10 TV Treviso C ORRIERE DEL V ENETO U S ABATO Patrizia Valmaggi ha aperto il rustico dei misteri a Faè di Oderzo Patrizia e il compagno con due dei loro nella cucina del casolare di campagna «aperto» per la prima volta ad un cronista LA SCALA I gradoni in legno che collegano il piano terra al piano superiore con le camere da letto LA CASETTA NEL GIARDINO Un ampio spazio verde e una casetta in legno sono a disposizione degli ospiti di Patrizia che odia la parola «Santona» 2006 Accuse di terrorismo Scagionato attivista della Filca - Cisl Storie difficili, persone diverse: «Ci aiutiamo» ODERZO — Appena entriamo in casa, Patrizia si gira dai fornelli. Un odore di radicchio misto a sugo pervade l’aria. «Accomodatevi», ci dice indicando le sedie dalle quali scattano via tre gatti. Fuori tira un vento freddo. Inizia così la nostra mattinata in via Gherle 7, a Faè di Oderzo, nel casolare di Massimo Scarin, compagno di Patrizia Valmaggi, la «santona» assolta in primo grado dal Tribunale di Treviso e al centro della cronaca da mesi con l’accusa – da lei sempre rifiutata - di plagiare gli ospiti del suo cascinale. La procura ha fatto appello. L’altro giorno abbiamo avuto la possibilità di entrare nella «casa dei misteri» e di conoscere personalmente chi vi vive. «Altro che setta, siamo solo un gruppo di persone che si aiutano a vicenda vivendo insieme. Tutto qua» spiega Patrizia Valmaggi, 48 anni, sandali infradito ai piedi, un cerchiello di Hello Kitty in testa e una enorme felpa nera addosso. Lei è originaria del milanese: prima le scuole superiori, poi il lavoro da segretaria per l’ospedale San Paolo di Milano, troncato per un gravissimo incidente stradale, che le causò una invalidità dell’80 per cento. È il 1991. «Dopo di allora ho assistito mio padre, ammalato di un cancro alla pelle». Nel frattempo conosce il suo compagno di oggi, due tragici destini che si uniranno nel 1998 nella villetta di Lutrano di Fontanelle quando Massimo divorzierà dalla moglie. A loro due si aggiungono Sandra Benedetti, 52enne di Tivoli, e le due figlie minorenni, che restano nel gruppo fino al 2001. Arrivate dopo un divorzio e una bancarotta fraudolenta, se ne andranno «propriziando» l’inchiesta e il procedimento citato sopra. Nel frattempo, viene acquistato il casolare di Faè, dove si aggregano prima Fabio Alessandrini, 29enne di Rimini, e da poco il suo datore di lavoro, William D’Urso, 36enne, autotrasportatori. «Ero stanco di vivere coi miei e di subire i loro soprusi», confida Fabio. William invece capita da un fallimento aziendale che gli impone di lavorare lontano da casa. Chiudono il computo una 61enne amica di A PRILE IN TRIBUNALE Nella casa della «santona» «Sono amici, non seguaci» VOLTI SORRIDENTI IN CUCINA 15 INSIEME Patrizia Valmaggi, 48 anni, con il compagno Massimo Scarin in via Gherle (Foto Balanza) famiglia di Patrizia, Giuseppina Zanutta (Pina) e il figlio Claudio Allegri, 39enne operaio ad Oderzo. Una combriccola priva di buona sorte negli affari e nelle relazioni che il destino ha riunito qui. «Io a Faè ci vengo solo i fine settimana – confida Valmaggi – perché in realtà vivo a Padova con Massimo in casa sua, dove assisto ai suoi Assolta in primo grado Patrizia Valmaggi è stata assolta in una unica udienza l’11 gennaio scorso dal processo nel quale era accusata di maltrattamenti ai danni di Sandra Benedetti e delle due figlie minorenni, con le quali aveva vissuto per un paio d’anni. Il pm Giovanni Valmassoi aveva chiesto in più occasioni l’archiviazione, ma il gip, Elena Rossi, aveva infine preferito il rinvio a giudizio. In Procura è ora aperto un altro fascicolo ai suoi danni nel quale si ipotizzano i reati di sequestro di persona e truffa ai danni di due ragazzi che Valmaggi ospiterebbe a Oderzo. Il Pm ha chiesto sei mesi di prolungamento delle indagini. Infine, Valmaggi ha denunciato Daniela Pasian, che lo scorso anno passò un mese fuori dai suoi cancelli insultandola e cercando di comunicare con Alessandrini. genitori, entrambi gravemente malati di cuore». Così, sorseggiando un tè alla pesca e mangiando due tarallucci, il clima si scioglie. Patrizia in tre occasioni scoppia a piangere quando parla delle pesanti accuse subite. Tira fuori una valigetta di pelle, con dentro denuncie e lettere. Accende il videoregistratore e ci mostra le trasmissioni televisive che la definiscono «santona». «Sono solo una perseguitata. La colpa è della Favis (Famigliari vittime sette, ndr) presieduta dai genitori di Fabio, che nascondono un terribile segreto e per questo mi accusano. Li invito qui a vedere cosa succede veramente». Intanto, è quasi mezzogiorno e Massimo esce a comperare pizze per tutti. Ci concediamo un breve soggiorno nei locali di questo povero cascinale di collina. Stufa a legna, pareti scrostate, piano terra con cucina e dispensa, primo piano con camere da letto disordinate e secondo piano con infissi rotti e una pseudo-mansarda. «Se non dovessimo spendere i soldi in avvocati, vorremmo sistemare», si scusa Patrizia. Fuori il vento picchia sulla vecchia stalla dove ora scorazzano le galline e sulla casetta di legno. Arrivano le pizze, mangiamo assieme. «Se vi va di bere, prendete. Le bottiglie sono sigillate. Potete fidarvi», chiude con un sorriso Massimo. PIEVE DI SOLIGO — Cadono i sospetti di terrorismo su un attivista della Filca-Cisl di Cison di Valmarino, dipendente della «Mistral» di Pieve di Soligo. Il tribunale di Treviso ha infatti archiviato il fascicolo aperto a carico di C.F., la cui abitazione era stata perquisita dalla Digos, dopo che al dirigente aziendale Cosimo De Franco era arrivata per posta una pallottola con un volantino firmato da un sedicente gruppo anarco-insurrezionalista. L’episodio, che aveva comportato anche la scorta per il destinatario del plico intimidatorio, era avvenuto pochi giorni dopo che lo stesso manager era stato querelato per ingiurie e minacce dal sindacalista della Cisl Gianni Boato. Nel febbraio del 2004 i due avevano avuto un diverbio durante un’assemblea dei lavoratori della ditta del gruppo «Homes», dal quale era scaturito un procedimento penale tuttora pendente davanti al giudice di pace. «Siamo soddisfatti dell’esito – ha dichiarato Salvatore Federico, segretario provinciale della Filca-Cisl – si conclude una vicenda nel corso della quale il nome del nostro associato e quello della nostra organizzazione sindacale sono stati accostati ad una fantomatica sigla terroristica con cui nulla hanno a che fare né il nostro iscritto, né la Cisl». A.Pe. Mauro Pigozzo Tragico incidente, il giovane è in coma farmacologico e ignora il destino della sua compagna Christian non sa ancora nulla Oggi i funerali di Serena, negozi in lutto a Conegliano CONEGLIANO — Christian ancora non sa che la sua Serena non c’è più. È in coma farmacologico il 25enne originario di Vazzola, ma da qualche tempo domiciliato a Mareno di Piave a casa della fidanzata, rimasto gravemente ferito nel tragico incidente dell’altra mattina in cui è morta proprio la sua compagna. I funerali della ragazza saranno celebrati questo pomeriggio ed in sua memoria diversi commercianti di Conegliano, proprietari dei negozi vicini alla rosticceria gestita dalla giovane coppia, terranno la serranda abbassata. Christian Biasi si trova tuttora ricoverato nel reparto di Rianimazione del Santa Maria dei Battuti. Le sue condizioni rimangono gravi, ma stazionarie. Ieri il cuoco è stato sottoposto ad una nuova Tac. «I medici ci hanno detto che non è peggiorato – spiega una parente – ma non è cosciente: gli hanno indotto il coma, perché altrimenti avrebbe troppi dolori». Tanti i traumi subiti dal 25enne, in particolare a livello cranico e toracico, in conseguenza del drammatico schianto contro un traliccio dell’illuminazione pubblica. Ma la sofferenza più grande lo attenderà nel momento in cui, risvegliatosi dallo stato di torpore a cui è stato condotto dai sanitari, scoprirà che Serena Casagrande non ce l’ha fatta. L’ultimo saluto alla titolare della gastronomia «Dal Bo’» sarà reso oggi, alle 15, nella chiesa di Santa Maria del Piave. Ieri sera, per la recita del rosario, in tanti hanno voluto stringersi attorno a Bruno Ca- sagrande e Graziana Cossio, molto conosciuta in paese anche come componente del coro parrocchiale. Già nell’immediatezza della disgrazia i genitori della ragazza avevano ricevuto la visita di Italo Biasi, il loro mancato consuocero, visto che i loro figli stavano progettando di sposarsi. Un incontro commovente, per due famiglie accomunate da un solo immenso strazio, che non lascia spazio a recri- A CONEGLIANO Carrozzerie, controlli a tappeto Nuovo blitz della municipale CONEGLIANO — Carrozzerie sotto la lente delle forze dell’ordine. Oltre al deposito di veicoli usati di Susegana, teatro mercoledì mattina del blitz dei carabinieri del Noe e degli agenti del Consorzio di polizia municipale «Piave», anche un capannone di Conegliano è stato oggetto di indagini da parte dei vigili urbani. In questo caso le conseguenze sono state ancor più pesanti per il titolare: l’attività di meccanico era abusiva e per questo gli è stata interdetta. L’insegna «V&P Group» di viale Italia, lungo la Statale 13, pubblicizzava assistenza e ricambi per auto e moto. In effetti all’interno sono state trovate una dozzina di vetture d’importazione americana, nonché nove motocicli, tra cui sette introvabili «Lambretta» di fabbricazione vietnamita. Tutt’intorno anche gli attrezzi del mestiere, come sollevatori e apparati per il controllo delle gomme, che però sono finiti sotto sequestro. La ditta che nel dicembre scorso aveva preso in affitto la struttura, di per sé a norma dal punto di vista urbanistico, era infatti iscritta alla Camera di Commercio di Pordenone, ma come società per la vendita all’ingrosso di mobili e arredi da giardino. Niente a che vedere con il lavoro di meccanico, dunque, per il quale è richiesta l’iscrizione ad un apposito elenco fra gli artigiani, tale da assicurare il rispetto della normativa di settore. Pare che dopo le irregolarità riscontrate dalla polizia locale la proprietà abbia domandato, questa volta alla Cciaa di Treviso e senza averla ancora ottenuta, l’autorizzazione ad esercitare la professione di carrozziere. Ma le sorprese potrebbero non essere finite: mentre i vigili urbani si sono occupati delle questioni amministrative, la Guardia di Finanza sta svolgendo accertamenti sul fronte fiscale ed i vigili del fuoco stanno esaminando gli aspetti legati alla sicurezza. A.Pe. minazioni. Anche nelle epigrafi che comunicano la scomparsa di Serena, il primo a dare l’annuncio è Christian, seguito dalla mamma e dal papà della sua fidanzata. Per lei solo fiori bianchi da parte dei commercianti di viale Istria e via Sauro. «Penso che ci saremo tutti – dice Marcella Zussa dell’omonimo bar – perché Serena, insieme a Christian, era una di noi». Pubblici esercizi chiusi, dunque, per la durata delle esequie. Serrata fin da mercoledì sera è invece rimasta la saracinesca della rosticceria rilevata tre anni fa dai due giovani, che proprio questa settimana avevano confidato ai vicini la loro soddisfazione per aver registrato il tutto esaurito nelle prenotazioni per il pranzo di Pasqua, dopo le inevitabili difficoltà incontrate all’inizio della loro avventura professionale. Più di qualcuno, fra i numerosi clienti dei due fidanzati, si è recato sul luogo del sinistro. «Li conoscevo bene perché andavo sempre a rifornirmi da loro – spiega un ragazzo prima di risalire in macchina, lungo il ciglio di via Ca’ di Villa – erano i classici bravi ragazzi, mi chiedo come sia potuto succedere tutto questo». Ai piedi del palo di cemento dell’Enel una mano pietosa ha deposto un mazzo di fiori. È l’unica cosa bella, tra i segni delle ruote di un’auto impazzita e i detriti della Seat Toledo, sparsi ovunque nel pezzo di campagna che si apre appena scesi dal cavalcavia dell’A27. Quando sarà in grado di parlare, Christian Biasi dovrà anche rispondere alle domande della Polstrada. Angela Pederiva FIDANZATI DA UNA VITA Christian Biasi, 25 anni, e a lato la sua Serena Casagrande, coetanea. Fidanzati dai tempi della scuola, gestivano insieme una rosticceria Nel mirino cassonetti di immondizia, bancali e l’auto di un immigrato «Notte di fuoco» a Conegliano Tre incendi dolosi in quattro ore CONEGLIANO — A Conegliano l’hanno già chiamata «la notte dei fuochi». Ben tre incendi dolosi, tra le 2.30 e le 6.30 di ieri mattina, hanno costretto i pompieri e la polizia a correre da una parte all’altra della città. In fiamme i bidoni della spazzatura, un carico di materiale edile stoccato allo scalo merci ed un’auto parcheggiata in un garage: i primi due roghi sarebbero stati appiccati dalla stessa mano, mentre per il terzo si sospetta un regolamento di conti nel mondo della malavita straniera. verso l’una e mezzo tre cassonetti della raccolta differenziata, collocati nei pressi del supermercato «Interspar», sono andati in fumo: ne sono rimasti un cumulo di cenere e qualche pezzo di plastica. Sul posto, situato nel cuore dei «Setteborghi» sorti all’in- terno dell’ex area Zanussi, non sono state trovate tracce d’innesco. Ma il Commissariato è convinto che a devastare i contenitori della Savno siani stati uno o più piromani, probabilmente dei balordi, quasi sicuramente gli stessi che verso le 3.30 hanno distrutto una ventina di pallets di guaine e altro materiale impermeabilizzante della «Tegola Canadese». I bancali dell’azienda di Vittorio Veneto erano sistemati nell’area di movimentazione delle merci collocata a ridosso della linea ferroviaria Venezia-Udine. «Ma qualcuno deve aver scavalcato la recinzione che confina col parcheggio del supermercato «Lidl» – spiegano alla polfer – dopodiché ha dato alle fiamme l’intero carico. Plastica e cartone degli imballaggi hanno preso subito fuoco, poi la tempera- tura si è alzata ed è stato danneggiato anche il bitume, di per sé non soggetto ad autocombustione». Se questi due fatti sarebbero frutto di una bravata, ben più inquietante appare invece la pista imboccata dagli investigatori per il terzo incendio, scoppiato verso le 6.30 in un sotterraneo di viale Italia, lungo la Pontebbana. Un’inquilina del condominio «Angelica», sede di diverse attività commerciali ma abitato prevalentemente da extracomunitari, ha avvertito un’acre puzza di bruciato proveniente dall’autorimessa interrata. Il fuoco era divampato dal sedile di una Golf, di proprietà di un pluripregiudicato marocchino. I poliziotti ipotizzano che il rogo sia stato la conseguenza di una vendetta per questioni di droga. A.Pe.
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