Relazione semestrale al 30 giugno 2014 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato denominato “BancoPosta Obbligazionario Italia Marzo 2018” istituito e gestito da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR INDICE Relazione Semestrale al 30 giugno 2014 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato BancoPosta Obbligazionario Italia Marzo 2018 Nota Illustrativa Premessa Considerazioni generali Mercati Prospettive Regime di tassazione Fondo Obbligazionario Italia Marzo 2018 Situazione Patrimoniale del Fondo 1 Premessa La Relazione Semestrale del fondo BancoPosta Obbligazionario Italia Marzo 2018 al 30 giugno 2014 (ultimo giorno di borsa italiana aperta del I semestre 2014) istituito e gestito da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, è stata redatta in conformità alle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia con Regolamento dell’8 maggio 2012 e successive modifiche. La Relazione Semestrale si compone di una Situazione Patrimoniale accompagnata da una Nota Illustrativa che fornisce, tra l’altro, indicazioni sia sulla politica di investimento seguita nella gestione del patrimonio dei fondi nel corso del semestre, sia sulle prospettive di investimento. Poste Italiane S.p.A. Società con socio unico – Patrimonio BancoPosta, società controllante di BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, rappresenta il Collocatore delle quote del fondo comune di investimento illustrato nella presente Relazione Semestrale. Considerazioni generali Nel primo semestre del 2014 l’economia globale ha mantenuto un percorso espansivo, ancorché a velocità limitata, guidata principalmente dalle economie emergenti, seguite da USA, Giappone ed Europa che ha parzialmente recuperato il divario di crescita con le altre macro aree. L’orientamento delle politiche monetarie si è mantenuto espansivo, seppur con diversa intensità, sia in USA che in EU. La Federal Reserve, FED, pur lasciando i tassi ufficiali invariati per tutto il semestre, ha proceduto con il tapering, ovvero la riduzione del piano di espansione quantitativa (quantitative easing, QE) con l’obiettivo di riequilibrare il livello di liquidità presente nel sistema in attesa di un definitivo consolidamento del ciclo economico. La Banca Centrale Europea, BCE, ha lasciato i tassi ufficiali invariati fino a maggio, ma a giugno, preso atto degli sviluppi dell’inflazione (scesa sotto l’1% già dall’ultima parte del 2013, livello definito troppo basso e distante dal target del 2% da troppo tempo), della debolezza della crescita e del persistere di criticità sul mercato del credito ha attuato un pacchetto di misure espansive, a partire dal taglio dei tassi ufficiali di finanziamento: il tasso Refi è stato ridotto da 0,25% a 0,15% con l’obiettivo di arginare il processo disinflazionistico in atto e dare stabilità al sistema. Nella stessa occasione sono state decise una serie di misure non convenzionali al fine di favorire il ripristino del flusso del credito all’economia reale e aumentare il livello di liquidità nel sistema. L’impostazione delle politiche fiscali, invece, è rimasta restrittiva sebbene con un tenore più limitato rispetto allo scorso anno: in USA sono continuati i tagli alla spesa ma per dimensioni più contenute, mentre in Europa i governi di tutti i principali paesi, essendosi significativamente avvicinati agli obiettivi di sostenibilità del deficit con l’attuazione dei piani di austerità, hanno potuto alleggerire l’entità dei tagli alla spesa per focalizzarsi sull’avanzamento del processo di riforme strutturali. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale collocano la crescita globale per fine 2014 al 3,6% e per fine 2015 al 3,9% (da rispettivamente 3,7% e 4%), ancora trainata dai paesi emergenti, +4,9% nel 2014 e 5,3% nel 2015 (rispettivamente da 5,1% e 5,4%). Seguono USA e Giappone (rispettivamente 2,8% per il 2014 e 3% per il 2015, e 1,4% per il 2014 e 1% per il 2015 contro 1,7% e 1% stimati in precedenza). Anche l’Europa proseguirà sul sentiero espansivo, seppur con un passo modesto: le previsioni per fine 2014 sono di una crescita pari a 1,2% che raggiungerà +1,5% nel 2015, (contro 1,1% e 1,4% stimati in precedenza, (Fonte FMI World Economic Outlook, aprile 2014). In tale contesto di crescita limitata e disoccupazione ancora elevata, l’inflazione europea ha continuato a rallentare; il trend disinflazionistico in atto ha portato in giugno l’indice dei prezzi al consumo a stabilizzarsi sullo 0,5%. Le previsioni ufficiali collocano l’inflazione a fine 2014 allo 0,7% e all’1,1% a fine 2015. Negli Stati Uniti durante i primi mesi dell’anno il ciclo economico ha risentito in maniera significativa delle condizioni metereologiche avverse, facendo registrare un dato definitivo di PIL del primo trimestre pari a -2,9% t/t annualizzato molto peggiore delle attese. La severità del calo è stata dovuta in particolare alle revisioni negative della spesa per consumi, (cresciuta dell’1% invece che del 3%) e delle esportazioni nette (calate dell’1,5% contro attese iniziali di -0,8%). Nonostante ciò, più di recente si sono moltiplicati i segnali di recupero dell’attività produttiva, in particolare del settore manifatturiero, come testimoniato dall’ISM. Anche i progressi lenti ma costanti del mercato del lavoro (con il tasso di 2 disoccupazione sceso in prossimità del 6% e i nuovi occupati stabilizzatisi sulle 200 mila unità mensili) e il recupero del mercato immobiliare hanno progressivamente consolidato le attese di rafforzamento del ciclo economico giustificando la decisione della FED di procedere con la riduzione dell’espansione quantitativa tapering annunciata a fine 2013. A partire da gennaio le autorità monetarie hanno quindi ridotto l’acquisto di titoli di stato e obbligazioni garantite da mutui, passato progressivamente da 85 mld di dollari mensili agli attuali 35 mld mensili. Il tapering, che dovrebbe concludersi entro fine anno, non ha comunque impedito alla FED di ribadire la necessità di mantenere una politica monetaria accomodante caratterizzata da tassi eccezionalmente bassi. In più occasioni il nuovo governatore della FED, Janet Yellen, ha sottolineato che l’inizio del ciclo di rialzo dei tassi dipenderà dal raggiungimento di una serie di obiettivi economici che convalideranno il definitivo consolidamento e quindi la sostenibilità della crescita nel più lungo periodo. Quanto all’accelerazione dell’inflazione degli ultimi mesi (passata da 1,5% di marzo al 2,1% di maggio) e alle possibili conseguenze sulle prospettive a medio termine dell’evoluzione dei prezzi la Yellen ha sottolineato che si tratta principalmente dell’effetto di distorsioni temporanee. In Area Euro, i segnali di espansione economica, già visibili sul finire del 2013, hanno continuato a caratterizzare i primi mesi del 2014 (primo trimestre PIL +0,9%; Germania 2,5%, Francia 0,7%, Italia -0,5%, Spagna 0,5%, Portogallo 1,3%). Nonostante la crescita sia stata trainata dalla Germania, in particolare per quanto riguarda spesa per consumi e investimenti, i dati più recenti segnalano che il contributo positivo all’espansione dovrebbe progressivamente espandersi anche alla periferia, dove paesi come la Spagna stanno sperimentando un generale consolidamento della fiducia di imprenditori e consumatori, fondamentale per la sostenibilità del ciclo, mentre l’Italia (così come la Francia) resta alle prese con criticità di carattere strutturale. A livello aggregato la congiuntura resta comunque molto condizionata da un tasso di disoccupazione ancora elevato (superiore all’11%), inflazione molto bassa e problemi strutturali relativi al settore bancario (così detta frammentazione), tanto che il tasso di crescita rischia di essere rivisto al ribasso. Lo scenario descritto ha spinto la BCE ad intraprendere in giugno una serie di misure dirette e indirette di politica monetaria con l’obiettivo di limitare i rischi di deflazione, favorire la trasmissione degli stimoli monetari, aumentare i prestiti al settore privato e più in generale aumentare il livello di liquidità presente nel sistema. D’altra parte, il mancato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria resta una delle principali criticità causate dall’ultima crisi finanziaria, che continua a condizionare tempi e modalità della ripresa soprattutto in Europa. Tutti i principali aggregati monetari e i prestiti a famiglie e imprese si sono contratti negli ultimi anni e fino a tutto il 2013, stabilizzandosi solo verso la fine dell’anno. Tale dinamica è il risultato della crescente avversione del settore bancario verso prestiti troppo rischiosi ma soprattutto della debolezza della domanda di credito, a sua volta legata alla bassa crescita del reddito reale disponibile delle famiglie, al tentativo da parte di queste ultime e delle imprese di ridurre il proprio indebitamento per abbassare il rischio. La risposta della BCE è arrivata all’esito della riunione ufficiale di giugno in cui sono state decise una serie di misure espansive dirette e indirette. Come anticipato nella riunione di maggio la BCE ha proceduto ad abbassare il tasso di riferimento di ulteriori 15 bps da 0,25% a 0,10% e il tasso sui depositi delle banche presso la BCE di 10 bps portandolo a -0,10%. Nonostante la quantità di depositi detenuti dalle banche presso la BCE sia in continua riduzione (attualmente circa 125 mld contro i 700 del 2012), l’introduzione di un tasso negativo sulla remunerazione delle riserve delle banche presso la Banca Centrale ha anche una valenza di strumento di gestione dei flussi di capitale, al fine di temperare l’apprezzamento dell’Euro. Negli ultimi anni, infatti, una grande quantità di capitale è fluito verso l’area euro e ha trovato impiego principalmente in titoli di Stato o in riserve depositate presso la banca centrale. Tale fenomeno ha contribuito in maniera significativa all’apprezzamento dell’euro che, come ribadito dalle stesse autorità monetarie, a sua volta ha significativamente contribuito ad alimentare il processo disinflazionistico in atto. Risulta rilevante per la politica monetaria anche la forward guidance ribadita nell’ultima riunione ufficiale, con la quale le autorità monetarie hanno ribadito che i tassi resteranno bassi per un lungo periodo di tempo e che le operazioni di politica monetaria continueranno a essere a rubinetto (tasso fisso e quantità illimitata) fino alla fine del 2016. Tra le altre misure non convenzionali adottate c’è la sospensione della 3 sterilizzazione della liquidità collegata al piano di acquisto di obbligazioni Securities Market Program (SMP) e l’estensione della scadenza dei finanziamenti a piena allocazione (full allotment) dal 2015 a dicembre 2016. Inoltre la BCE ha pianificato una serie di altre misure indirette i cui effetti saranno visibili tra qualche trimestre. Tra queste un programma di finanziamento agevolato per le banche, condizionato ai prestiti alle imprese non finanziarie e alle famiglie (TLTRO) con scadenza 2018 ad un tasso fisso vigente al momento dell’operazione pari a quello di riferimento più 10 pb (attualmente sarebbe 0,25%). Le banche avranno quindi il diritto di prendere a prestito una somma fino al 7% del totale dei prestiti erogati al settore privato non finanziario – esclusi prestiti per acquisto casa quindi mutui o prestiti per acquistare titoli di stato– esistente ad aprile 2014. Le operazioni TLTRO saranno effettuate a settembre e a dicembre 2014. Dopo 24 mesi dall’inizio di ciascuna TLTRO le banche avranno l’opzione di restituire una porzione del prestito. Gli istituti bancari che non onoreranno l’impegno di prestare i soldi avuti attraverso la TLTRO al settore privato non finanziario dovranno restituire il prestito in anticipo (settembre 2016). Allo studio delle autorità monetarie c’è infine anche lo studio di possibili azioni sul mercato ABS (Asset Backed Securities) ovvero dei Titoli garantiti da collaterali: la BCE sostiene l’opportunità di riattivare tale segmento di mercato con possibili acquisti sul mercato da parte della BCE, purché si tratti di tipologie di titoli semplici, trasparenti e con opportuni vincoli per gli emittenti. La “rinascita” di questo mercato potrebbe infatti rappresentare una opportunità di investimento per gli intermediari non bancari, consentendo così alle imprese (anche medie e piccole) di accedere al risparmio da loro raccolto. Con particolare riguardo al nostro paese, la principale novità del semestre corrisponde all’insediamento (a fine febbraio) del nuovo Governo di larghe intese guidato dal Premier Renzi con l’obiettivo di realizzare riforme strutturali nel Paese tra cui la riforma del mercato del lavoro, del sistema elettorale, del sistema giudiziario, ecc. Il ciclo economico ha continuato a contrarsi sebbene ad un tasso più contenuto rispetto allo scorso anno (primo trimestre -0,5% contro -0,9% dell’ultimo trimestre del 2013). Le previsioni ufficiali sono per un progressivo recupero della crescita, che dovrebbe portare il tendenziale annuo per il 2014 a +0,6%, trainata principalmente dalla bilancia commerciale, mentre consumi privati e investimenti verosimilmente continueranno ad impattare negativamente. A livello istituzionale la Commissione Europea ha formalizzato le raccomandazioni all’Italia sul programma nazionale di riforma e sul programma di stabilità per il 2014 presentati ad aprile. La Commissione non ha formulato una puntuale richiesta di manovra aggiuntiva per l’anno in corso (in cui il deficit di bilancio è previsto al 2,7% non distante dal target), tuttavia ha evidenziato che appaiono necessari sforzi aggiuntivi per garantire la conformità ai requisiti del Patto di Stabilità e Crescita. Nel Regno Unito il primo trimestre del 2014, è stato caratterizzato da un’economia in espansione su livelli non distanti dalla fine del 2013, +0,8%. Il ciclo economico è stato sostenuto in primis dagli investimenti, raddoppiati rispetto allo scorso anno, e dai consumi privati, mentre la domanda estera ha fornito un contributo negativo. Il tasso di disoccupazione inglese, in discesa dallo scorso anno, è ritornato sui livelli del 2009 (ultimo dato di aprile 6,6%); l’inflazione, anche essa in discesa dal 2013, ha raggiunto l’1,5%. Nonostante di recente il Governatore della Bank of England Carney abbia dichiarato che il primo rialzo dei tassi di interesse potrebbe avvenire prima di quanto scontato dal mercato, la dinamica dei salari segnala il persistere di un livello ancora elevato di capacità inutilizzata nel sistema che potrebbe spingere le autorità a proseguire con tassi ufficiali invariati a 0,5%. In Giappone, l’espansione economica è proseguita sulla scia del 2013. Nel primo trimestre di quest’anno il PIL ha fatto registrare un +3% annualizzato, sostenuto sia dall’offerta (con il rimbalzo della prodizione industriale di inizio anno che ha portato il tendenziale al 10%) che dalla domanda aggregata. Intanto continua il recupero dei prezzi al consumo con l’inflazione passata da livelli intorno all’1% (a inizio anno) al 3% (con la componente strutturale che ha raggiunto il 2%). In generale i dati macro confermano comunque l’efficacia della politica reflattiva del governo ABE. In Cina i dati del primo trimestre 2014 (PIL +7,4% a/a) hanno confermato il rallentamento in atto del ciclo economico, spingendo il Governo a rivedere le stime di crescita di quest’anno diminuite a 7,5%, livello più basso degli ultimi anni. Ciò è anche dovuto a crescenti timori riguardanti la tematica dello shadow-banking e più in generale la sostenibilità del 4 sistema finanziario. Con riferimento alla politica monetaria, al fine di favorire l’erogazione di prestiti e influire positivamente sulla crescita, la banca centrale cinese ha ridotto i coefficienti di riserva obbligatoria per le banche. Mercati Nei primi sei mesi del 2014 i principali listini azionari internazionali hanno evidenziato un andamento lievemente positivo (con l’eccezione del listino giapponese), proseguendo così la fase di rialzo intrapresa negli ultimi anni. In valuta locale ed al netto dei dividendi, l’indice statunitense S&P 500 e l’europeo Eurostoxx 50 hanno guadagnato rispettivamente il 6,47% ed il 4,11%, a fronte della perdita del 6,93% del mercato giapponese rappresentato dal Nikkei 225, mentre l’indice Hang Seng di Hong Kong è rimasto sostanzialmente invariato (-0,23%). Negli USA lo S&P 500 nel mese di giugno ha toccato nuovi massimi storici (1.968 punti) supportato da aspettative di una solida crescita economica e di buoni risultati societari per l’intero anno, contestualmente ad una fase di normalizzazione della politica monetaria da parte della FED varata a partire dallo scorso anno (la cd “Exit Strategy”) e tuttora in corso. Nell’Area Euro, invece, la performance positiva dell’EuroStoxx50, nonostante le tensioni geopolitiche in Ucraina, ha beneficiato in particolare della politica monetaria accomodante della BCE (con attese di ulteriori azioni espansive e non convenzionali) e delle aspettative di consolidamento della ripresa economica, ancora fragile nella maggior parte dei paesi europei. Rispetto ad un buon andamento dei listini dei paesi europei core (in Germania l’indice Dax a fine giugno ha superato per la prima volta la soglia dei 10.000 punti), sono risultati particolarmente positivi i listini azionari italiano e spagnolo, la cui migliore performance riflette l’attenuarsi delle tensioni sui debiti sovrani dei paesi periferici. In Giappone la debolezza del listino nipponico deriva dalle consistenti prese di profitto avvenute nei primi mesi dell’anno dopo i forti rialzi del 2013. Infine, la “stasi” del mercato azionario di Hong Kong è imputabile alla debolezza del quadro economico e finanziario cinese, con tassi di crescita dell’economia cinese previsti ai minimi degli ultimi anni. Con riferimento ai mercati obbligazionari governativi europei, il primo semestre del 2014 si è distinto per un significativo movimento di discesa dei rendimenti e di restringimento degli spread core – periferici. Il mercato dei titoli governativi europei è stato caratterizzato da ingenti flussi in acquisto sia da parte di investitori europei che esteri; questo fenomeno ha determinato anche una sensibile diminuzione della volatilità, che era significativamente aumentata sul finire del 2013 per via dell’inizio del processo della valutazione degli attivi delle banche nell’ambito dell’AQR (Asset Quality Review). Nel corso del semestre appena conclusosi la BCE, dopo aver allontanato il rischio di disgregazione dell’Area Euro, ha ribadito la ‘forward guidance’, mostrandosi piuttosto attendista fino al meeting di maggio, in cui il presidente Draghi ha annunciato che nel mese di giugno sarebbero state ratificate nuove misure espansive di politica monetaria. L’atteggiamento attendista della BCE è stato favorito da un miglioramento, anche se lento e graduale, delle stime di crescita ed inflazione in EU a partire dal 2014. Con il passare dei mesi i dati si sono invece rivelati costantemente inferiori alle attese, soprattutto per quanto concerne l'inflazione, stabilizzatasi a partire da marzo sullo 0,5% annuo). Questi elementi hanno portato il mercato dei titoli governativi a considerare il piano di QE come uno degli strumenti potenzialmente attivabili da parte della BCE con l’obiettivo di calmierare l’apprezzamento dell'euro e contrastare la spirale disinflazionistica. Nonostante ciò, nell’atteso meeting di giugno gli investitori si aspettavano comunque un approccio graduale da parte dell'autorità monetaria, che invece ha sorpreso il mercato con un “ingente” pacchetto di misure espansive convenzionali (taglio del refi rate di 10bps a 15bps e tasso sui depositi negativo) e non convenzionali (TLTRO e sospensione della sterilizzazione del Securities Market Program). Queste misure hanno determinato una ulteriore fase di diminuzione dei rendimenti governativi sia core che periferici, con il Bund 10y arrivato a 1,24%, prossimo ai minimi del 2012 quando aveva raggiunto il livello di 1,20%, ed il BTP 10y a 2,85%, ai minimi storici assoluti dalla nascita della moneta unica. L’aver ribadito in più occasioni la forward guidance negli ultimi mesi, ovvero aver rassicurato il mercato che il costo del denaro sarà mantenuto sui livelli correnti per un periodo esteso di tempo, ha inoltre contribuito ad un appiattimento delle curve dei titoli di stato:. Le scadenze brevi si sono portate a livelli molto prossimi al refi rate, mentre è risultata ancora più 5 significativa la diminuzione dei rendimenti sulle scadenze 5 e 10 anni per effetto sia delle limitate prospettive di crescita ed inflazione, sia dell’allungamento sulla curva degli investitori, alla ricerca di rendimenti più elevati. Il rischio di dissoluzione dell'Euro è stato progressivamente allontanato dalle aspettative degli investitori anche per effetto dell’avvicinamento ai target di stabilità finanziaria dei Paesi che avevano aderito al piano di aiuti congiunto ESM/IMF, ovvero Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna; in questi paesi le riforme strutturali (in particolare del mercato del lavoro) cominciano già a produrre effetti positivi sulla crescita. Ciò ha determinato un miglioramento del rating di questi paesi sovrani da parte delle agenzie di rating e ha consentito loro di ritornare ad emettere sul mercato primario, riscontrando un significativo successo tra gli operatori. L’avvio di un sentiero di progressiva normalizzazione dei paesi periferici ha favorito un significativo restringimento degli spread tra i rendimenti core e periferici su tutte le scadenze (ad esempio lo spread BTP – Bund sulla scadenza 10 anni è passata da 220 punti base di fine 2013 a 160 punti base alla fine del primo semestre 2014). Nel corso del semestre la FED si è sempre più focalizzata sull’andamento del mercato del lavoro non soltanto in termini di tasso di disoccupazione, che si è progressivamente ridotto fino al 6,1%, ma anche su altri parametri, tra cui il tempo di permanenza nello stato di disoccupazione e la percentuale degli occupati part-time. Pur mantenendo costante il tapering a 10bln di USD al mese, la FED ha ribadito che l’aumento dei tassi di riferimento sarà realizzato solo in concomitanza di crescita robusta e sostenibile nel medio-lungo periodo. Questo atteggiamento della FED ha determinato una discesa dei rendimenti dei titoli governativi americani (con il T-Note che è sceso da 2,97% di fine 2013 a 2,53% al 30/06/2014), con un effetto positivo anche su quelli europei, in particolare sui titoli tedeschi. Con riferimento al mercato dei corporate bond, il primo semestre del 2014 ha registrato complessivamente una riduzione degli spread di credito. Gli indici Itraxx si sono riportati su livelli di spread sperimentati tra 2007 e 2008, prima del fallimento Lehman Brothers: nello specifico l’indice Itraxx Main ha chiuso il semestre a +62bps (a fine 2013 era a +72 bps circa), mentre l’indice Crossover ha chiuso il semestre a +242 bps circa (a fine 2013 era a +280 bps circa). Complessivamente quindi si è assistito ad un movimento di riduzione dei rendimenti risk free, riconducibile a bassi livelli di inflazione, politiche monetarie ancora espansive e tensioni di carattere geo-politico sui mercati emergenti. Nello stesso periodo si è verificato inoltre un graduale ritorno degli investitori non domestici sui paesi periferici associato ad una compressione degli spread, quest’ultima legata alla politica monetaria espansiva della BCE, al lieve miglioramento del quadro globale e alla riduzione dei rischi sistemici (l’esito delle elezioni europee di fine maggio ha costituito un fattore positivo). Le misure espansive dirette e indirette attuate dalla BCE hanno favorito, come evidenziato dagli andamenti degli indici Itraxx menzionati in precedenza, una performance positiva delle obbligazioni societarie, riconducibile sia alla riduzione dei rendimenti risk free sia alla compressione generalizzata degli spread di credito. Infine la ricerca di rendimento da parte degli investitori ha privilegiato le classi di rating di qualità meno elevata e le scadenze più lunghe, segnalando il forte interesse da parte degli investitori anche verso le nuove emissioni collocate sul mercato primario. PRINCIPALI INDICI DI MERCATO Azionario Variazioni* USA S&P 500 Index (Dollaro USA) Dow Jones (Dollaro USA) Nasdaq (Dollaro USA) 6,47% 1,95% 6,11% Europa Eurostoxx 50 Index (Euro) DAX Index (Euro) CAC 40 Index (Euro) FTSE 100 (Sterlina) 4,11% 2,94% 3,44% 0,19% Pacifico Nikkei (Yen) Hang Seng Index (Dollaro HKD) -6,93% -0,23% Italia FTSE Mib (Euro) 12,21% 6 Obbligazionario Variazioni** Europa Germania 1-3 anni (Euro) Germania 3-5 anni (Euro) Germania 7-10 anni (Euro) 0,43% 2,30% 6,99% Italia Italia 1-3 anni (Euro) Italia 3-5 anni (Euro) Italia 7-10 anni (Euro) 2,08% 5,85% 11,23% Corporate Europa 1,27% Citigroup Eurobig 1-3 3,45% Citigroup Eurobig 3-5 8,47% Citigroup Eurobig 7-10 * Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014, (fonte Bloomberg). **Variazioni complessive calcolate in base ai livelli degli indici di settore Citigroup, (fonte Bloomberg); gli indici obbligazionari sono rappresentativi dell’andamento dei titoli con scadenza all’interno del segmento considerato (1-3 anni, 3-5 anni, 5-10 anni). Per quanto riguarda le divise, infine, l’Euro è rimasto sostanzialmente stabile contro il dollaro USA chiudendo il semestre poco distante da 1,37. I primi mesi dell’anno sono stati caratterizzati da una fase di rafforzamento della valuta europea per via di dati macro USA più deboli delle attese e di aumento dei flussi di investimenti finanziari internazionali verso i mercati europei. La valuta europea ha subito una fase di rafforzamento, che seppur non uniforme ha portato il tasso di cambio sopra 1,39 contro Dollaro, movimento che si è radicalmente invertito dai primi di maggio all’esito della riunione della BCE. In quella occasione, ma anche in precedenza, Draghi, constatato che anche i livelli correnti del tasso di cambio concorrono a tenere lontana l’inflazione da livelli considerati di equilibrio, ha annunciato l’imminenza di nuove misure espansive da parte della BCE con l’obiettivo di contrastate la deflazione e rischi di ulteriore indebolimento della congiuntura. L’Euro è sceso fin nell’intorno di 1,35 per poi stabilizzarsi nell’intorno di 1,37. PRINCIPALI TASSI DI CAMBIO CONTRO EURO Dollaro USA/Euro Yen/Euro Sterlina/Euro Variazioni* 0,81% 4,58% 4,41% * Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014 - Fonte Bloomberg. Prospettive Il lento ma costante recupero della crescita mondiale, in un contesto di inflazione sotto controllo e liquidità abbondante nel sistema (assicurata dall’atteggiamento espansivo della BCE), dovrebbe favorire il completo riassorbimento delle principali criticità che hanno caratterizzato l’evoluzione dei mercati finanziari negli ultimi anni, favorendo una generalizzata riduzione della volatilità sulle principali asset class. Le curve dei governativi periferici potrebbero continuare a sovraperformare quelle “core” con un conseguente restringimento degli spread su tutte le scadenze per effetto, da un lato, della riduzione del divario sulle stime di crescita tra i paesi core e periferici (così come evidenziato dalla recente evoluzione dei principali indicatori anticipatori della congiuntura), dall’altro dalla domanda di titoli con spread positivo rispetto alle obbligazioni core (sia governative che societarie), dati i livelli molto compressi raggiunti attualmente dalla curva core. Regime di tassazione Dal 1° luglio 2014, il D.L. n. 66/2014 ha elevato al 26% l’aliquota di tassazione delle rendite finanziarie e, quindi, anche dei proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi comuni di investimento. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito alla sezione: http://www.bancopostafondi.it/fiscalita.shtml. 7 FONDO BANCOPOSTA OBBLIGAZIONARIO ITALIA MARZO 2018 Il fondo ha realizzato, dalla data di lancio (6 marzo 2014) una performance pari al 2,48%. In relazione allo stile di gestione adottato, non è possibile individuare un parametro di riferimento (benchmark) rappresentativo della politica d’investimento del fondo. La prima metà del 2014 è stata caratterizzata complessivamente da un movimento di riduzione dei rendimenti risk free, riconducibile a bassi livelli di inflazione, politiche monetarie espansive e tensioni di carattere geo-politico sui mercati emergenti. Si è assistito, inoltre, ad un graduale ritorno degli investitori non domestici sui paesi periferici dell’Area Euro, che ha concorso ad una generalizzata compressione degli spread (sia sui titoli governativi che societari); i fattori rilevanti a tal riguardo sono stati la politica monetaria espansiva della BCE, il lieve miglioramento del quadro globale e la riduzione dei rischi sistemici (l’esito delle elezioni europee di fine maggio ha tra l’altro costituito un fattore positivo). Con riferimento alla recente attività della BCE, considerati i recenti sviluppi dell’inflazione (bassa e distante dal target del 2% da troppo tempo), l’evoluzione della crescita (ancora debole) e il persistere di criticità sul mercato del credito, l’istituto presieduto da Mario Draghi ha effettuato un ulteriore taglio del tasso Refi (sceso a 0,15%). L‘obiettivo principale della banca centrale è quello di arginare il processo disinflazionistico in atto, favorendo al contempo la stabilità del sistema. Sono state attuate anche una serie di misure indirette di politica monetaria con l’obiettivo di agevolare la trasmissione degli stimoli monetari, aumentare i prestiti alle famiglie e al settore privato, e più in generale il livello di liquidità presente nel sistema. Tale portafoglio è costituito in via principale (almeno il 70% del patrimonio del fondo) in titoli di Stato italiani (sia obbligazioni con cedola che obbligazioni zero-coupon come ad esempio i titoli BTP Strip), in obbligazioni emesse da società italiane e in depositi presso banche italiane. Previsto l’investimento in via al più contenuta in strumenti obbligazionari di emittenti di altri Paesi dell’Area Euro. Nel corso del periodo di riferimento non sono state effettuate sostituzioni di emissioni in portafoglio al fine di migliorare il profilo di rischio/rendimento del fondo. A fine giugno (valori comprensivi del rateo e percentuali calcolate sul patrimonio netto del fondo) l’investimento in obbligazioni societarie risulta pari a circa il 23,8% e circa il 76,2% il peso della componente governativa investita in emissioni italiane. Al 30 giugno 2014 con riferimento alla componente investita in obbligazioni societarie (26 emissioni su un totale di 35, ciascuna con un peso alla data inferiore al 6 circa), il portafoglio è investito in emissioni del settore finanziario (circa il 12,4%), servizi di pubblica utilità (circa il 7,5%), telecomunicazioni (circa l’1,3%), energetico (circa l’1,3%), consumi durevoli (circa lo 0,6%), consumi discrezionali (circa lo 0,5%), industriale (circa lo 0,2%). Con riferimento alla componente investita in obbligazioni governative (9 emissioni su un totale di 35), il portafoglio è investito esclusivamente in emissioni dello stato italiano (circa il 76,2%). Da un punto di vista del rischio, il portafoglio nel suo complesso è investito esclusivamente in emissioni dell’UE (Italia circa il 92,9%, Spagna circa il 4,5% Germania circa l’1,2%, Francia circa l’1%, e Olanda circa lo 0,4%). A fine semestre la duration del portafoglio è pari a circa 3 anni e 8 mesi. Il rating medio del portafoglio è pari a BBB (secondo scala S&P); pari a BBB il rating medio ponderato della componente corporate; pari a BBB il rating medio della componente governativa. Per quanto riguarda la suddivisione per classi di rating, il portafoglio a fine dicembre è esposto ai titoli corporate con rating pari ad AA (0,2% circa), pari ad A+ (0,7% circa), pari ad A (1%), pari ad A- (0,6%), pari a BBB+ (3,6% circa), pari a BBB (16,7% circa), pari a BBB- (1,1% circa). Il portafoglio è investito totalmente in emissioni in Euro. Il portafoglio oggetto di investimento viene monitorato costantemente. Con riferimento al merito creditizio dei titoli presenti in portafoglio, nel corso del periodo di riferimento sono state effettuate dalle agenzie di rating variazioni di giudizio su una serie di emittenti in portafoglio con una valutazione finale che su tutte le emissioni interessate rimane comunque al di sopra dell’Investment Grade. Il rating più basso presente in portafoglio è pari a BBB- (secondo scala S&P) con un peso del’1,1% circa (Repsol). In conformità a quanto previsto dal regolamento del fondo, la SGR ha adottato un sistema di valutazione interno del merito creditizio che tiene anche conto, in via non esclusiva , dei giudizi espressi dalle agenzie di rating. Le prime cinque posizioni a cui risulta esposto il portafoglio sono BTP Strip maggio 2018 con un peso del 25% circa e rating dell’emittente pari a BBB, BTP Hybrid febbraio 2018 con un peso 8 del 17% circa e rating dell’emittente pari a BBB, BTP Hybrid agosto 2018 con peso pari al 13% circa e rating pari a BBB, BTP agosto 2018 con peso pari a circa l’11% e rating dell’mittente pari a BBB, BTP giugno 2018 con peso pari al 9% circa e rating pari a BBB. Con riferimento alle emissioni governative, nel corso del semestre l’agenzia di rating Moody’s ha migliorato l’outlook sull’Italia da “Negativo” a “Stabile” lo scorso 14 febbraio seguita dall’agenzia di rating Fitch lo scorso 25 aprile. Non sono state attuate strategie di copertura del rischio di credito mediante strumenti derivati. La performance del fondo nel periodo di riferimento è stata positiva. Tale andamento positivo è riconducibile in misura principale alla riduzione dei tassi d’interesse – rispetto a quelli che caratterizzavano il mercato sia ad inizio anno sia nella fase iniziale di costruzione del portafoglio – ed al conseguente aumento dei prezzi dei titoli governativi e societari dei paesi periferici, tra cui l’Italia. Tuttavia per questa tipologia di fondo, con titoli in portafoglio con scadenza prossima al termine dell’orizzonte temporale del fondo (Buy and Hold), gli effetti dei movimenti dei tassi d’interesse (effetti positivi in seguito ad una riduzione dei tassi, e viceversa) sono temporanei e tendono comunque, a parità di altre condizioni e del livello di qualità del credito, a riassorbirsi con il trascorrere del tempo fino ad annullarsi al termine dell’orizzonte temporale del fondo stesso. Più nello specifico, alla performance dal lancio positiva, contribuisce sia la componente governativa italiana sia la componente societaria. Tra gli asset corporate il settore con maggior contributo positivo risulta quello finanziario e dei servizi di pubblica utilità, in particolare le emissioni Intesa Sanpaolo, Unicredit Enel e Snam. Tabella per Tipologia di Emissione e per Paesi Obbligazioni societarie Obbligazioni governative Italia Spagna Francia Germania Paesi Bassi 16,71% 4,53% 0,98% 1,17% 0,38% 76,23% - - - - 0,98% 1,17% 0,38% Peso Totale 92,94% 4,53% Nota: Le percentuali rappresentate sono calcolate rispetto al portafoglio titoli Prospettive del Fondo Fino al termine dell’orizzonte temporale (Marzo 2018) la politica di investimento è orientata al tendenziale mantenimento della attuale composizione di portafoglio. Il gestore potrà effettuare sostituzioni di emissioni in coerenza con la politica di investimento del fondo riportata nella documentazione d’offerta. Elenco degli strumenti finanziari in portafoglio alla data della Relazione Semestrale in ordine decrescente di controvalore STRUMENTI FINANZIARI Codice ISIN BTP STRIP 01/05/2018 BTP HYBRID 01/02/2018 BTP HYBRD 01/08/2018 BTP 4,5% 01/08/2018 BTP 3,5% 01/06/2018 UNICREDIT 3,375% 11/01/2018 INTESA SANPAOLO 4% 09/11/2017 ENEL 4,875% 20/02/2018 BTP 4,5% 01/02/2018 SANTANDER INTL 4,125% 04/10/2017 SNAM 3,875% 19/03/2018 REPSOL INTL FIN 4,375% 20/02/2018 TELEFONICA 4,797% 21/02/2018 GAS NATURAL CAP 5% 13/02/2018 IBERDROLA INTL 4,5% 21/09/2017 TERNA 2,875% 16/02/2018 SOCIETE GENERALE 2,375% 28/02/2018 IT0001247219 IT0004848682 IT0004848716 IT0004361041 IT0004907843 XS0863482336 XS0852993285 IT0004794142 IT0004273493 XS0544546780 XS0829183614 XS0831370613 XS0746276335 XS0741942576 XS0829209195 XS0843310748 XS0821220281 9 Controvalore in Euro 48.528.063 32.677.444 24.708.840 20.949.400 16.563.440 9.643.853 9.086.136 8.775.702 2.576.920 2.466.495 2.312.352 2.122.718 2.034.162 911.504 890.736 853.848 735.791 % incidenza su attività del Fondo 25,197% 16,967% 12,830% 10,878% 8,600% 5,007% 4,718% 4,557% 1,338% 1,281% 1,201% 1,102% 1,056% 0,473% 0,462% 0,443% 0,382% ING BANK 1,875% 27/02/2018 ATLANTIA 3,375% 18/09/2017 VOLKSWAGEN BANK 1,125% 08/02/2018 BNP PARIBAS 1,5% 12/03/2018 DEUTSCHE TEL FIN 6,625% 29/03/2018 BMW FIN 3,625% 29/01/2018 ENI 3,5% 29/01/2018 SIEMENS FIN 5,625% 11/06/2018 E.ON INTER FIN 5,5% 02/10/2017 ALLIANZ FIN 1,375% 13/03/2018 DANONE 1,125% 27/11/2017 EDF 5% 05/02/2018 SANOFI 1% 14/11/2017 ABERTIS 5,125% 12/06/2017 BTP HYBRD 01/11/2017 GDF SUEZ 2,25% 01/06/2018 BTP 5,25% 01/08/2017 BTP 3,5% 01/11/2017 XS0895722071 XS0542522692 XS0927639780 XS0872705057 XS0166179381 XS0653885961 XS0563739696 XS0369461644 XS0322977223 DE000A1HG1J8 FR0011361948 XS0342783692 FR0011355791 ES0211845211 IT0004869316 FR0011261916 IT0003242747 IT0004867070 724.710 591.921 586.125 518.716 484.116 374.095 327.285 314.719 259.474 205.112 203.280 172.774 157.437 112.548 96.484 78.305 28.297 27.052 0,376% 0,307% 0,304% 0,269% 0,251% 0,194% 0,170% 0,163% 0,135% 0,106% 0,106% 0,090% 0,082% 0,058% 0,050% 0,041% 0,015% 0,014% Di seguito sono dettagliate (in unità di Euro) le variazioni della consistenza del patrimonio in gestione, verificatesi nel corso del primo semestre, dovute a sottoscrizioni (incrementi) e rimborsi (decrementi). Incrementi: Decrementi: a) sottoscrizioni: - sottoscrizioni singole - switch in entrata 188.902.423 2.719.974 b) rimborsi: - riscatti -2.583.991 Raccolta netta del periodo 189.038.406 10 Situazione Patrimoniale al 30/06/2014 ATTIVITA’ A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI A1. Titoli di debito A1.1 Titoli di Stato A1.2 Altri SITUAZIONE AL 30/06/2014 SITUAZIONE A FINE ESERCIZIO PRECEDENTE(*) Valore complessivo Valore complessivo % tot. attività 191.099.854 99,223 191.099.854 99,223 146.155.938 75,887 44.943.916 23,336 310.421 0,162 309.430 0,161 991 0,001 1.183.551 0,615 1.183.551 0,615 192.593.826 100,000 A2. Titoli di capitale A3. Parti di O.I.C.R. B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI B1. Titoli di debito B2. Titoli di capitale B3. Parti di O.I.C.R. C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati D. DEPOSITI BANCARI D1. A vista D2. Altri E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA’ F1. Liquidità disponibile F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare G. ALTRE ATTIVITA’ G1. Ratei attivi G2. Risparmio d’imposta G3. Altre TOTALE ATTIVITA’ 11 % tot. attività PASSIVITA’ E NETTO SITUAZIONE AL 30/06/2014 SITUAZIONE A FINE ESERCIZIO PRECEDENTE(*) Valore complessivo Valore complessivo H. FINANZIAMENTI RICEVUTI I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati 198.268 M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI 198.268 M1. Rimborsi richiesti e non regolati M2. Proventi da distribuire M3. Altri 99.395 N. ALTRE PASSIVITA’ 99.395 N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati N2. Debiti d’imposta N3. Altre TOTALE PASSIVITA’ 297.663 VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO 192.296.163 NUMERO DELLE QUOTE IN CIRCOLAZIONE 37.530.579,218 VALORE UNITARIO DELLE QUOTE 5,124 MOVIMENTI DELLE QUOTE NEL SEMESTRE(*) QUOTE EMESSE QUOTE RIMBORSATE 38.037.923,149 507.343,931 (*) L’operatività del Fondo ha avuto inizio il 6 marzo 2014. Pertanto, la sezione “Situazione al 30.06.2014” e la sezione “Movimenti delle quote nel semestre” riportano i dati contabili relativi al periodo 06/03/2014-30/06/2014 e la sezione ”Situazione a fine esercizio precedente” non riporta alcuna informazione. 12 BancoPosta Fondi S.p.A. SGR con Socio Unico
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