di soddisfazione di vita di categorie di cittadini in condizioni critiche. Inoltre, gli effetti macroeconomici indiretti di questo effetto spillover sono suscettibili di essere sostanziali. Un terzo effetto importante legato alla cultura ha a che fare con il tema della sostenibilità. La crescente enfasi sulla dimensione sociale della sostenibilità, come evidenziato dall’Agenda 21, ha portato a riflettere sulla modalità di trasmissione di comportamenti nella società e su come gli usi e i costumi possano influenzare l’efficacia delle misure e delle strategie di risparmio delle risorse. A questo riguardo, tuttavia, l’attenzione è stata rivolta principalmente alle forme tradizionali di mobilitazione sociale7. Ma, ancora una volta, la partecipazione culturale può avere un ruolo indiretto importante nel promuovere la mobilitazione sociale e la consapevolezza delle conseguenze sociali di comportamenti individuali sulle risorse critiche per l’ambiente. Un quarto importante collegamento è quello con l’innovazione, ma non essendo scopo di questo articolo non sarà trattato anche se, per esempio, c’è una letteratura interessante che sta cominciando a far luce su questo importante collegamento funzionale8. Possiamo quindi sostenere che la partecipazione culturale può agire come motore di crescita economica endogena e sociale9 in modalità che sono complementari a quelle già ampiamente studiate e documentate per l’istruzione. Vi sono prove che confermino queste intuizioni? Si consideri la seguente tabella, che fa un confronto tra la classifica dei Paesi dell’ue15 in termini di capacità innovativa, misurata dai parametri dell’Innovation Scoreboard, e il tasso di partecipazione culturale attiva dei cittadini, misurato dal sondaggio di Eurobarometro (2013). 7 Schmidt L., Gil Nave J., Guerra J., Who’s afraid of Local Agenda 21? Top-down and bottom-up perspectives on local sustainability, «International Journal of Environment and Sustainable Development», 5, pp. 181-198, 2006. 8 Bakhshi H., McVittie E., Simmie J., Creating innovation. Do the creative industries support innovation in the wider economy?, nesta Research Report, London 2008. 9 Bucci A., Segre G., Human and cultural capital complementarities and externalities in economic growth, Departemental Working Papers – 2009-05, Department of Economics in Milano University, 2009; Sacco P. L., Segre G., “Creativity, cultural, investment and local development: a new theoretical framework for endogenous growth”, in Growth and Innovation of Competitive Regions. The Role of Internal and External Connections, a cura di U. Fratesi, L. Senn, Berlino, Springer 2009, pp. 281-294. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 75 04/06/14 19:31 76 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Classifica Innovation Scoreboard 2013 (Paesi UE15) Classifica partecipazione culturale attiva, Eurobarometro 2013 (Paesi UE15) Svezia Danimarca Germania Svezia Danimarca Finlandia Finlandia Paesi Bassi Paesi Bassi Lussemburgo Lussemburgo Francia Belgio Belgio Regno Unito Austria Austria Germania Irlanda Regno Unito Francia Irlanda UE27 media UE27 media Italia Spagna Spagna Grecia Portogallo Portogallo Grecia Italia ti c tol di con ne tur com est no gov de inc ste Nonostante i due sistemi di misurazione non abbiano dati statistici in comune, le due classifiche mostrano una proprietà interessante: tutti e solo i Paesi che sono al di sopra della media ue27 su una graduatoria, lo sono anche nell’altra classifica, e viceversa. I dati per il pannello ue27 sono meno chiari a causa delle proiezioni transitorie in termini di processi di innovazione dei membri più recenti dell’ue. È interessante notare che l’associazione è stabilita tra capacità innovativa a livello nazionale e partecipazione culturale attiva allo stesso livello. Si tratta naturalmente di una prova preliminare, ma sembra suggerire che i meccanismi di cui sopra si rispecchino più chiaramente con i dati di quanto ci si potrebbe aspettare. Un quinto collegamento è quello con l’identità locale. In tempi recenti l’accento è stato posto sul ruolo molto importante dello sviluppo di spettacolari strutture culturali, volte a offrire visibilità internazionale a uno specifico milieu urbano o regionale10, e più in generale sul ruolo della cultura nel ridefinire i fondamenti sociali e simbolici del luogo, figuriamoci il suo modello di sviluppo locale11. Si veda, per esempio, Plaza B., On Some Challenges and Conditions for the Guggenheim Museum Bilbao to be an Effective Economic Re-activator, «International Journal of Urban and Regional Research», 32, pp. 506-517, 2008. 11 Si veda, per esempio, Evans G., Creative Cities, Creative Spaces and Urban Policy, «Urban Studies», 46, pp. 1003-1040, 2009. 10 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 76 04/06/14 19:31 tut mo so att aut gu al c di le a alt re to di tur aut 12 C and 13 P Iden Pol 14 w 15 N ne, no ca, oni ue. elalcui are. acari miire vi- bao 32, es», cultura 3.0 e partecipazione attiva | 77 Questo è probabilmente uno dei migliori effetti macroeconomici indiretti compresi di produzione e di partecipazione culturale, ma vale la pena sottolineare come tale effetto sia stato spesso travisato come l’ultima versione di una economia mercificata basata sulla spettacolarizzazione di massa12. Al contrario, il potenziale di sviluppo di un’identità locale a base culturale risiede nella capacità di stimolare nuove dinamiche di produzione di contenuti culturali e di nuove regole di accesso alla cultura da parte della comunità locale, come conseguenza delle nuove opportunità create dall’attrazione di risorse esterne, com’è stato per esempio il caso della strategia di rinnovamento urbano Newcastle/Gateshead13. Con l’obiettivo di generare la base di una nuova governance culturale che si fondi sull’identità locale e che incorpori le ragioni dello sviluppo sostenibile nelle politiche culturali, l’Agenda 21 della cultura14 incoraggia le città a elaborare strategie culturali a lungo termine e invita il sistema culturale a influenzare gli strumenti chiave di pianificazione della città. In una strategia più coerente e globale di coordinamento sistematico di tutti gli effetti indiretti di produzione e di partecipazione culturale, sarebbe molto importante orientare i progetti locali di rivitalizzazione culturale verso un approccio proattivo, partecipativo, che costruisca competenze locali e attivi capacità, piuttosto che verso la costruzione di strutture spettacolari non autentiche, a uso e consumo del turista mordi e fuggi, con le possibili conseguenze in termini di allontanamento dei cittadini dal senso di appartenenza al contesto locale e di sviluppo di una cittadinanza attiva. Un sesto collegamento è con l’apprendimento permanente e lo sviluppo di una società dell’apprendimento. L’associazione tra partecipazione culturale attiva e l’apprendimento permanente è abbastanza naturale, a differenza di altri non è particolarmente sorprendente. In effetti, si potrebbe anche pensare alla partecipazione culturale attiva come forma specifica di apprendimento permanente. Un settimo collegamento è con il soft power. Partendo dal lavoro seminale di Nye15, vi è oggi una forte consapevolezza del fatto che la produzione culturale e creativa possa contribuire in grande misura ad aumentare visibilità e autorevolezza di un Paese a tutti i livelli delle relazioni internazionali, dalla 12 Come denunciato, per esempio, da Gotham K.F., Marketing Mardi Gras: Commodification, Spectacle and the Political Economy of Tourism in New Orleans, «Urban Studies», 39, pp. 1735-1756, 2002. 13 Per esempio, Bailey C., Miles S., Stark P., Culture-led Urban Regeneration and the Revitalization of Identities in Newcastle, Gateshead and the North East of England, «International Journal of Cultural Policy», 10, pp. 47-65, 2004. 14 www.agenda21culture.net. 15 Nye J., Soft Power. The means to success in world politics, New York, PublicAffairs, 2004. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 77 04/06/14 19:31 78 | 10° rapporto annuale federculture 2014 politica economica alla creazione di nuove opportunità per lo sviluppo della reputazione di un Paese e il senso di appartenenza tra i suoi cittadini. Così, un altro settore in cui il potenziamento della produzione e partecipazione culturale può produrre effetti indiretti di rilevanza macroeconomica, è lo sviluppo di nuove forme di cooperazione tra i Paesi dell’Unione Europea, volti a rafforzare il vantaggio competitivo dell’Europa sul commercio e sui servizi attraverso il branding globale e il co-marketing della produzione culturale e creativa europea. Infine, un ottavo collegamento è quello concernente i nuovi modelli d’imprenditorialità. Vi è una chiara percezione del fatto che il settore culturale e creativo potrà essere un potente incubatore di nuove forme di imprenditorialità16 e la rapida crescita del settore dei contenuti online, solo per fare un esempio particolarmente evidente, sta creando le basi per una nuova impresa culturale con una forte base generazionale17. A livello comunitario, questo scenario è preso abbastanza sul serio18, ma lo sviluppo di imprenditorialità creativa è ancora indietro, rispetto all’attenzione e alle risorse dedicate alla crescita e al sostegno dell’imprenditorialità in altri settori dell’economia. Stiamo definendo così un modello a otto livelli, degli effetti indiretti sullo sviluppo della cultura, che trova il suo pieno significato all’interno di un adeguato modello Cultura 3.0, dove l’accesso culturale attivo e la partecipazione diventano la norma sociale e l’orientamento naturale delle economie della conoscenza e della società civile. Questo non significa, naturalmente, che gli effetti sociali e macroeconomici diretti della crescita delle industrie culturali e creative diventino trascurabili o meno importanti in questa fase; al contrario: com’è stato argomentato, vi sono forti complementarietà tra i canali sociali ed economici, dirette e indirette, che consentono di aumentare la partecipazione individuale e l’accesso alle opportunità e stimolare la costruzione di capacità culturali correlate. Eikhof D.R., Haunschild A., Lifestyle Meets Market: Bohemian Entrepreneurs in Creative Industries, «Creativity and Innovation Management», 15, pp. 234-241, 2006; Scott A.J., Entrepreneurship, Innovation, and Industrial Development: Geography and the Creative Field Revisited, «Small Business Economics», 26, pp. 1-24, 2006. 17 Mason M., The Pirate’s Dilemma: How Youth Culture is Reinventing Capitalism, New York, The Free Press, 2008. 18 Study on the Contribution of Culture to Local and Regional Development – Evidence from the Structural Funds. Final Report. September 2010. Centre for Strategy and Evaluation Services, Kent, United Kingdom. 16 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 78 04/06/14 19:31 Ne cor Ac ne ro, acc fic nu am ter Ch tut ess da ris spo de * Se lla Cone violti izi ee mee toun esa lo ne ltri gli ato ivo lle una nuova frontiera per il futuro in europa Luca Bergamo* antefatto Free Nel novembre del 1966 dei ragazzi provenienti da tutta Italia corrono in soccorso dei tesori culturali di Firenze durante l’alluvione che minaccia la città. Accade perché sono abituati a vedere il mondo con uno sguardo più ampio nel tempo e nello spazio di quanto siamo abituati a fare oggi. Per troppo tempo ci siamo arresi a un approccio a breve termine, nel lavoro, nella politica e anche alla nostra vita privata. Per troppo tempo abbiamo accettato che tutto possa essere sostituito da qualcosa di più nuovo, più efficiente, più smart. Fino al punto di arrivare a essere sempre più incapaci di nutrire le stesse relazioni umane. Il momento storico che stiamo vivendo impone di pensare prospettive più ampie, fatte di periodi più lunghi, spazi geografici più vasti, problemi più interconnessi. Che volto ha il nostro mondo, oggi, dove siamo nello spazio e nel tempo? Che cos’è che compone il quadro entro il quale gli attori culturali operano in tutta Europa e qual è la responsabilità del settore culturale in esso? Quale può essere il loro contributo per aiutare questa regione del mondo a riprendersi da una stagione turbolenta della sua storia? Una stagione che contiene in sé rischi visibili di turbolenze ancora più grandi e drammatiche. Queste sono alcune delle domande difficili alle quali credo serva dare risposte oneste, per sviluppare una strategia credibile di promozione del ruolo della cultura in Europa nei prossimi anni. ural om. * Segretario Generale di Culture Action Europe ici io soetalle ries, noco- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 79 04/06/14 19:31 80 | 10° rapporto annuale federculture 2014 la crisi Siamo intorno alla metà di settembre 2008 – settembre, ancora… – i titoli di giornali, news e blog, si riempiono di notizie sul collasso della Lehman Brothers, banca d’investimento tra le più grandi in usa, ovvero nel mondo. Il suo debito è stimato in oltre 600 miliardi di dollari, grosso modo equivalente a quattro anni di bilancio dell’Unione Europea. Tracce che la situazione fosse compromessa risalgono a diversi anni prima. Ma la logica finanziaria del massimo utile nel periodo minimo ci ha educato a non guardare oltre il naso. Non investighiamo sulle conseguenze di quel che accade oggi nel periodo lungo. Ci affidiamo al giudizio degli “esperti”, coloro che se ne intendono (le agenzie di rating, ad esempio, molti autorevoli economisti e commentatori), continuando felici e ignari a spendere e fare debiti finché il sistema di produzione di denaro a mezzo di carta straccia non va in fumo, e con esso, la pace sociale. Da quel giorno siamo bombardati da un messaggio schizofrenico: “È la più grande crisi dopo quella del 1929” – che vale la pena ricordare, terminò con la Seconda guerra mondiale – e da altri messaggi del tipo: “L’anno prossimo riprende la crescita”, ovvero, domani si ricomincia da dove eravamo prima. Da allora, ogni anno, ci è stato detto che il successivo sarebbe stato migliore, tuttavia la realtà si è dimostrata diversa. Ci viene detto che per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di una crescita economica, da cui solamente si può ottenere una re-distribuzione della ricchezza, tuttavia la realtà si è dimostrata diversa nei decenni che abbiamo alle spalle. le fondamenta perdute del modello europeo Quello che non viene detto è che la base su cui abbiamo costruito la nostra ricchezza non esiste più: le persone vivono più a lungo e gli abitanti del pianeta sono già troppi, le risorse naturali si stanno esaurendo, l’Occidente non è più al centro del mondo e il buon lavoro sta diventando merce scarsa. Queste condizioni non sono tutte reversibili. Non si può, semplicemente, tornare indietro. Nel 1810 la durata media della vita era inferiore ai 40 anni. Le prospettive di vita di un europeo non erano così dissimili da quelle di un indiano. E così era stato nei secoli e per secoli. Pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il quadro è drasticamente diverso; le dif- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 80 04/06/14 19:31 fer me zo ecc rad eu de tà occ ti d ma oli an do. va- ma. ato he oro cobiti in una nuova frontiera per il futuro in europa | 81 ferenze tra Occidente e il resto del mondo sulla speranza di vita sono immensamente più ampie. Poi tutto comincia a correre e nell’arco di mezzo secolo l’aspettativa di vita si allunga sensibilmente in tutto il mondo, eccetto in Africa. Questa gigantesca trasformazione, durante la quale la vita media è quasi raddoppiata, ha prodotto una crescita impetuosa della popolazione mondiale e un cambiamento sostanziale nella sua distribuzione. Quando, nel 1900, le decisioni prese dal mondo occidentale plasmavano il destino di stati, società e persone che vivevano nei più remoti luoghi del pianeta, la popolazione occidentale era circa il 30% del totale. Nel 2050 meno del 10% degli abitanti del pianeta vivrà in “Occidente” e la quota del commercio mondiale nelle mani di Cina e India passerà dal 5% a circa il 30%. Popolazione in Europa 1950-2050 più on mo ma. ore, lla otata nodel nte arnte, roun ne if- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 81 04/06/14 19:31 82 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Un periodo di quasi continua dominazione che possiamo far risalire ai primi anni del XVI secolo sta volgendo al termine. Nuovi giocatori – poteri finanziari transnazionali emergenti – contestano il ruolo degli Stati come regolatori della nostra vita, come incarnazione della sovranità dei cittadini. Considerano il welfare un ostacolo all’espansione dei loro mercati; avversano in generale i sistemi messi in opera in Europa per mitigare la diseguaglianza prodotta dall’economia. E dalle debolezze strutturali di questi sistemi, traggono beneficio. Nel 1950 si viveva meno e l’arco di vita dedicato alla produzione era in proporzione più ampio di quello restante. Su questo equilibrio poggiava il sistema di redistribuzione della ricchezza che chiamiamo welfare. E da questo equilibrio abbiamo tratto le risorse per l’espansione della sfera pubblica grazie alla quale abbiamo ad esempio costruito sistemi educativi accessibili a tutti e consentito alla maggioranza dei cittadini di partecipare alla vita culturale e ai benefici della scienza (articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo). Oggi questo equilibrio non esiste più: l’Europa è chiamata ad affrontare l’impatto di una popolazione che cambia, all’interno della quale i produttori sono ora una minoranza. E la soluzione non si trova nell’aumento della popolazione né in quello del tempo di vita dedicato al lavoro, oltre ragionevoli limiti. Occorrono strategie alternative per continuare nella marcia verso la democratizzazione della cultura, compatibili con una società composta in maggioranza di anziani. Strategie che richiedono prima di tutto innovazione sociale e sviluppo di capacità e competenze in grado di alimentarla. ineguaglianza, benessere percepito e vita culturale Il divario tra i pochi ricchi e i molti il cui tenore di vita è scivolato progressivamente verso la povertà è costantemente cresciuto negli ultimi decenni, senza che il segno + davanti ai pil abbia avuto un sostanziale impatto su questa tendenza. La cosiddetta crisi ha accelerato questa deriva, ne ha rivelato la portata prima celata dietro un miraggio, scuotendo alle fondamenta la fiducia nel futuro e con essa la propensione alla partecipazione alla vita culturale. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 82 04/06/14 19:31 qu fen zio rin ne e le ne ne ins di cit mo ne il m ai poati dei erare di una nuova frontiera per il futuro in europa | 83 Eurobarometro Livello di partecipazione alle attività culturali Quante volte negli ultimi 12 mesi hai/sei...? Totale ”Almeno una volta“ da 2007 era iaE era ivi are io- are ori pooli la in varla. rodemva, lle pa- L’Eurobarometro 399 della Commissione Europea mostra che quasi ovunque in Europa si riduce la partecipazione alle attività culturali classiche. Il fenomeno è vistoso in Italia. Occorre leggerne bene le ragioni. Se la rilevazione non inganna, le motivazioni di questo declino sono prima di tutto da rintracciare nella “mancanza di interesse” e “mancanza di tempo”, non tanto nel “costo”, ovvero nella scarsità di mezzi economici. Sebbene si tratti di indicazioni molto generali, è importante prenderne atto e leggerle in relazione ad altri dati, questa volta pubblicati dalla Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (ocse) a novembre scorso, nel rapporto How is life del 2013. Questo rapporto racconta di una crescente insoddisfazione tra i cittadini europei, un calo molto netto nella percezione di benessere e una chiara correlazione tra questa situazione e la fiducia dei cittadini nei loro governi, in ultima istanza, nella adeguatezza dei sistemi democratici a risolvere i problemi. “La relazione è un campanello d’allarme per tutti noi”, dice il segretario generale dell’ocse Angel Gurría, presentandola. “Abbiamo bisogno di ripensare il modo di mettere i bisogni delle persone al centro del processo decisionale”. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 83 04/06/14 19:31 84 | 10° rapporto annuale federculture 2014 L’economia, ci dice l’ocse, deve essere al servizio delle persone e non viceversa perché la democrazia e la pace prevalgano, e la vita economica stessa possa rifiorire. non è una crisi, non si torna indietro. è una transizione Lo scossone cominciato nel 2008 mette in luce crisi multiple, tra di loro interconnesse: crisi d’identità e di fiducia, crisi dell’etica, crisi di un modello di sviluppo che mina le condizioni per la nostra sopravvivenza come specie biologica, crisi degli stati nazionali. Crisi che s’intersecano con rivoluzioni vere e proprie: dalla demografia alla tecnologia. In ultima analisi, il nostro tempo è diverso da come lo descriviamo. La scomoda verità è che in Europa non stiamo vivendo una crisi, ma una transizione il cui approdo è ancora incerto, aperto a esiti opposti, di terribili ingiustizie e conflitti o di una nuova fase della civiltà umana. È tuttavia chiaro che il destino della nostra società è in procinto di cambiare in profondità e se vogliamo far progredire valori fondanti come la democrazia, i diritti umani, il primato della legge e la parità di opportunità per tutti, la pace, la giustizia, dobbiamo dare corpo a una nuova visione del nostro futuro, i cui fondamenti sono interamente culturali. cultura in europa Nonostante l’integrazione europea abbia privilegiato la dimensione economica, l’Unione in Europa è prima di tutto un progetto culturale e politico e il suo futuro dipende da fattori culturali in senso ampio. L’Unione è il primo e il più ambizioso tentativo di stabilire una nuova forma di democrazia in cui le dimensioni locali e globali possono coesistere. Richiede che Paesi e Nazioni antiche e ben radicate riducano la loro sovranità non a causa dell’egemonia di una lingua, cultura o religione, non per la vittoria militare di uno sugli altri, ma per la volontà di organizzare la vita civile attorno a un’identità culturale intrinsecamente complessa. È il progetto politico, sociale ed economico del futuro fondato sul rispetto delle diversità culturali, la realizzazione del diritto umano per le generazioni attuali e future, il riconoscimento dei limiti alla crescita e l’adozione di un modo di vita sostenibile. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 84 04/06/14 19:31 sem mu di lità ver un sar la ins au Un re: un ind ni al con de la val ma cit con civ de in rie ap ro vissa indi ioere po na ri- mdeper tro nooe ova sioro on are .È tto rane una nuova frontiera per il futuro in europa | 85 È una prospettiva di futuro, indebolita da fallimenti ma ancora possibile e sempre più necessaria. Una promessa di futuro per la quale l’Europa ha accumulato le risorse materiali e immateriali (democrazia e stato di diritto, libertà di espressione, solidarietà, educazione universale, parità tra i generi, sensibilità ambientale, riconoscimento della sfera pubblica come sfera comune, governance decentrata…) e, cosa più importante, per cui l’Europa ha sviluppato una cultura potenzialmente adatta. Tuttavia, senza un cambiamento sostanziale di priorità, quest’opportunità sarà perduta e con essa molto del buono che abbiamo saputo costruire dopo la Seconda guerra mondiale, inclusa la relativa pace, di cui il continente più insanguinato del mondo ha goduto per settant’anni. Questa è l’Europa nella prima parte del xxi secolo, 500 milioni di persone a un punto di svolta. una nuova frontiera per i governi in europa Una sfida interamente nuova, che i governi in Europa dovranno affrontare: assicurare il benessere individuale e collettivo dei cittadini, e non solo un’equa distribuzione della ricchezza materiale. Un benessere che tutti gli indicatori mostrano strettamente correlato al livello di fiducia dei cittadini nelle proprie istituzioni, alla condivisione di un progetto per il futuro, al senso di appartenenza alla propria comunità e alla sicurezza di poter contare su qualcuno nel momento del bisogno. Un benessere che richiede consapevolezza dei limiti posti dalla natura alla crescita, che pretende la piena realizzazione di diritti umani, che si nutre del riconoscimento di valore e ruolo sociale di attività che non producono ricchezza economica ma beneficio per la comunità. Ciò implica un nuovo approccio allo sviluppo, al cui centro sono le capacità delle persone di concorrere al benessere comune. Un approccio che riconosce all’economia una funzione fondamentale nell’ambito di un progetto civile e sociale, ma non un primato in sé. Un approccio che colloca al centro delle strategie di sviluppo la formazione di capitale sociale, il quale dipende, in ultima analisi, dal livello culturale dei cittadini e dalla qualità delle esperienze che fanno nella vita quotidiana. Migliorare capacità culturali come la cooperazione e la creatività, apertura alla diversità, curiosità, attitudine al lirismo a fianco del pensiero logico e astratto – tutte condizioni essenziali per sviluppare una socie- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 85 04/06/14 19:31 86 | 10° rapporto annuale federculture 2014 set si d Co po il c tire di Eu sce ne eq el ta per att ver to Parole chiave: 1. Curiosità, 2. Consapevolezza, 3. Cooperazione, 4. Partecipazione, 5. Empatia, 6. Appartenenza, 7. Comunità, 8. Autostima, 9. Impegno, 10. Speranza, 11. Fiducia tà pienamente sostenibile, dove i diritti umani, le libertà civili, un benessere condiviso e vite ricche di significato, possano essere raggiunti. Arte, scienza e la partecipazione attiva dei cittadini alla vita scientifica e artistica contribuiscono potentemente alla valorizzazione di tali capacità così come fanno, da un’altra prospettiva, l’istruzione e la ricerca, l’architettura e l’impegno civico. La vita che conduciamo, le esperienze di ogni giorno, incidono sulle nostre capacità culturali, hanno “impatto” sull’accumulazione di capitale sociale. Analogamente a quanto già facciamo valutando l’impatto ambientale di molte scelte, è ormai tempo di interrogarsi sull’influenza culturale delle decisioni riguardanti un ampio spettro di politiche. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 86 04/06/14 19:31 me cap in di za, con la v sia gli rad tiv po za, este, tiosì ura nosoale lle una nuova frontiera per il futuro in europa | 87 Parlare di politiche culturali in senso classico non basta. Le politiche di settore devono essere parte di una strategia che investe settori ampi e diversi della nostra vita. ciascuno ha una quota di responsabilità… e di potere Con la presidenza dell’Unione Europea che inizia nel luglio 2014, l’Italia potrebbe svolgere un ruolo fondamentale in Europa, se solo il Paese avesse il coraggio di prendere l’iniziativa. Ci sono temi politici da affrontare, a partire dalla necessità di coordinare a livello europeo per lo sviluppo culturale di persone e comunità. Bisogna poi modificare la strategia europea chiamata Europa 2020, per continuare con la revisione del trattato di Lisbona, riconoscendo all’Unione competenze in materia di cultura. In questo periodo di profonda transizione, conquistare spazio per la cultura nelle politiche pubbliche e nelle scelte private richiede cambiamenti profondi e qualche chiarimento. La politica culturale, intesa come l’insieme delle misure per la protezione e lo sviluppo della vita artistica e del patrimonio, dovrebbe essere sostituita da qualcosa che possiamo chiamare strategia per lo sviluppo culturale (delle persone e delle collettività). I beni culturali, l’arte (e ciò che oggi chiamiamo attività culturali in generale) ne sono parte fondamentale, ma non il tutto. Una strategia per lo sviluppo culturale, articolata nei diversi livelli del governo, è necessaria, ed è una delle componenti chiave verso un nuovo contratto sociale e di cittadinanza. Occuparsi dello sviluppo culturale comporta coordinare un ampio insieme di attività umane in ragione dell’impatto che hanno sulla formazione di capacità e risorse che sono essenziali alla trasformazione di valori condivisi in realtà. Che effetti ha la scuola sulla capacità di cooperare, di partecipare, di essere empatici e consapevoli, di avere autostima e senso di appartenenza, oltre che quella di insegnare a competere, a leggere e far di conto? Quali conseguenze hanno i suoi programmi, metodi e obiettivi? Come collegare alla vita civile la scienza, il suo dibattito e le sue acquisizioni prima ancora che siano tecnologia? Che impatto ha la disconnessione attuale? L’architettura e gli spazi urbani, i sistemi d’informazione e i servizi pubblici, in primis quelli radio-televisivi, la regolazione della vita civile, sono alcuni degli ambiti di attività che devono essere considerati parte di una strategia unitaria. Non sarà possibile fare tutto insieme, ma bisogna cominciare. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 87 04/06/14 19:31 88 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Occuparsi dello sviluppo culturale comporta anche un’onesta valutazione attraverso delle politiche fin qui messe in campo dalle istituzioni (a partire dal Ministero, per arrivare alle istituzioni culturali che operano in rapporto diretto con in cittadini). Comporta modificare a fondo queste istituzioni in funzione di obiettivi diversi, necessariamente intersettoriali, al servizio in primo luogo dello sviluppo umano e del protagonismo dei tanti soggetti che agiscono a cavallo delle attuali zone di confine tra attività artistica, educazione e formazione, impegno civile e sociale. Occuparsi dello sviluppo culturale comporta cambiamenti da parte degli operatori culturali e delle loro organizzazioni rappresentative. Ci impone di riflettere sempre sull’impatto che le nostre scelte hanno su persone e società. Per molti implica cambiamenti sostanziali negli obiettivi, programmi e processi, nel rapporto con gli enti pubblici e con le comunità che ne accolgono le attività. Comporta apertura alle influenze esterne e collegamento con le organizzazioni di cittadini e della società civile, in generale alla ricerca di convergenze intorno al contributo che ciascuno dà all’evoluzione della società verso una direzione condivisa. In sostanza, comporta la ricerca di convergenze e coordinamento per migliorare l’influenza di ciascuno nell’accumulazione di capitale sociale. Investire nello sviluppo culturale è più che mai una necessità per aiutare la nostra società a uscire dalla sua depressione. Ancora una volta, le persone che lavorano nel campo della cultura, le organizzazioni in cui operano e le comunità con cui sono in relazione possono svolgere un ruolo cruciale nella svolta di cui l’Europa e l’Italia hanno disperatamente bisogno. Fare finta che non sia così e rifiutare la responsabilità che ne deriva è una scelta dalle profonde implicazioni. Non c’è posizione neutrale, nel nostro tempo; la pretesa di essere al di fuori/al di sopra della vicenda umana si configura come una vera e propria scelta politica. Non si tratta di indirizzare contenuti o messaggi, all’opposto. Bisogna investire nella libertà di espressione e nella fiducia che persone consapevoli del proprio ruolo nel proprio tempo sappiano scegliere come concorrere al benessere comune. Bisogna dedicare ogni sforzo per mettere a disposizione di ciascuno risorse e strumenti per concorrere alla nascita, in Europa, di una civiltà fondata sulla realizzazione dei diritti umani per le generazioni presenti e future. Su questo dovrebbe riflettere e agire una politica consapevole dei rischi e delle opportunità della transizione in Europa. Di questo dovrebbe occuparsi chi dedica la propria vita alla cultura. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 88 04/06/14 19:31 ral dà tor bib tut ne ire oroni in he io- una nuova frontiera per il futuro in europa | 89 Fondata nel 1992, Culture Action Europe (cae) è oggi la più estesa rete culturale in Europa. Attraverso le oltre 110 tra reti europee e nazionali associate, cae dà voce a più di 80.000 organizzazioni attive in 24 Paesi dell’ue e in tutti i settori culturali e artistici: dai musei ai festival, dalle orchestre ai teatri lirici, dalle biblioteche ai centri culturali indipendenti, dalle associazioni di scrittori agli istituti di ricerca, dai teatri alle arti visive e all’architettura. gli di età. rogoon di ieerla- are ne le lla he ro- uolta sopeere rse lla sto orica Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 89 04/06/14 19:31 A At Re trim U te nu S olo mi *D tato Co tura mu bili 1 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 90 04/06/14 19:31 dall’europa risorse e opportunità per tornare a produrre cultura Claudio Bocci* italia: museo diffuso, partecipazione scarsa A fine 2013, in un incontro pubblico, l’istat e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, in collaborazione con la Conferenza delle Regioni, hanno reso nota l’indagine più aggiornata sulle dimensioni del patrimonio culturale italiano1. Una “fotografia” scattata nel 2011 che restituisce un quadro impressionante delle dimensioni del numero dei musei, delle aree archeologiche e dei monumenti in Italia. Sono 4.588 i musei, pubblici e privati, aperti al pubblico, 240 le aree archeologiche e 501 i monumenti censiti dalla ricerca, e hanno accolto quasi 104 milioni di visitatori. * Direttore Ufficio Sviluppo e Rapporti Istituzionali Federculture, Consigliere Delegato Comitato Ravello Lab Con la firma del protocollo d’intesa del 25 luglio 2012, tra il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, l’istat e le Regioni e le Province autonome, è stata avviata l’indagine istat sui musei e le istituzioni similari per l’anno 2011. I dati del Sistema Informativo Integrato sono consultabili in www.imuseiitaliani.beniculturali.it. 1 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 91 04/06/14 19:31 92 | 10° rapporto annuale federculture 2014 I primi quindici musei hanno registrato circa un milione di ingressi ciascuno e complessivamente hanno assorbito circa il 30% del totale dei visitatori; i musei statali, da soli, attraggono più di 40 milioni di visitatori (il 38,8% del totale). È interessante notare come la maggior parte dei musei (il 63,8%) sia di proprietà pubblica, ma ben 1.909 istituti, pari al 41,6% del totale, appartengono ai Comuni e solo il 9% al mibact. Un altro elemento di grande interesse riguarda la partecipazione dei visitatori: quasi la metà (il 44,9%) è straniero, anche se per oltre la metà degli istituti (il 53,3%), tendenzialmente quelli locali, gli stranieri rappresentano una componente minoritaria del pubblico: non più del 10% dei visitatori. Questi ultimi dati aprono una serie di questioni che attengono alla potenzialità del turismo culturale per l’economia dei territori e al tema della partecipazione dei cittadini alla cultura. Le indagini fornite dall’Unione Europea pongono l’Italia nelle posizioni di coda nella graduatoria dei Paesi europei. Il più alto livello di partecipazione culturale si registra in Danimarca (ben il 74% ha partecipato ad almeno un’attività culturale nel 2012), Svezia (68%), Finlandia (63%) e nei Paesi Bassi (58%). Il più basso livello di partecipazione attiva vede in fondo alla classifica la Bulgaria (14%), Malta (18%) e, al terzultimo posto, l’Italia (20%). I numeri del sondaggio dell’Eurobarometro2 sono impietosi: nel nostro Paese si legge meno che nel resto d’Europa, si visitano meno musei, si va meno a teatro e ai concerti. Una vera beffa per un Paese che vanta un patrimonio artistico sterminato, un’eredità storica e culturale che da secoli ne fa la destinazione del Grand Tour. La scarsa partecipazione dei cittadini alle attività culturali è frutto di mali antichi e recenti, che non sono stati certo attenuati dalle scelte sconsiderate di togliere la storia dell’arte dal percorso di studi nella scuola. Il ritardo nel sostegno alla partecipazione dei cittadini alla cultura è anche istituzionale, considerando che soltanto il 27 febbraio 2013 il Governo italiano ha sottoscritto (ma il Parlamento non ha ancora ratificato) la c.d. “Convenzione di Faro”, che prende il nome dalla località portoghese in cui, il 27 ottobre 2005, fu avviato il processo di sottoscrizione della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società. A differenza degli altri strumenti giuridici internazionali esistenti in materia, la Convenzione di Faro sposta l’attenzione dal patrimonio culturale alle persone, al loro rapporto con l’ambiente circostante, alla loro partecipazione attiva e al 2 Eurobarometro Commissione Europea. Accesso alla cultura e partecipazione. Maggio 2013. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 92 04/06/14 19:31 lor cen cul no le con div leg de il v com per ta tra tiv ap log Co son de gen de me le pea de di il P ti i ris stit cui rap ten cuori; del sia ar- tatina entepea pei. n il %), ne ul- Pano nio ti- ali ate nel ale, todi 05, sienon, al al dall’europa risorse e opportunità per tornare a produrre cultura | 93 loro riconoscimento dei valori culturali, ponendo la risorsa patrimoniale al centro di una visione di sviluppo sostenibile e di promozione della diversità culturale per la costruzione di una società pacifica e democratica. Per la prima volta, il diritto al patrimonio culturale è espressamente riconosciuto come parte del diritto alla partecipazione alla vita culturale, quale definito nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 e, conseguentemente, come fonte di corrispondenti diritti e responsabilità, individuali e collettive. Si tratta di principi di grande importanza in cui, per la prima volta, si collega il valore dell’eredità culturale allo sviluppo della società. La peculiarità della Convenzione sta proprio nella nuova visione che la ispira e che supera il valore del patrimonio culturale, materiale e immateriale (visto solo come complesso di beni che necessita di essere protetto per il suo valore intrinseco), per promuovere una più forte concezione del patrimonio fortemente collegata alla qualità della vita dei cittadini. La Convenzione, in questo orizzonte innovativo, assegna un ruolo centrale alla partecipazione culturale e invita i cittadini a svolgere un ruolo attivo nel riconoscimento dei valori dell’eredità culturale e impegna gli Stati a promuovere un processo di valorizzazione partecipativo fondato sul dialogo tra istituzioni pubbliche, cittadini, associazioni, tutti soggetti che la Convenzione definisce “comunità di eredità” costituite da “insiemi di persone che attribuiscono valore agli aspetti specifici dell’eredità culturale, che desiderano, nell’ambito dell’azione pubblica, sostenere e trasmettere alle generazioni future”. Per la prima volta in un testo ufficiale internazionale, inoltre, è fornita la definizione di “patrimonio comune dell’Europa” che si compone di due dimensioni: da un lato, quella più propriamente culturale, costituita da tutte le manifestazioni che ricordano gli avvenimenti della storia comune europea; dall’altro, una dimensione intellettuale, costituita dall’insieme condiviso dei valori sociali e degli ideali europei. L’orizzonte europeo, peraltro, si rivela di particolare importanza nella fase di grave crisi economica che attraversa il Paese. La crisi della finanza pubblica colpisce duramente gli investimenti in cultura e spinge gli operatori a guardare con particolare attenzione alle risorse che l’Unione Europea assegna alla cultura attraverso programmi gestiti direttamente da Bruxelles o attraverso programmi operativi nazionali, la cui destinazione è frutto di un lungo processo di negoziazione con una larga rappresentanza delle forze sociali organizzate e affidato all’Accordo di Partenariato 2014-2020. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 93 04/06/14 19:31 94 | 10° rapporto annuale federculture 2014 risorse culturali e fondi europei La rilevanza del patrimonio culturale italiano portò, già nel ciclo di programmazione dei fondi europei del periodo 2000-2006, alla scelta strategica di identificare nelle risorse culturali uno specifico asse di finanziamento (gli altri 4 riguardavano: risorse umane, sistemi locali di sviluppo, città, reti e nodi di servizio). All’asse cultura nell’insieme delle c.d. Regioni Obiettivo 1 “in ritardo di sviluppo” (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia) furono assegnati nel settennio circa 2.710 milioni di euro che, tuttavia, non sono stati efficacemente utilizzati mostrando, secondo le relazioni degli organismi ufficiali di valutazione, una “non piena correlazione tra politiche di valorizzazione e sistemi di gestione del patrimonio culturale”. La critica, anche se velata, ha inteso rilevare come ingenti risorse furono spese per restaurare castelli e palazzi, ma senza un piano di valorizzazione e di gestione in grado di riconnettere il patrimonio culturale allo sviluppo dei territori. Anche a causa di questa difficoltà, le risorse destinate alla cultura nel successivo ciclo di programmazione 2007-2013 si sono drasticamente ridotte e si sono, sostanzialmente, concentrate nel Programma Operativo Interregionale (poin) “Attrattori Culturali, Naturali e Turismo” che, per le quattro regioni dell’Obbiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) ha potuto contare su un finanziamento complessivo di 1.031 milioni di euro, per l’intero periodo di programmazione. La cronica difficoltà a integrare le risorse destinate alla cultura in concreti programmi di sviluppo territoriale ha così provocato il doloroso effetto che il poin “Attrattori Culturali”, nella valutazione intermedia al 31 dicembre 2012, è stato l’unico dei 52 programmi operativi a non aver raggiunto gli obiettivi prefissati e, in forza delle stringenti regole dei fondi comunitari, costretto a un “disimpegno automatico” di 33 milioni di euro, che sono stati restituiti a Bruxelles. L’intervento correttivo impresso dall’ex Ministro della Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, e dal suo successore, ha comportato una drastica riprogrammazione (il cui intervento più eclatante è stato il Grande Progetto Pompei che, in tempi record, ha visto concentrarsi sul grande attrattore dell’area campana ben 105 milioni di euro nel tentativo di evitare ulteriori dispersioni di risorse dal settore culturale). Lo sforzo è stato importante e, forse, si riuscirà a non perdere fondi ma, certamente, non si riuscirà a invertire la tendenza a concentrare risorse sulla voce restauro/conservazione nella incapacità, prima di tutto culturale, di inserire il patrimonio in concreti piani di gestione/valorizzazione. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 94 04/06/14 19:31 in tut du tur l’8 gra ma cup qu in ha de ne zaz va l’am ade to Pa gli de nio ade tic un lup tra pac sie te in ch ma es roginto ti e o1 rono mi iz- no ee dei nel otretro ha per eti e il 12, titto uiti ale, mahe, na rse on entto ne. dall’europa risorse e opportunità per tornare a produrre cultura | 95 In effetti, anche secondo studi indipendenti, il limite più grande nella spesa in cultura riguarda la qualità dei progetti che, assai di rado, tengono insieme tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale. Non può stupire, dunque, se, secondo tali studi, la percentuale di spesa effettiva dei fondi strutturali in cultura nel ciclo di programmazione 2007-2013 è andata per oltre l’80% a interventi di conservazione e restauro (contro il 47% di quanto programmato), e solo il 12% in infrastrutture culturali (contro il 20% programmato) e il 6% in servizi (contro il 33% programmato). Si tratta di dati preoccupanti che, in assenza di correttivi di sistema in grado di favorire progetti di qualità, potrebbero ripetersi anche nel ciclo di programmazione 2014-2020, in cui, peraltro, la cultura, nell’Accordo di Partenariato con l’Unione Europea, ha perso la sua specifica e autonoma dimensione e viene citata, quasi incidentalmente, tra le 11 priorità strategiche di assegnazione dei fondi europei, nell’ambito dell’Obiettivo Tematico (ot) 6 “Tutela dell’Ambiente e Valorizzazione delle Risorse Culturali e Ambientali” (un’interpretazione estensiva dell’ot indicato dalla Commissione Europea che lo indirizza a “Tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse”). Infatti, nonostante il tentativo dei negoziatori di parte italiana di dotare di adeguate risorse la voce cultura, la Commissione Europea, in un documento intermedio di “osservazioni informali” riguardante la bozza di Accordo di Partenariato, ha sanzionato pesantemente tale orientamento ricordando che gli interventi dell’Obiettivo Tematico 6 “devono dare priorità alla protezione dell’ambiente e alla promozione dell’uso efficiente delle risorse”. Per quanto riguarda più specificamente le misure riguardanti il patrimonio culturale, il citato documento segnala che “manca un approccio strategico adeguato né si traggono lezioni dalla programmazione 2007-2013”; in particolare, “nonostante i problemi irrisolti, il testo non esclude la possibilità di un’attuazione interregionale del Programma Cultura nelle regioni meno sviluppate” facendo esplicito riferimento alla debole performance del poin “Attrattori Culturali” che ha registrato difficoltà di spesa non soltanto per incapacità operativa dei territori ma per una oggettiva impossibilità di tenere insieme validamente progetti di valorizzazione e gestione su scala interregionale. Infine, il documento della Commissione Europea insiste per un uso efficiente delle risorse finanziarie che dovrebbero essere sempre dirette a interventi in grado di avere un impatto economico strutturale. Si tratta di una critica che sottolinea, ancora una volta, l’incapacità dei nostri policy-makers di immaginare un intervento strategico in grado di coniugare strettamente cultura e sviluppo, nella sua doppia dimensione di crescita economica e di sviluppo Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 95 04/06/14 19:31 96 | 10° rapporto annuale federculture 2014 sociale e civile. Le rare esperienze di successo, infatti, dimostrano che l’unica strada per avviare un percorso di sviluppo sostenibile passa per l’innalzamento della qualità progettuale che, sempre, deve essere integrata (tra diversi livelli istituzionali e tra pubblico e privato) e partecipata (favorendo al massimo il coinvolgimento dei cittadini nell’individuazione delle priorità strategiche d’intervento) e stabilmente inserita in un percorso di pianificazione strategica di medio periodo, in grado di tenere insieme tutela, valorizzazione e gestione delle risorse culturali e paesaggistiche. In questo senso, sarebbe assai utile trarre i necessari insegnamenti dall’interessante processo di candidatura a Capitale Europea della Cultura per il 2019. capitale europea della cultura 2019: un’occasione per un’innovazione di sistema A differenza che in Italia, in Europa sono stati molti, infatti, gli esempi di corretto e utile impiego dei fondi strutturali per riqualificare e rilanciare intere aree territoriali attraverso la cultura e le industrie creative. Alcuni esempi virtuosi ci giungono dalla vecchia Europa (Spagna, Irlanda) ma, sempre con maggior frequenza, dai Paesi recentemente integrati nell’Unione Europea (Polonia, area baltica, per non parlare del “miracolo” della ex Germania Est). Tra le varie esperienze di successo molte si annoverano nell’ambito di un’azione specifica che giunge da Bruxelles: il modello delle Capitali Europee della Cultura. Concepito come mezzo per avvicinare i cittadini europei, il programma “Città Europee della Cultura” venne lanciato nel 1985 dal Consiglio dei Ministri su proposta dell’allora ministro greco alla cultura, Melina Mercuri. Nel 1999 l’iniziativa è stata ribattezzata “Capitali Europee della Cultura” e finanziata dal Programma Cultura 2000; nello stesso anno, per evitare la feroce concorrenza tra le città, sono state introdotte nuove procedure di selezione che, di anno in anno, assegnano la candidatura a due Paesi, uno appartenente all’Europa occidentale e uno a quella dell’Est. Secondo questo nuovo criterio di assegnazione e dopo una complessa fase di selezione, nel 2019, una città italiana e una bulgara saranno Capitale Europea della Cultura. La connessione tra cultura e sviluppo, sia sotto il profilo economico sia sociale, in effetti, è particolarmente evidente nell’esperienza delle Capitali Europee della Cultura di maggiore successo, che hanno usato il programma comunitario come occasione-chiave per la riconversione economica di città ex industriali, per la ri- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 96 04/06/14 19:31 qu vile ric int liti mo no pro tra ne da pro le i all cre spe 20 reg ric fav un ne sen con un La cit ne per ca mo tip Ca ica nto elmo he gigesai ura di in- da) Uex n’aella ma ni99 dal tra no, ee una Ca- ale, ella me ri- dall’europa risorse e opportunità per tornare a produrre cultura | 97 qualificazione di zone urbane “dismesse”, per la rivitalizzazione della società civile, con l’obiettivo strategico di rinvigorire un’economia stagnante, ottenere un riconoscimento internazionale e attrarre investimenti. Il programma ecoc – European Capital of Culture mostra notevoli punti di interesse e può rappresentare uno stimolante tema di discussione sulle politiche urbane in considerazione dell’esperienza ormai venticinquennale del modello che ha messo in luce straordinarie potenzialità di policy culturale e non solo, favorendo l’introduzione di strumenti di pianificazione strategica, di progettazione integrata, di partecipazione dei cittadini e di proficuo rapporto tra pubblico e privato, con esiti assai interessanti sulla riqualificazione e rigenerazione urbana, sulla crescita economica e sui processi di inclusione sociale. Dalle migliori esperienze europee, infatti, emerge l’innovatività di una modalità di programmazione che, ponendo al centro dello sviluppo urbano un progetto culturale, è in grado di integrare altre dimensioni di intervento, dalle infrastrutture alla mobilità, dalla riconversione di spazi industriali dismessi all’intervento sulle periferie, stimolando attività centrate sulla cultura e sulla creatività e coinvolgendo attivamente la società civile. La connessione tra cultura e rigenerazione urbana è resa evidente dall’esperienza delle Capitali Europee della Cultura di maggiore successo (Lille 2004, Liverpool 2008, Ruhr 2010 e, più recentemente, Marsiglia 2013 e la sua regione), che hanno usato il programma ecoc come occasione-chiave per la riconversione economica di città ex industriali con l’intenzione strategica di favorire il turismo culturale per rinvigorire un’economia stagnante, ottenere un riconoscimento internazionale, migliorare significativamente la reputazione della città, attrarre investimenti e talenti creativi. Il programma ecoc promosso dalla Commissione Europea è, in questo senso, esemplare, poiché la quota di co-finanziamento che l’Unione Europea conferisce alle città assegnatarie del titolo (1,5 milioni di euro) costituisce una quota minima rispetto agli investimenti che l’iniziativa riesce ad attrarre. La convinzione che si è fatta strada, infatti, è che, al di là dell’interesse della città designata, il valore del Programma risiede nella progressiva introduzione, nelle città che intendono misurarsi con il processo di candidatura, di un percorso bottom-up che introduce una cultura della pianificazione strategica a base culturale in grado di ripensare la città e proiettarla verso un nuovo modello di sviluppo più aderente alla sfida dell’economia della conoscenza, tipico delle società post-industriali. È stato dunque di grande interesse registrare come, nella corsa al titolo di Capitale Europea della Cultura che, nel 2019, riguarderà l’Italia, si siano can- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 97 04/06/14 19:31 98 | 10° rapporto annuale federculture 2014 didate ben ventuno città italiane grandi e piccole: da Bergamo a Siracusa, da Carbonia a L’Aquila, da Lecce a Siena, da Bari a Torino, da Matera a Ravenna. Anche grazie a spinte provenienti dalla società civile, molte città italiane hanno inteso misurarsi con il rigoroso processo di selezione richiesto dalla Commissione Europea che consentirà, nel 2019, di fregiarsi di un titolo che, nelle esperienze europee più riuscite, ha letteralmente cambiato il volto della città vincitrice, e non solo. Il primo punto che sorprende è proprio questo: in un Paese come il nostro che ha difficoltà a programmare il giorno dopo, ci sono molte città che si stanno impegnando a progettare il loro profilo nel 2019! Dopo il positivo esito di Ruhr 2010 (che ha coinvolto nel programma cinquantatré municipalità per complessivi 50 milioni di abitanti), il modello, peraltro, ha mostrato di funzionare anche in ambiti di area vasta: a questa esperienza si è espressamente richiamata la candidatura di Venezia come capofila dell’intero Nord-Est o quella di Perugia-Assisi, sul cui asse si sta costruendo l’impegno dell’intero territorio regionale. Proprio in ragione della rilevanza dell’esperienza europea, quando, in un recente intervento nell’ambito degli Stati Generali della Cultura promossi da «Il Sole 24 Ore» nel novembre 2013, l’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta ha lanciato l’idea di una “Capitale Italiana della Cultura”, gli addetti ai lavori hanno salutato con interesse la proposta. Tale proposta si richiama esplicitamente all’esperienza del Regno Unito che, dopo la brillante prova di Liverpool 2008 (il processo di candidatura e gli interventi infrastrutturali hanno impresso nuova vita alla città ex industriale che ha individuato nelle industrie creative un importante driver di sviluppo), ha internalizzato il programma europeo, introducendo la “Città Britannica della Cultura” che, nel 2013, è stata assegnata a Derry, nell’Ulster. Si tratta, dunque, di una proposta di grande importanza che entra nel vivo del dibattito sulle politiche culturali e si raccorda alla grande attenzione riservata al processo di candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019 il cui titolo, alla fine del corrente anno, sarà assegnato a una delle città che ha superato la fase di preselezione: Ravenna, Perugia-Assisi, Siena, Cagliari, Lecce e Matera. L’esperienza delle città selezionate e, in generale, delle ventuno città che si erano candidate alla prima fase di selezione, sottolinea come tale modello sia in grado di promuovere un laboratorio di sviluppo che, a prescindere dalla città italiana che sarà designata, introduce progressivamente una virtuosa “cultura della progettualità integrata e partecipata” la quale, superando il “settorialismo” dell’assessorato competente, impegna il Sindaco in prima persona Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 98 04/06/14 19:31 et coi per ord ec de po le c la inf ne du le i pre pre de no ne ès tà vo ori po ri i pro La pro gu 3 Se so A da na. ne lla he, elto: po, nel ma elsta caco- un ssi ico etti ma ova ali elle ronel vine 19 he ari, he llo alosa etna dall’europa risorse e opportunità per tornare a produrre cultura | 99 e tutte le deleghe assessorili (sottolineando così la trasversalità della cultura), coinvolge attivamente il mondo della ricerca e dell’università, avvia un virtuoso percorso di partenariato pubblico-privato ed è in grado di avviare uno straordinario intervento di integrazione sociale e di partecipazione dei cittadini. Proprio in considerazione dei molti spunti di policy connessi al modello ecoc, sin dal 2009, l’esperienza delle capitali europee della cultura è al centro delle riflessioni di Ravello Lab – Colloqui Internazionali, il think tank sulle politiche culturali che ha sede nella “perla” della costiera amalfitana. Nelle ultime edizioni il tema è stato più volte ripreso e analizzato ospitando le città candidate nell’intento di evidenziare le potenzialità di governance della buona pratica europea. La “raccomandazione” che giunge da Ravello Lab, infatti, è che tale modello debba diventare una pratica ordinaria d’intervento nella pianificazione dello sviluppo delle città, incrociando gli eventi e le produzioni culturali con i processi di rigenerazione urbana e con lo sviluppo delle industrie culturali e creative. In questa direzione muove il disegno di legge presentato al Senato, nella scorsa legislatura3, dall’onorevole Alfonso Andria, presidente del Centro Universitario per i Beni Culturali che, insieme a Federculture, promuove annualmente i Colloqui di Ravello. L’idea è quella di non disperdere la cultura della pianificazione strategica a base culturale connessa all’esperienza della candidatura per il 2019 e, facendo tesoro di quanto è stato fatto in Gran Bretagna, introdurre anche in Italia il programma “Città Italiana della Cultura”, “virato” però sulle industrie culturali, con l’obiettivo di collegarlo strettamente all’economia della conoscenza e ai più recenti orientamenti della Commissione Europea che, a partire dal Libro Verde sul potenziale delle industrie creative, ha avviato un percorso di stimolo ai settori industriali interessati, sfociato nel programma Creative Europe del ciclo di programmazione 2014-2020. qualità progettuale e gestione del patrimonio culturale nei fondi comunitari 2014-2020 La difficoltà di spesa registrata sui territori, soprattutto quella finalizzata a promuovere una progettazione culturale di qualità che tenga insieme salvaguardia, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale, non è estranea 3 Senato della Repubblica XVI Legislatura – Disegno di Legge n. 3068 d’iniziativa del senatore Alfonso Andria relativo all’istituzione del programma annuale “Città Italiana della Cultura”. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 99 04/06/14 19:31 100 | 10° rapporto annuale federculture 2014 all’esito della negoziazione sull’utilizzo dei fondi del ciclo di programmazione 2014-2020, in cui la cultura non compare con piena dignità tra le 11 priorità del documento strategico di programmazione nazionale di impegno dei fondi comunitari e viene ricompresa nell’Obiettivo Tematico 6 “Tutela dell’Ambiente e Valorizzazione delle Risorse Culturali e Ambientali”. Nei documenti ufficiali, la strategia per la valorizzazione delle risorse culturali e naturali è fondata su una scelta di necessaria discontinuità rispetto alla modalità di attuazione sperimentata con il ciclo di programmazione 20072013, condizionata da una cooperazione istituzionale e tecnica inefficace, forte frammentazione degli interventi, carenza generalizzata di progetti di qualità, difficoltà ed eccessiva lentezza nelle realizzazioni, mancata pianificazione della puntuale destinazione d’uso del patrimonio oggetto di intervento e del necessario corredo di piani di gestione in termini di sostenibilità economicofinanziaria e responsabilità. L’obiettivo è di introdurre rigore e rapidità nella programmazione e nella messa in opera, concentrazione, chiarezza degli obiettivi, cooperazione attiva fra i diversi attori coinvolti nel processo di valorizzazione ispirato anche a valori di legalità e trasparenza. Si tenta di superare, in questo modo, una visione frammentata degli interventi con l’obiettivo di migliorare, attraverso la valorizzazione sistemica e integrata di risorse e competenze territoriali, le condizioni di offerta e fruizione del patrimonio nelle aree di attrazione culturale e/o naturale tale da promuovere e consolidare processi di sviluppo territoriale. È interessante notare che, nella descrizione degli obiettivi di sviluppo territoriale di cui ogni Regione si dovrà dotare, anche attraverso una condivisione ex-ante con le Amministrazioni competenti, si insiste sulla necessità di promuovere modelli di gestione sostenibili e integrati, accanto alla necessità di creare servizi innovativi di fruizione delle risorse anche grazie alla promozione di attività formative indispensabili per elevare le competenze del capitale umano. In questa prospettiva, si individua nel settore turistico un punto di forza del territorio italiano da porre in stretta relazione con il sistema delle imprese. Nel nuovo ciclo di programmazione sarà necessario che i fondi comunitari cessino di essere indirizzati a interventi di mero recupero e restauro e siano strettamente collegati a piani di gestione e ai servizi a essa collegati. Nell’esperienza concreta, si tratta di un percorso complesso perché necessita di un attivo coinvolgimento di vari soggetti, pubblici e privati, che, sui territori, hanno titolarità alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio cultura- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 100 04/06/14 19:31 le pri la stio al f no tem ch la p di val lifi att dis tre tra gli tur di ta” stic ch ch aff gim pri zia im per com ria Cl prog 4 ne ità onm- tualla 07rte aline del co- ella tiea erinne uo- ervidi ità mopi- rza reari no ita rira- dall’europa risorse e opportunità per tornare a produrre cultura | 101 le (soprintendenze statali, Regioni, enti locali, diocesi, fondazioni di diritto privato, altri operatori pubblici e privati). Appare dunque necessario elevare la qualità dei progetti, agganciando strettamente tutela, valorizzazione e gestione a programmi complessi e integrati tra diversi livelli istituzionali, anche al fine di favorire la convenienza a investire da parte del privato. A questo fine, Federculture e ifel / anci (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale / Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) hanno recentemente proposto4 che il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 preveda che, a livello centrale e/o regionale, i territori possano contare su un fondo per la progettualità culturale che finanzi rigorosi studi di fattibilità con l’obiettivo di dimostrare in anticipo la sostenibilità di progetti integrati e partecipati di valorizzazione a base culturale. Il nuovo strumento finanziario darebbe un rilevante impulso a una qualificata progettualità in campo culturale promuovendo lo sviluppo locale attraverso la valorizzazione “di sistema” del patrimonio culturale, spesso disperso tra vari livelli istituzionali. L’introduzione del fondo, infatti, potrebbe determinare le condizioni per un virtuoso sviluppo territoriale centrato sulla valorizzazione delle risorse culturali e naturali, in grado di cogliere obiettivi di efficienza/efficacia e di sostenibilità delle politiche culturali, favorendo altresì lo sviluppo di nuove imprese, profit e non profit, e di nuova occupazione. Introdurre e favorire una “cultura della progettualità integrata e partecipata” nei processi di valorizzazione del patrimonio storico-artistico-paesaggistico significa, infatti, disegnare un percorso di crescita civile ed economica che contribuisce a rendere più attrattivo e vitale il contesto locale, anche in chiave turistica. Un progetto integrato sostenuto da uno studio di fattibilità affidabile, peraltro, sarebbe anche la condizione indispensabile per il coinvolgimento, oltre che di diversi livelli istituzionali e di altri soggetti pubblici (soprintendenze statali, enti locali, camere di commercio ecc.), anche di potenziali partner privati (fondazioni di origine bancaria, associazioni di categorie, imprese, profit e non profit, associazioni) e sarebbe anche la pre-condizione per porre i territori in condizioni competitive nell’assegnazione delle risorse comunitarie. Un segnale positivo arriva dall’analisi della bozza di Accordo di Partenariato (che definisce l’allocazione dei Fondi Strutturali), in cui si calcolano in Claudio Bocci e Francesco Monaco (a cura di), Le forme di partenariato pubblico-privato e il fondo di progettualità culturale, Federculture - Fondazione ifel/anci 2013 4 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 101 04/06/14 19:31 102 | 10° rapporto annuale federculture 2014 a M le a le p d in s v c r d o d p M e K in m g u p la Trasferimento dei modelli di gestione per i siti archeologici nei contesti urbani. Il progetto archeomedsites-enpi Il rapporto che lega la cultura allo sviluppo territoriale, nella sua doppia dimensione di sviluppo economico e di crescita sociale, è stato ritenuto eleggibile anche dai programmi europei del ciclo di programmazione 2007-2013 nell’ambito del Programma enpi (European Neighbourhood and Partnership Instrument), il programma di cooperazione internazionale che finanzia lo scambio di esperienze e di buone pratiche con i Paesi contigui all’Unione Europea. Una specifica declinazione del programma ha riguardato i Paesi del Mediterraneo (enpi cbcmed, Cross-Border Cooperation in the Mediterranean) nell’ambito della cooperazione transfrontaliera della Politica Europea di Vicinato (pev). Scopo del programma è rafforzare la cooperazione tra Unione Europea e i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, promuovendo un processo di cooperazione armonioso e sostenibile dell’intero Bacino, valorizzando le potenzialità dell’area. Il Programma enpi cbcmed, destinato a quattordici Paesi sulle due sponde del Mediterraneo, ha potuto contare su un budget iniziale di 173,6 milioni di euro a cui, a seguito di una valutazione positiva della sua performance di cooperazione transfrontaliera, sono stati aggiunti 26,4 milioni di euro, per un budget totale di 200 milioni di euro. Nell’ambito di tale programma, Federculture si è resa ispiratrice di una concept note che, dopo una prima fase di selezione, è stata successivamente sviluppata in un progetto dettagliato denominato archeomedsites, Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 102 risultato vincitore dell’ultima call del Programma europeo (che nel prossimo ciclo di programmazione cambierà denominazione in ENI-European Neighbourhood Instrument CBC Med 2014-2020, e nella cui Autorità di Gestione è stata riconfermata la Regione Sardegna). Il soggetto capofila di archeomedsites è la Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee del mibact, che guida un partenariato in cui, per la sponda sud del Mediterraneo, sono presenti il Ministero della Cultura del Libano e l’Institut National du Patrimoin della Tunisia; per la parte italiana, oltre a Federculture, sono presenti: le Soprintendenze archeologiche di Salerno/Avellino/Benevento/ Caserta e di Cagliari/Oristano, i Comuni di Firenze, Siena e Carbonia, l’Università di Sassari e la ong Ricerca e Cooperazione. L’architettura istituzionale del progetto può inoltre contare su un qualificato numero di partner associati tra cui è presente anche il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali (cuebc) che, con Federculture, organizza ogni anno Ravello Lab - Colloqui Internazionali in cui l’idea progettuale ha preso luce. L’obiettivo del progetto archeomedsites è di creare una rete di istituzioni del Mediterraneo per la salvaguardia e la valorizzazione di siti archeologici in contesti urbani, per uniformare buone pratiche, diffondere conoscenze, promuovere scambi tra gli operatori del settore e, in prospettiva, coinvolgere anche olt de gra att Re tra per gra ele po str mo de di 04/06/14 19:31 a e dall’europa risorse e opportunità per tornare a produrre cultura | 103 altri Paesi europei e del bacino del Mediterraneo. In particolare, con le attività che si svilupperanno fino al dicembre 2015, si intende porre le basi per creare e promuovere un processo teso all’adozione di Piani di gestione dei siti archeologici individuati e linee-guida per garantire salvaguardia, manutenzione e valorizzazione degli stessi e dei contesti urbani circostanti, anche ricorrendo a iniziative condivise di scambio e formazione degli operatori. I siti individuati, oggetto delle specifiche azioni previste dal progetto, sono: Cagliari e CarboniaMonte Sirai in Sardegna, Paestum e Velia in Campania, Cartagine e Kerkouane in Tunisia, Tiro e Al Bass in Libano. Per garantire più efficaci modalità di tutela, valorizzazione e gestione dei siti, anche nell’ottica di una migliore fruizione degli stessi, il progetto prevede il coinvolgimento e la sensibilizzazione di differenti attori, istituzionali e non, quali: istituzioni locali, società civile, comunità scientifica, giovani e studenti. Le attività principali del progetto archeomedsites riguardano: a) laboratori rivolti a giovani e studenti per aumentare la consapevolezza sui temi della tutela e sulla valorizzazione del patrimonio culturale; b) organizzazione di eventi artistici all’interno dei siti archeologici; c) creazione di una rete stabile euromediterranea per la valorizzazione e la gestione di siti storici e archeologici; d) formazione specialistica per l’adozione di metodiche di pianificazione strategica e di gestione di siti archeologici definite dagli standard unesco; e) mappatura e georeferenziazione dei siti archeologici interessati al progetto. archeomedsites si sviluppa nell’arco di ventiquattro mesi e beneficia di un budget totale di circa 2 milioni di euro (www.archeomedsites.com). oltre 100 miliardi di euro le risorse complessive, tra nazionali e comunitarie, destinate alla coesione territoriale per il periodo 2014-2020, suddivisi in Programmi Nazionali che, trasversalmente e a condizione che si sappia lavorare attraverso progetti complessi, possono vedere la cultura protagonista. Per le Regioni meno sviluppate (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e in cui rientra anche la Basilicata), poi, è previsto uno specifico Programma Cultura che, per evitare la dispersione di risorse sperimentata nei precedenti cicli di programmazione dei fondi europei, dovrà essere fortemente condizionato a una elevata qualità progettuale di valorizzazione e gestione. Il Programma prende le mosse dall’ultima fase di riprogrammazione del poin 2007-2013 che ha messo in atto un modello decisionale basato su una stretta cooperazione istituzionale e tecnica e che ha consentito l’avvio di una mole consistente di nuovi progetti. Nella convinzione che la valorizzazione del patrimonio culturale del Sud passi per l’individuazione e la realizzazione di interventi strategici e territoriali, il pon Cultura 2014-2020 sarà largamente Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 103 04/06/14 19:31 104 | 10° rapporto annuale federculture 2014 attuato per progetti e si fonderà su una strutturata cooperazione istituzionale e su processi di co-decisione. Nel tentativo di evitare gli errori della programmazione precedente, che hanno portato a un disimpegno automatico di ingenti risorse destinate al patrimonio culturale, la filiera di decisione sarà “corta” e diretta attraverso un costante coordinamento tra mibact (che si impegna a innovare e rafforzare gli uffici centrali e le sue articolazioni territoriali) e le Regioni. La struttura del pon sarà articolata lungo quattro assi ma il grosso del finanziamento (fino al 75% delle risorse assegnate) sarà destinato all’Asse 1 – Rafforzamento delle dotazioni culturali – finalizzato al miglioramento delle condizioni di fruizione degli attrattori culturali. Gli altri tre assi lungo cui si svilupperà la programmazione riguardano: l’attivazione delle dotazioni territoriali (che prevede interventi a favore delle imprese e cross fertilization con i settori produttivi tradizionali e della filiera culturale); interventi per il rafforzamento delle capacità istituzionali delle autorità pubbliche interessate al miglioramento dei servizi resi ai cittadini; l’assistenza tecnica di supporto alle Autorità di gestione del pon e a tutti gli attori a vario titolo coinvolti nel Programma. È interessante notare che, per la prima volta, è previsto un plafond finanziario per la progettazione, tema su cui molto si è impegnata Federculture in questi anni. Accanto alle risorse comunitarie assegnate all’Italia e distribuite lungo undici Obiettivi Tematici, ulteriori opportunità sono rinvenibili nell’ambito dei programmi a regia comunitaria. Grande attesa, in particolare, tra gli operatori culturali per le prime call in uscita di Europa Creativa, il nuovo programma che, riunendo i precedenti Cultura e Media, assegna al settore circa 1,46 miliardi di euro nel settennio per i 28 Paesi dell’Unione Europea e che, per la prima volta, integra, in una sezione transettoriale, il fondo di garanzia per il settore culturale e creativo che partirà nel 2016. Pur ridotto rispetto agli 1,8 miliardi di euro inizialmente previsti, il Programma Creative Europe risulta in crescita del 9% rispetto al settennio precedente. Il Culture Sub-Programme, evoluzione del Programma Cultura 2007-2013, vale il 31% del budget totale di Europa Creativa, i cui principali obiettivi, superando le finalità che nei decenni scorsi hanno interessato la mobilità e il dialogo interculturale, riguardano progetti di cooperazione transnazionale che riuniscano organizzazioni culturali e creative di Paesi diversi attraverso: 1) attività di network europei di organizzazioni culturali e creative provenienti da Paesi diversi; 2) attività promosse da organizzazioni a vocazione europea per lo sviluppo di talenti emergenti e per la mobilità degli artisti/professionisti e la circola- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 104 04/06/14 19:31 zio me 3) 4) re rop ro tra gat gra na di gen 11 la rir ale menta” na e le sso Asnto go oni ion r il ate rto nel laFe- dall’europa risorse e opportunità per tornare a produrre cultura | 105 zione delle opere nei settori culturali e creativi, in particolare delle piccole e medie imprese; 3) traduzioni letterarie e loro promozione; 4) azioni speciali che diano visibilità alla ricchezza e alle diversità delle culture europee, come Premi europei, l’European Heritage Label e le Capitali Europee della Cultura. Il budget complessivo di Creative Europe assegna poi 824 milioni di euro al Media Sub-Programme, pari al 56% del totale, e 183 milioni allo Strand transettoriale, assorbito in larga parte dal fondo di garanzia sui prestiti erogati da istituzioni finanziarie nazionali. Tuttavia, ponendo a confronto le cifre di Europa Creativa con altri programmi gestiti direttamente dalla Commissione Europea, come quelli destinati alla competitività delle imprese del turismo (cosme) che vale 110 milioni di euro, ma soprattutto a quelli destinati alla ricerca (horizon 2020), all’Agenda Digitale, o allo sviluppo rurale, che beneficiano rispettivamente di 70, 11 e 95 miliardi di euro, sarà necessario che gli operatori culturali orientino la loro attenzione anche verso altre fonti di finanziamento provando a inserire la cultura in interventi complessi e trasversali. undei ori ma mila r il 1,8 lta 13, sue il ale o: en- po la- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 105 04/06/14 19:31 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 106 04/06/14 19:31 parte ii Autonomia gestionale e competenze per qualificare l’offerta culturale Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 107 04/06/14 19:31 Ho com pri ch Co mi svi sor Cl cul tas cim go sot *D Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 108 04/06/14 19:31 produrre bellezza: l’elogio del fare Sergio Escobar* A volte guardandola mi chiedo: la mia mano pensa realmente? Tullio Pericoli, “Pensieri della mano” (ma potrebbe essere da Leonardo da Vinci) Ho seguito, organizzato, “subìto” decine, forse centinaia d’incontri che avevano come leitmotiv la legittimazione dei soldi investiti nella cultura, pubblici, privati o misti che siano. Quasi tutti diventati consunte ripetizioni di parole, di jingle, alibi all’inerzia che sta asfissiando la capacità produttiva del Paese anche in questo settore. Confesso responsabilità personali, recenti e più antiche. Recenti: l’idea di una “costituente” scivolata verso la passerella di politici, ministri (tanti) che si sono alternati ai governi (tanti) su cultura-motore dello sviluppo, mentre i settori più produttivi erano sospinti da funzionari del Tesoro, nella sentina della Pubblica Amministrazione improduttiva. Antiche: quarant’anni fa partecipavo (allora è un vizio!) all’elaborazione, al Club Turati di Milano, dell’idea – allora davvero innovativa – dei “giacimenti culturali” misconosciuti dal nostro Paese. Mai avrei pensato che questo portasse a una assurda separazione tra “bene culturale” e “fare cultura”. Si sa, anche il miglior vino va in aceto se non bevuto a tempo debito. I “giacimenti”, da opportunità per fare, sono “girati” nell’aceto di una malintesa, ingombrante “eredità in sé”, gioia degli slogan italian style e incubo dei Ministri, sottoposti fatalmente alla “prova del mattone”, ancor prima di insediarsi e darsi * Direttore del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 109 04/06/14 19:31 110 | 10° rapporto annuale federculture 2014 una strategia. Il mattone crolla in qualche sito archeologico, minacciando, se non stroncando sul nascere, carriere e responsabilità politiche. Si sa, tutti i veri innovatori hanno liberato i figli dal peso, dalla zavorra dell’eredità che indebolisce la creatività. Il “fatto da altri, in altri tempi” ne offusca la vera origine e allontana da noi la necessità del “fare”, produrre cultura. Il patrimonio dei beni ereditati fa dimenticare che prima di essere tali sono stati la scelta di qualcuno: di “farli”, produrli. Pietre, mattoni, pensiero, idee, impresa, civiltà, possono essere separati solo da figli appesantiti da eredità immeritate, subite come ingombranti. Un Paese non può, come farebbe qualsiasi cittadino, rinunciare al legato ereditario perché lo vive come minaccia e non come opportunità. Ma lo sappiamo, il degrado dell’eredità spesso non è dovuto alle pur scarse risorse, ma all’incapacità di usarle. Di “fare”. Un doppio tradimento per chi ha fatto nel passato, e per chi ora deve subire il “bene culturale” come contrapposto al fare cultura. Non m’invento “tecnico della nazionale” ma mi assumo la responsabilità di dire che per siti, come Pompei e tanti altri del Paese, sarebbe il caso di invocare meno “masterizzati” in economia irreale, più ingegneri (meglio periti tecnici), idraulici (è paradossale che la civiltà che prima nel mondo ha inventato, nel fare, la scienza idraulica, si sciolga sotto la pioggia), archeologi-esperti, competenti, pronti a sfidare i condizionamenti ambientali della sottoeconomia locale (bancarelle e servizi igienici abusivi compresi) affiancati da “frotte” di archeologi neolaureati disoccupati, che non aspettano altro che passare dal banco al campo in tuta blu e cazzuola in mano. Sono certo che quest’approccio indurrebbe molti più privati, ben intenzionati, a sostenere e promuoverne il valore. Mentre ora si sfruttano superficialmente l’indignazione e il disinteresse percepito dalla collettività. E qui il punto che mi sta a cuore: non “nominalistico”, ma reale, segnale di una malattia grave che minaccia crolli fisici dei “giacimenti”, ma non meno la capacità di produrre cultura, eredità materiale e immateriale futura. Conservare e produrre sono, anche nel nome voluto dal Ministero, proposti come inconciliabili, quando non opposti nelle scelte di governo. Ogni assenza di visione genera mostri (e mostre?): così si passa da uno stucchevole sballottamento tra privati sì, privati no (mentre si chiede loro di supplire nei migliori dei casi, di sfruttare l’inerzia nei peggiori) in dispute degne dei “dentisti dantisti” di pasoliniana (Totò) memoria al sostenere (è successo anche di recente su un importante quotidiano) che la produzione culturale sia frivolezza, evanescenza, rispetto all’ipocrita senso di colpa per i “giacimenti” che ci crollano sotto gli occhi. Questo nel Paese (e non solo nel Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 110 04/06/14 19:31 Ri far gn La ha rat sul “M eh cia ch Cu mi re pro tra tra mi tre im cre rip tut po pac con pro cam “qu tra gen stic pru produrre bellezza: l’elogio del fare | 111 se rra ne ulali ro, rebbe acsso Un e il di are ci), nel mmia di dal ioal- di no onme no oro pu(è ne er i nel Rinascimento) in cui cultura e fare, cervello e mano, “pensare con le mani del fare” non si sono mai mossi separatamente. Esemplare lo spettacolo sui designer degli anni Sessanta-Settanta che abbiamo, lo scorso anno, realizzato con Laura Curino al Piccolo. Parlavo di “nominalismo” sintomo di una visione malata. Ci torno perché ha conseguenze gravi. L’Italia è l’unico Paese in Europa, ne sono certo, ma forse dopo più accurata verifica, al Mondo, in cui si sono spesi mesi in disquisizioni scolastiche sul nome da dare al Ministero. In tutta Europa si ha il coraggio di chiamarli “Ministri della Cultura”, a conferma che qualcuno si assume la responsabilità e ha la possibilità di Governo (di Governo e non solo di Ministero) di tracciare strategie d’investimento produttivo tout court per la cultura. No, da noi che siamo i sofisti della forma, il Ministero si chiama “dei Beni e delle Attività Culturali”, certificando anche nel nome una separatezza, nell’orrido acronimo mibact (la T si è aggiunta di recente, per il turismo!) capace di trasformare il termine in un dichiarato “ossimoro” nei fatti: conservare contrapposto a produrre! Ma si è fatto di più. Criticai a suo tempo l’innaturale separazione tra “spettacolo dal vivo” e (verrebbe da cedere a una facile necrofilia per contrapposizione) cinema e audiovisivi. Sto parlando di strategia (non di ovvie minuzie burocratiche) nel Paese che la Cina studia e imita nello stretto intreccio (dal neorealismo in poi) tra teatro, musica e cinema. Per di più nel momento in cui, non annullando peculiarità dei linguaggi, immagine, parola, suono, si modificano e confrontano con nuovi immaginari creativi e collettivi. La rivincita se l’è presa, come sempre, la realtà: il film che ha riportato l’Oscar in Italia è interpretato quasi esclusivamente da attori teatrali! Gli effetti, non nominalistici, di queste separatezze sono sotto gli occhi di tutti, documentati con coraggiosa e lodevole capacità di denuncia e di proposte anche quest’anno dal lavoro di Federculture: effetti disastrosi sulla capacità di produrre cultura. Anche la produzione teatrale, quella che meglio conosco, è in vertiginoso declino. Ne ho esperienza diretta: la quantità di proposte che ci arrivano per essere “ospitate” nel nostro teatro sono numericamente diminuite in modo verticale. Non si tratta di una naturale selezione “qualitativa” connessa alle diminuite risorse investite in produzione: al contrario, negli ultimi anni l’assenza di strategie a sostegno della produzione sta generando “succedanei” che sono monologhi (non giustificati da scelte artistiche) in giro per l’Italia. E se “pudicizia” o timore delle piazze mediatiche hanno suggerito maggior prudenze agli assessori che si astengono da autoglorificazioni con eventi in Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 111 04/06/14 19:31 112 | 10° rapporto annuale federculture 2014 “piazza” (diurni o notturni), plauso ricevono rassegne, festival, anche quelli che non producono, se non immediato consenso. La comparazione con il resto d’Europa è per noi impietosa e non per potenziale creativo e di pubblico. Ma che senso ha parlare continuamente di occupazione giovanile, quando questa deve e può esprimersi, anche nella sua autonomia creativa, solo in un contesto che punti sulla dignità e la funzione della “produzione culturale”? Che senso ha discutere del ruolo complementare dei privati quando non si crede nel “fare” e ci si ferma all’apparire della bellezza travolta dalla pioggia? Sono convinto che la battaglia contro i disinvestimenti e le nuove burocrazie non solo debba dare risposta e prospettiva di lavoro alle nuove generazioni, ma far superare quella distinzione tra “bene culturale” e produzione che trova “consacrazione” nello stesso acronimo mibact. Sono anche convinto che con questo approccio sarebbe più chiaro il ruolo del pubblico e del privato, nel fare e non nel “mantenere”: ancora una volta scelgo uno dei possibili riferimenti. Guardiamo a cosa furono capaci di fare gli architetti, gli artigiani, le imprese nel dopoguerra inventando l’industrial design. Certo non tutto è imputabile al mibact, né da esso risolvibile. Mentre scrivo queste note (inutili, probabilmente) sento alla radio un autorevole Ministro di un autorevole dicastero dire: “Io di teorie non ne ho e non ne voglio avere: voglio fare solo cose utili”. Qui sta il problema del nostro Paese: quando va bene, le cose utili, senza una visione, diventano solo inutili! E se non facessimo più l’ennesimo convegno sull’economia della cultura (affannati a raccontare a sordi di “ritorno possibile”, di “ritorni che legittimino”), ma ne facessimo uno, uno solo, sulla “Cultura dell’Economia”? Forse il rapporto tra produrre cultura e sviluppo del Paese che deve confrontarsi col Mondo, troverebbe risposta. Finalmente. p Ne ces gio le te mi pro in di qu bil do de ric to sta * Pr ** D Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 112 10/06/14 12:50 elli per di sua ne are zza rani, ova on are nti. ese ile auoe tro ili! ura mie il col la pianificazione strategica del teatro stabile di torino per trasformare la cultura da patrimonio a capitale di sviluppo Evelina Christillin*, Filippo Fonsatti** mission statement, vision e pianificazione strategica Nella crisi globale dell’economia era inevitabile che lo spettacolo dal vivo facesse i conti con una drastica contrazione delle risorse pubbliche. La maggior parte delle istituzioni artistiche e culturali attive sul territorio nazionale si sono trovate di fronte a un bivio: reagire prontamente e dinamicamente adeguandosi al nuovo scenario, oppure tirare a campare in attesa di tempi migliori, correndo il rischio di scomparire o perlomeno di compromettere le proprie funzioni. Per quelle aziende che hanno scelto la prima strada, si è trattato di cambiare in modo responsabile ma radicale il modus operandi, di innovare la strategia e di reingegnerizzare ogni fase del processo produttivo. Per esse la crisi ha dunque rappresentato un’opportunità da non perdere per abbandonare insostenibili pretese assistenzialistiche e guardare al futuro senza timore, riequilibrando le proprie fonti di finanziamento con il rafforzamento della componente derivante dal mercato, a compensazione della calante base contributiva a carico della comunità, e ponendosi obiettivi sfidanti per essere più competitive. Il legislatore, una volta tanto consapevole della situazione implosiva, ha colto l’attimo per emanare dispositivi (“Decreto Valore Cultura” 91/2013) abbastanza efficaci, che prevedono da una parte strumenti di “salvataggio” rivolti a * Presidente della Fondazione del Teatro Stabile di Torino ** Direttore esecutivo della Fondazione del Teatro Stabile di Torino Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 113 10/06/14 12:50 114 | 10° rapporto annuale federculture 2014 soggetti in crisi disposti a fare sacrifici per ristrutturare e adeguare la propria modalità operativa, dall’altra incentivi a favore delle aziende che hanno voluto e saputo contrastare in tempo reale le difficoltà, mutando la propria organizzazione e innovando il sistema di gestione. L’indicizzazione dei contributi pubblici a parametri qualitativi e quantitativi oggettivi e svincolati dalle clientele politiche premierà le imprese più intraprendenti, capaci di ampliare il mercato e aumentare il fundraising. Tuttavia, riguardo ai risultati attesi in termini assoluti, occorre richiamare in questa sede il cosiddetto Morbo di Baumol, dal nome dell’economista statunitense che negli anni Sessanta del secolo scorso diagnosticò la tendenza ineluttabile all’aumento dei costi nei settori in cui la tecnologia non può essere aumentata senza snaturare il prodotto, e in cui il processo produttivo è poco standardizzabile. E tra questi settori “a tecnologia stagnante” Baumol portava ad esempio proprio lo spettacolo dal vivo (cfr. W.J. Baumol, On the Performing Arts: the Anatomy of their Economic Problems e Performing Arts: the Economic Dilemma). Atteso dunque che il sostegno delle istituzioni pubbliche a un’impresa non profit che produce, programma e distribuisce teatro d’arte e danza contemporanea sia “scientificamente” irrinunciabile, ogni azienda dello spettacolo dal vivo non dovrebbe porsi come obiettivo il miglioramento della redditività operativa, del pay back period o dell’internal rate of return, ma piuttosto la “sostenibilità” e la riduzione dell’impatto sociale in una fase critica. “Sostenibilità” intesa sia come risultato economico sia come valore etico, garantita innanzitutto dalla riduzione del fabbisogno di finanziamenti pubblici, dall’aumento del fatturato e della percentuale di ricavi propri sul valore della produzione, dalla riduzione dei costi fissi di gestione, dalla capacità di attrarre sponsorizzazioni ed erogazioni liberali e infine dalla consapevolezza della necessità di progettare in modo integrato con altri soggetti per contribuire a rafforzare la vocazione e la redditività turistico-culturale del territorio. Facendo riferimento al Teatro Stabile di Torino, l’autonomia gestionale delle competenze del management ha assunto il modello dell’azienda composta, capace di seguire una modalità operativa basata sulla progettazione integrata per innescare un processo di trasformazione della cultura da patrimonio – tangibile o intangibile – a capitale di sviluppo e di mettere in moto meccanismi di fruizione economica del bene culturale in grado di accompagnare e sostenere lo sviluppo del territorio, sia in termini di occupazione per l’indotto sia in termini di attrattività per il turismo. Accanto a quanto prescritto dai decreti legislativi che regolano le funzioni dei Teatri Stabili Pubblici e agli obiettivi Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 114 04/06/14 19:31 sta di cul sis du na di la p com li n for mi sta di gre pu sor An 20 20 20 20 20 20 20 ana tur ria voorrialle are masta non rote” ol, ng oni sce ile, o il nal soico no di di ie ato ità elta, ata gidi nein eti ivi la pianificazione strategica del teatro stabile di torino | 115 statutari dei medesimi in termini di attenzione al soddisfacimento dei bisogni di formazione culturale della comunità e della conservazione del patrimonio culturale nazionale, il nostro Stabile ha focalizzato la propria strategia su un sistema in cui rilievo particolare è dato alla capacità di autofinanziamento e dunque di penetrazione sul mercato, diretto o indiretto, pubblico o privato, nazionale o estero, collocandosi in modo integrato ed equilibrato tra azienda di erogazione e azienda di produzione per il mercato e dunque riprogettando la propria customer value proposition. Contestualmente alla soddisfazione a prezzi accessibili dei bisogni della comunità allargata che contribuisce a sostenere l’attività (offerta di spettacoli nei teatri direttamente gestiti, progetti educational per bambini e famiglie, formazione del pubblico, ricerca in collaborazione con Università e Accademia, formazione professionale e conservazione degli edifici storici), lo Stabile sta consolidando la valorizzazione economica dei propri asset, con l’obiettivo di generare flussi finanziari. Di seguito i dati comparati degli esercizi 2007-2013 che dimostrano il progressivo rovesciamento della percentuale di dipendenza dai contributi delle pubbliche amministrazioni rispetto ai ricavi propri e a contributi privati (sponsorizzazioni, erogazioni liberali, sottoscrizioni, commesse conto terzi ecc.). Ricavi vendite e prestazioni Contributi delle PA* Altri contributi Valore della produzione Contributi PA su valore della prod.* 2007 1.869.005 14.031.530 2.430.850 18.331.385 70% 2008 2.897.901 12.050.000 1.366.000 16.313.901 65% 2009 3.207.959 10.421.997 1.941.000 15.570.956 59% 2010 5.074.341 8.999.000 1.882.588 15.955.929 50% 2011 4.326.336 8.901.605 2.086.600 15.314.541 52% 2012 3.748.935 7.940.998 2.899.855 14.589.788 50% 2013 4.464.431 7.472.000 1.800.000 13.736.966 50% *Al lordo partite di giro STT e consumi intermedi * Al netto partite di giro e consumi intermedi Anno Presidio culturale permanente, facilità di accesso per tutte le fasce di censo e anagrafe, formazione delle giovani generazioni, conservazione dell’identità culturale collettiva, miglioramento della qualità della vita, intrattenimento colto e Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 115 04/06/14 19:31 116 | 10° rapporto annuale federculture 2014 intelligente, attrattività e competitività del territorio, loisir turistico, conservazione, valorizzazione di edifici storici e ovviamente ridotto impatto economico sulle casse pubbliche: è l’insieme di tutti questi fattori il vero profitto sociale e il valore aggiunto che legittima l’esistenza di un Teatro Stabile come il nostro, che negli ultimi anni si è impegnato nella costruzione di un modello innovativo di sostenibilità economica e gestionale, attraverso l’integrazione di funzioni diverse, l’efficientamento del sistema produttivo, l’introduzione del lean e del change management e della balanced scorecard in un ambiente che poco li pratica. il marketing mix Product. Prima di qualsiasi altra considerazione, merita un approfondimento la definizione delle caratteristiche del prodotto offerto che sta alla base della proposta di valore per il cliente (cvp). Esso si può definire nella maggior parte dei casi un prodotto complesso, che richiede da parte del cliente conoscenze specifiche; e si basa su nozioni astratte, che presuppongono l’abilità del consumatore ad apprezzare tali concetti. Ovviamente la complessità aumenta se il consumatore non ha familiarità con il prodotto. Tra le caratteristiche vi è l’intangibilità, la deteriorabilità, la simultaneità e la dimensione circostanziale. E ancora, il prodotto è multidimensionale: in certi casi la dimensione referenziale permette agli spettatori di situarlo rispetto a diversi punti di vista che variano secondo l’esperienza e conoscenza individuale; in altri casi esso è giudicato dal punto di vista tecnico per il valore dell’esecuzione; e infine, in altri casi ancora, prevale la dimensione circostanziale legata a fattori percettivi anche effimeri durante la fruizione del prodotto, come la consapevolezza dell’unicità della rappresentazione, lo stato d’animo durante l’esperienza e la contestualizzazione spaziale. Inoltre i prodotti del Teatro Stabile di Torino rientrano nella categoria degli acquisti specializzati, laddove il consumatore è pronto a impegnarsi per acquistare i biglietti in prevendita con un sovrapprezzo, a fare lunghe file al botteghino, ad attendere pazientemente il proprio turno al call center, a coprire distanze ragguardevoli per assistere alla performance. Date le peculiarità del prodotto sovraesposte, per aumentare il valore differenziale dell’offerta rispetto ai competitor, l’area marketing ha lavorato per rafforzare i fattori critici di successo (fcs) sia perfezionandone le caratteristiche costitutive, sia migliorando servizi accessori come la riduzione dei tempi di attesa al botteghino, la differenziazione degli orari di spettacolo, l’accesso wi-fi nei teatri con possibilità di scaricare su smartphone e tablet contenuti multimediali sul pro- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 116 04/06/14 19:31 do con Pr taz pu acq pit clie leb bar il v spe il s to cre flu sat taz tra qu il s lab pre vo, lid pro lin del gra nel mo re” wo di ioulle ore gli teefna- o la rodei ifiad ore detto etnza ico one del ato otti zarepaper enare ve, teon ro- la pianificazione strategica del teatro stabile di torino | 117 dotto, un layout più accattivante del sito web, il comfort delle sale e dei foyer, le convenzioni per il parcheggio. Promotion. Considerate le peculiarità del prodotto, è molto importante la reputazione della marca, proprio in considerazione del fatto che spesso il cliente non può sapere cosa compra e lo scoprirà nel momento stesso in cui fruirà del suo acquisto. Dunque assumono un’importanza fondamentale: (i) la qualità percepita e (ii) la conoscenza del brand; (iii) la fedeltà o il livello di soddisfazione del cliente; (iv) l’associazione con elementi importanti, come ad esempio attori celebri in cartellone; (v) gli asset tangibili e intangibili, ad esempio i mirabili interni barocchi del Teatro Carignano o neoclassici del Teatro Gobetti. Il combinato disposto di questi cinque elementi esprime la considerazione e il valore della marca sul mercato e ciò è tanto più importante nell’ambito dello spettacolo dal vivo. Pertanto spesso lo spettatore non acquista un biglietto per il singolo spettacolo (La locandiera, Aspettando Godot, Amleto) bensì il prodotto offerto dal Teatro Stabile, che dovrà trarre vantaggio dall’alone che si viene a creare attorno alla sua reputazione, e dovrà sfruttare la brand recognition per influenzare la percezione dei clienti/spettatori. La pianificazione strategica del marketing del Teatro Stabile di Torino si è basata su due elementi fondamentali. Il primo è il risultato di un lavoro di segmentazione, targeting e positioning che identifica i profili e i processi di acquisto, l’attrattività potenziale, il sistema dell’offerta e le politiche di comunicazione e dal quale è scaturita la focalizzazione sui prodotti/servizi illustrati ai punti precedenti; il secondo è la piena disponibilità delle direzioni artistiche (teatro e danza) a collaborare con l’area marketing per ideare e produrre spettacoli (titoli, autori, interpreti) orientati verso il gap concorrenziale: competitività dell’offerta, prezzo relativo, comunicazione specifica e soprattutto progettazione integrata con il territorio. Per quanto riguarda le attività above-the-line, si è progressivamente consolidata la capacità di spesa per inserzioni pubblicitarie, cartellonistica, iniziative promozionali, new media ecc. Componente innovativa della strategia below-theline e del direct marketing è invece un team interno di giovani creativi, esponenti della generazione digitale (pubblicitario, giornalista, informatico, videomaker, grafico, webmaster), al quale è stata data una precisa consegna: elaborare idee nell’ambito del cross media multicanale facendo ricerca sulle tecniche di web e mobile advertising. A questo gruppo è stato inoltre affidato il compito di “gestire” i meccanismi d’influenza del valore da parte dei clienti attraverso i social networks e di sviluppare la vendita online di tutti i prodotti e servizi, con l’obiettivo di innovare in modo progressivo le procedure attualmente in uso nel customer Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 117 04/06/14 19:31 118 | 10° rapporto annuale federculture 2014 relationship management (crm) e in particolare di incentivare l’uso della tessera fedeltà Carta Stabile per monitorare dettagliatamente il profilo dei clienti. fic sco Place. I canali diretti di vendita del Teatro Stabile di Torino sono principalmente due. Il primo è la vendita di biglietti al pubblico (singoli o multipli) per gli spettacoli programmati nelle sedi gestite direttamente. Il secondo è la vendita degli spettacoli prodotti ad altri soggetti organizzatori (teatri, istituzioni, associazioni, festival, scuole, musei ecc.). Per sostenere il primo canale, lo Stabile si è avvalso di due distinte modalità: la vendita al box office e la vendita online. Ovviamente per ridurre i costi di gestione del personale addetto al front-office in biglietteria si è attuata una politica d’incentivazione per l’acquisto online con sconti anche sensibili. Attualmente, la percentuale di spettatori che comprano i biglietti online è pari al 25%, entro il 2017 si prevede che salga al 50%. Per quanto riguarda l’acquisto “fisico” in biglietteria, si è garantita un’articolazione degli orari di apertura al pubblico che ne favorisca l’accesso in pausa pranzo, al termine dell’orario di ufficio o il sabato. L’adozione di una nuova applicazione per il ticketing ha consentito di migliorare i tempi e il comfort delle operazioni di acquisto dei biglietti, permettendo al cliente di visualizzare in modo chiaro il proprio posto sulla pianta dei teatri grazie all’ottima definizione grafica e accorciando i tempi di elaborazione e stampa dei biglietti. La convenzione con l’ufficio turistico regionale Infopiemonte in piazza Castello ha consentito inoltre di avere un punto vendita fisico alternativo aperto 365 giorni all’anno con orario di apertura molto esteso. Sul fronte web, si è sviluppata una politica dei prezzi piuttosto aggressiva, un’ulteriore semplificazione delle procedure di acquisto e una progressiva riduzione delle commissioni per gli acquisti effettuati usando il circuito Vivaticket. Per il secondo canale, ossia la vendita di produzioni, spettacoli e servizi, l’area ha potuto contare su addetti “commerciali” di grande esperienza e forte credibilità, dotati di un importante portfolio storico di clienti ed è prevista la progettazione di un’area del sito web per potenziare l’e-commerce riguardo al noleggio delle sale teatrali per convention, cerimonie, conferenze, matrimoni, manifestazioni. ter int par du mi Price. È stata ampliata la differenziazione e la personalizzazione dei biglietti e degli abbonamenti per assecondare in modo flessibile la curva della domanda: per tipologia di teatro, posizionamento dei posti a sedere, tempistica (prevendita/lastminute) e modalità di acquisto (biglietteria/online), celebrità degli interpreti e dei titoli, periodo della stagione (inaugurazione, capodanno), età anagra- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 118 04/06/14 19:31 sal dec off le p re te inc tab De Va Co Co N. N. N. N. N. N. N. N. N. Ric Fat sei. nte etgli io- ità: geica nte, tro bihe ato. iodo eaee Carto vione per rea bitaelle ni. ti e da: dierra- la pianificazione strategica del teatro stabile di torino | 119 fica del cliente, quantità di biglietti acquistati (ingresso singolo/abbonamento), sconto gruppi o famiglie. Per quanto riguarda invece il prezzo di vendita di prodotti e servizi a soggetti terzi e partner, le economie di scala derivanti dalla progettazione e produzione integrata con altri soggetti, unitamente alla progressiva standardizzazione e alla parziale innovazione di alcune fasi delle operation, hanno ridotto i costi di produzione e dunque hanno ottimizzato il rapporto costo/prezzo garantendo un miglioramento del mol. Ottimi risultati sono stati raggiunti anche dal fatturato per il noleggio delle sale teatrali, prodotto non core sul quale tuttavia il Teatro Stabile di Torino ha deciso di puntare, sfruttando anche il successo congressuale del territorio per offrire spazi ben localizzati in centro città e di un certo prestigio. La gestione strategica del marketing mix ha migliorato in modo esponenziale le prestazioni e la “redditività”: nel corso di un settennio si possono considerare pienamente raggiunti tutti gli obiettivi previsti nel business plan, sia sul fronte del contenimento dei costi fissi del personale dipendente, sia sul fronte degli incassi da bigliettazione, sia infine sul fronte del fatturato, come si evince dalla tabella che segue. Descrizione Anno 2007 Anno 2013 Differenza Valore della produzione (= bilancio) 18.331.385 13.787.700 - 25% Contributo Città di Torino 9.250.000 4.313.000 - 53% Costi fissi del personale dipendente 3.810.664 2.980.000 - 21% 108 162 + 50% 39 148 + 279% N. recite produzione (totale) 147 310 + 110% N. recite ospitalità 249 250 + 0% 12.429 15.910 + 28% 396 560 + 41% 90.713 123.091 + 36% 3.022 82.740 + 2.650% 93.736 205.831 + 120% Ricavi da bigliettazione in sede 878.303 1.629.818 + 97% Fatturato per vendita spettacoli a terzi 990.703 1.752.708 + 77% N. recite produzione in sede N. recite produzione fuori sede N. abbonati N. recite attività (produzione + ospitalità) N. spettatori in sede N. spettatori fuori sede N. spettatori totali Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 119 04/06/14 19:31 120 | 10° rapporto annuale federculture 2014 In particolare, riguardo alla legittimazione delle funzioni di teatro stabile pubblico, assume un rilievo fondamentale la composizione della platea di abbonati, che nella stagione 2013-2014 ha sfondato la quota record di 16.000 unità, e che manifesta un’equilibrata rappresentanza della società in ordine a censo, anagrafe, provenienza e grado di istruzione. Il pubblico giovane (18-35 anni), coltivato anche attraverso i canali della Scuola secondaria di secondo grado e dell’Università, conta quasi 7.000 abbonati (il 44% del totale!) e costituisce la risorsa più straordinaria del Teatro; lo “zoccolo duro” di età adulta, che predilige il posto fisso al Carignano o comunque abbonamenti economicamente più impegnativi (da sei a dodici titoli), conta 6.361 unità; gli abbonati over 65 che hanno scelto le recite pomeridiane del sabato sono circa 1.000; gli abbonati di Torinodanza sono 381; infine gli abbonati che hanno preferito formule promozionali o ridotte, come Regala il Teatro, sono 1.195. Giovani 18-35 44% Over 65 6% Torinodanza 2% Formule promo 8% Adulti 40% Segnaliamo in questa sede un indicatore significativo, ovvero il progressivo consolidamento del numero degli abbonamenti acquistati tramite web: 3.410, pari al 21% del totale. Un dato che premia gli investimenti fatti dallo Stabile per sviluppare il marketing mix verso le nuove tecnologie, come il web-marketing, i social networks, l’e-commerce e la Carta Stabile quale strumento di fidelizzazione e tracciabilità dei consumi. Conclusioni. Il modello di sviluppo elaborato e adottato dal Teatro Stabile di Torino parte dalla consapevolezza che, per essere competitivo, deve garan- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 120 04/06/14 19:31 tire com l’am zia de po tur con in mo par zio l’in ren Str ris la do cam sca all’ ni me fru con tist ch ile ab00 ea ella abeano ici po81; me ivo 10, ile arfi- la pianificazione strategica del teatro stabile di torino | 121 tire, in modo contestuale, qualità e quantità nell’erogazione dei servizi alla comunità di riferimento (redditività sociale) ma allo stesso tempo conseguire l’ampliamento del proprio mercato (redditività economica). La definizione di una nuova vocazione del sistema territoriale e il potenziamento della sua attrattività in una fase di forte cambiamento dell’identità della Città e della Regione – da industriale a postindustriale, da prevalente polo manifatturiero e agricolo a emergente polo della conoscenza, della cultura materiale e immateriale, dell’enogastronomia e del turismo – richiede la convergenza responsabile di tutti gli operatori per trasformare le potenzialità in attività economiche concrete. Per quanto riguarda il Teatro Stabile di Torino, la sostenibilità di questo modello di sviluppo passa attraverso la value innovation esposta in sintesi nei paragrafi precedenti, che consente di evitare la concorrenza creando uno spazio di mercato incontestato, conquistando una nuova domanda e allineando l’intero sistema delle attività dell’azienda con il doppio obiettivo della differenziazione e del contenimento dei costi (cfr. W. Ch. Kim e R. Mauborgne, Strategia Oceano Blu). L’aggregazione della domanda del sistema cultura-turismo contribuisce inoltre a massimizzare le nuove opportunità di crescita e la curva di valore è destinata a migliorare, perché accanto all’offerta di prodotti più tradizionali il Teatro Stabile di Torino ne propone di più innovativi. In attesa che il legislatore metta mano a norme che davvero potrebbero cambiare il destino della cultura nel nostro Paese (come per esempio la defiscalizzazione totale dei contributi privati di matrice anglosassone), tocca oggi all’autonomia gestionale delle competenze del management proporre soluzioni alternative allo status quo per riequilibrare il peso che la comunità si assume attraverso la tassazione del mantenimento delle istituzioni (magari senza fruirne) e per rilanciare definitivamente la competitività del comparto, con la consapevolezza sempre viva – come ricorda l’installazione luminosa dell’artista cileno Alfredo Jaar sul timpano della Biblioteca Nazionale di Torino – che Cultura vuol dire Capitale. ile an- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 121 04/06/14 19:31 Ne po en lim pu for ad ed ral mi nis mi Ge gu gia * So citt Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 122 04/06/14 19:31 il bene culturale tra tutela e valorizzazione Cristina Acidini* Nel portare alcuni pochi punti di riflessione sugli argomenti di questo rapporto, che sono poi quelli più attuali e ricorrenti nei dibattiti che si tengono e nelle azioni che si intraprendono nel vasto ambito dei “beni culturali”, mi limiterò a condividere alcune delle considerazioni – in gran parte ovvie, ma pur sempre ineludibili – che di frequente capita a me e ai colleghi di dover formulare e valutare nelle circostanze quotidiane del mio-nostro lavoro: vale a dire nell’ambito della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze. Essa è un organo periferico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo dotato (dal 2003) di autonomia scientifica, gestionale, amministrativa e contabile, fermi restando la normativa della Pubblica Amministrazione e il controllo del Collegio dei Revisori entro il Consiglio d’Amministrazione, del Ministero dell’Economia e delle Finanze e della Direzione Generale competente del nostro stesso Ministero. Le responsabilità che fanno attualmente capo a questa Soprintendenza, che guido dal 2006, comprendono la conduzione diretta di 25 tra musei, parchigiardini storici, ville, cenacoli (centri di costo), che vanno, solo per esemplifi* Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 123 04/06/14 19:31 124 | 10° rapporto annuale federculture 2014 care, dalle grandi Gallerie – Accademia, Palatina, Uffizi – alla minuscola ancorché preziosa Sala Capitolare del Perugino nell’ex convento di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, oggi Liceo Michelangelo, dal centralissimo Giardino di Boboli collegato con la reggia di Palazzo Pitti, alle Ville medicee che, del sistema, rappresentano i più lontani capisaldi territoriali. E comprendono altresì la tutela del patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico non conservato nei musei statali bensì diffuso sul “territorio”: dove per territorio s’intende qui l’ambito geografico e amministrativo identificato dal Comune di Firenze, che contiene entro i suoi confini presenze artistiche sbalorditive come le grandi chiese, i conventi e gli enti ecclesiastici, i musei degli enti locali, i patrimoni delle fondazioni, nonché le raccolte e le opere singole dei privati proprietari e dei mercanti d’arte, ove dichiarate d’importante interesse. Questa premessa era d’obbligo per inquadrare le osservazioni che seguiranno, ispirate da un vissuto quotidiano certamente molto specifico, poiché siamo alla presenza di un addensamento di beni artistici e culturali che, avendo pochi termini di confronto in Italia e nel mondo, genera aspettative e solleva criticità in misura superiore alla media. Se dovessi definire con la maggior possibile sintesi il principio ispiratore delle scelte che si operano all’interno di questo sistema complesso (che ha oltre 600 dipendenti e nel 2012 ha potuto contare entro l’autonomia su un bilancio di oltre 20 milioni di euro) parlerei di ricerca di equilibrio: equilibrio fra istanze, valori, scopi tutti rispettabili, se non addirittura encomiabili, ma proprio per questo capaci di giustapporsi in nette ed apparentemente irresolubili antinomie. Nella lingua italiana, uno dei sinonimi di equilibrio è “bilanciamento”: lemma plastico, carico di storia, che rinvia non alle contemporanee bilance digitali, ma al dispositivo di antichissime origini in uso fino a un paio di generazioni fa. Il vocabolario Treccani lo descrive, analiticamente, in questo modo: “Strumento per la misurazione del peso di un corpo (o, più esattamente, della sua massa), costituito, nel suo schema originario e tradizionale, da una leva a bracci uguali (giogo), poggiata, nel suo punto di mezzo, su uno spigolo di un prisma triangolare di acciaio o di pietra dura (coltello); alle estremità dei due bracci del giogo sono sospesi due piatti uguali, destinati a sostenere gli oggetti da pesare e i campioni di peso (a piatti vuoti, la bilancia è in equilibrio a giogo orizzontale)”. Strumento, non a caso, assunto a simbolo della Giustizia. Perché, per trovare l’equilibrio occorre soppesare e confrontare, con tutto ciò che comporta: aggiungere, togliere, annettere, ricusare, in due parole valutare e scegliere. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 124 04/06/14 19:31 fra sito ne da com osc con ges tro pie alf d’i la c Ap in ten le, ne “N tet scu pe cri “st re Co sa Pe M ch ne alle fin anria no del noo”: ennze tilte ate niado eva ore ha un iliili, ir- mali, fa. ensa), uali are no oni roorre. il bene culturale tra tutela e valorizzazione | 125 Peraltro, l’equilibrio che – con fatica e non sempre – si riesce a raggiungere fra principi opposti e pratiche antitetiche, è per definizione instabile e transitorio, da ritrovare ogni volta. Tanto che, forse, andrebbe definito variabile nell’una o nell’altra direzione, come la linea della battigia dove di onda in onda l’acqua prevale sulla sabbia, oppure la sabbia prevale sull’acqua. O magari, compreso nel segmento centrale dell’arco, che un pendolo semplice descrive oscillando fra gli estremi opposti... Ma, uscendo dalle metafore, credo sia il caso di esemplificare alcuni dei concetti tra i quali si è obbligati – se si opera quotidianamente nella tutela, gestione, valorizzazione del patrimonio culturale – a cercare il punto d’incontro con una strenua mediazione. Per comodità retorica, ne ragionerò a coppie estremizzando il contrasto di partenza; ed elencherò le coppie in ordine alfabetico (secondo l’iniziale del primo lemma), per non suggerire gerarchie d’importanza che sarebbero opinabili e quindi improprie, con l’eccezione della coppia finale. Aperto/chiuso. Crescono le aspettative di apertura dei musei e luoghi d’arte, in termini di orari e di spazi. Condivido con i dipendenti tutti della Soprintendenza fiorentina lo scopo di aprire il più possibile il “sistema” museale: sale, ambienti, percorsi. Due esempi. La Galleria degli Uffizi, teatro della più grande trasformazione museale in essere in Italia, grazie alla progressiva attuazione del progetto “Nuovi Uffizi” da parte della Soprintendenza addetta alla tutela dell’architettura, dal dicembre 2011 presenta con regolarità al pubblico – allestite con sculture e pitture – sale che mai prima d’ora erano state sedi d’esposizione permanente, e insieme rinnova, all’insegna di un profondo ripensamento critico e museologico, le sale dedicate ai massimi capolavori nella galleria “storica” al secondo piano. Il tutto senza chiudere un giorno, né rinunciare alle mostre temporanee e alle attività culturali e organizzative diffuse nel Complesso Vasariano, di cui fa parte la Galleria. Ma dal 2011 si è anche resa possibile una sostenibile apertura della già ricordata Sala Capitolare del Perugino, minuscola enclave museale nel vasto complesso di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, grazie a un complesso accordo che vede partecipe anche il volontariato. Quanto agli orari, pochi si rendono conto che i musei statali italiani sono, nel confronto internazionale, tra i più aperti in assoluto: dalle 8.15 alle 19, o alle 17, o alle 14, a seconda dalle possibilità consentite dalle risorse umane e finanziarie. Un giorno la settimana è di chiusura per le fisiologiche necessità Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 125 04/06/14 19:31 126 | 10° rapporto annuale federculture 2014 di ogni museo (manutenzioni, campagne fotografiche, pulizie, traslochi, allestimenti, visite speciali...), pur mirando con un’alternanza tra musei di mantenere adeguata l’offerta al visitatore. I giorni di chiusura si limitano a tre, secondo la normativa attuale: Capodanno, 1° Maggio, Natale, che è molto meno che in altri Paesi europei. Segnalati naturalmente nei siti web. Ma c’è sempre chi s’indigna se, presentandosi in uno di quei tre giorni senza essersi prima informato (cosa che invece farebbe, se avesse intenzione di prendere un treno o di andare a teatro), trova chiuso il portone. Esposto/in deposito. Nel tempo in cui viviamo, la visibilità di tutto per tutti – 7/7 h24 – è non solo richiesta ma reclamata. Nel caso delle opere d’arte, essa è uno scopo in parte già raggiunto, e comunque in via di raggiungimento con gli archivi digitali, che attraverso i siti web rendono accessibile il patrimonio (dati alfanumerici e immagini) all’utenza, da qualsiasi pc o strumento analogo del mondo che si colleghi alla rete. Altra cosa è la visibilità fisica. La conservazione di opere d’arte (e reperti e oggetti) nei depositi dei musei è una pratica non tanto imposta da circostanze quali mancanza di spazi o carenza di personale, quanto piuttosto salutare e addirittura raccomandabile. Perché nei depositi, se idonei e ben organizzati (niente sotterranei polverosi...), le opere sono disponibili per studi, restauri, estrazione per mostre temporanee in sede o fuori. E poiché la stragrande maggioranza delle opere non è a livello di eccellenza (perché mai i direttori e curatori sarebbero così stoltamente autolesionisti da tener segregati proprio i capolavori?), la loro indiscriminata esposizione appesantirebbe oltre il sostenibile la visita museale, allungando i tempi, aumentando la quantità e diluendo la qualità. Uno storico dell’arte “conoscitore” deve vedere più opere possibile, anche quelle mediocri, per formarsi a saper discernere la qualità nelle sue espressioni più alte: ma a un visitatore non è opportuno imporre uno sforzo analogo, che renderebbe l’esperienza del museo faticosa e frastornante. Per gli studiosi, invece, la consultazione dei depositi deve esser resa sempre possibile, giacché vitale per il progredire della ricerca. Gratuito/oneroso. A chi non piacerebbe fruire gratuitamente di accessi e servizi, ovunque? E naturalmente anche nei musei? Esempi stranieri: il biglietto si paga pressoché ovunque. Al Metropolitan Museum di New York viene “suggerita” energicamente una donazione minima. È gratuita la National Gallery of Art a Washington D.C. in quanto museo federale. Sono gra- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 126 04/06/14 19:31 tui per agl ren te) ch ai mo sio So si d pat le c se ne im op ric (fe se, ch zat Pa ma to tifi glo po tra esp sto per pre ris leanseno pre ma no per ere agesasi reda utnei biE nza sti iopi, he iogo, osi, hé ie biork iora- il bene culturale tra tutela e valorizzazione | 127 tuiti i grandi musei di Londra (non le mostre temporanee al loro interno), ma periodicamente si riaffaccia il quesito se istituire un biglietto, per far fronte agli ingenti costi. In Italia il mosaico delle situazioni è fitto e vario. Nei musei del Polo Fiorentino, ville, cenacoli e altri spazi sacri (circa 10 su 25 musei e luoghi d’arte) sono ad accesso gratuito. Per i restanti vige una bigliettazione composita che va dalla gratuità per gli aventi diritto, secondo la legge (con estensione ai minori extracomunitari), alla somma di biglietto base, maggiorazione per mostra temporanea, e volendo, prenotazione: servizi gestiti dall’ati concessionaria dei servizi ex aggiuntivi e oggi d’accoglienza, con il controllo della Soprintendenza e dei ministeri sovraordinati per il bilancio. Anche in Italia si discute attorno alla gratuità dell’accesso, che certo avrebbe un positivo impatto sulla preparazione e sulla sensibilità dei cittadini in campo artistico, ma le continue restrizioni della disponibilità finanziaria non la rendono possibile, se non in occasione di “giornate” e “notti” speciali. La contrapposizione continua quando si parla di canoni per la concessione occasionale di spazi a terzi (dalla gratuità applicata per le Onlus ai canoni importanti esigibili per eventi impegnativi) e di indennizzo per il prestito di opere ad altri musei o soggetti organizzatori. In quest’ultimo caso, mentre la richiesta e il pagamento di fee sono prassi comune in certi Paesi europei e non (fee a tariffa fissa, oppure mimetizzate da campagna fotografica, rimborso spese, assunzioni temporanee ecc.), si preferisce stipulare accordi e convenzioni che inquadrino il “beneficio” richiesto in uno scambio comunque caratterizzato da finalità culturali. Passato/presente. Quando si è in una città d’arte e nel cuore di un sistema museale che annovera il primo museo dell’Europa moderna, il rapporto tra le testimonianze di una creatività che si misura con i millenni, stratificate, pregevoli, da tutelare, e le manifestazioni dell’arte d’oggi locale e globale, non può che generare delle tensioni. Artisti e fautori del contemporaneo reclamano i loro spazi, affermando che la città storica – Firenze tra le prime – col suo soverchiante patrimonio antico soffoca e inibisce le espressioni innovative. C’è del vero. E d’altronde, arricchire (alterare?) percorsi e contesti, che la storia ha modellato con interventi concrescenti e reciprocamente compatibili, per introdurre i volumi, le materie, i linguaggi di manifestazioni che hanno preso ampiamente le distanze da quei codici creativi ed espressivi, comporta rischi ingenti. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 127 04/06/14 19:31 128 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Crediamo sia però da assicurare, nel nome di una continuità che sempre più rappresenta una sfida, l’ingresso di opere d’arte contemporanee nelle raccolte aperte dei nostri musei, specialmente quelle della Galleria del Costume, del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e degli Uffizi stessi, in particolare con gli autoritratti d’artisti, nonché del Giardino di Boboli, prediletto da grandi scultori contemporanei. Prestare/negare. Un dilemma ricorrente ovunque, tanto che il programma d’interesse europeo Collections Mobility si basa su un documento del 2005, redatto da un gruppo di esperti del quale feci parte, che fu pubblicato col titolo Lending to Europe ma che ebbe in un primo momento come titolo di lavoro un amletico To lend or not to lend, prestare o non prestare. A Firenze, il solo Polo Museale supera ogni anno i 1500 prestiti in uscita, senza contare le autorizzazioni riguardanti opere del “territorio” a cura dei funzionari dell’Ufficio Città di Firenze. Numerosi sono anche i prestiti in entrata, in un regime di reciprocità non solo teorico ma pratico. L’eventualità, o meno, di un prestito, porta con sé una serie di valutazioni che vertono principalmente sullo stato di conservazione dell’opera e sull’opportunità di concederne il prestito. Se per il primo esistono parametri relativamente oggettivi, che vanno dalla valutazione dello stato dell’opera alla considerazione dei requisiti del trasporto e dell’esposizione, per la seconda tutto si fa più complesso e sfumato, sebbene esistano, museo per museo, liste di opere per le quali il prestito è sconsigliato ed è negata l’esportazione temporanea. Per i politici ci sono ragioni politiche per prestare, per i diplomatici ragioni diplomatiche, per gli organizzatori economiche, per i prestatari ragioni di completezza scientifica ma anche di prestigio... Occorrono motivazioni davvero valide perché sia tolta dal suo luogo abituale un’opera, la cui assenza potrà deludere il pubblico dei visitatori che conta di trovarla. Per questo, più serenamente, si prestano le opere dei depositi, protagoniste o comprimarie di mostre in Italia e all’estero, che pure conseguono interesse e successo. In generale tuttavia siamo molto generosi di prestiti a Paesi stranieri, visto il successo delle mostre che rappresentano l’Italia (esemplare in questo la grandiosa mostra Florenz! organizzata a Bonn) e i benefici di ritorno che ne vengono. Pubblico/privato. Molti dei nostri musei sono caratterizzati, attraverso la loro storia, da un’origine privata evolutasi – specie dal Settecento, il “Secolo dei Lumi” – verso una destinazione pubblica per l’incivilimento dei cittadini. Questa dialettica si ripropone oggi in termini diversi: se e quanto il settore privato par- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 128 04/06/14 19:31 tec eco tro anz vet del tan von ass di zio int lab gli vol pre tim eco –S po zio cui pen er na er con do lor pu spe ha ver di res pre acme, coda ma reolo oro cidei en- oni oplaalla da ste mici iooni nza più di geucosa o. oro Lusta ar- il bene culturale tra tutela e valorizzazione | 129 tecipi alla gestione di beni culturali pubblici. Per gli operatori, sostenuti dagli economisti (e nutriti di esempi e manualistica d’area anglosassone), partecipa troppo poco: solo il privato potrebbe, in quest’ottica, garantire la sostenibilità anzitutto finanziaria di un sistema museale diffuso, diversificato, oneroso, spesso vetusto e scarsamente redditizio. Da qui, la retorica mineraria dei giacimenti e del petrolio, invalsa negli anni Ottanta del secolo scorso. Per altri osservatori, tanto interni quanto esterni al sistema dei beni culturali, i soggetti privati devono assumere solo ruoli marginali o addirittura essere estromessi, affinché sia assicurata la prevalenza o l’esclusiva della conduzione pubblica, unica garanzia di conservazione, di serietà scientifica, di corretta interpretazione e presentazione del patrimonio, specialmente museale (nonché di tutele per il personale interno), e si scongiuri un riprovevole arricchimento di organizzazioni private. La tenuta dell’equilibrio fra questi due estremi conflittuali è particolarmente laboriosa, anche in ragione delle semplificazioni (e delle strumentalizzazioni) cui gli organi d’informazione e l’opinionismo pervasivo danno decisivi contributi. Occorre anzitutto far presente che il settore privato è già largamente coinvolto nella gestione museale con forme di partenariato, sponsorizzazione, presa in concessione di servizi ex aggiuntivi e oggi d’accoglienza. Quest’ultimo ambito, la concessione dei servizi, ha creato negli anni un movimento economico interessante sia per il privato gestore che per il soggetto pubblico – Soprintendenza, museo o sito – così da rendere indifferibile il riordino e il potenziamento di queste attività, anche tramite le gare. Si tratta quindi di capire quanto e se convenga estendere questa partecipazione, e con quali effetti per il patrimonio e per i lavoratori. Vi sono aree in cui si può migliorare e potenziare l’offerta al pubblico con investimenti privati: penso all’oggettistica museale, nella maggior parte dei casi standardizzata, triste e rinunciataria, laddove invece le potenzialità editoriali e di creazione artigianale basate sul nostro patrimonio sono immense, o ai contributi per i restauri e riallestimenti d’interi comparti museali. O all’arricchimento delle raccolte con donazioni. Senza dimenticare che presso i privati che operano integrandosi con i musei pubblici, molti laureati e professionisti esordienti trovano le loro uniche opportunità per un lavoro corrispondente alla loro preparazione, purtroppo precario e spesso sottopagato, ma in parte almeno compensativo rispetto alla chiusura del settore pubblico, dove il lungo blocco delle assunzioni ha azzerato il turn-over tagliando fuori proprio i giovani. Quanto alla gestione vera e propria del museo, ritengo fondamentale che il controllo della qualità di qualunque iniziativa, permanente o temporanea, scientifica o divulgativa, resti affidato a rappresentanti pubblici selezionati con criteri di trasparenza. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 129 04/06/14 19:31 130 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Tutela/valorizzazione. Ecco una coppia di principi che mai nessuno di noi vorrebbe veder confliggere. Ma dagli anni Novanta del secolo scorso, maldestre concessioni alle pressioni delle autonomie locali – vedi la modifica del Titolo V della Costituzione, di cui finalmente si sta riconoscendo l’inopportunità – hanno fatto “passare” il concetto che la tutela e la valorizzazione non siano le due facce della stessa medaglia, bensì due ambiti separabili e addirittura passibili di gestioni differenti, l’una statale, l’altra regionale. In realtà il “bene culturale” ha bisogno di entrambe, e la sua collocazione ottimale non può essere che fra le due: protetto e conservato dalla tutela (senza rigori ingiustificati), interpretato e portato all’attenzione dalla valorizzazione (senza concessioni fuorvianti). La demarcazione tra le due è una linea particolarmente mobile e fluttuante, tanto che conviene considerarle sempre insieme, fin dall’inizio di ogni progetto. Ciò è particolarmente vero nel caso esemplare di un intervento di restauro: atto supremo di tutela (ai fini della conservazione del bene e della sua “consegna” alle generazioni future) e insieme occasione di valorizzazione, in ragione delle aumentate conoscenze, degli studi svolti o rinnovati, della condivisione con il pubblico. Due esempi attualissimi: il restauro dello Sposalizio della Vergine del Rosso Fiorentino (1523) e la Visitazione del Pontormo (152830), che hanno messo in sicurezza due capolavori della “maniera” fiorentina ma anche rivelato la loro pittura, di qualità mirabile, nella mostra dedicata ai due maestri fiorentini in Palazzo Strozzi. Vicino/lontano. Un’iniziativa, un prestito o una mostra intera si rivolgono a pubblici diversi, ma tutti – negli auspici – ugualmente sollecitati ad accostarsi al patrimonio artistico e alle conoscenze collegate ad esso, con curiosità e con vantaggio. La serie di mostre La città degli Uffizi tocca città e luoghi del territorio fiorentino e toscano (ma anche italiano), portando per ogni sede le opere d’arte e le testimonianze più appropriate a ricostruire antichi legami e a proporne di nuovi, nel rispetto delle culture locali. Ma dagli stessi Uffizi, dagli stessi musei del Polo partono mostre appositamente progettate e ordinate che raggiungono capitali e città non solo d’Europa, ma di regioni del pianeta che solo negli ultimi anni si sono manifestate desiderose di relazioni culturali imperniate sull’arte: Russia, naturalmente, e poi Giappone, Cina, Brasile, in prospettiva Corea, gli Emirati. Il rischio più grave è la semplificazione del messaggio: da Firenze tutti si aspettano il Rinascimento e dunque Botticelli (magari i suoi quadri più ina- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 130 04/06/14 19:31 mo mo pit du No “st tin ne cop si t lat cas noi dedel oron it- otnza ne nte, roresua in onzio 28na a ai il bene culturale tra tutela e valorizzazione | 131 movibili!), Leonardo da Vinci, Michelangelo e via enumerando. Difficilissimo, invece, promuovere i Macchiaioli, pur protagonisti di una mostra di strepitoso successo ultimamente all’Orangerie, il cui titolo instillava l’artificioso dubbio: Des Impressionistes Italiennes? per strizzar l’occhio al pubblico francese. Noce/lama. In deroga dall’ordine alfabetico, propongo per ultima questa “strana coppia” (anche se, esondando dalle pagine a me assegnate, potrei continuare con un lungo elenco di coppie conflittuali, come: ricerca/divulgazione, massa/élite, tecnico/politico, centro/periferia, museo/territorio ecc.). Una coppia che simboleggia le possibilità che si presentano a chi quotidianamente si trovi preso tra l’incudine e il martello. Se si è noce, si finisce subito stritolati. Se si è lama, ogni colpo contribuisce alla forgiatura. E in questo secondo caso, non ci si stupisca se la personalità via via acquisita avrà dei lati taglienti. oa aràe iorte di sei gogli ate iva i si na- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 131 04/06/14 19:31 La le c na di giu ren ne spe occ dir do agl van de ch *D Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 132 04/06/14 19:31 un’anomalia siciliana. la gestione pubblico-privata del palazzo reale di palermo Francesco Forgione* La Sicilia fa sempre molto parlare di sé: regione di frontiera, metafora di tutte le contraddizioni del Paese, laboratorio politico che anticipa i processi nazionali, concentrato di tutti i mali che affliggono la vita pubblica e degli sprechi di denaro che stanno affossando il sistema. E poi, naturalmente, le cronache giudiziarie sulla mafia e i suoi rapporti con la politica e l’imprenditoria, ricorrenti, quasi quotidianamente, in prima pagina. Si potrebbe continuare. Da tempo, è questo il leitmotiv scelto dalla stampa e dai media nazionali nella rappresentazione dell’Isola che, dopo oltre mezzo secolo di autonomia speciale, ha dissipato un patrimonio di risorse pubbliche e produttive. Ma occorre dire che questa è spesso anche l’autorappresentazione che le classi dirigenti susseguitesi negli ultimi decenni hanno dato di sé, non discostandosi molto dallo stereotipo loro assegnato, giungendo del tutto impreparate agli appuntamenti e alle sfide che l’Europa e il nuovo mondo globale ponevano all’Isola, alle sue ricchezze e alla sua collocazione strategica nel cuore del Mediterraneo. Tutto il resto rimane in ombra, compresi i processi di modernizzazione che hanno trasformato il paesaggio agricolo o lo sviluppo di aree di speri* Direttore Generale della Fondazione Federico ii di Palermo Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 133 04/06/14 19:31 134 | 10° rapporto annuale federculture 2014 u mentazione avanzate dell’intreccio tra ambiente, cultura, enogastronomia, artigianato, che oggi rappresentano le vere potenzialità di una moderna e innovativa imprenditoria e una nuova capacità attrattiva dell’Isola nelle rotte del turismo nazionale e internazionale. Ovviamente queste, nell’attuale mercato dell’informazione, sono notizie poco appetibili, buone per i report televisivi di trasmissioni come “Mediterraneo” o “Alle falde del Kilimangiaro” ma non per soddisfare la voglia di forca e antipolitica che attraversa l’Italia da nord a sud. Eppure quando si parla della Sicilia, si deve anche, e per forza, pensare alle sue ricchezze artistiche e naturali, alla memoria delle sue “pietre” e al suo patrimonio archeologico, all’intreccio di storia, cultura e natura che rendono l’Isola un deposito unico di bellezze. La loro fruibilità oggi rappresenta l’unico settore con potenzialità espansive, dopo decenni di politiche di sviluppo alimentate con fiumi di denaro pubblico dello Stato e della Regione, il cui fallimento ha lasciato soltanto aree desolate di archeologia industriale e devastazioni ambientali da risanare. Turismo e cultura, quindi. La retorica da convegno è facile e ricorrente, le scelte da compiere e gli investimenti di valore strategico molto più difficili da realizzare. Soprattutto quando impattano nel rapporto distorto tra pubblico e privato e di fronte a una gestione del “pubblico” che, nel corso degli anni, ha trasformato la Regione siciliana in uno degli ultimi reperti sopravvissuti di “modello sovietico”, con sprechi e spesa clientelare senza alcun ritorno produttivo. Il settore dei Beni culturali non poteva rimanerne estraneo e i dati resi pubblici dall’Assessorato regionale sul rapporto tra dipendenti dei musei regionali, visitatori e incassi annuali, ne forniscono la rappresentazione plastica: dal Museo Abatellis di Palermo, con 120 dipendenti e 109.000 euro d’incasso, al Museo Pirandello di Agrigento, con 65 dipendenti e 36.000 euro di entrate, al Museo della Ceramica di Caltagirone con 22 dipendenti e 10.000 euro d’incasso o il Museo archeologico di Gela, con 39 dipendenti e 3.712 euro di entrate. O, ancora, il Parco archeologico di Himera, con 36 dipendenti e 1.669 euro di incasso e il Museo regionale di Caltanissetta, con 39 dipendenti e 987 euro di incasso, fino al Museo del Carretto di Terrasini con 50 dipendenti e 4.666 euro di incasso. Leggendo questi numeri, sui quali Federculture ha posto più volte l’attenzione, il quadro che emerge è sconfortante. Ed è ancora più preoccupante, guardando al futuro, se messo in relazione con le casse vuote di una Regione che nell’ultimo anno, a caccia di risorse e di risparmi, ha scelto di taglia- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 134 04/06/14 19:31 re mo vis re de es to, lor ric sen de cos no de di il p an ges “os la P fre fin ti d reg en div ne Fo qu com ris cat mia, ae otale ort ia’I- aluo no ’upo cui de- , le cili ubgli avri- ubnadal , al rauro uro ie nti en- nnte, ioia- un’anomalia siciliana. la gestione pubblico-privata del palazzo reale di palermo | 135 re in modo “lineare” proprio i fondi da destinare alla cultura e alla sua promozione. Una scelta rilevatasi profondamente sbagliata: inutile dal punto di vista della razionalizzazione del sistema della spesa, e incapace di intervenire in modo selettivo sugli sprechi delle risorse e sui livelli di improduttività del patrimonio pubblico, che, invece, avrebbe bisogno di vedere valorizzate e sostenute le potenzialità delle istituzioni e degli enti che, nonostante tutto, hanno saputo dimostrare una gestione virtuosa dei beni culturali e della loro fruibilità turistica. In questo quadro non certo idilliaco, l’esperienza della Fondazione Federico II di Palermo può considerarsi un’anomalia positiva, naturalmente non senza limiti e contraddizioni. La Fondazione è stata istituita con legge nel 1996 come braccio culturale dell’Assemblea Regionale Siciliana, e nel 1998 riconosciuta dalla Regione. La cosa in apparenza può sembrare strana, in realtà non lo è. La sede dell’Assemblea Regionale Siciliana è il Palazzo Reale di Palermo, noto comunemente come Palazzo dei Normanni. Non si tratta quindi di uno dei tanti anonimi palazzi della politica e dell’amministrazione pubblica, ma di uno dei più bei siti storici dell’Isola, residenza di re e imperatori, e quindi il palazzo del potere più importante della storia della Sicilia che da secoli, e ancora oggi, continua ad avere questa funzione. Dal 2005, una nuova legge regionale assegna alla Fondazione il compito di gestire i servizi aggiuntivi per la visita turistica del Palazzo che, al suo interno, “ospita” il gioiello per eccellenza del patrimonio arabo-normanno, la Cappella Palatina, oltre alla Sala di Ruggero con i suoi mosaici, la Sala d’Ercole affrescata da Velasquez, la Sala Duca di Montalto utilizzata per le mostre, per finire nello spazio sotterraneo delle mura puniche, tra i primi insediamenti della città di Palermo. Nasce così un servizio che, altrimenti, l’Assemblea regionale non avrebbe potuto svolgere direttamente se non facendo lievitare enormemente i costi del proprio personale che, peraltro, ha una missione ben diversa da quella di offrire servizi turistici. Il Palazzo Reale e la Cappella Palatina quindi non rientrano nella gestione diretta dell’Assessorato ai Beni culturali della Regione, ma, attraverso la Fondazione Federico II, hanno una loro autonomia gestionale. Ed è proprio questa la ragione che ne caratterizza l’anomalia. Credo sia utile analizzarne sia le caratteristiche positive sia i limiti, per comprendere come un modello gestionale, nato per esclusiva volontà e con risorse pubbliche, se razionalizzato, può misurarsi nel campo aperto del mercato turistico-culturale. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 135 04/06/14 19:31 136 | 10° rapporto annuale federculture 2014 u La Fondazione ha attualmente 43 dipendenti, tra i quali tre giornalisti per la redazione di Cronache parlamentari siciliane, l’organo informativo dell’Assemblea regionale. Sono gli unici dipendenti inquadrati con contratto giornalistico. Del resto, per statuto, oltre alla promozione del patrimonio artistico e culturale della regione, la Fondazione ha anche il compito di valorizzare la memoria e la storia della Sicilia e informare sull’attività parlamentare e istituzionale. E non va dimenticato che l’Assemblea Regionale Siciliana rappresenta il più antico parlamento italiano e uno dei più antichi d’Europa. I dipendenti della Fondazione impegnati nella gestione dei servizi aggiuntivi al Palazzo e nell’amministrazione sono quindi 40. Non sono pochi, anche se la maggioranza ha un contratto part-time. I dati relativi ai visitatori negli ultimi anni indicano una tendenza positiva: a fronte dei 344.341 visitatori del 2012, dei quali 198.602 paganti e 145.709 con biglietto omaggio, per un totale di incassi di 1.566.000 euro, nel 2013 abbiamo registrato una presenza di 362.984 visitatori, dei quali 278.705 paganti e 84.279 con biglietti omaggio, per un incasso totale di 1.960.000 euro. Nei biglietti omaggio sono inclusi 35.000 studenti e i visitatori under 18. È bene riflettere su questi numeri. Dall’aprile del 2013 la Fondazione ha deciso di istituire il biglietto anche per gli over 65. Ovviamente si tratta di un biglietto ridotto al costo di 5 euro, ma questo ha portato un incremento delle entrate di 400.000 euro, anche grazie alle fasce di età dei visitatori che, in particolari periodi (settembre, ottobre, novembre, marzo, aprile), fanno registrare una prevalenza di persone della terza età. Va però rilevato come nel 2013 vi sia stato anche un incremento assoluto di 18.643 visitatori rispetto al 2012. Anche se si tratta di un aumento di meno del 10% sul numero dei visitatori dell’anno precedente, indica una tendenza interessante. In questi tempi di crisi infinita, e con una precarietà delle condizioni di vita che spinge le famiglie e le persone al taglio di ciò che nel senso comune è considerato superfluo, sarebbe necessario che su questi dati, oltre agli operatori privati, che hanno il compito di qualificare e indirizzare l’offerta, riflettessero anche gli amministratori di Palermo e della Regione per adeguarvi le scelte e gli investimenti indirizzati alla promozione. Ma la cosa non è così scontata. Anzi, da oltre un anno, il primo impatto che si ha giungendo nella capitale della Sicilia è quello con montagne di rifiuti prodotte da una “emergenza” diventata strutturale. Eppure, l’aumento di presenze turistiche al Palazzo Reale e alla Cappella Palatina, fatta salva la mobilità del turismo interno all’Isola, indica una più Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 136 04/06/14 19:31 gen De me sen mo M cun flu no ver leg bie Sa ac la an na rip con tur ti d qu ed sol rar za in lia de sem org de tiv per Asorico e la tire- unhe va: 09 13 paeu18. ha di nto he, re- uto meen- vieè raetrvi osì ella er- lla più un’anomalia siciliana. la gestione pubblico-privata del palazzo reale di palermo | 137 generale tendenza alla scelta della Sicilia come luogo per le proprie vacanze. Del resto, guardando i dati, il Palazzo Reale rappresenta il complesso monumentale più visitato di Palermo, registrando da solo più del doppio delle presenze e degli incassi di tutti i siti museali dell’intera città e provincia (Duomo di Monreale, Castello della Zisa, Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, Museo Abatellis ecc.). Evidentemente le crisi che hanno investito e continuano a infiammare alcuni Paesi del Mediterraneo, dall’Egitto alla Tunisia, hanno deviato parte del flusso turistico verso l’Isola, con un notevole aumento di presenze anche in novembre e un boom nel periodo di fine anno 2013 e inizio 2014. Una tendenza interessante quindi, ma che non si può considerare irreversibile. I flussi turistici, è un dato certo, sono soggetti a rapidi mutamenti legati non solo agli andamenti del mercato, ma anche a diversi fattori ambientali (in questo caso l’insicurezza di alcuni Paesi dell’area mediterranea). Sarebbe quindi irresponsabile non cogliere queste potenzialità per provare a consolidare e rendere stabile, almeno a medio termine, l’attenzione verso la Sicilia. Ma, anche in questo campo, non tutto è semplice: dopo diversi anni, solo nel 2013, la Regione siciliana ha deciso di partecipare alle fiere nazionali e internazionali. In questa situazione, qualità dell’offerta e valorizzazione del patrimonio ci riportano all’anomalia della Fondazione Federico II, ovviamente riguardo al contesto siciliano. La prima anomalia riguarda il rapporto tra il personale impiegato, presenze turistiche e incassi: basta fare il raffronto con i numeri riguardanti i siti gestiti direttamente dalla Regione e dalla sua società di servizi, per comprendere quanto una gestione razionale possa abbattere i costi e offrire servizi efficienti e di qualità. Anzi, credo debba fare di più anche la Fondazione che guido da soli sei mesi e che intendo traghettare nel mare aperto del mercato, per liberarla, vista anche la crisi di liquidità delle casse pubbliche, da ogni dipendenza dalla spesa regionale. Del resto, già con il bilancio di previsione per il 2014, non ci sono voci in entrata da parte della Regione siciliana e dell’Assemblea Regionale Siciliana: i finanziamenti pubblici alla Fondazione sono scesi dai 600.000 euro del 2011, ai 588.000 del 2012, ai 35.000 del 2013, più il contributo dell’Assemblea regionale, finalizzato esclusivamente alla pubblicazione del proprio organo, Cronache parlamentari siciliane. Ed è bene chiarire che i 35.000 euro del 2013 non sono stati assegnati per sostenere l’attività dei servizi aggiuntivi, ma per la realizzazione di progetti di valorizzazione turistica (Itinerari Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 137 04/06/14 19:31 138 | 10° rapporto annuale federculture 2014 u federiciani, seguendo le orme storiche di Federico II nelle diverse provincie siciliane, con convegni e visite per le scuole), l’attività didattica finalizzata all’inclusione sociale attraverso la fruizione dell’arte (progetto di formazione di piccole guide per 150 bambini e ragazzi delle scuole del cep – Centro Edilizia Popolare – e Zen, aree a rischio di Palermo) e il convegno storico con le università sui 70 anni dello sbarco americano in Sicilia. È importante evidenziare queste attività, perché la svolta che si vuole imprimere alla Fondazione è strettamente legata a una nuova visione della promozione e dell’attività culturale collegata alla gestione e alla valorizzazione del complesso monumentale. L’altro aspetto è strettamente legato al modello di gestione dei servizi. La biglietteria del Palazzo Reale, in tutta l’Isola, è l’unica informatizzata e munita di biglietto elettronico. Ovunque sarebbe una cosa ovvia, in Sicilia non lo è. Chi controlla i flussi finanziari e ne assicura la tracciabilità se nessuna biglietteria è dotata di controllo elettronico? Nessuno, e, infatti, le denunce e le inchieste sulla gestione dei beni culturali si susseguono. E così, con il “controllo a mano” sono gestiti siti con centinaia di migliaia di visitatori, come il teatro di Taormina, la Valle dei Templi di Agrigento, il Teatro Greco di Siracusa, la Villa del Casale di Piazza Armerina, il Tempio di Segesta e tutti gli altri parchi e musei della regione. Se, infatti, si confrontano gli incassi complessivi della Regione con l’importanza dei siti e il flusso dei visitatori, si capisce subito che i conti non tornano né in termini di gestione né di trasparenza, svalorizzando così l’unica vera risorsa pubblica che potrebbe produrre profitto. La Fondazione, tra i suoi servizi, offre un buon bookshop e una videoguida in sei lingue (italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo, giapponese), con una rigorosa spiegazione del Palazzo e della Cappella Palatina. Anche questo è un servizio quasi esclusivo nel panorama dei siti museali in Sicilia. Inoltre, da settembre, abbiamo arricchito il bookshop, con un settore interamente dedicato ai prodotti di Libera Terra provenienti dalle terre confiscate ai mafiosi. Non è stata solamente una scelta etica. Abbiamo voluto creare un nesso tra la bellezza del patrimonio artistico e la bellezza delle terre liberate dalla mafia. Infine, tutte le informazioni sugli orari, le attività culturali e le mostre sono comunicate attraverso il sito della Fondazione, altra rara eccezione nel panorama dei musei e dei beni culturali siciliani che, quasi tutti, ne sono sforniti. Certo, non mancano le difficoltà, alcune abbastanza originali. Il Palazzo Reale è la sede del parlamento siciliano e la Cappella Palatina è una parrocchia, perche così la volle, in conflitto con il potere religioso del Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 138 04/06/14 19:31 tem tal pu Sa na el po cos di sol gra pre Pa de “ca di len tuz cal olt ris la f de da to Pa vis tag eur da cor de qu cie ata iotro ico mrone La ita è. bie le one il ragli ornaera da on sto rae ai sso fia. no noti. na del un’anomalia siciliana. la gestione pubblico-privata del palazzo reale di palermo | 139 tempo, Ruggero II. La particolarità, che rende vivo un complesso monumentale storico, crea più di un problema di fruibilità. Nei giorni di attività parlamentare, gli appartamenti reali sono chiusi al pubblico e con essi la Sala di Ruggero con i suoi mosaici, la torre Gioaria, la Sala d’Ercole. Allo stesso modo, è inaccessibile alla visita la Cappella Palatina durante le funzioni religiose, quelle quotidiane e i matrimoni o i battesimi e le cresime che possono tenersi anche durante l’ora di apertura al pubblico, poiché, in quanto parrocchia, non può dismettere le proprie funzioni. Ciò costringe la Fondazione a gestire e comunicare quotidianamente una griglia di orari differibili con conseguente diverso prezzo del biglietto (7 euro per la sola Cappella Palatina, 8.50 euro per l’intero Palazzo, 5 euro per gli over 65, gratis fino a 18 anni). A questa difficoltà se ne aggiunge un’altra, imprevedibile e anche incomprensibile per chi non è pratico di cose siciliane: trovandoci nella sede del Parlamento, con la biglietteria collocata di fronte a Palazzo d’Orleans, sede del Governo della Regione, quasi quotidianamente, nei periodi politicamente “caldi”, le forze dell’ordine e i servizi di sicurezza parlamentare ci impongono di vietare l’accesso, per prevenire il rischio che manifestanti più o meno violenti o particolarmente arrabbiati, camuffati da turisti, invadano le sedi istituzionali. Il risultato di questo complesso di problemi “laico-religiosi” è che, calcolando il monte ore, il complesso monumentale rimane inaccessibile per oltre un mese l’anno. Il danno, oltre che economico, è anche d’immagine, sia nei confronti di turisti i quali in modo del tutto inaspettato trovano il sito inaccessibile, sia per la fondazione la quale, altra anomalia in Sicilia, offre la visita per tutti i giorni dell’anno tranne Natale e Capodanno. Anche la gestione degli orari non è semplice. La Cappella Palatina è gestita dalla parrocchia con i suoi sacristi, che hanno orari previsti dal loro contratto nazionale. Andare oltre le 17.30, soprattutto d’estate e in una città come Palermo, sarebbe quasi naturale e risponderebbe a una diffusa domanda dei visitatori. Purtroppo non è semplice giungere a un accordo tra i diversi protagonisti, tenendo conto che già oggi la Fondazione versa alla curia 10.000 euro mensili per il sostegno delle spese. Insomma, ho provato a raccontare le potenzialità e le difficoltà di una fondazione culturale che, nata per volontà pubblica, a compimento di un percorso gestionale, è oggi nelle condizioni di provare a vivere fuori dai vincoli dei rapporti politici per affermare il primato delle logiche aziendali. In Sicilia questo obiettivo rappresenta una sfida doppia, per le difficoltà del rapporto Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 139 04/06/14 19:31 140 | 10° rapporto annuale federculture 2014 con i diversi livelli di governo locale e per le pastoie burocratiche dell’amministrazione pubblica. Dal 2014 la Fondazione non avrà più contributi pubblici, se non quelli per i progetti che riuscirà a promuovere nell’ambito della programmazione europea o per attività culturali e mostre realizzate di concerto con l’Assemblea regionale. Sarà la prova vera. Intanto, puntiamo al riconoscimento dell’Itinerario arabo-normanno di Palermo e delle cattedrali di Cefalù e Monreale come patrimonio dell’unesco. La candidatura è stata ufficializzata e la Fondazione, qualora si raggiungesse questo risultato, sarà tra i soggetti gestori del Sito. Non è un problema nominativo. Qualità dell’ambiente, assetto urbanistico, mobilità sostenibile, sono le condizioni per il riconoscimento di una eccellenza che è tale per il valore del patrimonio storico-artistico che rappresenta, ma anche per le scelte politiche a tutela della ricchezza culturale che si offre alla fruibilità e per la qualità delle iniziative di promozione artistica partecipata e formazione educativa in grado di proiettare quel patrimonio nel futuro. Ma questo vale per un sito unesco come per qualunque area museale, o parco archeologico o culturale. L’Isola ha bisogno di una svolta profonda che cambi la natura dell’azione pubblica e sostenga il privato di qualità. Non credo ci sia molto tempo, ma è un dovere provarci. Forse è l’ultima possibilità per non perdere il proprio futuro. Ci ad spe deg pre do Il p log arc fer bib lo tà nel Br il c com pre *D dei Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 140 04/06/14 19:31 mi- cultura e memoria: una priorità per il paese per eulea Rossana Rummo* rapane, . co, elnta, fre citu,o ne un ro. Ci sono due emergenze gravi in Italia di cui si continua a parlare e che, fino ad oggi, non hanno trovato risposte adeguate né nel breve periodo né in prospettiva: da una parte la disoccupazione e la precarietà giovanile e dall’altra il degrado del nostro patrimonio culturale, unico al mondo. Un retaggio che rappresenta il nostro “patrimonio genetico”, il dna che ci racconta chi siamo, da dove veniamo e dove andremo. Il perimetro del patrimonio culturale è, però, vasto e complesso: aree archeologiche, beni artistici, musei, paesaggio, architettura, letteratura, cinema, teatro, archivi e biblioteche. Tuttavia, quando si parla di patrimonio culturale, ci si sofferma troppo spesso sui monumenti, sulle sculture, sui musei, mentre archivi e biblioteche non vengono quasi mai citati e considerati. È evidente che un crollo che si verifica a Pompei produce maggiore attenzione rispetto alla necessità di intervenire per il deterioramento di preziose carte di Caravaggio o, come nel recente caso, per il restauro delle lettere di Aldo Moro dalla prigionia delle Brigate rosse, salvate dalla scomparsa. Occorre tuttavia essere consapevoli che il concetto di patrimonio è strettamente legato al concetto di memoria intesa come testimonianza, come fonte indispensabile alla comprensione e all’interpretazione di un fatto storico. * Direttore Generale ad interim per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore, Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 141 04/06/14 19:31 142 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Archivi e biblioteche svolgono un ruolo e una funzione importantissima di servizio non solo per la ricerca ma rappresentano anche, nel caso specifico delle biblioteche, un’infrastruttura democratica irrinunciabile. I dati sulla consistenza del patrimonio archivistico e librario del nostro Paese sono impressionanti: 156 strutture archivistiche statali disseminate in tutte le regioni italiane e 62.000 archivi non statali; 46 biblioteche pubbliche statali, di cui due biblioteche nazionali centrali a Roma e a Firenze e oltre 12.000 biblioteche non statali; 1500 km di patrimonio archivistico statale, un lungo scaffale da Milano a Palermo; oltre 800 km di scaffalatura del patrimonio librario statale. A fronte di questa ricchezza, le risorse umane ed economiche sono inesorabilmente diminuite nell’ultimo decennio, con effetti negativi sul servizio che queste strutture rendono al cittadino. Una costante diminuzione del personale archivistico e bibliotecario, dovuta al blocco del turn-over e ai progressivi pensionamenti, ha impedito il necessario ricambio generazionale e la difficoltà di garantire un servizio adeguato agli utenti. Negli archivi e nelle biblioteche statali, circa il 60% ha un’età superiore ai sessant’anni, mentre solo il 5% ha un’età inferiore ai cinquanta. Questo dato da solo racconta lo stato di emergenza in cui versa il settore. Alla riduzione delle risorse umane si è accompagnata la riduzione delle risorse finanziarie: negli ultimi dieci anni si può dire che il settore archivi e biblioteche ha perso oltre il 50% delle risorse economiche, con picchi di oltre l’80% per l’acquisto di libri e la catalogazione e di oltre il 90% per le attività di conservazione del patrimonio. Un altro grave problema è costituito dalle sedi degli istituti archivistici, per le quali è prevalente il ricorso allo strumento della locazione passiva, cui si affiancano le spese per l’adeguamento dei locali sul piano archivistico e bibliotecario, in particolare dal punto di vista della sicurezza e degli impianti per la tutela e la conservazione. Il problema delle sedi è reso ancora più spinoso dal fatto che la documentazione archivistica e libraria ha un tasso di crescita esponenziale e, dunque, richiede l’acquisizione di spazi sempre nuovi. L’impossibilità di far fronte a questa esigenza ha determinato, ad esempio, il blocco dei versamenti degli archivi prodotti da organi e uffici statali, per i quali sussiste l’obbligo di conservazione da parte degli istituti archivistici. Un discorso che vale particolarmente per la documentazione giudiziaria, che costituisce la fonte prioritaria per lo studio della storia dell’Italia repubblicana, in particolare per le tematiche del terrorismo, della violenza politica e della criminalità organizzata. Bisogna dire che sia gli archivi sia le biblioteche hanno cercato di reagire a questo trend negativo, impegnandosi in un’attività di valorizzazione del proprio Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 142 04/06/14 19:31 pat pro ren par com me tism inf est ste si è lar var qu che Ta acc no nar dis da, no div def Al ral le c ef ai s res me qu di elle ese le , di ioale tasohe uta sagli ore ato orio0% on- r le anrio, ae he ale far nti di coria he ea rio cultura e memoria: una priorità per il paese | 143 patrimonio per renderlo più accessibile anche al grande pubblico. In questo processo, l’uso delle nuove tecnologie ha giocato un ruolo fondamentale, favorendo un radicale cambiamento nell’approccio agli archivi e alle biblioteche da parte del pubblico. Se, infatti, finora essi erano perlopiù concepiti nell’immaginario collettivo come luoghi spesso misteriosi e di difficile accesso, nel quale consultare documenti polverosi, e spesso di non facile lettura, per il gusto di uno sterile eruditismo, oggi vengono sempre più considerati come soggetti in grado di erogare informazioni, gran parte delle quali disponibili online, a vantaggio di un’utenza estremamente differenziata. A modificare nella sostanza l’immagine tradizionale degli archivi è al tempo stesso intervenuta la consapevolezza che la memoria del nostro recente passato si è sedimentata su una straordinaria pluralità di supporti. L’idea di un archivio legato esclusivamente al materiale cartaceo è ormai in larga parte tramontata, perché gli archivi del Novecento comprendono una varietà rilevante di tipologie documentarie che attestano una ricchezza fino a qualche decennio fa ancora insospettata. Questa nuova realtà si traduce con particolare evidenza nei portali tematici che la Direzione generale per gli archivi è andata realizzando dal 2011 ad oggi. Tali portali, inseriti nell’ambito del Sistema Archivistico Nazionale, sistema di accesso unificato al patrimonio archivistico italiano presente sul web, dimostrano come gli archivi conservino, appunto, non solo carte ma anche una straordinaria varietà di documenti quali filmati, registrazioni sonore, bozzetti, figurini, disegni tecnici, manifesti, locandine, partiture, spartiti musicali. Non a caso i portali sono incentrati su temi come la musica, le imprese, la moda, l’architettura, la cartografia, la mafia e il terrorismo, in grado di far emergere non soltanto la documentazione archivistica in senso stretto, ma anche materiali diversissimi tramite cui documentare la nostra realtà contemporanea e sfatare definitivamente l’immagine dell’archivio come un ammasso di carte polverose. Al contrario, l’archivio si presenta oggi più che mai come un’istituzione culturale attiva, inserita a pieno titolo nella realtà contemporanea e capace di fornire le chiavi per accedere alla complessa eredità del Novecento. I portali si propongono quindi in primo luogo di attirare l’interesse generale e favorire il coinvolgimento di un pubblico il più vasto possibile, non limitato ai soli esperti o studiosi, ma esteso anche a giovani, a studenti, a semplici interessati ai quali consentire l’accesso sul web a un ampio ventaglio di fonti documentarie, iconografiche, fotografiche, audiovisive inerenti un tema specifico. In questo contesto, la fonte audiovisiva si rivela estremamente preziosa in quanto Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 143 04/06/14 19:31 144 | 10° rapporto annuale federculture 2014 favorisce l’immediata comunicazione con l’utente, favorendo la comprensione della realtà attraverso immagini capaci di parlare direttamente a un pubblico estremamente variegato. Tra i molti filmati visibili attraverso i portali, vorrei, qui, almeno ricordare quelli accessibili tramite il portale della Rete degli archivi per non dimenticare dedicato ai temi delle mafie, del terrorismo e della violenza politica, che intende trasmettere alle generazioni future la memoria di tragici eventi ancora in larga parte attuali. Così, i video tratti dalla trasmissione “La storia siamo noi” del 9 maggio 2010 e del 2012 possono documentare con forte impatto emotivo, attraverso frammenti di telegiornali e immagini amatoriali, le stragi e i diversi attentati avvenuti in Italia nel secondo dopoguerra dal 1962 al 2002. Materiali audiovisivi sono stati usati anche per il portale degli Archivi della moda: si tratta in questo caso di testimonianze preziose, risalenti agli anni Cinquanta, in cui Bianca Maria Piccinino illustra le nuove tendenze di moda, presentando le sfilate organizzate dal Centro Romano per l’Alta Moda Italiana per la stagione primavera-estate 1959. Viene così a essere ricreato il clima magico di quegli anni di grande fermento creativo, quando nelle sale dell’albergo Excelsior di Roma si presentano alla stampa e ai buyers di tutto il mondo, abiti e accessori realizzati dalla Boutique Lo Zodiaco, da Enzo Albanese, da Dalco’, da Ninetta Lavagna, da Gabriella Donati, da Corrado Zingone, da Angelo Litrico, da Fernanda Gattinoni, dalle Sorelle Fontana, mentre il Quintetto di Bruno Martino apre e chiude la trasmissione cantando Donna. Altrettanto affascinante è la trasmissione “Made in Italy” in cui Giovanni Battista Giorgini, il creatore delle sfilate italiane, parla della nascita dell’alta moda nel nostro Paese, coinvolgendo esperti del settore, quali Eleonora Garnet, Jole Veneziani, Giovanna Caracciolo, Ubaldo Baratta e Maria Antonelli, che sottolineano i diversi passaggi che portano dalla creazione alla confezione di un manufatto, spiegando il successo degli abiti italiani nel mondo. Anche il portale degli Archivi d’impresa si giova di numerosi filmati, provenienti dal Centro per il cinema d’impresa e dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (aamod), grazie ai quali è possibile documentare due facce di una stessa medaglia: il mondo della grande industria e quello degli operai chi vi lavorano. Altrettanto incisiva la presenza di materiali audiovisivi nel portale Verdi on line, che raccoglie le principali fonti su Giuseppe Verdi, conservate presso una pluralità di istituzioni pubbliche e private. L’approccio a queste fonti è reso più agevole da una serie di filmati, dedicati ciascuno a un’opera verdiana e comprendenti un’illustrazione dell’ambiente storico-politico in cui la partitura è Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 144 04/06/14 19:31 nat del ci p da sto Re rez lar risu le r alc peg gaz cum ter re h ult ini di van in 85 int no Lib Di pu dat for dei deg sib dit ep one ico are dende ardel vo, ersi ella inreana mago biti alelo di atoda ole otun veMoenllo on una più maè cultura e memoria: una priorità per il paese | 145 nata, nonché un’analisi musicologica e un approfondimento sulla evoluzione della vocalità verdiana. I filmati utilizzano un’ampia gamma di materiali storici presenti nel portale, che spaziano da immagini di spartiti a dipinti e disegni, da bozzetti a figurini, da manifesti a locandine, cui si affiancano registrazioni storiche, letture di brani di lettere e spezzoni dello sceneggiato Verdi diretto da Renato Castellani. Le registrazioni sonore costituiscono il fulcro di un’altra iniziativa della Direzione generale: la Rete degli archivi sonori delle musiche di tradizioni popolari, collegata al portale degli Archivi della musica, in cui sono resi accessibili i risultati di un’indagine volta a recuperare, catalogare, digitalizzare e valorizzare le raccolte etnomusicali conservate presso soggetti pubblici e privati, relative ad alcune regioni (Puglia, Basilicata, Campania, Abruzzo, Marche). Anche nel settore delle Biblioteche è importante sottolineare il grande impegno dell’Amministrazione nel rendere oggetto di rilevanti attività di catalogazione informatizzata e di digitalizzazione il patrimonio bibliografico e documentario custodito nei numerosi istituti culturali e bibliotecari presenti sul territorio nazionale. La Direzione Generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore ha indirizzato il coordinamento di numerose iniziative di digital library, come ulteriore tappa evolutiva di rinnovamento del settore, fermo restando il processo iniziale di automazione e informatizzazione delle biblioteche che prende il nome di Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), avviato già agli inizi degli anni Novanta come strumento di grande portata innovativa. A dicembre 2013 risultano, in collaborazione in SBN, in modo paritario, 5.258 biblioteche raggruppate in 85 poli locali, e i dati nell’anno passato riportano oltre 132.000.000 di accessi da internet, 66.129.933 ricerche bibliografiche e 262.902.225 record visualizzati. In campo bibliotecario, certamente uno dei più significativi paradigmi dell’innovazione è il sistema piramidale della conoscenza dei portali World Digital Library-Europeana-CulturaItalia-Internet Culturale e, in generale, la Biblioteca Digitale, che si sono confermati nel tempo quali esemplari rappresentazioni del punto d’incontro di molti ambiti disciplinari, tra i quali quello della gestione dei dati e delle basi di dati, del reperimento e dei sistemi di elaborazione dell’informazione, del web, dell’archivistica, della bibliografia, della biblioteconomia, dei sistemi informativi, dell’interazione uomo-macchina e della conservazione degli oggetti digitali, consolidando il solido percorso di valorizzazione e accessibilità al patrimonio culturale nella sua unitarietà, sebbene variamente custodito nelle biblioteche, negli archivi e in molte altre istituzioni di conservazione e pubblica fruizione. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 145 04/06/14 19:31 146 | 10° rapporto annuale federculture 2014 In particolare, il portale Internet Culturale (www.internetculturale.it), porta d’accesso ai contenuti digitalizzati attraverso il progetto della Biblioteca Digitale Italiana – volta a promuovere conoscenza e accessibilità di cataloghi manoscritti, materiale fotografico, cartografico, musicale, manoscritto e a stampa ecc. –, contiene a oggi 10.300.000 file digitali, numero in continua crescita. Oltre sette milioni di schede di catalogo delle biblioteche sono state, altresì, digitalizzate, e sono consultabili a partire dal suddetto portale. Seguendo, inoltre, una strategia di partnership pubblico-privato al fine di assicurare alla collettività, in primo luogo nazionale e poi mondiale, la disponibilità di una mole progressivamente più consistente di materiale italiano leggibile in formato digitale, il mibact ha stipulato nel marzo 2010 un importante accordo di collaborazione con Google Ireland per la digitalizzazione di fino a un milione di volumi antichi o di pregio conservati nelle più importanti biblioteche italiane. Il progetto, che ha preso avvio dal 10 dicembre 2012, coinvolge, oltre alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, capofila, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze nonché la Nazionale di Napoli, e prevede al momento la digitalizzazione di 750.000 volumi compresi tra il 1701 e il 1870. Attualmente già circa cinquantamila volumi antichi risultano interamente fruibili in rete. Nell’ambito del progetto di valorizzazione degli itinerari storici, culturali e religiosi, il Ministero ha sviluppato, inoltre, il portale Via Francigena, dedicato al cammino fino a Roma di Sigerico, arcivescovo di Canterbury (X secolo), e destinato a essere una via d’accesso unificata a manoscritti, materiale a stampa, lettere, diari di viaggio, carte geografiche, incisioni, giornali, filmati e fotografie riferiti a un percorso, in primis, spirituale ma anche ricco di tradizioni artigianali e culturali locali, per quanto riguarda il tratto italiano. Dunque, se da una parte il panorama bibliotecario appare penalizzato da una serie di fattori di natura organizzativa, economica, strumentale e umana, dall’altra ha avviato importanti percorsi per fronteggiare il paventato pericolo di disintermediazione dell’utenza che progressivamente si affida alle ricerche private in rete. Certamente, l’interoperabilità è uno dei più efficaci veicoli a favore di un più facile accesso al patrimonio e dell’ottimizzazione e customization dei servizi all’utente: da quelli di base a quelli più sofisticati, dal servizio nazionale di fornitura delle registrazioni a supporto dell’attività di catalogazione a un più efficiente sistema di prestito locale, nazionale e interbibliotecario – l’InterLibrary Loan – per soddisfare le esigenze dell’utenza di ottenere anche i documenti non fisicamente posseduti dalle biblioteche, dai servizi di document delivery a quelli di indicizzazione, digitalizzazione e via dicendo. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 146 04/06/14 19:31 mo con sid soc gia tar inv zio to, d’i tita cul rta ale it. –, tte e, e di lità in do ne ne. Biale zarca cultura e memoria: una priorità per il paese | 147 Evidentemente una maggiore conoscenza, accessibilità e fruibilità del patrimonio comporta la necessità di assicurarne disponibilità, valorizzazione, difesa e conservazione per le generazioni a venire, a sostegno della ricerca e dello sviluppo. Troppe volte, in questi anni, abbiamo sentito parlare della necessità di considerare l’investimento in cultura uno strumento reale di crescita economica e sociale. Si dice: “La cultura è il petrolio di questo Paese”; “Con la cultura si mangia”. Concetti che registrano un consenso unanime ma che cominciano a diventare, proprio per essere confinati solo nelle buone intenzioni, vuoti di contenuto. Ritengo sia giunto il momento di dare concretezza a queste dichiarazioni e invertire la rotta: ciò significa che siamo chiamati tutti, Stato, enti locali, istituzioni culturali e privati a definire priorità, a compiere scelte che tengano conto, oltre che della crisi che ci attraversa, dell’urgenza di costruire nuovi modelli d’intervento pubblico che coniughino la tutela dell’immenso patrimonio identitario del nostro Paese con la necessità di farne uno strumento reale di crescita culturale, economica e sociale. ie ato ), e pa, fie ia- da na, di riore dei ale più ranti ya Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 147 04/06/14 19:31 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 148 04/06/14 19:31 parte iii Scenari possibili per una vera collaborazione con i privati Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 149 04/06/14 19:31 La ric tra str gli da più ora ta lam zio da str na alt * Pr Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 150 04/06/14 19:31 la cultura per lo sviluppo del paese Marco Parini* La cultura rappresenta un valore fondamentale e identitario per l’Italia e deve ricoprire un ruolo primario nel programma di governo del Paese. La sua centralità nella strategia di sviluppo economico e sociale è rilevante ed è dimostrata dai valori generati all’interno del nostro Paese, e nell’interscambio con gli altri Paesi, anche se la crisi ha colpito duramente, nel 2012 alcuni settori, dal mobile al tessile, risparmiando però la fascia alta della qualità e i marchi più noti del made in Italy. Occorre un nuovo modello di sviluppo. Un New Deal della Cultura diviene ora indispensabile per la nostra economia priva di materie prime e incentrata su processi di trasformazione che oggi, nel campo della grande industria, lamentano una progressiva decrescita. I valori espressi e potenzialmente ulteriormente esprimibili dalla valorizzazione dei beni culturali, dalle città d’arte, dalla qualità del paesaggio ma altresì dalla ricerca tecnologica in ogni campo, dal fatturato nel mondo dell’enogastronomia, della moda, del design, della meccanica di precisione, dell’artigianato di qualità, sono reali e riconosciuti nel mondo. Molti settori presentano alti fatturati ed elevate percentuali di prodotto esportato, altri richiedono un * Presidente di Italia Nostra Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 151 04/06/14 19:31 152 | 10° rapporto annuale federculture 2014 aiuto dallo Stato e dal sistema economico nazionale. La piccola e media impresa e il sistema cooperativistico abbisognano di finanziamenti dalle banche e lo Stato può contribuire a ciò saldando i propri debiti e creando efficaci e concrete forme di garanzia per i mutui contratti per lo sviluppo. Lo Stato deve impegnarsi nel finanziamento della scuola e dell’università, deve evitare “la fuga dei cervelli” motivandoli a rimanere nel Paese che ha investito nella loro formazione, deve tutelare i propri prodotti, le proprie opere d’ingegno, in Italia e all’estero. Il made in Italy è famoso in tutto il mondo ma deve caratterizzarsi in una fascia di qualità medio-alta, incoraggiando un’esportazione di alto valore, attirando investimenti esteri destinati alla produzione nazionale. Assistiamo a una crisi del teatro e dell’editoria dovuta all’impoverimento progressivo delle fasce di reddito più basse e del ceto medio, dove registriamo un indice di disoccupazione del 40% tra i giovani. In ragione di ciò, gli investimenti vanno orientati verso la valorizzazione dei nostri talenti. E veniamo alla tutela del paesaggio, e alle conseguenze di un insensato proliferare di colossali impianti eolici che lo compromettono, allontanando un turismo che produrrebbe ricchezza al territorio! Un danno procurato ai cittadini, con le risorse prelevate dalle loro tasche attraverso l’eccessiva sovrafatturazione sulle bollette energetiche, destinata a tali incentivi. Tutto ciò, come detto, deve collocarsi in una strategia politica che metta la cultura, e quanto da questa deriva, in un ruolo centrale. La politica economica, gli investimenti mirati e la strategia di sviluppo dovrebbero informarsi a tale indirizzo investendo negli asset più importanti del Paese. La tutela e la valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio costituiscono la punta di diamante del processo di creazione di un nuovo modello di sviluppo del nostro Paese. La tutela è garantita da un quadro normativo complesso ma sostanzialmente solido. Dopo la legge n. 185 del 12 giugno 1902, che “conciliava gli interessi privati con quelli dello Stato in materia di patrimonio storico-artistico”, venne la legge n. 364 del 20 giugno 1909, prima norma-quadro di tutela corredata dal regolamento d’esecuzione n. 232 del 15 agosto 1913. Questo testo sopravviverà per oltre un secolo, divenendo norma esecutiva anche della nota legge Bottai, la n. 1089 del 1° giugno 1939; una legge validissima che, insieme alla n. 1497 del medesimo, resterà vigente sino al Testo Unico del 1999. La modifica del titolo V della Costituzione renderà necessario un rimodellamento della norma di vasta portata, così con il decreto legislativo n. 42 del Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 152 04/06/14 19:31 22 un tel ven ne de com ille mi dro aut bil di pre i ri le F de L’a esc du di sar ciò ind pro ard co, lad nit qu sar con de manaci ato are ella no, na atoa elle di- ne roun itat- a la miia codi enteo”, orsto ota ie9. eldel la cultura per lo sviluppo del paese | 153 22 gennaio 2004 verrà promulgato il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, un complesso organico di norme, che di seguito definiremo “Codice”. La tutela era rafforzata da trattati internazionali, quali quello dell’Aja, dalla Convenzione unesco di Parigi del 1970, dal trattato Unidroit, adottato dall’Italia nel 1995, dal Regolamento del Consiglio della Comunità Europea n. 3911 del 9 dicembre 1992, relativo all’esportazione dei beni culturali fuori dall’area comunitaria, e dal n. 97 del 1993, che disciplina la restituzione dei beni usciti illecitamente dal territorio di uno Stato comunitario. Come si vede, un corpus di norme articolato, sicuramente suscettibile di miglioramenti, ma sostanzialmente solido e non in contraddizione con il quadro comunitario in cui opera e del quale il Trattato di Roma del 1957 sanciva autonomia di scelta e piena operatività. Tuttavia la norma, con risorse ridotte al lumicino, è difficile da attuare. Il bilancio del Ministero dal 2000 si è ridotto inesorabilmente, con un processo di accelerazione nell’ultimo biennio. Oggi lo stanziamento per la cultura rappresenta lo 0,25 del bilancio dello Stato e lo 0,11% del pil. Il disaggregato e i rispettivi importi sono già stati ampiamente riportati dal Rapporto Annuale Federculture. Il blocco del turn-over, i pensionamenti, gli esodi e il blocco dei concorsi hanno ridotto il personale del Ministero in misura preoccupante. L’azione di tutela assorbe le poche forze e l’attività di valorizzazione non riesce a decollare a livello d’indirizzo centrale, lasciando alle Regioni una produzione normativa concorrente disomogenea. Il Governo deve ricominciare a considerare le competenze del Ministero di primario interesse per lo sviluppo del Paese, destinando a questo le necessarie risorse. Quanto apporta la cultura al pil? Certamente più del 5%, con ciò intendendo la sfera dei beni culturali e paesaggistici, il turismo e il suo indotto; si potrebbe ottenere molto di più con una strategia di governo improntata alla valorizzazione di quel patrimonio che tutto il mondo ci invidia. Individuare la copertura finanziaria per risorse aggiuntive al Ministero è arduo, tenuto conto dei parametri comunitari di bilancio e del debito pubblico, ma lo spostamento di risorse all’interno della spesa pubblica è possibile laddove la strategia d’azione di un governo lo ritenga. Quante risorse comunitarie perdiamo ogni anno per l’inattività della pubblica amministrazione e quante iniziative si potrebbero liberare con un piano di defiscalizzazione che sarebbe ampiamente compensato dall’aumento dell’imponibile dato dalla conseguente crescita… Si potrebbe poi suggerire che una parte dei beni confiscati alla mafia sia devoluta al bilancio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 153 04/06/14 19:31 154 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Turismo per offrire, con la valorizzazione della cultura, una risposta economica e occupazionale alle sottoculture delinquenziali. Con la legge n. 109 del 7 marzo 1996 si destinarono tali beni a fini sociali. In seguito, nel 1999, fu istituito un Ufficio di Commissariato straordinario presso il Governo per tali devoluzioni e, nel 2010, con la legge n. 50 del 31 marzo, fu istituita un’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. L’Agenzia svolge una funzione di supporto all’autorità giudiziaria nelle fasi di custodia e amministrazione dei beni, dal sequestro preventivo fino alla destinazione. Con il decreto legislativo n. 159 del 6 settembre 2011 si sanciva che per i beni immobili, ove se ne deliberi la vendita, i ricavi andranno al Ministero dell’Interno per la metà e per la residua parte al Ministero della Giustizia. Qui si potrebbe proporre che una parte di tali ricavi sia destinata al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Per i beni aziendali confiscati si prospetta un’analoga devoluzione. I beni mobili, denaro, titoli, crediti personali ecc., confluiscono in un Fondo Unico Giustizia (fug). Con la legge di stabilità n. 228 del 2013, si sanciva la parziale devoluzione dei ricavi ai fini istituzionali dello Stato, degli enti territoriali o associazioni di volontariato che operano nel sociale. Un contesto nebuloso, su cui si dovrebbe far chiarezza. Per dare un quadro della situazione, basterebbe tener conto che al 31 dicembre 2011 i beni immobili confiscati sono 10.438 di cui solo 7.074 usciti dalla gestione (67,77%). Le aziende confiscate risultano, al 2011, 1.516 e di queste il 70% permane ancora in gestione. Per quanto attiene il denaro al fug, al 31 dicembre 2009 risultavano confluiti oltre 1.592 milioni di euro. Il ministro Severino, nel 2011, riferiva che il fug disponeva di circa 1,8 miliardi. Somme importanti, utilissime per la gestione del Ministero e per la valorizzazione dei beni culturali. Una valorizzazione attenta, con usi e destinazioni compatibili ai sensi dell’articolo 20 del Codice. Al Ministero spetta un’azione di tutela e pertanto si rende necessaria una congrua dotazione di mezzi e personale. In assenza di ciò, non solo non si riesce ad assolvere l’imprescindibile compito di tutela ma nemmeno a organizzare gli interventi di messa in sicurezza, restauro e manutenzione programmata necessari. Si perdono di conseguenza finanziamenti comunitari, creando resti di gestione inutilizzati e con ciò perenti, si pregiudicano la conservazione dei monumenti e vanificano le opportunità di lavoro per le imprese e l’occupazione per i cittadini. Per quanto attiene la valorizzazione, pur richiamando il disposto dell’articolo 117 della Costituzione in materia di legislazione concorrente, dobbiamo costatare che lo Stato, le Regioni e gli enti pubblici territoriali non rie- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 154 04/06/14 19:31 sco sto pro ble mo me ep do qu ric Co di cet ro gu Le du ral de aut ter con en me val cul stil gan din da da no M nodel fu taAradi dei er i ero Qui dei i si so- ne di bbe he 74 16 o al . Il di. izoni ioie inssa di zanini. tiiaie- la cultura per lo sviluppo del paese | 155 scono ad assolvere compiutamente la gestione dei propri immobili d’interesse storico-artistico né, tantomeno, a conservarli, attuando quella manutenzione programmata che la legge prevede. La loro vendita, quale soluzione del problema, appare errata. Il Codice agli articoli 57 e 57bis ne declina contenuti e modalità ma trattasi sempre di casi eccezionali, non di una prassi né, tantomeno, di una via per far cassa. Non è vendendo i cespiti d’interesse culturale e potenziale valore economico che si salva un bilancio ma bensì valorizzandoli e creando economia e occupazione attorno ad essi. L’Italia non è un Paese disperato come la Spagna degli inizi del Novecento, quando vendette, smontandoli, alcuni monasteri dell’Estremadura per vederli ricostruiti a Miami e New York. Si tratta di operare con gli strumenti che il Codice prevede attraverso gli articoli 112 (valorizzazione dei beni culturali di appartenenza pubblica) e 115 (forme di gestione) ove si declinano i concetti di gestione diretta e indiretta; alcuni correttivi a tali disposti andrebbero però introdotti. La conservazione del nostro patrimonio storico passa anche per la salvaguardia dei centri storici per i quali le norme urbanistiche, dal dettato della Legge Ponte, non si sono rivelate sufficienti. Lavoreremo quindi per introdurre questi contesti nel Codice sia nella parte prima dedicata ai beni culturali sia in quella dedicata al paesaggio. Nella gestione indiretta possiamo trovare soluzioni che nel pieno rispetto della tutela, agita in via esclusiva dallo Stato, individuino soggetti giuridici autonomi e regole gestionali che mantengano all’ente pubblico socio un potere di scelta e indirizzo (attraverso clausole statutarie di governance) e, nel contempo, compartecipino altri soggetti, pubblici e privati, soci nei contenuti e nei risultati. Dalla valorizzazione deriverà un futuro per il bene, opportunamente conservato, e un indotto sul territorio. L’analisi del territorio è fondamentale. Difficilmente un bene storico potrà valorizzarsi isolato dal contesto. La creazione di un sistema d’area, di un polo culturale o di un distretto culturale, servirà a tracciare un ambiente storico e stilistico, a creare un percorso e un indotto destinato a un flusso turistico organizzato. Un sistema integrato di musei, luoghi di ricerca, biblioteche, giardini storici, negozi, ristoranti e alberghi promosso dall’ente pubblico, aiutato da incentivi economici, fiscali e da servizi, potrà costituire un motore formidabile per il rilancio di un territorio. La recente esperienza di Carditello, la piccola reggia borbonica all’interno di un’azienda agricola voluta da Ferdinando IV di Borbone, acquistata dal Ministero dopo una battaglia d’Italia Nostra, è paradigmatica. Si è studiato Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 155 04/06/14 19:31 156 | 10° rapporto annuale federculture 2014 un modello di gestione ipotizzando per la sua governance una fondazione di partecipazione e intervenendo sui contenuti, con la proposta della localizzazione della Facoltà di Agraria con cooperative per la gestione sperimentale del fondo agricolo, un presidio delle forze dell’ordine, un ufficio della Camera di Commercio per lo sviluppo dei prodotti alimentari di qualità e spazi espositivi. Tutto ciò nell’ambito di un polo culturale che ricomprenda i siti unesco collegati, quali la Reggia di Caserta, l’Acquedotto Carolino e l’Opificio di San Leucio con Caserta Vecchia, Capua e i suoi Musei, Santa Maria Capua Vetere e un complesso di beni del territorio. Si è proposto un sistema che incoraggi un turismo che voglia conoscere il territorio fermandosi una, due, tre notti, dando lavoro e costituendo una alternativa economica a un’area depressa e socialmente in difficoltà. Da un sistema potranno nascere iniziative private, aziende di servizi, cooperative di guida, laboratori di restauro, alberghi e ristoranti e, inoltre, troverà sviluppo il prodotto enogastronomico del territorio. Nella proposta si è dovuto ricomprendere il rilancio locale dei collegamenti bus e dell’antica ferrovia di Capua. Si tratta di un esempio che potrà trovare specifica attuazione in ogni parte del Paese, dal Porto Vecchio di Trieste a Noto. Il rapporto pubblico-privato è fondamentale e la costituzione di fondazioni o di altri soggetti giuridici di gestione risulterà utile. Sarebbe altresì importante l’apporto del privato attraverso la gestione di beni in concessione; si pensi ai siti archeologici gestiti da cooperative, a chiese e monasteri aperti da servizi privati di guardiania, a musei locali, a ville e giardini. Lo Stato non può gestire tutto ciò ma può esercitare una attenta tutela e una sorveglianza sulla conservazione del bene, sulla gestione e sulla qualità del servizio offerto. Dall’estensione del regime di concessione di beni culturali a soggetti privati si contribuirà alla loro conservazione, si svilupperà il turismo, nasceranno imprese per la gestione di servizi e posti di lavoro. I dati sui flussi turistici alle città d’arte, nei musei e alle mostre sono, nell’attuale situazione di crisi economica, comunque positivi e incoraggianti. La strada è giusta e quindi perseguiamola. L’Italia non è però solo il circuito delle città d’arte: Roma, Firenze, Venezia, Napoli, Milano, Torino, Palermo; è il territorio diffuso, è anche l’Italia minore, sono le città di provincia. Sarà però necessario ricercare un supporto negli operatori turistici italiani e stranieri. Da sempre i primi operano, riduttivamente, per un turismo outgoing, portando gli italiani all’estero e non investendo sulle potenzialità del turismo incoming, ovvero degli stranieri in Italia, con capitali che restano e persone che visitano il nostro Paese. Quale cono- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 156 04/06/14 19:31 sce gan d’a ch un gu son no di zaale meazi siti piria ma na, ’aniro, ico dei la cultura per lo sviluppo del paese | 157 scenza può avere un tour operator orientale, australiano o americano nell’organizzare viaggi per l’Italia se non quella del tradizionale circuito delle città d’arte? Potrebbero aprirsi interessanti opportunità per imprese della cultura che si specializzino nell’offerta culturale rivolta all’estero. Queste considerazioni non possono che ritrovare sintesi e operatività in una strategia di sviluppo del Paese, attraverso un progetto politico, cui far seguire la norma e la conseguente operatività. I programmi dei governi che si sono succeduti dalla costituzione del Ministero per i Beni Culturali a oggi non fanno ben sperare, ma noi continueremo a lavorare e a essere fiduciosi! rte ato di di ieille nta lla eni peo. atLa nelia rto utvelia, no- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 157 04/06/14 19:31 Qu za ces ne sto pri eco str do Te la c spo la, in * Pr Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 158 04/06/14 19:31 verso un’alleanza tra finanziamento pubblico e privato Carlo Fontana* Questo contributo altro non è, e non può essere che una breve testimonianza di un operatore culturale che, in quasi quarant’anni di attività, non ha mai cessato di ricercare con tenacia e costanza l’intervento dell’iniziativa privata nelle attività culturali. Ricordo che nell’ormai lontano 1980, quale amministratore delegato della storica casa discografica della rai, la Fonit-Cetra, pubblicai una collana per la prima volta sponsorizzata da un’azienda: la Martini & Rossi che, sostenendo economicamente la pubblicazione, documentò i leggendari concerti vocali e strumentali che andavano sotto il suo nome. Come sovrintendente di Bologna, uno dei miei impegni prioritari all’indomani della mia nomina fu quello di costituire un gruppo di sostenitori del Teatro, radunando insieme tutte le forze imprenditoriali più significative della città. Lo stesso avvenne alla Scala: a pochi mesi dall’assunzione della massima responsabilità, quando promossi la nascita della Fondazione Milano per la Scala, con cui si diede l’avvio al processo che portò alla trasformazione dell’Ente in Fondazione di diritto privato. * Presidente agis Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 159 04/06/14 19:31 160 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Il progetto, elaborato dall’Università Bocconi per l’impulso dell’allora rettore Mario Monti, si fondava su un’osservazione decisiva: il territorio cittadino (e regionale) disponeva potenzialmente di una grande platea di finanziatori – grandi banche, imprese, singoli cittadini – interessati a dare al Teatro lirico un sostegno non occasionale e tale da continuare a garantirne l’equilibrio dei bilanci, nella concreta prospettiva di una riduzione dei contributi pubblici. L’opportunità rimaneva comunque largamente virtuale, nonostante la manifesta disponibilità di alcuni possibili sovvenzionatori. Fu, infatti, subito chiaro che l’auspicato flusso di risorse private si sarebbe potuto trasformare in realtà solo a una condizione: consolidare la volontà contributiva privata con un formale coinvolgimento dei soggetti erogatori nella gestione, senza per questo cedere loro il controllo strategico e operativo di un ente culturale che doveva continuare a perseguire finalità di servizio pubblico. Il meccanismo istituzionale che meglio parve poter garantire la presenza dei privati, organica benché a “sovranità limitata”, fu la fondazione cosiddetta di “partecipazione”: un ente ibrido, che combina aspetti della forma associativa con quelli della fondazione di patrimonio. La trasformazione avrebbe garantito alla nuova fondazione lirica ampia autonomia, marcando una sua maggiore distanza dalla politica o, per meglio dire, dal rischio che i partiti potessero incidere negativamente sulla sua operatività, rallentandone l’attività e condizionandone le scelte. Siamo nella seconda metà degli anni Novanta e nel nostro Paese si era ormai affermato il pensiero dominante che vedeva nello Stato un ostacolo alla vitalità degli agenti economici. Ebbene: la mistica del mercato condusse in quel periodo alcuni fondamentalisti a intravedere sconsideratamente per tutti i comparti culturali, la sostituibilità del mercato allo Stato, a modello di altri Paesi. Come spesso avviene in questi casi, le “fughe in avanti” non portarono a nulla. Siamo così, ancora oggi, a invocare l’intervento di finanziamenti privati, senza avere creato i presupposti perché questo possa concretamente avvenire. I nostrani apprendisti stregoni del pensiero liberale angloamericano non tennero nel dovuto conto, e continuano ancora oggi a non tenerlo, che il loro modello di riferimento era, in realtà, un sostanziale contributo pubblico “mascherato” grazie alla detassazione, praticata negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Infatti, pur scontando il differente imprinting culturale di stampo calvinista che vuole che tutti i cittadini, in particolare quelli che hanno “fatto fortuna”, restituiscano qualcosa in opere e azioni alla collettività, neppure in questi Paesi l’intervento privato sarebbe possibile senza la detassazione. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 160 10/06/14 12:50 in gn stim go cos me un mo Pa tra mi usc tono ori ico dei ici. niaro ltà orsto eva nza etsobbe sua titi vi- verso un’alleanza tra finanziamento pubblico e privato | 161 È ormai sotto gli occhi di tutti che nel nostro Paese le risorse dello Stato, in progressiva diminuzione negli anni, non sono più sufficienti a tenere dignitosamente in vita il sistema dello spettacolo. Il rimedio possibile, probabilmente l’unico, non può che essere quello di stimolare, attraverso il tax credit, il sostegno dell’iniziativa privata sia dei singoli individui sia delle imprese. Posso ben dire di avere speso gran parte della mia vita professionale per costruire questo rapporto, nella convinzione che solo un’alleanza tra finanziamento pubblico e finanziamento privato a “fini pubblici” potesse ridar vita a un settore che, altrimenti, è destinato a una lenta e lunga agonia. Tuttavia, nonostante le numerose dichiarazioni di principi, non si sono fatti molti passi avanti in questa direzione. Ma, come diceva il mio antico Maestro, Paolo Grassi (citando a sua volta Antonio Gramsci), bisogna sempre contrapporre al “pessimismo dell’intelligenza l’ottimismo della volontà” e, dunque, mi sforzo di continuare a credere che le attività culturali possano finalmente uscire, un giorno o l’altro, dal loro stato di costante precarietà. oralsse per di oa ati, ire. on oro maito. sta na”, Pa- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 161 04/06/14 19:31 M tor le inc to” di mo cit de re im pro di du fin * Pr Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 162 04/06/14 19:31 le sponsorizzazioni private per la cultura: strumenti e progetti di successo Francesco Moneta* Mentre l’industria culturale e creativa si afferma nel mondo come uno dei settori determinanti per lo sviluppo sociale ed economico, impegnando insieme le istituzioni e i privati, in Italia ancora si discute in modo teorico e spesso inconcludente del rapporto tra Cultura e Impresa. Diverse le opinioni in campo: agli oltranzisti del “Tutta la Cultura allo Stato”, si contrappongono i fautori della Cultura come mera area di business e di mercato. In mezzo, posizioni più sfumate, dove il leitmotiv è comune: quali modalità trovare per stimolare e al tempo stesso governare, nell’interesse dei cittadini, il rapporto tra “Sistema Cultura” e “Sistema Impresa”? È comunque opinione diffusa e maggioritaria che l’Impresa oggi possa e debba giocare un ruolo di rilievo per la diffusione della Cultura, per generare valore sociale ed economico. A questo scopo è nato il Progetto cultura + impresa, che nel mese di luglio 2013 ha dato vita all’omonimo Comitato non profit promosso intanto da Federculture e The Round Table, con l’obiettivo di coinvolgere altri partner promotori e sostenitori. Si è progettato e si vuole sviluppare in Italia – a livello nazionale e con moduli di carattere regionale – un market place on- e offline di nuova generazione, finalizzato a rendere maggiormente efficace l’incontro tra operatori culturali * Presidente del Comitato cultura + impresa Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 163 04/06/14 19:31 164 | 10° rapporto annuale federculture 2014 e imprese attraverso le sponsorizzazioni e le partnership culturali. Il progetto prevede la realizzazione della piattaforma web Borsacultura integrata a ricerche, attività informative e formative, iniziative di marketing relazionale e occasioni di benchmarking, come il Premio cultura + impresa. La finalità ultima è intensificare e incrementare i contributi delle imprese a favore degli operatori culturali italiani, pubblici e privati, attraverso investimenti non solo economici ma anche in servizi, professionalità, tecnologie. il percorso del progetto cultura + impresa Il percorso di cultura + impresa nasce nel 2003, quando, per conto di cantieri – Dipartimento della Funzione Pubblica per l’efficienza delle amministrazioni e Presidenza del Consiglio dei Ministri – fu realizzata la prima Guida operativa alle sponsorizzazioni nelle amministrazioni pubbliche. Questa iniziativa ispirò la prima di una serie di ricerche sul tema delle sponsorizzazioni culturali, realizzata nel 2006 per conto dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano, con cui si sperimentò anche un primo incontro diretto e collettivo tra l’istituzione culturale e i suoi potenziali sponsor: alla presentazione della ricerca, in occasione di un inedito business lunch, parteciparono l’assessore Daniela Benelli e il suo team da una parte, e 14 top manager della comunicazione e del marketing di alcune grandi aziende italiane dall’altra: tra queste c’erano Accenture, American Express, fiat, Vodafone, che poi decisero in vari modi di avviare iniziative di comunicazione con la cultura, in territorio milanese. A quella prima ricerca ne seguirono altre, nel 2008, nel 2010 e nel 2012, quest’ultima pubblicata nel Rapporto Federculture dello stesso anno. Grazie a questo continuo monitoraggio si sono recepite le richieste delle aziende, e quindi le modalità più efficaci per rapportarsi con loro da parte degli operatori culturali, ispirando quindi la missione e la nascita del Comitato cultura + impresa. il premio cultura + impresa La prima iniziativa avviata dal Comitato è stata il Premio cultura + impresa – dedicato alle migliori sponsorizzazioni e partnership culturali in Italia – che ha finalità non tanto di gratificazione dei premiati, ma soprattutto Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 164 04/06/14 19:31 di set ha rim sifi div zaz mu Be Fo zio up ra Ita zia Ca te; com c Pro de re pro ser me com du to re 2 sul di tto he, ioaè ori mici nmima lle lla inonnch, op tadaon 12, zie e, e rau- mtatto le sponsorizzazioni private per la cultura: strumenti e progetti di successo | 165 di benchmarking, conoscenza e confronto tra le “buone pratiche” in questo settore, fornendo strumenti informativi di cui operatori culturali e aziende hanno confermato la necessità. Il Premio è stato lanciato nel settembre 2013 con un’edizione “zero”, sperimentale, i cui risultati sono stati assai confortanti, per la qualità e la diversificazione dei progetti ricevuti. I progetti finalisti sono stati analizzati da una giuria che rappresentava le diverse anime professionali che compongono il comparto delle sponsorizzazioni e partnership culturali (operatori culturali, aziende, agenzie di comunicazione, editori) oltre che le associazioni co-promotrici del Premio: Bernardino Casadei, segretario generale di Assifero (Associazione Italiana Fondazioni ed Enti di Erogazione); Fabrizio Grifasi, direttore della Fondazione Romaeuropa, per Federculture; Giovanna Maggioni, direttore generale upa (Utenti Pubblicità Associati); Francesco Moneta, presidente di cultura + impresa; Francesca Peliti, Peliti Associati, per Assorel (Associazione Italiana delle Agenzie di Relazioni Pubbliche a servizio completo); Patrizia Rutigliano, presidente Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana); Catterina Seia, direttore del Giornale delle Fondazioni – Giornale dell’Arte; Massimiliano Tarantino, segretario generale della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e responsabile della comunicazione del Gruppo Feltrinelli. l’indagine upa sulle sponsorizzazioni e partnership culturali delle proprie aziende Proprio in occasione dei lavori della giuria del Premio, la varietà e la qualità dei progetti finalisti ha indotto il direttore generale dell’upa ad approfondire il tema delle sponsorizzazioni e delle partnership culturali all’interno dei propri associati: in finale c’erano non solo progetti “corporate” di aziende di servizi (banche e assicurazioni, energia, telecomunicazioni sono tradizionalmente i principali alleati della cultura), ma anche partnership all’insegna della comunicazione di marketing, che hanno visto protagoniste aziende che producono beni durevoli e di largo consumo (cosmesi, automobili, abbigliamento e accessori) I risultati di questa ricerca, ospitata in questo Rapporto Annuale Federculture 2014, sono inediti e significativi, in quanto è la prima a essere stata realizzata sul tema delle sponsorizzazioni culturali dall’upa, associazione di riferimento di oltre 400 aziende che investono in pubblicità e comunicazione: la significa- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 165 04/06/14 19:31 166 | 10° rapporto annuale federculture 2014 tività di questo osservatorio è data dal fatto che i suoi associati rappresentano oltre l’80% degli investimenti pubblicitari nazionali. Alle domande poste nel mese di febbraio 2014 hanno risposto ben 102 aziende, di cui 81 che operano anche o esclusivamente in ambito culturale. de tra sponsorship e partnership Da sottolineare innanzitutto le definizioni con le quali upa ha voluto introdurre la questione: un breve ripasso sul termine sponsorizzazione (gli investimenti/iniziative di finanziamento dell’impresa in attività di carattere culturale, sportivo, sociale, ambientale, educativo o altro predisposte/organizzate da altri soggetti/operatori), introducendo quindi il termine di partnership (gli investimenti/iniziative di finanziamento dell’impresa in iniziative di carattere culturale, sportivo, sociale, ambientale, educativo o altro in cui però l’impresa collabora nella ideazione/organizzazione dell’iniziativa stessa). Dalla sponsorizzazione alla partnership è peraltro il leitmotiv già emerso nelle ultime ricerche cultura + impresa, e ormai acquisito diffusamente tra i nostri addetti ai lavori. Quali sono le principali evidenze emerse dalla ricerca upa? il rilievo della cultura nella comunicazione d’impresa Innanzitutto la pratica della “sponsorizzazione o partnership” è piuttosto diffusa: l’82% delle aziende intervistate vi ha investito negli ultimi 5 anni. In quale comparto? Qui i dati qualitativi (scelta del settore) modificano le statistiche quantitative (rilievo degli investimenti) e la Cultura risulta essere l’ambito più frequentato (80% contro il 72% dello Sport, che sappiamo però drenare maggiori risorse economiche). Educazione, Scienza e Cause/Emergenze sociali sono piuttosto omogenee, tra il 35% e il 40%. L’Ambiente chiude al 20%. Numerose aziende scelgono più ambiti d’intervento, dove la combinazione Cultura + Sport riguarda il 55% delle aziende. Quali interventi sono privilegiati dalle aziende che scelgono la Cultura? Mostre (60%) e Musica (55%) sono quelli prevalenti, e interessante è anche il peso dei Festival (45%). Ovvero, gli sponsor privilegiano la cultura che si fa “evento”, che si tratti di esposizioni o di arti performative, oltre quel mix mul- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 166 tid di ret cen ca 04/06/14 19:31 es per ra za Qu le p Co e– Bra Bt me di qu èd en Qu ner sfa no 02 e. rotituate gli ere esa rso nte al- fuale he più ag- tra più 5% ra? e il fa ul- le sponsorizzazioni private per la cultura: strumenti e progetti di successo | 167 tidisciplinare che sono diventati i festival culturali. Siamo sempre alla presenza di un periodo relativamente breve, con un quantitativo elevato di contatti diretti (i pubblici delle mostre e dei festival sono quantificabili in decine se non centinaia di migliaia di persone), e non è trascurabile l’opportunità mediatica data dai lanci e dalle inaugurazioni con ospiti di riguardo tra gli invitati. Musei e Restauri presentano a quanto pare un minor appeal (35% e 25% delle scelte). L’Arte contemporanea – se pur di nicchia (17%) – merita una citazione a parte, e sappiamo essere particolarmente ricercata dal mondo bancario e finanziario per le proprie attività di marketing relazionale (vedi la rubrica mensile cultura + impresa sul magazine «adv strategie di comunicazione», gennaio 2014). Il Teatro è a metà classifica (35%), e sopravanza Fotografia (25%) e Danza (20%). i motivi della scelta di sponsorizzare la cultura Quali sono i motivi che portano le aziende a scegliere le sponsorizzazioni e le partnership come soluzioni per la propria comunicazione? Si afferma decisamente la volontà di stabilire e coltivare Relazioni con la Comunità territoriale (55%, che nel 37% dei casi è l’unico motivo della scelta), e – immagino complice il ruolo dello Sport – è frequente la declinazione pro Brand e Product Communication (48%). CSR (40%) e Corporate Communication BtoB e BtoC (35%) rappresentano una scelta più istituzionale. Sorprendentemente l’obiettivo di avere “hooks di comunicazione e notiziabilità” per l’attività di Media Relations raccoglie solo il 25% delle risposte, mentre sappiamo che questa può essere un’opzione di successo per la comunicazione dello sponsor. La sponsorizzazione, o la partnership, è una scelta che in circa la metà dei casi è di tipo continuativo (55% in Cultura, Ambiente, Scienza; 45% nello Sport), e nel 72% dei casi si integra con le altre iniziative di comunicazione dell’azienda. una buona soddisfazione: il 100% del “riacquisto”, nonostante le difficoltà Quale il livello di soddisfazione tra chi sceglie le sponsorizzazioni e le partnership? Possiamo dire buono (55% molto soddisfatto, 45% abbastanza soddisfatto, non vi sono tracce d’insoddisfazione), ma non sono tutte rose e fiori; Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 167 04/06/14 19:31 168 | 10° rapporto annuale federculture 2014 nel 63% dei casi vengono anche evidenziate difficoltà nella organizzazione e gestione delle iniziative sponsorizzate. Per quali motivi? Si riafferma la cronica difficoltà nel quantificare, misurare, valutare i risultati (50%), ma emergono anche difficoltà nell’allineare obiettivi di lavoro con i partner (45%) e nel coniugare il reciproco stile di lavoro (45%). Non indifferenti sono anche la gestione del rapporto con gli enti pubblici o con i partner (35%, variante di quanto visto sopra) e la difficolta di integrare questi investimenti con le altre iniziative di comunicazione (35%). Nonostante queste difficoltà, il 100% degli intervistati che hanno investito in sponsorizzazioni e partnership dichiara di voler ripetere l’esperienza, favorendo ancora Cultura (65%) e Sport (60%) Quindi: buone notizie per gli operatori culturali, essendo confermato l’interesse delle aziende per le partnership culturali (attenzione a questo punto a non presentarsi come propositori di “sponsorizzazioni” nel senso convenzionale del termine, all’italiana!), a patto che si compiano gli sforzi necessari per trovare reciproche sintonie. Per quanto riguarda invece i “comunicatori d’impresa” si evidenzia come dietro ai risultati della ricerca upa ci sia la conferma di un dato che prima non era così noto, o quantomeno condiviso: le sponsorizzazioni culturali funzionano, e talvolta sono il miglior strumento per raggiungere obiettivi strategici, a partire dalla comunicazione con il territorio o la moderna declinazione di programmi di CSR. Anche le aziende devono attrezzarsi professionalmente per superare le difficoltà di relazione con gli operatori culturali. Ma l’incontro, il confronto e la contaminazione con queste realtà e culture professionali “altre” possono consentire successi sorprendenti, portando in dotazione quegli elementi di straordinarietà, unicità, non convenzionalità che oggi rappresentano spesso il goal di qualsiasi percorso di comunicazione d’impresa. una fotografia delle sponsorizzazioni culturali odierne Le preziose indicazioni fornite dalla ricerca upa trovano riscontro concreto nei progetti premiati al Premio cultura + impresa, ma l’ambito di osservazione potrebbe essere ampliato a tutti e 15 i finalisti, che rappresentano una emblematica fotografia del settore: sono presenti 7 diverse tipologie di progetti ed eventi culturali, dove i festival (cinematografici, musicali, letterari, del design) e i restauri con la valorizzazione dei beni culturali prevalgono numericamente Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 168 04/06/14 19:31 ma ins lia vol re ava ri t no M cal gi da let èa gan du inc pro Cu e co sis int ha me cul rep dal tra la Sa diz par ee are, ti%). con esti ito vo- inoa ioper me on ioici, di ife la onraoal nei ne leed gn) nte le sponsorizzazioni private per la cultura: strumenti e progetti di successo | 169 ma si accompagnano ai concerti, alle mostre, alle performance artistiche, alle installazioni multidisciplinari, ai progetti educativi di arte e scienza. Protagonisti sono operatori culturali pubblici e privati di diverse città italiane, da Napoli a Venezia, con un buon margine di miglioramento nel coinvolgimento del Sud Italia. Sono presenti numerose fondazioni, a testimoniare come questa forma giuridica e organizzativa sia oggi protagonista dei più avanzati progetti “di sistema” nella nostra Economia della Cultura. Come accennato, le aziende partecipanti non appartengono solo ai settori tradizionalmente vicini alla cultura per motivazioni “corporate”, ma si sono distinte diverse realtà industriali e addirittura di largo consumo: le stesse Mavive e Telecom, Renault e Peugeot, Conad, Eli Lilly Italia e l’imprenditore calzaturiero Giovanni Fabiani ne sono un esempio. Significativa la presenza della Camera della Moda, a confermare come oggi gli stilisti mostrino una nuova e diffusa sensibilità verso la cultura, a partire dai casi di Della Valle (Tod’s), Rosso (Diesel), Fendi, Zegna. Interessanti infine le aggregazioni di istituzioni culturali e di imprese che collettivamente hanno dato vita ai progetti di Forlì, Imola e Napoli: la cultura è anche questo, un catalizzatore di energie e risorse del territorio, che dialogando creano progetti di utilità sociale, destinati a rimanere un patrimonio duraturo per tutti i suoi abitanti. Infine una vera novità, con buona pace di alcuni difensori della “cultura incontaminata” dall’associazione a imprese e iniziative di marketing. Due dei progetti premiati, tra cui uno dei vincitori, hanno mostrato come le Arti e la Cultura possono rappresentare un formidabile driver anche per azioni di marketing e commerciali. Mavive ha realizzato una linea di prodotti cosmetici fondati sul sistema valoriale assicurato dalla Fondazione muve (Musei Civici Venezia), interprete della storia antica che associa Venezia al profumo. Giovanni Fabiani ha aggiunto ulteriore appeal al proprio posizionamento nel fondamentale mercato russo grazie all’associazione di immagine con la principale realtà culturale del proprio territorio, lo Sferisterio di Macerata. È una formula replicabile con successo: l’identità dell’impresa e dei suoi prodotti, valorizzata dalle realtà culturali dei propri territori, che a loro volta da questa associazione traggono sostegno e opportunità di sviluppo. I due primi premi ex aequo sono andati a un progetto di divulgazione della musica classica attraverso la rete – interpretato dai partner Accademia di Santa Cecilia di Roma + Telecom Italia – e al recupero di un museo di tradizione inserendo nuovi percorsi tematici multisensoriali – interpretato dai partner Fondazione muve + Mavive Spa. Qui l’impresa partecipa non solo Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 169 04/06/14 19:31 170 | 10° rapporto annuale federculture 2014 con contributi economici, ma anche, e forse soprattutto, mettendo in comune con l’operatore culturale le proprie competenze, le proprie tecnologie, fino ai propri canali di marketing e comunicazione. il seguito del premio cultura + impresa I progetti vincitori e i primi cinque progetti classificati sono stati protagonisti a Milano di un workshop per operatori culturali e comunicatori d’impresa tenutosi il 27 febbraio alla Fondazione Stelline, e i due vincitori hanno avuto anche la ribalta del Premio cultura di gestione, in occasione della serata di premiazione del 17 maggio. Il Premio cultura + impresa nel 2013 è stato promosso dal Comitato cultura + impresa in collaborazione con Assorel, Ferpi, upa, esa (European Sponsorship Association), Richmond Italia, tvn Media Group, adc Group. Ora si sta predisponendo l’Edizione 2014, che sarà arricchita e strutturata sulla base dell’esperienza e delle indicazioni ricevute da giurati, operatori culturali e imprese. I progetti vincitori del Premio cultura + impresa 2013 Pappanoinweb Pappanoinweb è un progetto sviluppato da Telecom Italia, in partnership con la Fondazione Accademia Nazionale di Santa Cecilia, per la promozione della cultura in rete. Ha permesso alla grande musica classica di varcare i confini circoscritti alla cerchia di appassionati del genere per proporsi a una platea mondiale grazie alle potenzialità offerte dal web. L’iniziativa, che si avvale della straordinaria partecipazione del Maestro Antonio Pappano, dal 2011 ha trasmesso (su www.telecomitalia.com/ pappanoinweb) 11 concerti, seguiti complessivamente da circa 900mila Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 170 d M d c v G a n m p e d e m u l’ M p c P a t d M l’ a c Ic Il è d d c d e d in m c f e n ali d e persone, con oltre 5 milioni di contatti al sito di progetto, dalla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Un risultato che ha permesso di allargare notevolmente il bacino di fruitori di un prodotto culturale spesso considerato di nicchia. Riapertura del Museo di Palazzo Mocenigo con i nuovi percorsi del profumo Il Museo di Palazzo Mocenigo, casa nobiliare veneziana del Settecento e sede del Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, è stato oggetto di restauro e di un completo riassetto 10/06/14 12:51 muno niesa uto ata ato an up. raori le sponsorizzazioni private per la cultura: strumenti e progetti di successo | 171 da parte del muve – Fondazione Musei Civici di Venezia – con l’obiettivo di restituire alla città un museo completamente ripensato dal punto di vista museografico ed esperienziale. Grazie alla partnership con Mavive Spa, azienda profumiera veneziana leader nel settore, si è inserita nel percorso museale una nuova sezione dedicata al profumo, valorizzando la ricerca storica e la riscoperta delle tecniche artigianali del passato che collocano l’Italia tra le eccellenze della tradizione profumiera mondiale. Dalla partnership è nata un’operazione di co-marketing: l’azienda veneziana ha creato “The Merchant of Venice”, una linea di prodotti ad hoc brandizzati anche con il logo della Fondazione muve. Partecipano come partner secondari al progetto: Drom, casa essenziera tedesca; il corso di Cosmetologia dell’Università di Ferrara; la Sezione Moda di Confindustria del Veneto e l’Università Ca’ Foscari di Venezia. ali nuove per la città. Restauro conservativo del Monumento a Icaro Il Progetto ali nuove per la città è stato ideato, promosso e coordinato dal Fondo per la Cultura del Comune di Forlì in partnership con le sezioni cittadine Italiana Assicurazioni, Cassa dei Risparmi, Lions Club e Unindustria e la collaborazione scientifica del cnr di Milano. L’obiettivo era raccogliere intorno a uno dei suoi principali monumenti l’insieme delle forze della città, coinvolgendo, nella raccolta, fondi cittadini privati, imprese locali e realtà professionali, regionali e nazionali. ali nuove per la città è un progetto di restauro innovativo, partecipativo e didattico-formativo, che ha visto la Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 171 partecipazione anche degli studenti del Liceo artistico di Forlì. Il cantiere è stato aperto e reso visitabile grazie a un ponteggio particolare e i progressi di lavoro sono stati documentati con video e foto e condivisi sul sito internet e sui social media. I pro impr a più voci Il progetto dal forte carattere sociale a più voci, realizzato dalla Fondazione Palazzo Strozzi in partnership con l’azienda farmaceutica internazionale Eli Lilly Italia Spa, è dedicato alle persone affette da Alzheimer con l’obiettivo di rendere loro fruibili le mostre della Fondazione. Grazie alla collaborazione e al sostegno di Eli Lilly Italia, è stato possibile realizzare attività con i malati e un convegno internazionale sulle proposte museali per persone con demenza. Il progetto ha ottenuto una grande risonanza internazionale: ha partecipato a un meeting internazionale al moma a NewYork ed è stato presentato all’American Alliance of Museum a Baltimora. a più voci ha dato la possibilità ai malati di esprimersi attraverso l’arte proponendo anche ai caregiver un modello possibile di comunicazione, facendo ricorso alla fantasia e all’immaginazione, e non alla memoria. Luxury Experience al Macerata Opera Festival Il Macerata Opera Festival e Giovanni Fabiani hanno scelto di fare co‑marketing, associando le proprie strategie di comunicazione e commerciali per ampliare i propri pubblici. La manifestazione lirica, che nel 2014 festeggia la sua 50ª edizione, è un’eccellenza europea tra i festival operistici estivi e vanta un pubblico 10/06/14 12:51 172 | 10° rapporto annuale federculture 2014 eterogeneo (trentamila paganti ogni anno, oltre centomila presenze agli eventi Off Festival nel 2013), mentre l’azienda Giovanni Fabiani è da anni leader del settore calzaturiero nel mercato russo. Il progetto ha permesso al pubblico russo di conoscere, attraverso Giovanni Fabiani, lo Sferisterio, e a Giovanni Fabiani di accrescere il proprio brand value sia in Italia che in Russia. Il Macerata Opera Festival ha partecipato a importanti fiere del turismo in tutto il mondo, presentando pacchetti turistici di lusso, mentre l’azienda ha beneficiato dell’affluenza di turisti russi che venivano accompagnati nel proprio outlet prima di arrivare allo Sferisterio. La collaborazione tra il Macerata Opera Festival e Giovanni Fabiani proseguirà fino al 2015. piano city Milano 2013 piano city, evento culturale rivolto ai cittadini milanesi, organizzato da Accapiù (h+) e Ponderosa Music&Art in partnership con il Comune di Milano, ha come protagonisti la musica e il pianoforte, che “occupano” la città per un week-end, dai musei agli edifici storici, dalle biblioteche ai parchi fino alle case dei musicisti stessi: una grande manifestazione gratuita e diffusa, grazie al sostegno di Edison e di Intesa Sanpaolo. Durante i tre giorni della sua seconda edizione si sono svolti oltre 220 concerti, di cui 92 house concerts e più di 100 esibizioni diffuse in luoghi simbolici della città (il Comune di Milano ha aperto e messo a disposizione oltre 35 luoghi, come la Rotonda della Besana, la Villa Reale con i suoi giardini e il Museo del Novecento) a opera di pianisti noti, giovani talenti o appassionati, selezionati da una commissione artistica che ha dato un palcoscenico prestigioso a coloro che, usualmente, non ne hanno la possibilità. relational Il progetto relational, di Giovanna Bianco e Pino Valente, svoltosi dal 15 maggio al 30 giugno 2013, è stato realizzato alla stazione di Napoli Margellina, in occasione della manifestazione “Maggio dei Monumenti” programmata dal Comune di Napoli e dal network “Centostazioni” (Gruppo fs Italiane) con il “matronato” del madre (Museo d’Arte contemporanea Donnaregina) e ha beneficiato di numerose partnership pubbliche e private. L’evento si è inserito nell’ambito del percorso culturale Stazioni dell’Arte che ha visto l’edificio ferroviario trasformarsi da spazio di transito a “museo obbligatorio”, teatro e terreno di sperimentazione artistica contemporanea per giovani talenti. La stazione è stata materialmente e metaforicamente abbracciata dall’intreccio di cavi blu elettroluminescenti dell’installazione relational a simboleggiare non soltanto la vitalità dell’edificio monumentale di Napoli Margellina, ma soprattutto la sua capacità di accogliere e aggregare cittadini e viaggiatori, costituendo un suggestivo punto di riferimento culturale. La ser bil tro el par ber am sim dib la c cen piu pre es *U Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 172 10/06/14 12:51 la cultura che vince. viaggio nell’italia della buona gestione Flavia Camaleonte* o e p La cultura che vince, o meglio, l’Italia che vince con la cultura. Potrebbe essere questo uno slogan e al tempo stesso un obiettivo realistico e raggiungibile per superare finalmente la crisi nella quale il Paese è precipitato ormai da troppo tempo. Le condizioni per renderlo concreto ci sono: oltre il degrado e l’immagine decadente che sempre più spesso ci raffigura, esiste una larga parte d’Italia che, proprio attraverso la cultura, rappresenta una speranza, libera energie, crea ricchezza. Una porzione di Paese fatta di donne e uomini, amministratori e operatori, calata nella realtà concreta, un antidoto efficacissimo alla retorica sulla ricchezza culturale diffusa nel Paese, ricorrente in ogni dibattito sulle nostre politiche culturali, che è un pericolo prima di tutto per la cultura stessa. L’esercizio retorico sulla nostra presunta leadership in questo settore concentra, infatti, l’attenzione sulla quantità del nostro patrimonio materiale piuttosto che sulle azioni necessarie a mantenerlo, renderlo fruibile e vivo nel presente, o sugli interventi volti a incentivare la nuova produzione artistica e sviluppare le industrie della creatività, che danno un contributo importan- * Ufficio Comunicazione Federculture Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 173 04/06/14 19:31 174 | 10° rapporto annuale federculture 2014 te all’occupazione e alla nostra economia. Bisogna uscire una volta per tutte dall’equivoco: non è più sufficiente possedere il più alto numero di beni iscritti nella Lista del Patrimonio unesco, o avere le opere d’arte più note al mondo, per essere oggi un Paese produttore di cultura, attrattivo e competitivo a livello internazionale. Dunque, se è innegabile che l’Italia sia il sistema delle sue città, dei suoi centri storici e dei suoi monumenti, delle tante produzioni tipiche, delle innumerevoli manifestazioni culturali, è altrettanto vero che un territorio come quello italiano, dotato di un così ampio e articolato complesso di beni storico-artistici, di paesaggi culturali, di tradizioni popolari, richiede politiche e investimenti adeguati sia alla conservazione sia allo sviluppo dei propri asset culturali, materiali e immateriali. Ciò significa, da una parte rendere accessibili musei o aree archeologiche, biblioteche o parchi ambientali, qualificando la rete dei servizi primari per favorirne la corretta fruizione da parte di cittadini e turisti e farne un fattore di miglioramento della qualità della vita e di crescita dei territori. Dall’altra, vuol dire anche valorizzare in chiave produttiva la cultura, una risorsa che ci rende unici nel panorama internazionale e che rappresenta il nostro passato e il presente, ma soprattutto il futuro del Paese. Si tratta innanzitutto di puntare sul tessuto culturale diffuso nei nostri territori, valorizzando in una logica integrata anche le tante realtà spesso, a torto, considerate “minori”, incentivandone l’offerta e l’attrattività per contribuire allo sviluppo locale. La competitività, soprattutto turistica, del nostro Paese non può più, infatti, essere legata solo ai grandi attrattori culturali, oggetto di un turismo superficiale e poco sostenibile, ma deve saper orientare domanda e flussi verso un’offerta diffusa, di qualità, “unica” proprio perché locale e tipica. Per far ciò è necessario determinare le condizioni per sviluppare il Paese in una logica territoriale omogenea, creare reti, abbandonando ogni atteggiamento in cui localismo faccia rima con campanilismo. Su questo terreno, negli ultimi anni, si sono maggiormente misurate le autonomie locali che si sono mosse, da una parte, facendo leva su progetti integrati, fortemente connessi con il contesto territoriale e, dall’altra – per meglio assolvere al compito di potenziare la loro offerta culturale, – hanno fatto ricorso a forme esternalizzate di gestione di musei, teatri, biblioteche, con la creazione di vere e proprie imprese che hanno rappresentato negli ultimi venti anni la punta di diamante della produzione e dell’offerta culturale del Paese. Ovunque siano state realizzate, le esternalizzazioni si sono rivelate scelte vincenti, nelle quali l’efficacia gestionale si è coniugata con la qualità dei servizi e della produzione e dove ha potuto svilupparsi in forme nuove il rapporto tra Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 174 04/06/14 19:31 sog In no me ni, ne fic par tur con qu là d nio con div spe svi ce ti l sem con col me res tun gar no pro ger qu vit no tte itti onoa uoi inme riee set bili la ini reiva he se. erto, ire ese di da tiese ia- auinmetto n la nti se. inzi e tra la cultura che vince. viaggio nell’italia della buona gestione | 175 soggetti pubblici e privati, andando oltre il mero finanziamento delle attività. In queste aziende pubblico e privato si trovano, infatti, quotidianamente l’uno al fianco dell’altro nella condivisione di progettualità, obiettivi e risultati, mettendo in campo professionalità e innovazione. In questo percorso le amministrazioni locali, e principalmente i Comuni, hanno dimostrato una marcia in più rispetto a quanto invece avvenuto nell’ambito dei beni e delle attività culturali a titolarità statale che con difficoltà riescono a stabilire contatti fecondi con il territorio circostante e con partner privati. Ma non si può dimenticare quanto a livello statale le politiche per la cultura siano state penalizzate in termini di programmazione e di investimenti, con gravi ripercussioni sia sulla capacità di salvaguardia del patrimonio sia su quella di progettare interventi di sviluppo e gestione di lungo respiro. Al di là delle stime, dei numeri e delle dichiarazioni sull’entità del nostro patrimonio materiale e immateriale, infatti, la cultura non è ancora, nonostante tutto, considerata una priorità nelle scelte politiche per lo sviluppo del Paese. Da diversi anni il settore culturale soffre per una gravissima sottrazione di risorse, specchio di una sostanziale assenza di politiche attive di investimento nello sviluppo delle attività culturali, creative, artistiche e della rinuncia a un’efficace tutela e valorizzazione dei nostri beni. Un processo di declino che si ripercuote inevitabilmente anche sugli enti locali e le aziende culturali pubbliche che, pure a fronte di una domanda sempre più esigente da parte dei cittadini, si misurano quotidianamente con continue riduzioni di trasferimenti pubblici e, quindi, con una estrema difficoltà a programmare e sostenere i servizi, anche culturali. Eppure, anche se potrebbe sembrare paradossale per un settore così duramente colpito dall’assenza di una politica nazionale di rilancio e da misure restrittive, proprio nel campo dell’arte e della cultura prende forza l’opportunità strategica di coniugare il benessere sociale con lo sviluppo economico, garantendo una crescita sostenibile e territori attrattivi e competitivi. È quanto accade nelle esperienze che presentiamo in questo contributo: non una semplice raccolta di casi di eccellenza ma il frutto di una visione di programmazione pubblica lungimirante e di una capacità di gestione manageriale che rappresenta un pezzo di Italia che funziona. Creatività e competenze gestionali sono gli ingredienti fondamentali di queste esperienze, misurate sul campo, che dimostrano, ancora una volta, la vitalità di un settore che genera sviluppo sociale ed economico nonostante non rientri nelle priorità delle politiche del Paese. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 175 04/06/14 19:31 176 | 10° rapporto annuale federculture 2014 il premio cultura di gestione: fotografia del paese che funziona Il tema dell’efficienza e dell’efficacia della gestione è, da sempre, la questione centrale su cui è impegnata Federculture, che ha costantemente cercato in questi anni di far emergere e valorizzare le best practices del settore attraverso iniziative come il Premio Cultura di Gestione, con il quale dà spazio ai migliori progetti culturali presenti nel territorio. Negli ultimi dieci anni Federculture, insieme a Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Conferenza delle Regioni, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, Unione delle Province Italiane, Legautonomie, Legambiente e cts – Centro Turistico Studentesco e Giovanile, con questa iniziativa ha raccolto circa 750 candidature e premiato decine di progetti, che rappresentano la parte più dinamica e innovativa del sistema culturale italiano. Tra gli oltre cento partecipanti alla VII edizione del Premio Cultura di Gestio1 ne , conclusasi a maggio 2014, sono stati individuati i cinque progetti vincitori, dei quali tre per l’ambito politiche di gestione, valorizzazione e promozione dei beni e delle attività culturali, uno per il Premio speciale Legambiente “PiccolaGrandeItalia”, dedicato ai Comuni con meno di 5.000 abitanti, e uno per il Premio speciale cts per le politiche giovanili. I tre progetti vincitori del Premio Cultura di Gestione per le politiche di gestione, valorizzazione e promozione dei beni e delle attività culturali, seppure con caratteristiche diverse, testimoniano che gli investimenti e le scelte strategiche dell’ente pubblico di riferimento (in questo caso due Comuni e una Provincia) sono determinanti per attuare grandi progetti di riqualificazione e riorganizzazione di servizi e spazi culturali pubblici. Il primo dei progetti a cui facciamo riferimento è Maceratamusei: i musei nella rete, attuato dall’Istituzione Macerata Cultura, Biblioteca e Musei del Comune di Macerata, con il quale i musei civici della città sono stati fatti oggetto di un imponente lavoro di ristrutturazione, riallocati in nuove sedi restaurate e dotati di un nuovo assetto gestionale. Dopo un primo periodo di gestione in economia e di sperimentazione tramite l’affidamento diretto dei servizi di biglietteria a locali cooperative operanti nei beni culturali e nel sociale, il Comune ha ritenuto di attuare un più Al bando della VII edizione del Premio Cultura di Gestione hanno risposto associazioni, aziende, comuni, cooperative, consorzi, province, regioni, fondazioni, enti pubblici su tutto il territorio nazionale. Sono stati candidati complessivamente 107 progetti dei quali il 22% da Sud e Isole, il 40% dal Centro e il 38% dal Nord. 1 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 176 04/06/14 19:31 am zi int viz tem di me alc tut teg alt Pro ser int ch cia di ute na ser in con vu un l’in li a pro am com tur to 20 Pa più log ioin rso io- elioauile, di ma iotoionte no geure rana ee usei del ogre- rapepiù nde, ziodal la cultura che vince. viaggio nell’italia della buona gestione | 177 ampio approccio ai servizi culturali, fornendo in un’unica rete civica i servizi di accoglienza, informazione, promozione e valorizzazione dei luoghi di interesse turistico e culturale. Con una gara di appalto, la gestione dei servizi museali è stata affidata, in esclusiva dal giugno 2012, a un’associazione temporanea di imprese. L’innovatività introdotta con questa nuova formula di gestione è rappresentata dalla messa in rete di tutti i siti culturali e monumentali del Comune, in precedenza accessibili soltanto su richiesta e senza alcuna regolamentazione univoca. L’introduzione di un biglietto unico per tutte le strutture a pagamento, infatti, ha segnato l’avvio di una gestione integrata, che l’amministrazione comunale sta cercando di estendere anche alle altre realtà cittadine, che sono pertinenza di altri soggetti pubblici, come la Provincia o l’Università. Questa logica di gestione, allargata a soggetti a diverso titolo impegnati nei servizi culturali e turistici della città, ha fatto sì da un lato che i musei civici intraprendessero un cammino di qualificazione dell’offerta museale e dall’altro che attivassero pratiche di reciproco beneficio anche con le realtà commerciali della città, come i soggetti ristoratori e le strutture recettive, in un’ottica di promozione turistica della città stessa. Il patrimonio museale pubblico civico, precedentemente fruibile dagli utenti in modo frammentato e occasionale, grazie al nuovo modello gestionale oggi può essere visitato in ogni suo sito con un biglietto unico e con servizi integrati e organici tra le diverse strutture. L’esibizione del biglietto in esercizi di ristoro della città, convenzionati con la rete Maceratamusei, consente promozioni sulle consumazioni; viceversa, l’esibizione della ricevuta di degustazione di locali convenzionati con la suddetta rete consente una riduzione nell’importo di ingresso ai musei. Risulta evidente, dunque, l’intento di integrare in modo sinergico la valorizzazione dei beni culturali al circuito turistico della città, presentando un’offerta in rete delle varie proposte di fruizione. Il percorso compiuto ad oggi ha determinato un notevole miglioramento e ampliamento dell’offerta culturale cittadina, con un conseguente incremento complessivo dei visitatori in tutti luoghi della rete civica. Nel 2013 nelle strutture di Maceratamusei sono entrati oltre 31.000 visitatori, con un incremento del 48% rispetto al 2012. Il progetto è arrivato a compimento il 21 marzo 2014 con la riapertura delle sale dedicate all’arte antica nel piano nobile di Palazzo Buonaccorsi, sede principale dei musei civici, punto di arrivo di un più ampio percorso di riqualificazione del patrimonio storico-artistico in una logica d’innovazione e di gestione aperta al grande pubblico. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 177 04/06/14 19:31 178 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Con quello maceratese condivide alcuni aspetti gestionali, pur muovendosi su un piano molto diverso, il progetto Le torri dell’acqua: luogo del contemporaneo realizzato dal Comune di Budrio (BO). Le Torri dell’Acqua, struttura dell’ex acquedotto costruito nel 1912 nel cuore di Budrio, sono state individuate dall’amministrazione comunale come luogo in cui destinare attività connesse all’arte contemporanea con funzione di aggregazione culturale e giovanile. La ristrutturazione dello spazio, avvenuta tra il 2006 e il 2009, rappresenta un notevole esempio di valorizzazione di un monumento di architettura industriale che ha reso lo stabile fruibile a tutta la cittadinanza, sottraendolo al progressivo degrado e destinandolo a centro polifunzionale. Grazie anche a un progetto di recupero dell’edificio che ha dato vita ad ambienti di volumetria variabile e per questo adatti alle più diverse esigenze, le Torri dell’Acqua sono diventate non solo il luogo dove eventi musicali, teatrali, artistici in genere hanno trovato una nuova dimensione, ma anche dove si sono espressi attività professionali, sessioni formative, eventi congressuali, conferenze stampa e altri momenti pubblici, che hanno potuto esprimersi in tutta la loro complessità. In questo senso il progetto ha coniugato il recupero fisico con la creazione di un vero e proprio luogo del contemporaneo, inteso come spazio di espressione moderna dell’arte e dello stare insieme, dove diverse forme culturali contemporanee possono dialogare con il proprio pubblico. Inoltre, insieme al progetto architettonico, l’ente comunale ha attuato per le Torri un coerente progetto di gestione, affidando lo spazio alla Fondazione Cocchi, che sviluppa importanti attività di tipo culturale e sociale, mantenendo una stretta collaborazione con il Comune e con le associazioni del territorio. La gestione delle Torri, dunque, risulta condivisa da più soggetti che in sinergia propongono un progetto culturale fruibile da tutta la cittadinanza. Questa efficace formula gestionale permette una sostenibilità economica del progetto che, per la parte delle spese correnti, riesce a coprire i costi al 49% con entrate auto-generate. La positiva integrazione tra soggetti pubblici e privati riesce a garantire una programmazione coerente nei suoi intenti e una promozione dei singoli eventi che spazia oltre il semplice territorio comunale. In una dimensione ben oltre il locale, anzi, di livello internazionale, si colloca il progetto Attività e modelli di gestione per il muse, il nuovo Museo delle Scienze di Trento, con cui è stato completamente trasformato il Museo Tridentino di Scienze Naturali, ente strumentale della Provincia autonoma di Trento, che già dagli anni Novanta aveva iniziato l’esplorazione di nuove possibilità culturali e di attività museale, affermandosi come istituzione scientifica in gra- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 178 04/06/14 19:31 do int de il p sfo caz ex ep to le de da ard tor ni de ob con gen eve ni. an Te og di los l’an ren De mo ed gic fer lev in osi ra- nel me ne veiobiolo cio alle ove enve, no ha del llo are per ne enriin za. del 9% ie na ale. oca nze di he ulra- la cultura che vince. viaggio nell’italia della buona gestione | 179 do di rapportarsi con un numero sempre più ampio di interlocutori locali e internazionali nell’ambito della ricerca e della museografia, della didattica e della comunicazione della scienza. Questo processo si è poi coniugato con il progetto con il quale l’amministrazione provinciale ha dato il via alla trasformazione urbana di una parte della città di Trento attraverso la riqualificazione e ridefinizione di uno spazio industriale dismesso, noto come area ex Michelin, centrata sull’idea di realizzare una funzione culturale di qualità. Il progetto del nuovo museo si sviluppa in un processo ideativo articolato e partecipato. Hanno contribuito, infatti, alla definizione finale del progetto museale, da una parte, lo studio di fattibilità per un “Nuovo Museo delle Scienze in Trentino” realizzato su incarico del Servizio attività culturali della Provincia autonoma di Trento e il Piano culturale della città di Trento, dall’altra, decine di qualificati esperti nazionali e internazionali, advisory board costituiti da personale accademico, esperti in comunicazione ed educatori, nonché cittadini coinvolti direttamente con numerosi focus group e azioni partecipative. Il risultato di questo sforzo collettivo è il muse, un museo delle scienze di nuova generazione, all’avanguardia dal punto di vista degli obiettivi, delle soluzioni adottate e delle relazioni disegnate sul territorio e con il pubblico. Inaugurato il 27 luglio 2013, nei primi mesi di apertura (agosto 2013 – gennaio 2014) è stato visitato da 252.037 persone e ha mobilitato con i suoi eventi e attività associazioni del territorio, scuole, aziende private, istituzioni. Risultati che, fin dall’esordio, collocano il museo tra le principali strutture analoghe a livello nazionale, come il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, che è visitato da 420.000 persone ogni anno e propone una ricchissima offerta di attività espositive, didattiche, di ricerca, o come la Città della Scienza di Napoli che, prima dell’incendio doloso che la distrusse parzialmente nel 2013, accoglieva oltre 350.000 visitatori l’anno. La dimensione innovativa e internazionale del muse, inoltre, potrebbe renderlo competitivo rispetto ad altre realtà museali di prim’ordine come il Deutsches Museum di Monaco di Baviera, il più grande museo scientifico al mondo, che con il suo milione di visitatori è tra i più popolari della Germania. Il muse, dunque, oltre a essere una struttura scientifico-culturale innovativa e di livello internazionale per qualità del progetto architettonico e museologico, per standard di gestione e di funzionamento, per qualificazione dell’offerta e ampiezza del coinvolgimento della comunità locale, rappresenta una leva per la generazione di impatti economici diretti e indiretti sul territorio, in grado di attrarre risorse umane e finanziarie, di aumentare i flussi turisti- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 179 04/06/14 19:31 180 | 10° rapporto annuale federculture 2014 ci e di costituire un punto di riferimento per il mondo scientifico e per il più ampio pubblico nazionale e internazionale. Il Museo è ad oggi sicuramente una scelta vincente di un’amministrazione lungimirante che ha scelto di arricchire il proprio territorio investendo nella valorizzazione di elementi immateriali quali la cultura e la conoscenza. Alla cultura immateriale, in particolare quella teatrale, è dedicato il progetto Ri_Nascite_residenza artistica della Compagnia Teatrale Universitaria2 promosso dall’Associazione culturale “Binario di Scambio” che ha vinto nella categoria delle politiche giovanili. Il progetto, infatti, nasce nell’ambito delle attività dell’Università degli Studi di Firenze e in particolare dei corsi in Scienze dello Spettacolo, che sviluppano una specifica azione formativa e scientifica di carattere sperimentale rivolta alla diffusione e alla valorizzazione dei saperi artistici tra le nuove generazioni. Il progetto Ri_Nascite, coordinato dal Comune di Prato nell’ambito dei Servizi agli studenti nei Comuni sedi di Università, sostenuto dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha reso possibile una residenza artistica a Officina Giovani, centro pratese polivalente dedicato alla cultura e al mondo giovanile. Questa esperienza, originale e insolita per una formazione universitaria, ha portato in uno spazio nodale per la creatività giovanile un programma articolato in diverse attività, per riflettere sulla pluralità dei punti di vista, sulle aree d’intervento e sugli obiettivi intorno ai quali si sviluppano le possibilità del linguaggio teatrale contemporaneo. Il calendario della residenza, esteso tra ottobre 2012 e marzo 2013, ha compreso cinque spettacoli, di cui quattro debutti della Compagnia, un cartellone d’incontri con professionisti del settore e di laboratori di carattere più strettamente formativo, dai quali sono scaturite occasioni di crescita e di consapevolezza collettiva. La ragione unificante del progetto è consistita, infatti, nella volontà di fornire a un pubblico di giovani la visione di un panorama quanto più possibile variegato, dove convivessero pratiche teatrali già affermate con la ricerca di un teatro d’impegno civile, come quello che coinvolge la comunità cinese di Prato, volto alla soluzione dei conflitti interculturali tramite l’interazione teatrale. Ogni realizzazione pratica, ogni esito performativo, è stato aperto alla partecipazione gratuita dell’intera città e sono stati ospitati spettacoli di giovani compagnie emergenti al fine di favorire lo scambio tra giovani artisti. In questo modo il progetto Ri-Nascite ha rinsaldato il rapporto tra l’istituzione un un ed di pri tro ès we ter tes vid es cat zon sco fer ta tic di tut Tu tur no top ev tes ral la s an ès la c Pr dei 3 2 Premio speciale cts per le politiche culturali giovanili. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 180 04/06/14 19:31 più ne ella roia2 ella udi palta ni. dei tiAstial ne un nti no sicorovo, va. orile di di tealla ioIn ne la cultura che vince. viaggio nell’italia della buona gestione | 181 universitaria fiorentina e la città di Prato e ha fatto riscoprire l’importanza di un’arte antica, il teatro, e le sue potenti capacità artistiche, di socializzazione e di benessere di gruppo, di trasmissione dei saperi artigianali. Anche il progetto TraMonti, itinerari tra generazioni lungo i crinali della Val di Vara3 ha una forte connotazione intergenerazionale, essendo pensato proprio per favorire la condivisione della memoria storica locale tra generazioni. Il progetto, attuato dal Comune di Rocchetta di Vara (sp), piccolissimo centro ligure di soli 819 abitanti, che si è fatto capofila di 9 comuni della valle, si è sviluppato in diverse fasi che hanno portato alla realizzazione di un atlante web del territorio nel quale sono state raccolte le emergenze culturali, materiali e immateriali, vale a dire siti e aree di maggior rilevanza archeologica, testimonianze orali sulla cultura storica locale (raccolte in forma di interviste video agli anziani della zona), feste e tradizioni enogastronomiche, itinerari e sentieri paesaggistici-culturali. L’iniziativa ha assunto un ulteriore significato di conservazione e trasmissione della memoria storica e culturale della zona a seguito dell’alluvione che colpì il territorio spezzino nell’ottobre 2011, sconvolgendone i connotati. Grazie al progetto, infatti, si è potuto creare un fermo immagine di una situazione pregressa che rischiava di andare perduta sia dal punto di vista dell’assetto territoriale e paesaggistico che culturale. TraMonti si è avvalso anche di importanti strumenti tecnologici; in particolare, grazie alla collaborazione di un team specializzato dell’Università di Pisa e del cnr, il territorio è stato censito in modalità 2.0, vale a dire che tutte le emergenze culturali sono state georeferenziate su mappe interattive. Tutti i dati raccolti sono stati inseriti nella Mappa interattiva dei beni culturali che presenta una cartografia aggiornata della Val di Vara, cui si possono sovrapporre cartografie tematiche (storiche, insediative, produttive). Dai toponimi o punti d’interesse è possibile fare zoom tematici, che richiamano e visualizzano per quell’oggetto schede storiche e archeologiche, documenti testuali, immagini. Dopo il progetto TraMonti molte azioni del programma di sviluppo rurale hanno puntato alla promozione del territorio attraverso il recupero della segnaletica monumentale, il ripristino dei sentieri e la valorizzazione delle antiche produzioni e coltivazioni. Ad esempio, grazie all’azione del Comune è stata ripresa la coltivazione di un grano bianco antico autoctono della zona la cui produzione oggi ha sostituito le terre incolte in ben 18 aziende, da cui Premio speciale Legambiente “PiccolaGrandeItalia” per le politiche culturali dei comuni al di sotto dei 5.000 abitanti. 3 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 181 04/06/14 19:31 182 | 10° rapporto annuale federculture 2014 la comparsa e la vendita della prima farina bianca delle antiche valli di Suvero. Inoltre, è nata la comunità del cibo Slow Food proprio del grano bianco di queste valli. Dunque, il progetto si è affermato come uno strumento cardine della promozione del territorio, e dello sviluppo turistico e culturale della Val di Vara. tra pubblico e privato, sinergie e alleanze possibili I progetti presentati nel paragrafo precedente condividono, oltre a un’elevata qualità nella realizzazione e nei risultati raggiunti, una forte impronta pubblica, nel senso che sono nati sotto la spinta di enti e amministrazioni che ne hanno fatto il fulcro delle loro politiche culturali e di sviluppo locale. Alcuni di essi hanno poi anche il plus di un proficuo rapporto con i privati in veste di sponsor, come nel caso del muse di Trento, che ha saputo attivare decine di imprese sostenitrici del progetto museale, oppure di soggetti gestori dei servizi affidati dall’ente pubblico, ed è questo il caso di Budrio e Macerata. Di seguito, invece, sono illustrate altre esperienze in cui il rapporto tra ente pubblico e soggetto privato è ancor più sinergico e sostanziale rispetto alle finalità di gestione, valorizzazione o conservazione di un bene culturale. Con formule diverse – soggetti gestori di natura privatistica compartecipati da enti pubblici e privati, mecenatismo, sponsor – sono casi che dimostrano chiaramente come l’apertura verso i privati nell’ambito delle politiche culturali e della gestione del patrimonio, se attuata secondo regole chiare e risultati misurabili, non significhi “svendere” i nostri beni, né privatizzarli, bensì determinare nuove opportunità di sviluppo dei servizi, di fruizione, di produzione culturale. Ne è un esempio eccellente l’Herculaneum Conservation Project avviato nel 2000 per volontà del filantropo americano David W. Packard, presidente del Packard Humanities Institute, e di Andrew Wallace-Hadrill, all’epoca direttore della British School at Rome, con lo scopo di sostenere l’azione pubblica di salvaguardia del sito archeologico campano. Packard concordò con Pietro Giovanni Guzzo, allora soprintendente archeologo della Soprintendenza Archeologica di Pompei, di realizzare un importante progetto di collaborazione per la salvaguardia del sito di Ercolano, formalizzato con la stipula di un protocollo d’intesa nel maggio del 2001, con l’obiettivo primario di conservare e valorizzare l’antica città. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 182 04/06/14 19:31 rat del di sul del di da ea com per tut 20 So pu mo più il 6 de So mo lo, fic am coi zio da seo seo de Da il s ci m 20 Sunco rora. lenta oni loni pudi di enal. ati no tuulnsì ro- nel del etica tro Arne roee la cultura che vince. viaggio nell’italia della buona gestione | 183 Il contratto di sponsorizzazione dell’Herculaneum Conservation Project, ratificato nel 2004, prevedeva che la British School at Rome, con il sostegno del Packard Humanities Institute, avesse mandato per intraprendere in regime di autonomia gestionale, amministrativa e finanziaria una serie di interventi sul sito volti a preservarne il patrimonio archeologico, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza competente. Ha preso forma in questo modo un progetto di partenariato pubblico-privato particolare, in quanto costruito in modo da rafforzare l’istituzione di tutela senza mai sostituirla nelle sue funzioni e attraverso un meccanismo di sponsorizzazione che non prevede ritorno commerciale per il partner privato. Dal 2001 il progetto si è impegnato a contrastare le minacce più immediate per la sopravvivenza del sito. Dal 2002 ad oggi, il Packard Humanities Institute ha stanziato per la conservazione e la valorizzazione di Ercolano più di 20 milioni di euro, oltre a sostenere un intero sistema gestionale parallelo alla Soprintendenza, con le relative professionalità di supporto. Se a Ercolano l’innesto di un soggetto privato nella gestione di un bene pubblico riguarda in particolare l’attività di tutela e conservazione del patrimonio pubblico, nei casi seguenti la partnership pubblico-privato si esplica a più ampio raggio nella governance complessiva di istituzioni culturali. La Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, fondata ufficialmente il 6 ottobre 2004, rappresenta il primo esperimento di costituzione, da parte dello Stato, di uno strumento di gestione museale a partecipazione privata. Sono soggetti promotori della Fondazione oltre al mibact, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Città di Torino, la Compagnia di San Paolo, la Fondazione crt. La partnership intende realizzare una gestione più efficiente e dinamica in grado di attrarre risorse finanziarie dallo Stato, dalle amministrazioni locali e dai privati. I nuovi soggetti vengono direttamente coinvolti in un progetto di valorizzazione che mette in primo piano la fruizione dell’immensa collezione, mantenendo la sua tutela statale controllata dalla Soprintendenza. Dopo quello del Cairo, il Museo Egizio di Torino è il più importante museo al mondo sulla civiltà egizia e può vantare anche di essere il primo museo egizio della storia, con circa 6.500 oggetti esposti e più di 26.000 reperti depositati nei magazzini. La collezione del museo allestita dallo scenografo Dante Ferretti è di eccezionale valore per bellezza, integrità e soprattutto per il suo valore culturale. Il Museo è stabilmente, da diversi anni, tra i primi dieci musei più visitati in Italia, con circa 600.000 visitatori ogni anno. I dati del 2013 registrano oltre 540.000 visitatori. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 183 04/06/14 19:31 184 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Più che mecenati, veri e propri partner che condividono le linee di gestione manageriale di un ente produttore ed erogatore di cultura. Queste sono le caratteristiche della fondazione torinese, ma anche della fondazione istituita nel 2006 da Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze e da un’Associazione di Partner Privati (apps): la Fondazione Palazzo Strozzi. Nata con l’obiettivo principale di portare a Firenze un approccio internazionale nell’organizzazione di eventi culturali, per fornire una piattaforma per la sperimentazione e un luogo per il dibattito e la discussione, creare nuove sinergie con altri soggetti e diventare un catalizzatore per la cultura in senso lato, rappresenta un’esperienza innovativa sicuramente sul piano della governance per l’autonomia formale del suo Consiglio, costituito da membri nominati da soggetti sia pubblici sia privati, per il modello di business che riesce a originare la confluenza di canali di finanziamento pubblici e privati, ma anche per l’alta percentuale di autofinanziamento. La Fondazione Palazzo Strozzi non rappresenta solo un esperimento di gestione, ma anche d’innovazione sostenibile. In questi anni la Fondazione ha articolato la propria vocazione a promuovere eventi culturali di livello internazionale e di restituire Palazzo Strozzi a Firenze. Obiettivo fondamentale è quello di allestire esposizioni pensando anzitutto alla soddisfazione dei visitatori cui è riservata un’attenzione speciale: dalle apposite didascalie per famiglie e bambini, ai percorsi per ipovedenti, alle informazioni video nel cortile. Le attività culturali organizzate da Palazzo Strozzi hanno coinvolto circa 59mila persone. Nel corso del 2012 la Fondazione si è focalizzata sull’offerta verso giovani e famiglie, riuscendo ad aumentare la partecipazione di questi gruppi da 11mila presenze del 2011 (20% del totale) a 19mila presenze del 2012 (37%), oltre che rafforzare le conferenze e le attività culturali, passate da 17 a 20mila partecipanti. Un’attività che, secondo il rapporto che la Fondazione annualmente redige, genera nel tessuto economico della città di Firenze, e quindi anche per le casse del Comune, un indotto di circa 30 milioni di euro l’anno a fronte di un’erogazione di contributi pubblici di solo 2 milioni di euro. grandi progetti d’area: dall’estero esempi di recupero e riconversione di aree dismesse Allargando lo sguardo oltre i confini nazionali incontriamo alcuni progetti nei quali è possibile misurare i risultati di politiche pubbliche focalizzate sul rapporto tra cultura, industrie creative e sviluppo dei territori. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 184 04/06/14 19:31 com tur ric tra vit de vec zuc gli tiv cul da rea rec ris Eu zio sti div art ch vid mi suc qu d’a di zio de tà ela dia te l’as ioo le ita erone apna ioper sul ito buici geariollo cui mità soni e mila che nti. dir le di etti sul la cultura che vince. viaggio nell’italia della buona gestione | 185 Sono progetti strettamente connessi a processi di rigenerazione urbana – com’è evidente ad esempio nell’esperienza delle Capitali Europee della Cultura – nei quali viene colta l’opportunità di coniugare la cultura con piani di riconversione urbanistica ed economico-produttiva di città ex industriali, attraverso la riqualificazione di grandi aree dismesse e l’innesto in esse di attività culturali. In Francia ne è un esempio la trasformazione del quartiere Friche La Belle de Mai. La Friche, inaugurata nel 1848 e sviluppatasi poi nel corso del Novecento nell’area di Belle de Mai, era un’ex fabbrica di fiammiferi, tabacco e zucchero, situata tra la gare Saint-Charles e il porto commerciale di Marsiglia. Nel 1992, dopo la dismissione della fabbrica, un gruppo di artisti si è attivato per il recupero di una parte della struttura promuovendo un progetto culturale per il quartiere. Tra il 1992 e il 1997 il Comune ha nominato una Commissione, guidata da Jean Nouvel, allo scopo di elaborare un progetto di riqualificazione dell’area multifunzionale, inserendo il progetto Friche in un piano complessivo di recupero dell’intera zona. Quasi 19 miliardi di franchi sono stati spesi per la ristrutturazione attingendo a fondi europei, in massima parte con il progetto Euroméditerranée. Oggi è uno spazio di 45.000 mq tutto dedicato alla creazione contemporanea, strumento della città per far interagire l’arte e gli artisti con la vita cittadina, stimolando la curiosità e gli scambi tra generi artistici diversi. L’organizzazione è composta di 45 lavoratori culturali – compagnie artistiche, artisti indipendenti, organizzazioni di servizio e di formazione – che lavorano nel campo delle arti contemporanee: teatro, musica, cinema e video, informazione e comunicazione tecnologica. La presenza delle attività artistiche nel cuore della città si è rivelata determinante anche per lo sviluppo sociale ed economico del quartiere, grazie al successivo insediamento nell’area di imprese e incubatori multimediali. Dietro questo successo anche economico – nel 2003 la Friche ha raggiunto un giro d’affari stimato intorno ai 10,6 milioni di euro – vi è stata la volontà politica di fare di Marsiglia una metropoli di primo piano sulla scena culturale nazionale e mediterranea, driver di sviluppo e attrattore di finanziamenti. Uno degli elementi più rilevanti del progetto consiste nella relazione tra l'attività dell’associazione Friche e il lavoro svolto dalla Commissione. Il progetto elaborato dalla Commissione ha svolto un ruolo di facilitatore e di intermediario tra il progetto Friche e l’Amministrazione Pubblica. La maggior parte del patrimonio appartiene al Comune di Marsiglia che ha concordato con l’associazione un contratto di affitto gratuito degli spazi a condizione che ve- Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 185 04/06/14 19:31 186 | 10° rapporto annuale federculture 2014 nissero portate avanti attività per il quartiere. Le attività sono finanziate dal Comune di Marsiglia, dal Ministero dell’Educazione della Provenza, da Alpes Côte d’Azur della Regione Bouches du Rhônes. Alcuni spazi vengono concessi gratuitamente dalla città di Marsiglia e ai produttori viene chiesto solamente di sostenere le spese correnti. I costi di gestione della Friche sono coperti al 70% da finanziamenti pubblici, al 20% da finanziamenti privati e al 10% dai ricavi delle attività a pagamento che vi si svolgono. Qualcosa di molto simile è avvenuto in Germania in quello che si è ormai affermato come uno dei luoghi artistici più vitali della Sassonia: lo Spinnerei, un’ex fabbrica di cotone sopravvissuta ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, da qualche anno trasformata in comune artistica. Al suo interno si respira il fermento inarrestabile, motore delle menti creative provenienti da tutto il mondo e che albergano nella struttura, tanto grande da occupare un intero quartiere di Lipsia. Si tratta, infatti, di un’area di circa 12 ettari, compresi i giardini, le case per i lavoratori e gli spazi per l’asilo dei bambini dei dipendenti. I 23 edifici, realizzati in successione a partire dal 1885, garantiscono una superficie coperta di 70.000 metri quadrati articolata su diversi livelli. Il progetto dello Spinnerei ha svolto per il contesto locale un duplice ruolo: in modo diretto ha creato una risorsa enorme per i giovani artisti emergenti che trovano in questo ambito uno spazio di grande visibilità a costi contenuti; in modo indiretto ha innescato un processo di riqualificazione di una parte di territorio marginale e periferico caratterizzato da una massiccia presenza di industrie dismesse. Il riutilizzo dello Spinnerei ha rapidamente portato alla ribalta l’area, rendendo evidente le potenzialità d’innesco, all’interno dei processi di valorizzazione e reinvenzione dei territori, associati alla creazione di distretti specializzati e di alto profilo. Nel centro lavorano 100 artisti professionisti e 13 importanti gallerie d’arte. L’innovazione del progetto Spinnerei riguarda principalmente tre aspetti: il primo consiste nella politica di sviluppo messa in atto dalla società che gestisce lo spazio, che ha previsto un lavoro temporalmente e strategicamente complesso di attivazione di risorse, ricerca e gestione; il secondo, nel meccanismo economico utilizzato che ha consentito l’attivazione di un polo internazionale dell’arte contemporanea senza l’utilizzo diretto di denaro pubblico grazie al Programma Speciale per l’impiego; il terzo, nella commistione di usi e funzioni destinate agli spazi che hanno garantito un uso continuativo e una diversificazione di risorse per la realizzazione del progetto. È stata invece affidata a un’associazione senza scopo di lucro la gestione dell’ex sito minerario di Le Bois du Cazier – Marcinelle, trasformato in un Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 186 04/06/14 19:31 com ad mi 19 la più de mi com cas zio mi vor di ha gio du 1, d roi dal Alno sto no ie mai rei, erno da un mdei colli. lo: nti nuarenato dei ne ro- la cultura che vince. viaggio nell’italia della buona gestione | 187 complesso museale a cielo aperto. La miniera si era sviluppata dal 1822 fino a diventare uno dei più importanti siti minerari d’Europa. Simbolo dell’emigrazione d’inizio secolo, il sito è conosciuto per l’incendio divampato nel 1956 che causò la morte di 262 persone provenienti da 12 Paesi. Il fatto segnò la fine dell’emigrazione italiana in Belgio e l’inizio di una regolamentazione più severa per la sicurezza sul posto di lavoro. Fino a tale data, la produzione della miniera ammontava a 170.557 tonnellate di carbone, impiegando 779 minatori. Nel 1967 il sito fu completamente abbandonato. Risalente all’inizio del secolo scorso, l’insieme architettonico, classificato come monumento nel 1990, è scandito da tre gruppi paralleli di edifici e due castelletti a molette, oggetto di un minuzioso restauro, insieme alle installazioni di superficie che permettono di comprendere il funzionamento di una miniera di carbone e di seguire passo passo le tracce dei minatori che vi lavoravano. Un’evocazione storica delle funzioni degli edifici si svolge sul filo di un percorso didattico nelle diverse lingue nazionali dei lavoratori che vi hanno perso la vita. Lasciata nel degrado più completo, nel 2002 la miniera, proprietà della Regione Vallonia e gestita dall’asbl (associazione senza scopo di lucro) “Le Bois du Cazier”, venne riqualificata grazie alle sovvenzioni europee dell’Obiettivo 1, divenendo un importante sito culturale e museale del territorio di Charleroi, con un flusso turistico di 35.000 visitatori annui. tti: gente caerico usi na ioun Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 187 04/06/14 19:31 Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 188 04/06/14 19:31 DATI E RICERCHE Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 189 04/06/14 19:31 Gi orm ori zio dif qu cam mo inv tut di no lita un pre che *P Un Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 190 04/06/14 19:31 cultura, città e cittadini. riflessioni intorno ai bilanci dei comuni e delle aziende culturali Ludovico Solima* Giunta alla terza edizione, la ricerca che si presenta in queste pagine costituisce ormai una sorta di barometro del settore culturale dei Comuni del nostro Paese. Le tendenze già evidenziate negli scorsi anni permangono, trovando la loro origine nella persistente situazione di crisi finanziaria ed economica internazionale e nei correlati problemi di bilancio del nostro Paese. Ne discendono difficoltà non secondarie per le politiche di sviluppo locale, in particolare per quelle centrate sulla cultura, che negli anni precedenti avevano contribuito a cambiare il volto e l’identità di molte città, restituendo vitalità a interi territori, modificandone la capacità di attrazione nei confronti dei flussi turistici e degli investimenti privati, con ricadute concrete e positive sulla vita dei cittadini. Ciò che emerge, anche dalla ricerca condotta quest’anno, è che, nonostante tutte le difficoltà, molte amministrazioni locali stanno cercando in ogni modo di limitare la riduzione delle spese destinate al settore culturale, e laddove ciò non è attuabile, si fa il possibile per impiegare le poche risorse su progetti qualitativamente importanti per la comunità locale ancor più che per i turisti, in una prospettiva di nuova legittimazione del patrimonio e delle attività culturali presso i cittadini. Nel contempo, si assiste al rafforzamento del sistema delle aziende partecipate, che ha consentito l’introduzione di criteri gestionali maggiormente orientati a un * Professore associato di Gestione delle istituzioni culturali, Dipartimento di Economia, Seconda Università di Napoli Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 191 04/06/14 19:31 192 | 10° rapporto annuale federculture 2014 uso attento e consapevole delle risorse disponibili nonché alla qualità dei servizi erogati. Pertanto, nella linea di una continuità di ricerca e indagine che renda possibile individuare e analizzare gli eventuali segnali di cambiamento intervenuti, anche nella presente edizione per i Comuni si è cercato: –– di ricostruire l’andamento della domanda culturale attraverso la rilevazione del numero di ingressi ai luoghi della cultura civici; –– di ricostruire il peso della “funzione cultura” sul bilancio complessivo comunale, distinguendo fra spesa corrente e spesa in conto capitale. I Comuni che hanno aderito alla rilevazione sono stati complessivamente ventitré: Asti, Barumini, Bologna, Cagliari, Cles, Como, Fiesole, Firenze, Genova, L’Aquila, Lainate, Gesturi, Macerata, Mantova, Milano, Monfalcone, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Rosignano Marittimo, Siena, Torino. Con riferimento alle aziende culturali, analogamente alle precedenti edizioni della ricerca, gli obiettivi sono stati molteplici: –– valutare l’andamento dell’offerta culturale; –– verificare la tendenza dei prezzi per l’accesso a tali servizi; –– analizzare la struttura dei bilanci di tali aziende, con particolare attenzione alla quota di autofinanziamento; –– analizzare la composizione del personale, distinguendo fra dipendenti e collaboratori. an vor tos Le tor Ne luo al 3 già fra par ess ha Me (va Va Le aziende che hanno partecipato alla rilevazione sono state complessivamente quattordici: Fondazione Barumini Sistema Cultura, Fondazione Musei Senesi, Fondazione Museo delle antichità egizie di Torino, Fondazione Triennale di Milano, Fondazione Torino Musei, Fondazione Musei Civici di Venezia, Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Fondazione maxxi, Fondazione Maga, Azienda Speciale Palaexpo, Parchi Val di Cornia s.p.a., Fondazione Piccolo Teatro di Milano, Consorzio Teatro Pubblico Pugliese, Zetema Progetto Cultura. sto an tal Sia in caso dei Comuni, sia in quello delle aziende, si tratta di realtà che, anche se non costituiscono un campione significativo sotto il profilo statistico, appaiono in ogni caso estremamente indicative ed emblematiche del panorama nazionale; pertanto, i dati da esse fornite vanno considerati con molta attenzione. Di seguito, alcune riflessioni tratte dall’analisi delle dinamiche maggiormente significative nell’arco di tempo considerato, che va dal 2008 al 2013 ovvero al 2014 secondo le variabili analizzate. Per rendere più chiare e immediatamente comprensibili tali dinamiche, si è fatto ricorso a valori indice Va Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 192 04/06/14 19:31 Tot sta Font pe ei me con cultura, città e cittadini. bilanci dei comuni e delle aziende culturali | 193 vizi osuti, anziché ai valori assoluti propriamente calcolati; l’obiettivo del presente lavoro è, infatti, quello di enfatizzare tendenze ed evoluzioni/involuzioni piuttosto che la dimensione quantitativa analitica di un determinato fenomeno. ne Le visite ai luoghi della cultura comunali, dopo una battuta d’arresto nel 2012, tornano a crescere Nel periodo in esame – che va dal 2008 al 2013 – il numero medio di visite ai luoghi della cultura comunali mostra una tendenza alla crescita di poco inferiore al 30%. Se si osservano con attenzione le dinamiche anno per anno, come peraltro già segnalato nell’edizione precedente della presente ricerca, a incrementi annui fra il 2008 e il 2011 era seguito un calo importante del numero di visite nel 2012, pari a circa il 9%. Tale segnale di attenzione, nel corso dell’ultimo anno, sembra essere stato superato grazie a un incremento annuo nel 2013 di circa il 18%, che ha riportato il numero di visite a livelli addirittura superiori a quelli del 2011. co- enze, alno. di- ne Media visitatori 18 comuni (valore indice 2008 = 100) ie Variazione anno precedente enesi, Mione ga, Tea. he panane. or13 mice 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Variazione 2008-2013 100,0 101,0 108,3 119,6 108,8 128,5 28,5% 1,0% 7,2% 10,5% -9,0% 18,1% Dall’analisi dei dati, sembra indubbio che la capacità di attrazione di questo ampio sistema culturale sia in una fase di solida crescita, come si rileva anche dal confronto con la dinamica degli ingressi ai luoghi della cultura statali, esposti nella tabella che segue. 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Variazione 2008-2013 Totale ingressi luoghi della cultura statali (valore indice 2008 = 100) 100,0 97,2 103,1 111,6 105,0 108,3 8,3% -2,8% 6,1% 8,2% -6,0% 3,1% Variazione anno precedente Fonte: elaborazione su dati MiBACT, Statistiche culturali, 2014 Si osserva, infatti – come reso evidente dal grafico che segue – come la performance dei siti comunali sia risultata decisamente migliore: tra il 2008 e il 2013, i siti statali hanno fatto registrare un incremento dell’8,3%, largamente inferiore – dunque – rispetto a quello registrato per i siti comunali considerati. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 193 04/06/14 19:31 194 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Sp 20 20 20 20 20 20 Per quanto attiene all’analisi dei bilanci comunali, è preliminarmente necessario osservare che i dati raccolti presso i ventitré Comuni devono essere considerati soltanto indicativi per quel che riguarda il bilancio previsionale 2014, in quanto tale dato è stato fornito solo da nove di essi. Per l’anno 2013 (bilancio provvisorio), tale dato risulta invece disponibile per diciotto dei ventitré Comuni analizzati. Spesa corrente Tot. Bilancio Comune Funzione Cultura Spesa Cultura 2008 (media 23 Comuni) 100,00 3,87 3,87% 2009 (media 23 Comuni) 117,41 4,35 3,70% 2010 (media 23 Comuni) 118,41 4,29 3,62% 2011 (media 23 Comuni) 126,84 4,31 3,40% 2012 (media 23 Comuni) 133,73 4,03 3,02% 2013 (provvisorio; media 18 Comuni) 155,60 4,62 2,97% 2014 (previsionale; media 9 Comuni) 186,43 4,62 2,48% Tot. Bilancio Comune Funzione Cultura Spesa Cultura 2008 (media 23 Comuni) 73,76 1,52 2,07% 2009 (media 23 Comuni) 42,23 1,06 2,52% 2010 (media 23 Comuni) 50,33 1,37 2,73% 2011 (media 23 Comuni) 49,05 0,95 1,94% 2012 (media 23 Comuni) 38,22 0,48 1,25% 2013 (provvisorio; media 18 Comuni) 91,47 2,41 2,64% 2014 (previsionale; media 9 Comuni) 116,78 3,07 2,63% Valo To per Co me pre qu tem 2,9 Te Un tal aum L’i cio Spesa conto capitale Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 194 20 Lu inc La le – con to 04/06/14 19:31 neere ale 13 en- ra % % % % % % % ura 7% 2% 3% 4% 5% 4% 3% cultura, città e cittadini. bilanci dei comuni e delle aziende culturali | 195 Spesa Totale Tot. Bilancio Comune Funzione Cultura Spesa Cultura 2008 (media 23 Comuni) 173,76 5,40 3,11% 2009 (media 23 Comuni) 159,64 5,41 3,39% 2010 (media 23 Comuni) 168,74 5,66 3,36% 2011 (media 23 Comuni) 175,90 5,26 2,99% 2012 (media 23 Comuni) 171,95 4,51 2,62% 2013 (provvisorio; media 18 Comuni) 247,06 7,03 2,84% 2014 (previsionale; media 9 Comuni) 303,21 7,70 2,54% Valore indice: spesa corrente, totale Bilancio Comune = 100,00 Sulla base di tali informazioni, è possibile rilevare quanto segue: Torna a crescere la voce “cultura” nella spesa corrente dei Comuni; diminuisce però la sua incidenza Con riferimento alla spesa corrente per la cultura, se da un lato si osserva come nei bilanci provvisori del 2013 e in quelli previsionali del 2014 tale spesa presenti segnali di crescita in termini assoluti, è pur vero che l’incidenza di questa voce sui bilanci comunali tende a diminuire gradualmente e costantemente a partire dal 2008, quando era pari al 3,87%, fino a raggiungere il 2,97% nel 2013 e il 2,48% nel 2014. Tendono a crescere le spese in conto capitale per la cultura Una tendenza diversa si registra invece a proposito della spesa in conto capitale per la cultura che, tra il 2013 e il 2014 (dando fede ai bilanci previsionali), aumenta in misura significativa sia in termini assoluti sia in termini relativi. L’incidenza di tale voce di spesa è, attualmente, pari a circa il 2,6% del bilancio comunale, in crescita rispetto agli anni precedenti. Luci e ombre: aumenta la spesa complessiva per la cultura ma non la sua incidenza sui bilanci comunali La spesa complessiva – composta da spesa corrente e spesa in conto capitale – per la cultura ha mostrato un andamento altalenante a partire dal 2008, con il livello minimo raggiunto nel 2012 cui segue, fra 2013 e 2014, un netto incremento. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 195 04/06/14 19:31 196 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Da un altro punto di vista, tuttavia, si rileva come l’incidenza delle spese totali per la cultura sul bilancio generale dei Comuni tenda a diminuire nel corso degli anni, passando dal 3,11% del 2008 al 2,84% del 2013 e al 2,54% del 2014. Aumentano le entrate autogenerate, continua la diminuzione dei contributi pubblici e privati Per quel che attiene alle entrate delle aziende culturali, si registra un’importante contrazione del valore medio delle entrate complessive, passate da un valore indice convenzionale del 2008 pari a 100 a un valore indice di 84,2 del 2013 (-15,8% circa); tale contrazione generale si spiega alla luce della diminuzione (già in atto e rilevata nelle edizioni precedenti della ricerca) dei contributi pubblici, la cui incidenza nel 2008 valeva il 57,4% del totale delle entrate, a fronte del 46,1% del 2013; in termini assoluti, i finanziamenti pubblici sono passati quindi da un valore indice di 57,4 del 2008 a un valore indice di 38,8 dell’ultimo anno. Analogamente, è diminuita dal 15% al 9,3% l’incidenza dei contributi privati, che sono così passati da un valore indice pari a 15 nel 2008 all’attuale 7,8. Conseguentemente, i ricavi da biglietteria, affitti, bookshop ecc. sono aumentati dalla quota del 27,6% del 2008 al 44,7% del 2013, passando così da un valore indice di 27,6 a un valore indice pari a 37,6, come evidenziato nel grafico che segue, che mostra l’andamento dei valori indice delle tre categorie di entrate qui considerate. 60 50 Contributi pubblici Altri ricavi (biglietteria, affitti, bookshop ecc.) 20 10 0 Contributi da privati / sponsorizzazioni 2008 2009 2010 2011 2012 2013 L’effetto combinato di queste dinamiche determina un aumento complessivo della capacità delle aziende culturali di autofinanziarsi: infatti, l’incidenza complessiva di contributi privati e di ricavi autogenerati (biglietteria, affitti ecc.) mostra una tendenza all’incremento (+26,6% rispetto al 2008), attestandosi ben oltre il 50%, a fronte di circa il 42% che si registrava nel 2008. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 196 Co Co spo Alt bo TO Co Co spo Alt bo TO % Valo Qu Co de ne cis (va La pre Co per me pre ris 40 30 04/06/14 19:31 En Un ti d spe sio torso 14. orun 4,2 didei elle ubin- ri7,8. auda nel go- sinza itte8. cultura, città e cittadini. bilanci dei comuni e delle aziende culturali | 197 Anni 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Variazione 2008-2013 Contributi pubblici 57,40 46,55 45,57 43,37 43,87 38,79 -32,4% Contributi da privati / sponsorizzazioni 14,96 11,99 14,15 13,01 11,06 7,81 -47,8% Altri ricavi (biglietteria, affitti, bookshop ecc.) 27,64 34,22 36,94 37,58 33,29 37,62 36,1% TOTALE 100,00 92,76 96,66 93,96 88,21 84,21 -15,8% Contributi pubblici (a) 57,4% 50,2% 47,1% 46,2% 49,7% 46,1% Contributi da privati / sponsorizzazioni (b) 15,0% 12,9% 14,6% 13,8% 12,5% 9,3% Altri ricavi (biglietteria, affitti, bookshop ecc.) (C) 27,6% 36,9% 38,2% 40,0% 37,7% 44,7% TOTALE 100% 100% 100% 100% 100% 100% % di auto-finanziamento (B+C/totale) 42,6% 49,8% 52,9% 53,8% 50,3% 53,9% 26,6% Valore indice: totale Bilancio 2008 = 100,00 Qualche segnale positivo in termini di quantità dell’offerta Come già rilevato nelle edizioni precedenti della ricerca, permane una tendenza alla contrazione dell’offerta proposta dalle aziende culturali, sebbene nel 2013 si registri un segnale di inversione di tale orientamento, con un deciso incremento del numero di eventi realizzati rispetto all’anno precedente (valore indice 82 a fronte di un valore indice di 65). La diminuzione dei finanziamenti pubblici e privati ha provocato l’aumento dei prezzi dei biglietti Come già rilevato nella precedente edizione della ricerca, si conferma che – per far fronte alla diminuzione dei finanziamenti pubblici e privati – il prezzo medio dei biglietti d’ingresso tende a crescere in misura significativa, compresa fra il 10% circa del prezzo massimo e il 23% circa del prezzo minimo rispetto al 2008. E nonostante tutto… la domanda continua a crescere Un fenomeno interessante, già riscontrato in entrambe le edizioni precedenti della ricerca, attiene alla dinamica quantitativa della domanda, la quale, rispetto al 2008, è aumentata in misura significativa, nonostante una lieve flessione nel 2012. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 197 10/06/14 12:54 198 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Anni 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Variazione 2008-2013 Numero medio eventi realizzati (valore indice 2008 = 100) 100 84 81 67 65 82 -18,1% Numero medio degli ingressi1 (Valore indice 2008 = 100) 100 96 100 96 97 108 7,8% Numero medio delle presenze2 (valore indice 2008 = 100) 100 92 112 116 107 116 16,0% Prezzo minimo d’ingresso (valore indice 2008 = 100) 100,00 100,00 116,00 118,73 118,73 122,72 22,7% Prezzo massimo di ingresso (valore indice 2008 = 100) 100,00 100,55 97,56 97,56 102,88 109,95 9,9% 1 Numero 2 Numero Il s col cul rile com fle spe fin ini di biglietti rilasciati e ingressi in abbonamento di visitatori/spettatori totali, anche in eventi gratuiti Aumentano i dipendenti, diminuiscono i precari Per quel che riguarda la struttura del personale, si conferma quanto già osservato nell’ultima edizione della ricerca: il personale dipendente tende ad aumentare nel periodo considerato, sebbene tra il 2012 e il 2013 si sia registrata una lieve contrazione; diversamente, il numero di collaboratori è in decisa diminuzione sia in termini assoluti (-50% circa rispetto al 2008), sia in termini relativi, considerato che la loro incidenza sul totale del personale è passata dal 19,5% del 2008 al 9,1% del 2013. L’ultimo dato, di estremo interesse, e già rilevato nelle precedenti edizioni della ricerca, riguarda l’età media del personale, che risulta estremamente giovane, non superando i 40 anni, a fronte di un’età media dei dipendenti del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che supera i 50 anni. Anni 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Variazione 2008-2013 Numero personale dipendente (totale) (valore indice 2008 = 100) 100,0 101,6 108,7 109,0 112,6 107,4 7,4% 19,5 15,4 19,6 19,6 15,4 9,8 -49,7% 19,5% 15,1% 18,0% 18,0% 13,7% 9,1% 40,5 39,5 39,3 39,0 38,9 39,8 Numero collaboratori (totale) Collaboratori (% su totale) Età media personale Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 198 tro for zi bia cor rie mo di app svi te car coi tal tui de co zio ne lib da 10/06/14 12:54 cultura, città e cittadini. bilanci dei comuni e delle aziende culturali | 199 ne 13 1% 8% 0% 7% 9% erauata diini dal oni ioMini. ne 13 4% 7% alcune conclusioni Il settore culturale, come e più di altri settori, sta vivendo un periodo particolarmente turbolento, fatto di luci e ombre. Apparentemente, le spese per la cultura dei Comuni sembrano mostrare una tendenza alla crescita, ma il dato rilevante e non incoraggiante è che il loro peso in termini relativi sui bilanci comunali tende invece a diminuire; e tale diminuzione è evidentemente il riflesso di una ridotta importanza attribuita al settore. Diversamente, il settore rimane vivacissimo e sempre più centrale nella prospettiva degli utenti, che continuano a crescere, sebbene la contrazione dei finanziamenti abbia generato una certa diminuzione del numero di eventi e iniziative proposte. La contrazione dei contributi pubblici e di quelli privati ha dovuto peraltro essere compensata da un forte incremento delle entrate autogenerate che, forzatamente, è stato raggiunto attraverso un sensibile incremento dei prezzi dei biglietti. La struttura del personale, mediamente giovane, sta sensibilmente cambiando, perdendo quella connotazione di precarietà che aveva assunto nel corso degli anni. Va anche detto che la dimensione quantitativa dei fenomeni analizzati non riesce a intercettare tutte le dinamiche in atto all’interno del settore. Per tale motivo, in via sperimentale, nella presente edizione della ricerca si è cercato di raccogliere anche informazioni di tipo qualitativo. Ne è emerso un quadro che – ancorché provvisorio e bisognoso di ulteriori approfondimenti – vede amministrazioni comunali di piccoli e grandi Comuni sviluppare, con le ridotte risorse disponibili, iniziative culturali specificamente rivolte a categorie di cittadini svantaggiate (persone con disabilità, persone caratterizzate da disagio sociale, anziani ecc.), attraverso, ad esempio, il loro coinvolgimento in attività di accoglienza, mediante percorsi a loro dedicati, talvolta con l’ausilio delle moderne tecnologie, grazie a ingressi concessi gratuitamente, attraverso la promozione di festival tematici ecc. Sotto un altro profilo, non meno interessante, è stato registrato l’impegno delle amministrazioni comunali a impiegare il patrimonio culturale (artistico e librario, in particolare) per realizzare progetti volti a favorire l’integrazione delle minoranze etniche presenti sul territorio. Esempi in tale direzione vanno dalla creazione di sezioni bibliografiche multiculturali (includendo libri, film, musica ecc.), alla promozione di festival centrati su culture “altre” da quella italiana, alla produzione di film sul tema dell’emigrazione, fino alla Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 199 04/06/14 19:31 200 | 10° rapporto annuale federculture 2014 visita ai musei realizzata con l’intento di creare un ponte e un dialogo con le altre culture presenti nella cittadinanza. Un altro aspetto qualificante, per il momento rilevato solo presso i Comuni di maggiori dimensioni, attiene alla partecipazione dei cittadini nella fase di progettazione delle iniziative culturali. Si tratta di una tendenza ancora embrionale in Italia ma già ampiamente diffusa all’estero; sintomo di una grande attenzione verso i cittadini-fruitori, questo approccio innovativo prevede l’ascolto di gruppi di cittadini per meglio orientare la realizzazione delle attività culturali a loro destinate. Il quadro delineato, ampio e complesso, ci pone di fronte a una situazione che, da un lato, vede chi è impegnato direttamente in ruoli di responsabilità del patrimonio culturale dei Comuni fare il massimo con le risorse disponibili, per mantenere standard di offerta apprezzati dal pubblico; dall’altro lato, si osserva un crescente numero di persone partecipare alle attività culturali e ricordare a tutti come, almeno per loro, il patrimonio culturale sia ancora un elemento importante. E questa precisa volontà occorre sia tenuta in adeguata considerazione. Federcultura_2014-saggi_GRANDE.indd 200 04/06/14 19:31 dati e analisi sulle dinamiche del settore cultura-turismo 2012-2013 a cura di Emanuela Berna Berionni* la penisola del tesoro L’ultimo aggiornamento dell’Indice di Competività Globale (gci) del World Economic Forum per il 2013-2014 vede l’Italia al 49° posto su 148 economie mondiali valutate. Siamo dietro alla Lituania e davanti al Kazakistan. Guidano stabilmente la classifica Svizzera, Singapore e Finlandia. La Germania è al 4° posto, la Francia al 23° e la Spagna al 35°. La Grecia al 91°. Dopo un lieve miglioramento nel 2012, nel 2013 l’Italia perde sette posizioni, peggiorando in tutti gli indicatori. L’Italia, comunque, continua a fare bene in alcune delle aree più complesse misurate dall’Indice, in particolare nella qualità delle imprese, dove si è classificata al 27° posto, e dei beni prodotti, con uno dei migliori gruppi di imprese di tutto il mondo (2° posto). Tuttavia, la competitività complessiva del Paese continua a essere ostacolata da alcune debolezze strutturali, tra le quali quelle istituzionali che includono elevati livelli di corruzione, la criminalità organizzata e una percepita mancanza di indipendenza all’interno del sistema giudiziario, che aumentano i costi aziendali e minano la fiducia degli investitori. L’Italia si classifica, infatti, al 102° posto per il suo ambiente istituzionale. Una maggiore stabilità politica nel Paese e maggiori * Ufficio Studi di Federculture Federculture_2014-grafici_grandi.indd 201 10/06/14 12:55 202 | 10° rapporto annuale federculture 2014 sforzi per affrontare le rigidità strutturali sono indispensabili per incrementarne la competitività, che può contare anche su una delle offerte culturali più ampia al mondo. L’Italia è un paese con un patrimonio artistico articolato e diffuso. Siamo primi al mondo per numero di siti unesco detenuti (49), seguiti da Cina (45) e Spagna (44). Inoltre, il Bel Paese conta 46.025 edifici storici, 3.847 musei, 1.200 teatri. Ma l’Italia è un paese ricco di storia e tradizioni visibili non solo nei monumenti spettacolari e nel patrimonio artistico e culturale che conserva e mostra con orgoglio al resto del mondo. Le sagre, le feste popolari, le fiere e i festival enogastronomici sono esempi di conservazione vitale delle tradizioni del nostro Paese. Eventi popolari legati soprattutto a prodotti dell’enogastronomia locale e a ricorrenze religiose e storiche che contribuiscono ad alimentare il turismo: quello enogastronomico vale 5 miliardi. In media 6 italiani su 10 sono assidui frequentatori di tali eventi. L’Italia è l’unico paese al mondo che può contare anche sulla leadership europea nella produzione biologica e nell’offerta di prodotti tipici con ben 229 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e 4.606 specialità tradizionali censite dalle regioni, mentre sono 509 i vini a Denominazione di Origine Controllata (doc), Controllata e Garantita (docg) e a Indicazione Geografica Tipica (331 vini doc, 59 docg e 119 igt). Questo ricchissimo sistema produttivo culturale, insieme a quello delle industrie creative, genera un fatturato annuo di 78,8 miliardi di euro, contro i 108,8 del Regno Unito, gli 86,6 della Francia e i 121 della Germania. L’Italia detiene il 6% delle esportazioni di beni culturali e creativi a livello mondiale, ovvero il 19% a livello europeo, posizionandosi al 5° posto tra i maggiori esportatori di beni culturali al mondo, preceduta da Cina, Stati Uniti e Germania e Hong Kong. Federculture_2014-grafici_grandi.indd 202 10/06/14 12:55 la N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 49 50 enali Indice di Competitività Globale (GCI) Punteggio Posizione Variazione Paese Svizzera Singapore Finlandia Germania Stati Uniti Svezia Honk Kong SAR Paesi Bassi Giappone Regno Unito Norvegia Taiwan, Cina Qatar Canada Danimarca Austria Belgio Nuova Zelanda Emirati Arabi Arabia Saudita Australia Lussemburgo Francia Malesia Corea Brunei Israele Irlanda Cina Puerto Rico Italia Kazakistan GCI 2012-2013 N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 49 50 Posizione inoi lia nagniti la competitività globale: la posizione dell’italia GCI 2013-2014 iaCi47 biale pone tto he e5 nti. eu29 pemiea dati e analisi | 203 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 49 50 5,67 5,61 5,54 5,51 5,48 5,48 5,47 5,42 5,40 5,37 5,33 5,29 5,24 5,20 5,18 5,15 5,13 5,11 5,11 5,10 5,09 5,09 5,05 5,03 5,01 4,95 4,94 4,92 4,84 4,67 4,41 4,41 1 2 3 6 7 4 9 5 10 8 15 13 11 14 12 16 17 23 24 18 20 22 21 25 19 28 26 27 29 31 42 51 0 0 0 2 2 -2 2 -3 1 -2 4 1 -2 0 -3 0 0 5 5 -2 -1 0 -2 1 -6 2 L’ambiente istituzionale dell’Italia nella competitività globale 102 3,5 0 1 -7 1 Posizione Punteggio *Le istituzioni sono una dimensione dell’indice “caratteristiche strutturali” Posizione dell’Italia per sottoindici di competitività globale Caratteristiche strutturali Efficienza Innovazione Posizione Punteggio Posizione Punteggio Posizione Punteggio 50 4,85 48 4,34 30 4,22 Fonte: WEF Federculture_2014-grafici_grandi.indd 203 10/06/14 12:55 Sicilia Federculture_2014-grafici_grandi.indd 204 0 500 1.000 1.500 2.000 Museo 2.500 3.000 Area o parco archeologico 3.500 Centro 1.103 Sud 579 Isole 320 Nord-Est 957 Nord-Ovest 888 La distribuzione geografica – Musei Nord-Ovest 29 Centro 70 Nord-Est 16 Centro 159 Sud 70 Isole 56 Nord-Est 93 Nord-Ovest 123 Fonte: MiBACT La distribuzione geografica – Monumenti Sud 58 Isole 67 La distribuzione geografica – Aree e parchi archeologici 4.000 Monumento, complesso monumentale o altro italia: prima per patrimonio culturale? ITALIA Piemonte Liguria Valle d'Aosta Lombardia Friuli-Venezia Giulia Trentino-Alto Adige Emilia-Romagna Veneto Toscana Lazio Umbria Marche Basilicata Campania Calabria Abruzzo Puglia Molise Sardegna Il patrimonio culturale nelle Regioni i beni culturali: un patrimonio diffuso nei territori 204 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 3,9 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 205 21 Fonte: UNESCO 981 Stati Uniti Mondo 28 25 Regno Unito Russia 32 30 Messico India 38 38 Francia Germania 4,5 44 Spagna 100,0 2,1 2,5 2,9 3,1 3,3 3,9 4,6 45 Cina % 5,0 49 Italia Siti 759 8 15 23 24 27 35 34 39 31 45 Culturali 193 12 10 4 6 5 3 3 3 10 4 Naturali I siti UNESCO: confronti internazionali italia: prima per patrimonio culturale? 29 1 0 1 0 0 0 1 2 4 0 Misti Centro 159 93 Fonte: MiBACT dati e analisi | 205 04/06/14 19:29 25 24 - 9 11 Lombardia Federculture_2014-grafici_grandi.indd 206 245 19 19 89 56 62 16 3 3 1 181 10 18 59 51 43 7 3 - 1 5 1 - 11 23 5 6 25 25 19 2 5 10 23 - 10 1922-1946 145 14 22 41 30 38 10 4 - 2 3 4 3 10 13 4 4 20 12 11 5 2 7 18 4 9 1947-1959 181 11 28 48 48 46 8 3 4 3 7 3 4 7 20 12 2 14 10 25 7 6 15 25 1 5 1960-1969 294 15 32 89 79 79 10 5 5 1 9 5 3 9 36 18 9 26 22 32 16 9 31 40 1 7 1970-1979 605 63 82 128 157 175 39 24 6 5 22 14 14 21 60 30 15 23 50 54 27 26 60 64 16 35 1980-1989 1.118 120 199 316 252 231 56 64 12 9 40 38 44 56 132 73 37 74 72 92 53 35 99 73 19 40 1990-1999 04/06/14 19:29 i nostri musei: non tutti vecchi, ma poco digitali /2 *Il totale Italia differisce dal totale rilevato nella classificazione degli istituti per tipologia prevalente a causa del diverso numero di rispondenti 131 5 Isole ITALIA 9 51 Centro Sud 23 43 Nord-Ovest Nord-Est 2 3 Sardegna 2 1 Puglia Sicilia 6 - - 1 2 Calabria Abruzzo - 6 6 Molise 36 26 Toscana Campania Basilicata 10 15 1 14 Umbria Marche 13 28 14 10 Veneto 7 28 Lazio 2 21 Trentino-Alto Adige 8 Emilia-Romagna 6 Friuli-Venezia Giulia Piemonte 10 3 Liguria Valle d’Aosta 3 1861-1921 Prima del 1861 Anni di apertura al pubblico i nostri musei: non tutti vecchi, ma poco digitali /1 428 4.465 1.565 677 1.296 1.043 1.021 215 213 50 34 142 97 151 203 534 286 167 309 296 428 180 139 386 381 74 180 171 268 475 327 324 66 105 20 11 49 31 80 77 188 115 83 89 78 146 61 42 129 104 30 61 Dal 2000 in poi Totale musei e istituti similari Fonte: MiBACT 206 | 10° rapporto annuale federculture 2014 La digitalizzazione dei musei italiani – Servizi attivi per area geografica (%) i nostri musei: non tutti vecchi, ma poco digitali /2 *Il totale Italia differisce dal totale rilevato nella classificazione degli istituti per tipologia prevalente a causa del diverso numero di rispondenti Fonte: MiBACT Fonte: MiBACT dati e analisi | 207 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 207 10/06/14 12:56 Musei/Istituti Federculture_2014-grafici_grandi.indd 208 200 164 45 Privato cittadino Altro (b) Non indicato 100 1,0 4,8 9,3 il personale: la dimensione occupazionale dei musei (a) Comprende: istituto o scuola di ogni ordine e grado, istituto o ente di ricerca, consorzio di diritto pubblico, altro ente pubblico o soggetto pubblico non altrimenti specificato. (b) Comprende: fondazione bancaria, consorzio o altra forma di cooperazione tra imprese, ente pubblico economico, azienda speciale o azienda pubblica di servizi, Impresa o ente privato costituito all’estero, altro soggetto privato non altrimenti specificato *Titolare: soggetto che ha la responsabilità giuridico-amministrativa del museo/istituto. Se i beni e/o le collezioni sono stati conferiti in prestito a lungo termine o in concessione d’uso, si fa riferimento al detentore (che li ha ricevuti in deposito) e non al proprietario. 4.588 3,6 221 Fondazione non bancaria Totale 4,4 426 Associazione (riconosciuta e non) 3,3 153 9,9 35,3 Società (di persone, capitali, cooperativa ecc.) 1.618 Istituti privati 6,1 454 282 Altro (a) 2,4 42,3 Ente ecclesiastico o religioso 109 1.939 Università pubblica Comune e comunità montana o isolana 2,1 1,8 97 84 Regione Provincia 63,8 % 9,0 2.925 N. 414 Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (statali) Istituti pubblici Soggetto titolare* Titolarità di musei e istituti similari la titolarità dei musei Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole ITALIA 893 582 449 660 392 435 463 231 327 111 Pubblica Privata 1.618 2.925 Fonte: MiBACT Titolarità di musei e istituti similari per area geografica 208 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 209 27 5 48 Puglia 45 1.571 92 Isole ITALIA 419 233 Centro Sud 460 367 Nord-Ovest 17 30 62 Sicilia Sardegna Nord-Est 21 53 71 Campania Calabria 903 53 119 294 251 186 36 36 8 15 20 Molise Basilicata 22 55 26 Umbria Abruzzo 58 111 80 39 71 102 39 69 177 Lazio Toscana 35 118 Marche Friuli-Venezia Giulia 141 115 Emilia-Romagna Veneto 76 Trentino-Alto Adige 15 38 78 47 Liguria Valle d’Aosta 74 59 131 204 Un solo addetto Lombardia Nessun addetto Piemonte 1.304 152 209 405 299 239 77 75 48 60 9 11 44 37 57 103 179 66 48 81 135 35 7 41 80 111 Da 2 a 5 addetti 515 99 80 135 90 111 45 54 10 28 3 3 24 12 13 45 54 23 14 21 36 19 4 17 37 53 Da 6 a 15 addetti 119 12 19 33 31 24 - 12 2 11 3 - 2 1 2 14 16 1 1 8 16 6 1 6 4 13 Da 16 a 25 addetti Personale addetto (esclusi volontari) il personale: la dimensione occupazionale dei musei detentore (che li ha ricevuti in deposito) e non al proprietario. 119 25 29 29 21 15 5 20 2 13 10 - 3 1 2 15 10 2 4 5 8 4 - 2 11 2 Da 26 a 50 addetti 57 10 18 17 7 5 - 10 2 13 - - 3 - 1 12 3 1 1 1 2 3 - - 2 3 Più di 50 addetti Fonte: MiBACT 4.588 443 707 1.332 1.066 1.040 225 218 156 214 53 34 151 99 175 316 550 291 142 302 440 182 74 182 397 387 Totale musei e istituti similari Fonte: MiBACT dati e analisi | 209 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 210 54 Molise 1.923 542 26 40 11 12 17 31 1 37 19 17 16 57 23 6 23 44 28 36 8 90 Città del vino 04/06/14 19:29 220 0 11 2 0 0 140 0 0 20 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 46 Città della nocciola 219 3 12 8 5 10 8 2 21 12 20 22 17 11 19 7 4 7 18 2 11 I borghi più belli d’Italia 166 2 20 5 1 3 35 3 2 9 5 16 16 6 2 1 1 1 1 0 37 Città del bio l’industria della qualità: le produzioni tipiche 333 25 13 14 13 33 32 29 15 15 22 25 46 1 33 5 7 2 3 0 0 Città dell’olio Fonte: IFEL su dati MiBACT, Centro Studi Confindustria Totale 114 Sardegna 63 Calabria 106 41 Basilicata Sicilia 92 Puglia 260 119 Campania 103 Abruzzo 70 Lazio 63 96 Emilia-Romagna Marche 68 Liguria Umbria 51 Friuli-Venezia Giulia 163 76 Veneto Toscana 41 105 11 227 Trentino-Alto Adige Lombardia Valle d’Aosta Piemonte N. comuni aderenti I comuni partecipanti a Res Tipica, per Regione – 2013 l’industria della qualità: le produzioni tipiche Totale ≥ 250.000 333 0 7 24 38 74 105 85 Città dell’olio 62 15 Paesi Bassi 116 Regno Unito Germania 177 225 Francia Spagna 275 Prodotti agricoli Italia 542 1 17 52 69 98 169 136 Città del vino 220 0 1 11 25 32 66 85 Città della nocciola Marchi enogastronomici – 2013 (Denominazioni DOP e IGP) 1.923 5 31 196 143 10.000-19.999 20.000-59.999 60.000-249.999 331 544 673 N. comuni aderenti 5.000-9.999 2.000-4.999 0-1.999 Classe di ampiezza demografica 12 4 39 144 451 605 Vini 219 0 0 1 18 51 63 86 I borghi più belli d’Italia 166 4 8 24 13 36 34 47 Città del bio I comuni partecipanti a Res Tipica, per classe demografica – 2013 210 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Cuneo Siena Verona Gorizia Udine Bolzano/Bozen Asti Alessandria Brescia Perugia Treviso Ancona Pavia Trento Avellino Grosseto Forlì-Cesena Livorno Ascoli Piceno Potenza 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 13 15 16 17 18 19 20 Province 1 Ranking Le prime 20 province con il maggior numero di produttori enogastronomici – 2013 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 211 Asti Trapani Foggia Viterbo 18 18 18 Latina Pavia Cosenza Modena Ferrara Ravenna Alessandria Perugia Forlì-Cesena Grosseto Vicenza Bergamo Verona Padova Treviso Brescia Trento Salerno Cuneo Province 18 18 18 16 16 12 12 12 12 10 10 9 8 7 4 4 4 3 2 1 Ranking Le prime 20 province con il maggior numero di prodotti tipici (DOP e IGP) – 2013 l’industria della qualità: le produzioni tipiche Fonte: IFEL su dati MiBACT, Centro Studi Confindustria Altro fattore Enogastronomia Sagre ed eventi Arte e cultura Qualità dell'ambiente Vino 17% 19% 19% 23% Fonte: Censis Servizi, Confindustria 9% 13% I fattori di attrazione del territorio – 2013 dati e analisi | 211 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 212 0,6 0,6 Italia Paesi Bassi 3,2 2,8 2,8 0,8 1,2 0,5 Francia Paesi Bassi Spagna 2,7 3,4 2,3 2,5 4,0 3,4 2,9 Industrie culturali** 04/06/14 19:29 1,1 2,2 1,3 1,4 1,3 1,6 Industrie creative*** 2,0 1,5 1,5 2,8 1,4 1,5 2,0 Industrie creative*** il sistema produttivo culturale: le esportazioni di beni creativi Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Eurostat * Patrimonio storico-artistico, arti performative e arti visive ** Film, video, radio-tv, musica, libri e stampa, videogiochi e software *** Architettura, comunicazione e branding, design, arredamento, produzione di stile 0,9 0,6 Regno Unito 0,8 Germania Italia 0,8 Nucleo* UE 27 0,7 Francia 3,1 4,8 3,2 Industrie culturali** Occupati nella cultura (% sul totale e migliaia) 0,8 0,7 Regno Unito Germania 0,7 Nucleo* UE 27 5,2 6,1 4,6 5,9 6,3 5,7 5,7 Totale cultura 4,9 5,5 4,8 5,2 6,9 5,5 Totale cultura Valore aggiunto della cultura a prezzi correnti (% sul totale) il sistema produttivo culturale italiano 901 512 1.186 1.360 1.847 2.290 12.230 Totale cultura (migliaia) 26,4 78,8 86,0 121,8 108,8 618,6 Totale cultura (MLD euro) 212 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 213 16.502 Italia 17.695 90.377 97.862 19.946 101.775 110.457 261.729 2004 1,1 0,1 0,3 0,2 0,1 0,1 Regno Unito Spagna Francia Mondo Germania Paesi Bassi 0,5 0,8 0,5 0,6 0,4 1,1 0,4 Industrie culturali** 1,7 2,1 3,1 3,3 3,7 2,5 8,5 Industrie creative*** 2005 20.441 112.553 117.509 290.472 2,3 3,0 3,7 4,1 4,2 4,7 9 Totale cultura Paesi ordinati per totale cultura * Arti visive ** Film, musica, libri e stampe, videogiochi *** Design, arredamento, artigianato artistico, abbigliamento esterno e calzature 0,1 Nucleo* Italia 83.892 226.002 2003 Export culturale su totale Paese – Valore % 2011 86.139 G8 198.240 2002 Unione Europea Mondo 22.911 122.626 128.155 316.456 2006 26.688 144.313 151.389 370.631 2007 20.947 124.166 132.587 350.798 2009 23.342 131.761 139.486 391.760 2010 27.308 147.209 158.909 454.019 2011 17,0% 11,7% 13,9% 15,9% Var. 2011/2010 Fonte: elaborazioni Federculture su dati UNCTAD STAT 65,5% 75,5% 84,5% 129,0% Var. 2011/2002 Esportazioni di beni creativi – quota di mercato dell’Italia rispetto alle altre economie 28.101 152.715 163.725 408.936 2008 Esportazioni di beni creativi – 2002-2011 (dollari USA – milioni) il sistema produttivo culturale: le esportazioni di beni creativi Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Eurostat dati e analisi | 213 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 214 31.216 27.308 19.694 19.135 7.078 7.006 1.397 Germania Italia Regno Unito Francia Canada Giappone Russia 4.261 2.083 194 Canada Russia 13.197 Francia 7.978 14.209 Stati Uniti Giappone 15.874 Germania Regno Unito 23.557 Italia Dollari USA (milioni) L’Italia nel G8 – Design 34.376 Stati Uniti Dollari USA (milioni) L’Italia nel G8 – Beni creativi 14.209 13.197 Stati Uniti Francia 4.261 15.874 Germania 7.978 20.102 India Giappone 23.557 Italia Regno Unito 96.672 Dollari USA (milioni) L’Italia nel G20 – Design 7.078 19.135 19.694 Cina Canada Francia Regno Unito 22.094 27.308 Italia India 31.216 34.376 125.646 Germania Stati Uniti Cina Dollari USA (milioni) L’Italia nel G20 – Beni creativi esportazioni di beni creativi: il posizionamento dell’italia Italia India Regno Unito Francia Svizzera Olanda Belgio 4 5 6 7 8 9 10 11 20 19 18 17 16 15 14 5.412 5.433 5.933 6.052 6.125 6.428 7.006 7.078 7.282 8.299 8.932 12.680 19.135 19.694 22.094 27.308 31.197 31.216 34.376 125.646 Dollari USA (milioni) Fonte: elaborazioni Federculture su dati UNCTAD STAT Polonia Repubblica Ceca Austria Spagna Thailandia Turchia Giappone Canada Cina, Hong Kong SAR 3 Singapore Germania 2 13 Stati Uniti 1 12 Economie individuali Cina I principali Paesi esportatori di beni creativi al mondo 214 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 In mo di b stra risp che ed ri d con siva rar sos pol da zia mil 201 ter nis poc si p di l In zaz +6% 41% zio dev si m al 2 I ese nat lan Fonte: elaborazioni Federculture su dati UNCTAD STAT dati e analisi | 215 investire in cultura: quali risorse per uno sviluppo sostenibile nel lungo periodo? In Italia la spesa per la cultura costituisce lo 0,2% del bilancio statale. Eppure, abbiamo la fortuna, oltre che la responsabilità, di disporre di uno straordinario patrimonio di beni artistici, museali e paesaggistici, di culture e tradizioni che costituiscono la nostra identità e fanno dell’Italia un paese unico al mondo. Siamo ancora molto indietro rispetto all’assunzione della cultura come un fattore di sviluppo. Ma è un dato di fatto che la cultura sia sempre più un canale privilegiato di produzione di pensiero innovativo e di sollecitazione all’innovazione. La creatività difficilmente può svilupparsi al di fuori di comunità capaci di favorire e promuovere la cultura. Occorre allora superare una concezione della valorizzazione della cultura e dei beni culturali legata pressoché esclusivamente al tempo libero e al turismo: è questa, infatti, la visione che porta a considerare la cultura come la cenerentola dei bilanci pubblici, come lusso, spesa sempre meno sostenibile anziché come investimento. Tali osservazioni si innestano in uno scenario politico che – invece di premiare il settore culturale – lo sta penalizzando pesantemente da oltre un decennio. Basti pensare a tale riguardo che dal 2004 a oggi le risorse stanziate per il finanziamento del mibact sono state ridotte del 27,4%, passando da 2.197 milioni di euro del 2004 a 1.595 nel 2014. Nella legge di stabilità per il triennio 2014-2016 si prevede uno stanziamento medio pari a 1.527 milioni di euro, con un calo ulteriore del 3,1%. Dato che appare ancora più grave se si considera che dal 2013 al Ministero sono state affidate anche le competenze in tema di turismo, finanziate però con poche decine di milioni di euro. In controtendenza il fus, rispetto al quale per il 2014 si prevede un incremento del 4,1%, da 389 a 405 milioni di euro: guardando al trend di lungo periodo, del resto, si registra una variazione negativa del 19% rispetto al 2004. In tale scenario, anche il contributo dei privati viene meno. Sul fronte delle sponsorizzazioni a favore di cultura e spettacolo, se nel 2013 c’è una leggera ripresa (159 milioni, +6% rispetto al 2012), nel lungo periodo, tra il 2008 e il 2013, si evidenzia un calo del 41%. Il trend negativo riguarda anche il volume delle erogazioni derivanti dalle fondazioni bancarie: dal 2006 al 2011 hanno subito una riduzione del 31,2% alla quale si deve aggiungere un ulteriore calo del 9% dal 2011 al 2012. Nella medesima direzione si muovono le risorse statali derivanti dal Gioco del Lotto, con una riduzione rispetto al 2013 del 39,4%. Federculture_2014-grafici_grandi.indd 215 10/06/14 12:57 216 | 10° rapporto annuale federculture 2014 le risorse pubbliche per la cultura I tagli alle risorse inevitabilmente si ripercuotono al livello degli enti locali. A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, le grandi città d’arte hanno decurtato le risorse destinate al finanziamento della cultura: Torino è passata dal 4,2%, rispetto al totale del bilancio comunale, di risorse impiegate per il finanziamento alla cultura nel 2012 al 3,8% nel 2013, Bologna dal 4% al 3,9%, Genova dal 3,3% al 2,9%. Per Milano e Firenze si registrano, invece, variazioni in aumento, addirittura un +103% di Firenze rispetto al 2012. In tale contesto è necessario promuovere azioni di raccolta fondi alternative. In Europa sta prendendo sempre più piede il crowdfunding, la raccolta fondi tramite microfinanziamenti su internet: per il «Wall Street Journal» e l’«Economist» è un’alternativa possibile al venture capital. Sono decine le piattaforme attive, e quelle di natura “generalista”, come RocketHub e Kickstarter, ospitano i progetti più diversi: dalla realizzazione di una telecamera panoramica per iPhone alla messa in scena a teatro di Terminator 2. Nato come strumento “dal basso”, il “finanziamento della folla” – che sfrutta la velocità della rete e la condivisione dei social network – sta investendo le istituzioni culturali: al Louvre di Parigi mancavano un milione di euro per acquisire Le tre Grazie di Lucas: per raggiungere tale somma il Museo ha chiesto aiuto on line e ora l’opera è della Francia. Federculture_2014-grafici_grandi.indd 216 10/06/14 12:57 Previsionale 2.102.267.762 2.240.982.404 2.114.531.106 2.116.173.301 2.196.711.000 2.200.625.507 1.859.838.752 1.987.001.163 2.037.446.020 1.718.595.000 1.710.407.803 1.425.036.650 1.687.429.482 1.546.779.172 1.595.345.278 1.485.446.276 1.466.676.569 Anno 2000 2001 2002 2003 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 217 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 n.d. n.d. 0,19% 0,20% 0,22% 0,19% 0,21% 0,23% 0,28% 0,29% 0,29% 0,34% 0,34% 0,32% 0,35% 0,37% 0,39% Bilancio Stato PIL n.d. n.d. n.d. 0,10% 0,12% 0,11% 0,11% 0,11% 0,13% 0,13% 0,13% 0,15% 0,16% 0,16% 0,16% 0,18% 0,18% Consuntivo n.d. n.d. n.d. n.d. 1.808.327.129 1.807.888.266 1.795.542.456 1.937.309.228 2.116.328.608 2.230.275.797 2.226.883.335 2.408.291.149 2.405.206.549 2.583.527.910 2.478.989.157 2.707.783.742 2.398.719.341 6,2% 2,5% 2,5% 1,6% 1,2% 0,9% 0,2% 0,2% 0,2% 0,2% 0,1% 14,2% 70,1% Fonte: elaborazioni Federculture su dati MiBACT, Ragioneria Generale dello Stato Lavoro e politiche sociali Istruzione, università, ricerca Difesa Interno Infrastrutture e trasporti Sviluppo economico Giustizia Affari esteri Beni e attività culturali e turismo Salute Politiche agricole e forestali Ambiente e tutela del territorio Incidenza % dello stanziamento dei singoli Ministeri sul bilancio dello Stato – 2014 Il bilancio del MiBACT (milioni di euro) re12. Euroiva raone r 2. cità : al per ia. Stato di previsione di spesa e consuntivo MiBACT le risorse pubbliche per la cultura dati e analisi | 217 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 218 2007 441 456 2008 € 62.523.920,00 € 5.446.000,00 Attività teatrali Attività circensi € 389.846.936,60 100 0,19 0,01 0,16 0,03 2011 408 Importo € 405.339.000,00 € 82.060.000,00 € 5.281.000,00 € 64.306.000,00 € 10.562.000,00 € 56.465.000,00 411 389 2012 100 0,20 0,01 0,16 0,03 0,14 0,46 % sul totale 2014 405 4,0% 11,8% -3,0% 2,9% 2,6% 2,7% 1,9% Importo Var. 2014/2013 2013 Var. 2014/2004 - 19% Riparto FUS 2014 2010 409 € 186.665.000,00 2009 398 04/06/14 19:29 le risorse pubbliche – gioco del lotto e cultura *Nel totale delle attività cinematografiche sono compresi gli stanziamenti per l’Osservatorio dello Spettacolo e le Spese funzionali Comitati e Commissione Totale Attività cinematografiche* € 73.387.792,60 € 10.290.720,00 Attività di danza 0,14 € 54.969.424,00 Settore Attività musicali Riparto FUS 2013 2006 377 47,00 2005 465 Importo 2004 500 € 183.229.080,00 2003 507 Fondazioni liriche 2002 501 % sul totale 0 100 200 300 400 500 600 Il fondo Unico per lo Spettacolo 2002-2014 (milioni di euro) il finanziamento pubblico allo spettacolo Fonte: MiBACT 218 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 219 14,4% 2.002.654 Antichità Fonte: elaborazioni Federculture su dati MiBACT 2005/2004 2006/2005 0,0% 48.480.233 2.093.517 Sisma 2012 Totale 6.046.390 Affari generali e innovazione 18.857.330 1.350.000 Valorizzazione Regioni/Province Autonome 300.000 3.400.000 Spettacolo dal vivo Cinema 10.038.510 2.891.832 Arti 1.500.000 Archivistici 2012 Librari Settore 29.387.087 0 0 990.425 871.380 3.455.588 493.656 13.429.916 5.429.737 2.924.241 1.792.144 2013 100,00% 0,00% 0,00% 3,37% 2,97% 11,76% 1,68% 45,70% 18,48% 9,95% 6,10% % -31,2% 2007/2006 -15,8% 2008/2007 -11,8% 2009/2008 -22,6% 2010/2009 -21,5% 2011/2010 903.285.801 29.387.087 48.480.233 47.761.541 60.860.584 78.669.103 89.228.322 106.028.882 154.078.569 154.078.569 134.712.911 Importo 1,5% -39,4% 2013/2012 Var. 2013/2004 - 78% 2012/2011 Totale 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 Anno Risorse Lotto – Serie storica 2004/2013 Fondi Gioco del Lotto – Andamento 2004/2013 100,00% 4,32% 12,47% 38,90% 2,78% 7,01% 0,62% 20,71% 4,13% 5,96% 3,09% % Ripartizione dei fondi Lotto per settore – 2012 e 2013 le risorse pubbliche – gioco del lotto e cultura *Nel totale delle attività cinematografiche sono compresi gli stanziamenti per l’Osservatorio dello Spettacolo e le Spese funzionali Comitati e Commissione Fonte: MiBACT dati e analisi | 219 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 220 Totale 71.960 577 364 Turismo Giustizia 70.031 336 481 736 9.410 870 9.960 14.671 807 Sviluppo economico Settore sociale 1.354 10.264 825 14.552 Servizi produttivi Gestione del territorio 1.472 10.476 Sport e tempo libero Trasporti 2.135 3.194 3.249 2.399 Polizia locale 6.371 20.272 2011 6.655 20.561 2010 Cultura e beni culturali Istruzione pubblica Amministrazione, gestione e controllo Funzioni Milioni di euro 04/06/14 19:29 Incidenza % della spesa in cultura sul bilancio totale – Serie storica 1998/2013 la spesa in cultura delle amministrazioni locali – le grandi città d’arte -3,9% 3,0% -3,7% -6,1% -4,5% -3,7% 1,5% -11,7% -11,0% -9,4% -1,6% -4,5% -2,7% Var. 2012/2011 Fonte: elaborazioni Federculture su dati ISTAT 67.304 346 463 691 8.984 777 14.893 9.063 1.205 1.935 3.143 6.086 19.718 2012 Spesa delle amministrazioni comunali per funzione – Impegni (milioni di euro) Spesa delle amministrazioni comunali per funzione – Impegni (incidenza % su totale impegni) Spesa dei Comuni per la Cultura – serie storica 2005-2012 (milioni di euro) la spesa in cultura delle amministrazioni locali – i comuni 220 | 10° rapporto annuale federculture 2014 4,60% 6,71% 2,25% 6,41% 5,96% 1,27% 3,87% Firenze Bologna Milano Palermo Federculture_2014-grafici_grandi.indd 221 0,06 0,04 44,15 48,15 277,24 76,38 134,89 13,95 Genova Torino Firenze* Bologna Milano Palermo * Il picco che si registra per il Comune di Firenze è dovuto a un incremento delle spese in conto capitale, che passano dai 9 milioni di euro del 2012 ai 64 del 2013 0 2002 3,01% 2000 Bologna 1999 2003 3,23% 0,98% 4,15% 6,28% 4,61% 2,83% 3,97% 2001 Milano Genova 1,20% 5,13% 7,02% 4,26% 3,51% 4,33% Roma 2,97% 1,77% 4,58% 4,38% 3,95% 5,23% 2,68% 1998 0,02 0,08 0,1 0,12 61,76 0,14 3,24% 1,24% 5,73% 5,00% 3,12% 3,84% 2,69% 2001 2,53% 1,98% 0,86% 5,02% 2,27% 5,40% 2002 2003 Firenze Palermo Torino 2005 3,39% 2006 1,98% 0,86% 5,02% 2,27% 5,40% 2,53% 3,39% 2007 3,30% 0,61% 4,53% 3,67% 2,59% 3,58% 3,12% 2008 1,23% 2,48% 5,69% 2,72% 4,06% 3,81% 3,95% 2009 0,99% 2,92% 5,09% 3,49% 5,55% 4,04% 3,55% 2004 2005 2006 2007 2008 Andamento spesa in cultura per 1998-2013 2,84% 1,22% 4,48% 3,96% 7,09% 2,48% 2,93% 2004 2009 1,35% 2,27% 5,06% 9,70% 4,99% 3,25% 4,47% 2010 Incidenza % della spesa in cultura sul bilancio totale – Serie storica 1998/2013 2000 Roma Spesa in cultura per abitante 2,85% 3,22% 3,36% 4,76% 3,15% Genova Torino 3,18% 1999 2,61% 1998 Roma la spesa in cultura delle amministrazioni locali – le grandi città d’arte 2010 1,65% 2,05% 5,70% 4,66% 4,90% 4,03% 3,10% 2011 2013 2012 2013 n.d. 2,92% 3,93% 12,41% 3,84% 2,97% 2,50% Fonte: dati Federculture 2011 1,05% 2,88% 4,08% 6,10% 4,20% 3,30% 2,23% 2012 Fonte: elaborazioni Federculture su dati ISTAT dati e analisi | 221 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 222 1.128 269 Tutela ambiente Settore sociale 12.678 9.824 910 225 942 1.714 1.413 145 160 1.827 -10,4% -12,8% -12,8% -13,0% -10,8% 0,7% -24,5% -24,9% -12,8% -9,7% 2006 275 2007 279 213 2011 Var. 2012/2006 -42% 2010 238 2012 160 Fonte: elaborazioni Federculture su dati ISTAT 2008 295 Spesa delle Province per la cultura – Serie storica 2006-2012 (milioni di euro) Spesa delle amministrazioni provinciali per funzione – Impegni (incidenza % su totale impegni) 10.964 1.043 258 1.083 1.922 1.403 192 2012 2.488 Var. 2012/2011 il contributo dei privati – il mercato delle sponsorizzazioni Totale 1.225 2.600 Gestione del territorio Sviluppo economico 1.766 Trasporti 260 Turismo, sport e tempo libero 213 2.094 238 2.230 2011 2.756 2.962 2010 milioni di euro Cultura e beni culturali Istruzione pubblica Amministrazione, gestione e controllo Funzioni Spesa delle amministrazioni provinciali – Impegni (milioni di euro) la spesa in cultura delle amministrazioni locali – le province 222 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 223 410 Utilità sociale e solidarietà 388 221 999 2009 Fonte: elaborazioni Federculture su dati Stageup 269 1147 Sport Cultura e Spettacolo 2008 389 181 884 2010 381 166 856 2011 356 150 782 2012 321 159 715 2013 Le sponsorizzazioni nei diversi comparti (milioni di euro) * I dati per il 2014 sono previsionali Le dimensioni del mercato delle sponsorizzazioni – Serie storica 2002-2014* (milioni di euro) 2009/2010 -18,1% 2008/2009 -17,8% -8,3% 2010/2011 -9,6% 2011/2012 Le sponsorizzazioni nella cultura – Var. annuali 2013-2008 2012/2013 6,0% -38% Sport -41% Cultura e Spettacolo -22% Utilità sociale e solidarietà Le sponsorizzazioni nei diversi comparti – Var. 2013/2008 il contributo dei privati – il mercato delle sponsorizzazioni Fonte: elaborazioni Federculture su dati ISTAT dati e analisi | 223 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 224 - - 16.053.602,14 - Privati ed enti non commerciali Var. % Totale Var. % 20,6% 16.933.693,57 - - 20,6% 16.933.693,57 2003 11,3% 18.852.582,23 - - 11,3% 18.852.582,23 2004 83,8% 34.662.039,64 - 2.379.014,17 71,2% 32.283.025,47 2005 20,6% 41.802.927,09 390,4% 11.665.591,09 -6,6% 30.137.336,00 2006 23,4% 51.604.594,13 70,1% 19.846.902,04 5,4% 31.757.692,09 2007 18,1% 60.954.677,67 47,7% 29.308.384,27 -0,4% 31.646.293,40 2008 -14,7% 51.993.701,47 -23,0% 22.554.248,57 -7,0% 29.439.452,90 2009 2003 20,6% 2004 11,3% 2005 83,8% 2006 20,6% 2007 23,4% 2008 18,1% 2009 -14,7% 2011 -5,2% 12,2% 58.349.616,60 15,9% 26.149.616,60 9,4% -18,1% 2012 -5,2% 55.328.472,89 1,9% 26.658.122,89 -11,0% 28.670.350,00 2011 -18,1% 45.322.272,84 -36,9% 16.808.767,84 -0,5% 28.513.505,00 2012 Fonte: elaborazioni Federculture su dati MIBACT 2010 12,2% 2010 32.200.000,00 Erogazioni liberali nel settore dei beni culturali e dello spettacolo – Var. 2002/2012 -12,5% 14.044.601,85 - - -12,5% 14.044.601,85 2002 le erogazioni delle fondazioni bancarie / 1 -12,5% 2002 - 16.053.602,14 2001 Var. % Imprese ed enti commerciali Erogazioni liberali nel settore dei beni culturali e dello spettacolo (art. 100 e art. 15 TUIR) – Serie storica 2001-2012 l’investimento dei privati in cultura: le erogazioni liberali 224 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 225 171,1 184,9 267,5 Ricerca scientifica e tecnologica Educazione, istruzione e formazione Volontariato, filantropia e beneficenza 1.588,10 0,3 Prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica Totale 2,6 Religione e sviluppo spirituale 10,7 Famiglia e valori connessi 1,2 33,7 Diritti civili 25,2 Sport e ricreazione 157,7 Salute pubblica Protezione e qualità ambientale 146,5 Assistenza sociale 98,9 487,8 Arte, attività e beni culturali Sviluppo locale 2006 1.715,10 1,7 3,2 3,9 14,8 23,2 32,4 133,9 167,9 177,6 178,7 206,6 247,0 524,2 2007 1.676,10 0,1 1,4 3,2 15,3 28,4 41,3 122,2 151,1 161,1 170,4 216,9 251,6 513,1 2008 1.386,40 0,3 2,1 2,2 14,6 19,9 23,2 100,6 140,5 175,6 140,7 162,0 196,7 408,0 2009 1.366,40 0,1 0,7 1,1 32,3 21,4 33,8 114,2 174,8 124,5 130,7 148,2 171,6 413,0 2010 Distribuzione delle erogazioni bancarie per settore beneficiario (milioni di euro) le erogazioni delle fondazioni bancarie / 1 1.092,60 0,2 0,5 0,3 27,0 12,7 27,7 103,6 152,7 50,0 99,2 127,0 156,3 335,4 2011 Fonte: ACRI 965,70 0,4 0,2 0,3 17,4 8,6 18,4 54,6 124,5 55,4 117,3 144,8 118,5 305,3 2012 Fonte: elaborazioni Federculture su dati MIBACT dati e analisi | 225 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 226 100 0,1 0,19 2008 100 0,01 0,08 0,19 0,91 1,69 2,46 7,29 9,01 9,61 10,17 12,94 15,01 30,61 Le erogazioni delle fondazioni bancarie alla cultura – Var. annuali 2006-2012 100 Totale 0,23 0,02 1,35 0,86 2,12 0,67 Sport e ricreazione Famiglia e valori connessi Prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica 7,81 1,89 9,93 1,59 Salute pubblica Protezione e qualità ambientale 0,08 9,79 0,16 10,36 6,23 9,22 Sviluppo locale Assistenza sociale Diritti civili 12,05 10,42 11,64 16,84 Educazione, istruzione e formazione Volontariato, filantropia e beneficenza Religione e sviluppo spirituale 14,4 10,77 Ricerca scientifica e tecnologica 2007 Arte, attività e beni culturali 30,56 2006 30,72 100 0,02 0,15 0,16 1,05 1,44 1,67 7,26 10,13 12,67 10,15 11,68 14,19 29,43 2009 2010 2011 100 0,02 0,05 0,03 2,47 1,16 2,54 9,48 13,98 4,58 9,08 11,62 14,31 30,70 2012 100 0,04 0,02 0,03 1,80 0,89 1,91 5,65 12,89 5,74 12,15 14,99 12,27 31,61 Fonte: elaborazioni Federculture su dati ACRI 100 0,01 0,05 0,08 2,36 1,57 2,47 8,36 12,79 9,11 9,57 10,85 12,56 30,23 Distribuzione delle erogazioni bancarie per settore beneficiario (valori %) le erogazioni delle fondazioni bancarie / 2 226 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 Il 2 cri ric 200 Ris Sul reg con al 2 Ne me olt dim Il c am vi s dei rig U ro al c par i pr spi log Fonte: elaborazioni Federculture su dati ACRI dati e analisi | 227 il trend dei consumi culturali in italia Il 2013, in linea con la crisi economica mondiale, si chiude con il perdurare della crisi anche nel settore dei consumi culturali. La spesa delle famiglie in cultura e ricreazione scende a 66,5 miliardi di euro, facendo un balzo indietro ai valori del 2009, quando era pari a 66,3 miliardi, con una contrazione del 3% rispetto al 2012. Rispetto alla spesa familiare complessiva, si attesta al 7% (era il 7,4% dieci anni fa). Sul fronte della fruizione, a esclusione dei concerti di musica classica per i quali si registra un incremento del 16,7%, gli altri settori vedono la partecipazione in discesa, con un picco per il teatro che registra ben 8 punti percentuali in meno rispetto al 2012. Seguono le visite a musei e mostre con una variazione negativa del 7,5%. Nemmeno il cinema, con -5,6%, riesce a risollevare un bilancio tanto negativo. La medesima sindrome sembra colpire anche la voglia di leggere degli italiani: le persone oltre i 6 anni che nel 2013 si sono dedicate alla lettura di almeno un libro sono diminuite del 6,5% rispetto al 2012 (57% degli italiani contro il 68% degli europei). Il confronto a livello europeo ci vede purtroppo in posizioni di retroguardia in tutti gli ambiti della partecipazione culturale. Rispetto, ad esempio, alla frequentazione dei musei, vi si reca almeno una volta l’anno il 30% degli italiani contro il 52% degli inglesi, il 44% dei tedeschi e il 39% dei francesi. Ma siamo al di sotto delle medie ue anche per quanto riguarda la fruizione di teatro, concerti, cinema. Un segnale positivo arriva dai musei statali che nel 2013 vedono crescere il numero dei visitatori del 2,9%. Ma, se il dato statale fa registrare una tendenza in crescita, al contrario, analizzando le singole città d’arte, il panorama relativo ai musei civici appare meno confortante: a parte Firenze (+65,9%), Genova (+18,2%) e Torino (+7,3%), i principali poli di attrazione culturale segnano una flessione di non poco conto in cui spiccano Roma con un calo del 5,7% seguita da Palermo (-5,3%), Milano (-4,1%), Bologna (-4,1%) e Venezia (-2%). Federculture_2014-grafici_grandi.indd 227 10/06/14 12:57 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 228 7,3% 801.946 58.261 2003 2005 0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 2003 63.562 2006 7,2% 920.948 66.168 2007 7,0% 940.666 66.220 2008 7,2% 923.270 66.382 2009 7,4% 950.502 70.208 2010 7,3% 975.957 71.516 2011 7,1% 964.052 68.548 2012 7,0% 952.379 66.589 2013 2004 61.726 2005 60.718 2006 63.562 2007 66.168 2008 66.220 2009 66.382 2011 71.516 2012 2013 66.589 19% 14% Var. 2013/2003 Fonte: elaborazioni Federculture su dati SIAE 2010 70.208 68.548 -1% -3% Var. 2013/2012 Andamento della spesa delle famiglie italiane per ricreazione e cultura – 2002/2012 (milioni di euro) 7,1% 891.925 58.261 7,1% 857.010 60.718 80.000 7,4% 830.303 61.726 2004 gli italiani e la fruizione culturale *Per le voci di dettaglio della spesa culturale non sono disponibili i dati 2013 La spesa delle famiglie italiane – Var. 2012/2002 Incidenza della spesa in cultura sulla spesa totale Totale spesa famiglie Totale spesa in ricreazione e cultura Spesa delle famiglie italiane – Valori a prezzi correnti (milioni di euro) i cittadini e la cultura: la spesa delle famiglie 228 | 10° rapporto annuale federculture 2014 10/06/14 12:57 50 Cinema Federculture_2014-grafici_grandi.indd 229 27,3 25,2 21,4 Altri concerti di musica* Spettacoli sportivi Discoteche, balere ecc. Siti archeologici e monumenti 22,7 26,3 29 20,5 8,8 28,5 48,1 17,9 2003 20,8 23,1 16,4 18,3 9,2 27,7 48,2 21,8 2004 21,2 25,3 28 19,6 8,9 27,6 50,7 19,9 2005 21,1 24,8 27,3 19,5 9,4 27,7 48,9 20 2006 21,6 23,6 26,5 19,2 9,3 27,9 48,8 21 2007 21,4 22,7 26,8 19,9 9,9 28,5 50,2 20,7 2008 21,9 22,6 26,7 20,5 10,1 28,8 49,6 21,5 2009 23,2 22,4 26,4 21,4 10,5 30,1 52,3 22,5 2010 -8,0% Teatro -5,6% Cinema -7,5% Musei, mostre Concerti di musica classica 16,7% -6,3% Altri concerti di musica* -3,9% Spettacoli sportivi -4,9% Discoteche, balere, ecc. Fruizione di intrattenimenti culturali e ricreativi in Italia – Var. 2013/2012 22,9 22,6 28,4 20,8 10,1 29,7 53,7 21,9 2011 21,1 20,6 25,4 19 7,8 28 49,8 20,1 2012 20,7 19,6 24,4 17,8 9,1 25,9 47,0 18,5 -8,8% -25,5% -15,9% -13,2% 3,4% -9,1% -2,3% 3,4% Variazione 2013/2003 Fonte: elaborazioni Federculture su dati ISTAT -1,9% Siti archeologici e monumenti * Concerti di musica leggera ecc. Indagini Multiscopo, persone di 6 anni e più per fruizione di vari tipi di spettacolo e/o intrattenimento fuori casa almeno una volta l’anno 9 19,4 Concerti di musica classica 28,1 18,7 Teatro Musei, mostre 2002 2013 Fonte: elaborazioni Federculture su dati SIAE Fruizione di intrattenimenti culturali e ricreativi in Italia – Serie storica 2002-2013 (valori percentuali) gli italiani e la fruizione culturale culturale non sono disponibili i dati 2013 dati e analisi | 229 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 230 49,4 49,1 49,4 50,2 50,1 51,6 46,3 47,2 37,4 39,7 43,5 38,3 31,2 28,5 27,5 33,6 28,5 28,7 43,2 48,9 48,8 43,7 47,3 30,3 41,3 Valle d’Aosta Lombardia Liguria Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Nord-Ovest Nord-Est Centro Centro-Nord Mezzogiorno Italia 42,3 30,4 48,9 45,3 49,7 50,9 40,2 28,4 29,5 31,1 28,6 28,4 31,2 40,5 47,1 39,6 41,6 46,1 47,7 54,3 49,5 53,5 48,6 52,0 50,8 49,4 2005 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 56,4 51,9 54,0 51,7 48,9 2006 43,1 31,6 49,4 44,6 50,3 52,2 45,4 30,1 29,1 31,9 28,9 30,2 34,6 37,8 44,6 39,4 40,9 47,8 49,2 53,9 49,3 55,0 48,9 53,3 51,6 51,1 2007 44,0 31,6 50,7 47,4 51,7 52,5 43,7 29,1 31,4 34,3 29,9 29,4 36,8 38,5 48,3 41,6 45,4 48,9 50,3 56,5 50,6 57,5 51,3 53,5 53,8 50,6 2008 45,1 34,6 50,7 48,0 51,8 51,9 46,9 31,5 34,3 35,8 33,1 32,9 38,8 41,3 48,5 44,2 42,9 50,0 51,0 56,7 49,6 60,0 51,3 51,8 49,5 52,3 2009 46,8 35,2 52,9 50,6 53,5 54,3 49,1 32,8 35,8 31,4 33,6 33,3 37,8 40,8 51,4 43,0 44,6 53,9 51,5 56,3 53,7 57,9 52,6 55,1 55,7 53,1 2010 45,3 32,7 51,9 48,1 53,2 53,8 46,7 30,5 31,6 32,8 31,5 29,8 36,7 40,3 49,1 43,4 40,0 50,5 49,5 58,0 54,2 58,3 55,8 54,0 53,0 52,4 2011 le attività di spettacolo: una panoramica * Il 2004 non è presente poiché l’indagine ha subito un cambiamento del periodo di rilevazione da novembre 2004 a febbraio 2005. 48,4 Piemonte 2003 46,0 34,2 52,2 47,9 55,2 53,1 45,8 32,8 34,6 33,5 31,7 32,2 36,0 40,2 49,0 44,2 43,9 48,9 53,4 54,3 56,4 58,4 52,4 53,9 56,3 51,6 2012 43,0 32,0 30,0 46,8 51,3 50,1 45,3 27,6 29,3 30,9 29,4 28,9 32,4 37,2 48,7 41,4 41,0 47,5 49,5 56,4 50,6 56,4 48,0 51,5 55,2 47,6 2013 4,1% 5,6% -36,6% 7,1% 5,1% 2,5% 4,86% -3,83% 2,81% -8,04% 6,91% 1,40% 3,85% -2,87% 11,95% 4,28% 9,63% 0,64% 6,91% 9,30% 1,00% 12,35% -2,83% 4,89% 11,74% -1,65% Var. 2013/2003 Fonte: ISTAT -6,52% -6,43% -42,53% -2,30% -7,07% -5,65% -1,09% -15,85% -15,32% -7,76% -7,26% -10,25% -10,00% -7,46% -0,61% -6,33% -6,61% -2,86% -7,30% 3,87% -10,28% -3,42% -8,40% -4,45% -1,95% -7,75% Var. 2013/2012 Persone di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi per Regione – 2003-2013 ( valori percentuali) (per 100 persone con le stesse caratteristiche)* da nord a sud gli italiani che (non) leggono 230 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 14.060.033 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 231 5.234.842 114.204.230 709.294 9.883.274 € 974.655.659,06 € 5.207.434,36 € 62.264.183,69 € 61.366.224,44 € 130.742.935,83 € 127.583.226,03 € 126.991.751,21 € 148.598.665,43 € 311.901.238,07 Spesa al botteghino 9,41% 8,00% 1,38% Mostre ed esposizioni Attività con pluralità di generi Totale 0,69% 11,03% 2,97% 1,78% -5,75% -4,94% 9,70% -4,08% 3,95% -2,15% -4,27% 0,43% -15,06% -9,61% -5,08% 23,84% -7,22% -0,86% Spesa al botteghino 5,01% 17,32% 20,70% -13,29% 2,71% -2,69% 28,93% -3,86% 5,06% Spesa del pubblico € 1.720.207.074,87 € 32.699.328,48 € 245.595.374,83 € 90.163.656,46 € 454.252.797,04 € 222.616.910,27 € 149.232.696,31 € 178.364.882,27 € 347.281.429,21 Spesa del pubblico Volume d’affari -3,08% -2,96% -18,50% -17,77% -8,82% -6,57% 19,81% -7,02% -0,93% Volume d’affari € 2.245.989.589,66 € 36.938.809,56 € 249.258.566,40 € 90.539.576,33 € 461.837.670,26 € 719.751.758,96 € 155.504.289,20 € 184.293.762,09 € 347.865.156,86 Numero spettacoli = riepiloga gli eventi censiti nel periodo Ingressi = numero di biglietti rilasciati e ingressi in abbonamento Spesa al botteghino = somme che gli spettatori destinano all’acquisto di biglietti e abbonamenti Spesa del pubblico = comprende, oltre alla spesa al botteghino, tutte le altre somme che il pubblico paga per assistere allo spettacolo: consumazioni al bar, diritti di prevendita, servizio di guardaroba ecc. Volume d’affari = valore complessivo degli introiti realizzati dall’organizzatore e comprende, oltre alla spesa del pubblico, le somme erogate da non partecipanti per l’allestimento dello spettacolo (introiti per prestazioni pubblicitarie, proventi da sponsorizzazioni e riprese televisive ecc.) -7,66% 14,54% Attività sportiva Attrazioni dello spettacolo viaggiante -2,58% Attività concertistica 4,48% 0,55% Attività teatrale Attività di ballo e concertini 0,22% Ingressi Var. 2013/2012 (1° semestre) Numero spettacoli Attività cinematografica Area 2.097.415 12.168 Totale Attività con pluralità di generi 7.279 22.229 Attrazioni dello spettacolo viaggiante Mostre ed esposizioni 14.352.824 64.991 Attività di ballo e concertini 345.036 5.368.692 Attività sportiva 12.295.781 72.077 17.111 Attività teatrale Attività concertistica Ingressi 52.299.490 Numero spettacoli 1.556.524 Area Attività cinematografica Valori assoluti – 1° semestre anno 2013 le attività di spettacolo: una panoramica * Il 2004 non è presente poiché l’indagine ha subito un cambiamento del periodo di rilevazione da novembre 2004 a febbraio 2005. Fonte: SIAE Fonte: ISTAT dati e analisi | 231 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 232 04/06/14 19:29 i musei statali: il flusso dei visitatori Fonte: elaborazione Federculture su dati SIAE La spesa del pubblico per lo spettacolo: andamento regionale – Var. 1° semestre 2013/2012 10,44% 21,28% 4,34% 7,7% 12,87% le attività di spettacolo a livello regionale -0,91% 6,24% 15,5% 3,74% -1,16% 2,91% 8,17% -6,64% +9,48% 6,52% 15,03% -7,43% 0,95% -22,41% -5,75% 232 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 233 43.411 16.165 Basilicata Calabria 161.294 187.382 175.541 3.975.511 106.853 646.103 17.640.669 Puglia Sardegna Toscana Umbria Veneto Totali 9.168 Molise 979.335 183.396 Piemonte 852.967 Marche 35.197 Lombardia Liguria 6.741.313 Friuli-Venezia Giulia Lazio 328.060 Emilia-Romagna 3.177.658 21.315 Abruzzo Campania Paganti Regione 20.581.109 273.569 110.583 2.160.284 162.507 328.724 671.489 68.568 252.467 587.322 60.070 10.907.643 1.057.890 509.806 2.958.100 178.642 155.072 138.373 Non paganti 38.221.778 919.672 217.436 6.135.795 338.048 516.106 1.650.824 77.736 435.863 1.440.289 95.267 17.648.956 1.219.184 837.866 6.135.758 194.807 198.483 159.688 Totale visitatori 2013 126.092.820,38 2.706.390,39 354.257,62 23.971.396,00 876.218,50 728.311,50 6.071.803,10 17.669,00 737.434,50 4.561.523,25 115.062,20 54.709.178,00 600.185,00 1.396.932,00 29.049.320,32 45.583,00 103.008,00 48.548,00 Introiti lordi (Euro) 104.583.207,23 2.036.004,01 324.444,92 20.536.988,29 288.158,53 727.375,95 1.224.626,00 17.669,00 640.816,30 4.113.289,94 115.062,20 47.491.556,04 527.343,28 797.619,92 25.551.038,31 43.472,55 99.194,00 48.548,00 Introiti netti (Euro) Visitatori e introiti dei siti culturali statali Visitatori dei siti culturali statali – Serie storica 1996/2013 i musei statali: il flusso dei visitatori Fonte: elaborazione Federculture su dati SIAE 6,91 7,21 -2,56 8,21 6,14 8,85 -8,49 4,35 10,64 5,05 16,96 7,93 12,44 5,51 7,83 68,54 9,73 12,88 Introiti lordi Var. % 2013/2012 8,19 6,87 -2,43 7,50 2,89 8,71 28,55 4,35 10,52 4,87 16,96 8,03 12,99 15,15 8,60 75,13 10,22 12,88 Introiti netti Fonte: elaborazioni Federculture su dati MiBACT 2,92 -2,06 -0,06 11,37 -4,06 1,01 -3,20 26,19 -0,08 5,00 2,82 3,93 -18,08 0,21 1,27 -3,56 1,98 -11,76 Visitatori dati e analisi | 233 10/06/14 12:58 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 234 46.445 38.906 105.002 45.022 40.724 37.596 42.376 43.599 55.309 54.089 57.851 68.023 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 69,2% 749.915 675.749 771.884 698.118 713.476 750.697 745.870 729.062 770.557 751.274 451.465 442.706 467.199 443.151 Venezia Milano 29,0% 663.329 676.272 679.294 629.957 673.206 545.355 542.145 542.399 537.931 527.027 500.196 496.550 505.503 514.078 12,7% 37.934 31.078 33.708 32.761 46.406 46.236 30.963 32.508 30.864 30.323 33.655 34.179 31.817 33.650 Bologna Visitatori degli istituti statali – Var. 2013/2012 40,0% 839.520 868.349 1.113.131 889.532 784.310 735.332 870.203 821.039 456.461 497.613 463.349 493.077 498.138 599.571 Torino Visitatori degli istituti statali – Serie storica 04/06/14 19:29 Visitatori dei musei civici – Serie storica cosa accade nelle città: i musei dei comuni 5,0% 46.882 2001 Var. 2013/2000 64.768 Genova 2000 cosa accade nelle città: i siti statali Firenze Roma 106,2% 14.962.918 14.442.786 14.761.316 12.699.443 9.877.773 9.189.066 8.702.969 8.436.056 8.190.686 8.035.348 7.547.080 7.252.207 7.447.914 7.257.644 Fonte: elaborazioni Federculture su dati diversi MiBACT 5,4% 5.630.613 5.043.946 5.184.941 4.914.170 4.691.254 4.943.123 5.299.983 5.238.295 4.864.821 4.827.604 4.701.381 5.025.930 5.412.103 5.343.100 234 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 235 1.089.475 1.169.110 544.223 539.316 637.637 181,7% 2011 2012 2013 Var. 2013/2000 358.948 65,7% 2.266.256 2.314.048 2.208.320 2.005.861 1.874.126 2.025.302 2.099.940 2.125.186 2.037.574 1.910.515 1.702.007 1.667.881 1.688.732 1.367.387 -10,5% 1.243.290 1.297.473 1.375.982 970.145 753.542 759.561 nd nd 946.000 1.130.315 1.052.820 1.585.203 1.389.224 nd Milano -23,4% 274.847 286.781 348.594 429.937 431.511 377.181 344.455 379.008 245.870 292.596 221.507 249.161 361.543 358.812 Bologna Visitatori dei musei civici – Var. 2013/2012 * Per la città di Milano la variazione è calcolata sul 2001 465,1% 1.276.891 1.171.412 456.596 551.472 2009 367.509 456.116 380.411 274.628 303.734 178.773 238.919 222.632 206.872 Venezia Visitatori dei musei civici – Serie storica Torino 2010 461.368 400.799 2007 402.916 2006 2008 410.793 382.036 2004 2005 266.216 201.242 228.528 2001 2002 226.334 2000 2003 Genova cosa accade nelle città: i musei dei comuni 114,5% 1.223.488 737.139 680.929 624.220 532.866 500.117 570.839 580.014 604.002 582.124 537.677 609.360 588.377 570.305 Firenze 106,1% 1.443.483 1.531.681 1.635.529 1.574.901 1.447.922 1.289.768 1.350.421 1.243.935 851.493 847.142 857.870 873.085 813.669 700.308 Roma Fonte: dati Federculture -59,2% 19.664 20.772 23.824 17.518 31.176 35.139 nd nd nd 64.525 51.070 50.182 68.930 48.170 Palermo Fonte: elaborazioni Federculture su dati diversi MiBACT dati e analisi | 235 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 236 56% 53% 41% 30% 26% 24% 24% 17% Letto un libro Stato al cinema Visitato un monumento o sito storico (castelli, chiese ecc) Visitato un museo o galleria Andato a un concerto Visitato una libreria Stato a teatro Visto un balletto, una performance di danza o un’opera le mostre d’arte / 1 60% Guardato o ascoltato un programma culturale in TV o radio 52% 37% 35% 31% 28% 18% Visitato un monumento o sito storico (castelli, chiese ecc.) Visitato un museo o galleria Andato a un concerto Visitato una libreria pubblica Stato a teatro Visto un balletto, una performance di danza o un’opera 04/06/14 19:29 48% 34% Media Bassa Le mostre italiane più visitate del 2013 (per vistatori giornalieri) 13% Alta UE 52% Andato al cinema Indice generale di pratica culturale 68% Letto un libro UE 23% 53% 45% 51% 60% 71% 70% 86% 84% Paesi Bassi 72% 25% 21% 33% 33% 39% 54% 63% 73% 85% Francia Guardato o ascoltato un programma culturale in TV o radio 22% 39% 17% 37% 52% 65% 61% 80% 77% Regno Unito Almeno una volta negli ultimi 12 mesi hai/sei… Italia Almeno una volta negli ultimi 12 mesi hai/sei… la fruizione culturale: italia ed europa a confronto 49% 43% 5% IT 17% 24% 24% 26% 30% 41% 53% 56% 60% IT 19% 30% 23% 45% 44% 63% 54% 79% 74% Germania 22% 32% 37% 36% 40% 51% 54% 65% 72% Belgio Fonte: Eurobarometro 15% 21% 33% 31% 29% 48% 49% 60% 74% Spagna 236 | 10° rapporto annuale federculture 2014 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 237 245.979 140.000 107.405 217.908 94.665 157.097 180.236 160.758 146.791 2.365 2.059 1.820 1.626 1.604 1.403 1.376 1.362 1.244 34% Sulla via della seta Robert Doisneau. Paris en liberté Manet. Ritorno a Venezia Giuseppe De Nittis Da Botticelli a Matisse. Volti e figure Cacce principesche Tiffany & Gallé e i maestri dell’Art Nouveau Tomàs Saraceno. On Space Time Foam Tiziano Espos. Int. D’Arte Biennale di Venezia Titolo della mostra Espos. Int. D’Arte Biennale di Venezia Tiziano Cacce principesche Modigliani Manet. Ritorno a Venezia VI Triennale Design Museum Emilio Isgrò: l’ora italiana Robert Doisneau. Paris en liberté Il colore come forma plastica Giuseppe De Nittis 475.000 245.979 217.908 189.319 180.236 163.776 161.269 160.758 158.858 157.097 Titolo della mostra Palazzo Zabarella Gallerie d’Italia - Piazza Scola Palazzo delle Esposizioni Gallerie d’Italia - Piazza Scola Triennale Design Museum Palazzo Ducale Palazzo Reale Villa D’Este Scuderie del Quirinale Arsenale e Giardini Sede Padova Milano Roma Milano Milano Venezia Milano Tivoli (RM) Roma Venezia Città Palazzo delle Esposizioni Palazzo delle Esposizioni Palazzo Ducale Palazzo Zabarella Palazzo della Gran Guardia Villa D’Este Musei Capitolini - Palazzo Caffarelli Hangar Bicocca Scuderie del Quirinale Arsenale e Giardini Sede Roma Roma Venezia Padova Verona Tivoli (RM) Roma Milano Roma Venezia Città 49% 27 ott.’12 - 10 mar. 29 set.- ‘12 - 3 feb. 24 apr. - 1 set. 19 gen. - 26 mag. 2 feb. - 1 apr. 17 mag. - 20 ott. 20 feb. - 28 apr. 25 ott.’12 - 17 feb. 5 mar. - 16 giu. 1 giu. - 24 nov. Date Fonte: Eurobarometro Fonte: elaborazioni Federculture su dati “Il Giornale dell’Arte” Le mostre italiane più visitate del 2013 (per vistatori giornalieri) Le mostre italiane più visitate del 2013 (per vistatori totali) 475.000 3.048 Visitatori totali Visitatori totali Visitatori al giorno le mostre d’arte / 1 Bassa dati e analisi | 237 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 238 247.290 5.657 Titolo della mostra Elles: donne artiste nella coll. del Pompidou Move Yourself throught Movies Kyoto from inside and outside Raffaello Cai Guo-Qjang: Peasant da Vincis Dalí Dalí Impressionismo: Parigi e la modernità La scuola di pittura di Lignan La dinastia Zhou occidentale Sede Titolo della mostra Edward Munch: l’urlo La dinastia Zhou occidentale New order: arte inglese oggi Il cilindro di Ciro e la Persia antica La scuola di pittura di Lignan La collezione Guggenheim III La gaiezza è la miglior qualità… Dalí Nam June Paik: Global Visionary Dalí Visitatori totali 1.017.146 1.007.026 978.358 939.547 921.130 895.367 821.587 790.090 758.000 732.339 Reina Sofia Smithsonian American Art Museum Centre Pompidou Saatchi Gallery Guggenheim National Palace Museum Freer and Sackler Galleries Saatchi Gallery National Palace Museum MoMa Sede Madrid Washington Parigi Londra Bilbao Taipei Washington Londra Taipei New York Città Città Rio de Janeiro Rio de Janeiro Tokyo Tokyo Rio de Janeiro Madrid Parigi Rio de Janeiro Taipei Taipei Date 24 mag. - 14 lug. 5 feb. - 7 apr. 8 ott. - 1 dic. 2 mar. - 2 giu. 6 ago. - 23 set. 27 apr. - 2 set. 21 nov. 2012 - 25 mar. 23 ott. 2012 - 13 gen. 1 giu. - 25 ago 8 ott. 2012 - 17 gen. 5.098.868 4.425.505 1.190.335 New York Parigi Roma Fonte: elaborazioni Federculture su dati “Il Giornale dell’Arte” 5.377.826 Londra Le mostre d’arte, confronto fra capitali (totale visitatori prime 10 moste della città) Centro Cultural Banco do Brasil Centro Cultural Banco do Brasil Tokyo National Museum National Museum of Western Art Centro Cultural Banco do Brasil Reina Sofia Centre Pompidou Centro Cultural Banco do Brasil National Palace Museum National Palace Museum Le mostre internazionali più visitate del 2013 (per vistatori totali) 278.801 306.999 5.896 5.761 264.584 505.246 6.431 732.339 6.615 6.172 561.142 790.090 921.130 10.711 8.099 1.007.026 7.364 Visitatori totali 10.946 Le mostre internazionali più visitate del 2013 (per vistatori giornalieri) Visitatori al giorno le mostre d’arte / 2 238 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 Il s sur ci a vi i L’E spe fric +6, zio glio Por num ro i del Pae del La anc dal In risp 32. ti n l’It lo p nie anche il turista è in crisi? Il settore turistico nel 2013 mostra di risentire della crisi economica mondiale in misura più contenuta rispetto al settore dei consumi culturali. In effetti i flussi turistici a livello mondiale continuano a crescere: superata la soglia del miliardo di arrivi internazionali nel 2012, nel 2013 si registra una variazione complessiva del 5%. L’Europa, però, pur essendo raggiunta da 563 milioni di visitatori, il 5,2% in più rispetto al 2012, è tra i continenti che crescono meno, mentre sono in grande ascesa l’Africa, che registra un incremento di visitatori del 7,7%, e l’area di Asia e Pacifico, +6,4%. Le previsioni mostrano l’Italia in ripresa come destinazione turistica internazionale nel biennio 2013-2014, con un posizionamento competitivo in notevole miglioramento sui mercati d’origine extraeuropei. Secondo le proiezioni, Grecia (+5,3%), Portogallo (+5,1%) e Francia (+4,5%) si distingueranno per i maggiori incrementi nel numero di arrivi da turismo internazionale; Austria (+2,4%) e Italia (+2,2%) dovrebbero invece registrare gli aumenti più contenuti. Per il 2014, si prevede un consolidamento della crescita per tutti gli otto Paesi considerati, escluso il Portogallo (+4,6%); il nostro Paese dovrebbe registrare un incremento dell’incoming pari al +3,1%, superiore a quello dell’anno in corso, ma sempre al di sotto dei tassi segnati dalle destinazioni concorrenti. La ridotta propensione ai viaggi internazionali dei cittadini europei, i cui consumi sono ancora frenati dalla crisi, sarà dunque compensata dalla crescita dei flussi provenienti dall’Asia e dal Nord America, aree caratterizzate da un maggior dinamismo economico. In questo quadro, nel 2013 il Bel Paese registra un incremento di visitatori del 2,3% rispetto al 2012, con un riflesso positivo anche sulla spesa dei turisti che raggiunge i 32.989 milioni di euro, contro i 32.056 milioni del 2012 (+3,1%). Nonostante i risultati non troppo negativi, considerata la pesante recessione in corso, è evidente però come l’Italia sia sempre meno competitiva a livello internazionale, riuscendo a intercettare solo parzialmente i flussi turistici internazionali in espansione, in particolare quelli provenienti dai Paesi emergenti. 732.339 Dalí Reina Sofia Madrid Fonte: elaborazioni Federculture su dati “Il Giornale dell’Arte” dati e analisi | 239 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 239 10/06/14 12:59 882 940 61 50 150 204 476 2010 980 55 50 156 216 503 2011 i flussi turistici dei paesi emergenti Mondo 53 Medio-Oriente 141 America 47 181 Asia e Pacifico Africa 461 2009 Europa Arrivi internazionali (valori in milioni) Arrivi del turismo internazionale – Serie storica 1995/2013 1.035 53 52 162 233 535 2012 1.087 51 56 169 248 563 2013 6,4% -3,80% 3,80% 5,02% 2010/2009 2011/2010 2012/2011 2013/2012 4,70% 5,2% 6,4% Asia e Pacifico 7,9% Africa 4,0% -3,6%-3,8% Medio-Oriente 5,0% Mondo 5,6% Fonte: elaborazioni Federculture su dati UNWTO America 3,8% 4,3% 7,7% Arrivi internazionali per area geografica – Var. percentuali 2008/2007 2009/2008 6,50% Arrivi del turismo internazionale – Var. annuali 2008/2013 2,10% Europa 2012/2011 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 240 2013/2012 i flussi turistici internazionali 240 | 10° rapporto annuale federculture 2014 10/06/14 12:59 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 241 43,52 21,59 12,94 7,79 85,84 Cina Russia Brasile India Totale 96,40 7,79 14,91 24,31 49,39 2011 Russia India Cina Brasile 106,87 7,79 17,35 26,74 54,99 2012 3. Kazakistan 2. Finlandia 1. Ucraina 3. UAE 2. Thailandia 1. Singapore 3. Corea del Sud 2. Macao 1. Hong Kong 3. Uruguay 2. Argentina 1. USA 115,96 8,46 17,47 29,06 60,97 2013 138,85 9,83 18,91 33,69 76,42 2015 152,45 10,49 19,70 36,02 86,24 2016 Russia India Cina Brasile 4. Francia 3. Italia 2. Spagna 1. Germania 4. Svizzera 3. Germania 2. Francia 1. Regno Unito 4. Italia 3. Austria 2. Francia 1. Germania 4. Italia 3. Portogallo 2. Spagna 1. Francia Top 4 destinazioni dei BRICS nel 2012 per Europa Occidentale 126,76 9,14 18,17 31,41 68,04 2014 Fatturato turistico dei BRICS* (miliardi di euro) Top 3 destinazioni dei BRICS 2012 *Brasile, Russia, India, Cina, Sud-Africa 2010 i flussi turistici dei paesi emergenti 167,40 11,14 20,55 37,94 97,77 2017 Fonte: Euromonitor Fonte: elaborazioni Federculture su dati UNWTO dati e analisi | 241 04/06/14 19:29 Valle d’Aosta Federculture_2014-grafici_grandi.indd 242 5.137 1.145 9.515 Marche Lazio 88.335 6.528 620 1.830 2009 89.395 6.613 955 1.736 272 84 1.232 2.430 69 410 9.198 1.150 567 7.173 3.685 8.554 11.440 5.194 6.224 18.394 1.077 2.940 2010 90.788 6.129 842 1.518 245 99 1.212 2.447 64 390 9.755 1.124 561 7.066 3.774 10.076 11.702 3.931 6.715 18.714 968 3.455 2011 984 3.263 95.596 6.958 871 1.744 292 92 1.168 2.414 82 467 10.508 1.013 656 8.002 3.991 8.520 12.587 4.573 7.017 20.396 il turismo internazionale: gli stranieri in italia /2 Totale Dati non ripartibili Sardegna Sicilia 75 248 Calabria 1.170 Puglia Basilicata 2.286 Campania 65 597 Umbria Molise 7.500 Toscana 451 3.576 Emilia-Romagna Abruzzo 7.910 Friuli-Venezia Giulia 11.458 Trentino-Alto Adige Veneto 5.853 Liguria 18.475 1.137 Piemonte Lombardia 2008 2.758 97.602 7.084 884 1.870 218 94 1.191 2.578 40 334 10.574 959 664 7.817 4.082 8.679 12.991 5.428 6.695 20.647 902 3.871 2012 Viaggiatori stranieri per Regione visitata – serie 2008-2013 (migliaia) il turismo internazionale: gli stranieri in italia /1 2013 Fonte: elaborazioni Federculture su dati UIC Banca d’Italia 100.110 7.089 962 2.039 202 95 1.293 2.771 55 335 11.415 855 625 8.340 4.471 8.167 12.732 5.818 7.624 20.389 848 3.983 242 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 Viaggiatori stranieri – Var. 2013/2012 il turismo internazionale: gli stranieri in italia /2 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 243 Nord-est 31,2% Nord-ovest 32,8% Viaggiatori stranieri per macroarea geografica – Var. 2013/2012 Centro 21,2% Sud e isole 7,7% Dati non Ripartibili 7,1% Incidenza viaggiatori stranieri per macroarea geografica – 2013 Fonte: elaborazioni Federculture su dati UIC Banca d’Italia dati e analisi | 243 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 244 1.408 4.648 1.001 1.553 3.815 296 366 Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche 177 28.856 647 588 901 167 37 575 1.211 39 198 4.859 366 314 3.206 1.514 968 4.327 1.314 1.269 5.031 353 974 2009 2010 29.257 717 577 810 162 49 585 1.231 33 200 5.184 355 259 3.355 1.662 1.023 4.311 1.254 1.228 4.822 316 1.126 il turismo internazionale: la spesa in italia / 2 31.090 732 Dati non ripartibili Totale 478 Sardegna 1.032 Calabria Sicilia 37 548 Basilicata Puglia 1.416 35 Molise Campania 276 Abruzzi 5.277 1.239 Liguria Lazio 5.318 Lombardia 303 Piemonte Valle d’Aosta 2008 1.134 30.891 878 640 855 178 40 616 1.264 41 238 5.452 362 308 3.549 1.713 902 4.748 1.246 1.364 5.084 320 1.091 2011 32.056 906 606 1.041 145 63 580 1.419 18 205 5.386 352 290 3.608 1.710 962 5.000 1.555 1.339 5.304 317 1.250 2012 Spesa turisti stranieri per Regione visitata, serie 2008-2013 (milioni di euro) il turismo internazionale: la spesa in italia / 1 2013 32.989 1.099 584 1.098 138 40 617 1.429 27 201 5.769 326 253 3.807 1.857 829 4.701 1.614 1.489 5.525 277 1.310 244 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 31.090 28.856 29.257 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 245 Incidenza spesa viaggiatori stranieri per macroarea geografica – 2013 Spesa viaggiatori stranieri per macroarea geografica – var. 2013/2012 il turismo internazionale: la spesa in italia / 2 Totale 30.891 32.989 Fonte: elaborazioni Federculture su dati UIC Banca d’Italia Spesa dei viaggiatori stranieri – var. 2013/2012 32.056 dati e analisi | 245 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 246 18,2 20,7 19,5 23,8 29,2 2009 2010 2011 2012 2013* 0 2008 29,6 2009 28,2 2010 28,2 *I dati 2013 si riferiscono al I semestre 10 20 30 40 50 39,6 29,9 25,5 28,2 28,2 29,6 Totale 2011 25,5 2012 29,9 2013* 39,6 Il peso del turismo nelle città/città d’arte (%) 67,8 36,7 32,8 37,0 40,8 38,2 Stranieri * I dati 2013 si riferiscono al I semestre 22,3 2008 Italiani Il peso del turismo nelle città/città d’arte (%) Confronto 2008/2013 il turismo nelle città d’arte 17,5 13,7 Prezzi convenienti 2,6 7,1 n.d. 0,2 24,2 3,2 8,8 2003 43,0 156,3 n.d. 97,30 -2,10 81,30 68,20 Variazione 2013/2003 13,7 18,2 5,6 7,4 23,7 5,8 14,8 Totale Fonte: Isnart, Unioncamere, ONT 18,2 Il desiderio di vedere un posto mai visto 5,6 7,4 Interessi enogastronomici Per conoscere usi e costumi della popolazione locale 23,7 5,8 14,8 2013 Bellezze naturali del luogo Per assistere a eventi culturali Ricchezza del patrimonio artistico/monumentale 12,1 Prezzi convenienti 36,6 14,9 6,2 23,6 5,9 22,2 Stranieri Città/città d’arte: alcune motivazioni principali del soggiorno (%) I semestre 2013 e 2003 a confronto (possibili più risposte) 10,9 1,8 Per conoscere usi e costumi della popolazione locale Il desiderio di vedere un posto mai visto 7,8 23,7 5,8 11,8 Italiani Interessi enogastronomici Bellezze naturali del luogo Per assistere a eventi culturali Ricchezza del patrimonio artistico/monumentale Città/città d’arte: alcune motivazioni principali del soggiorno (%) I semestre 2013 (possibili più risposte) 246 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 Il M gis vale Qu gen se Ad app An stra me non A Ne sta la Per libr un’ zio No È spe (-7 al c inc sta tur Fonte: Isnart, Unioncamere, ONT dati e analisi | 247 mezzogiorno e cultura, una strada ancora in salita Il Mezzogiorno, come il resto della nostra penisola, ha nel patrimonio culturale e paesaggistico un asset di enorme valore: il 23,3% dei musei italiani è ubicato nel Sud, lo stesso vale per il 52% dei parchi e delle aree archeologiche, nonché per il 25,1% dei monumenti. Questa grande ricchezza però non è sempre adeguatamente valorizzata e non genera sviluppo sociale ed economico, come invece potrebbe accadere se fosse oggetto di politiche e investimenti commisurati al suo potenziale di attrattività. Ad esempio, sul versante della digitalizzazione gli istituti delle regioni del Sud appaiono in ritardo rispetto alle altre aree del Paese e alle medie nazionali. Anche con riferimento alle dimensioni occupazionali, nel Mezzogiorno gli istituti mostrano grandezze modeste. Il 33,5% dei musei e degli istituti similari occupa un numero di addetti compreso tra 2 e 5, il 28,9% ne occupa un numero tra 6 e 15, il 28,3% non si avvale di alcun addetto, mentre il 24,9% annovera una sola unità di personale. A un’offerta poco valorizzata corrisponde una domanda inferiore al resto del Paese. Nel Sud, infatti, la spesa in cultura e ricreazione delle famiglie (5,7% del totale) è stabilmente al di sotto della media nazionale (7,3%; dati 2011). Dal 2001 al 2011 la spesa per consumi culturali nel Mezzogiorno ha subito una contrazione del 9%. Per quanto riguarda la fruizione, nel 2013 i residenti al Sud che hanno letto almeno un libro sono diminuiti del 6,4% rispetto al 2012. Il resto della penisola vede in ogni caso un’inversione di rotta rispetto all’anno precedente: al Nord-Ovest si registra una riduzione del 5,6%, il Nord-Est segna un -7%. Il peggior risultato è detenuto dal Centro-Nord, in cui la contrazione si attesta al 42,5%. È migliore, invece, il quadro che emerge dalla frequentazione di attività legate allo spettacolo dal vivo: a parte i valori negativi registrati per lo sport (-3%) o i concerti (-7,2%), gli abitanti delle regioni meridionali nel 2013 vanno di più a teatro (+8,2%) e al cinema (+9,3%) e addiritttura è boom di partecipanti alle mostre che registrano un incremento di ingressi pari al 155,8%. La spesa dei turisti stranieri nel Meridione si attesta a poco più di 4 milioni di euro nel 2013, con un peso del 12,5% sul totale della spesa turistica internazionale in Italia, pressoché stabile rispetto al 2012. Federculture_2014-grafici_grandi.indd 247 10/06/14 13:00 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 248 04/06/14 19:29 22,1% 19,9% 24,5% 23,9% 23,4% 6,6% 8,5% 3,7% 5,1% 10,4% 14,1% 19,8% 19,9% MEZZOGIORNO ITALIA 13,7% 13,9% 33,6% 54,3% 63,0% 72,4% 75,4% focus mezzogiorno: i consumi culturali nel sud italia Sito web dedicato Applicazioni per smartphone e tablet Catalogo scientifico Catalogo accessibile on line per i visitatori Servizio di biglietteria on line Calendario on line delle iniziative e degli eventi Possibilità di visita virtuale tramite internet Newsletter per i visitatori Collegamento Wi-Fi gratuito Community (forum, blog, Facebook, Twitter) La digitalizzazione dei musei italiani nel Mezzogiorno e in Italia Il patrimonio storico-artistico del Mezzogiorno focus mezzogiorno: il patrimonio materiale nel sud italia Area o parco archeologico Monumento, complesso monumentale o altro 25,15% 325 385 332 286 245 258 243 Persone di 6 anni e più che hanno fruito di alcuni spettacoli Fonte: elaborazioni Federculture su dati MIBACT Nessun addetto Un solo addetto da 2 a 5 addetti da 6 a 15 addetti da 16 a 25 addetti da 26 a 50 addetti Più di 50 addetti Personale addetto in musei e istituti similari del Mezzogiorno (esclusi volontari) Musei 23,37% 52,08% Incidenza del patrimonio del Mezzogiorno sul patrimonio nazionale 248 | 10° rapporto annuale federculture 2014 72,4% 75,4% Federculture_2014-grafici_grandi.indd 249 53,1 55,2 47,9 52,2 34,2 46,0 Nord-Ovest Nord-Est Centro Centro-Nord Mezzogiorno Italia 43,0 32,0 30,0 46,8 51,3 50,1 2013 -6,5% -6,4% -42,5% -2,3% -7,1% -5,7% Var. 2013/2012 Fonte: elaborazioni Federculture su dati MIBACT Cinema Musei e mostre Spettacoli sportivi Monumenti Teatro Concerti di musica classica Altri concerti 17,8 25,9 22,2 24,4 20,7 18,5 16,4 13,8 14,0 16,3 47,0 43,8 Fonte: elaborazioni Federculture su dati ISTAT 6,8 9,1 MEZZOGIORNO ITALIA Persone di 6 anni e più che hanno fruito di alcuni spettacoli o intrattenimenti fuori casa negli ultimi 12 mesi – 2013 Spesa delle famiglie per ricreazione e cultura nel Mezzogiorno – Incidenza % sulla spesa totale 2012 Persone di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi per regione (valori percentuali) (per 100 persone con le stesse caratteristiche) focus mezzogiorno: i consumi culturali nel sud italia Sito web dedicato dati e analisi | 249 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 250 2.812 3.476 67.610 1.885 2.657 Attività concertistica Attività sportiva Attività di ballo e concertini Attrazioni dello spettacolo viaggiante Mostre ed esposizioni 536.952 10,00% 17,90% 127,87% -22,00% 22,31% -1,67% 0,41% 3,56% 8,37% Var.% 20.482.960 9.018 884.489 450.679 1.717.243 2.236.907 703.917 1.750.410 12.730.297 Valore assoluto Ingressi 0,10% 10,84% 155,88% -36,25% -28,20% -31,98% -7,23% 8,23% 9,36% Var.% € 146.906.460,31 € 128.371,00 € 2.908.872,14 € 4.513.676,67 € 15.831.575,46 € 15.602.254,24 € 9.641.222,93 € 28.139.213,47 € 70.141.274,40 Valore assoluto -5,60% -97,19% 104,19% 173,45% -18,97% -39,70% -33,29% -4,85% 7,63% Var.% Spesa al botteghino € 248.784.511,79 € 484.121,51 € 5.538.354,29 € 5.956.267,99 € 84.518.542,82 € 32.953.536,82 € 11.275.359,76 € 31.360.956,02 € 76.697.372,58 Valore assoluto Var.% 11,95% -50,43% 88,65% 114,46% 30,82% -35,12% -26,84% 6,27% 18,13% Spesa del pubblico € 310.689.985,63 € 594.224,61 € 5.705.610,47 € 5.986.413,99 € 85.473.650,57 € 92.059.183,10 € 11.641.739,24 € 32.368.336,62 € 76.860.827,03 Valore assoluto Volume d’affari -6,00% -95,10% 34,26% 73,68% 0,59% -27,57% -40,58% 4,62% 9,07% Var.% focus sul mezzogiorno: il turismo Fonte: SIAE Numero spettacoli = riepiloga gli eventi censiti nel periodo Ingressi = numero di biglietti rilasciati e ingressi in abbonamento Spesa al botteghino = somme che gli spettatori destinano all’acquisto di biglietti e abbonamenti Spesa del pubblico = comprende, oltre alla spesa al botteghino, tutte le altre somme che il pubblico paga per assistere allo spettacolo: consumazioni al bar, diritti di prevendita, servizio di guardaroba ecc. Volume d’affari = valore complessivo degli introiti realizzati dall’organizzatore e comprende, oltre alla spesa del pubblico, le somme erogate da non partecipanti per l’allestimento dello spettacolo (introiti per prestazioni pubblicitarie, proventi da sponsorizzazioni e riprese televisive ecc.) Totale 452 16.835 Attività teatrale Attività con pluralità di generi 441.225 Valore assoluto Numero spettacoli Attività cinematografica Area Le attività di spettacolo nel Mezzogiorno – I semestre 2013/2012 focus mezzogiorno: i consumi culturali nel sud italia 250 | 10° rapporto annuale federculture 2014 04/06/14 19:29 focus sul mezzogiorno: il turismo Federculture_2014-grafici_grandi.indd 251 Numero di pernottamenti nel Mezzogiorno per motivo principale del viaggio – 2013 (migliaia) Il turismo nel Mezzogiorno e in Italia – 2013 Fonte: UIC Fonte: SIAE dati e analisi | 251 04/06/14 19:29 ELENCO ASSOCIATI FEDERCULTURE (2014 ) A.M.A. Calabria Comune di Firenze Eur Accademia di Belle Arti di Roma Comune di Fontecchio (AQ) Farm Comune di Frascati (RM) F.I.G Gioc Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico (RM) AIB – Associazione Italiana Biblioteche APT – Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Venezia ARCHIPPE Srl Progetti e servizi per i Beni Culturali (CH) Art Hotel Gran Paradiso Sorrento (NA) Associazione 123 ART (FI) FED Asso Comune di L’Aquila Comune di Lainate (MI) Fede Parc Comune di Macerata Fond Mes alla Comune di Mantova Comune di Marciana (LI) Comune di Milano Fond Bibl Con Comune di Monfalcone (GO) Comune di Muravera (CA) Comune di Noto (SR) Fond Onlu Comune di Oratino (CB) Fond Associazione MUS.E (FI) Comune di Padova Fond Associazione Teatro di Roma Comune di Palermo ATAM – Associazione Teatrale Abruzzese e Molisana (AQ) Comune di Perugia ATER – Associazione Teatrale Emilia Romagna (MO) Comune di Ravello (SA) Azienda Municipalizzata Cultura e Spettacolo Comune di Civitanova Marche (MC) Comune di Roma Fond di A Comune di Rosignano Marittimo (LI) Fond di C Azienda Speciale Multiservizi – Venaria Reale (TO) Comune di Russi (RA) Fond Comune di Setzu (VS) Borghi Srl (RM) Fond Comune di Siena CEMAT Federazione (RM) Comune di Sinnai (CA) Fond Arti Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini (NA) Comune di Stroncone (TR) Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali – Ravello (SA) Comune di Tortolì (OG) Associazione Città e Siti italiani Patrimonio Mondiale Unesco Comitato Sistema delle Orchestre e dei Cori giovanili e infantili in Italia Onlus Fond Bres Fond Fest Comune di Portoferraio (LI) Fond Rom Comune di Torino Fond Fond Comune di Tuili (VS) Fond delle Comune di Ugento (LE) Comune di Alghero (SS) Comunità Montana di Valle Trompia (BS) Comune di Barletta (BT) Consorzio Culturalia (RM) Fond Mod “Silv Comune di Barumini (VS) Consorzio Marche Spettacolo Fond Comune di Brescia Consorzio Sistema Bibliotecario Castelli Romani (RM) Fond Comune di Brindisi Comune di Cagliari Comune di Calvizzano (NA) Comune di Campiglia Marittima (LI) Comune di Capaccio (SA) Consorzio Sistema Bibliotecario Nord-Ovest (MI) Cultura Capri - Istituzione del Comune di Capri (NA) Comune di Capri (NA) Comune di Cles (TN) DNA.italia (TO) Comune di Como Ente Parco Nazionale Appennino Lucano Comune di Faenza (RA) Comune di Fiesole (FI) Fond Mul Fond Fond Civic DfA – Design for All Italia (PE) Doccia Service Srl – Istituzione del Comune di Sesto Fiorentino (FI) Comune di Cosenza Federculture_2014-grafici_grandi.indd 252 Comune di Gesturi (CA) Fond Fond Fond Con Fond Egiz EUPOLIS Lombardia – Istituto Superiore per la Ricerca, la Statistica e la Formazione Fond Fond 04/06/14 19:29 Eur Spa – (RM) Fondazione Novalia (VB) Farm Cultural Park (AG) Fondazione Nuovo Teatro Verdi (BR) F.I.G.S. – Federazione Italiana Giochi Storici (FI) FED.A.C. – Federazione delle Associazioni per la Cultura (BA) Federparchi – Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali (RM) Fondazione Accademia d’Arti e Mestieri dello Spettacolo Teatro alla Scala (MI) Fondazione “Casa Oriani” Biblioteca di Storia Contemporanea (RA) Fondazione Alario per Elea-Velia Onlus (SA) Fondazione Augusto Rancilio (MI) Fondazione Brescia Musei Fondazione CAB – Credito Agrario Bresciano (BS) Fondazione Campania dei Festival (NA) Fondazione Cassa di Risparmio di Asti Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia (RM) Fondazione Dalmine (BG) Fondazione Devlata (SP) Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee (NA) Fondazione Film Commission di Roma, delle Province e del Lazio Fondazione Federico II (PA) Fondazione Per Leggere – Biblioteche Sud Ovest Milano (MI) Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa Fondazione Pistoletto – Città dell’Arte (BI) Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura Fondazione Scuola di Musica di Fiesole Onlus Palaexpò – Azienda speciale (RM) Pluriservizi Camaiore Spa (LU) Parchi Val di Cornia Spa – Piombino (LI) Perypezye Urbane – Associazione Culturale (MI) Promo P.A. Fondazione (LU) Promoroma Azienda Speciale CCIAA Roma Provincia Autonoma di Trento Fondazione Torino Musei (TO) Provincia di Lecce Fondazione UniVerde (RM) Provincia di Napoli Fondazione Valore Italia (RM) Provincia di Roma Fondazione Zétema – Centro Valorizzazione Gestione Risorse Storico-Ambientali (MT) Provincia di Salerno FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori G.E.I.E. – I Cammini d’Europa (PR) Giffoni Film Festival Grandi Giardini Italiani Srl (CO) Guido Botta Pittore delle Langhe – Associazione Culturale (AL) IPAZIA Preveggenza Tecnologica (RM) IsiCult – Istituto Italiano per l’Industria Culturale (RM) RAVENNANTICA – Fondazione Parco Archeologico di Classe Regione Calabria Regione Campania Regione Lazio Regione Marche Regione Molise Regione Puglia Regione Toscana Regione Veneto Fondazione Florens (FI) Istituto Nazionale Tostiano – Ortona (CH) Fondazione Forum Universale delle Culture – Napoli 2013 Istituzione Biblioteche del Comune di Parma Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Silvio Zanella” – Gallarate (VA) Istituzione “San Michele” – Città di Ozieri (SS) SCABEC Spa – Società Campana Beni Culturali (NA) Istituzione Sinfonica Abruzzese Scandicci Cultura – Istituzione del Comune di Scandicci (FI) o Fondazione Grosseto Cultura ario Fondazione La Triennale di Milano ario Fondazione Marche Cinema Multimedia (AN) del Fondazione Palazzo Ducale di Genova Officine Culturali – Associazione per la valorizzazione del Patrimonio Culturale (CT) Fondazione MAXXI (RM) Fondazione Milano – Scuole Civiche di Milano Fondazione Molise Cultura Fondazione Musei Civici di Venezia Fondazione Museo di Fotografia Contemporanea (MI) Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino Fondazione Musei Senesi Fondazione Musica per Roma Federculture_2014-grafici_grandi.indd 253 Istituzione Sistema delle Biblioteche Centri Culturali – Comune di Roma IULM – Libera Università di Lingue e Comunicazione IVAT – Institut Valdotain de l’Artisanat de Tradition – Ente strumentale Regione Valle d’Aosta La Caprillina – Associazione Culturale (LI) Lazio Service Spa (RM) Mostra D’Oltremare Spa (NA) Musei di Maremma – Rete museale della Provincia di Grosseto Musicaimmagine – Associazione Culturale (RM) Roma Caput Mundi Onlus S3.Studium Srl (RM) Saint Louis Music Center Srl (RM) Sesto Idee – Istituzione del Comune di Sesto Fiorentino (FI) Società Geografica Italiana Onlus (RM) Studio e Progetto 2 – Cooperativa Sociale Onlus (OR) Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio (BA) Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni The Round Table – Progetti di Comunicazione (MI) Zetema Progetto Cultura Srl (RM) 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 254 04/06/14 19:29 partner federculture per il rapporto annuale 2014 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 255 04/06/14 19:29 Federculture_2014-grafici_grandi.indd 256 04/06/14 19:29 CENTRO-PERIFERIA 1 CENTRO - PERIFERIA Concorso Internazionale Federculture per Giovani Artisti MOSTRA COLLETTIVA DEI FINALISTI 17 maggio / 8 giugno 2014 Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano Roma Copertina: particolare dell’opera di Vanessa Alessi Sigillati i sensi incandescenti la rabbia fissa dall’alto la serenità del sogno 2012, carta, 11111 fori da ago, vetro, luce strobo, 100x66x0.7 cm _ Ed 1/7 È UN PROGETTO PRESIDENTE ROBERTO GROSSI VICEPRESIDENTE GABRIELLA BELLI PRESIDENTE ONORARIO MAURIZIO BARRACCO CON IL PATROCINIO DI CON IL SOSTEGNO DI L’Italia vanta un patrimonio storico e culturale indiscusso, una risorsa di inestimabile valore da preservare nel presente e per le generazioni future. Ma questo non è più sufficiente. Per riconquistare il primato culturale che tutto il mondo ci riconosce, dobbiamo dare priorità e valore anche al contemporaneo, investendo maggiormente sulla produzione artistica. Un paese che vive solo nel passato, non è in grado di pensare il futuro. Pertanto, per ritrovare la nostra contemporaneità abbiamo bisogno di affidarci ai giovani, trasmettere loro i saperi e le competenze che hanno fatto grande il nostro paese, dare loro gli strumenti per pensare in modo critico ed interpretare il presente. Saranno le nuove generazioni a guidarci nel nostro quotidiano, a raccontarci i cambiamenti già in atto, ma non ancora percepibili, che solo lo sguardo indagatore dell’arte è in grado di cogliere e trasformare in energia creativa. Con questa prospettiva Federculture con il concorso Centro/Periferia si impegna a far emergere le migliori espressioni artistiche giovanili, coinvolgendo la rete dei propri associati e partner. Gli enti territoriali e le grandi istituzioni di arte contemporanea, che partecipano al progetto, si attivano sui territori rivelandone il potenziale creativo. La sinergia creata da questa rete ha dato dal 2006 ad oggi l’opportunità a molti giovani artisti di affermarsi con successo nel panorama, spesso inaccessibile, dell’arte contemporanea. Occorre ripartire dalle numerose esperienze che vanno in questa direzione ed il presente catalogo illustra le realtà già esistenti, in Italia e all’estero, che lavorano per produrre cultura, investono sui giovani, prospettano nuovi scenari possibili. È la Cultura che vince! Roberto Grossi 5 Centro-Periferia è un concorso rivolto ad artisti sotto i 35 anni di età. Un Comitato Promotore diffonde il bando su territori centrali e periferici che promuovono l’arte contemporanea. La prima parte di questo catalogo racconta gli enti che compongono tale comitato e che con Federculture hanno voluto dare la chance concreta ai nuovi talenti di esporre a Roma alle Terme di Diocleziano e venire a contatto diretto con importanti centri di produzione culturale. In particolare Creativirus, il Consolato della Federazione Russa e Mondinsieme Intercultural Center sono stati premiati con una menzione speciale per la diffusione capillare del bando e la qualità delle opere proposte. Tra le centinaia di candidature pervenute un prestigioso Comitato Scientifico ha individuato i finalisti che compongono la prima mostra collettiva della rassegna. Il bando non pone limitazioni a linguaggi e tematiche. Video installazioni, found photography, collage, macchine, performance sono, quest’anno, alcune tra le diverse tecniche impiegate su temi comuni di ricerca. Primo fra tutti - e ricorrente nelle passate edizioni del concorso – le città, scenari di protesta per Sergey Prokofiev e luoghi a cui la macchina di Michele D’Agostino restituisce un respiro naturale. Annalisa D’Annibale e Nicoletta Boraso abbracciano gli sguardi opposti di chi le vive e di chi le visita. Le periferie dimenticate possono essere animate dalle azioni degli artisti, come in Sergio Racanati e le architetture abbandonate si trasformano in promesse di uno sviluppo futuro nel lavoro di Esteban Ayala. Le città di Mary Cinque sono tutte da ipotizzare mentre la Karachi di Valentino Bellini e la Torino di Francesca Cirilli e Irene Dionisio sono documentate nelle loro trasformazioni urbane e sociali. Un tema nuovo emerso spontaneamente in questa edizione è l’integrazione. Il racconto dell’esperienza dell’immigrazione di Oumar Mane Voumadou diventa memoria collettiva e personale nel lavoro di Ovidiu Leuce. L’apertura della frontiera evocata da Emmanuele Panzarini si incontra con la bandiera mutevole di Vanessa Alessi e, come suggerisce Enrico Boccioletti, ogni identità sembra possibile: Marco Bernacchia depersonalizza se stesso in un alter ego, Claudia Shkurti propone un cambio di prospettiva, Alexandra Kotlova, invece, invita a mostrarsi senza trucchi anche nei momenti di disagio. Con i confini e le identità in perenne transizione, la memoria torna ad essere un punto di riferimento, seppur sotto forma di scarti del ‘900 o di estratti da un romanzo come in Marco Strappato e Riccardo Giacconi. Simona Di Meo affida la memoria del presente al ghiacciaio dell’Adamello affinché la custodisca fino a quando non emergerà in superficie, come desiderano fare le figure nello studio archeologico di Theo Firmo. L’intreccio tra passato e presente in Eleonora Mariotti viene rielaborato in un linguaggio personale mentre nel video di Roman Huk crea spaesamento. Disorientati dal presente sono pure i pescatori di Ekaterina Maximova che scelgono di isolarsi nella religione. Il sentimento religioso è affrontato anche da Yael Duval che lo descrive, però, come rito collettivo gioioso. La sorpresa e la partecipazione dello spettatore sono elementi tipici dell’arte contemporanea, così Alexey Tregubov ci invita a fare centro in un tirassegno improbabile mentre l’ironia amara di Isotta Bellomunno arriva persino a farci giocare con la morte. E sempre per gioco è nata la serie di ritratti pop di Rodolfo Schmidt. La confluenza spontanea in direttrici comuni testimonia la capacità delle nuove generazioni di sentire e dar voce alle emergenze del nostro tempo. La parte centrale di questo volume è, pertanto, dedicata ai finalisti tra i quali saranno individuati i quattro vincitori, due italiani e due stranieri. Il catalogo, in linea con gli obiettivi di Federculture, si chiude con una breve finestra sui vincitori della passata edizione per continuare a seguirne il percorso di crescita e valorizzare i loro più recenti successi. Silvia Rossi Geraldina Cipolla 7 COMITATO D’ONORE Alfonso Andria Presidente Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello Flavia Barca Assessore alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica Roma Capitale Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura Comune di Torino Deborah Carè Direttrice Fondazione Armando Casoli Filippo Del Corno Assessore alla Cultura, Comune di Milano Francesco Giambrone Assessore alla Cultura, Spazi Culturali, Toponomastica, Turismo Comune di Palermo Armando Ginesi Console Onorario della Federazione Russa delle Marche Silvia Godelli Assessore al Mediterraneo, Cultura, Turismo Regione Puglia Tiziano Mellarini Assessore alla Cultura, Cooperazione, Sport e Protezione Civile Provincia Autonoma di Trento Ricardo Neiva Tavares Ambasciatore, Ambasciata del Brasile a Roma Marino Zorzato Vicepresidente e Assessore alla Cultura Regione Veneto 8 COMITATO SCIENTIFICO Maria Grazia Bellisario Direttrice del Servizio architettura e arte contemporanee MIBACT Zhang Hongbin Direttore Zhengmou Art Museum Qingdao, Cina Matteo Lafranconi Responsabile Programmazione Attività Culturali Palaexpo’ Anna Mattirolo Direttrice MAXXI Arte Ivan Novelli Responsabile Archivio “Gastone Novelli” Michelangelo Pistoletto Artista Ludovico Pratesi Curatore e Critico d’arte Luigi Ratclif Segretario Generale GAI – Giovani Artisti Italiani Oliviero Toscani Fotografo Maurizio Vanni Direttore LU.C.C.A. Centre of Contemporary Art Marcello Smarrelli Direttore Artistico Fondazione Ermanno Casoli Andrea Viliani Direttore Museo MADRE Napoli Emma Zanella Direttrice MA*GA-Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Silvio Zanella” 9 COMITATO DI PRESELEZIONE Silvia Rossi relazioni esterne Federculture Geraldina Cipolla storica dell’arte Micol Di Veroli curatrice e docente di fenomenologia delle arti contemporanee Accademia La R.U.F.A. Alessandro Scarabello artista Naida Samonà storica dell’arte 10 COMITATO PROMOTORE Enti Locali Comune di Milano Comune di Palermo Comune di Roma Comune di Torino Provincia Autonoma di Trento Regione Puglia Regione Veneto Enti Internazionali Ambasciata del Brasile a Roma Consolato Onorario della Federazione Russa delle Marche* Fondazione Tres Pinos, Buenos Aires Réseau Culturel Européen De Coopération au Développement Museo de Arte Moderno, Santo Domingo Qingdao Zhengmou Art Museum, Cina Istituzioni Culturali LU.C.C.A. Centre of Contemporary Art Centro Interculturale Mondinsieme. Intercultural Center* Fondazione Ermanno Casoli Farm Cultural Park, Favara Art Hotel Gran Paradiso, Sorrento Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello Creativirus* - Russia * menzioni speciali assegnate dal Comitato Scientifico 11 Van Gogh Alive – Visioni danzanti COMUNE DI MILANO L’Ufficio Creatività Giovanile e Fabbrica del Vapore – Direzione Centrale Sport Benessere e Qualità della Vita del Comune di Milano realizza attività di promozione, di documentazione e di formazione a sostegno delle varie forme espressive giovanili, cercando di avviare uno scambio proficuo tra la produzione artistica giovanile e il mercato. Opera a contatto con reti nazionali e internazionali che offrono possibilità di mobilità e sostegno dei giovani artisti, quali il network europeo Pépinières européennes pour jeunes artistes o il progetto Movin’Up, promosso nell’ambito dell’Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani – GAI, 12 associazione che vede il Comune di Milano tra i membri fondatori e tra i componenti il Consiglio di Presidenza. Rappresenta il Comune di Milano nell’Associazione per la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo – BJCEM, rete internazionale che dal 1985 organizza e promuove la più importante manifestazione interdisciplinare che coinvolge migliaia di giovani artisti dell’area mediterranea e che con l’appuntamento di Thessaloniki e Roma nel corso del 2011 è giunta alla sua quindicesima edizione. L’Ufficio gestisce la Fabbrica del Vapore, uno spazio aperto alla creatività dei giovani, ma anche saldamente collegato ai poli produttivi culturali della realtà milanese. Un laboratorio di esperienze dove è possibile sviluppare nuovi linguaggi, tecniche e saperi nel campo del design, delle arti visive, della musica, della fotografia, dei new media, del teatro, della danza, del cinema e della scrittura. La Fabbrica del Vapore, quale centro della produzione culturale giovanile del Comune di Milano, è sede di associazioni ed imprese che realizzano attività particolarmente rivolte ai giovani. Mostre, eventi, iniziative culturali si susseguono per tutto l’arco dell’anno. COMUNE DI PALERMO Laboratori didattici alla GAM Galleria d’Arte Moderna La passione vince le sfide, dice un felice spot del concept video della V edizione del Concorso Centro-Periferia 2012 che mi è rimasto impresso nella mente. Guardare le opere di questi giovani artisti è anche un modo per chiederci nuovamente quale sia il centro e quale la periferia di questo nostro mondo globalizzato, dove non esiste un unico omphalos a ricollegarci al divino. Guardare Palermo è un’opportunità di riflettere sulla soggettività dell’idea che i palermitani stessi hanno del centro e della periferia della propria città. La sede originaria della Galleria d’arte moderna, il ridotto del Teatro Politeama, non era certamente il centro della Palermo che si affacciava al 900, ma quella periferia, ammesso che tale fosse considerata, non aveva alcuna connotazione di marginalità, dato che vi si concentravano importantissimi eventi culturali. E il centro storico della Palermo degli anni ’80, come il centro storico di altre città martoriate del nostro Paese, non aveva le virtù che si addicono al cuore pulsante di una metropoli. Un centro che ancora oggi fatica ad essere cuore della vita economica e demografica palermitana e una periferia che accoglie fermento abitativo senza proiettarsi verso il centro, così da fare credere a molti di noi di poterne fare a meno: con questa realtà a Palermo, ogni giorno ci confrontiamo. Del resto la nascita, ai primi del 900, di musei che, come il nostro, raccoglievano collezioni d’arte moderna, periferici rispetto alla Galle- ria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, perseguiva proprio l’obiettivo di restituire al territorio nazionale le proprie ricchezze artistiche, invertendo la logica accentratrice delle grandi e totalizzanti collezioni ottocentesche dei Musei Nazionali. Oggi nessun pensiero scientifico può legittimare l’idea che la Terra sia al centro dell’Universo, che l’Europa sia il perno del globo, che l’uomo si possa identificare con il punto di vista di una prospettiva rinascimentale: eppure debellare, nel sistema economico, sociale e politico, questi falsi assunti è una sfida, che solo giovani appassionati possono vincere, con gli strumenti pacifici della cultura e dell’arte. Per questo guardo con enorme fiducia agli artisti di cui questo catalogo ci mostra le personalissime sfide, perché nella loro passione vedo la costruzione di un futuro da guardare senza prospettive centralizzanti e ingannevoli, punteggiato da tanti centri, delimitati da confini liquidi, fertili e permeabili. - Antonella Purpura, Direttrice Galleria d’Arte Moderna, Palermo 13 Sopra e a sinistra: Immagini delle mostre su Pier Paolo Pasolini e Frida Kahlo al Palaexpò Sotto: la Pelanda COMUNE DI ROMA L’edizione 2013-2014 di “Centro-Periferia” è un appuntamento di riferimento per i giovani artisti e rappresenta una grande occasione per la valorizzazione dei talenti sul territorio. Scorrendo i nomi, le storie e i percorsi culturali dei finalisti, di questa come della precedente edizione, si coglie perfettamente il significato di universalità trasversale dell’arte contemporanea, la voglia di rompere le barriere e le frontiere, la capacità di intercettare bisogni e aspettative e di mettersi continuamente in gioco, confrontandosi con “l’altro” artistico e creativo. Una sfida continua e un’attenzione straordinaria alla realtà che ci 14 circonda per costruire quel profondo legame che fa dell’arte uno dei principali strumenti di coesione sociale. Il Concorso, promosso da Federculture, va nella direzione giusta, quella di costruire una rete virtuosa tra pubblico e privato: tante le amministrazione che partecipano a questa iniziativa, non solo italiane e già questo fa comprendere come il linguaggio della cultura e dell’arte è planetario, unisce le intelligenze e fa condividere le passioni. Perché una cosa è certa: l’entusiasmo dei questi giovani artisti merita, di per sé, un premio speciale, per l’ottimismo che riescono a trasmetterci. Il successo di pubblico di questo concorso lo testimonia e quest’anno più che mai ne abbiamo bisogno: per affrontare le sfide del presente la migliore risposta, positiva, è quella della creatività, della fantasia, della visione. Ed è molto importante che sia proprio la città di Roma ad ospitare, nei suoi luoghi così pieni di storia e di passato, questo vero e proprio festival della contemporaneità. Si crea così un flusso fuori dal tempo, che unisce passato e presente. E fa diventare Roma sempre di più una capitale europea, al passo con le più innovative tendenze della sperimentazione artistica: è il miglior modo per far rivivere le “pietre”, che sono le fondamenta della nostra tradizione culturale. C’è, poi, un ultimo ma fondamen- tale aspetto: quello della competizione, del merito. Un concorso di idee e di progetti è sempre una bella notizia. Stimola la fiducia e spinge a mettersi in gioco, a proporre strade nuove, a confrontarsi con le proprie esperienze passate con un punto di vista diverso: in poche parole a trovare la propria strada di artista, a seguire la vocazione alla creatività che deve essere l’unico punto di riferimento di un talento. Nostro, insieme a tutti gli altri attori di questa filiera culturale, il compito di scoprirlo e valorizzarlo nel modo migliore. - Flavia Barca, Assessore alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, Roma Capitale Festa della Musica Torino 2012 Piazza Palazzo di Città COMUNE DI TORINO Negli ultimi anni, Torino e il Piemonte sono considerati a livello nazionale e internazionale luoghi strategici per le arti contemporanee. La città ha conquistato questo ruolo di primo piano per l’impegno di numerose strutture pubbliche e private in questi settori, ma anche grazie a progetti gestiti direttamente dall’Ente e destinati al sostegno dei giovani talenti. Ciò avviene soprattutto offrendo opportunità a chi opera con obiettivi professionali nei diversi ambiti artistici attraverso iniziative di formazione, documentazione, promozione e ricerca. Il Servizio Arti Contemporanee della Direzione Cultura della Città, tramite l’Ufficio Creatività e Innovazione, finalizza la propria attività alla realizzazione di un piano di lavoro destinato ad azioni culturali per far emergere situazioni di qualità. Numerosi gli strumenti messi in campo con modalità di intervento che possono essere genericamente riassunte nell’informazione e consulenza ai giovani creativi; nella creazione e gestione di una banca dati digitalizzata degli artisti e delle componenti dell’indotto culturale (Piemonte Creativo www.piemontecreativo.it); nella realizzazione di seminari e workshop finalizzati allo sviluppo delle capacità artistiche, tecniche con una speciale attenzione alle nuove professioni; nel sostegno alle produzioni e alla mobilità degli artisti nell’attività di promozione quali mostre, concerti, performance, ecc. e nella comunicazione mirata. La Città di Torino è alla Presidenza della Rete GAI – Associazione Circuito Giovani Artisti Italiani, gestendone la Segreteria nazionale ed è socio fondatore della BJCEM – Associazione Internazionale Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo oltre a partecipare attivamente a numerosi altri network nazionali e internazionali. Tutto ciò nella convinzione che fare sistema vuol dire mettere in relazione idee, progetti, persone, comunità, istituzioni, ma anche territori, esperienze, professionalità, buone pratiche, capacità, specifiche vocazioni. Una serie di attività, dunque, che hanno l’obiettivo di porre al centro la ricerca artistica riconoscendo ai linguaggi contemporanei l’importante ruolo di essere espressione del nostro tempo: il codice di lettura della nostre ambizioni di luogo del presente e scelta strategica per guardare al futuro. 15 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Le Linee Guida provinciali per le politiche culturali sottolineano come “investire nella creatività equivale a investire nella ricerca e nella sperimentazione, nell’utilizzo di nuovi linguaggi e tecnologie, nell’acquisizione di nuove e più articolate competenze”. Alle parole, però, debbono corrispondere i fatti, e i fatti non mancheranno nemmeno per il 2014. Il Museo delle Scienze di Trento, MUSE, dedica ai giovani numerosi progetti: Fuori Orario, Nature and Food, FameLab, Incroci di Pagine e format più strettamente legati alle attività della ricerca come Ask the Scientist, Open Lab, MUSE Live e FabLab, laboratorio di fabbricazione digitale. Anche il MART, Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, punta con forza sul 16 coinvolgimento di giovani artisti. Nella sede della rinnovata Galleria Civica il progetto architettonico e la curatela della mostra di fine 2014 sono stati affidati a under 35, rispettivamente a Stefano Grigoletto/Atelier 0 e al collettivo Afterimage (Chiara Nuzzi, Valeria Mancinelli e Stefania Rispoli), mentre nell’ambito della grande mostra “La magnifica ossessione” presso la sede del museo, sono state inserite opere di giovani artisti (Christian Fogarolli, Michele Spanghero e Agnes Raceviciute). Nel settore dello spettacolo dal vivo, il Centro Servizi Culturali S. Chiara coinvolge i giovani mediante le rassegne “Scappo a Teatro” e “Scappo a Danza”, affiancate da stage di approfondimento. Interessano soprattutto agli studenti gli incontri “Foyer della Prosa”, organizzati con l’Università e il progetto di formazione lirica “Opera Domani”. Nel settore della musica giovane, ricordiamo il concorso “CMA – Centro Musica Awards” e le rassegne “I martedì della Band” e “Teatrock”. Torna anche nel 2014 Euregio-Uploadsounds, un progetto che utilizza la musica come veicolo per favorire lo scambio tra giovani di diversi gruppi linguistici dell’Euroregione Trentino, Alto-Adige, Tirolo. Per le celebrazioni del Centenario della Grande Guerra, la Provincia ha affrontato il tema del recupero e della valorizzazione del patrimonio storico della prima guerra mondiale. Qualificanti a tal proposito sono le iniziative di formazione dirette alle scuole al fine di educare ad una cittadinanza responsabile e tollerante e ai valori della pace e della convivenza europea. Foto grande MUSE – Museo delle Scienze di Trento Foto: Hufton & Crow www.muse.it Sopra: Mostra “I Trentini e la Grande Guerra” Fondazione Museo storico del Trentino - Trento Foto: P. Cattani Faggion www.museostorico.it REGIONE PUGLIA INTRAMOENIA EXTRA ART Ed. 2010 “Miraggi” Foto sopra: Volver sin Volver Guillermina De Gennaro Forte a Mare di Brindisi installazione ambientale galleggiante dimensioni variabili sound ambient by Giovanni Sollima Foto a destra: Dark matter, 2012 NIO architecten Castello di Barletta (sotterranei) scultura in poliestere verniciata nera cm. 1700 x 180 Arte contemporanea alla ricerca della contaminazione e di nuovi linguaggi. Queste le caratteristiche salienti della esperienza pugliese, una esperienza che la Regione Puglia conduce da oltre nove anni e che ha permesso ad artisti pugliesi così come a grandi artisti internazionali, a giovani talenti così come a collaudati e famosi maestri, e con essi a curatori, critici, esperti, di misurarsi con le potenzialità di un territorio che pare fatto apposta per incamminarsi su inedite chine. La nostra principale progettazione, Intramoenia ExtrArt, condotta dalla associazione pugliese Eclettica, si è sviluppata innestando su una idea di museo diffuso la ricerca artistica ed espressiva di artisti contemporanei giovani e di grandi nomi internazionali nei fascinosi castelli di Puglia e nei palazzi storici. Giunto lo scorso anno anche nel cuore d’Europa attraverso il sostegno del programma Cultura della Commissione Europea, lo stesso gruppo di curatori coltiva in queste settimane l’idea di grande basilica dell’arte attraverso una mostra di “Santi fuori dagli schemi” reinterpretata da Paolo Consorti nel già teatro Margherita di Bari, un suggestivo luogo incompiutamente ristrutturato che dal lungomare di Bari guarda al futuro. E poi, le importanti esperienze di un grande evento dedicato al fuoco, la Focara di Novoli, che in pieno inverno, in cima a una gigantesca pira conica dedicata a un Sant’Antonio Abate della tradizione popolare, brucia installazioni di Mimmo Palladino o di Hidetoshi Nagasawa, per citare solo due delle ultime edizioni, e lancia attraverso il riflesso arcaico del fuoco messaggi che intrecciano alla contemporaneità dell’arte le più antiche memorie dei contadini pugliesi. E infine, oltre a Torrione Passeri di Molfetta con le sue mostre annuali, e a tante altre esperienze diffuse sul territorio, la ormai consolidata storia del Museo Pino Pascali di Polignano che, con il suo Premio annuale e la bellezza di un bianco luogo affacciato sul fiabesco mare di Polignano, sviluppa uno sguardo che si spinge più in là, travalicando il mare, e contaminando la propria storia e la propria esperienza con quella dei giovani artisti dei Paesi dei Balcani, col Museo di Tirana, con altre cooperazioni che si irradiano, coraggiose e originali, dal cuore dell’Adriatico verso gli orizzonti internazionali dell’arte contemporanea. -Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo, Cultura, Turismo, Regione Puglia 17 REGIONE VENETO A partire dal 2003, anno in cui la VII Conferenza Regionale dei Musei del Veneto venne dedicata al tema “Novecento ed oltre. L’Italia dei musei e la produzione artistica contemporanea”, la Regione del Veneto ha riservato una particolare attenzione alla promozione della conoscenza delle espressioni dell’arte contemporanea in relazione ai luoghi di cultura maggiormente frequentati dal grande pubblico. Accanto al tradizionale sostegno alle principali istituzioni del Veneto che producono e ospitano esposizioni contemporanee ma che operano prevalentemente a Venezia – quali la Biennale, la Fondazione Querini Stampa- 18 lia e la Fondazione Bevilacqua La Masa – la Regione ha inteso interagire con il territorio proponendo interventi specifici in realtà periferiche rispetto ai grandi centri urbani. In quest’ottica, la Regione è stata partner istituzionale di progetti che, grazie a installazioni site specific di giovani artisti, hanno consentito di far scoprire con occhi diversi il centro storico di Castelfranco Veneto (TV) con “Castelfranco Veneto, città d’arte. Contemporanea”, la periferia di Mestre con il “Parco del Contemporaneo – Forte Marghera” e spazi dismessi un tempo occupati da aziende locali del bellunese con “Dolomiti Contemporanee”. Anche per il 2013 la Regione del Veneto ha sostenuto iniziative con l’obiettivo di raggiungere un pubblico ampio offrendo una visione relazionale dei fatti artistici. Presentando sotto una prospettiva diversa una pietra miliare della storia dell’arte quale il pittore Jacopo Robusti detto il Tintoretto è stato, pertanto, avviato il progetto “San Rocco contemporaneo”, ideato da Germano Célant e Stefano Cecchetto e promosso dalla Scuola Grande Arciconfraternita di San Rocco, che, a partire da Emilio Vedova, mette in relazione con il grande manierista autori del Novecento e contemporanei. In un luogo di particolare fascino ambientale quanto poco conosciuto e poco battuto dalle rotte turistiche, quale il Museo del Paesaggio di Torre di Mosto (VE), la Regione ha con- Venezia, Scuola Grande di San Rocco, “S. Rocco contemporaneo”, E. Vedova, “Oltre”, 1985 tribuito a realizzare la mostra “Tabula Rasa. Metamorfosi per una Rinascita” con la quale gli spazi, sia naturali sia urbani, sono stati visti come luoghi che si ri-formano dalla propria dissoluzione grazie anche al ruolo dell’artista, sempre meno marginale in quanto interviene quale artefice di una modifica strutturale e concettuale che rilancia il pensiero e l’azione come unica via d’uscita dalla decadenza civile e morale dell’uomo. Con questa iniziativa sono stati messi in dialogo, comprendendo tutti i linguaggi espressivi, autori celebri del Novecento quali Mario Schifano, Luigi Fontana, Giulio Turcato e altri, con artisti contemporanei. AMBASCIATA DEL BRASILE A ROMA Palazzo Pamphilj e mostra nella Galleria Portinari Il Palazzo Pamphilj, situato su Piazza Navona, è oggi una delle più belle ambasciate brasiliane all’estero e una delle più importanti rappresentanze straniere a Roma. È da questo splendido edificio che viene promossa la cultura brasiliana in Italia. Sono state realizzate importanti mostre di arte contemporanea brasiliana, con artisti come Vik Muniz, i fratelli Campana ed Ernesto Neto. La mostra personale di quest’ultimo, intitolata “Olhando o céu” (Guardando il cielo) si è tenuta nel 2013 ed è stata visitata da più di 5000 persone nella prestigiosa Galleria Cortona. Recentemente, la scrittrice Ana Maria Machado ha lanciato la traduzione in italiano del suo libro “Infamia” proprio all’Ambasciata del Brasile a Roma e il professor Domenico De Masi vi ha presentato l’edizione italiana del suo ultimo libro “Mappa Mundi”, in cui un capitolo è dedicato al Brasile. Attualmente, la Galleria Portinari è aperta con una mostra del celebre fotografo italiano Massimo Listri con le fotografie degli interni di chiese, musei e palazzi di quattro città brasiliane. Il Palazzo Pamphilj è aperto a visite guidate in portoghese e in italiano due volte a settimana. L’Ambasciata partecipa anche a diverse iniziative che consentono l’accesso del pubblico al suo interno. La prossima si svolgerà il 10 maggio, durante la set- timana “ Open House Roma”, che prevede che gli edifici più importanti della città aprano le porte al pubblico gratuitamente. Inoltre, Palazzo Pamphili partecipa per la prima volta alla “Notte dei Musei” e alla manifestazione “Cortili Aperti”, rimanendo aperto al pubblico, rispettivamente, il 17 e il 24 maggio. Il Palazzo è sede anche del Centro Cultural Brasil-Itália (CCBI), che ospita ogni semestre, circa 300 studenti nel corso di portoghese. Il Centro promuove inoltre lezioni di samba e nel suo auditorium vengono proiettati film brasiliani ogni settimana, con ingresso libero. Oltre al CCBI, il Palazzo ha una biblioteca accessibile al pubblico. Le attività culturali dell’Ambasciata del Brasile, tuttavia, non si limitano ai confini del Palazzo Pamphilj. Nel settembre 2013, ad esempio, si è tenuto presso l’Auditorium Parco della Musica, il “Festival Brasil!”, otto giorni di concerti, spettacoli per bambini, presentazioni di capoeira, mostre di fotografia e filmati, in cui il pubblico italiano ha potuto apprezzare da vicino la cultura brasiliana. Nel mese di maggio, il programma prevede la “Brazilian Food Week” che si terrà nei locali dell’Hotel Radisson Blu di Roma per portare in Italia i sapori del Brasile secondo il famoso chef Paulo Machado. 19 A sinistra: Inaugurazione della scultura “Il clown”, omaggio a Umberto Boccioni, marzo 2014 a Morciano di Romagna. Da sinistra nella foto: l’Ambasciatore Russo presso la Santa Sede Alexandr Avdeev; l’autore dell’opera Zurab Tsereteli; Il Console Armando Ginesi; il Sindaco di Morciano Claudio Battazza. Sotto: Curia Generalizia dell’Ordine dei Francescani Minori. Firma degli accordi per il ripristino della Chiesa Nuova di Assisi con fondi privati russi. A partire dal quarto da sinistra: il Sindaco di Assisi Claudio Ricci; il Console Ginesi; l’Ambasciatore Russo in Italia Sergey Razov; il Padre Generale dell’Ordine Frati Minori Michael Perry; lo sponsor russo Sergey Matvienko. CONSOLATO ONORARIO DELLA FEDERAZIONE RUSSA DELLE MARCHE Il Consolato Onorario della Federazione Russa di Ancona è stato istituito nel 2006. Ha come circoscrizione Le Marche ma si occupa anche, in casi specifici, della Romagna, dell’Umbria e dell’Abruzzo. Il suo primo compito è di tutelare ed assistere tutti i cittadini russi residenti o in transito. Rappresenta lo Stato e il Governo russo nel territorio e quindi mantiene costanti rapporti con le istituzioni locali e promuove e sviluppa le relazioni tra il territorio e la Russia sotto il profilo economico-commerciale, culturale e turistico. La cultura costituisce un punto fermo nell’attività del Consolato di Ancona, sono numerose le iniziative promosse, molte delle quali in collaborazione con istituzioni di studio quali ad esempio, Università, 20 Licei, Conservatori musicali ed Accademie di Belle Arti. L’obbiettivo è di fare sì che la cultura italiana e quella russa – molto simili e con punti di tangenza incredibilmente frequenti negli ambiti musicale, letterario, poetico, teatrale, artistico-visivo, cinematografico – si rafforzino sempre di più. “Conoscersi” è la parola d’ordine che il Consolato si è dato nei reciproci rapporti tra Russia ed il territorio italiano in cui opera. Molta attenzione viene anche riservata alle relazioni di natura spirituale ed il Consolato si distingue per varie iniziative atte a favorire il dialogo tra le due visioni del Cristianesimo, rappresentate dalla Chiesa Ortodossa Russa e da quella Cattolica. In particolare questa relazione viene esercitata nei centri cattolici di Loreto, dove è ospitata la Santa Casa di Nazareth, e di Assisi, città di San Francesco e di Santa Chiara ed in quello ortodosso di Istra, dove ha sede il complesso monastico “La Nuova Gerusalemme”. Nella città umbra, grazie all’interessamento personale del Console Armando Ginesi e alla munificenza di Sergey Matvienko, uomo d’affari russo, si stanno recuperando gli affreschi interni della Chiesa Nuova, fatta edificare nel XVII secolo dal re di Spagna Filippo III, sui resti della casa paterna del “Santo Poverello”. Gli affreschi, che risalgono agli inizi del 1600, furono ricoperti nel 1925 per decisione dell’amministrazione comunale del tempo. Recentemente, in ambito artistico-visivo, è da segnalare l’installazione avvenuta a Morciano di Romagna, città natale del futurista Umberto Boccioni, di una scultura bronzea alta 4 metri, intitolata “Il Clown”, del noto artista georgiano Zurab Tsereteli, Presidente dell’Accademia dell’Arte Russa, che l’ha donata, su proposta del Consolato Russo di Ancona, proprio come omaggio a Boccioni. Scultura che si affianca ad altre due installate in città: una copia bronzea di “Sviluppo di una bottiglia nello spazio”, tratta dall’originale in gesso dello stesso Boccioni, eseguito nel 1913, e a “Colpo d’Ala” di Arnaldo Pomodoro, anche lui nato a Morciano di Romagna nel 1926. Stretta è, infine, la collaborazione che il Consolato della Federazione Russa di Ancona intrattiene con Federculture ed in particolare con le edizioni di “Centro Periferia, Concorso Internazionale per giovani artisti”. Rendering nuova sede Fondazione Tres Pinos CIAC – Centro Internazionale Arte Contemporanea FONDAZIONE TRES PINOS Fondazione Tres Pinos, attiva da vari anni, ha sede a Buenos Aires, è stata istituita dai suoi fondatori con l’idea di promuovere lo sviluppo sociale ed educativo in particolare nelle scuole, attraverso lo sviluppo di numerose iniziative di sostegno a varie discipline culturali tra cui il teatro, la letteratura, attraverso la rivista Crepuscolo e un Premio annuale internazionale e l’arte contemporanea. In particolare nel campo dell’arte contemporanea la Fondazione Tres Pinos promuove eventi, particolarmente legati alla produzione creativa emergente, sia con artisti locali che con artisti provenienti da vari paesi. Oltre a promuovere molteplici mostre a tema, accompagnate da un’attiva produzione editoriale, la Fondazione, ogni anno pubblica un bando internazionale per due borse di studio, della durata di quattro mesi e aperto agli artisti sotto i 35 anni. Le Borse di studio offrono la possibilità di una residenza nella città di Buenos Aires, culturalmente una delle più vive del Sud America, e permettono ai giovani selezionati di nutrirsi di un intercambio importante con il mondo della creatività locale e sviluppare nuovi esiti artistici. La Fondazione inoltre porta avanti iniziative in collaborazione o in co-produzione con molteplici istituzioni pubbliche e private dell’Argentina e Istituzioni Internazionali, per la produzione di progetti espositivi di alto livello culturale e per una maggiore diffusione della cultura. Tra le varie iniziative si segnala la mostra “Il giardino delle Meraviglie” di Juan Miro’ e “l’Arte Cinetica italiana anni 50-70”. A fine 2014 la Fondazione Tres Pinos avrà a disposizione, non appena saranno finiti i lavori di ristrutturazione, per le sue molteplici attività culturali la sede del CIAC – Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea, uno spazio di oltre 1000 mq, nel singolare quartiere della Boca e in quello che sarà il Distretto dell’arte della città di Buenos Aires. 21 Immagini tratte dal profilo Facebook del Réseau Culturel Européen de Coopération au Developpement RÉSEAU CULTUREL EUROPÉEN DE COOPÉRATION AU DÉVELOPPEMENT Il Réseau Culturel Européen de Coopération au Développement è una organizzazione non governativa francese. E ‘riconosciuta come ONG internazionale e intrattiene relazioni ufficiali con l’UNESCO. E’ accreditata dal Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Il Réseau Culturel Européen de Coopération au Développement è un’associazione di interesse generale. Nasce dalla messa in comune delle competenze della Camera di Belle Arti del Mediterraneo (associazione francese di solidarietà internazionale), di Culturepolis (associazione greca) e Artkod (associazione turca). Le tre strutture han- 22 no voluto lavorare in sinergia per dare maggiore impatto alla azione congiunta. Il lavoro del Réseau mira a rafforzare la dimensione culturale dello sviluppo, preservare la diversità culturale e migliorare l’interazione creativa tra artisti e artigiani. Si impegna per l’istituzione di una regolamentazione favorevole al riconoscimento dello status di artisti e artigiani e l’adozione di politiche culturali per lo sviluppo. I progetti sono sempre svolti in stretta collaborazione con una rete di partner locali che rappresentano le istituzioni e la società civile, che conoscono l’ambiente socio-culturale dei paesi e delle regioni in cui opera. Per promuovere l’arte e l’artigianato e per sostenere le imprese creative, sono svolte una serie di attività: laboratori di discussione e di scambio culturale tra gli operatori, istituzioni e rappresentanti della società civile; corsi di formazione che permettono agli artigiani di stimolare la loro creatività, migliorare la qualità dei loro prodotti e il loro impatto socio-economico; mostre che mettono in risalto le arti e i mestieri creativi; azioni di sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza del valore del patrimonio d’arte e di artigianato, condotte con l’opinione pubblica nei paesi partner; strumenti didattici per sostenere le azioni rivolte al pubblico. Immagini del Museo de Arte Moderno di Santo Domingo e sue esposizioni MUSEO DE ARTE MODERNO, SANTO DOMINGO Il Museo de Arte Moderno di Santo Domingo, progettato e costruito dall’architetto dominicano Jose Minino, è stato inaugurato il 15 dicembre 1976 come Galleria d’Arte Moderna, nel complesso della Plaza de la Cultura Juan Pablo Duarte, spazio urbano di giardini e palazzi che costituiscono un insieme eccezionale nella zona dei Caraibi poiché costruiti esclusivamente per fini culturali. Nel 1992, a seguito della conclusione del V Centenario della Scoperta dell’America, durante l’amministrazione del presidente Joaquin Balaguer, ha cambiato il suo nome in Museo di Arte Moderna, tenendo conto dell’importanza e somiglianza del lavoro svolto dalle altre istituzioni museali in- ternazionali, ottenendo una collezione di rilievo. Nel 2000 sotto il governo del presidente Leonel Fernandez con la creazione del Ministero della Cultura il Museo ne entrò a far parte. È stato diretto da Antonio Fernández Spencer (1976), Rosa Meléndez (1978), Porfirio Herrera Franco (1986), Alberto Bassi (1996) e Sara Hermman Zsabo (2000). Attualmente è Maria Elena Ditrén l’effettivo direttore (2010). Il Museo de Arte Moderno di Santo Domingo è la principale istituzione dello Stato Dominicano ed è dedicato alla conservazione, valorizzazione e divulgazione dell’arte moderna e contemporanea dominicana, nazionale e internazionale. Fin dalla sua creazione ha avuto alcune delle opere più importanti dei precursori dell’arte dominicana, dall’indipendenza nazionale nel 1844 all’arte contemporanea. Oggi possiede la proprietà pubblica delle grandi arti visive del paese, e copre più di un secolo di scultura, pittura, disegno, incisione e fotografia. I suoi obiettivi sono la salvaguardia e la diffusione del patrimonio artistico, prestando particolare attenzione alla riconcettualizzazione museologica e museografica della collezione permanente del museo, al fine di ottenere una migliore lettura delle opere. Il Museo organizza progetti interistituzionali che garantiscono la qualità delle mostre ed eventi culturali, aumentando la probabilità di sviluppo umano e culturale della società dominicana. 23 QINGDAO ZHENGMOU ART MUSEUM, CINA 24 Fondato nel 1965, il Museo d’Arte di Qingdao è un museo locale integrato di storia e arte. Ha una collezione articolata in oltre 30 categorie e costituita da 160.000 opere, tra le quali calligrafie e dipinti, ceramiche, porcellane, articoli di giada e monete antiche. Molti tra questi sono rari tesori mondiali. Attualmente, ospita una mostra permanente su “La storia di Qingdao” e cinque mostre speciali su monete antiche, arti in porcellana delle dinastie Ming e Qing, xilografie di Capodanno, arti e mestieri antichi, calligrafie e dipinti. Queste esposizioni hanno lo scopo di mostrare la storia di Qingdao e la vasta collezione di opere del museo. Inoltre, ci sono mostre tempo- ranee di opere d’arte moderna e contemporanea anche estera. Il Museo di Qingdao è diventato un importante centro culturale della città, una finestra sulla cultura cinese e la storia di Qingdao, un ponte che collega le culture cinese e straniere. Veduta esterna del Qingdao Zhengmou Art Museum e, sotto, sale espositive LU.C.C.A. CENTRE OF CONTEMPORARY ART Allestito all’interno di Palazzo Boccella, nel centro storico di Lucca, il Museo di Arte Contemporanea Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art (www. luccamuseum.com) rappresenta un progetto museologico innovativo, una struttura polivalente dall’appeal internazionale sviluppata su cinque piani che è allo stesso tempo contenitore di opere d’arte, spazio educativo, ma anche il posto ideale dove fermarsi a leggere un libro, fissare un meeting di lavoro o concedersi un lunch o una cena immersi nell’atmosfera delle opere d’arte. Un museo pensato per le persone e con le persone, in cui il coinvolgimento emotivo, il divertimento e la socializzazione sono tanto importanti quanto il progetto artistico, basato su un piano di marketing emozionale ed esperienziale concepito per tutti i target di pubblico, per avere una visibilità internazionale e per trovare un legame continuativo con il territorio. Ogni anno vengono realizzate quattro grandi mostre legate all’arte moderna e contemporanea. Dall’apertura, nel maggio 2009 a oggi, si sono susseguite numerose esposizioni di rilevante importanza, dalla Collezione Peggy Guggenheim a Jean Dubuffet, dalla Minimal Art della Collezione Panza di Biumo a Man Ray, fino a quelle più recenti dedicate ad Antonio Ligabue e Henri Cartier-Bresson. Per il 2014 il calendario di mostre cerca un incontro-confronto tra l’arte del passato e le proposte visive più contemporanee: “Inquieto Novecento. Vedova, Vasarely, Christo, Cattelan, Hirst e la genesi del terzo millennio”, “Robert Capa. Retrospective” in collaborazione con Magnum Photos di Parigi, e “I Macchiaioli. Fattori, Signorini, Lega e i capolavori della Collezione Mario Taragoni”. Il museo è anche dotato di spazi espositivi per mostre collaterali, eventi site-specific, performance, installazioni, e produce o ospita rassegne di videoarte. Il Lu.C.C.A. porta avanti progetti in collaborazione o in co-produzione con altre istituzioni locali ed è attivo sia a livello nazionale che internazionale. Una delle sale espositive del Lu.C.C.A. Centre of Contemporary Art e ingresso principale Viene animato da numerose attività culturali interdisciplinari durante tutto l’anno, alternando workshop a presentazioni di libri, concerti di musica, performance teatrali, cene a tema, conferenze, talk show. La sezione didattica, curata da Artebambini, ente pedagogico riconosciuto dal Miur, è l’area che si pone come luogo di sperimentazione e scoperta per bimbi e ragazzi. Non ultimo il ristorante gourmet “L’Imbuto”, dello chef internazionale Cristiano Tomei, concepito all’interno di alcune sale espositive, che stupisce i visitatori con sollecitazioni enogastronomiche, ispirate anche alle mostre in corso. 25 CENTRO INTERCULTURALE MONDINSIEME INTERCULTURAL CENTER Il Centro Interculturale Mondinsieme nasce a Reggio Emilia, città scelta dal Consiglio d’Europa per il Programma Intercultural Cities, viste le sue politiche interculturali e la presenza di immigrati che sfiora il 18% della popolazione. Promuove il confronto e la partecipazione di ogni persona in un percorso di inclusione reciproca: la conoscenza e il contatto incoraggiano una cittadinanza interculturale e prevengono emarginazione culturale e la formazione di radicalismi identitari. Una grande sfida è quella rappresentata dalla nuova generazione interculturale. Mondinsieme coinvolge giovani di origine sia italiana sia straniera nelle sue attività, perché ritiene che la diversità culturale sia insita in ogni essere uma- 26 no e per scongiurare la sindrome delle banlieue come unica espressione di chi si sente escluso. È una risorsa per favorire l’ingresso di giovani creativi italiani di origine straniera nella rete della produzione artistica e una visione dell’arte che non cada nella retorica dell’intercultura. Collaboriamo con i Musei Civici di Reggio Emilia: abbiamo contribuito all’esposizione “Gli oggetti ci parlano” curata da Italo Rota e dato vita alle mostre “L’Africa delle Donne” e “Messaggi di tes(su)to: intercultural textures”, nate da giovani e adulti delle associazioni di Burkina Faso, Costa d’Avorio, Egitto, Eritrea, Marocco, Senegal. Nel 2012 abbiamo lavorato con JR per il progetto Inside/Out, dove fotografia e street-art sono unite per la campagna sulla riforma dei diritti di cittadinanza “L’Italia sono anch’io”. Con il supporto di European Cultural Foundation e Arts Council England, insieme a Motiroti e Oslo Museum nel 2013 abbiamo realizzato la app MultiWalks per smartphone iOS e Android, dove si possono percorrere tour urbani creati da artisti nelle città europee, tra cui Londra e Oslo. Il concorso Centro/Periferia è un nodo importante di questa rete, un’occasione di coinvolgimento che mostra quanto il mondo sia già in Italia, a partire dalle origini e dalle esperienze di chi vive un paese da sempre al centro, nella storia umana, di viaggi e passaggi che rimandano sempre a un altrove. L’arte è veicolo straordinario per raccontare la contaminazione tra linguaggi, storie e culture: il Centro diventa così spazio per la produzione artistica, dove si punta a creare sistemi di relazioni e opportunità. Per i giovani creativi, è importante ricercare i tratti costitutivi dell’identità di chi ha radici straniere, per misurarsi con orizzonti nuovi fatti di dinamicità e vitalità, senza enfasi sulla cultura di appartenenza o su una presunta etnia. L’arte non ha confini, ma schemi e scelte compositive che aiutano a superarli laddove essi persistono ancora. In alto: L’installazione per “Inside/Out-L’Italia sono anch’io” ai Musei Civici, prima della ristrutturazione. Sopra: Momenti della mostra “L’Africa delle donne”, con l’associazione del Burkina Faso. DA COMPLETARE FONDAZIONE ERMANNO CASOLI La Fondazione Ermanno Casoli nasce nel 2007 a Fabriano (AN), in memoria del fondatore dell’azienda Elica. La Fondazione è da sempre impegnata nell’ideazione e promozione di progetti grazie ai quali l’arte contemporanea incontra il mondo dell’impresa. Gli artisti contemporanei entrano direttamente nel cuore delle aziende, dialogando coi dipendenti nel contesto di workshop e laboratori che stimolano creatività, innovazione, spostamento dei punti di vista, contribuendo a migliorare gli ambienti di lavoro. Attualmente la Fondazione è diretta da Deborah Carè, con la direzione artistica di Marcello Smarrelli e l’assistenza curatoriale di Saverio Verini. Tra le aziende e istituzioni che hanno collaborato con la Fondazione, oltre a Elica, si segnalano ACRAF Aziende Chimiche Riunite Angelini Francesco, Confindustria Ancona, Gruppo Sole 24 ORE, Bricocenter, MSD, Biotronik, Regione Marche, Federculture. Numerosi anche gli artisti coinvolti dal 2007 a oggi, tra cui Mario Airò, Francesco Arena, Francesco Barocco, Danilo Correale, Enzo Cucchi, Ettore Favini, Anna Franceschini, Adelita Hsni-Bey, Margherita Moscardini, Diego Perrone, Cesare Pietroiusti, Marinella Senatore, Sissi, Nico Vascellari. L’attività della Fondazione Ermanno Casoli si declina principalmente in tre diversi programmi: • Premio Ermanno Casoli. Intende promuovere il lavoro di giovani artisti che nel corso della loro carriera abbiano sviluppato una ricerca in linea con i principi sostenuti dalla Fondazione: innovazione, sperimentazione, contaminazione di codici differenti, coinvolgimento attivo dello spettatore. La partecipazione avviene su invito e il vincitore è chiamato a progettare un’opera nella cui realizzazione sia coinvolto il territorio ospitante. collaborazione con un trainer specializzato in formazione manageriale. Per E-STRAORDINARIO la Fondazione Ermanno Casoli ha ottenuto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. • FEC for Factories. Nuova modalità di interazione tra arte e industria che introduce l’arte contemporanea nel vivo dei sistemi produttivi. Gli artisti vengono invitati a confrontarsi con i processi creativi che precedono la realizzazione di un oggetto industriale, condividendo con designer, ingegneri e operai specializzati un percorso progettuale rivolto a scoprire nuovi linguaggi e inesplorate metodologie di lavoro. In alto Sissi al lavoro nel laboratorio prototipi di Elica per il progetto Aspiranti Aspiratori, 2012. Photo credit Ramiro Castro Xiques Sotto E-Straordinario per Bricocenter, condividere è connettere, con Ettore Favini, 2012 • E-STRAORDINARIO. Progetto di formazione che porta l’arte contemporanea nel mondo industriale: attraverso un ciclo di incontri teorici e di workshop, artisti di fama internazionale lavorano a un progetto artistico con i dipendenti di un’azienda. L’iniziativa viene realizzata in 27 FARM CULTURAL PARK con giovani e bambini, presentazioni di libri, concorsi di Architettura, lettura portfolio di Artisti e numerosissime presentazioni in Italia e all’Estero ci hanno fatto guadagnare nel 2011 il Premio Cultura di Gestione di Federculture e nel 2012 l’invito alla XIII Biennale di Architettura di Venezia. Farm Cultural Park è un Centro Culturale e Turistico Contemporaneo diffuso, insediato nella parte più antica del Centro Storico di Favara, paese Siciliano a 6 km dalla Valle dei Templi di Agrigento. I Sette Cortili, una sorta di Kasba Siciliana, già dal mese di giugno del 2010, sono il cuore pulsante delle attività culturali di FKP. Arte per tutti e non solo per gli addetti ai lavori e a tutte le ore del giorno e della notte, in mezzo alla strada e tra la gente comune. Una programmazione culturale dirompente ha caratterizzato i primi quattro anni di vita di FKP: Mostre temporanee ed installazioni permanenti, residenze per artisti, workshop FKP nasce dalla follia di Florinda ed Andrea una giovane coppia di professionisti che ha deciso di non trasferirsi all’estero, di restare in Sicilia, di non lamentarsi di quello che non accade, di diventare protagonisti di un piccolo ma significativo cambiamento, di restituire ai loro cuccioli Carla e Viola un piccolo pezzo di mondo migliore di quello che hanno ricevuto. I Sette Cortili si sono rivelati per la dimensione contenuta degli interventi di riqualificazione necessari, il punto di partenza strategico del progetto FKP. Le casette su due o al massimo tre livelli, denominate “camera e dammuso” sono state ristrutturate nel rispetto della loro architettura originaria; sono stati solamente sostituiti gli infissi originari in legno con degli infissi in ferro e si è scelto il bianco nucleare del latte di calce antica per le facciate. Le facciate ospitano installazioni permanenti ed interventi temporanei di Artisti nazionali ed internazionali e diverse casette sono destinate ad attività culturali e project room che ogni quattro mesi cambiano pelle per ospitare nuovi artisti e nuove idee. 28 Bookshop Farm Cultural Park Cortile Bentivegna - Sette Cortili - Favara (AG) Foto di Fabio Florio FKP affianca all’attività di produzione culturale tutta una serie di servizi ricettivo-turistici anche in funzione della sua posizione strategica di vicinanza alla valle dei Templi di Agrigento: un bookshop con opere multiple di giovani artisti ed oggetti di design, un Corner Moet Chandon, una Sandwicceria, una project room per cuochi o aspiranti tali ed un meraviglioso barbecue-garden, spazio molto apprezzato per la socializzazione. E non finisce qui: nel 2015 è prevista l’apertura di Farm Children’s Museum, un luogo per il futuro, un intero palazzo del Settecento dedicato ai bambini, per giocare, imparare e sognare. ART HOTEL GRAN PARADISO SORRENTO L’Art Hotel Gran Paradiso si trova in una zona panoramica unica, al centro del golfo di Napoli, circondato da verdi e profumati giardini di ulivi, arance e limoni, dove è possibile ammirare la più bella vista su tutta la costa Sorrentina fino al Vesuvio, perenne protagonista di questo scenario unico insieme alle Isole di Ischia e Procida. Gli interni arredati con gusto ed in stile moderno ospitano l’esposizione perenne di opere d’arte autentiche di artisti contemporanei che rendono le aree pubbliche dell’hotel molto gradevoli ed accoglienti. Ogni camera espone un’opera d’arte originale di un artista contemporaneo, partecipante al progetto dell’Art Hotel. Gli ospiti dormono letteralmente con la cultura. Con l’iniziativa 100³: 100 anni, 100 stanze, 100 artisti l’Art Hotel Gran Paradiso di Sorrento giunge a definire la propria identità per offrire lo spazio dell’albergo di famiglia ad una riflessione più ampia sul ruolo svolto dalle collezioni private e sulle loro potenzialità di sviluppo in relazione al pubblico ed al proprio contesto. 100³: 100 anni, 100 stanze, 100 artisti racchiude nel titolo la lungimirante ambizione di costituire un punto di riferimento per il territorio campano, rinnovando annualmente l’appuntamento con un programma di attività espositive e dialogo diretto tra i visitatori e i protagonisti della scena artistica internazionale con mostre personali allestite in ogni stanza. E se sei un artista puoi scambiare il tuo lavoro con un soggiorno presso l’ArtH otel Gran Paradiso! In alto: Peppe Perone, Senza titolo, scultura in vetro resina sabbiate, 125x140 cm 29 Panoramica da Villa Rufolo e sessione di apertura di Ravello Lab – International Forum CENTRO UNIVERSITARIO EUROPEO PER I BENI CULTURALI DI RAVELLO Il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali è stato costituito il 10 febbraio 1983, per iniziativa della Delegazione parlamentare italiana al Consiglio d’Europa, con gli auspici del Segretario generale dello stesso, nonché del Governo italiano e con il sostegno di illustri esponenti del mondo scientifico europeo. Organizzato in forma associativa tra Enti istituzionali, centri di cultura ed enti formativi, ha sede nella prestigiosa Villa Rufolo. E’ riconosciuto giuridicamente con decreto del Presidente della Repubblica Italiana, ed opera in rapporto con il Consiglio d’Europa, la Commissione Europea, l’UNESCO, l’ICCROM ed altre prestigiose Organizzazioni internazionali. La mission del Centro è quella di: • • • • 30 Offrire una struttura di riferimento agile ed avanzata a tutti gli studiosi e gli operatori interessati alla promozione della cultura; Promuovere la conoscenza, la gestione e la fruizione del patrimonio culturale attraverso un approccio interdisciplinare, anche grazie ad un’intensa attività di pubblicazione, su carta e on-line; Realizzare attività di ricerca e formazione utili a fornire supporto scientifico, metodologico e operativo di alto livello ai decisori responsabili del patrimonio e delle attività culturali; Cooperare con le Università, integrandone l’offerta per rispondere alla domanda di formazione interdisciplinare, che, per loro natura le università, tendenzialmente specialistiche, non sono in grado di soddisfare. Tra le sue più recenti iniziative: 1. Ravello LAB: un osservatorio promosso insieme a Federculture e FormezItalia, che punta a stimolare riflessioni e proposte per le politiche culturali come azione di sviluppo; 2. Progetto FOP – Future of our past, nel quadro del programma ENPI; 3. Progetto GestART, Artistic Gestures revisiting European Artistic diversity and convergence, nel quadro del programma Cultura; 4. Master MaCLands “Management of Cultural Landscapes”, un master Erasmus Mundus, in collaborazione con le Università di Napoli “Federico II”, “Jean Monnet” di Saint-Etienne e di Stoccarda, che punta a formare specialisti nella gestione dei siti UNESCO e, più in generale, dei territori a forte valenza culturale; 5. Piano di Gestione del sito UNESCO “Costa di Amalfi”; 6. Rivista on-line “Territori della Cultura”, con cadenza trimestrale, strumento di studio, ricerca, confronto e promozione delle azioni a favore del patrimonio culturale, in Italia e all’estero. Sotto: Anastasia Krylova, Direttrice Creativirus. A lato: Russian Design Pavillon Milano, 2014 CREATIVIRUS RUSSIA Creativirus - www.creativirus.it - è una piattaforma indipendente per la promozione culturale e commerciale di progetti di arte e design tra Russia ed Europa. Si occupa in particolare di: • ideazione, progettazione e direzione artistica degli eventi • coordinamento della logistica evento e gestione organizzativa di risorse umane • pianificazione, comunicazione, promozione & PR in russo, italiano ed inglese • sviluppo e coordinamento di progetti editoriali di design • consulenza ed organizzazione di progetti internazionali di marketing per industrie creative. Creativirus nasce nel 2010 su iniziativa della sua direttrice Anastasia Krylova, storica dell’arte e critica del design, vincitrice del premio Silver A’ Design Award Winner in Event and Happening Design Category (2013 – 2014). Dopo la laurea in Storia dell’Arte all’Università Statale di Scienze Umanistiche di Mosca, si trasferisce in Italia nel 2007 per seguire i corsi di Industrial e Interior Design presso l’Istituto Italiano del Design (IID) di Perugia. Durante lo studio sviluppa interessi particolari per Exhibit e Food Design. Ha collaborato con la sede umbra dell’Associazione per il Disegno Industriale ed ha contribuito alla stesura di diversi articoli riguardanti il design, ricevendo nel 2011 il premio per la miglior pubblicazione nel “Secondo Forum Scentifico di Design a Mosca.” Nel corso degli anni Creativirus ha presentato in Italia diversi progetti legati alla creatività russa, sia essa fotografica che di progettazione. In particolare, l’organizzaione della prima mostra del design russo a Terni durante il Festival di Architettura in Umbria e l’apertura di una collaborazione tra l’Associazione Nazionale dei Fotografi Russi e il Festival Marsciano Arte Giovani. Da questa collaborazione è nato in Umbria un ciclo di mostre sulla fotografia russa contemporanea. Dal 2012 Creativirus collabora con Federculture al concorso Centro/Periferia ed ha permesso a molti giovani artisti russi di essere apprezzati in Italia. Dal 2012 “Creativirus” è organizzatore in collaborazione con l’agenzia “Profi2profit” di Maria Tvardovskaya del progetto internazionale “RDP - Russian Design Pavilion” che ha obbiettivo di promuovere il design nazionale e di farlo conoscere alle realtà imprenditoriali europee e di “RUB Design Book”, libro – catalogo pubblicato in inglese che raccoglie le migliori nuove tendenze ei migliori progetti innovativi di designer russi, ucraini e bielorussi, distribuito a tutte le aziende protagoniste del settore in Europa. Gli eventi di RDP si sono svolti per due anni presso i spazi di Lungarno Collection (Salvatore Ferragamo Group) durante Florence Design Week 20122013, a Londra presso Earls Court del Festival “100% Design London” ed a Milano in occasione del “Salone del Mobile 2014”. www.russiandesignpavilion.com www.rubdesigners.com 31 VANESSA ALESSI ESTEBAN AYALA VALENTINO BELLINI ISOTTA BELLOMUNNO MARCO BERNACCHIA ENRICO BOCCIOLETTI NICOLETTA BORASO MARY CINQUE FRANCESCA CIRILLI E IRENE DIONISIO MICHELE D’AGOSTINO ANNALISA D’ANNIBALE SIMONA DI MEO YAEL DUVAL THEO FIRMO RICCARDO GIACCONI ROMAN HUK ALEXANDRA KOTLOVA OVIDIU LEUCE ELEONORA MARIOTTI EKATERINA MAXIMOVA MANE OUMAR VOUMADOU EMMANUELE PANZARINI SERGEI PROKOFIEV SERGIO RACANATI KLAUDIA SHKURTI RODOLFO SCHMIDT MARCO STRAPPATO ALEXEY TREGUBOV I FINALISTI Vanessa Alessi nasce a Palermo nel 1979, vive e lavora a Berlino. Si laurea nel 2005 in Architettura al Politecnico di Milano e nel 2008 consegue la laurea Specialistica in scenografia teatrale all’AMU- Academy of Performing Arts di Praga. Il progetto di tesi Monsters of Grace vince “l’AMU Dean’s Award 08” e viene pubblicato in “Young Blood 08, Annuale dei talenti italiani premiati nel mondo”. Nel 2010 espone – per la prima volta come visual artist - la serie Lambs, opera di denuncia dei crolli di case avvenuti a Favara, paese dell’artista, in cui persero la vita due bambine. Nel 2013 vince il secondo posto al premio “Terna 054”, con W-Hole Sicilia, l’opera fa parte di un progetto itinerante che riflette sul tema dell’identità. Spaziando all’interno di diversi media e coinvolgendo professionisti di settore quali sociologi, psicologi, musicisti, farmacisti – l’artista esplora il concetto di limite e di transizione all’interno delle dinamiche sociali. La sua ricerca si colloca proprio sulle linee che tracciano i tratti di una società e definiscono al contempo ciò che è l’Altro rispetto ad essa. Le opere e i relativi testi critici sono piccoli Manifesti sulle contraddizioni interne ad un’identità in crisi. Recentemente ha lavorato alla realizzazione di un’istallazione per la collettiva Sub Divo / Sotto il Cielo nella Valle dei Templi di Agrigento. In generale al momento l’artista sta unendo i puntini del suo percorso in una ricerca in cui confluiscono il suo interesse per il paesaggio e l’urbanistica, e il pensiero anarchico e critico dell’arte. VANESSA ALESSI Sigillati i sensi incandescenti la rabbia fissa dall’alto la serenità del sogno, 2012 34 Le sacre du printemps, 2013 L’OPERA W-HOLE in inglese “intero”, “privato della “W” diventa “Hole” “buco” ovvero assenza. W-HOLE #0 è una bandiera trasparente che l’artista pianta nei diversi luoghi in cui ha vissuto. Una volta piantata, scatta una foto e riprende la bandiera. “W-HOLE è il bisogno di appartenenza ad un luogo unito al senso di smarrimento dell’individuo nella società contemporanea.[…]Una bandiera privata dei suoi colori vaga nel vento, indossando di volta in volta le sembianze del paesaggio circostante.[…]Il bisogno di appartenenza non è più soddisfatto se non a condizione di uno scenario in perpetuo mutamento che richiede un costante rinnovo di identità”. Il testo critico, scritto dalla sociologa Carolin Deuflhard, è una sorta di piccolo Manifesto sull’identità Postmoderna. W-HOLE #0 2013, stampa lambda supporto: montaggio plexiglass da 3 mm al silicone su dibond con distanziatori in alluminio da 2 cm 75 x 50 cm Ed.1/6 35 Esteban Ayala nasce nel 1978 a Quito, in Ecuador. La sua formazione artistica avviene nelle Accademie di Belle Arti di Bologna e di Monaco, che frequenta dal 2006 al 2013. E’ in queste due città che espone i suo lavori più frequentemente. Partecipa per due anni consecutivi, nel 2008 e nel 2009, alla collettiva “Foro de arte joven para artistas hispanohablantes”, un focus sulla giovane arte ispanica, organizzato dall’Istituto Cervantes di Monaco. Sempre a Monaco espone in un’altra collettiva, “Talente”, promossa dalla Camera dell’artigianato di Monaco e di Oberbayern. A Bologna l’Associazione culturale “La Pillola” organizza nel 2010 una personale dell’artista dal titolo “Idolatrias” e l’anno successivo il Museo de la Ciudad de Riobamba, in Ecuador, espone le sue opere nella personale “Si la envidia fuera oro, tu ya serías millonario”. ESTEBAN AYALA Idolatrias series, 2010 Tu envidia es mi progreso, 2013 36 Negli ultimi anni l’artista si è dedicato prevalentemente alla scultura e all’impiego di materiali poveri, di riuso, come il cemento, il metallo e le forniture meccaniche. E’ attratto dalle forme semplici, essenziali, espressioni di una bellezza atipica e di un’arte che deve essere in grado di attivare riflessioni istantanee, senza intermediazione, su concetti universali quali il senso del tempo e la spiritualità. L’OPERA Infra (Infraescultura) è una scultura realizzata in cemento e metallo, facente parte della serie scultorea Idolatrias. Attraverso la creazione di una forma essenziale, l’artista propone una riflessione estetica sul non finito, sulle architetture abbandonate, elementi ormai familiari del nostro paesaggio. Infra è un principio di colonna, eretto come promessa di uno sviluppo futuro ed espressione di una bellezza totemica ed atipica. Nell’immaginario estetico dell’artista: “Una semplice colonna è già di per sé un’opera d’arte, allo stesso modo altre parti strutturali possono essere apprezzate nella propria bellezza”. Infra (Idolatrias series) 2010, cemento e materiale metallico, 45x60x45 cm 37 Valentino Bellini nasce nel 1984 a Palermo. Si diploma in fotografia presso il CFP R. Bauer nel 2010. Dal 2011 al 2013, parallelamente alla sua attività di fotografo documentarista freelance, lavora per LINKE.lab, laboratorio di stampa, emeroteca e luogo di produzione di mostre fotografiche, dove ha l’opportunità di specializzarsi in postproduzione e stampa fine art. I suoi lavori sono stati esposti al “Delhi Photo Festival” e all’“Ivrea Foto Festival” nel 2011; l’anno successivo la Rizhoma House Gallery di Palermo presenta i suoi lavori in una personale dal titolo “Working souls” e sempre nello stesso anno, è in mostra ad Alcamo nella collettiva “Nuove Impressioni”. Nel 2013 viene selezionato nella short list del premio “APA / Lucie Foundation Scholarship” con il BIT ROT Project, un progetto in corso sul tema dei rifiuti tecnologici iniziato nel 2012, che documenta la realtà di Ghana, Pakistan, India, Cina e Hong Kong. VALENTINO BELLINI Karachi: city of eagles_20, 2013 Karachi: city of eagles_18, 2013 38 L’OPERA Karachi: city of eagles _ 14 fa parte di un progetto fotografico realizzato con una macchina fotografica analogica di medio formato ed ambientato in Pakistan, nella città di Karachi, una delle città più popolate e in crescita del pianeta, nota soprattutto per gli atti di violenza e gli attacchi terroristici. L’artista intende raccontare un’altra faccia di Karachi, mai mostrata perché non fa notizia, perché non sconvolge. La denominazione di City of eagles richiama le migliaia di aquile che ogni giorno sorvolano il cielo di Karachi come metafora di un cambiamento che sta coinvolgendo in particolare le nuove generazioni. Lo sviluppo economico degli ultimi anni ha fatto emergere una nuova classe sociale, giovani e adulti che non vogliono farsi condizionare dalla violenza e dal timore, ma lottano ogni giorno per conquistare la loro vita. Karachi: city of eagles_14 2013, stampa inkjet su carta hahnemuhle/dibond 3mm, 100x125 cm 39 Isotta Bellomunno nasce a Napoli nel 1987. Nel 2005, si trasferisce a Milano per studiare scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diploma nel 2011. Durante gli anni milanesi l’artista partecipa a numerose esposizioni che le consentono di presentarsi ad un pubblico sempre più vasto. Espone nell’Ex Macello di Verona in occasione di “Start up”, rassegna dedicata ai giovani artisti emergenti e nel 2012 è in mostra alle Nappe dell’Arsenale di Venezia per il 6° Premio Arte Laguna”. Nel lavoro della Bellomunno sono riscontrabili due matrici costanti e ricorrenti, da un lato un’amara ironia, a tratti beffarda e perennemente provocatoria, dall’altro le origini familiari, perno gravitazionale esistenziale ed artistico. Le soluzioni formali sono invece più variabili e molteplici: dal disegno alla fotografia, dalle soluzioni scultoree all’azione performativa. L’artista indaga anche il linguaggio della videoarte e recentemente ha presentato al Pan – Palazzo delle Arti di Napoli il video Non Retribuito, sul mondo dell’arte e del lavoro. ISOTTA BELLOMUNNO Oh mia bella Madunina, 2009 40 L’OPERA Nella serie fotografica “Io baro” l’artista interpreta tre diverse situazioni in cui il soggetto prescelto, un cofano funebre, è adoperato in contesti e con funzioni inusuali. Le scene sono senza ambientazione we l’utilizzo dello sfondo bianco ne accentua l’effetto straniante e di sospensione. Il cofano, ad esempio, può fungere da divano sul quale una coppia di mezza età si abbandona ad una vita senza stimoli. I soggetti si mostrano stanchi, “morti dentro”, indifferenti l’uno all’altro. Ma il cofano può anche veicolare messaggi diversi e divenire una madia su cui impastare il pane. Il lavorare il pane su una bara crea una contrapposizione tra la morte e la creazione, ripropone il ciclo della vita. La morte può essere ironizzata, ridimensionata, al punto da essere inclusa nel nostro quotidiano domestico e comparire come un elemento di arredo, una “bara da bagno” in cui una donna placidamente è intenta a lavarsi. Io baro 2013, Trittico – fotografie, 35x50 cm ciascuna 41 Marco Bernacchia nasce nel 1979 a Senigallia in provincia di Ancona. Si diploma nel 2005 all’Accademia di belle arti di Urbino, dove nel 2007 consegue la laurea specialistica in pittura. Nel percorso artistico di Marco Bernacchia si incontrano le arti figurative, la musica ed i video. Le sue partecipazioni a mostre sono numerose, tra le personali si segnalano “Wrong version” allestita nel 2008 nella Galleria Fuori Zona di Macerata, “The Veritate Fortune” nel 2012 presso la Galleria 400mq di Ancona e nel 2013 “Recycle racing fase finale” presso lo Spazio Alviani di Pescara. Nel 2008 espone a Praga, nella rassegna “Italian artist” presso la galleria Nova Sin e a Dresda in “Club/DEBIL” presso lo spazio Alte Feurwache Lpschwitw. Nel 2011 è in mostra tra gli artisti del Padiglione Marche della “57 Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia” presso la Mole Vanvitelliana di Ancona. Nel MARCO BERNACCHIA Infinite loop of death, 2013 42 +Spazio alla natura, 2013 campo della produzione musicale, Marco Bernacchia fonda nel 1998 M.A.Z.C.A. movimento attraverso zone comunemente atipiche – e insieme ad altri artisti instaura collaborazioni dalle quali prendono vita nel 2004 il progetto AL:ARM! e nel 2006 il progetto GALLINA. Dal 2006 porta avanti il progetto solista Above the tree, con il quale partecipa a tour in Spagna, Francia, Germania, Austria, Svizzera e Repubblica Ceca, Ukraina, Ungheria, Svezia, Portogallo. L’OPERA Above the tree nasce nel 2006 come progetto musicale solista di Marco Bernacchia. Fin dai primi concerti si presenta come una complessa performance in cui l’artista, travestito da figura mitologica metà uomo e metà pollo, impersona un personaggio, suo alter ego. L’intento del progetto è quello di creare uno sdoppiamento del percorso artistico personale, Above the tree, infatti, è un personaggio/musicista che de-personalizza Marco Bernacchia, trasformandolo in una scultura vivente. L’alter ego Above the tree nel suo percorso musicale produce immagini e documenti che Marco Bernacchia, il suo creatore e attore, ri-usa. Il materiale prodotto in questo caso è un video-clip del brano dal titolo “People from the cave” che Bernacchia realizza e trasforma successivamente in opera d’arte. People from the cave 2013, Video clip, 5’30’’ 43 Enrico Boccioletti nasce nel 1984 a Pesaro, vive e lavora a Milano. Nel 2010 si laurea in Lingue all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” e nel 2013 si diploma all’Accademia di Brera. Enrico Boccioletti è un artista e musicista internetaware in attività sotto diversi nomi: Death in Plains, 4SICSX, spcnvdr o Enrico B. La sua attività si sviluppa sia in Italia sia all’estero; ha esposto e performato alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma, alla 319 Scholes di New York, all’Istituto Svizzero di Roma e di Milano, al MAMbo di Bologna, a Viafarini di Milano, al MADRE di Napoli, all’Offset Festival di Londra, a Mediterranea 16 di Ancona, al Fabio Paris/Link Center for the Arts of the Information Age di Brescia e presso Interno 4 di Bologna. L’artista lavora con Mousse Magazine e Vdrome a Milano. Nel suo lavoro la coesistenza di possibilità multiple si disperde per emanazioni: come un insieme di ‘gesti’ non sistematici, in cui lo sforzo centrale è il tentativo di infondere un residuo di nonsense all’interno di rigide strutture formali. ENRICO BOCCIOLETTI Katherine J. Sanchez 1500 Ryder Avenue Everett, WA 98201 2013, serie Content Aware 44 Cao Hong Sâm Vicolo Tre Marchetti, 131 31014 Colle Umberto TV, 2013, serie Content Aware L’OPERA La serie “Content Aware” (2011– ongoing) è una collezione di immagini scaricate, in cui il soggetto è assorbito e assimilato al piano del fondale, sfruttando in modo esagerato la funzionalità di Photoshop ContentAware Fill (riempimento in base al contenuto). L’algoritmo del software genera automaticamente all’interno dell’area selezionata un pattern calcolato, coerentemente ai pixel circostanti. Le identità inflazionate e iperaccelerate dei modelli di partenza, negate della propria singolarità, sono reinserite in un flusso di ricorsività, un momento fermo, nessuna forma in particolare: ogni identità possibile. È la reiterazione ad infinitum di un gesto preciso, che è sempre lo stesso. È un lavoro “veloce” che viene dal flusso e si reinserisce nel flusso in cui le immagini circolano in rete. 82, avenue Voltaire 06520 MAGAGNOSC 2012, serie Content Aware 45 Nicoletta Boraso nasce nel 1981 in provincia di Treviso. Nel 2006 consegue la laurea in architettura allo IUAV di Venezia con una tesi di tipo urbano paesaggistico. La passione per la fotografia si manifesta durante gli studi di architettura ed inizia ad usare il mezzo fotografico come strumento di analisi per indagini di tipo documentarie e antropologiche, sugli spazi e le architetture contemporanee. L’obiettivo dell’artista non è immortalare le forme dei luoghi, ma analizzare in profondità i cambiamenti morfologici delle nostre città. Nel suo percorso risultano, quindi, determinanti le influenze di fotografi di paesaggio come Guido Guidi e Marco Zanta. Nel 2005 partecipa ad un corso di fotografia all’IUAV diretto da Guido Guidi ed espone nel 2008 nella collettiva “Water Tower” da lui supervisionata. Nel 2009, in occasione del “SI FEST” partecipa alla campagna fotografica condotta da Marco Zanta a Savignano sul Rubicone. I lavori realizzati durante la campagna sono in mo- stra nella collettiva “SIN_TESIS, paesaggio, industria, società”. Sempre di Marco Zanta segue nel 2010 il laboratorio di fotografia condotto sull’Ex area Appiani a Treviso, firmata dall’architetto Mario Botta. Collabora anche con la Fondazione Benetton e Fabrica Spa per le quali recentemente ha seguito un progetto di ricerca sul territorio di Treviso, sfociato nella mostra “Il mestiere di Sindaco - microcosmi del gusto e del consenso” in cui oltre ad esporre le sue fotografie ne cura l’allestimento. NICOLETTA BORASO Doppio sguardo 2012, Stampa fotografica, 6 dittici 100x34 cm ciascuno 46 L’OPERA Doppio sguardo si compone di sei dittici in cui l’artista ha colto lo sguardo di chi vede Venezia da turista per la prima volta e quello di chi invece la vede nel suo quotidiano. E’ la contaminazione tra l’interno e l’esterno, tra la Venezia spettacolare che si mostra al turista camminando nelle calli Veneziane e la città che si mostra al commesso con il suo flusso di visitatori oltre la vetrata. Classici, moderni ma allo stesso tempo contemporanei i negozi di souvenirs veneziani mostrano una città che vive di turismo, ma anche di lavoro quotidiano. E’ nata una serie di doppi sguardi: quello del turista e quello del commerciante, che si fondono in una nuova visione di una Venezia contemporanea. 47 Mary Cinque nasce nel 1979. Nel 2001 si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e nel 2008 consegue il diploma di secondo livello in Area del contemporaneo all’Accademia di Belle Arti di Brera. Tra queste due tappe formative si sviluppa un percorso di crescita profondamente condizionato dalla dimensione del viaggio. L’artista, infatti, sin dall’infanzia è abituata a viaggiare e a vivere in posti differenti. Nel 2006 trascorre alcuni mesi tra New York e Philadelphia dove lavora come art assistant di Jennifer Blazina, docente alla Drexel University e Giramondo, è il titolo non casuale, di una sua personale del 2009 presso la Foundry Gallery di Londra. L’anno dopo espone in Italia nella personale Cover, al caffè del museo Madre di Napoli. Ha partecipato a numerose importanti collettive: nel 2011 “Lo stato dell’Arte – Campania” al Padiglione Italia della “54 Biennale di Venezia”, nel 2012 i suoi lavori sono in mostra al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli per “Nina – Nuova imma- MARY CINQUE 013 TITLED #07, 2013 013 TITLED #05, 2013 48 gine Napoletana” e nel 2013 a “TRAMES TRAMITES”, promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Anci. Il punto di partenza della ricerca di Mary Cinque è la realtà circostante e le città, in particolare, divengono un punto di osservazione privilegiato. Le suggestioni raccolte, anche dai linguaggi contemporanei della pubblicità, dei fumetti e della fotografia, trovano poi espressione in lavori dai contrasti forti e segni essenziali, nell’uso di colori acrilici e pennelli, per avere un controllo diretto sulla materia pittorica. L’OPERA 013 Titled #06 fa parte di una serie di lavori incentrati sul tema delle città. L’opera in particolare è frutto della partecipazione dell’artista al workshop “Capturing the elusive here” organizzato dall’Areaodeon di Monza e condotto dall’artista Isidro Blasco. I luoghi da cui ha tratto ispirazione per il disegno, sono stati fotografati prima di essere trasferiti su tela, ma mai resi noti dall’artista che desidera invitare lo spettatore a definire i lavori autonomamente. Partendo dall’osservazione delle linee con le quali le persone costruiscono le loro case e le loro relazioni, l’artista riflette sulle differenze e somiglianze degli stili di vita, sull’essere umano e sul suo ruolo nell’assetto urbano in una dimensione globale. 013 TITLED #06 2013, acrilico su tela, 80 cm x 40 cm 49 Irene Dionisio (Torino, 1986) e Francesca Cirilli (Viareggio, 1982) co-autrici della video installazione La fabbrica è piena, collaborano a diversi progetti e sono socie fondatrici dell’associazione Fluxlab, con la quale hanno realizzato il documentario Salute, Donne! Entrambe portano avanti indagini documentaristiche sul sistema socio-politico e sulla trasformazione dei luoghi e delle identità, impiegando in un caso il video, nell’altro la fotografia. Irene Dionisio si laurea in filosofia estetica e sociale all’università di Torino ed ottiene il M1 in Cinema e Filosofia all’Upjv d’Amiens. Frequenta master diretti da importanti registi come Marco Bellocchio e da affermati documentaristi come Daniele Segre e Alina Marazzi. Tra i premi ottenuti si segnala il “Premio alla sceneggiatura Solinas 2012” e tra le borse di ricerca “Movin’ Up 2012” promossa dal MIBACT e dal GAI. Attualmente, sta sviluppando la sua prima opera di fiction Le ultime cose. Francesca Cirilli si laurea nel 2006 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa e nel 2009 si diploma in fotografia allo IED di Torino. Nel 2012 a Berlino partecipa alla residenza d’artista “GlogauAir - Artist in Residence Program”. Tra i workshops si segnalano quelli diretti da Luca Bigazzi e Francesco Jodice. Espone in numerose mostre in Italia e all’estero, ricevendo diversi riconoscimenti, tra tutti nel 2010 è finalista nella sezione “Luoghi” del “National Geographic-Concorso Internazionale di fotografia”. Attualmente, sta sviluppando progetti sul tema della casa e dell’emergenza abitativa. FRANCESCA CIRILLI E IRENE DIONISIO 50 L’OPERA La fabbrica è piena racconta in due narrazioni parallele la trasformazione avvenuta nel volto della città di Torino. Dal 2010 le officine Grandi Motori sono in fase di demolizione e a vivere il vuoto dell’archeologia industriale sono adesso i migranti, nuovi orfani della società. Le due narrazioni si concentrano l’una, sull’apparente vuoto dello spazio-fabbrica e l’altra, sulle vite dei migranti che abitano le ex-Officine. Chiude la narrazione la testimonianza di un ex operaio e sindacalista della Grandi Motori, quasi un simbolico passaggio di staffetta alle nuove generazioni ed un timido atto di speranza. La fabbrica è piena 2011, Video, 17’30’’. Still da video e fotografie 51 Michele D’Agostino nasce nel 1988. Vive e lavora tra Benevento, sua città natale e Milano dove dal 2007 al 2013 si diploma e specializza in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Il suo percorso si definisce anche grazie alle partecipazioni a mostre, premi e residenze d’artista. Nel 2006 è in mostra a Benevento con la personale “Fantasmi nel verde” e nel 2009 in Abbruzzo, a Castelbasso, nella collettiva “Qui e Altrove”. Nel 2011 partecipa al Programma Internazionale di residenze d’artista di Daegu, nella Corea del Sud ed espone nella collettiva “Young Artists Progect 2011: Future Lab (TBD)”. Sempre nello stesso anno vince il “Premio delle Arti” promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 2012 è tra i finalisti del “Premio Terna 04” e prende parte al “Simposio di scultura” in Ptolemaide, in Grecia. Fin dai primi lavori si ispira alle problematiche della realtà sociale contemporanea, focalizzandosi sul tema delle macchine, MICHELE D’AGOSTINO Ape, 2009 Il processo, 2011 52 che l’artista realizza a grandezza naturale. I lavori più recenti vanno nella direzione di installazioni che coinvolgono più o meno attivamente lo spettatore. L’opera la Conoscenza dell’ascolto, ad esempio, traccia, tramite un registratore inserito al suo interno, il viaggio di un pacco dall’Italia all’Inghilterra e viceversa. Grazie ad una postazione comprendente due calotte con impianto audio è possibile ascoltare i suoni e le voci del viaggio compiuto dal pacco. L’OPERA Respiro è un’installazione che simula l’atto respiratorio di una città riprodotta in scala. Al passaggio dello spettatore si attiva un compressore che caricandosi e scaricandosi d’aria a brevi intervalli di tempo, fornisce aria alla città. In modo paradossale la simulazione del respiro umano avviene attraverso i materiali più moderni, usati anche nelle costruzioni di edifici. L’artista riflette sulla tendenza della società di organizzare in modo frenetico l’ambiente in strutture abitative dalle linee rigide. Di contro in Respiro la città acquista un nuovo movimento, quasi organico, un impulso vitale fatto delle traspirazioni proprie del mondo naturale. Respiro 2012, compressore, componenti elettronici, ferro, gommasiliconica, aria compressa, 240x100x30 cm variabili 53 Annalisa D’Annibale nasce nel 1983 a Cattolica, dove vive e lavora. Nel 2006 si laurea in Relazioni pubbliche e pubblicità alla I.U.L.M. di Milano e nel 2011 si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino dove successivamente frequenta il corso di specializzazione in Pittura. Nel 2010 vince il “Premio Benelli” ed è in mostra in Polonia presso la Galleria Patio di Lòdz per “R.I.V.E.R. Poject”. L’anno dopo riceve una menzione speciale ed espone alla mostra “Premio Pescheria” del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro. Nel 2012 partecipa alla mostra “Tutto” presso lo Spazio 26cc di Roma. La sua ricerca al momento segue due direzioni. La prima riguarda lo studio del suono inteso come immagine puntuale e si fonda sul presupposto che il suono esiste oltre il modo in cui noi decidiamo ANNALISA D’ANNIBALE Eleonora, 2012 54 Senza titolo, 2013 di usufruirne, come gli oggetti esistono alla vista oltre l’uso che decidiamo di farne. Nella pratica l’esercizio si finalizza nel cercare di vedere, intuire, la realtà attraverso l’ascolto. Il secondo ambito di ricerca è la fotografia. In questo caso i lavori prendono spunto da oggetti sui quali l’artista costruisce un’immagine, che si discosta dal pretesto iniziale ed assume contenuti e caratteristiche proprie. L’OPERA Dre Marena è una serie di sei fotografie in cui sono ritratti sei piccoli alberghi sulla costa adriatica. Questi alberghi con orgoglio espongono delle insegne in cui è presente un errore nel nome. Nel loro desiderio di internazionalità svelano la loro dimensione umana, casalinga. Questa osservazione diviene lo spunto per una riflessione più generale sul carattere degli italiani, da sempre grandi sognatori, fedeli fino in fondo ad una visione, al punto che anche l’errore può diventare secondario. Il titolo del lavoro fa riferimento a un modo di dire dialettale, “Andare drè marena” per la gente del posto significa andare al mare, prendersi del tempo per sé, staccare dalle fatiche quotidiane e rifugiarsi in un luogo di appartenenza. Dre Marena 2013, fotografia digitale, 44x32 cm 55 Simona Di Meo nasce a Genzano di Roma nel 1986, si diploma nel 2011 in Fotografia presso lo IED - Istituto Europeo del Design di Roma. La sua formazione è integrata dalla partecipazione a diverse residenze d’artista, nel 2011 “Immagini per lo Spazio Pubblico - Studio visit con l’artista Beat Streuli” promossa dal Careof di Milano, nel 2013 “Aperto2013 - Studio visit con Stefano Boccalini ed Ettore Favini” nella Valle Camonica ed infine a Firenze “Decompression Camp - Visiting artist Karl Seiringer”. La sua ricerca parte da un’indagine del territorio, dalla raccolta di testimonianze che, attraverso la realizzazione di nuovi materiali e la costruzione di percorsi narrativi, sono connesse con i loro sviluppi nel presente. Ne è un esempio “Art Around - immagini per lo spazio pubblico 2012”, un progetto di arte pubblica che ha coinvolto l’artista per oltre un anno. Simona di Meo, infatti, ha lavorato nel quartiere in forte SIMONA DI MEO 56 cambiamento della Bicocca, instaurando un lungo dialogo con i suoi abitanti. Il lavoro si è sviluppato attraverso la raccolta di materiale documentario, fotografie di famiglia, testimonianze ed immagini appositamente realizzate. Il progetto è stato presentato in due personali dal titolo “La collina dei ciliegi”, realizzate prima nel quartiere Bicocca come campagna di affissione pubblica del materiale raccolto e l’anno dopo, presso il Museo di Fotografia Contemporanea di Milano. L’OPERA Some kinds of archive nasce nell’ambito del progetto di arte pubblica “Aperto 2013” e con la collaborazione della facoltà di glaciologia dell’Università degli Studi di Milano. Consiste nell’inserimento, nell’estate del 2014, di una capsula di acciaio nel ghiacciaio dell’Adamello ad una profondità di circa 20 m. Questa capsula contiene a sua volta un altro oggetto, non percepibile, in cui vi è la sintesi di alcuni aspetti relazionali, maturati durante la fase di indagine del territorio. La sottrazione di tali contenuti ha lo scopo di alterare la percezione dello spettatore, evocando un senso di spaesamento generato anche dalla peculiarità del paesaggio. L’eventuale rinvenimento dell’oggetto è così affidato ai meccanismi imprevedibili della natura e al relativo impatto che l’attività umana esercita su di essa. Some kinds of archive 2013-14, incisione plexiglass con illuminazione a LED, 30x40 cm 57 Yael Duval nasce nel 1983 nella Repubblica Dominicana. Vive e lavora tra Santo Domingo e Torino, dove compie la sua formazione artistica frequentando i corsi di pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti e fotografia allo IED – Istituto Europeo di Design. Partecipa a numerose esposizioni ed ottiene importanti riconoscimenti sia in Italia sia all’estero. Nel 2010 è in mostra a Roma all’interno dell’iniziativa “Contemporaneo.doc/ DOCVA” promosso dal MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, nel 2012 vince il “Concurso Internacional de Fotografia: Wifredo Garcia” ed i suoi lavori sono esposti in due mostre: a Santiago presso il Ministero della Cultura e a Santo Domingo presso la Casa de Teatro. Vince il primo premio del “Concurso de Fotografía: Calendario Qatar 2013” ed espone alla “Galleria Nazionale di Belle Arti” di Santo Domingo. Il suo percorso artistico è influenzato dall’intreccio delle YAEL DUVAL Fabrica del cabello Amina en Togo Africa, 2010 Togo, 2010 58 culture latino-americana, europea ed africana, la sua visione si nutre di diverse identità, della giustapposizione di realismo e immaginario. Le sue fonti di ispirazione, estremamente varie - Haris Kakarouhas, Luigi Ghirri, Marina Abramovic, Umberto Eco, Matisse, Picasso e Michael Jackson - riflettono questo innato eclettismo, riscontrabile anche nella varietà dei linguaggi impiegati, dalla fotografia in pellicola e digitale, ai collages, alla pittura. L’OPERA Senora ensacada fa parte di una serie di fotografie in digitale dedicate al modo tradizionale di vestirsi per andare in chiesa, in occasione della ricorrenza del giorno della Vergine dell’Altagrazia, alla Basilica di Higuey. È una festività molto sentita, fedeli da ogni parte del territorio dominicano si recano ogni 21 gennaio presso la Basilica per pregare e fare importanti promesse. Per manifestare ed esprimere la loro fede sono soliti indossare vesti particolari, come l’abito di iuta cucito a mano ed indossato con fierezza dalla donna della foto. Señora ensacada (Bagged lady) 2013, fotografia digitale su carta fotografica, 70x100 cm 59 Theo Firmo nasce a San Paolo nel 1983. Si laurea nel 2003 in Linguistica presso l’Università di Sao Judas Tadeu ed attualmente frequenta il Master in Visual Culture presso il Museo Reina Sofia di Madrid. Ha all’attivo numerose mostre, tra le personali si segnalano “Fuga n°2” presso la Galleria Javier Silva di Valladolid, “Eles e nós” e “Outros Contos” nella Galleria Emma Thomas di San Paolo e a Madrid THEO FIRMO 60 espone in “A Estoria Hilustrada” presso il Centro de Arte Joven de la Comunidad e in “Suma Cero” alla Fresh Gallery. Nel 2011 è stato selezionato per il premio spagnolo “INJUVE” ed ha preso parte a diverse residenze d’artista, nel 2010 “Casa Falconieri” a Cagliari e nel 2013 “Here Together Now” presso il centro culturale di Madrid En Matadero. Gli studi universitari in linguistica e l’interesse per la semiotica ritornano nella sua produzione artistica. Realizza, infatti, opere sui temi del linguaggio e dei processi di comunicazione, di cui indaga in particolare le carenze ed i cortocircuiti. Il suo lavoro è spesso supportato dalla pratica del disegno e cerca una materialità tattile. Per il futuro l’artista ha in programma due personali, entrambe per il 2015, nelle gallerie Emma Thomas di San Paolo e nello spazio espositivo Javier Silva a Valladolid, Spagna. L’OPERA Estudio Arqueológico è una serie di disegni su carta logaritmica, centrata sull’idea che ogni costruzione tende alla rovina. Il concetto è sviluppato chiamando in causa le scienze dell’archeologia e della topografia, in una ciò che si trova sotterrato desidera emergere in superficie, nell’altra la superficie visibile cerca la profondità. A metà strada tra queste due prospettive ci sono le figure dei disegni, che sono allo stesso tempo organiche e costruite, umane e inventate. Nelle opere sono presenti sia immagini di archivio, associate all’archeologia, al procedimento deduttivo, sia l’osservazione speculativa, associata alla topografia e al sensibile. Il corpo risalta come figura centrale e agente dei processi di costruzione e di decostruzione. Estudio Arqueológico nº1, nº2, nº3, nº5 2013, inchiostro su carta logaritmica, 40X30 cm 61 Riccardo Giacconi nasce nel 1985 nelle Marche, a San Severino. Ha studiato Storia dell’Arte all’Università IUAV di Venezia, alla Bristol UWE ed alla New York University. Nel 2011 ha esposto alla Biennale di Lione ed è stato selezionato tra i finalisti del premio “Ariane de Rothschild”. Ha partecipato a diversi programmi di residenze d’artista tra cui “Viafarini” a Milano, “Lugar a dudas” a Cali, in Colombia, al “MACRO – Museo d’arte contemporanea di Roma” e a La Box a Bourges. I suoi video sono stati selezionati in importanti festival quali il “Roma Fim Festival”, il “Torino Film Festival” e il “FID Marseille International Film Festival”. Nel 2007 ha cofondato il collettivo artistico Blauer Hase, con cui cura la pubblicazione periodica “Paesaggio” ed il festival di ascolto collettivo RICCARDO GIACCONI 62 “Helicotrema”. Per suoi ultimi lavori, sia come artista e sia come scrittore, si sta indirizzando in particolare, sui contesti e sulle dinamiche che coinvolgono l’aspetto performativo intrinseco alle forme narrative. La ricerca che sta sviluppando, si propone di investigare le condizioni politiche e sociali nelle quali operano il linguaggio e la narrativa ed il loro modo di agire all’interno di un sistema culturale di riferimento. L’OPERA L’altra faccia della spirale è il titolo italiano di “Second foundation”, romanzo di fantascienza della trilogia “Foundation series” di Isaac Asimov. Nel video sei partigiani italiani della seconda guerra mondiale leggono estratti di “Foundation Series”, che in Italia uscì in traduzione, con il titolo “Ciclo della fondazione”, nel 1963 e nel 1964. Sempre nel 1963 esce il libro “Una quesione Privata” di Beppe Fenoglio, definito da Italo Calvino “il romanzo della Resistenza italiana”. Sono quindi anni cruciali per il proliferare della narrativa italiana sulla resistenza. Ciascun episodio del film ha come sfondo delle location esterne, luoghi simbolo della resistenza nell’Italia centrale. La colonna sonora contiene estratti da Fantastic Voyage, film del 1966 di cui Isaac Asimov scrisse, successivamente all’uscita del film, una versione letteraria. L’altra faccia della spirale 2010, Video, 18’ 49’’. Still da video 63 Roman Huk nasce nel 1988 in Ucraina, a Lviv dove nel 2009 si diploma in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Ivan Trush Art college, frequenta il corso di designer al Politecnico di Lviv e nel 2013 si diploma alla New Media Art School. Per l’artista le partecipazioni ai workshop rivestono ruolo centrale nella sua formazione, gli permettono di entrare in relazione e ROMAN HUK 64 collaborare con figure provenienti da diversi ambiti di ricerca: attori, registi, media artists, performers e curatori. Nel 2013, in occasione della quarta edizione del festival “Drama. UA”, ha partecipato al workshop diretto dal regista inglese Jan Willem van de Bosh focalizzato sull’impiego dei nuovi media e le trasformazioni del teatro tradizionale e contemporaneo. Tra le altre esperienze più recenti si segnala nel 2013 la partecipazione come visual designer alla “Fête de la Musique” di Lviv. Gli interessi dell’artista si focalizzano in particolare sull’impiego delle nuove tecnologie, sulla pratica della street art, sulle installazioni, la grafica ed il design. Negli ultimi cinque anni ha approfondito prevalentemente il linguaggio della video arte ed attualmente sta sviluppando il suo nuovo progetto Rotations. L’OPERA Panopticon, l’ultimo progetto dell’artista, nasce tra gli scaffali della biblioteca universitaria di Lviv. L’archivio principale dell’edificio, costruito nel 1902-1903 secondo i canoni dell’architettura costruttivista, è un luogo particolare, che contiene più di un milione e mezzo di libri e la prima volta che lo si visita trasmette un senso di smarrimento e di reclusione. Gradualmente la precezione cambia, ci si riconcilia con lo spazio e si ha accesso alla sua vita nascosta. L’obiettivo dell’opera è di offrire un modo per esplorare, adattarsi ed immaginare nuovi modi di vivere quello spazio così inusuale. Panopticon racconta la storia di una repressione o spiazzamento, che cerca di rendere incoscienti dell’eccessiva illeggibilità dello spazio. Panopticon 2013, Video, 3’. Still da video 65 Alexandra Kotlova nasce nel 1992 a Sarov, in Russia. Frequenta un corso di fotografia al “Youth Cultural Center” di Sarov, dove nel 2011 espone i suoi lavori fotografici in una mostra personale. Attualmente, studia fotogiornalismo all’Università di Mosca. Nelle sue opere predilige le semplici composizioni di scatti, lavora sugli effetti di luce e di colore, ma senza apportare modifiche sostanziali al soggetto scelto, che vuole mostrare allo spettatore nei suoi aspetti più realistici e veritieri. Parole chiave della sua recente ricerca artistica sono “verità” e “sincerità”, concetti che approfondisce lasciandosi guidare dalle suggestioni più svariate. Riflette, nello specifico, sull’accostamento di bellezza e sofferenza, che può riscontrare nel cinema, nell’aspetto turbato, ma sincero del personaggio interpretato da Naomi Watts nel film “21 grammi”, ma anche nel Principe Myskin, personaggio dell’Idiota di Fedor Dostoevsky, capace di apprezzare una bellezza intrisa di sofferenza. ALEXANDRA KOTLOVA 66 L’OPERA You look fine appartiene ad una serie di ritratti fotografici sulla bellezza e sulla sincerità. Gli scatti sono volutamente organizzati in composizioni semplici, ma avvolte da sfondo emotivo complesso che invade lo spazio personale della modella. Una giovane donna è mostrata non solo senza trucco o capelli fatti, ma anche senza difese psicologiche, senza maschera. E’ esposta nel momento in cui si sente a disagio, stressata, probabilmente infelice. Eppure è ancora bella, è come se dicesse: «Non devi apparire elegante nei momenti difficili. Va tutto bene. Sei sempre tu». You look fine 2012, fotografia - colour film, trittico 30x45 cm ciascuna 67 Ovidiu Leuce nasce nel 1981 a Zalau in Romania, vive e lavora a Roma dove ha compiuto gran parte della sua formazione artistica. Dopo aver concluso nel 2000 il quadriennio in Ceramic Design presso l’Università di Arte e Design di Cluj Napoca, si trasferisce in Italia e si diploma e specializza in pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove è cultore della materia “Tecniche di procedimenti a stampa”. Si dedica OVIDIU LEUCE 68 con costanza all’attività di pittore ed espone in numerose mostre collettive e personali. Si segnalano in particolare la partecipazione nel 2009 alla selezione finale del ”Premio Nazionale delle Arti” presso la galleria d’arte contemporanea Le ciminiere di Catania, nel 2010 la “Biennale Arte e Sport (A.O.N.I.)” all’Auditorium Parco della Musica di Roma e nel 2012 la mostra “Intercultural Painting Camp” promossa dalla Galleria 6° Senso di Roma e dall’Università di Pamukkale a Denizli, in Turchia. Recentemente ha esposto in Romania nella personale “Postcards” presso lo StudioBruck di Sibiu e a Roma nel 2014 nella personale “Ovidiu Leuce” presso lo Studio Alfredo Pirri. Ha in programma per l’estate del 2014 la partecipazione alla residenza d’artista e al workshop del progetto “Art in Progress. Cantieri del contemporaneo” presso il Centro Visita Cupone, nel Parco Nazionale della Sila. L’OPERA Postcards è un progetto in fieri iniziato nel 2012 per il ciclo di eventi “Idee migranti” al Museo Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma. Alla base di queste opere su carta c’è un vasto archivio di immagini attinte dai media o da foto di famiglia, legate all’esperienza dell’immigrazione. Le immagini sono ritagliate, dipinte ed incollate su fogli di carta con spessore e qualità diverse. Il risultato sono piccole composizioni, pagine di un diario al tempo stesso personale e collettivo. Nulla viene spiegato o documentato, i personaggi, gli oggetti, galleggiano in spazi indefiniti, costruiti solo da pennellate veloci di colore. Per questo progetto di ricerca l’artista ha concepito anche libri d’artista ed una serie di lavori su carta di grandi dimensioni. Postcards 2012-13, acrilico e collage, serie, dimensioni variabili 69 Eleonora Mariotti nasce nel 1983 a Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca. Nel 2008 consegue la laurea in Interior Design presso l’Università di Firenze e nel 2010 si specializza in Yacht Design nel corso interfacoltà dell’università di Genova e del Politecnico di Milano. La passione artistica di Eleonora Mariotti si manifesta in varie discipline, oltre al design, campo principale della sua ricerca, l’artista coltiva la passione per il disegno e la musica e nel 2006 si diploma in Teoria e Solfeggio all’Istituto Musicale Cherubini Firenze. Il 2011 è un anno decisivo, inizia, infatti, a lavorare come designer freelance e ad esporre i suoi lavori in diverse manifestazioni: a Torino in occasione di “ToBE[eco]2011 - il villaggio del design di Expocasa”; a La Spezia per “Ecocentrica 2011- La casa sensoriale” e a Roma nell’esposizione “Moa casa 2011 - Spazio ELEONORA MARIOTTI Pagelamp, 2013 70 Ecombo, 2013 Doppio Senso”. Come sviluppo spontaneo del suo percorso professionale l’artista da vita a Mariotti Design, uno studio ed un laboratorio di idee, di creatività e di sperimentazione artistica, intesa sia come design che come artigianato. L’artista sviluppa le sue ricerche tenendo in considerazione, da una parte la funzionalità, l’estetica, lo stile e dall’altra la ripresa dei mestieri artigianali. L’OPERA Sashiko, da cui il nome dell’opera, è una tecnica di ricamo giapponese, utilizzata anticamente per decorare le parti trapuntate del kimono. Questo tipo di cucitura è stato reinterpretato e applicato al design di un tavolino da fumo, rivisitando la tecnica originaria ed il suo significato. Il filo, che nel ricamo crea semplici decori blu, si trasforma qui in un laccio di jeans blu e diventa elemento caratteristico e particolare, ossia l’elemento di giunzione tra il ripiano superiore e quello inferiore del tavolino. L’oggetto è completamente pensato ad incastro e presenta sul piano superiore dei tagli funzionali all’inserimento dei bicchieri. Sashiko 2013, taglio ad incastro/legno, 70x42x40 cm 71 Ekaterina Maximova nasce nel 1982 a Mosca. Si laurea nel 2004 in Linguistica all’Università Statale di Mosca e nel 2006 frequenta il Master in Business Administration dell’Università di Magdeburg. Parallelamente agli studi accademici coltiva la passione per la fotografia. Nel 2009 è selezionata tra i finalisti del concorso russo “Best Photographer”. Dal 2010 intraprende una collaborazione, ancora attiva, con la rivista “GEO Russia Magazine” e perfeziona lo studio della fotografia indirizzandosi verso una ricerca di tipo giornalistico e documentaristico. Tra il 2011 e il 2014 segue i corsi dei fotogiornalisti russi Artem Chernov e Sergey Maximishin. Nel 2013 presenta i suoi lavori a Mosca nella collettiva “The Best of Russia” e vince il terzo premio al “Uglich Photo Festival”. Sempre lo stesso anno partecipa a Mosca alla collettiva “Without barries” ed a Yekaterinburg espone nella mostra “The first after”. EKATERINA MAXIMOVA 72 L’OPERA Cloister on the lake Kenozero in Archangelsk region è un progetto fotografico di indagine e narrazione della storia esistenziale di Natalia e Wladimir. Natalia e Wladimir lasciarono Mosca cinque anni fa per vivere lontano dalla civiltà e ritirarsi in preghiera. L’artista, senza mai mostrare i loro volti per volontà dei soggetti di non essere riconosciuti, sintetizza in tre scatti la loro quotidianità e l’essenza della loro scelta di vita. Natalia e Wladimir pescano, costruiscono con le loro mani una casa moderna, nutrono le pecore e i polli. Credono in Dio e vogliono essere lasciati in pace. Le foto sono state scattate nel 2013 e presentate in Russia al “Photo Festival” di Perm. Cloister on the lake Kenozero in Archengelsk Region 2013, fotografia, Pentax Km, Pentax SMC-FA 50 mm f/1.4, trittico 30x40 cm ciascuna 73 Mane Oumar Voumadou nasce nel 1981 in Senegal. Nel 2010 parte verso l’Europa in cerca di condizioni migliori, arriva a Bergamo dove attualmente vive e lavora. Ha una formazione nel campo della grafica e dell’informatica, nel 2004 ottiene il brevetto di “Tecnico in elettronica e manutenzione informatica”. In Senegal frequenta l’Istituto Superiore di Tecnologie “Suptech”, dove nel 2006 consegue il diploma di “Tecnico Superiore in grafico designer” ed inizia a collaborare come grafico freelance per diverse agenzie, quali “Web 4 all”, “Golden eyes”, “Lookhy”. La sua formazione artistica e personale è segnata dall’esperienza determinante della migrazione, che l’artista racconta attraverso fotografie ritoccate e montate con programmi di grafica. MANE OUMAR VOUMADOU 74 L’OPERA Omar è la storia di un viaggio di andata senza ritorno. Omar, un giovane pescatore senegalese di 30 anni, senza speranze, decide di partire per l’Europa in cerca di una vita migliore. Il viaggio verso l’Europa è la sola speranza per l’unico uomo maggiorenne del suo villaggio natale Sing Sing. Le donne e i bambini del villaggio hanno venduto tutti i loro beni per comprargli il biglietto che gli permetterà di partire. Omar consapevole dei rischi il 13 giugno del 2010 partì con altre tre persone. Il mezzo di trasporto era una piroga. Non avendo avuto sue notizie donne e bambini ritornano ogni giorno nel luogo di partenza. Omar 2013, stampa digitale con lavorazione e montaggio photoshop, trittico 120x76,13 cm ciascuna 75 Emmanuele Panzarini nasce a Padova nel 1984. Fin dai primi anni della sua formazione si manifestano i due aspetti centrali della sua personalità, la propensione ad abbracciare le discipline artistiche e la tendenza ad intraprendere periodi di studio e di ricerca all’estero. Nel 2006 si laurea al Dams di Padova e l’anno dopo frequenta a Bilbao, con una borsa di studio Erasmus, il corso di laurea in “Licenciatura en Comunicación Audiovisual” presso l’Universidad del País Vasco. Nel 2009 si laurea in Scienze dello Spettacolo e della Produzione Multimediale, con una tesi in cinema. Collabora con riviste specializzate italiane e straniere, come “Fotografare” e “FotoDNG”. Le sue foto sono pubblicate anche su riviste di architettura tra cui: “Inside Quality Design” (Italia), “Summa+” (Argentina), “Novum” (Germania), “Trama” (Ecuador), “eVolo” (USA), “Architecture+Design” (India), “Architektur” (Austria), “Architetti” (Italia), “NAN” (Spagna). EMMANUELE PANZARINI In alto: Like a stone, 2013 In basso: Life in square, 2013 76 L’OPERA Crossing over è un progetto fotografico sul flusso migratorio tra il Messico e gli Stati Uniti d’America, la frontiera internazionale più attraversata al mondo, dove ogni anno 300 milioni di persone si spostano legalmente. Nel 1994 entra in vigore il NAFTA, l’accordo nordamericano per il libero scambio, che si prefigge tra i suoi obbiettivi di eliminare le barriere alle importazioni, promuovere le condizioni di leale concorrenza ed incrementare le opportunità di investimento. Un accordo fortemente criticato negli USA, per la possibile diminuzione dei salari interni a causa dell’immigrazione ed osteggiato in Messico, per la difficoltà degli agricoltori locali di poter competere contro i forti sussidi statunitensi al mondo agricolo. Crossing over 2013, stampa lambda, dittico 50x200 cm ciascuna 77 Sergei Prokofiev nasce nel 1983 a Mosca, dove frequenta e si diploma nel 2011 presso la scuola d’arte moderna “Free workshop”, organizzata dal MMOMA - Museo di Arte Moderna di Mosca, e nel 2013 si diploma all’ ICA Istituto d’arte contemporanea. Ha esposto i suoi lavori sia in Russia sia in Italia, nel 2011 partecipa ad “House of Artists South Butovo”, progetto speciale interno alla 4° Biennale di arte contemporanea di Mosca ed espone a Treviso nella rassegna “Looking Eastward - Artisti di oggi dalla Russia, Ucraina, Moldavia, Armenia e Uzbekistan”, promossa dalla Fondazione Benetton. Nel 2013 partecipa ancora alla Biennale d’arte contemporanea di Mosca nella sezione “Nothing of the sort”, in mostra al “Moscow Museum”. L’artista concepisce le sue opere come mezzi poetici per la trasmissione di emozioni ed esperienze, con l’intento di comunicare senza ricorrere a definizioni o note esplicative. SERGEI PROKOFIEV Suffering self, 2011 Place, 2011 78 La sua ricerca artistica si esprime in video, installazioni ed oggetti d’arte attraverso i quali esplora le aree periferiche dell’arte e della percezione umana. Di recente ha iniziato a lavorare a Cross for suntan per il quale impiega lampade solari e parallelamente sta sviluppando un progetto collettivo per la biennale europea d’arte contemporanea “Manifesta 10” e con gli artisti Andrey Mitenev e Leha Garikovich collabora al progetto Four days without war. L’OPERA Block è un’istallazione composta da lampade fluorescenti ideata prendendo spunto dalle manifestazioni di protesta avvenute in Russia nell’inverno del 2011, le sue dimensioni ricalcano in scala 1:1 i blocchi di transenne utilizzati in quella circostanza. L’opera invita ad una riflessione sul potere dello stato e sui numerosi muri che agiscono dentro e fuori di noi. Block 2011, installazione: mixed media/fluorescent lamps, 270x60x120 cm 79 Sergio Racanati nasce in Puglia, a Bisceglie nel 1982, attualmente vive e lavora tra Milano, Bari e Berlino. Dopo il diploma nel 2004 in Fashion Design presso lo IED di Milano, l’artista intraprende un percorso di formazione prevalentemente all’estero, partecipa a residenze d’artista, workshop ed espone in Italia, Europa e America. Nel 2012 è in Belgio per il programma di residenze promosso dal Z33 Contemporary Museum di Hasselt e a Londra per la residenza “Performance Space”. Nel 2013 è negli USA, a Boston, per il programma “Harvard Univercity visiting” ed espone alla “New York Biennale Art” dove riceve il premio “performance art”. Tra i progetti futuri in estate parteciperà ad un progetto di rigenerazione urbana nei luoghi abbandonati delle zone periferiche della Puglia. Centro del suo lavoro è, infatti, l’interesse per la storia sociale dell’uomo in relazione al suo ambiente urbano, politico ed SERGIO RACANATI Performance, 2013 80 Performance, 2013 architettonico. Attraverso la lettura critica dei sistemi di potere e della realtà globalizzata, l’artista si interroga sulla possibilità dell’arte di operare trasformazioni nei contesti sociali. La sua pratica artistica punta ad innescare processi di partecipazione, per realizzare delle opere-azioni collettive che abbiano ripercussioni sulla comunità locale. L’obiettivo è innescare riflessioni sulle pratiche politico-gestionali in materia di riqualificazione e rigenerazione urbana. L’OPERA Krakodek è il risultato di un’opera-azione partecipata e sentita con gli abitanti di una zona periferica della città di Miami, un quartiere fantasma, senza segnaletica o indicazioni. Qui non passano autobus di lusso o turisti, non si vedono grattacieli, ma palme e lamiere che ricoprono le abitazioni. Dall’imbrunire alla sera un gruppo di giovani hanno distrutto a colpi di martello un’automobile abbandonata. L’artista, dal tetto dell’automobile, ha declamato tre parole chiave, sentite nelle assemblee di quartiere, lette sui muri e nei manifesti: economy, power, terrorism. L’opera, mette in evidenza i simboli del capitalismo e riflette sul ruolo dell’arte in un momento storico, globalmente attraversato da differenti crisi. >Krackode< 2013, fotografia stampa lambda, 100x65 cm 81 Klaudia Shkurti nasce a Durazzo nel 1989 e nel 2012 consegue la laurea triennale in Civiltà e Lingue Straniere Moderne presso l’Università degli Studi di Parma. I suoi interessi sono estremamente vari e così la sua formazione artistico professionale, che spazia dall’approfondimento della lingua e civiltà giapponese fino allo studio della poesia ed il teatro. Gli ambiti che indaga con più costanza e sui quali si specializza sono la scrittura e la fotografia e nel 2013 partecipa alla mostra collettiva “Speciale 18 - 25 – Fotografia Europea”, organizzata presso i Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia. La sua ricerca artistica si focalizza principalmente sul tema della percezione delle identità e sulle problematiche legate all’integrazione. Partecipa, infatti, alla mostra/performance di street art “Inside / Out - L’Italia sono anch’io” un progetto di arte pubblica a sostegno della campagna per i diritti dei cittadini di origine straniera ed alla “Primavera senza razzismo”, progetto promosso dalla rete TogethER. CLAUDIA SHKURTI Untitled, 2013 82 Untitled, 2013 L’OPERA (Prospettiva) - Half-man raffigura il punto di confine tra due identità. Lo scatto della fotografa fissa il soggetto nell’istante prima che avvenga un cambiamento di visione e mette in risalto l’ambiguità insita nella fase di transizione. L’opera infatti vuole rappresentare un passaggio, un cambiamento, offrire un esempio della molteplicità dei punti di vista, delle prospettive che si possono considerare nelle varie situazioni. Invita lo spettatore a lasciare che la propria interiorità si confonda con le molteplici esteriorità. È un gioco di prospettive. (Prospettiva) Half-man 2013, Stampa digitale, pentax 110D, 100x70 cm 83 Rodolfo Schmidt nasce nel 1979 a Buenos Aires, dove nel 2002 si laurea in comunicazione. Si avvicina alla fotografia grazie ad una vecchia fotocamera del padre, una SRL in pellicola 35 millimetri, che l’artista ripara e dalla quale non si separa più, alternandone l’uso con il digitale. Nel 2002 frequenta la scuola di fotografia creativa Andy Goldstein, dopo questa esperienza si trasferisce a Londra e vi resta per due anni. Tra le sue esperienze lavorative sono significative le collaborazioni con riviste, quali Rolling Stones e Time out. Il contatto con il mondo della pubblicità insieme alla sua formazione in comunicazione sono percepibili nei suoi lavori, così come l’influenza dichiarata dei fotografi William Eggleston e Martin Parr. Nel 2010 è tra i finalisti di “Ten best Ten”, concorso internazionale di fotografia promosso dalla Sony. Nel 2011 espone The fridge portrait project alla Galleria Central de Proyectos di Buenos Aires e nello RODOLFO SCHMIDT 84 stesso anno l’artista apre a Buenos Aires la galleria “Fiebre”, attiva nella promozione di giovani artisti emergenti. Tra i nuovi progetti Rodolfo Schimdt lavora a Smart People – street art project, serie che ritrae icone pop, come Andy Wharool, Kurt Cobain, Charles Bukowsky con uno smart phone in mano. Il progetto gioca sul quesito: “Cosa avrebbero fatto se avessero avuto uno smart phone?” forse, secondo l’artista, avrebbero limitato la loro creatività e non avrebbero realizzato nessuna delle cose che li ha resi celebri. L’OPERA Fridge 24 fa parte della serie The Fridge portrait project. In più di 100 immagini, riprese tra Buenos Aires e Londra, l’artista ha ritratto dei frigoriferi ed i loro proprietari con l’intento di indagare chi siamo e cosa mangiamo in un percorso antropologico. Le foto sono scattate con una SRL digitale, prediligendo la luce naturale ed in alcuni casi utilizzando un riflesso. L’idea è nata per caso, da uno scatto che l’artista ha fatto al suo frigo e sul quale ha poi sovrapposto per gioco un autoritratto. I soggetti sono amici, familiari o semplicemente persone con cui l’artista entra in relazione. Fridge 11, 86, 34, 24 2012, fotografia, serie, 100x120 cm ciascuna 85 Marco Strappato nasce a Porto San Giorgio nel 1982, vive e lavora a Londra, dove sta frequentando il Royal College of Art. In Italia si è formato in pittura presso l’Accademia di Firenze ed in seguito ha approfondito gli aspetti legati al cinema sperimentale e alla video arte presso l’Academia di Brera. Ha partecipato a numerose mostre, sia in Italia sia all’estero, tra le personali più recenti si segnalano nel 2013 “FakeLake” a Milano presso il Crédit Agricole e Corporate & Investment Bank e nel 2011 “La ripetizione, qualora sia possibile, rende felici” presso The Gallery Apart Roma. Tra le collettive si indicano in particolare nel 2013 “The Crisis of Confidence” al Victoria Art Center di Bucarest, nel 2012 il “13° Premio Cairo” al Palazzo della Permanente di Milano e sempre lo stesso anno “Videorover: Season 4” presso la NURTURE art Gallery di Brooklyn a New York e “Not Afraid MARCO STRAPPATO Fake lake n. 4, 2012 86 of Beauty” al Drome Project Space di Bruxelles. Inoltre, ha preso parte ad importanti progetti di residenze d’artista, tra cui il più recente nel 2013 “@VIR-Viafariniin-residence” a Milano. I mezzi espressivi che predilige sono il video, le installazioni, i collage e le fotografie, attraverso i quali porta avanti una riflessione sul significato delle immagini ed un processo che attraverso la sottrazione della forma arriva al potenziamento dell’immagine stessa. L’OPERA Scarti del Novecento & Scarti di Scarti del Novecento si compone di due immagini care all’artista, due immagini che parlano di un passato personale, familiare. Due immagini che allo stesso tempo raccontano una storia del secolo scorso. Due immagini irriconoscibili perché trafitte, recise secondo uno schema simmetrico. I tagli praticati dall’artista, nel primo caso, scompongono le figure imponendo una progressione cinetica tipica della pittura futurista. Nel secondo intervento, invece, il bordo frastagliato della fotografia diviene la cornice di un rilievo costruttivista o di una composizione suprematista. In tal senso la riflessione su un vissuto individuale è il pretesto per proporre un riverbero del secolo delle Avanguardie. Scarti del Novecento & Scarti di Scarti del Novecento 2010, collage, found photography, dittico 40x60 cm ciascuno 87 Alexey Tregubov Nasce a Mosca nel 1979. Si diploma in pittura alla State Academic Art College di Mosca e nel 2009 completa i suoi studi presso il Surikhov State Academic Art Institute di Mosca. Già dal 1996 inizia ad esporre i suoi lavori e presenta una produzione estremamente varia, che spazia dalla pittura alla grafica, dai mosaici alle istallazioni. Nel 2011 partecipa alla collettiva “Workshop 20’11. Today/Tomorrow” presso il Museo di Arte Moderna di Mosca. I suoi lavori sono stati esposti nel 2010 in due personali, in Finlandia presso la “Korjaamo gallery” di Helsinki ed in Francia presso la galleria “Polisemie” di Marsiglia. Alexey Tregubov sviluppa la sua ricerca artistica anche in teatro e nel 2009 realizza l’allestimento scenografico per il A. A. Bakhrushin State Theatre Museum di Mosca, in occasione di tre mostre dedicate a Faina Ranevskaya, Simon Virsaladse, Nikolai Gogol. Nonostante abbia conseguito una formazione classica in grafica, pittura, mosaico ed affresco, l’artista è affascinato dalla scenografia e dalla realizzazione di oggetti d’arte. In particolare è attratto dalla plasticità, intesa nel senso più ampio del termine, riferita non solo alla materia, ma anche alle idee, ai sentimenti e alle sensazioni. Così intesa la plasticità concerne i rapporti con il mondo e quindi per l’artista indagarla significa entrare nel merito delle relazioni tra gli oggetti e le persone. Al momento sta lavorando sulla serie Order of things ed ha in programma una personale alla Iragi Gallery di Mosca. ALEXEY TREGUBOV The row, 2013 88 Fasten, 2013 L’OPERA Hit- it è un oggetto d’arte rappresentativo della serie Order of things, basata sul procedimento di alterare la funzione concreta, razionale di un oggetto introducendo un elemento che ne disturba il significato. Nel caso di Hit - it l’oggetto si compone di due tirassegni che sono fusi in uno. Chiunque lo veda può colpirlo («Hit it») e può giocare. Il gioco consiste nel fare centro, ma ci sono due centri e ciò rende il gioco senza senso. Lo spettatore è posto di fronte ad un oggetto familiare, noto, ma al contempo inutilizzabile. Hit it 2013, metallo, plastica, pittura, 55x43 cm 89 VINCITORI DELLE PASSATE EDIZIONI DI CENTRO PERIFERIA Alessandro Scarabello - Comune di Roma Tuomo Rosenlund - Ambasciata di Finlandia a Roma Paolo Angelosanto - Museo d’Arte Contemporanea di St. Etienne, Francia Francesco Mernini - Provincia di Roma Anja Puntari - Comune di Milano Maria Chiara Calvani - Comune di Roma Costanza Estefanìa Cipriani - Focal Point, Buenos Aires Guldane Araz - Istituto Italiano di Cultura, Ankara Nicola Bettale - Regione Veneto Germàn Lagna - Museo de Bellas Artes, Buenos Aires Enrico Tealdi - Comune di Torino Kaulaka Vineta - Foreign Art Museum, Riga, Lettonia Tiziano Torroni - Comune di Roma Michele Parisi - Provincia Autonoma di Trento Lilve Garcìa - Museo de Arte Moderno Santo Domingo Lina Hakim - Istituto Italiano di Cultura, Beirut Andrej Abramov - Consolato Onorario della Federazione Russa delle Marche Tania Brassesco & Lazlo Passi Norberto - Regione Veneto Jan Guper - Ambasciata del Brasile a Roma Rori Palazzo - Comune di Palermo I VINCITORI DELL’EDIZIONE 2013 Opera vincitrice: Pot Pourri 2010, fotografia digitale dalla serie “The Essence of Decadence”, 127 x 95 cm Daydream, 2012 dalla serie “The Essence of Decadence” Fairy book, 2011 dalla serie “Fairy Tales Now” TANIA BRASSESCO & LAZLO PASSI NORBERTO Grazie al concorso Centro-Periferia abbiamo avuto il piacere di esporre in prestigiose sedi italiane quali il Tempio di Adriano, Palazzo delle Esposizioni e Palazzo Ziino. Nell’ultimo anno abbiamo continuato il nostro percorso artistico ed esposto in diverse mostre tra le quali: “Under Influences” presso La Maison Rouge a Parigi, insieme ad artisti come Damien Hirst, Jean-Michel Basquiat, e Yayoi Kusama - “Curators at work” e “In Tandem” presso il Muscarelle Museum of Art In Virginia - USA, dove le nostre opere sono entrate a far parte della collezione permanente ed esposte al fianco di Cindy Sherman e David Hockney. L’ultima nostra mostra personale “ECHI” è ospitata da Aprile a Luglio 2014 presso Spazio Arte CUBO, Centro Unipol Bologna. 92 Opera vincitrice: Fora da Fila 2012, olio su tela, 100 x 140 cm Da Janela, 2013 Sinal fechado, 2013 JAN GUPER La mia partecipazione e seguente vittoria al concorso Centro/Periferia è stata un’utile opportunità per mostrare il mio lavoro ad un pubblico straniero, ciò mi ha permesso di avere la percezione delle reazioni che le mie opere suscitano in contesti culturali diversi da quello della mia città, San Paolo. Nel corso dello scorso anno ho lavorato molto sul paesaggio urbano caotico della mia città, cercando di re-interpretare questo immaginario comunemente sottovalutato o ritenuto non significativo. Questo esercizio mi ha portato a notare i simboli sottostanti che appartengono alle vite della gran parte delle persone che vivono nelle megalopoli dei maggiori paesi sottosviluppati. L’anno scorso ho partecipato alla mostra collettiva “Garimpagem” presso la Galeria de Pintura Brasileira di San Paolo e sempre a San Paolo ho esposto nella personale “Mercearia Sao Roque”. Inoltre, le riviste “Il Presidente” ed “Efemero concreto” hanno pubblicato degli articoli sul mio lavoro. 93 Opera vincitrice: Dream 01_ La mia casa 2011, stampa fotografica su carta baritata dalla serie “Dream”, 140 x 80 cm Narciso, 2013” RORI PALAZZO Il concorso Centro/Periferia mi ha dato la possibilità di esporre in luoghi prestigiosi a Roma e di confrontarmi con realtà di artisti interessanti. Da Centro/Periferia in poi è iniziato un periodo di riconoscimenti ed eventi espositivi importanti. Ho partecipato al concorso Arte Laguna a Venezia, arrivando tra i finalisti ed ho vinto il premio speciale Art Gallery con la Galleria Primo Piano, a Napoli, dove ho esposto nel dicembre del 2013 nella personale Dream #. Ho vinto il concorso indetto dalla BNL per il suo centenario e ho partecipato alla mostra “The sea is on my land”, al Maxxi, curata da Francesco Bonami ed Emanuela Mazzonis. A maggio 2013 ho esposto a Düsseldorf nella mostra “Die Form des Wassers, 7 Künstlerinnen aus Sizilien, Kunst im Hafen” ed in aprile a Palermo nel progetto “IN-WORK” allo ZAC-Zisa Zona Arte Contemporanea. In programma ho una mostra a Noto e poi a Milano per la mostra “The sea is my land”, che girerà in alcune città. 94 Opera vincitrice: City landscape 2011, stampa digitale su metallo dalla serie “Simulatory”, 40 x 60 cm ciascuna Untitled, 2013 Untitled, 2013 ANDREY ABRAMOV Vincere il concorso Centro-Periferia è stato un vero regalo. Ho avuto l’opportunità di esporre in una delle più belle città del mondo. È stato bellissimo. C’erano più di 300 candidature da tutto il mondo e dalla Russia 70 artisti con stili diversi. Pertanto, vincere e perlopiù essere scelto dal Comitato Scientifico è stato un onore per me. Ho capito che sto andando nella giusta direzione. È stato più facile trovare un linguaggio comune con gallerie e istituzioni culturali poichè queste vogliono investire in qualcosa che ha già avuto successo e Federculture ha realmente scoperto nuovi nomi. Recentemente ho esposto in una personale nella Moscow Photobiennale 2014 (MMOMA Ermolaevsky st.). 95 I PARTNER COMPUTARTE ComputArte è il progetto curato dalla Cybertec Services Srl per proporre il personal computer come complemento di arredo e pezzo d’Arte da posizionare anche in salotto per fruire di contenuti e servizi (domotica e teleassistenza), con un interfaccia naturale (a comandi vocali e gestuali) sulla TV, rispettando la privacy di chi lo utilizza. Il nome stesso è una miscela fra tecnologia e arte, per donare ad uno strumento antiestetico e solitamente anche ingombrante, una personalità ornamentale che sappia dialogare con la soggettiva sensibilità estetica della persona che lo utilizza. ComputArte declina il concetto di democrazia tramite forme, colori e materiali, con un’anima eco-sorridente. (“Quando la Tecnologia si veste d’Arte, ama la Natura©“: ciclo di vita oltre l’obsolescenza delle singole componenti, materiali nobili come legno, vetro, ceramica, marmo, tessuti naturali, pelle e consumi ridotti). Il desiderio di coinvolgere artisti e disegnatori che accettino la sfida di personalizzare un pc, è un elemento portante del progetto. La Collezione è composta da 137 modelli ornamentali ed un sistema di raffreddamento brevettato che consente l’integrazione di componenti ad alte prestazioni, in volumi estremamente compatti. (Schede madri desktop Mini-Itx, cpu Intel i7, 16BG ram, HD SSD, blu-ray) Dina Pirami è il primo modello realizzato e dedicato agli amanti della geometria, in sezione aurea (1,618). Il complesso geometrico archetipale scaturisce dall’unione di tre volumi ispirati dalle forme euclidee pure (quadrato, cerchio e triangolo). La Piramide è in proporzione perfetta a quella egiziana del Faraone Cheope sulla piana di Giza. In esso è presente un messaggio esoterico che simboleggia l’evoluzione umana in chiave geometrica. Partendo dal basso verso l’alto, il parallelepipedo che scaturisce dal quadrato, simboleggia la vita in senso fisico, racchiusa in limiti tangibili e misurabili (lo spazio ed il tempo). Il cilindro che è generato dal cerchio, rappresenta il pensiero, la capacità di elucubrare e la fantasia che, svincolati dalla materia e dai suoi limiti, elevano la condizione da essere vivente, ad essere pensante e sognante. La piramide simboleggia la ricerca del trascendente nella coincidentia oppositorum (sulla base gli estremi che man mano che si aumenta l’altezza, coincidono nel vertice). www.computarte.it 98 VINO LAURIA L’azienda VinoLauria nasce nel 2010 con l’obiettivo di selezionare e trasformare le migliori uve da vigneti siciliani, per ottenere vini tradizionali ed innovativi allo stesso tempo. Attraverso l’unione di una decennale esperienza enologica con una profonda conoscenza del territorio, la ricerca qualitativa va avanti anno dopo anno, riportando in etichetta il vigneto d’origine e le caratteristiche aromatiche dei vini ottenuti. VinoLauria www.vinolauria.it [email protected] 99 ASIA PROMOTION ASIAPROMOTION da anni si pone come ponte tra i paesi asiatici e l’Italia per l’organizzazione di corsi di formazione e servizi di consulenza, con particolare riferimento al mercato Cinese. I corsi di formazione sono volti alla promozione del made in Italy, riconosciuto, nei paesi asiatici, oltre che a livello mondiale, come simbolo di qualità, eleganza, cultura, genialità ed innovazione. L’Asia dimostra grande interesse a conoscere le caratteristiche fondamentali che hanno fatto diventare i brand italiani tra i più famosi nel mondo. In particolare i settori che destano l’interesse dei paesi orientali sono la moda, il design, la ricerca, l’innovazione tecnologica e il patrimonio dei beni culturali Italiani. Asiapromotion favorisce e sostiene la creatività Italiana organizzando, inoltre, eventi culturali, incontri e viaggi studio. www.asiapromotion.com 100 SAINT LUIS Dal 1976 il Saint Louis è fra le più rinomate Istituzioni didattiche musicali di eccellenza di respiro europeo, con 1.500 allievi ogni anno provenienti da ogni Paese. Vanta un corpo docente stabile composto da 120 docenti di fama nazionale, diretto dal M°Stefano Mastruzzi. E’ la prima e unica Istituzione privata in Italia di Alta Formazione Artistica Musicale autorizzata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a rilasciare diplomi accademici di I livello (equivalenti a laurea triennale) e di II livello (equivalente a laurea biennale) Sedi e attività Ha 3 sedi nel cuore di Roma (nel Rione Monti, tra il Colosseo e Via Nazionale) con 32 aule multifunzione, 3 studi di registrazione per la didattica e per le produzioni discografiche, un’agenzia artistica (Saint Louis Management), tre collane discografiche (jazzcollection.it, urban49.com, camillarecords.it), un centro di produzione artistica per coltivare e produrre i migliori talenti, un magazine free-press (Music In), una collana editoriale (Saint Louis DOC) e un nuovissimo centro studi e ricerche sul jazz (archivionazionaledeljazz.com) patrocinato dalle Biblioteche di Roma. Il Saint Louis offre corsi professionali di jazz e popolar music (basso,batteria, canto, chitarra, contrabbasso, piano, sax, tromba, trombone, percussioni, violino), composizione musica per film, musica elettronica, tecnico del suono. www.slmc.it 101 Ringraziamenti Per la diffusione del bando ed i contatti con gli artisti: Eugenia Apicella, Maria Bava, Fausta Bressani, Michela Cicchinè, Mario Colonna, Francesca Daniele, Maria Teresa De Gregorio, Caio Flavio De Noronha, Aurora Di Mauro, Claudio Grillone, Lorenza Holler, Giulia Ingarao, Anna Vita Perrone, Federica Pirani, Re Federico co-working, Damiano Razzoli, Patrizia Rossello, Florinda Saieva, Giulia Scalia, Massimo Scaringella, Lila Skarveli, The Gallery Apart, Lucrezia Vega Gramunt. Per la collaborazione ai testi: Humberto Wagner Duraes de Oliveira, Lucia Ritrovato, Renato Barchiesi, Fabio Ferrante, Giulia Pirrone, Saverio Verini. Si ringraziano inoltre: Francesca Bianchi, Claudio Bocci, Flavia Camaleonte, Francesca Chiappetta, Patrizia Clementini, Paola Giacomini, Daniela La Marca, Valentina Modesti. CONCORSO CENTRO - PERIFERIA EDIZIONE 2014 ORGANIZZAZIONE FEDERCULTURE E CATALOGO A cura di Silvia Rossi Responsabile del progetto Geraldina Cipolla Ufficio mostre ed eventi Ufficio Stampa Patrizia Morici Zetema Allestimento Alessandra de Angelis scenografa Design Dario Galvagno Stampa Tipolitografia Bruni CON IL SOSTEGNO DI 108 FEDERCULTURE
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